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Numero 35—Marzo 2009
Istituto Comprensivo Gianni Rodari
Il Picchio
Direttrice: Mikela Llupo, Vicedirettrice: Elisa Dal Pan, Redattori: Floriano
Fontana, Giacomo Belli, Mariangela Panait, Giorgia Brancher, Rachele Costa,
Anna Giazzon, Matteo Casagrande, Enrico Tonin, Daniele Perot, Bogdan
Labovka, Ilaria Rossi, Serena Tronto, Manuel Tonin, Melissa Cossalter, Aurora
Valoppi. Docenti responsabili: Matteo Masini e Michele Vello
Rubriche del Picchio
LA NUOVA REDAZIONE
Cronaca e Approfondimenti
Riviviamo la Shoah attraverso la voce
di Daniela Emmi a cura del prof. G. Mereu
pag. 2
Eluana Englaro: tanto rumore per nulla?
di Enrico Tonin
pag. 3
La violenza giovanile di Anna Giazzon
pag. 4
Molte persone non c’entrano!!!
di Aurora Valoppi
pag. 4
L’immigrazione clandestina in Italia
di Anna Giazzon e Ilaria
pag. 5
Un sorriso è il suono più bello che abbiamo
di Rachele Costa
pag. 6
Escursioni sulla frana del Vajont classe 1^ A
pag. 7
Macchine del futuro: sogno irrealizzabile?
di Matteo Casagrande
pag. 8
A scuola in Europa a cura del prof. G. Mereu
pag. 8
Roma: cronaca di una gita
di Elisabetta Ghedini
pag. 9
Libri
Il bambino con il pigiama a righe
di Giorgia Brancher
pag. 12
Il magico armadio di Narnia di Serena Tronto
pag. 14
La freccia nera di Enrico Tonin
pag. 15
Musica
La chitarra di Melissa Cossalter
pag. 16
Cinema
Final Destination di Serena Tronto
pag. 17
Sport
Un’avventura indimenticabile: ciaspolada in notturna di
Floriano Fontana
pag. 18
I miei hobby di Mariangela Panait
pag. 18
Il rugby: uno sport in ascesa
di Enrico Tonin
pag. 19
Laboratori
Laboratorio di elettronica
pag. 20
Incisione e stampa di Mikela Llupo
pag. 20
RRP a Piovene Rocchette
di Anna Giazzon e Ilaria Rossi
pag. 21
Giochi
Hex, il gioco di strategia da tavolo più famoso del XX
secolo di Daniele Perot
pag. 22
Giochi e barze Daniele Perot e Bogdan Labovka pag. 23
Soluzioni dei giochi del n. 34
pag. 24
Ehi!!sapete che abbiamo cambiato la
redazione, non tutta, ma quasi…
comincio col presentarvi la direttrice:
Llupo Mikela. Ama la musica, è una
ragazza testarda e impulsiva che però
sa essere mooolto dolce e è molto
simpatica e gentile. Ama molto Fabri
Fibra e i Sum 41…
Poi, c’è la vicedirettrice, Dal Pan Elisa.
Ama la musica, è testarda, è dolce e
gentile, e quando vuole ha un bel caratterino…
Poi c’è Mariangela Panait. Gioca a
pallavolo, le piacciono i cellulari, gli
Mp3, gli iPod, è altruista anche se a
volte può sembrare cattivella, ama
Avril Lavigne.
Troviamo poi Melissa Cossalter, che è
testarda, ostinata, simpatica, ama la
musica, uscire con gli amici e ama
molto le lingue… infatti parla tedesco,
inglese, filippino e studia francese.
Giorgia Brancher è simpatica e lunatica, le piacciono i Sonohra, Avril Lavigne, arrampicare, le camminate in
montagna, e le piace anche molto
correre…
Rachele Costa è simpatica, estroversa, le piacciono Jovanotti e i Sonohra,
ama andare a cavallo e a nuotare.
Ilaria Rossi suona il violino, è intelligente, simpatica, socievole e molto
generosa anche se un po’ permalosa.
Le piace uscire con le amiche e andare a nuoto.
Segue a pagina 3
PA GI N A 2
IL PICCHIO
Cronaca & Approfondimenti
Riviviamo la Shoah attraverso la voce di Daniela Emmi
A cura del prof. G. Mereu
Una semplice lettrice, ma una lettrice magistrale, ha tenuto incollati al pavimento della
palestra 350 tra alunni e insegnanti per oltre
2 ore ad ascoltare, col fiato sospeso, le labbra sigillate e gli occhi fissi su Daniela Emmi,
che leggeva dei brani un sottofondo musicale
sul tema di Schlinder List, eseguito da maestro Carlo de Battista e intervallati dai flauti
della 3C. Ragazze e ragazzi di scuola media!
Talvolta è arduo attirare la loro attenzione per
15 minuti! Ieri pendevano, -interessantissimidalle labbra della maestra che ha letto alcuni
brani di ragazzi e ragazze della loro età scritti
in campi di concentramento sotto le banche o
durante l’occupazione nazista dell’Europa.
Siamo passati dalla tragedia della deportazione, al terrore della vita nei lager, all’incubo
che continua a terrorizzare corpo e anima anche a “lager finito”, alla primavera che trionfò
sull’inverno della tragedia e che sboccia nel
primo bacio tra una ragazza e un ragazzo.
I ragazzi avrebbero preferito ascoltare ancora la lettura di altri brani, se il tempo non
fosse terminato.
Si dà per scontato di ragazzi distratti, superficiali, vuoti; ma non è così:i ragazzi quando
sono coinvolti, quando si fa loro capire il problema, sanno essere maturi.
Lo hanno dimostrato i ragazzi delle Medie di
Santa Giustina, che in ritardo (causa scrutini) hanno celebrato il giorno della SHOAH.
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 3
ELUANA ENGLARO: TANTO RUMORE PER NULLA?
Di Enrico Tonin
In questi ultimi mesi si è
parlato molto del caso Eluana, di questa povera
ragazza, che, a 19 anni,
dopo un incidente, si è trovata in stato vegetativo,
cioè si è trovata a letto
senza possibilità di muoversi, né di mangiare con
autonomia, né di parlare,
né di capire quello che le
succedeva attorno.
Su questa tragedia sono
intervenute persone importanti come il Papa, l’arcivescovo di Udine e il Presi-
dente del Consiglio, Silvio
Berlusconi.
Davanti alla clinica in cui
Eluana era ricoverata ci
sono stati rosari, preghiere
e manifestazioni.
Secondo me, il dramma di
Eluana DOVEVA restare tra
i medici e i genitori di quella povera ragazza.
Gli altri, che magari in buona fede si sono battuti per
mantenere in “vita” Eluana, si sono comunque intromessi. Anche il Governo
ha cercato in tutti i modi di
non far togliere l’alimentazione forzata alla ragazza.
Il Governo ha cercato di
fare un decreto legge per
impedire il blocco dell’alimentazione ai malati in
stato vegetativo e la Chiesa ha invitato a continuare
a pregare.
Il Papa, in un suo Angelus,
ha detto che la vita è il bene più prezioso che Dio ci
ha donato e che non si può
toglierlo a nessuno. Ma se
questo è vero, possiamo
davvero pensare che quella di Eluana fosse vita?
Ricordiamo Eluana e immaginiamola finalmente
libera.
LA NUOVA REDAZIONE (Segue dalla prima pagina)
Anna Giazzon suona il violino,è simpatica, è brava a
scuola, suona il flauto con
la Rodari Recorder Group,
le piace uscire con le amiche, nuotare e fare lunghe
passeggiate…
Serena Tronto suona il
flauto traverso, è simpatica le piacciono Avril Lavigne, Evan Ellingson, Brad
Pitt, Matt Damond, Matt
Dallas, è una rapper, testarda, ostinata ma molto
socievole.
Aurora Valoppi suona la
chitarra e il pianoforte, è
simpatica, adora Avril, socievole e molto estroversa
adora lo stile emo, anche
se non lo è e fa equitazione…
Manuel Tonin fa nuoto e
d’inverno scia, è testardo,
ostinato, gli piace la matematica, gli piace ascoltare
le canzoni di Andrea Boccelli, e gli piace andare in
bici.
Giacomo Belli è “un po’”
esuberante, è simpatico,
buffo fa judo e ju-jitsu è
bravo a scuola, gli piace la
storia e odia italiano.
Floriano Fontana ovvero
“F.F.” è simpatico, fa ciclismo, modellismo e pianoforte, gli piace Ed.Fisica e
odia tedesco e francese.
Daniele Perot, gli piace la
tecnologia, l’inglese, ama i
misteri e le lingue straniere.
Enrico Tonin è simpatico,
testardo, disordinato, estroverso, gioca a pallavolo, gli piace leggere libri di
ogni tipo e gli piacciono i
misteri.
Matteo Casagrande gioca
a calcio, suona la chitarra,
gli piace scherzare, e la
sua materia preferita è
scienze.
Questa è la nuova mitica
redazione!!!! Evviva Il Picchio!!!!!
PA GI N A 4
IL PICCHIO
LA VIOLENZA GIOVANILE
Di Anna Giazzon
Uno tra i più seri e spesso taciuti problemi
dei nostri tempi è senz’ altro la violenza giovanile.
Ma che cosa vuol dire “violenza giovanile”?
Immaginate di trovarvi allo stadio, vicino ad
un ragazzo che, invece di una trombetta o
una sciarpa, ha portato sugli spalti una
spranga di ferro. Immaginate poi di uscire
dallo stadio e vedere quel ragazzo colpire
con la spranga il pullman della tifoseria avversaria o la testa di un povero vigile.
Cosa pensereste di quel ragazzo? Oppure di
trovarvi in piazza a vedere due cortei di studenti che dimenticano l’ obbiettivo comune e
si ritrovano a lanciarsi pietre e fumogeni e a
gridarsi parolacce. Cosa pensereste di quei
ragazzi? E soprattutto, cosa pensereste se
tra di loro dovesse esserci un vostro caro amico? Probabilmente cambiereste strada
perché è scomodo pensare ad un amico delinquente.
E se vedeste due giovani picchiare una ragazza in pieno centro? Qualcuno passerebbe
oltre pensando: - Non voglio guai! Oppure: Qualcuno l’aiuterà!
E questa è la cosa più pericolosa: l’indifferenza. Ma la violenza che tutti i giorni tocchiamo con mano a scuola è il bullismo, una
vera e propria inciviltà. I bulli vogliono sentirsi più forti di quello che sono; per dimostrarlo
rovinano le cose altrui, escludendo i “deboli”
e commettono piccoli furti e dispetti violenti
che si trasformano a poco a poco in vera criminalità. Perché i ragazzi sentono il bisogno
di fare questo?
Forse perché non hanno regole da rispettare,
o perché passano troppo tempo in casa da
soli e finiscono per essere viziati, oppure perché non sanno assumersi le loro responsabilità, non fanno attività extrascolastiche che
diano soddisfazione, ma pur avendo tutto,
vivono nella noia. Ritengono forse che la loro
debolezza si possa nascondere facendosi
forti con i soprusi e formando così, alla fine,
clan di teppistelli. Come possiamo cambiare
qualcosa? Dobbiamo denunciare la violenza
senza paura, dare a questi giovani più opportunità di farsi valere onestamente, ma anche
regole fisse e inderogabili da rispettare.
Ma la cosa più importante è capire che i genitori devono essere più presenti e vigili nella
vita dei propri figli perché questa è la prima
forma di amore. E i figli devono imparare a
meritare ciò che viene dato loro attraverso l’
impegno e l’ onestà, perché IL PANE PIU’
BUONO E’ QUELLO SUDATO.
MOLTE PERSONE NON C’ENTRANO!!!
Di Aurora Valoppi
Molti emigranti, da alcuni
anni, vengono in Italia per
cercare un lavoro onesto e
una vita migliore.
Altri, invece, vengono per rubare, violentare, spacciare
droga. Questo purtroppo è
vero, ma non mi sembra affatto giusto che le persone
innocenti paghino per azioni
commesse da altri.
Molti se la prendono con gli
immigrati dicendo che devono tornare da dove sono ve-
nuti perché qualcuno fa qualcosa contro la legge!
Molti bambini, spesso rischiando la vita, vengono
portati nel nostro Paese dai
loro genitori che sperano di
costruirsi qui un futuro migliore e di avere una vita senza guerre, pericoli e carestie;
ma sfortunatamente vengono spesso respinti E’ sbagliato!!!
Secondo me, si dovrebbe rimandare a casa solo chi viene in Italia per fare del male
e dare una possibilità agli
onesti.
L’ Italia è una nazione ricca e
potente, ma lo è anche perché molte persone sono arrivate qui da paesi poverissimi
per lavorare onestamente ed
è giusto dividere un po’ delle
nostre ricchezze anche con
loro.
Provate a mettervi nei panni
di chi non ha nulla e guardate quanto abbiamo noi, perchè noi non ce ne accorgiamo ma al confronto di altri
siamo ricchissimi!!!
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 5
L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA IN ITALIA
Anna Giazzon e Ilaria Rossi
Un recente e purtroppo molto grave problema per l’Italia
è l’immigrazione clandestina.
Questo fenomeno è dovuto
principalmente alle guerre in
Africa e alla povertà dilagante in Asia. Gli immigrati sono
per lo più giovani, bambini e
donne disperati che, pur di
lasciare la guerra e la povertà che li circonda, sono disposti a pagare cifre folli per
intraprendere un viaggio lunghissimo, durante ilo quale
spesso rischiano la vita.
Il loro esodo comincia con la
partenza: stipati in 40, in camioncini in cui manca l’aria,
iniziano il viaggio, verso la
costa o verso un altro Stato
più sicuro da cui imbarcarsi,
durante il quale.possono incontrare banditi e fuorilegge
che li derubano di denaro e
vestiti. Giunti nelle città d’imbarco devono lavorare per
potersi sfamare, con la speranza di trovare un posto a
bordo del barcone clandestino che li porterà in un nuovo
paese nel quale sognano di
rifarsi una vita. All’ imbarco li
attendono veri trafficanti di
uomini, che pretendono da
loro cifre esorbitanti per un
posto classe all’Inferno. Il
trasporto avviene, infatti, su
canotti vecchi o su imbarcazioni logore senza tettoie per
ripararsi dal sole e dove non
ci si può muovere. Il cibo è
scarso e a volte manca l’ acqua, perciò molti si ammalano, ma se diventano un peso
inutile, gli scafisti, senza pietà, li gettano in mare. Questa
terribile sorte tocca anche a
chi, stanco per le orribili condizioni di vita, si accascia,
sviene o dorme più del necessario. Molti rischiano la
vita anche durante lo sbarco,
che avviene prevalentemente di notte e tutte e a luci
spente per non essere avvistati. A volte il barcone si
sfracella sugli scogli, in altri
casi si sfascia quando è ancora al largo, magari a causa
delle cattive condizioni del
mare. Quasi ogni giorno si
ripescano resti di canotti e,
purtroppo, delle vittime del
penoso viaggio. I sopravvissuti se feriti o in cattive condizioni, vengono accolti dagli
ospedali o dalla CARITAS dove vengono aiutati senza distinzione di razza e religione.
Altri vengono portati nei cosiddetti “Centri di Permanenza Temporanea”, in attesa di
essere rimandati nel loro Paese di provenienza. Molti infatti anche se chiedono di
poter restare in Italia per lavorare e vivere dignitosamente, vengono respinti e
così il loro sogno di un futuro
migliore sfuma per sempre.
Ma cosa dobbiamo pensare
noi italiani?
Dobbiamo aiutarli, ricordandoci sempre che anche noi,
qualche decennio fa, fuggivamo a bordo di barconi dalle
coste dell’ Istria e della Croa-
zia, per non venire uccisi e
ancora prima, a causa della
povertà, eravamo costretti a
cercare cibo e lavoro in Germania, in Svizzera , in Francia, negli Stati Uniti, in Australia o in America Latina.
Non è colpa loro se la guerra,
spesso voluta anche da noi
occidentali, distrugge le loro
case e il loro futuro e se le
carestie impediscono di produrre il cibo per sfamare i
loro figli. Provate ad immaginare che la vostra patria sia
invasa dalla guerra e dalla
povertà e di non riuscire più
a vivere in quelle condizioni.
Che fare, se non fuggire e
“rifugiarsi” in uno Stato più
ricco? E se dopo aver compiuto un viaggio lungo e pericoloso, arrivando alla meta vi
ritrovaste di nuovo in un aereo per il paese d’origine,
appena lasciato, che cosa
provereste?
Provate a riflettere… se voi e
la vostra famiglia foste poveri e non aveste niente da
mangiare e il vostro vicino di
casa avesse talmente tanto
cibo da doverlo buttare via?
E voi, pur di sopravvivere non
andreste a rubare quello che
lui butta? Questo è ciò che
succede oggi. Infatti gli immigrati vengono in Italia perché
non c’è lavoro nei loro paesi.
Dobbiamo capire che loro si
trovano in una bruttissime
situazione, e dovremo cercare di metterci nei loro panni
e comprenderli…
Consigliamo a chi vuole approfondire e riflettere “Via
dalla pazza guerra” di Alidad
Shiri, un ragazzo che ha vissuto uno di questi viaggi per
fuggire dalla guerra.
PA GI N A 6
IL PICCHIO
UN SORRISO… E’ IL SUONO PIU’ BELLO CHE ABBIAMO
DOTTOR CLOWN BELLUNO ONLUS…
Di Rachele Costa
“Dottor Clown Belluno” è
un’associazione di volontariato che ha come obbiettivo
portare il sorriso ai bambini
e alle persone ricoverate in
ospedale.
L’ associazione è stata fondata ufficialmente il 15 gennaio 2006, anche se l’iniziativa era partita già dal 9
marzo 2004. La fondatrice è
Anna Dal Pan che, con il camice e il naso rosso, si chiama “dottoressa Cannuccia”.
Anna ha cominciato quasi
per caso: un giorno, camminando per Padova, ha visto
un volantino in cui c’era
scritto che chi voleva portare un sorriso ad un bambino
o una persona malata poteva partecipare ad un corso
organizzato dai volontari dell’Associazione dei Dottori
Clown attiva già da tempo
negli Usa grazie all’opera di
Patch Adams.
In tutto il Veneto sono oggi
circa 200 i volontari che lavorano per l’Associazione e
12 operano in provincia
di
Belluno
portando
una ventata di allegria negli
ospedali di
Beluno,
Feltre
e
Auronzo di
Cadore. Il
gruppo fa
un lavoro
davvero
import ante:
dare
una speranza a chi
è più sfortunato di noi.
Io e altre due mie amiche
siamo rimaste molto colpite
dall’attività di questa associazione e visto che abbiamo la fortuna di conoscere
personalmente Anna le abbiamo fatto alcune domande.
Perché hai incominciato?
Ho incominciato perché
volevo donare un sorriso
e la speranza alla gente.
Quali sono le difficoltà?
Una delle difficoltà che
incontro è quella di organizzare i viaggi per andare a fare il volontariato
in varie parti del mondo,
cioè bisogna chiamare
uno e poi dire all’altro,
magari qualcuno non
può, allora bisogna rimandare, insomma tutto
un casino.
Quali sono stati i mo-
menti più belli durante i vostri viaggi?
Il momento più bello che ho
vissuto è stato a Bucarest,
in un istituto… un bambino
si è avvicinato e ha incominciato a darmi pugni (dalla
rabbia) però alla fine è diventato un gioco.
Quali sono stati i momenti
più brutti durante i vostri
viaggi?
Il momento più brutto che
ho vissuto è stato quando,
un giorno, il custode dell’Istituto di Bucarest ci ha dato
la brutta notizia che un
bambino di soli cinque anni
era morto… eravamo andati
a trovarlo solo pochi giorni
prima.
Hai mai pensato di lasciare
il tuo lavoro?
Sì… però solo il ruolo di
“capo”. Il naso rosso e il camice colorato NO…MAI!!!
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 7
ESCURSIONE SULLA FRANA DEL VAJONT
Gli alunni delle classi prime e il “Progetto acqua”
A cura degli alunni della
classe 1^A
Mercoledì 18 marzo scorso,
gli alunni delle classi 1^ A,
B e C sono andati a visitare
la diga del Vajont, a Longarone, per il “Progetto acqua”. Siamo partiti da scuola con la corriera e, mentre
percorrevamo il tragitto per
Longarone, un esperto ci ha
parlato del paesaggio di
Longarone e dei suoi abitanti e della storia della diga.. Dopo più di un’ora di
viaggio siamo arrivati sul
posto, c’era un forte vento.
La nostra guida ci ha raccontato molte cose sulle
persone che volevano costruire una diga enorme e
sugli abitanti di Longarone e
di Erto che non volevano,
perché sapevano che il terreno era franoso e non era
adatto ad un lago artificiale.
Dal piazzale delle corriere
abbiamo proseguito a piedi,
fino ad arrivare all’inizio di
una strada sterrata dove la
guida ci ha spiegato in che
modo la frana è caduta, poi
ci siamo incamminati lungo
un sentiero che ci ha condotto davanti alla diga. Qui
ci è stato fatto vedere quanto in alto arrivò l’onda la
notte che l’acqua distrusse
Longarone e quanto poten-
te fu, tanto potente da provocare la morte di quasi 2
mila persone.
Alla fine della spiegazione
siamo tornati indietro e la
guida ci ha fatto entrare nel
bosco, dove abbiamo visto
gli alberi piegati dallo spostamento di terra provocato
dalla frana. Dopo un po’ siamo arrivati in uno spiazzo
ricoperto da neve i ghiaccio
e lì ci siamo riposati. Siamo
scesi lungo un sentiero, poi
siamo saliti per un boschetto e siamo tornati al punto
di partenza, abbiamo preso
la corriera e abbiamo fatto
rientro a scuola
PA GI N A 8
IL PICCHIO
MACCHINE DEL FUTURO:
FUTURO: SOGNO REALIZZABILE?
REALIZZABILE?
I PROGETTISTI CI PROVANO.
PROVANO.
Di Matteo Casagrande
Le tecnologia si fa avanti, contro la crisi.
Idrogeno, energia solare, elettricità: i migliori
amici degli automobilisti.
Il futuro si concentra sulle fonti rinnovabili:
gli scienziati e i progettisti uniscono le forze
per creare auto che consumino meno e che
abbiano le capacità di quelle che vanno a
diesel e benzina.
Il presidente Obama, fin dal giorno della sua
elezione, ha puntato molto sulle energie rinnovabili per lo sviluppo futuro degli Stati Uniti d’America. A Ginevra, nel mese di dicembre alla fiera dell’auto, le principali case automobilistiche hanno presentato modelli che
potrebbero risollevare la grande crisi che ha
colpito il mercato dell’automobile.
Sono state particolarmente apprezzate le
macchine a energia solare che hanno vinto
la classifica dell’interesse dei visitatori, al
secondo posto si sono piazzate le macchine
ad idrogeno: affidabili nella tenuta e dall’inquinamento praticamente inesistente, ma
forse ancora un po’ pericolose in caso di incidente, perché l’idrogeno potrebbe creare
un’esplosione di grandi proporzioni.
La strada delle energie rinnovabili sembra
comunque, anche nel settore dell’auto, quella che in futuro verrà più praticata.
A SCUOLA IN EUROPA
A cura del prof. G. Mereu
Per andare a scuola in Europa, devi conoscere
la lingua degli europei; più lingue conosci, più
popoli puoi conoscere. Ma non basta conoscere la lingua di un popolo per conoscere quel
popolo; devi conoscerne usi, costumi, la sua
terra, la sua cultura … e l’Europa Unita deve
portare alla conoscenza reciproca della lingua
e della cultura tra i popoli europei. Per questo
la nostra scuola, con l’incoraggiamento del Dirigente Scolastico, ha intrapreso questo lungo
viaggio attraverso le 27 nazioni dell’Unione. Il
viaggio è durato mesi di preparazione, ma ha
avuto uno svolgimento piuttosto breve: una
mattinata guidati da Novia D’Incà, rappresentante della Provincia di Belluno. Il viaggio è stato virtuale, infatti non siamo usciti dalla scuola; con un gigantesco puzzle abbiamo costruito
l’Europa, tessera dopo tessera. Ha costruito
più Europa, chi più conosce l’Europa, i popoli,
le lingue, le tradizioni, la cultura. Una esperienza che consiglio anche a te che mi leggi.
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 9
Roma: cronaca di una gita
Di Eleonora Ghedini
Anche per noi della 3^C è arrivato il momento della gita di
terza media, la più sognata da
ogni studente. La meta? Roma,
che molti di noi non avevano
mai visto e che conoscevano
solo attraverso libri, riviste, giornali e racconti di amici e parenti. Il Prof. Dal Mas si è adoperato al massimo, ha tenuto conto
di ogni minimo dettaglio e ci ha
istruiti alla bell'e meglio allo scopo di farci godere al massimo
questi tre giorni da passare tutti
assieme. Gli accompagnatori
sono stati lui e le proff. Miconi,
Comel e De Boni; quest'ultima,
nonostante non insegni più nel
nostro istituto, ha voluto venire
anche lei in segno di amicizia
nei confronti di tutti noi. La ringraziamo per i bei momenti passati insieme! E naturalmente
non dimentichiamoci delle nostre proff., Miconi e Comel, per
l'infinita pazienza! La nostra gita
è iniziata con un'alzataccia venerdì 6 marzo, con partenza
dalla scuola alle 5.15 e viaggio
in corriera fino all'aeroporto di
Treviso. Ancora sonnolenti, dopo aver mostrato i documenti,
abbiamo dovuto subire le procedure al metal detector … senza
alcuna brutta conseguenza, per
fortuna! Abbiamo aspettato con
calma il nostro volo delle 7 e
rotti. Il volo è durato 40 minuti
e, nonostante alcuni momenti di
sballottamento, è andato tutto
bene. Arrivati nella Città Eterna,
al culmine della felicità, abbiamo preso la corriera che dall'areoporto di Ciampino ci ha portato direttamente alla mega stazione ferroviaria e quindi, proseguendo dal lì a piedi, fino al nostro albergo: il Domus Nova Bethlem. Lasciati i nostri bagagli,
adeguatamente
equipaggiati,
abbiamo potuto iniziare ad esplorare la città. Abbiamo fatto
un lungo tour tra Colle Oppio,
Isola Tiberina ( con breve visita
al Teatro di Massenzio) e infine
il quartiere di Trastevere, con
ottimo pranzo a base di pasta
all'amatriciana, carbonara o
cacio e pepe... che buona la
carbonara senza i grumi d'uovo!
Dopo esserci permessi, in aggiunta, gelato e crêpes alla nutella, abbiamo ripreso a camminare (per la gioia delle nostre
giunture) e, passato il Colle, dal
panorama eccezionale, siamo
ridiscesi per visitare il Vaticano.
La Basilica di San Pietro ci è
apparsa immensa e bellissima,
con fregi preziosi su ogni singolo centimetro, statue enormi e
… noi piccoli come formiche!
Eravamo ormai stanchi, era
quasi sera, e abbiamo preferito
andare verso Piazza Navona per
cenare. Prima però abbiamo
incontrato una scolaresca di
spagnoli a cui ci siamo uniti in
danze e canti della loro terra. La
pizzeria dove abbiamo mangiato
non ci ha soddisfatto molto, dato che chi aveva chiesto pizza
con patatine fritte si è visto arrivare pizza con patate lesse e
altre stranezze simili. Buono
però il gelato preso subito dopo
e stupenda la Fontana di Trevi,
completamente illuminata, dove
ci siamo resi protagonisti del
tradizionale lancio di monetine.
E poi...tutti a dormire! Al mattino, dopo una ricca colazione,
siamo andati al tanto sognato
Colosseo e l'abbiamo visitato in
lungo e in largo, ed era davvero...colossale! Dopo un po', siamo andati sul vicino Colle Palatino, dove ebbe origine il primo
“abbozzo” della città. Siamo
andati poi in tutt'altra zona, in
Piazza dell'Esquilino, dalm disegno a ellissi, e abbiamo incontrato un corteo per un matrimonio da cui ci è giunta la richiesta
di un applauso. Poi abbiamo
salito le scale, da suicidio, che
portano all'Altare della Patria. Il
pranzo si è svolto in un ristorante dove, su una parete, era appesa una grande lavagna piena
di frasi-ricordo scritte dai vari
avventori, e anche noi abbiamo
lasciato un segno del nostro
passaggio: “Saluti dalla 3C
(BL)”, così è stato scritto con,
aggiunto da Dal mas, “I Pi Bei”.
Il pomeriggio è stato all'insegna
dello shopping (per la gioia delle
ragazze), prima a Campo dei
Fiori e dintorni, dove c'erano un
sacco di bancarelle, poi nella
Galleria Alberto Rossi dai negozi
a più piani e poi nel lusso sfrenato di Via Condotti. Stremati
per la camminata, e con qualche (giuro, solo “qualche”) acquisto, ci siamo seduti lungo la
scalinata di Trinità dei Monti,
sotto il sole battente. In confronto al nostro clima, a Roma era
davvero caldo! Una particolare
attenzione è stata poi riservata
al Pantheon (dove piove dal tetto, volutamente) e ai mimi che
si esibivano in strada , chi dall'aspetto bronzeo o perennemente controvento. Siamo tornati in Piazza Navona, dove abbiamo trovato un tizio che radunava le folle con musiche di
Kathy Perry e si esibiva con delle curiose marionette. Infine
abbiamo cenato nello stesso
ristorante dove avevamo pranzato, e abbiamo pasteggiato
allegramente con pasticcio e
pollo al curry...delizioso! Già
“nostalgici”, dopo l'ennesimo
gelato, non abbiamo potuto rinunciare a una seconda e ultima visita alla Fontana di Trevi,
sempre affollatissima. Ma non
abbiamo potuto rimanere troppo al lungo, essendo stravolti.
Ma era immancabile una sosta
davanti a non so quale edificio
amministrativo, che era adornato, sulla facciata, da lunghi e
generosi festoni di mimose, es-
PA GI N A 1 0
sendo la vigilia della Festa della Donna. Non si è voluto rinunciare a una foto ricordo
con tutte le ragazze e le nostre
tre proff. E poi, dopo tante emozioni...ritorno in albergo per la
seconda e ultima notte. Al mattino, sistemate le valigie e lasciate le camere, siamo partiti
per la terza e ultima giornata
(anzi, mezza) di gita. Tappa:
ben tre chiese! Per prima, san
Pietro in Vincoli, dove è conservato il Mosè di Michelangelo;
poi la chiesa di Santa Maria
Maggiore, dove abbiamo assistito alla celebrazione della
messa domenicale...in latino!
Non tutti hanno potuto rimanere, per via dell'incenso che non
sempre si tollera, ma è stato
IL PICCHIO
comunque interessante (la
prof. Miconi ci aveva distribuito
la versione del “Padre nostro” e
dell'”Ave Maria” in latino).
A parte i canti gregoriani, che
avrebbero, come uso dire in
questi casi, “addormentato un
iperattivo”; siamo poi andati in
una terza chiesa, santa Prassede, dove è conservata una colonna che si dice sia quella dove venne frustato Gesù prima
di essere giustiziato. Era ora...
Gli ultimi momenti a Roma …
Alcuni volenterosi sono tornati
in albergo per ritirare i bagagli,
poi abbiamo pranzato in ristorante con pasta e pizza, e, infine, presi i propri bagagli, siamo
tornati all'aeroporto, dove, nel
pomeriggio, abbiamo preso il
volo di ritorno... Ahimè, la gita
a Roma era finita proprio
quando cominciavamo a prenderci gusto! A Santa Giustina
siamo ritornati, infine, alle
otto di sera.
POSTCARDS FROM ROME
“We slept two hours the first night, and four hours the second night… We talked and
laughed all time!!!”
ELISABETTA.
“Fontana di Trevi” is perfect for people in love!
MARTA.
“At the airport I was a little nervous, because it was the first time for me… but one hour
later I saw the sky… I was in a plane!”
SILVIU.
“… Basilica di S. Pietro… I’ve never seen such an impressive church: almost everything was
made in 1500 by Michelangelo and is very precious.”
SILVIU.
“ We took photos everywhere.”
ELISA.
“I want to go to Rome again…”
ELISA.
“In Trastevere I ate a very good “Amatriciana”, a tipical Roman dish.”
ALESSIO.
“In Rome I’ve celebrated my birthday with my friends and professors.”
MATTEO.
“I always hated “pasta alla carbonara” but here it is a delice!”
ELEONORA.
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 1 1
POSTCARDS FROM ROME
PA GI N A 1 2
IL PICCHIO
Libri
Il bambino con il pigiama a righe
Di Giorgia Brancher
Bruno era tornato a casa, era andato nella sua
stanza, dove c’era Maria, la domestica, che stava preparando i bagagli. Bruno s’irritò perché
Maria stava frugando dappertutto, perfino nei
suoi nascondigli più segreti. Così andò da sua
madre e le chiese il motivo per il quale la domestica stesse preparando le valigie.
Sua madre gli disse:- Tuo padre, per lavoro, deve trasferirsi, e quindi ci trasferiamo con lui.
Bruno replicò:- Ma come farò con la scuola!? E
con i miei amici!? Non posso allontanarmi da
loro!La mamma gli rispose: -Basta capricci! Fai il
bravo adesso, vai ad aiutare Maria a preparare i
bagagli -.
Anche se non ne aveva voglia Bruno obbedì e,
quando tutto fu pronto, partirono per andare nel
luogo dove il padre lavorava. Davanti alla nuova
casa Bruno vide un grande cartello su cui c’era
scritto il nome del posto: “Auschwitz”. Intorno
alla casa, non c’era nessun segno di vita, neanche una casa, un bambino con cui fare amicizia,
per poi giocarci insieme. Per Bruno quel luogo
era orribile e sperava con tutto il cuore che sarebbero tornati nella loro vera casa a Berlino, al
più presto. In ogni caso, anche se rammaricato
da quel cambiamento, dovette entrare nella
nuova casa e quando ne fu all’interno si rese
conto che tutto era diverso rispetto a quello che
aveva lasciato a Berlino e per questo fu ancora
più triste. I rifugiò subito in camera sua, una
stanza un po’spoglia dove c’erano un letto e un
armadio per metterci dentro tutta le sue cose.
C’era anche una finestra da dove Bruno si affacciò subito. Con un po’ di stupore vide un lungo reticolato e, al di là, tantissime persone che
sembravano vivere in grandi baracche. Una cosa lo colpì subito e gli sembrò molto strana: tutte le persone che stavano al di là del reticolato,
erano vestite allo stesso modo. Indossavano un
pigiama a righe, azzurre e bianche e tutte quante erano senza capelli. Bruno era molto incuriosito da quanto aveva visto, così passati alcuni
giorni, finalmente, decise di attraversare il reticolato per andare a vedere cosa stessero facendo quelli che abitavano nelle baracche, anche
se gli era stato severamente vietato.
Uscì di casa furtivamente e cominciò a camminare lungo il reticolato quando, ad un certo punto, vide qualcosa che attirò la sua attenzione. In
un primo momento gli sembrò una macchia,
una striscia, ma poi, avvicinandosi, si rese conto che era un bambino. Bruno gli si avvicinò subito. Come tutti quelli che erano al di là del reticolato, aveva un pigiama a righe, era calvo ed
era scalzo.
Bruno lo salutò con un cenno della mano e gli
disse:- Ciao, mi chiamo Bruno e tu?-Ciao, io mi chiamo Smhuel- rispose l’altro bambino.
-Io ho nove anni e sono nato il 15 aprile 1934gli disse Bruno.
Smhuel esclamò:- Ma è incredibile, anch’io ho
nove anni e sono nato il 15 aprile, siamo quasi
gemelli!!Così Smhuel e Bruno fecero conoscenza e cominciarono a parlare dei loro famigliari, dei loro
amici e di come passavano le giornate. Arrivata
l’ora di cena, i due dovettero salutarsi, ma si
diedero appuntamento per i giorni seguenti
sempre alla stessa ora. A casa di Bruno i soldati
andavano e venivano di continuo, come se fossero in una una caserma, e ogni volta ne incontrava uno, Bruno doveva salutarlo dicendogli: Heil Hitler!-. Era un saluto strano. Bruno pensava che significasse “arrivederci e grazie”.
Smhuel e Bruno continuavano a incontrarsi ogni
giorno e parlavano di come passavano le giornate e di che cosa facevano durante il giorno.
NUMERO 35—MARZO 2009
Un pomeriggio, prima di tornare a casa, Bruno
chiese al suo amico:- Ma come mai, c’è questa rete che ci separa?- ma non ebbe nessuna
risposta.
Quando fu a casa, Bruno andò dalla sorella e
le fece la stessa domanda che aveva fatto a
Shmuel ed ebbe questa risposta:- Quelli che
stanno al dì là del reticolato, sono ebrei. Ci
sono anche altre persone, ma devi ricordarti
che sono diversi da noi. Loro non hanno niente in comune con noi, loro stanno di là, perché
non sono uguali a noi!-. Questa risposta sembrò a Bruno molto vaga, ma si dovette accontentare. Passarono giorni, settimane, mesi e
la vita scorreva sempre nello stesso modo: va
e vieni di soldati per casa e incontri pomeridiani di Bruno e Smhuel. Un pomeriggio, Bruno vide che Smhuel era molto triste e allora
gli chiese la causa di tutta quella Tristezza.
Shmuel gli disse che suo padre era partito per
lavoro e non era più tornato. Bruno, che era
un esperto esploratore, gli consigliò di provare
a cercarlo. Smhuel ci provò, ma non ebbe successo.
Una giorno, la madre si accorse che sulla testa di Bruno c’erano dei pidocchi, così fu subito rasato. Poi successe una cosa che Bruno,
fino a qualche mese prima, avrebbe desiderato tantissimo, ma che ora lo faceva star male:
i suoi genitori avevano deciso che lui, sua madre e sua sorella sarebbero tornati a vivere
nella loro vera a casa a Berlino, mentre suo
papà avrebbe continuato il suo lavoro in quella casa dove i soldati andavano e venivano a
tutte le ore.
Il giorno dopo, Bruno raccontò tutto a Smhuel.
I due si misero d’accordo per cercare d’impedire la partenza: l’indomani, Smhuel avrebbe
portato un pigiama a righe, in modo che Bruno potesse entrare dentro il reticolato, nascondersi e così evitare di partire. Bruno aspettò con ansia tutta la notte e appena potè
si precipitò da Shmuel. L’amico lo stava aspettando. Bruno si vestì con il pigiama a righe, posò i suoi vestiti sul ramo di un albero e
passò sotto il reticolato, entrando nel mondo
di Shmuel.
Quando arrivò in un grande spiazzo dove la
gente si stava radunando, vide che tutto era
diverso da quello che aveva immaginato.
Ad un certo punto, dei soldati urlarono di mettersi in marcia. Tutte le persone lì presenti, si
misero in fila, uno dietro l’altro e cominciaro-
PA GI N A 1 3
no a marciare, così fecero anche Bruno e
Smhuel. Dopo un po’ si sentirono degli spari
che, man mano che si andava avanti, diventavano sempre più assordanti. All’improvviso
si mise a piovere e così i soldati fecero entrare dentro una stanza buia tutte le persone che
un attimo prima erano in marcia.
Quando furono tutti dentro, Bruno pensò: -Che
gentili questi soldati a farci mettere al riparo
dalla pioggia! Pensavo che fossero cattivi, invece è tutto il contrario -. Tutto d’un tratto, i
soldati chiusero la porta a chiave e dentro
quella stanza buia per un attimo si fece silenzio. Quando arrivò la sera, vedendo che Bruno
non era ancora tornato a casa, i suoi genitori
cominciarono a preoccuparsi e lo andarono a
cercare. Guardarono in casa e nei dintorni,
ma non riuscirono a trovarlo. Bruno sembrava
sparito nel nulla, finché non vennero recuperati i suoi vestiti. I genitori notarono che un
pezzo del reticolato era staccato da terra ed
era rotto. E se Bruno fosse passato da lì per
visitare il mondo là dentro? Subito si precipitarono alla ricerca di Bruno, ma non trovarono
nessun segno di lui. Con un enorme dolore
nel cuore, capirono quello che era successo.
La sorella e la madre ritornarono a Berlino,
portando con loro il ricordo di Bruno. A me
questo libro è molto piaciuto. Mi ha molto interessato, perché ho potuto vedere un periodo terribile con gli occhi di un bambino tedesco, figlio di un ufficiale impegnato nello sterminio degli gli ebrei. La fine è molto triste,
però, in questa vicenda, forse c’è un lato positivo: Smhuel e Bruno muoiono insieme, come
due grandi amici. Questo libro merita di essere letto e io vi consiglio di farlo.
PA GI N A 1 4
IL PICCHIO
Il magico armadio di Narnia
Di Serena Tronto
Tutti sanno dell’esistenza dell’Armadio di Narnia, ma penso che non molti conoscano
la sua provenienza.
La storia che vi sto per raccontare è un po’ bizzarra, ma
è la storia di come è nata la
porta di Narnia.
Grazie a degli anelli speciali,
il professor Kirke, che ai tempi era un bambino, entrò nella terra di Narnia. Era una
landa deserta, senza vita,
prima che arrivasse Aslan,
che creò l’attuale, stupenda,
terra. Kirke aveva la madre
molto malata e, vedendo che
Narnia era una terra fertile
(da due penny caduti a terra
era nato un albero di monete) chiese aiuto ad Aslan per
guarire la povera madre.
Arslan gli indicò la strada per
arrivare all’albero di mele
magiche, che avrebbero fatto
guarire la madre. Kirke, com-
pie quel incredibile viaggio,
superando paure e tornando
trionfante da Aslan,per poi
ritornare a casa e portare la
mela alla madre, che se ne
sazia e guarisce miracolosamente.
I semi della mela vengono
ripiantati e da essi cresce un
albero che, però, non dà alcun frutto.
Dopo lunghi anni, l’albero viene abbattuto e, con il legno
ricavato, viene costruito uno
stupendo armadio, proprio
quell’armadio in cui entrerà
la piccola Lucy Pevensie.
Leggendo il libro Il Nipote del
Mago, in cui si trova questo
racconto, si capiscono moltissime cose, che a raccontarle
si farebbe l’articolo più lungo
della storia del Picchio: io ne
prendo in considerazione solo una.
Nel libro e nel film Il Leone, la
Strega e l’Armadio, si sottovaluta l’importanza dell’armadio. Ragioniamoci un po’
su:
1.Quando Lucy trova l’armadio, a noi e a lei sembra di
vedere un semplicissimo armadio impolverato;
2.Suspense! L’armadio è magico! È la porta per la magica
terra di Narnia;
3. I Pevensie vanno a Narnia
e, dell’armadio, non ci interessiamo più, ma, se ci pensiamo bene, capiamo che
senza di esso, non ci sarebbero state le loro avventure.
Io trovo che l’armadio, pur
apparendo rozzo e impolverato, sia uno dei protagonisti
della storia di Narnia: fuori
può sembrare inutile, ma
dentro si rivela prezioso più
dell’oro!
E poi … non è vero che L’ABITO NON FA IL MONACO!?
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 1 5
L’angolo del classico
_t yÜxvv|t ÇxÜt
(The Black Arrow) di Robert Louis
Stevenson (Edimburgo 1850 – Polinesia
1894)
Di Enrico Tonin
Il romanzo è ambientato in Inghilterra
durante la Guerra delle Due Rose (1455 –
1485), combattuta tra i Lancaster e gli
York. Dick Shelton è un ragazzo il cui
padre è stato assassinato. Egli è sotto le
cure del suo tutore, sir Daniel Brackley, un
uomo spietato e crudele.
Un giorno un servitore di sir Daniel, il
vecchio Appleyard, viene ucciso da una
freccia nera. Intorno alla freccia c'è
arrotolato un biglietto sul quale c'è un
messaggio nel quale è scritto che altre
persone, vicine a Dick, moriranno.
Sono il suo amico Bennet Hatch, il suo
insegnante, il reverendo Oliver Oates e,
per ultimo, il suo tutore sir Daniel.
Subito Dick si mette alla ricerca dei
colpevoli delll’omicidio di Appleyard. La
freccia è un indizio molto chiaro: i
colpevoli sono gli appartenenti alla
“Freccia nera”, una banda di fuorilegge..
Dick, però, scoprirà ben presto che lo
scopo degli appartenenti alla Freccia
Nera, non è quello di commettere delitti,
ma di vendicare l'assassinio di suo padre
Harry Shelton, avvenuto alcuni anni prima
ad opera di...
In questo intrigo di pericolo e avventura si
aggiunge l'amore di Dick per Joan, una
incantevole ragazza che per sfuggire al
malvagio Daniel Brackley è costretta a
travestirsi da uomo. Dopo una serie di
travolgenti avventure, Dick riuscirà a
scoprire la verità sulla morte del padre e a
vivere la sua storia d'amore con Joan.
Il libro, di facile lettura, è un riuscitissimo
mix di avventure, misteri ed amore, tipico
dei racconti di Stevenson.
La
trama
è
appassionante,
l'ambientazione storica è suggestiva e, a
mio modo di vedere, l'autore riesce a
ricreare bene il clima di quel tempo
lontano. Lo consiglio agli amanti del
genere e non solo!
PA GI N A 1 6
IL PICCHIO
Musica
La chitarra
Di Melissa Cossalter
Per questo numero del Picchio, ho deciso di parlarvi del
mio strumento preferito: la
chitarra. Comincio col dire
che io non sono brava a suonarla, visto che sto iniziando
a prendere delle lezioni. Per
cui non so suonare molto.
Anzi praticamente nulla!!! E vi
anticipo: a me piace la chitarra elettrica, non quella classica, ma prima di suonare l’elettrica devo imparare la classica!! e così ve la presento:
La chitarra classica, ha una
forma particolarmente dolce
nella curvatura della cassa di
risonanza: le corde sono di
nylon il manico è più largo
rispetto agli altri modelli.
La congiunzione tra il manico
e la cassa avviene al 12° tasto.
I suoi elementi fondamentali
sono: la cassa di risonanza,
formata dalla parte superiore
della tavola armonica, da
quella inferiore detta fondo e
da una serie di curve laterali,
chiamate fasce. Sulla tavola
armonica si apre un fascio
circolare: la buca in cui è presente la cordiera e a cui vengono attaccate le corde, sulla
quale si inserisce un piccolo
listello bianco: il ponticello,
che serve per regolare l’altezza delle curve rispetto alla
tavola armonica.
Nel ‘700, essa era fornita di
5 corde doppie, divenute più
semplici e aumentate a 6.
Sulle casse di risonanza si
innesta il manico che termina
con la paletta, dove sono presenti due fessure, nelle quali
trovano posto i perni collegati con le chiavette. Sul manico è stata incollata la tastiera, che prosegue fino a raggiungere la buca. La tastiera
è munita di sbarrette di me-
tallo che delimitano i tasti di
lunghezza variabile. In alto la
tastiera inizia con un supporto in osso o in plastica, su cui
passano le corde, chiamato
capotasto, che ha una funzione simile a quella del ponticello. I legni che vengono impiegati sono: l’abete, ma anche il pino o il cedro. Il manico è realizzato con diversi tipi
di legno: nelle chitarre più
belle è in ebano, perché non
assorbe l’umidità. Ma può
essere costruita anche con
altri tipi di legni duri e resistenti. La chitarra classica è il
modello più diffuso nei paesi
neolatini: Spagna, Italia,
Francia e Portogallo, nonché
nella tradizione musicale Brasiliana. Ma è sicuramente nel
flamenco che l’impiego della
chitarra raggiunge i risultati
più ricchi ed emozionanti.
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 1 7
Cinema
Final Destination — Morti a catena
Di Serena Tronto
Titolo originale: Final destination
Regista: James Wong
Anno di produzione: 2000
Casa produttrice: New Line Cinema
Genere: ComicComic-Horror
Si tratta di una serie di 3 film (in questo periodo ci sono le riprese del quarto) con la stessa
trama.
Un gruppo di persone (una scolaresca delle superiori il primo film, perfetti sconosciuti il secondo, amici il terzo) deve fare un’esperienza
(in aereo per Parigi il primo film, in autostrada il
secondo, alle giostre il terzo), ma una persona
del gruppo, ha una premonizione: moriranno
tutti in un incidente. Questo premonitore decide di dire a tutti quello che accadrà per tentare
di salvare la vita all’intero gruppo. Seguirà degli
indizi per permettere alle persone di sfuggire ai
piani della morte…
PA GI N A 1 8
IL PICCHIO
Sport
UN’AVVENTURA INDIMENTICABILE
Ciaspolada in notturna sul Nevegal
Di Floriano Fontana
Mercoledì 18 febbraio 2009,
la classe 2 C, insieme ai proff.
Italo Dal Mas e Matteo Masini
e con alcuni genitori, sono andati sul Nevegàl per una ciaspolada in notturna. Siamo
partiti dal piazzale della scuola alle 14.10. Fortunatamente
abbiamo trovato una bellissima giornata. Arrivati in seggiovia in cima al “colle” abbiamo
messo le ciaspe e siamo partiti. Le ciaspe o “racchette da
neve” servono per non sprofondare nella neve, che era
alta ben 2.50 m!
C’era un bellissimo panorama
e ci siamo molto divertiti.
La cosa che ci ha divertito di
più sono state le molte cadute, sia da parte degli alunni
sia dei professori. La caduta
più bella è stata quella di Patrick Funes, che si è infossato
nella neve.
Abbiamo camminato per diverse ore sulle collinette di
neve e poi, verso il tramonto,
ci siamo inoltrati nel bo-sco
con le luci spente.
Poi la parte che è piaciuta a
tutti è stata quando siamo
andati… in pizzeria!
Abbiamo mangiato a volontà.
Alla fine perfino Giacomo era
I MIEI HOBBY
Di Mariangela Panait
Ciao a tutti!=) Per chi non mi conosce... io sono
Mariangela!=)
Ho 13 anni, e vi vorrei parlare un po’ dei miei
hobby…
Allora, innanzitutto il mio hobby preferito è la
pallavolo. Mi piace perché è uno sport molto attivo. E in più nella mia squadra ci sono tutte le
stanco, lui che aveva fatto casino tutto il giorno. La mattina
seguente, a scuola, abbiamo
raccontato le nostre storie ai
professori e Giacomo si è
messo cantare “jingle bells”!!!
Secondo la classe aveva fatto
uso di sostanze stupefacenti.
E’ stata un’avventura indimenticabile.
mie amiche!=) In tutto siamo in otto: io, Giada,
Silvia, Sharon, Alessia, Alison, Francesca e Federica.
Ho gli allenamenti 2 volte alla settimana… il
martedì e il venerdì. A me piace un sacco perché, è uno sport divertente.
Domenica 25 gennaio abbiamo iniziato il campionato provinciale. Ne faremo molti altri... quello era soltanto il primo giorno!=)
Io ho anche tanti altri hobby, come preparare
dolci, di solito li faccio alla domenica con mia
mamma , andare in bicicletta, più delle volte ci
vado con mio fratello, uscire con le amiche (al
sabato sera), messaggiare con i miei amici (ogni
2 secondi!), e ascoltare musica POP sull’ Mp4!=)
…soprattutto Avril Lavigne, Rihanna, e Britney
Spears!=)…
NUMERO 35—MARZO 2009
IL RUGBY: UNO SPORT IN ASCESA
Di Enrico Tonin
Da pochi giorni è terminato il “Torneo delle Sei
Nazioni”, un torneo di rugby che vede coinvolte,
come dice il nome, sei squadre. Contrariamente a
quanto si pensa, il rugby, non è uno sport violento:
il rispetto delle regole e dell’arbitro sono d’obbligo! Non è come nel calcio, in cui spesso non mancano contestazioni, i giocatori discutono animatamente con l’arbitro e, molto spesso, ci sono delle
risse.
I tifosi del rugby sono molto socievoli e civili e si
mescolano tra loro sugli spalti senza distinzione di
squadra. Negli stadi, poi, non ci sono poliziotti.
Il campo ha una lunghezza massima di 100 m x 70
m. Agli estremi del campo, ci sono due porte larghe 5,6 m., attraversate da una sbarra centrale
posta a 3 metri di altezza.
Si gioca con un pallone ovale, che è molto facile da
prendere, anche se, in alcuni casi, può diventare
scivoloso.
La squadra in campo ha 15 giocatori disposti in tre
zone: il pacchetto degli avanti è formato dalla prima linea dove ci sono i piloni (2), che nella mischia
si vedono faccia a faccia con gli avversari e dall
tallonatore, che si contende la palla con l’avversario in mischia ed è quello che effettua la touch.
Nella seconda linea ci sono due giocatori che in
mischia hanno la testa tra il tallonatore e i piloni
( per questo sono muniti di caschetto). Ci sono poi
tre giocatori in terza linea: i due flankers, che spingono sui fianchi sulla mischia e al centro la torre di
controllo, che prende la palla in fallo e la passa.
Nella cerniera centrale c’è il mediano di mischia,
che introduce la palla nella mischia, la recupera e
orienta il gioco sollecitando gli avanti e i terzini, c’è
anche il mediano di apertura, specialista dei calci
piazzati. Il mediano di apertura decide la tattica,
annuncia le impostazioni e decide il ritmo della
partita.
Nella linea di dietro ci sono quattro giocatori: due
al centro, veloci e artefici del bel gioco, esperti nei
passaggi millimetrici e altri due alle ali, con il compito di bucare la difesa avversaria e, cosa più importante, abili nel placcare.
L’ultimo giocatore è l’estremo, che ha il compito
di recuperare i calci di rinvio della squadra avversaria e di rilanciare in gioco con le mani o con un
calcio di rinvio.
I punti si ottengono in tre modi:
con una punizione o calcio di rimbalzo (3 punti),
quando la palla viene calciata tra i pali della porta.
con una meta (5 punti): che si ottiene quando la
palla tocca l’area di meta della squadra avversaria
PA GI N A 1 9
con una trasformazione (2 punti): quando la
palla viene calciata dai 22 metri perpendicolari
al punto della meta e si centra la porta.
Le azioni più belle del rugby sono:
il passaggio che non va mai fatto in avanti, ma
solo passando la palla all’indietro!!
la mischia, una specie di prova di forza tra le due
squadre. Come un corpo unico di 800 Kg, gli 8
giocatori spingono contro gli avversari. E’ il modo
di riprendere l’azione dopo un fallo e ce ne possono essere decine in una partita.
la maul, quando si nasconde la palla agli avversari. La squadra si impegna in una mischia e tutti
spingono per guadagnare terreno. Se avanza troppo, l’avversario butta giù la maul commettendo
fallo.
la fermata al volo, il gesto più coraggioso del terzino. Se si afferra la palla al volo nei propri 22 metri
su pallonetto avversario, questa, gridando
“Mark!”, diviene intoccabile.
il placcaggio, l’azioni di difesa per eccellenza nel
rugby. Le braccia bloccano l’avversario a terra. Il
più bello è il placcaggio alle gambe.
Il Torneo delle Sei Nazioni, di cui abbiamo parlato
all’inizio, è un torneo di rugby che viene giocato da
sei squadre: Scozia, Inghilterra, Galles, Francia,
Irlanda e, da alcuni anni, l’Italia.
Ogni squadra gioca 10 partite ( 2 contro ogni altra
squadra). Ai vincitori va la “Webe Ellis Cup”, la coppa del rugby. Achi arriva ultimo tocca invece il
“Wooden Spoon”, il cucchiaio di legno.
Proprio mentre questo numero del Picchio sta per
essere chiuso, il Torneo delle Sei Nazioni si è chiuso e quest’anno il Cucchiaio di legno, purtoppo, è
toccato all’Italia, ma siamo sicuri che il prossimo
anno sarà tutt’altra storia!
PA GI N A 2 0
IL PICCHIO
LABORATORIO DI ELETTRONICA
In questo laboratorio, condotto dal prof. Dal Mas, impariamo le basi dell’elettronica. I primi
circuiti che abbiamo realizzato sono stati: il “multivibratore astabile”, il ”fotocopiatore” ed altri
come le luci psichedeliche. Esse sono state realizzate con il “circuito stampato”, purtroppo
però, molte di esse non hanno funzionato, per una scelta di un componente sbagliato.
Per chi ci capisce qualcosa, ecco lo schema del multivibratore astabile.
INCISIONE e STAMPA
Di Mikela Llupo
Si stampa sul torchio, una
macchina che preme il foglio
sulla matrice inchiostrata… e
Incisione stampa è il laborato- così viene fuori il disegno !!!!
rio del prof. Giuseppe Miche- È troppo divertente e bello, e
letto ed è un laboratorio fantastico… Il professore mi ha fatto vedere cosa si fa ad
“incisione e stampa”, e come
si lavora... eee, sinceramente
è troppo divertente!!!!
C’è un motivo preciso per cui
si chiama così, intanto incisione perché prima di tutto bisogna incidere adoperando gli
scalpelli su materiale gommoso, ottenendo una matrice di
stampa, dalla quale si ottengo- poi il professore riesce a farti
no numerose copie identiche. sentire a tuo agio, senza farti
stare in ansia, e se sbagli non
importa…
Lo stesso prof. Micheletto ci
ha raccontato: “il laboratorio
di incisione stampa sta riscuotendo successo. Gli allievi lavorano in sintonia con l’insegnante condividendo entusiasmo, voglia di fare, creatività e
anche gli studenti con problemi particolari, raggiungono
risultati
SORPRENDENTEMENTE positivi…!!!”
E poi abbiamo parlato anche
con i ragazzi che hanno confermato che è un laboratorio
davvero molto bello e interessante.
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 2 1
RODARI RECORDER GROUP CONCERTO A PIOVENE ROCCHETTE
Di Anna Giazzon e Ilaria Rossi
Venerdì 3 aprile ’09 il gruppo polifonico di flauto dolce della nostra scuola si è esibito per la
seconda volta a Piovene Rocchette (VI) dove si
era precedentemente qualificato.
Accompagnati dall’immancabile prof. Pandante e dalla prof. Cristina Da Rold, sempre disponibile…
Alle 16.00 siamo partiti dal piazzale della
scuola per arrivare a Piovene alle 18.00 durante il viaggio ognuno ha occupato il tempo in
ogni modo possibile e immaginabile dalle partite collettive a “uno” alle lunghe chiaccherate
con gli amici. Secondo noi il tragitto in corriera
è il pezzo più bello in cui si riesce a dimenticare la tensione pensando solo a divertirsi insieme.
Appena arrivati ci siamo sistemati in una sala
riunioni dove abbiamo cenato al sacco, volevamo precisare che erano le 18!!!e fino alle 22.00 circa non abbiamo toccato cibo, bè dai
almeno abbiamo fatto un po’ di dieta… si fa
per dire!
Dopo aver riempito i nostri poveri stomaci affamati ci hanno portato all’ auditorium, dove abbiamo provato per circa mezzora. Successivamente ci è stato assegnato un “camerino” (se
ha il diritto di chiamarsi così) visto che era moooolto piccolo e grazie al prof abbiamo aggiunto una nuova esperienza al nostro viaggio: la
sauna, che non è di certo uno dei migliori trat-
tamenti termali (31 persone in 3m2).GRAZIE
PROF!!
Continuando il nostro racconto, prima di esibirci abbiamo ascoltato gli altri gruppi selezionati
tra cui il gruppo polifonico della scuola di Piovene Rocchette, ma uno dopo l’altro le scuole
hanno suonato e il nostro turno si avvicinava
finchè un’organizzatrice della serata ci ha riportati nel nostro “fantastico” camerino dove
ci siamo preparati. Dietro la quinte la tensione
era alle stelle, a parte qualche raro caso. Ci
siamo sistemati sedie e leggii e finalmente il
sipario si è aperto. I flauti hanno cominciato a
suonare quasi automaticamente e tutti si sono
rilassati. I brani che abbiamo eseguito sono
stati: Rondeau, Badinerie e Concertino nello
stile di Mozart.
Alla fine dell’ esibizione la professoressa Da
Rold (con il suo bellissimo scialle blu, complimenti!) ha ritirato per noi il premio: un flauto
tenore e il diploma di merito.
Dopo l’emozione del momento ci siamo rifocillati grazie al rinfresco gentilmente offerto dalla
scuola. Il ritorno è stato come sempre fantastico e soprattutto più rilassato! Siamo arrivati a
mezzanotte, stanchi ma soddisfatti dell’esito…
E’ stata veramente una bellissima esperienza
dove ognuno di noi ha dato il meglio di sé per
la nostra vittoria, infatti è proprio questo il bello del suonare insieme perché alla fine ti senti
orgoglioso di aver contribuito al meritato premio... ancora una volta…GRAZIE PROF!
PA GI N A 2 2
IL PICCHIO
Spazio Giochi
Hex, il gioco di strategia da tavolo più famoso del 20° secolo!
Di Daniele Perot
Nel 1942, Piet Hein presentò agli studenti
dell'Istituto di Fisica Teorica “Niels Bohr” di
Copenaghen un nuovo gioco, battezzato Poligon.
Hein, raccontò agli studenti che l'idea gli era
venuta in mente studiando il problema dei
quattro colori, il famoso teorema di topologia,
risolto soltanto nel 1977, secondo il quale sono sufficienti quattro colori per colorare una
carta geografica in modo che i paesi confinanti
abbiano sempre colori diversi. Il gioco ebbe un
immediato successo fra gli studenti. Dobbiamo,
però, precisare che l'Hex ha un secondo padre
spirituale. Indipendentemente da Piet Hein, il
premio Nobel John Nash, il protagonista del recente film di successo, premio Oscar per la regia, A Beatiful Mind, riscoprì infatti il gioco, nel
1948, quand'era studente all'Università di Princeton. Nash ha il merito di aver sviluppato l'analisi della strategia del gioco, dimostrando come l'Hex, le cui regole si imparano in trenta secondi, abbia poi una strategia talmente ricca e
complessa da catturare qualsiasi appassionato
di giochi matematici. Gli studenti dell'Istituto di
Matematica di Princeton iniziarono a giocare a
Nash, come venne battezzato il nuovo gioco,
sulle piastrelle esagonali dei bagni dell'Istituto.
Questo è il ricordo di John Milnor, studente a
Princeton alla fine degli anni quaranta:Il nome
Hex verrà dato soltanto nel 1952, a una delle
prime versioni commerciali del gioco.
"L'Hex è forse il più diffuso e profondamente
analizzato dei nuovi giochi matematici del 20°
secolo. Può essere considerato un lontano cugino del Go e si gioca su una scacchiera romboidale a celle esagonali. Gli esagoni sono generalmente 11 per lato. Due lati opposti del rombo hanno lo stesso colore, ad esempio blu e gli
altri due rosso.
Uno dei giocatori ha a disposizione un certo numero di pedine blu e l'altro di pedine rosse. Vince chi riesce per primo a creare con le sue
pedine una catena
ininterrotta che colleghi i lati opposti
dello stesso colore.
A destra: una rara fotografia di
John Nash, giovane studente a
Princeton; a sinistra: Piet Hein, lo
scrittore danese autore del Cubo
Soma; sotto: La scacchiera dell'Hex, formata da 121 esagoni
Vi proponiamo alcuni siti internet per giocare ad Hex on line:
http://www.playsite.com/games/board/hex/ondex.html
http://www.mazeworks.com/hex7/
http://games.cs.ualberta.ca/webgames/hex/
http://www.math.niu.edu/~rusin/uses-math/games/hex/hex.ZIP
http://home.earthlink.net/~vanshel/
http://www.xmission.com/~kwalker/jgame/README_hex.html
NUMERO 35—MARZO 2009
PA GI N A 2 3
I FIAMMIFERI
Ecco un pesciolino che nuota verso destra. Come puoi farlo nuotare verso sinistra cambiando
la posizione di quattro fiammiferi soltanto?
FUTOSHIKI
Ogni linea orizzontale e verticale deve essere riempita con i numeri 1, 2, 3, 4, e 5. Lo stesso numero non può essere ripetuto sulla stessa linea. Bisogna seguire il segno “ > ’’ (maggiore di) e
‘‘ < ’’ (minore di).
1
5
5
Barze...
Parcheggio
Un uomo è a terra immobile. Un passante scende dal marciapiede e gli chiede:
-Si è fatto male?
E quello:
-No, è che ho trovato parcheggio ed ho mandato mia moglie a comprare la macchina!
Colmi: qual è il colmo per…
… un dermatologo? Avere un amico per la pelle!
… un pittore? Fare il quadro della situazione!
… una guardia forestale? Prendersi cura di un parco macchine!
… un bugiardo? Ingannare il tempo!
… un tipografo? Essere un uomo di vecchio stampo!
… uno spazzino? Vuotare il sacco!
PA GI N A 2 4
IL PICCHIO
Soluzioni del n. 34 Febbraio 2009
Crucinumero
1
il ragionamento dei
tre amici è sbagliato; infatti le 27 000
lire sborsate comprendono sia il
conto (25 000) che
la mancia (2 000)
e dunque non
manca nulla.
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8
0
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2
5
5
4
5
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6
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7
9
3
5
I quadrati
le mille lire
Mancanti
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-Con la stessa tattica di prima scopri la frase e traducila in francese.
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Je suis un oiseau qui il vies dans la forêt
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