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Numero 35—Marzo 2009 Istituto Comprensivo Gianni Rodari Il Picchio Direttrice: Mikela Llupo, Vicedirettrice: Elisa Dal Pan, Redattori: Floriano Fontana, Giacomo Belli, Mariangela Panait, Giorgia Brancher, Rachele Costa, Anna Giazzon, Matteo Casagrande, Enrico Tonin, Daniele Perot, Bogdan Labovka, Ilaria Rossi, Serena Tronto, Manuel Tonin, Melissa Cossalter, Aurora Valoppi. Docenti responsabili: Matteo Masini e Michele Vello Rubriche del Picchio LA NUOVA REDAZIONE Cronaca e Approfondimenti Riviviamo la Shoah attraverso la voce di Daniela Emmi a cura del prof. G. Mereu pag. 2 Eluana Englaro: tanto rumore per nulla? di Enrico Tonin pag. 3 La violenza giovanile di Anna Giazzon pag. 4 Molte persone non c’entrano!!! di Aurora Valoppi pag. 4 L’immigrazione clandestina in Italia di Anna Giazzon e Ilaria pag. 5 Un sorriso è il suono più bello che abbiamo di Rachele Costa pag. 6 Escursioni sulla frana del Vajont classe 1^ A pag. 7 Macchine del futuro: sogno irrealizzabile? di Matteo Casagrande pag. 8 A scuola in Europa a cura del prof. G. Mereu pag. 8 Roma: cronaca di una gita di Elisabetta Ghedini pag. 9 Libri Il bambino con il pigiama a righe di Giorgia Brancher pag. 12 Il magico armadio di Narnia di Serena Tronto pag. 14 La freccia nera di Enrico Tonin pag. 15 Musica La chitarra di Melissa Cossalter pag. 16 Cinema Final Destination di Serena Tronto pag. 17 Sport Un’avventura indimenticabile: ciaspolada in notturna di Floriano Fontana pag. 18 I miei hobby di Mariangela Panait pag. 18 Il rugby: uno sport in ascesa di Enrico Tonin pag. 19 Laboratori Laboratorio di elettronica pag. 20 Incisione e stampa di Mikela Llupo pag. 20 RRP a Piovene Rocchette di Anna Giazzon e Ilaria Rossi pag. 21 Giochi Hex, il gioco di strategia da tavolo più famoso del XX secolo di Daniele Perot pag. 22 Giochi e barze Daniele Perot e Bogdan Labovka pag. 23 Soluzioni dei giochi del n. 34 pag. 24 Ehi!!sapete che abbiamo cambiato la redazione, non tutta, ma quasi… comincio col presentarvi la direttrice: Llupo Mikela. Ama la musica, è una ragazza testarda e impulsiva che però sa essere mooolto dolce e è molto simpatica e gentile. Ama molto Fabri Fibra e i Sum 41… Poi, c’è la vicedirettrice, Dal Pan Elisa. Ama la musica, è testarda, è dolce e gentile, e quando vuole ha un bel caratterino… Poi c’è Mariangela Panait. Gioca a pallavolo, le piacciono i cellulari, gli Mp3, gli iPod, è altruista anche se a volte può sembrare cattivella, ama Avril Lavigne. Troviamo poi Melissa Cossalter, che è testarda, ostinata, simpatica, ama la musica, uscire con gli amici e ama molto le lingue… infatti parla tedesco, inglese, filippino e studia francese. Giorgia Brancher è simpatica e lunatica, le piacciono i Sonohra, Avril Lavigne, arrampicare, le camminate in montagna, e le piace anche molto correre… Rachele Costa è simpatica, estroversa, le piacciono Jovanotti e i Sonohra, ama andare a cavallo e a nuotare. Ilaria Rossi suona il violino, è intelligente, simpatica, socievole e molto generosa anche se un po’ permalosa. Le piace uscire con le amiche e andare a nuoto. Segue a pagina 3 PA GI N A 2 IL PICCHIO Cronaca & Approfondimenti Riviviamo la Shoah attraverso la voce di Daniela Emmi A cura del prof. G. Mereu Una semplice lettrice, ma una lettrice magistrale, ha tenuto incollati al pavimento della palestra 350 tra alunni e insegnanti per oltre 2 ore ad ascoltare, col fiato sospeso, le labbra sigillate e gli occhi fissi su Daniela Emmi, che leggeva dei brani un sottofondo musicale sul tema di Schlinder List, eseguito da maestro Carlo de Battista e intervallati dai flauti della 3C. Ragazze e ragazzi di scuola media! Talvolta è arduo attirare la loro attenzione per 15 minuti! Ieri pendevano, -interessantissimidalle labbra della maestra che ha letto alcuni brani di ragazzi e ragazze della loro età scritti in campi di concentramento sotto le banche o durante l’occupazione nazista dell’Europa. Siamo passati dalla tragedia della deportazione, al terrore della vita nei lager, all’incubo che continua a terrorizzare corpo e anima anche a “lager finito”, alla primavera che trionfò sull’inverno della tragedia e che sboccia nel primo bacio tra una ragazza e un ragazzo. I ragazzi avrebbero preferito ascoltare ancora la lettura di altri brani, se il tempo non fosse terminato. Si dà per scontato di ragazzi distratti, superficiali, vuoti; ma non è così:i ragazzi quando sono coinvolti, quando si fa loro capire il problema, sanno essere maturi. Lo hanno dimostrato i ragazzi delle Medie di Santa Giustina, che in ritardo (causa scrutini) hanno celebrato il giorno della SHOAH. NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 3 ELUANA ENGLARO: TANTO RUMORE PER NULLA? Di Enrico Tonin In questi ultimi mesi si è parlato molto del caso Eluana, di questa povera ragazza, che, a 19 anni, dopo un incidente, si è trovata in stato vegetativo, cioè si è trovata a letto senza possibilità di muoversi, né di mangiare con autonomia, né di parlare, né di capire quello che le succedeva attorno. Su questa tragedia sono intervenute persone importanti come il Papa, l’arcivescovo di Udine e il Presi- dente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Davanti alla clinica in cui Eluana era ricoverata ci sono stati rosari, preghiere e manifestazioni. Secondo me, il dramma di Eluana DOVEVA restare tra i medici e i genitori di quella povera ragazza. Gli altri, che magari in buona fede si sono battuti per mantenere in “vita” Eluana, si sono comunque intromessi. Anche il Governo ha cercato in tutti i modi di non far togliere l’alimentazione forzata alla ragazza. Il Governo ha cercato di fare un decreto legge per impedire il blocco dell’alimentazione ai malati in stato vegetativo e la Chiesa ha invitato a continuare a pregare. Il Papa, in un suo Angelus, ha detto che la vita è il bene più prezioso che Dio ci ha donato e che non si può toglierlo a nessuno. Ma se questo è vero, possiamo davvero pensare che quella di Eluana fosse vita? Ricordiamo Eluana e immaginiamola finalmente libera. LA NUOVA REDAZIONE (Segue dalla prima pagina) Anna Giazzon suona il violino,è simpatica, è brava a scuola, suona il flauto con la Rodari Recorder Group, le piace uscire con le amiche, nuotare e fare lunghe passeggiate… Serena Tronto suona il flauto traverso, è simpatica le piacciono Avril Lavigne, Evan Ellingson, Brad Pitt, Matt Damond, Matt Dallas, è una rapper, testarda, ostinata ma molto socievole. Aurora Valoppi suona la chitarra e il pianoforte, è simpatica, adora Avril, socievole e molto estroversa adora lo stile emo, anche se non lo è e fa equitazione… Manuel Tonin fa nuoto e d’inverno scia, è testardo, ostinato, gli piace la matematica, gli piace ascoltare le canzoni di Andrea Boccelli, e gli piace andare in bici. Giacomo Belli è “un po’” esuberante, è simpatico, buffo fa judo e ju-jitsu è bravo a scuola, gli piace la storia e odia italiano. Floriano Fontana ovvero “F.F.” è simpatico, fa ciclismo, modellismo e pianoforte, gli piace Ed.Fisica e odia tedesco e francese. Daniele Perot, gli piace la tecnologia, l’inglese, ama i misteri e le lingue straniere. Enrico Tonin è simpatico, testardo, disordinato, estroverso, gioca a pallavolo, gli piace leggere libri di ogni tipo e gli piacciono i misteri. Matteo Casagrande gioca a calcio, suona la chitarra, gli piace scherzare, e la sua materia preferita è scienze. Questa è la nuova mitica redazione!!!! Evviva Il Picchio!!!!! PA GI N A 4 IL PICCHIO LA VIOLENZA GIOVANILE Di Anna Giazzon Uno tra i più seri e spesso taciuti problemi dei nostri tempi è senz’ altro la violenza giovanile. Ma che cosa vuol dire “violenza giovanile”? Immaginate di trovarvi allo stadio, vicino ad un ragazzo che, invece di una trombetta o una sciarpa, ha portato sugli spalti una spranga di ferro. Immaginate poi di uscire dallo stadio e vedere quel ragazzo colpire con la spranga il pullman della tifoseria avversaria o la testa di un povero vigile. Cosa pensereste di quel ragazzo? Oppure di trovarvi in piazza a vedere due cortei di studenti che dimenticano l’ obbiettivo comune e si ritrovano a lanciarsi pietre e fumogeni e a gridarsi parolacce. Cosa pensereste di quei ragazzi? E soprattutto, cosa pensereste se tra di loro dovesse esserci un vostro caro amico? Probabilmente cambiereste strada perché è scomodo pensare ad un amico delinquente. E se vedeste due giovani picchiare una ragazza in pieno centro? Qualcuno passerebbe oltre pensando: - Non voglio guai! Oppure: Qualcuno l’aiuterà! E questa è la cosa più pericolosa: l’indifferenza. Ma la violenza che tutti i giorni tocchiamo con mano a scuola è il bullismo, una vera e propria inciviltà. I bulli vogliono sentirsi più forti di quello che sono; per dimostrarlo rovinano le cose altrui, escludendo i “deboli” e commettono piccoli furti e dispetti violenti che si trasformano a poco a poco in vera criminalità. Perché i ragazzi sentono il bisogno di fare questo? Forse perché non hanno regole da rispettare, o perché passano troppo tempo in casa da soli e finiscono per essere viziati, oppure perché non sanno assumersi le loro responsabilità, non fanno attività extrascolastiche che diano soddisfazione, ma pur avendo tutto, vivono nella noia. Ritengono forse che la loro debolezza si possa nascondere facendosi forti con i soprusi e formando così, alla fine, clan di teppistelli. Come possiamo cambiare qualcosa? Dobbiamo denunciare la violenza senza paura, dare a questi giovani più opportunità di farsi valere onestamente, ma anche regole fisse e inderogabili da rispettare. Ma la cosa più importante è capire che i genitori devono essere più presenti e vigili nella vita dei propri figli perché questa è la prima forma di amore. E i figli devono imparare a meritare ciò che viene dato loro attraverso l’ impegno e l’ onestà, perché IL PANE PIU’ BUONO E’ QUELLO SUDATO. MOLTE PERSONE NON C’ENTRANO!!! Di Aurora Valoppi Molti emigranti, da alcuni anni, vengono in Italia per cercare un lavoro onesto e una vita migliore. Altri, invece, vengono per rubare, violentare, spacciare droga. Questo purtroppo è vero, ma non mi sembra affatto giusto che le persone innocenti paghino per azioni commesse da altri. Molti se la prendono con gli immigrati dicendo che devono tornare da dove sono ve- nuti perché qualcuno fa qualcosa contro la legge! Molti bambini, spesso rischiando la vita, vengono portati nel nostro Paese dai loro genitori che sperano di costruirsi qui un futuro migliore e di avere una vita senza guerre, pericoli e carestie; ma sfortunatamente vengono spesso respinti E’ sbagliato!!! Secondo me, si dovrebbe rimandare a casa solo chi viene in Italia per fare del male e dare una possibilità agli onesti. L’ Italia è una nazione ricca e potente, ma lo è anche perché molte persone sono arrivate qui da paesi poverissimi per lavorare onestamente ed è giusto dividere un po’ delle nostre ricchezze anche con loro. Provate a mettervi nei panni di chi non ha nulla e guardate quanto abbiamo noi, perchè noi non ce ne accorgiamo ma al confronto di altri siamo ricchissimi!!! NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 5 L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA IN ITALIA Anna Giazzon e Ilaria Rossi Un recente e purtroppo molto grave problema per l’Italia è l’immigrazione clandestina. Questo fenomeno è dovuto principalmente alle guerre in Africa e alla povertà dilagante in Asia. Gli immigrati sono per lo più giovani, bambini e donne disperati che, pur di lasciare la guerra e la povertà che li circonda, sono disposti a pagare cifre folli per intraprendere un viaggio lunghissimo, durante ilo quale spesso rischiano la vita. Il loro esodo comincia con la partenza: stipati in 40, in camioncini in cui manca l’aria, iniziano il viaggio, verso la costa o verso un altro Stato più sicuro da cui imbarcarsi, durante il quale.possono incontrare banditi e fuorilegge che li derubano di denaro e vestiti. Giunti nelle città d’imbarco devono lavorare per potersi sfamare, con la speranza di trovare un posto a bordo del barcone clandestino che li porterà in un nuovo paese nel quale sognano di rifarsi una vita. All’ imbarco li attendono veri trafficanti di uomini, che pretendono da loro cifre esorbitanti per un posto classe all’Inferno. Il trasporto avviene, infatti, su canotti vecchi o su imbarcazioni logore senza tettoie per ripararsi dal sole e dove non ci si può muovere. Il cibo è scarso e a volte manca l’ acqua, perciò molti si ammalano, ma se diventano un peso inutile, gli scafisti, senza pietà, li gettano in mare. Questa terribile sorte tocca anche a chi, stanco per le orribili condizioni di vita, si accascia, sviene o dorme più del necessario. Molti rischiano la vita anche durante lo sbarco, che avviene prevalentemente di notte e tutte e a luci spente per non essere avvistati. A volte il barcone si sfracella sugli scogli, in altri casi si sfascia quando è ancora al largo, magari a causa delle cattive condizioni del mare. Quasi ogni giorno si ripescano resti di canotti e, purtroppo, delle vittime del penoso viaggio. I sopravvissuti se feriti o in cattive condizioni, vengono accolti dagli ospedali o dalla CARITAS dove vengono aiutati senza distinzione di razza e religione. Altri vengono portati nei cosiddetti “Centri di Permanenza Temporanea”, in attesa di essere rimandati nel loro Paese di provenienza. Molti infatti anche se chiedono di poter restare in Italia per lavorare e vivere dignitosamente, vengono respinti e così il loro sogno di un futuro migliore sfuma per sempre. Ma cosa dobbiamo pensare noi italiani? Dobbiamo aiutarli, ricordandoci sempre che anche noi, qualche decennio fa, fuggivamo a bordo di barconi dalle coste dell’ Istria e della Croa- zia, per non venire uccisi e ancora prima, a causa della povertà, eravamo costretti a cercare cibo e lavoro in Germania, in Svizzera , in Francia, negli Stati Uniti, in Australia o in America Latina. Non è colpa loro se la guerra, spesso voluta anche da noi occidentali, distrugge le loro case e il loro futuro e se le carestie impediscono di produrre il cibo per sfamare i loro figli. Provate ad immaginare che la vostra patria sia invasa dalla guerra e dalla povertà e di non riuscire più a vivere in quelle condizioni. Che fare, se non fuggire e “rifugiarsi” in uno Stato più ricco? E se dopo aver compiuto un viaggio lungo e pericoloso, arrivando alla meta vi ritrovaste di nuovo in un aereo per il paese d’origine, appena lasciato, che cosa provereste? Provate a riflettere… se voi e la vostra famiglia foste poveri e non aveste niente da mangiare e il vostro vicino di casa avesse talmente tanto cibo da doverlo buttare via? E voi, pur di sopravvivere non andreste a rubare quello che lui butta? Questo è ciò che succede oggi. Infatti gli immigrati vengono in Italia perché non c’è lavoro nei loro paesi. Dobbiamo capire che loro si trovano in una bruttissime situazione, e dovremo cercare di metterci nei loro panni e comprenderli… Consigliamo a chi vuole approfondire e riflettere “Via dalla pazza guerra” di Alidad Shiri, un ragazzo che ha vissuto uno di questi viaggi per fuggire dalla guerra. PA GI N A 6 IL PICCHIO UN SORRISO… E’ IL SUONO PIU’ BELLO CHE ABBIAMO DOTTOR CLOWN BELLUNO ONLUS… Di Rachele Costa “Dottor Clown Belluno” è un’associazione di volontariato che ha come obbiettivo portare il sorriso ai bambini e alle persone ricoverate in ospedale. L’ associazione è stata fondata ufficialmente il 15 gennaio 2006, anche se l’iniziativa era partita già dal 9 marzo 2004. La fondatrice è Anna Dal Pan che, con il camice e il naso rosso, si chiama “dottoressa Cannuccia”. Anna ha cominciato quasi per caso: un giorno, camminando per Padova, ha visto un volantino in cui c’era scritto che chi voleva portare un sorriso ad un bambino o una persona malata poteva partecipare ad un corso organizzato dai volontari dell’Associazione dei Dottori Clown attiva già da tempo negli Usa grazie all’opera di Patch Adams. In tutto il Veneto sono oggi circa 200 i volontari che lavorano per l’Associazione e 12 operano in provincia di Belluno portando una ventata di allegria negli ospedali di Beluno, Feltre e Auronzo di Cadore. Il gruppo fa un lavoro davvero import ante: dare una speranza a chi è più sfortunato di noi. Io e altre due mie amiche siamo rimaste molto colpite dall’attività di questa associazione e visto che abbiamo la fortuna di conoscere personalmente Anna le abbiamo fatto alcune domande. Perché hai incominciato? Ho incominciato perché volevo donare un sorriso e la speranza alla gente. Quali sono le difficoltà? Una delle difficoltà che incontro è quella di organizzare i viaggi per andare a fare il volontariato in varie parti del mondo, cioè bisogna chiamare uno e poi dire all’altro, magari qualcuno non può, allora bisogna rimandare, insomma tutto un casino. Quali sono stati i mo- menti più belli durante i vostri viaggi? Il momento più bello che ho vissuto è stato a Bucarest, in un istituto… un bambino si è avvicinato e ha incominciato a darmi pugni (dalla rabbia) però alla fine è diventato un gioco. Quali sono stati i momenti più brutti durante i vostri viaggi? Il momento più brutto che ho vissuto è stato quando, un giorno, il custode dell’Istituto di Bucarest ci ha dato la brutta notizia che un bambino di soli cinque anni era morto… eravamo andati a trovarlo solo pochi giorni prima. Hai mai pensato di lasciare il tuo lavoro? Sì… però solo il ruolo di “capo”. Il naso rosso e il camice colorato NO…MAI!!! NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 7 ESCURSIONE SULLA FRANA DEL VAJONT Gli alunni delle classi prime e il “Progetto acqua” A cura degli alunni della classe 1^A Mercoledì 18 marzo scorso, gli alunni delle classi 1^ A, B e C sono andati a visitare la diga del Vajont, a Longarone, per il “Progetto acqua”. Siamo partiti da scuola con la corriera e, mentre percorrevamo il tragitto per Longarone, un esperto ci ha parlato del paesaggio di Longarone e dei suoi abitanti e della storia della diga.. Dopo più di un’ora di viaggio siamo arrivati sul posto, c’era un forte vento. La nostra guida ci ha raccontato molte cose sulle persone che volevano costruire una diga enorme e sugli abitanti di Longarone e di Erto che non volevano, perché sapevano che il terreno era franoso e non era adatto ad un lago artificiale. Dal piazzale delle corriere abbiamo proseguito a piedi, fino ad arrivare all’inizio di una strada sterrata dove la guida ci ha spiegato in che modo la frana è caduta, poi ci siamo incamminati lungo un sentiero che ci ha condotto davanti alla diga. Qui ci è stato fatto vedere quanto in alto arrivò l’onda la notte che l’acqua distrusse Longarone e quanto poten- te fu, tanto potente da provocare la morte di quasi 2 mila persone. Alla fine della spiegazione siamo tornati indietro e la guida ci ha fatto entrare nel bosco, dove abbiamo visto gli alberi piegati dallo spostamento di terra provocato dalla frana. Dopo un po’ siamo arrivati in uno spiazzo ricoperto da neve i ghiaccio e lì ci siamo riposati. Siamo scesi lungo un sentiero, poi siamo saliti per un boschetto e siamo tornati al punto di partenza, abbiamo preso la corriera e abbiamo fatto rientro a scuola PA GI N A 8 IL PICCHIO MACCHINE DEL FUTURO: FUTURO: SOGNO REALIZZABILE? REALIZZABILE? I PROGETTISTI CI PROVANO. PROVANO. Di Matteo Casagrande Le tecnologia si fa avanti, contro la crisi. Idrogeno, energia solare, elettricità: i migliori amici degli automobilisti. Il futuro si concentra sulle fonti rinnovabili: gli scienziati e i progettisti uniscono le forze per creare auto che consumino meno e che abbiano le capacità di quelle che vanno a diesel e benzina. Il presidente Obama, fin dal giorno della sua elezione, ha puntato molto sulle energie rinnovabili per lo sviluppo futuro degli Stati Uniti d’America. A Ginevra, nel mese di dicembre alla fiera dell’auto, le principali case automobilistiche hanno presentato modelli che potrebbero risollevare la grande crisi che ha colpito il mercato dell’automobile. Sono state particolarmente apprezzate le macchine a energia solare che hanno vinto la classifica dell’interesse dei visitatori, al secondo posto si sono piazzate le macchine ad idrogeno: affidabili nella tenuta e dall’inquinamento praticamente inesistente, ma forse ancora un po’ pericolose in caso di incidente, perché l’idrogeno potrebbe creare un’esplosione di grandi proporzioni. La strada delle energie rinnovabili sembra comunque, anche nel settore dell’auto, quella che in futuro verrà più praticata. A SCUOLA IN EUROPA A cura del prof. G. Mereu Per andare a scuola in Europa, devi conoscere la lingua degli europei; più lingue conosci, più popoli puoi conoscere. Ma non basta conoscere la lingua di un popolo per conoscere quel popolo; devi conoscerne usi, costumi, la sua terra, la sua cultura … e l’Europa Unita deve portare alla conoscenza reciproca della lingua e della cultura tra i popoli europei. Per questo la nostra scuola, con l’incoraggiamento del Dirigente Scolastico, ha intrapreso questo lungo viaggio attraverso le 27 nazioni dell’Unione. Il viaggio è durato mesi di preparazione, ma ha avuto uno svolgimento piuttosto breve: una mattinata guidati da Novia D’Incà, rappresentante della Provincia di Belluno. Il viaggio è stato virtuale, infatti non siamo usciti dalla scuola; con un gigantesco puzzle abbiamo costruito l’Europa, tessera dopo tessera. Ha costruito più Europa, chi più conosce l’Europa, i popoli, le lingue, le tradizioni, la cultura. Una esperienza che consiglio anche a te che mi leggi. NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 9 Roma: cronaca di una gita Di Eleonora Ghedini Anche per noi della 3^C è arrivato il momento della gita di terza media, la più sognata da ogni studente. La meta? Roma, che molti di noi non avevano mai visto e che conoscevano solo attraverso libri, riviste, giornali e racconti di amici e parenti. Il Prof. Dal Mas si è adoperato al massimo, ha tenuto conto di ogni minimo dettaglio e ci ha istruiti alla bell'e meglio allo scopo di farci godere al massimo questi tre giorni da passare tutti assieme. Gli accompagnatori sono stati lui e le proff. Miconi, Comel e De Boni; quest'ultima, nonostante non insegni più nel nostro istituto, ha voluto venire anche lei in segno di amicizia nei confronti di tutti noi. La ringraziamo per i bei momenti passati insieme! E naturalmente non dimentichiamoci delle nostre proff., Miconi e Comel, per l'infinita pazienza! La nostra gita è iniziata con un'alzataccia venerdì 6 marzo, con partenza dalla scuola alle 5.15 e viaggio in corriera fino all'aeroporto di Treviso. Ancora sonnolenti, dopo aver mostrato i documenti, abbiamo dovuto subire le procedure al metal detector … senza alcuna brutta conseguenza, per fortuna! Abbiamo aspettato con calma il nostro volo delle 7 e rotti. Il volo è durato 40 minuti e, nonostante alcuni momenti di sballottamento, è andato tutto bene. Arrivati nella Città Eterna, al culmine della felicità, abbiamo preso la corriera che dall'areoporto di Ciampino ci ha portato direttamente alla mega stazione ferroviaria e quindi, proseguendo dal lì a piedi, fino al nostro albergo: il Domus Nova Bethlem. Lasciati i nostri bagagli, adeguatamente equipaggiati, abbiamo potuto iniziare ad esplorare la città. Abbiamo fatto un lungo tour tra Colle Oppio, Isola Tiberina ( con breve visita al Teatro di Massenzio) e infine il quartiere di Trastevere, con ottimo pranzo a base di pasta all'amatriciana, carbonara o cacio e pepe... che buona la carbonara senza i grumi d'uovo! Dopo esserci permessi, in aggiunta, gelato e crêpes alla nutella, abbiamo ripreso a camminare (per la gioia delle nostre giunture) e, passato il Colle, dal panorama eccezionale, siamo ridiscesi per visitare il Vaticano. La Basilica di San Pietro ci è apparsa immensa e bellissima, con fregi preziosi su ogni singolo centimetro, statue enormi e … noi piccoli come formiche! Eravamo ormai stanchi, era quasi sera, e abbiamo preferito andare verso Piazza Navona per cenare. Prima però abbiamo incontrato una scolaresca di spagnoli a cui ci siamo uniti in danze e canti della loro terra. La pizzeria dove abbiamo mangiato non ci ha soddisfatto molto, dato che chi aveva chiesto pizza con patatine fritte si è visto arrivare pizza con patate lesse e altre stranezze simili. Buono però il gelato preso subito dopo e stupenda la Fontana di Trevi, completamente illuminata, dove ci siamo resi protagonisti del tradizionale lancio di monetine. E poi...tutti a dormire! Al mattino, dopo una ricca colazione, siamo andati al tanto sognato Colosseo e l'abbiamo visitato in lungo e in largo, ed era davvero...colossale! Dopo un po', siamo andati sul vicino Colle Palatino, dove ebbe origine il primo “abbozzo” della città. Siamo andati poi in tutt'altra zona, in Piazza dell'Esquilino, dalm disegno a ellissi, e abbiamo incontrato un corteo per un matrimonio da cui ci è giunta la richiesta di un applauso. Poi abbiamo salito le scale, da suicidio, che portano all'Altare della Patria. Il pranzo si è svolto in un ristorante dove, su una parete, era appesa una grande lavagna piena di frasi-ricordo scritte dai vari avventori, e anche noi abbiamo lasciato un segno del nostro passaggio: “Saluti dalla 3C (BL)”, così è stato scritto con, aggiunto da Dal mas, “I Pi Bei”. Il pomeriggio è stato all'insegna dello shopping (per la gioia delle ragazze), prima a Campo dei Fiori e dintorni, dove c'erano un sacco di bancarelle, poi nella Galleria Alberto Rossi dai negozi a più piani e poi nel lusso sfrenato di Via Condotti. Stremati per la camminata, e con qualche (giuro, solo “qualche”) acquisto, ci siamo seduti lungo la scalinata di Trinità dei Monti, sotto il sole battente. In confronto al nostro clima, a Roma era davvero caldo! Una particolare attenzione è stata poi riservata al Pantheon (dove piove dal tetto, volutamente) e ai mimi che si esibivano in strada , chi dall'aspetto bronzeo o perennemente controvento. Siamo tornati in Piazza Navona, dove abbiamo trovato un tizio che radunava le folle con musiche di Kathy Perry e si esibiva con delle curiose marionette. Infine abbiamo cenato nello stesso ristorante dove avevamo pranzato, e abbiamo pasteggiato allegramente con pasticcio e pollo al curry...delizioso! Già “nostalgici”, dopo l'ennesimo gelato, non abbiamo potuto rinunciare a una seconda e ultima visita alla Fontana di Trevi, sempre affollatissima. Ma non abbiamo potuto rimanere troppo al lungo, essendo stravolti. Ma era immancabile una sosta davanti a non so quale edificio amministrativo, che era adornato, sulla facciata, da lunghi e generosi festoni di mimose, es- PA GI N A 1 0 sendo la vigilia della Festa della Donna. Non si è voluto rinunciare a una foto ricordo con tutte le ragazze e le nostre tre proff. E poi, dopo tante emozioni...ritorno in albergo per la seconda e ultima notte. Al mattino, sistemate le valigie e lasciate le camere, siamo partiti per la terza e ultima giornata (anzi, mezza) di gita. Tappa: ben tre chiese! Per prima, san Pietro in Vincoli, dove è conservato il Mosè di Michelangelo; poi la chiesa di Santa Maria Maggiore, dove abbiamo assistito alla celebrazione della messa domenicale...in latino! Non tutti hanno potuto rimanere, per via dell'incenso che non sempre si tollera, ma è stato IL PICCHIO comunque interessante (la prof. Miconi ci aveva distribuito la versione del “Padre nostro” e dell'”Ave Maria” in latino). A parte i canti gregoriani, che avrebbero, come uso dire in questi casi, “addormentato un iperattivo”; siamo poi andati in una terza chiesa, santa Prassede, dove è conservata una colonna che si dice sia quella dove venne frustato Gesù prima di essere giustiziato. Era ora... Gli ultimi momenti a Roma … Alcuni volenterosi sono tornati in albergo per ritirare i bagagli, poi abbiamo pranzato in ristorante con pasta e pizza, e, infine, presi i propri bagagli, siamo tornati all'aeroporto, dove, nel pomeriggio, abbiamo preso il volo di ritorno... Ahimè, la gita a Roma era finita proprio quando cominciavamo a prenderci gusto! A Santa Giustina siamo ritornati, infine, alle otto di sera. POSTCARDS FROM ROME “We slept two hours the first night, and four hours the second night… We talked and laughed all time!!!” ELISABETTA. “Fontana di Trevi” is perfect for people in love! MARTA. “At the airport I was a little nervous, because it was the first time for me… but one hour later I saw the sky… I was in a plane!” SILVIU. “… Basilica di S. Pietro… I’ve never seen such an impressive church: almost everything was made in 1500 by Michelangelo and is very precious.” SILVIU. “ We took photos everywhere.” ELISA. “I want to go to Rome again…” ELISA. “In Trastevere I ate a very good “Amatriciana”, a tipical Roman dish.” ALESSIO. “In Rome I’ve celebrated my birthday with my friends and professors.” MATTEO. “I always hated “pasta alla carbonara” but here it is a delice!” ELEONORA. NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 1 1 POSTCARDS FROM ROME PA GI N A 1 2 IL PICCHIO Libri Il bambino con il pigiama a righe Di Giorgia Brancher Bruno era tornato a casa, era andato nella sua stanza, dove c’era Maria, la domestica, che stava preparando i bagagli. Bruno s’irritò perché Maria stava frugando dappertutto, perfino nei suoi nascondigli più segreti. Così andò da sua madre e le chiese il motivo per il quale la domestica stesse preparando le valigie. Sua madre gli disse:- Tuo padre, per lavoro, deve trasferirsi, e quindi ci trasferiamo con lui. Bruno replicò:- Ma come farò con la scuola!? E con i miei amici!? Non posso allontanarmi da loro!La mamma gli rispose: -Basta capricci! Fai il bravo adesso, vai ad aiutare Maria a preparare i bagagli -. Anche se non ne aveva voglia Bruno obbedì e, quando tutto fu pronto, partirono per andare nel luogo dove il padre lavorava. Davanti alla nuova casa Bruno vide un grande cartello su cui c’era scritto il nome del posto: “Auschwitz”. Intorno alla casa, non c’era nessun segno di vita, neanche una casa, un bambino con cui fare amicizia, per poi giocarci insieme. Per Bruno quel luogo era orribile e sperava con tutto il cuore che sarebbero tornati nella loro vera casa a Berlino, al più presto. In ogni caso, anche se rammaricato da quel cambiamento, dovette entrare nella nuova casa e quando ne fu all’interno si rese conto che tutto era diverso rispetto a quello che aveva lasciato a Berlino e per questo fu ancora più triste. I rifugiò subito in camera sua, una stanza un po’spoglia dove c’erano un letto e un armadio per metterci dentro tutta le sue cose. C’era anche una finestra da dove Bruno si affacciò subito. Con un po’ di stupore vide un lungo reticolato e, al di là, tantissime persone che sembravano vivere in grandi baracche. Una cosa lo colpì subito e gli sembrò molto strana: tutte le persone che stavano al di là del reticolato, erano vestite allo stesso modo. Indossavano un pigiama a righe, azzurre e bianche e tutte quante erano senza capelli. Bruno era molto incuriosito da quanto aveva visto, così passati alcuni giorni, finalmente, decise di attraversare il reticolato per andare a vedere cosa stessero facendo quelli che abitavano nelle baracche, anche se gli era stato severamente vietato. Uscì di casa furtivamente e cominciò a camminare lungo il reticolato quando, ad un certo punto, vide qualcosa che attirò la sua attenzione. In un primo momento gli sembrò una macchia, una striscia, ma poi, avvicinandosi, si rese conto che era un bambino. Bruno gli si avvicinò subito. Come tutti quelli che erano al di là del reticolato, aveva un pigiama a righe, era calvo ed era scalzo. Bruno lo salutò con un cenno della mano e gli disse:- Ciao, mi chiamo Bruno e tu?-Ciao, io mi chiamo Smhuel- rispose l’altro bambino. -Io ho nove anni e sono nato il 15 aprile 1934gli disse Bruno. Smhuel esclamò:- Ma è incredibile, anch’io ho nove anni e sono nato il 15 aprile, siamo quasi gemelli!!Così Smhuel e Bruno fecero conoscenza e cominciarono a parlare dei loro famigliari, dei loro amici e di come passavano le giornate. Arrivata l’ora di cena, i due dovettero salutarsi, ma si diedero appuntamento per i giorni seguenti sempre alla stessa ora. A casa di Bruno i soldati andavano e venivano di continuo, come se fossero in una una caserma, e ogni volta ne incontrava uno, Bruno doveva salutarlo dicendogli: Heil Hitler!-. Era un saluto strano. Bruno pensava che significasse “arrivederci e grazie”. Smhuel e Bruno continuavano a incontrarsi ogni giorno e parlavano di come passavano le giornate e di che cosa facevano durante il giorno. NUMERO 35—MARZO 2009 Un pomeriggio, prima di tornare a casa, Bruno chiese al suo amico:- Ma come mai, c’è questa rete che ci separa?- ma non ebbe nessuna risposta. Quando fu a casa, Bruno andò dalla sorella e le fece la stessa domanda che aveva fatto a Shmuel ed ebbe questa risposta:- Quelli che stanno al dì là del reticolato, sono ebrei. Ci sono anche altre persone, ma devi ricordarti che sono diversi da noi. Loro non hanno niente in comune con noi, loro stanno di là, perché non sono uguali a noi!-. Questa risposta sembrò a Bruno molto vaga, ma si dovette accontentare. Passarono giorni, settimane, mesi e la vita scorreva sempre nello stesso modo: va e vieni di soldati per casa e incontri pomeridiani di Bruno e Smhuel. Un pomeriggio, Bruno vide che Smhuel era molto triste e allora gli chiese la causa di tutta quella Tristezza. Shmuel gli disse che suo padre era partito per lavoro e non era più tornato. Bruno, che era un esperto esploratore, gli consigliò di provare a cercarlo. Smhuel ci provò, ma non ebbe successo. Una giorno, la madre si accorse che sulla testa di Bruno c’erano dei pidocchi, così fu subito rasato. Poi successe una cosa che Bruno, fino a qualche mese prima, avrebbe desiderato tantissimo, ma che ora lo faceva star male: i suoi genitori avevano deciso che lui, sua madre e sua sorella sarebbero tornati a vivere nella loro vera a casa a Berlino, mentre suo papà avrebbe continuato il suo lavoro in quella casa dove i soldati andavano e venivano a tutte le ore. Il giorno dopo, Bruno raccontò tutto a Smhuel. I due si misero d’accordo per cercare d’impedire la partenza: l’indomani, Smhuel avrebbe portato un pigiama a righe, in modo che Bruno potesse entrare dentro il reticolato, nascondersi e così evitare di partire. Bruno aspettò con ansia tutta la notte e appena potè si precipitò da Shmuel. L’amico lo stava aspettando. Bruno si vestì con il pigiama a righe, posò i suoi vestiti sul ramo di un albero e passò sotto il reticolato, entrando nel mondo di Shmuel. Quando arrivò in un grande spiazzo dove la gente si stava radunando, vide che tutto era diverso da quello che aveva immaginato. Ad un certo punto, dei soldati urlarono di mettersi in marcia. Tutte le persone lì presenti, si misero in fila, uno dietro l’altro e cominciaro- PA GI N A 1 3 no a marciare, così fecero anche Bruno e Smhuel. Dopo un po’ si sentirono degli spari che, man mano che si andava avanti, diventavano sempre più assordanti. All’improvviso si mise a piovere e così i soldati fecero entrare dentro una stanza buia tutte le persone che un attimo prima erano in marcia. Quando furono tutti dentro, Bruno pensò: -Che gentili questi soldati a farci mettere al riparo dalla pioggia! Pensavo che fossero cattivi, invece è tutto il contrario -. Tutto d’un tratto, i soldati chiusero la porta a chiave e dentro quella stanza buia per un attimo si fece silenzio. Quando arrivò la sera, vedendo che Bruno non era ancora tornato a casa, i suoi genitori cominciarono a preoccuparsi e lo andarono a cercare. Guardarono in casa e nei dintorni, ma non riuscirono a trovarlo. Bruno sembrava sparito nel nulla, finché non vennero recuperati i suoi vestiti. I genitori notarono che un pezzo del reticolato era staccato da terra ed era rotto. E se Bruno fosse passato da lì per visitare il mondo là dentro? Subito si precipitarono alla ricerca di Bruno, ma non trovarono nessun segno di lui. Con un enorme dolore nel cuore, capirono quello che era successo. La sorella e la madre ritornarono a Berlino, portando con loro il ricordo di Bruno. A me questo libro è molto piaciuto. Mi ha molto interessato, perché ho potuto vedere un periodo terribile con gli occhi di un bambino tedesco, figlio di un ufficiale impegnato nello sterminio degli gli ebrei. La fine è molto triste, però, in questa vicenda, forse c’è un lato positivo: Smhuel e Bruno muoiono insieme, come due grandi amici. Questo libro merita di essere letto e io vi consiglio di farlo. PA GI N A 1 4 IL PICCHIO Il magico armadio di Narnia Di Serena Tronto Tutti sanno dell’esistenza dell’Armadio di Narnia, ma penso che non molti conoscano la sua provenienza. La storia che vi sto per raccontare è un po’ bizzarra, ma è la storia di come è nata la porta di Narnia. Grazie a degli anelli speciali, il professor Kirke, che ai tempi era un bambino, entrò nella terra di Narnia. Era una landa deserta, senza vita, prima che arrivasse Aslan, che creò l’attuale, stupenda, terra. Kirke aveva la madre molto malata e, vedendo che Narnia era una terra fertile (da due penny caduti a terra era nato un albero di monete) chiese aiuto ad Aslan per guarire la povera madre. Arslan gli indicò la strada per arrivare all’albero di mele magiche, che avrebbero fatto guarire la madre. Kirke, com- pie quel incredibile viaggio, superando paure e tornando trionfante da Aslan,per poi ritornare a casa e portare la mela alla madre, che se ne sazia e guarisce miracolosamente. I semi della mela vengono ripiantati e da essi cresce un albero che, però, non dà alcun frutto. Dopo lunghi anni, l’albero viene abbattuto e, con il legno ricavato, viene costruito uno stupendo armadio, proprio quell’armadio in cui entrerà la piccola Lucy Pevensie. Leggendo il libro Il Nipote del Mago, in cui si trova questo racconto, si capiscono moltissime cose, che a raccontarle si farebbe l’articolo più lungo della storia del Picchio: io ne prendo in considerazione solo una. Nel libro e nel film Il Leone, la Strega e l’Armadio, si sottovaluta l’importanza dell’armadio. Ragioniamoci un po’ su: 1.Quando Lucy trova l’armadio, a noi e a lei sembra di vedere un semplicissimo armadio impolverato; 2.Suspense! L’armadio è magico! È la porta per la magica terra di Narnia; 3. I Pevensie vanno a Narnia e, dell’armadio, non ci interessiamo più, ma, se ci pensiamo bene, capiamo che senza di esso, non ci sarebbero state le loro avventure. Io trovo che l’armadio, pur apparendo rozzo e impolverato, sia uno dei protagonisti della storia di Narnia: fuori può sembrare inutile, ma dentro si rivela prezioso più dell’oro! E poi … non è vero che L’ABITO NON FA IL MONACO!? NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 1 5 L’angolo del classico _t yÜxvv|t ÇxÜt (The Black Arrow) di Robert Louis Stevenson (Edimburgo 1850 – Polinesia 1894) Di Enrico Tonin Il romanzo è ambientato in Inghilterra durante la Guerra delle Due Rose (1455 – 1485), combattuta tra i Lancaster e gli York. Dick Shelton è un ragazzo il cui padre è stato assassinato. Egli è sotto le cure del suo tutore, sir Daniel Brackley, un uomo spietato e crudele. Un giorno un servitore di sir Daniel, il vecchio Appleyard, viene ucciso da una freccia nera. Intorno alla freccia c'è arrotolato un biglietto sul quale c'è un messaggio nel quale è scritto che altre persone, vicine a Dick, moriranno. Sono il suo amico Bennet Hatch, il suo insegnante, il reverendo Oliver Oates e, per ultimo, il suo tutore sir Daniel. Subito Dick si mette alla ricerca dei colpevoli delll’omicidio di Appleyard. La freccia è un indizio molto chiaro: i colpevoli sono gli appartenenti alla “Freccia nera”, una banda di fuorilegge.. Dick, però, scoprirà ben presto che lo scopo degli appartenenti alla Freccia Nera, non è quello di commettere delitti, ma di vendicare l'assassinio di suo padre Harry Shelton, avvenuto alcuni anni prima ad opera di... In questo intrigo di pericolo e avventura si aggiunge l'amore di Dick per Joan, una incantevole ragazza che per sfuggire al malvagio Daniel Brackley è costretta a travestirsi da uomo. Dopo una serie di travolgenti avventure, Dick riuscirà a scoprire la verità sulla morte del padre e a vivere la sua storia d'amore con Joan. Il libro, di facile lettura, è un riuscitissimo mix di avventure, misteri ed amore, tipico dei racconti di Stevenson. La trama è appassionante, l'ambientazione storica è suggestiva e, a mio modo di vedere, l'autore riesce a ricreare bene il clima di quel tempo lontano. Lo consiglio agli amanti del genere e non solo! PA GI N A 1 6 IL PICCHIO Musica La chitarra Di Melissa Cossalter Per questo numero del Picchio, ho deciso di parlarvi del mio strumento preferito: la chitarra. Comincio col dire che io non sono brava a suonarla, visto che sto iniziando a prendere delle lezioni. Per cui non so suonare molto. Anzi praticamente nulla!!! E vi anticipo: a me piace la chitarra elettrica, non quella classica, ma prima di suonare l’elettrica devo imparare la classica!! e così ve la presento: La chitarra classica, ha una forma particolarmente dolce nella curvatura della cassa di risonanza: le corde sono di nylon il manico è più largo rispetto agli altri modelli. La congiunzione tra il manico e la cassa avviene al 12° tasto. I suoi elementi fondamentali sono: la cassa di risonanza, formata dalla parte superiore della tavola armonica, da quella inferiore detta fondo e da una serie di curve laterali, chiamate fasce. Sulla tavola armonica si apre un fascio circolare: la buca in cui è presente la cordiera e a cui vengono attaccate le corde, sulla quale si inserisce un piccolo listello bianco: il ponticello, che serve per regolare l’altezza delle curve rispetto alla tavola armonica. Nel ‘700, essa era fornita di 5 corde doppie, divenute più semplici e aumentate a 6. Sulle casse di risonanza si innesta il manico che termina con la paletta, dove sono presenti due fessure, nelle quali trovano posto i perni collegati con le chiavette. Sul manico è stata incollata la tastiera, che prosegue fino a raggiungere la buca. La tastiera è munita di sbarrette di me- tallo che delimitano i tasti di lunghezza variabile. In alto la tastiera inizia con un supporto in osso o in plastica, su cui passano le corde, chiamato capotasto, che ha una funzione simile a quella del ponticello. I legni che vengono impiegati sono: l’abete, ma anche il pino o il cedro. Il manico è realizzato con diversi tipi di legno: nelle chitarre più belle è in ebano, perché non assorbe l’umidità. Ma può essere costruita anche con altri tipi di legni duri e resistenti. La chitarra classica è il modello più diffuso nei paesi neolatini: Spagna, Italia, Francia e Portogallo, nonché nella tradizione musicale Brasiliana. Ma è sicuramente nel flamenco che l’impiego della chitarra raggiunge i risultati più ricchi ed emozionanti. NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 1 7 Cinema Final Destination — Morti a catena Di Serena Tronto Titolo originale: Final destination Regista: James Wong Anno di produzione: 2000 Casa produttrice: New Line Cinema Genere: ComicComic-Horror Si tratta di una serie di 3 film (in questo periodo ci sono le riprese del quarto) con la stessa trama. Un gruppo di persone (una scolaresca delle superiori il primo film, perfetti sconosciuti il secondo, amici il terzo) deve fare un’esperienza (in aereo per Parigi il primo film, in autostrada il secondo, alle giostre il terzo), ma una persona del gruppo, ha una premonizione: moriranno tutti in un incidente. Questo premonitore decide di dire a tutti quello che accadrà per tentare di salvare la vita all’intero gruppo. Seguirà degli indizi per permettere alle persone di sfuggire ai piani della morte… PA GI N A 1 8 IL PICCHIO Sport UN’AVVENTURA INDIMENTICABILE Ciaspolada in notturna sul Nevegal Di Floriano Fontana Mercoledì 18 febbraio 2009, la classe 2 C, insieme ai proff. Italo Dal Mas e Matteo Masini e con alcuni genitori, sono andati sul Nevegàl per una ciaspolada in notturna. Siamo partiti dal piazzale della scuola alle 14.10. Fortunatamente abbiamo trovato una bellissima giornata. Arrivati in seggiovia in cima al “colle” abbiamo messo le ciaspe e siamo partiti. Le ciaspe o “racchette da neve” servono per non sprofondare nella neve, che era alta ben 2.50 m! C’era un bellissimo panorama e ci siamo molto divertiti. La cosa che ci ha divertito di più sono state le molte cadute, sia da parte degli alunni sia dei professori. La caduta più bella è stata quella di Patrick Funes, che si è infossato nella neve. Abbiamo camminato per diverse ore sulle collinette di neve e poi, verso il tramonto, ci siamo inoltrati nel bo-sco con le luci spente. Poi la parte che è piaciuta a tutti è stata quando siamo andati… in pizzeria! Abbiamo mangiato a volontà. Alla fine perfino Giacomo era I MIEI HOBBY Di Mariangela Panait Ciao a tutti!=) Per chi non mi conosce... io sono Mariangela!=) Ho 13 anni, e vi vorrei parlare un po’ dei miei hobby… Allora, innanzitutto il mio hobby preferito è la pallavolo. Mi piace perché è uno sport molto attivo. E in più nella mia squadra ci sono tutte le stanco, lui che aveva fatto casino tutto il giorno. La mattina seguente, a scuola, abbiamo raccontato le nostre storie ai professori e Giacomo si è messo cantare “jingle bells”!!! Secondo la classe aveva fatto uso di sostanze stupefacenti. E’ stata un’avventura indimenticabile. mie amiche!=) In tutto siamo in otto: io, Giada, Silvia, Sharon, Alessia, Alison, Francesca e Federica. Ho gli allenamenti 2 volte alla settimana… il martedì e il venerdì. A me piace un sacco perché, è uno sport divertente. Domenica 25 gennaio abbiamo iniziato il campionato provinciale. Ne faremo molti altri... quello era soltanto il primo giorno!=) Io ho anche tanti altri hobby, come preparare dolci, di solito li faccio alla domenica con mia mamma , andare in bicicletta, più delle volte ci vado con mio fratello, uscire con le amiche (al sabato sera), messaggiare con i miei amici (ogni 2 secondi!), e ascoltare musica POP sull’ Mp4!=) …soprattutto Avril Lavigne, Rihanna, e Britney Spears!=)… NUMERO 35—MARZO 2009 IL RUGBY: UNO SPORT IN ASCESA Di Enrico Tonin Da pochi giorni è terminato il “Torneo delle Sei Nazioni”, un torneo di rugby che vede coinvolte, come dice il nome, sei squadre. Contrariamente a quanto si pensa, il rugby, non è uno sport violento: il rispetto delle regole e dell’arbitro sono d’obbligo! Non è come nel calcio, in cui spesso non mancano contestazioni, i giocatori discutono animatamente con l’arbitro e, molto spesso, ci sono delle risse. I tifosi del rugby sono molto socievoli e civili e si mescolano tra loro sugli spalti senza distinzione di squadra. Negli stadi, poi, non ci sono poliziotti. Il campo ha una lunghezza massima di 100 m x 70 m. Agli estremi del campo, ci sono due porte larghe 5,6 m., attraversate da una sbarra centrale posta a 3 metri di altezza. Si gioca con un pallone ovale, che è molto facile da prendere, anche se, in alcuni casi, può diventare scivoloso. La squadra in campo ha 15 giocatori disposti in tre zone: il pacchetto degli avanti è formato dalla prima linea dove ci sono i piloni (2), che nella mischia si vedono faccia a faccia con gli avversari e dall tallonatore, che si contende la palla con l’avversario in mischia ed è quello che effettua la touch. Nella seconda linea ci sono due giocatori che in mischia hanno la testa tra il tallonatore e i piloni ( per questo sono muniti di caschetto). Ci sono poi tre giocatori in terza linea: i due flankers, che spingono sui fianchi sulla mischia e al centro la torre di controllo, che prende la palla in fallo e la passa. Nella cerniera centrale c’è il mediano di mischia, che introduce la palla nella mischia, la recupera e orienta il gioco sollecitando gli avanti e i terzini, c’è anche il mediano di apertura, specialista dei calci piazzati. Il mediano di apertura decide la tattica, annuncia le impostazioni e decide il ritmo della partita. Nella linea di dietro ci sono quattro giocatori: due al centro, veloci e artefici del bel gioco, esperti nei passaggi millimetrici e altri due alle ali, con il compito di bucare la difesa avversaria e, cosa più importante, abili nel placcare. L’ultimo giocatore è l’estremo, che ha il compito di recuperare i calci di rinvio della squadra avversaria e di rilanciare in gioco con le mani o con un calcio di rinvio. I punti si ottengono in tre modi: con una punizione o calcio di rimbalzo (3 punti), quando la palla viene calciata tra i pali della porta. con una meta (5 punti): che si ottiene quando la palla tocca l’area di meta della squadra avversaria PA GI N A 1 9 con una trasformazione (2 punti): quando la palla viene calciata dai 22 metri perpendicolari al punto della meta e si centra la porta. Le azioni più belle del rugby sono: il passaggio che non va mai fatto in avanti, ma solo passando la palla all’indietro!! la mischia, una specie di prova di forza tra le due squadre. Come un corpo unico di 800 Kg, gli 8 giocatori spingono contro gli avversari. E’ il modo di riprendere l’azione dopo un fallo e ce ne possono essere decine in una partita. la maul, quando si nasconde la palla agli avversari. La squadra si impegna in una mischia e tutti spingono per guadagnare terreno. Se avanza troppo, l’avversario butta giù la maul commettendo fallo. la fermata al volo, il gesto più coraggioso del terzino. Se si afferra la palla al volo nei propri 22 metri su pallonetto avversario, questa, gridando “Mark!”, diviene intoccabile. il placcaggio, l’azioni di difesa per eccellenza nel rugby. Le braccia bloccano l’avversario a terra. Il più bello è il placcaggio alle gambe. Il Torneo delle Sei Nazioni, di cui abbiamo parlato all’inizio, è un torneo di rugby che viene giocato da sei squadre: Scozia, Inghilterra, Galles, Francia, Irlanda e, da alcuni anni, l’Italia. Ogni squadra gioca 10 partite ( 2 contro ogni altra squadra). Ai vincitori va la “Webe Ellis Cup”, la coppa del rugby. Achi arriva ultimo tocca invece il “Wooden Spoon”, il cucchiaio di legno. Proprio mentre questo numero del Picchio sta per essere chiuso, il Torneo delle Sei Nazioni si è chiuso e quest’anno il Cucchiaio di legno, purtoppo, è toccato all’Italia, ma siamo sicuri che il prossimo anno sarà tutt’altra storia! PA GI N A 2 0 IL PICCHIO LABORATORIO DI ELETTRONICA In questo laboratorio, condotto dal prof. Dal Mas, impariamo le basi dell’elettronica. I primi circuiti che abbiamo realizzato sono stati: il “multivibratore astabile”, il ”fotocopiatore” ed altri come le luci psichedeliche. Esse sono state realizzate con il “circuito stampato”, purtroppo però, molte di esse non hanno funzionato, per una scelta di un componente sbagliato. Per chi ci capisce qualcosa, ecco lo schema del multivibratore astabile. INCISIONE e STAMPA Di Mikela Llupo Si stampa sul torchio, una macchina che preme il foglio sulla matrice inchiostrata… e Incisione stampa è il laborato- così viene fuori il disegno !!!! rio del prof. Giuseppe Miche- È troppo divertente e bello, e letto ed è un laboratorio fantastico… Il professore mi ha fatto vedere cosa si fa ad “incisione e stampa”, e come si lavora... eee, sinceramente è troppo divertente!!!! C’è un motivo preciso per cui si chiama così, intanto incisione perché prima di tutto bisogna incidere adoperando gli scalpelli su materiale gommoso, ottenendo una matrice di stampa, dalla quale si ottengo- poi il professore riesce a farti no numerose copie identiche. sentire a tuo agio, senza farti stare in ansia, e se sbagli non importa… Lo stesso prof. Micheletto ci ha raccontato: “il laboratorio di incisione stampa sta riscuotendo successo. Gli allievi lavorano in sintonia con l’insegnante condividendo entusiasmo, voglia di fare, creatività e anche gli studenti con problemi particolari, raggiungono risultati SORPRENDENTEMENTE positivi…!!!” E poi abbiamo parlato anche con i ragazzi che hanno confermato che è un laboratorio davvero molto bello e interessante. NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 2 1 RODARI RECORDER GROUP CONCERTO A PIOVENE ROCCHETTE Di Anna Giazzon e Ilaria Rossi Venerdì 3 aprile ’09 il gruppo polifonico di flauto dolce della nostra scuola si è esibito per la seconda volta a Piovene Rocchette (VI) dove si era precedentemente qualificato. Accompagnati dall’immancabile prof. Pandante e dalla prof. Cristina Da Rold, sempre disponibile… Alle 16.00 siamo partiti dal piazzale della scuola per arrivare a Piovene alle 18.00 durante il viaggio ognuno ha occupato il tempo in ogni modo possibile e immaginabile dalle partite collettive a “uno” alle lunghe chiaccherate con gli amici. Secondo noi il tragitto in corriera è il pezzo più bello in cui si riesce a dimenticare la tensione pensando solo a divertirsi insieme. Appena arrivati ci siamo sistemati in una sala riunioni dove abbiamo cenato al sacco, volevamo precisare che erano le 18!!!e fino alle 22.00 circa non abbiamo toccato cibo, bè dai almeno abbiamo fatto un po’ di dieta… si fa per dire! Dopo aver riempito i nostri poveri stomaci affamati ci hanno portato all’ auditorium, dove abbiamo provato per circa mezzora. Successivamente ci è stato assegnato un “camerino” (se ha il diritto di chiamarsi così) visto che era moooolto piccolo e grazie al prof abbiamo aggiunto una nuova esperienza al nostro viaggio: la sauna, che non è di certo uno dei migliori trat- tamenti termali (31 persone in 3m2).GRAZIE PROF!! Continuando il nostro racconto, prima di esibirci abbiamo ascoltato gli altri gruppi selezionati tra cui il gruppo polifonico della scuola di Piovene Rocchette, ma uno dopo l’altro le scuole hanno suonato e il nostro turno si avvicinava finchè un’organizzatrice della serata ci ha riportati nel nostro “fantastico” camerino dove ci siamo preparati. Dietro la quinte la tensione era alle stelle, a parte qualche raro caso. Ci siamo sistemati sedie e leggii e finalmente il sipario si è aperto. I flauti hanno cominciato a suonare quasi automaticamente e tutti si sono rilassati. I brani che abbiamo eseguito sono stati: Rondeau, Badinerie e Concertino nello stile di Mozart. Alla fine dell’ esibizione la professoressa Da Rold (con il suo bellissimo scialle blu, complimenti!) ha ritirato per noi il premio: un flauto tenore e il diploma di merito. Dopo l’emozione del momento ci siamo rifocillati grazie al rinfresco gentilmente offerto dalla scuola. Il ritorno è stato come sempre fantastico e soprattutto più rilassato! Siamo arrivati a mezzanotte, stanchi ma soddisfatti dell’esito… E’ stata veramente una bellissima esperienza dove ognuno di noi ha dato il meglio di sé per la nostra vittoria, infatti è proprio questo il bello del suonare insieme perché alla fine ti senti orgoglioso di aver contribuito al meritato premio... ancora una volta…GRAZIE PROF! PA GI N A 2 2 IL PICCHIO Spazio Giochi Hex, il gioco di strategia da tavolo più famoso del 20° secolo! Di Daniele Perot Nel 1942, Piet Hein presentò agli studenti dell'Istituto di Fisica Teorica “Niels Bohr” di Copenaghen un nuovo gioco, battezzato Poligon. Hein, raccontò agli studenti che l'idea gli era venuta in mente studiando il problema dei quattro colori, il famoso teorema di topologia, risolto soltanto nel 1977, secondo il quale sono sufficienti quattro colori per colorare una carta geografica in modo che i paesi confinanti abbiano sempre colori diversi. Il gioco ebbe un immediato successo fra gli studenti. Dobbiamo, però, precisare che l'Hex ha un secondo padre spirituale. Indipendentemente da Piet Hein, il premio Nobel John Nash, il protagonista del recente film di successo, premio Oscar per la regia, A Beatiful Mind, riscoprì infatti il gioco, nel 1948, quand'era studente all'Università di Princeton. Nash ha il merito di aver sviluppato l'analisi della strategia del gioco, dimostrando come l'Hex, le cui regole si imparano in trenta secondi, abbia poi una strategia talmente ricca e complessa da catturare qualsiasi appassionato di giochi matematici. Gli studenti dell'Istituto di Matematica di Princeton iniziarono a giocare a Nash, come venne battezzato il nuovo gioco, sulle piastrelle esagonali dei bagni dell'Istituto. Questo è il ricordo di John Milnor, studente a Princeton alla fine degli anni quaranta:Il nome Hex verrà dato soltanto nel 1952, a una delle prime versioni commerciali del gioco. "L'Hex è forse il più diffuso e profondamente analizzato dei nuovi giochi matematici del 20° secolo. Può essere considerato un lontano cugino del Go e si gioca su una scacchiera romboidale a celle esagonali. Gli esagoni sono generalmente 11 per lato. Due lati opposti del rombo hanno lo stesso colore, ad esempio blu e gli altri due rosso. Uno dei giocatori ha a disposizione un certo numero di pedine blu e l'altro di pedine rosse. Vince chi riesce per primo a creare con le sue pedine una catena ininterrotta che colleghi i lati opposti dello stesso colore. A destra: una rara fotografia di John Nash, giovane studente a Princeton; a sinistra: Piet Hein, lo scrittore danese autore del Cubo Soma; sotto: La scacchiera dell'Hex, formata da 121 esagoni Vi proponiamo alcuni siti internet per giocare ad Hex on line: http://www.playsite.com/games/board/hex/ondex.html http://www.mazeworks.com/hex7/ http://games.cs.ualberta.ca/webgames/hex/ http://www.math.niu.edu/~rusin/uses-math/games/hex/hex.ZIP http://home.earthlink.net/~vanshel/ http://www.xmission.com/~kwalker/jgame/README_hex.html NUMERO 35—MARZO 2009 PA GI N A 2 3 I FIAMMIFERI Ecco un pesciolino che nuota verso destra. Come puoi farlo nuotare verso sinistra cambiando la posizione di quattro fiammiferi soltanto? FUTOSHIKI Ogni linea orizzontale e verticale deve essere riempita con i numeri 1, 2, 3, 4, e 5. Lo stesso numero non può essere ripetuto sulla stessa linea. Bisogna seguire il segno “ > ’’ (maggiore di) e ‘‘ < ’’ (minore di). 1 5 5 Barze... Parcheggio Un uomo è a terra immobile. Un passante scende dal marciapiede e gli chiede: -Si è fatto male? E quello: -No, è che ho trovato parcheggio ed ho mandato mia moglie a comprare la macchina! Colmi: qual è il colmo per… … un dermatologo? Avere un amico per la pelle! … un pittore? Fare il quadro della situazione! … una guardia forestale? Prendersi cura di un parco macchine! … un bugiardo? Ingannare il tempo! … un tipografo? Essere un uomo di vecchio stampo! … uno spazzino? Vuotare il sacco! PA GI N A 2 4 IL PICCHIO Soluzioni del n. 34 Febbraio 2009 Crucinumero 1 il ragionamento dei tre amici è sbagliato; infatti le 27 000 lire sborsate comprendono sia il conto (25 000) che la mancia (2 000) e dunque non manca nulla. 2 1 0 8 0 3 2 5 5 4 5 3 4 6 4 8 2 0 7 9 3 5 I quadrati le mille lire Mancanti GIOCA E IMPARA 19 S 1 A 12 L 21 U 20 T 23 W 15 O 15 O 4 D 25 Y 23 W 10 J 5 E 3 C 8 I 5 E 1 A 13 M 9 I 10 J 5 E 15 O 15 O 18 R 4 D 3 C 13 M 16 P 8 I 5 E ‘ 1 A 16 P 16 P 5 E 5 E 3 C 11 K 5 E 18 R 4 D 5 E 12 L 12 L 5 E 5 E 20 T 19 S 19 S 20 21 22 5 21 24 5 20 18 5 13 15 14 T V E U X Ê T R E M O N U 13 A M 1 9 I ? -Con la stessa tattica di prima scopri la frase e traducila in francese. 9 I 13 O 3 C 8 H 6 F 13 O 17 S 13 O 5 E 16 R 12 N 20 V 5 E 17 S 18 T 13 O 9 I 19 U 20 V 1 A Je suis un oiseau qui il vies dans la forêt 5 E 12 N 19 U 12 N 3 C 5 E 3 C 10 L 5 E 10 L 10 L 10 L 1 A 13 O i i t t u t a a r u g u a o i i r h o c t c i t e P l l i I o u s a n o u B ! a u q s Pa