Intervento - Comune di Sassari

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Intervento - Comune di Sassari
Commissione Pari
Opportunità
COMUNE DI SASSARI
Settore Politiche Sociali e Pari Opportunità
PARI OPPORTUNITA’ IN AMORE
4 giugno 2015
Come presidente della commissione pari opportunità del
Comune di Sassari,appena insediata, sono onorata del Vs
invito. E posso già garantiVi il nostro impegno affinchè
venga data la giusta attenzione ad un tema di così grande
importanza sociale.
A questo si aggiungerà un costante lavoro di
collaborazione con gli Organismi di Parità delle
amministrazioni pubbliche della città o di organismi
privati e di tutte quelle Associazioni che si occupano di
pari opportunità. Siamo infatti decise a sviluppare
progetti e iniziative volte a sensibilizzare e ad
accrescere la consapevolezza della nostra comunità su
violenza di genere e discriminazioni, di qualunque
natura. E soprattutto per diffondere e promuovere azioni
positive e di cambiamento culturale tra i giovani e
contribuire per una cultura dei diritti della persona e
di modelli di relazione basati sul rispetto e
l’accoglienza delle diversità.
Inoltre ci impegneremo a divulgare il più possibile tutte
le informazioni che riguardano il diritto alla salute,
allo studio e al lavoro, e a promuovere una cultura di
rete e di integrazione, anche tra le stesse Istituzioni e
la cittadinanza. Infatti siamo convinte che a volte
manchino le informazioni “giuste”. Cosa intendo?
Quasi ogni giorno veniamo aggiornati sul livello di
benessere economico della nostra nazione, come se fosse
l'unica cosa che conta.(PIL, Spread, tassi d’interesse,
statistiche sui consumi,ecc.) Le cose funzionerebbero in
modo diverso se ci aggiornassero quotidianamente anche
del livello di serenità delle persone, di cultura e
di diritti civili.
Il più grande pericolo sociale è l’ignoranza, ha detto
Victor Hugo.
E’ appena stato tradotto in italiano il libro «Bullismo
omofobico. Conoscerlo per combatterlo» dello psicologo
inglese Ian Rivers. E chiama in causa proprio i nostri
pregiudizi.
Uno degli aspetti più interessanti che emergono dal libro
è che il bullismo omofobico è «una forma di violenza di
genere», e si radica negli stessi stereotipi e pregiudizi
che motivano le discriminazioni contro le donne. Le
ricerche mostrano che le vittime di bullismo omofobico
non sono solo i giovani lgbt, ma tutti gli studenti che
vengono percepiti come non conformi alle norme e agli
stereotipi di genere correnti, anche se non si
identificano come lesbiche, gay, bisessuali o
transgender. Pertanto, il bullismo omofobico e
transfobico può anche essere definito una forma di
violenza di genere»
E infatti, come hanno mostrato le ricerche effettuate in
Italia dal pedagogo siciliano Giuseppe Burgio, le offese
omofobiche hanno un uso squisitamente di genere. I
termini dispregiativi per gay vengono rivolti
esclusivamente ai maschi, in media 7 volte a mattinata in
ogni classe, e non solo perché sembrano effemminati, ma
anche perché – magari – sbagliano un rigore. Inoltre non
hanno un corrispettivo femminile: per le ragazze infatti
l’insulto più diffuso è «puttana», che – di converso –
non ha un equivalente maschile. I bambini e gli
adolescenti, anche nei loro conflitti, dimostrano così di
conoscere molto bene gli imperativi della società in cui
crescono: per le donne la trasgressione peggiore è non
controllare la propria sessualità, per l’uomo farla
uscire dai binari del ruolo attivo e dominante.
Anche se «il bullismo è tuttora visto come una modalità
di relazione che si svolge tra due persone», spiega
infatti Rivers nel libro, «in realtà affonda le sue
radici nel contesto sociale dei bambini e dei ragazzi e
nelle aspettative sociali che spingono questi giovani a
conformarsi a certi atteggiamenti attesi e condivisi».
Secondo Rivers, che ha studiato la società inglese tra la
fine degli anni 90 e l’inizio dei 2000, no: in
particolare perché c’è «un problema endemico di un
sistema educativo mirato a promuovere una visione
tradizionalista dei ruoli di genere». In particolare «il
ruolo dell’establishment scolastico è quello di un
“fattore di mascolinizzazione”, cioè un veicolo di
promozione di una serie di valori e ideali (maschili) che
devono prevalere sugli altri» e «per il modello
scolastico inglese, tutto ciò che non è maschile o
eterosessuale» viene «automaticamente considerato come
debole». Per i maschi così, diventare uomini significa
«prendere le distanze dalle donne e dalla femminilità e
mantenere una gerarchia in cui la virilità si colloca a
un livello sociale superiore attraverso una svalutazione
del mondo femminile», in un processo che «non solo separa
attivamente le donne dal mondo dei maschi, ma rifiuta
quegli uomini che “amano” altri uomini perché non
rientrano in ciò che collettivamente viene considerato
“essere uomini”».
Fino a giungere alla conclusione che, se non si vuole
essere emarginati e discriminati, è meglio non rivelare
il proprio orientamento sessuale. Il silenzio degli
adulti, lungi dall’essere un comportamento neutrale, può
essere percepito come un invito a nascondersi e occultare
i propri sentimenti e le proprie emozioni. Molti ragazzi
in ambito scolastico finiscono per “fingere” un’identità
eterosessuale e possono persino mettersi alla ricerca di
una cura “riparativa” per il loro “problema”».
Ancora una volta il disagio dei bambini e degli
adolescenti chiama in causa i limiti degli adulti: se c’è
una cosa che insegna il libro di Rivers è che per
aiutarli a stare bene, per permettere a «tutti i ragazzi
e le ragazze, a prescindere dal loro background, dalla
loro cultura, dal loro genere, dalle loro convinzioni
religiose e dal loro orientamento sessuale» di «essere
istruiti in un ambiente capace di educarli e
proteggerli», dobbiamo prima di tutto combattere i nostri
pregiudizi, soprattutto quelli che non ci accorgiamo di
avere.
Secondo Daniel Borrillo – professore di Diritto
all’Università di Parigi-X Nanterre e specialista di
fama internazionale su questioni giuridiche legate alla
discriminazione, ai diritti delle minoranze ed ai genders
studies: “L’omofobia è l’atteggiamento di ostilità nei
confronti degli omosessuali, uomini o donne che siano.
Come la xenofobia, il razzismo o l’antisemitismo,
l’omofobia è una manifestazione arbitraria che consiste
nel definire l’altro come “contrario” inferiore o
anomalo. Nella sua irriducibile differenza l’altro viene
situato altrove, al di fuori dell’ambito comune degli
esseri umani”. Borrillo riflette sulle cause
dell’omofobia e si sofferma in particolare sull”omofobia
interiorizzata”:
L’ordine sessuale costituito dal sessismo implica non
soltanto la subordinazione del femminile al maschile ma
anche la gerarchizzazione delle sessualità, fondamento
dell’omofobia. Di conseguenza il costante richiamo alla
superiorità biologica e morale dei comportamenti
eterosessuali fa parte di una strategia politica di
costruzione della normalità sessuale.
“I gay e le lesbiche non sono risparmiati dai sentimenti
omofobici. L’odio della società nei confronti degli
omosessuali può trasformarsi per i destinatari di tale
sentimento di avversione in odio verso se stessi.
Lo stereotipo ancora diffuso dell’omosessuale incapace di
una vita affettiva piena, senza famiglia e senza figli,
ridotto a finire le sue giornate in una solitudine
insopportabile, spesso risolta con il suicidio, spesso
ossessiona molti gay che, per evitare tale “tragico
destino” si impegnano in un’opera di rifiuto della loro
sessualità.
E a proposito di famiglia
E' indiscutibile che oggi, accanto alla famiglia
tradizionale, sono molto diffusi numerosi altri tipi di
famiglie di fatto. Chiunque nella sua esperienza conosce
una mamma o un papà separati che hanno in affidamento i
figli, coppie di nonni che crescono i nipoti o famiglie
unigenitoriali e omofamiglie. Il punto centrale
all'interno di questa classificazione è uno solo: il
bambino che vive e cresce all'interno di queste famiglie
deve essere trattato nello stesso modo di tutti gli altri
bambini dalla legge, ma anche nella comunicazione.
Su questo argomento, molti di Voi conosceranno la
bellissima la lettera che Oscar Wilde scrive al suo
amato/Bosie mentre si trovava rinchiuso in carcere perché
accusato di sodomia: nel 1885, in Inghilterra, non erano
molti gentili con gli omosessuali. All’epoca l’Italia era
più “avanti”.
“Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile
agli altri”. (Oscar Wilde)
Noi pensiamo che l'amore gay o etero non esiste.
Esiste l'amore! l'amore è basta!
Sul web qualche tempo fa ho trovato questa riflessione
che vorrei condividere con Voi:
“I miei genitori mi hanno chiesto se sono gay.
E ho detto, “Ha importanza?”
Loro hanno risposto, “No, non molta”.
Io ho detto loro, “Sì, sono gay”.
Loro hanno risposto, “Stai fuori dalle nostre vite”.
Immagino fosse importante.
Il mio capo mi ha chiesto se sono gay.
Io ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Io ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Sei licenziato, fr,oc,io”.
Immagino che fosse importante.
Un mio amico mi ha chiesto se sono gay.
Gli ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Gli ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Non considerarmi più tuo amico”
Immagino fosse importante.
Il mio compagno mi ha chiesto, “Mi ami?”
Gli ho detto “E’ importante?”
Lui mi ha risposto, “Sì”
Gli ho detto, “Ti amo”.
Lui ha risposto, “Fatti abbracciare”.
Per la prima volta qualcosa nella mia vita ha
importanza.
Il mio
Gli ho
Lui mi
Gli ho
Lui mi
Dio mi ha chiesto, “Ami te stesso?”
detto, “Ha importanza?”
ha detto, “Sì”
chiesto, “Come posso amare me stesso? Sono gay.”
ha detto, “E’ così che ti ho fatto”.
Ora nulla avrà più importanza “