Vittorio Emanuele

Transcript

Vittorio Emanuele
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Intervista a
Vittorio Emanuele
di Savoia
Il mare,
da sempre
L’incontro con un uomo
che fin da bambino è
stato sensibile al
richiamo del mare.
I racconti di un
Principe, dall’infanzia
sul golfo di Napoli alle
immersioni dei giorni
nostri
A destra, Villa Maria Pia
oggi Villa Roseberry si
affaccia sullo splendido
golfo di Napoli.
Sotto, un giovane Vittorio
Emanuele sulla sua prima
Vespa da lui
soprannominata “Honolulu”
di Giuseppe Mancini
una bella giornata e il sole, in controluce, fa brillare il Lago di Ginevra. Siamo
leggermente in anticipo sull’appuntamento che il Principe Vittorio Emanuele di Savoia ci ha dato a casa sua, non lontano dalla
cittadina svizzera.
All’ora stabilita, suoniamo al citofono della
villa e, senza nessuna domanda, il cancello si
apre. La casa praticamente non si vede, sommersa dal verde che si è arrampicato energicamente su tutti i muri. E’ un luogo sobrio, che
dà un certo senso di tranquillità. Siamo invitati a entrare e, in pochi passi, ci troviamo nel
salone con i divani distribuiti in cerchio attorno a un grande camino.
L’attesa è breve, ma sufficiente per ammirare i
quadri che ritraggono gli avi reali e i tanti libri, disposti con ordine. Sorridente, arriva il
Principe e i suoi modi, benevoli e accoglienti,
ci mettono a nostro agio, sciogliendo definitivamente ogni residuo imbarazzo. Accomodandoci su uno dei grandi divani, è subito palese
la voglia del nostro nobile ospite di parlare di
mare, come di qualcosa o di qualcuno di cui si
ha nostalgia.
Non so perché, mi viene in mente che da poco è diventato nonno e che, un giorno, vorrà trasmettere il suo grande amore per il
mare alla sua piccola nipote, così come ha fatto con suo figlio
Emanuele Filiberto.
Iniziamo a conversare e quasi mi dimentico di avviare il registratore.
Se un giorno sua nipote Vittoria le chiederà - Nonno,
È
cos’è il mare? - lei cosa le racconterà?
“Dovrai scoprirlo poco alla volta; prima passeggiando lungo la
spiaggia e cercando tra la sabbia quello che il mare porta, come
per esempio le conchiglie; poi, seduta sulla battigia, potrai giocare nell’acqua, prendere confidenza, imparare a riconoscere i colori e i profumi; piano piano imparerai a nuotare, a sentire l’acqua cingerti in un abbraccio unico, inimitabile”.
“Certo, per una bambina la scoperta del mare è un fatto Giugno 2004
37
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Nella foto a destra,
Vittorio Emanuele nel 1959 in una
sfida a bowling in compagnia di
Juan Carlos di Borbone,
altro amante del mare
enorme, che non si conclude nel giro di poco ma dura per diversi anni. Cercherò di spiegarle più cose possibili e trasmetterle il
mio enorme amore, che mi lega a esso in modo indissolubile.
Quando sarà un po’ più grande la porterò su una barca a vela, così lei capirà che vento e mare sono una cosa sola. Infine, potrà
incantarsi con il mondo sottomarino”.
E Vittorio Emanuele, quando scoprì il “suo” mare?
“Io non mi ricordo esattamente quando scoprii il mare. Certamente era il mare di Napoli, dove sono nato: in fondo, con tutta la famiglia, stavamo sempre lì, a Villa Maria Pia (ora Villa Roseberry, n.d.r.); davanti, il magnifico Golfo di Napoli, Capri, la
penisola sorrentina. Avevo una piccola barca a remi, con la quale mi era consentito “navigare” all’interno della darsena della villa. Anzi, quella barchetta era di mio nonno: a lui piaceva moltissimo andare a pesca e, in compagnia del suo marinaio Gambardella e con una buona scorta di gamberi, trascorreva molto
38 Giugno 2004
tempo, non lontano lungo costa.
Spesso, dopo la fine della guerra, andavamo anche a Castel Porziano, vicino Roma,
e a Formia. Poi, l’esilio”.
Si, poi l’esilio. Lontano dal suo mare.
“Sono stato costretto a star lontano dal
mio mare, ma soprattutto dalla mia terra
per 56 anni. Mi ricordo che, dai primi
tempi in Portogallo (prima nostra residenza, dopo aver lasciato l’Italia) e poi in
Svizzera, per molti anni a venire, quasi
ogni notte sognavo Napoli e il suo mare.
E la mattina, quando mi rendevo conto di
non esser lì, la sofferenza era grande. Di
notte lo sognavo, di giorno lo disegnavo”.
E’ rimasto a lungo lontano dal mare?
“Non proprio. A parte l’adolescenza, non
appena ho potuto, ho acquistato in compagnia del mio amico Arturo Barone la
mia prima barca a vela, un 505, con la
quale ho preso parte a regate e mi sono
divertito moltissimo. Nel 1965 ho fatto
parte della squadra svizzera di classe Snipe e poi ho avuto un Flying Deutchman in
legno: quella, a mio avviso, rimane una
delle derive più belle e potenti che esistono” - sorride Vittorio Emanuele, con l’espressione nostalgica
di chi ricorda una bella ragazza -; “tutto quel legno, lucido e ben
tenuto, splendente come un violino.
Intanto ho anche imparato ad andare sott’acqua, con l’autorespiratore. Dalla prima volta a San Diego alla fine degli anni ‘50,
mi sono sempre immerso, scoprendo i fondali di tutto il mondo,
tranne quelli italiani. Adesso che posso, ho intenzione di colmare questa mia lacuna facendo molte immersioni in Italia”.
Quali sono i fondali che predilige?
“Tutti. I fondali sono tutti belli. Conosco molto bene quelli nei
pressi dell’isola corsa di Cavallo, dove vado spesso. Purtroppo,
negli anni, ho assistito al depauperamento e al crescente inquinamento: per esempio, capita che le petroliere, al passaggio nelle Bocche di Bonifacio, lavino le cisterne, lasciandosi dietro una
lunga scia di greggio. Così facendo, non resterà molto; le associazioni ambientaliste dovrebbero fare meno politica e scendere
Vittorio Emanuele con la moglie
Marina Doria e il figlio Emanuele
Filiberto.
A destra, con Marina Doria nella
specialità in cui lei è stata
campionessa mondiale
più spesso in campo, un po’ sullo stile di
Green Peace”.
A proposito d’Italia e del suo mare:
cosa pensa in merito all’utilizzo
dei 7.500 chilometri di costa, relativamente ai trasporti e ai collegamenti via mare?
“I trasporti via mare bisogna incrementarli. I camion sono deleteri, inquinanti. Per il nostro paese i trasporti sono un aspetto
molto delicato al quale, in passato, non è stato dato il giusto peso o ci si è applicati in modo sbagliato. Il mare è tutt’intorno e,
per esempio, il trasporto delle merci con l’utilizzo di navi container abbatterebbe i costi di oltre il 30%. Trovo assurdo che ancora si vedano così tanti mezzi pesanti sulle strade, con i pericoli e i costi che questo comporta, quando gli stessi potrebbero
viaggiare sulle autostrade del mare”.
E se di trasporti si parla, come sono suoi i rapporti con
la Famiglia Agnelli?
“Ottimi, ho sempre acquistato auto del Gruppo e sono amico soprattutto di Umberto, anche se mi sono incontrato tante volte
anche con l’Avvocato. Spesso in mare, su una delle sue barche:
l’ultima volta con mio figlio Emanuele su un motoscafo ci siamo
accostati a “Extra Beat”. Giovanni ci ha invitati a bordo e, così,
senza rallentare, senza lascare una scotta, abbiamo trasbordato.
Quella era una barca bellissima e velocissima, e Lui la portava
davvero bene.
A proposito di belle barche, ho avuto anche il piacere di navigare con Raul Gardini su uno dei suoi Mori, nei pressi di Cavallo in
Corsica”.
Facciamo una breve pausa. Il Principe è sempre sorridente e il
clima è disteso e amichevole. Tra un aneddoto e l’altro, sorseggiamo dell’ottimo vino bianco. Poi, riprendiamo, parlando del colore Savoia.
Sappiamo che il colore azzurro, che identifica da quasi un
secolo tutti gli atleti italiani nel mondo, proviene proprio dalla fascia dello stemma araldico di Casa Savoia.
Quando ha saputo che la prima barca italiana sfidante in
coppa America si sarebbe chiamata proprio “Azzurra”,
che cosa ha provato?
Giugno 2004
39
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
“Un gran piacere! L’azzurro ha sempre
contraddistinto le imprese di tutte le nazionali italiane: aldilà di quella che è
stata la nostra storia e del volere politico, dal 1911 gli azzurri sono stati gli
atleti che hanno portato l’Italia nel mondo, che l’hanno rappresentata. Questo
per me è sempre stato un onore e motivo d’orgoglio.
E poi, visti i risultati, porta anche bene!”
Intanto ci siamo spostati al piano di sotto e, non appena finite le scale, scopriamo una sala con una strabiliante collezione di Cipree. Il Principe Vittorio Emanuele confida, con una vena di timidezza, che quella è considerata tra le tre
collezioni più importanti al mondo, sia numericamente che qualitativamente. Accediamo in una saletta attigua, dove troneggia
il grande modello in scala dell’incrociatore Duca degli Abruzzi,
sul quale il 6 giugno 1946 a Napoli, s’imbarcò la famiglia reale,
per lasciare definitivamente l’Italia. Accanto, marrata al muro,
40 Giugno 2004
un’antica ancora in piombo. Sotto, un divano sul quale ci sediamo.
Ha mai avuto paura del mare?
“No, il mare non mi ha fatto mai paura.
L’ho sempre sentito dalla mia parte, anche
in occasione di tempeste e di situazioni
difficili, sia sopra che sott’acqua. Come
potrei aver paura di colui che mi ha dato
tanto, che si è donato senza riserve e che
mi ha sempre accolto!”
Che cosa le racconta il mare, che storie
le ha portato.
“Mi ha portato tante storie. Mi piace starlo ad ascoltare a una
delle finestre di casa mia, in Corsica, quando è agitato.
Oppure, quando sto in barca a vela, anche se sono molto concentrato al timone, provo ad ascoltare quello che mi dice il vento: storie che vengono da lontano. Storie di uomini, di navi e di
tempeste. Mi racconta pure di pace, e questo mi dà un certo senso di armonia.
Sopra, il Principe con un’ancora in piombo, uno degli
antichi reperti custoditi nella sua casa svizzera.
A destra, una piccola porzione della meravigliosa
collezione di Cipree
Ma le storie più belle e più ricche me le raccontano i relitti,
quando li esploro in immersione. Nel silenzio del mio respiro nell’erogatore, sento le ultime voci prima del naufragio e, ancor prima, i classici rumori presenti nei locali delle navi: ognuno coi
suoi; la plancia di comando, la sala macchine, la cucina, le stive. Quello è un mondo a sé, dove ogni cosa, ogni particolare, ti
racconta cos’è stata quella nave prima di affondare e che gente
l’ha frequentata.
Sì, dalle immersioni torno sempre con tante storie”.
E lei, cosa racconta al mare?
“Ogni volta che mi allontano da esso, gli rinnovo la promessa di
ritornare presto. Gli racconto anche del mio rispetto per lui.”
Il tempo è trascorso veloce ed è ora di lasciarci. Impegni e altri ospiti attendono il Principe e lui, con un’evidente smorfia di
fastidio per l’obbligo che ha di sospendere i racconti e i pensieri di mare, tanto amati, ci accompagna all’auto. Un saluto cordiale, che ha più il senso di un arrivederci, e si allontana lentamente. Poi, improvvisamente, torna indietro e, afferrandomi un
braccio, mi sussurra all’orecchio: “in fondo, il mare ti rimane
dentro tutta la vita”.
Alla prossima.
Giugno 2004
41