Angela Ragazzini
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Angela Ragazzini
DATA MANAGER DEL MESE: CONOSCIAMOCI... Angela Ragazzini “Se mi avessero detto che da grande avrei fatto questo lavoro non ci avrei mai creduto. L’ambiente medico mi ha sempre affascinato infatti nei miei sogni d’infanzia alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” ho sempre risposto il dottore, ma ahimè, le paure dell’adolescenza e l’incapacità di quegli anni di affrontare le scelte in modo ragionato o comunque consapevole di un certo tipo di futuro, ma hanno fatto deviare dalla strada che per me sognavo. E così seguendo il percorso delle mie amichette di paese per affrontare le scuole superiori, ho scelto di frequentare un istituto tecnico in grado di garantirmi un lavoro finita la scuola ed ormai ben 20 anni or sono, con il mio diploma da ragioniere programmatore, ho deciso di abbandonare gli studi per il mondo del lavoro e da qui una serie di esperienze tra cui l’ultima come contabile in un poliambulatorio nel mio paesello (per la cronaca la ridente Modigliana nel confine fra Romagna e Toscana). Dopo 5 anni nel mondo del lavoro la voglia di studiare e di pretendere qualcosa di più dalla mia vita, soprattutto di sentirmi un po’ realizzata, han preso il sopravvento (in sostanza, la realtà del paesello mi iniziava a stare un po’ stretta) e così ho deciso di iscrivermi all’Università. Dovendo continuare il lavoro e non potendo frequentare le lezioni, ho ripiegato su quanto di più vicino alla medicina ci fosse che mi consentisse di conciliare il tutto. E così mi sono iscritta a Scienze Biologiche a Bologna e per circa 10 anni ho lavorato a tempo pieno e studiato fino a conseguire la tanto agognata laurea con grande soddisfazione ed orgoglio, appagando anche la curiosità di vivere da sola nella grande città. Abbandonata l’idea di tentare la strada del RIS di Parma (il mio sogno da adulta) vista la mia “giovane” età, spronata dall’entusiasmo della laurea, è venuto l’esame di stato, ma ovviamente la gioia è finita in fretta una volta piombata nella triste realtà del mondo lavorativo dei biologi e così è arrivata la svolta. Una “collega” dell’anno di laboratorio di tesi sperimentale, mi ha chiesto di raggiungerla a Milano per provare questa nuova esperienza di lavoro in una CRO, mondo totalmente sconosciuto e nuovo, ma affascinante, così tanto da cambiarmi la vita. Presa da mille paure ho deciso di buttarmi. Dopo esame di ammissione e corsi di inserimento ho iniziato a fine 2007 la mia nuova vita da monitor e la mia collaborazione con OPIS (quante di voi conosceranno questo nome….) una CRO di Desio e quindi ho vissuto a Milano (per meglio dire in Brianza) fino a settembre 2008. Terminato il mio periodo di formazione in sede ho avuto la possibilità di trasferirmi home-based e regionalizzare i miei spostamenti e così ho scelto nuovamente Bologna come casa (nel dettaglio Funo di Argelato) in modo da essere più agevole nei vari viaggi che il lavoro di monitor impone. Nonostante la vita bolognese fosse senza dubbio migliore di quella milanese, ho capito che quello non poteva essere il lavoro della mia vita e così un bel giorno in uno dei miei tanti monitoraggi all’IRST del prof. Amadori, mi è capitato di lavorare con colei che ora è la mia “compagna di banco”, che non so ispirata da quale illuminazione divina, mi ha preso nelle sue grazie (dettate forse da campanilismo romagnolo vista la vicinanza dei nostri due paeselli) e mi ha accompagnato con mano ad imboccare quella che ora è la strada che sto percorrendo. E così da marzo 2009 sono entrata a far parte dello staff del Prof. Amadori ed in particolare dell’Unità di Biostatistica e Sperimentazioni Cliniche “capitanata” da Oriana (Nanni) con il coordinamento di Patrizia (Serra) che i più “anziani” membri del GIDM sicuramente avranno avuto modo di conoscere. Una sorta di cerchio che si chiude perché pensate che poco dopo la laurea è stato il primo Istituto dove ho spedito il mio CV e dove realmente mi sarebbe piaciuto un giorno lavorare. Senza dubbio l’approccio in Istituto come Data Manager è stato completamente differente rispetto a quello da monitor ed io stessa ora che mi trovo dall’altra parte della scrivania, capisco quanto sia non sempre facile rapportarsi con queste figure (sempre riconosciute come rompiscatole) e quanto vorresti ogni giorno farne a meno. Ma non posso né voglio rinnegare il mio passato anche perché se da due anni abbondanti mi trovo a Meldola è sicuramente merito del percorso che ho affrontato che mi ha portato fin qua (nonché del fortunato incontro con la mia collega che ha visto “del buono” in me). Nello stesso anno quindi ho conosciuto il GIDM e, credo complice il mio passato lavorativo, ora mi trovo quale membro del Consiglio Direttivo a rivestire il ruolo di Tesoriere, con impegno ed onore a rappresentanza di chi come me svolge questa attività, nel tentativo di riuscire se non altro per chi verrà nel futuro ad ottenere un minimo riconoscimento in ambito sanitario della figura professionale che rivestiamo. Mi piace pensare e credere che anche nel nostro piccolo, con le nostre “fatiche” quotidiane, riusciamo ad offrire un contributo alla ricerca e che, umanamente parlando, riusciamo anche solo con un piccolo sorriso ad un paziente che incontriamo in corridoio ad offrire un po’ di quell’aiuto che può farli sentire in un ambiente rassicurante.”