La bicicletta verde - Cinema Verdi

Transcript

La bicicletta verde - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi – Breganze
www.cineverdi.it
La bicicletta verde
(Wadjda)
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia
Haifaa Al Mansour
Sceneggiatura
Haifaa Al-Mansour
Costumi
Peter Pohl
Fotografia
Lutz Reitemeier
Montaggio
Andreas Wodraschke
Musiche
Max Richter
Distribuzione
Academy2
Paese
Arabia Saudita 2012
Durata
100’
PERSONAGGI E INTERPRETI
Madre di Wadjda Reem Abdullah
Wadjda
Waad Mohammed
Abdullah
Abdullrahman Algohani
la signora Hussa Ahd Kamel
Padre di Wadjda Sultan Al Assaf
39° anno
Latitudini
condizioni in cui la donna deve vivere
restano pesanti. Relegata in casa, nello
svolgere i soliti ruoli domestici, ha
spesso l’unico dovere di sottomettersi ai
limiti imposti dagli uomini.
È in questo tipo di contesto che Wadjda,
titolo originale de La bicicletta verde, è
ambientato. Wadjda, protagonista della
storia, è una ragazzina di 12 anni che
sogna di possedere una bicicletta, come
il suo amico maschio Abdullah.
La vuole per poter gareggiare contro di
lui e riuscire a batterlo.
Una bicicletta è un desiderio semplice,
ma se sei una bambina e vivi in Arabia
Saudita può diventare molto complicato
realizzarlo. La madre infatti è contraria,
in quanto possedere una bicicletta è
sconveniente, per una femmina,
secondo la religione mussulmana.
“Quando avrò la bicicletta ti batterò,
allora saremo pari.”
Wadjda
Al giorno d’oggi le donne ricoprono ruoli
importanti nella politica, nel sociale, nel
mondo del lavoro, nelle arti e spesso
con riconosciuto successo.
Ciò nonostante esistono ancora nazioni,
e non poche,dove le donne non sono
condiderate alla pari degli uomini.
Ci sono dei paesi in cui addirittura non è
loro concesso godere di alcun diritto.
L’Arabia Saudita è uno di questi.
Grazie alle riserve di petrolio che
portano ingenti entrate, l’Arabia Saudita
è considerato uno dei paesi più ricchi e
modernizzati al mondo.
Malgrado questo, a causa
principalmente dell’influenza della
cultura e della religione islamica, le
Questo non ferma però la ragazza, che
con grande tenacia e diversi espedienti,
fa di tutto per raggiungere il suo
obiettivo.
Prendendo spunto da un racconto di
pura quotidianità, la regista Haifaa AlMansour descrive la mentalità e le
regole imposte dalla cultura
mussulmana e rappresenta la difficile
condizione a cui le donne sono costrette
a sottostare.
La bicicletta verde
La pellicola pone in parallelo la storia di
Wadjda e di sua madre : due figure
femminili forti, piene di progetti e di
ispirazioni, due sognatrici.
La madre, abbandonata dal marito
perchè impossibilita ad avere altri figli, è
incapace di ribellarsi al sistema
culturale e al suo destino. La figlia, una
bambina sveglia e vivace, che indossa
scarpe occidentali, che ama la musica
rock e che gioca coi maschi, è al
contrario determinata a far valere il
proprio carattere e la propria
personalità. La madre simboleggia la
tradizione, mentre Wadjda rappresenta
il bisogno di libertà per il quale le nuove
generazioni lottano al fine di contrastare
e cambiare tutti quei rituali e quelle leggi
che risultano oramai incomprensibili ed
anacronistici.
La bicicletta verde è un delicato
omaggio alle Donne, alla loro forza e
determinazione.
La regista sceglie di mettere in scena
esclusivamente personaggi femminili,
relegando gli uomini a ruoli marginali e
senza spessore. Le sue donne sono
dinamiche e vitali perchè rappresentano
la volontà di infrangere un costume
dove, suo malgrado, prevale sempre un
ambiente maschilista.
Sorpresa della Mostra del Cinema di
10 marzo 2014
Venezia del 2012, questo film è stato
acclamato come manifesto della
condizione femminile nei paesi arabi.
Ma esso non è un film femminista,
quando piuttosto un film che esalta la
femminilità. Haaifa Al-Mansour è lei
stessa un simbolo di tenacia e
ribellione, in quanto è di fatto la prima
vera regista donna di un paese in cui
fare Cinema è un’arte vietata, in cui non
esistono sale cinematografiche e in cui
l’unica modalità di vedere un film è
all’interno le mura domestiche,
attraverso la TV. Senza pretese
intellettuali o di denuncia, senza urlare
alla condanna del sistema, la regista è
riuscita arappresentare la realtà dura
ed oppressa di un paese ricco di mezzi
ma poverissimo di libertà, attraverso un
racconto semplice e divertente, che
porta in sè un messaggio che tocca in
modo universale, il cuore di tutti.
È un invito alle donne a rivedere i propri
obiettivi e a lottare per essi.
È un delicato inno alla speranza che,se
affrontate con determinazione, volontà e
coraggio, è possibile sconfiggere le
abitudini, anche le più radicate.
Giovanna Bassan
[email protected]
Cineforum G. Verdi – Breganze
www.cineverdi.it
LA REGISTA
39° anno
Latitudini
L’ATTRICE
La bicicletta verde
La locandina
La bicicletta verde
10 marzo 2014
ll cortometraggio
Mocassins
di Denis M. Kimathi
Uganda - durata 13’
Cortometraggio che arriva dall’Uganda,
premiato come miglior opera amatoriale al
Festival Alto Vicentino 2012.
Come “La bicicletta verde” parla dei diritti
dell’infanzia, in particolare del diritto a
viverla nella pienezza anche nella
dimensione del gioco.
sinossi
Jamin è un bambino di 10 anni che dovrà
scegliere tra la cura delle sue nuove scarpe
e l’amore per il calcio, o rischierà di perdere
il rispetto e l’amicizia dei compagni di gioco
NOME: Haifaa Al-Mansour
DATA DI NASCITA: 10/08/1974
LUOGO DI NASCITA: Arabia Saudita
NOME: Waad Mohammed
DATA DI NASCITA: 2000
LUOGO DI NASCITA: Arabia Saudita
(2012) Wadjda
(2005) Women Without Shadows (corto)
(2003) The Only Way Out (corto)
(2002) The Bitter Journey (corto)
(2012) Wadjda
Curiosità
•
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2012,
che ha accolto con applausi e
commozione il film della regista saudita,
la protagonista della passerella sul red
carpet è stata la piccola Wadjda in sella
ad una fiammante bici verde.
da una Intervista a Haifaa Al Mansour
“Mettere insieme i soldi per fare questo
film è stata un’impresa, nessuno sapeva
cosa aspettarsi e in tanti hanno
rinunciato anche in fase di preproduzione” afferma Haifaa Al-Mansour.
Ma alla fine La bicicletta verde è
diventato il primo film girato in Arabia
Saudita, e a firmarlo è stata una donna.
“In questo film sono le donne che
rivoluzionano le cose - spiega la regista a qualunque età. Ma il cambiamento in
Arabia Saudita viene proprio dalle
donne, che sentono una pressione
sociale fortissima”
Un ringraziamento al Festival Alto Vicentino
di Santorso per la collaborazione nella
proposta dei cortometraggi di Latitudini
_______________________________
ll prossimo film - lunedì 24 marzo
Confessions
“Girare il film è stato difficilissimo, in un
Paese in cui le donne sono segregate,
non possono uscire in strada, lavorare
con uomini e tanto meno dare loro
indicazioni su cosa fare e come farlo.
Per girare in esterni - continua - ho
dovuto nascondermi in un pulmino e da
lì dare indicazioni agli attori. Ma queste
difficoltà ci hanno unito, ci sentivamo in
battaglia”.
“In Arabia non ci sono sale ma i film
sono tollerati se visti in casa con i dvd.
Sono cresciuta con Disney, con i film di
Bollywood, con Jackie Chan. Tutte cose
molto popolari, niente di intellettuale, ma
su di me hanno avuto un’influenza
enorme, erano la mia finestra sul mondo
in un Paese molto chiuso».
di Tetsuya Nakashima
durata 90’
Confessions è uno dei film più sorprendenti
usciti nelle sale negli ultimi anni.
E’ un thriller psicologico spiazzante e
stupefacente che partendo dal
disvelamento di un mistero, la morte della
figlia della professoressa Yukio Moriguchi
che insegna in una scuola media
giapponese, ha la capacità di coinvolgere
emotivamente lo spettatore attraverso una
sequenza di confessioni intrecciate.
Le testimonianze dei protagonisti si
accavallano e si integrano conducendo per
mano lo spettatore nel pozzo senza fondo
di una società malata e senza riferimenti in
cui genitori svagati e assenti crescono figli
nichilisti anaffettivi e violenti. Confessions è
un film poetico ed estremo, destinato a
restare e capace di appagare gli occhi e
scuotere le menti.
Re della terra selvaggia
Il sospetto
voto 3,87
voto 4,44