strategia di produzione
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STRATEGIA DI PRODUZIONE Alberto F. De Toni Università di Udine CATENA OPERATIVA DEL VALORE CATENA OPERATIVA DEL VALORE PROGETTAZIONE ORGANIZZAZIONE E MANAGEMENT APPROVVIGIONAMENTI PRODUZIONE — Configurazione e coordinamento delle attività, forme di coalizione, strutture organizzative e meccanismi di integrazione, ruoli manageriali. DISTRIBUZIONE PRESTAZIONI VANTAGGI SISTEMI DI GESTIONE TECNOLOGIE — Progettazione simultanea prodotto-processo, Comakership, Total Quality Control, Just in Time, Distribution Resources Planning. — Tecnologie per lo svolgimento delle fasi di progettazione, trasporto, movimentazione, stoccaggio, produzione e distibuzione — Tecnologie per la elaborazione e comunicazioni delle informazioni — Tecnologie incorporate nel prodotto - Costi totali - Qualità - Tempestività di consegna - Rapidità di introduzione nuovi prodotti - Affidabilità - Flessibilità COMPETITIVI - Prezzo - Differenziazione di prodotto - Differenziazione di servizio CORPORATE AND MANUFACTURING STRATEGY Marketing Step-1 Corporate Mission Step-2 Marketing Plans Step-3a Establishment of Functional Views Sales Mat’Is Mgmt Production Step-3b Consensus view of Order-winnning Criteria Step-3c Determination of Key Manufacturing Tasks Manufacturing Structural Decisions Step-4 Fig. 1. The manufacturing strategy formulation process conceptual model. Fonte : R. Menda ,D. Dilts, Journal of Operations Management ,1997 Operations Step-5 Quality Manufacturing Infrastructural Decisions Cost Acc’tg STRATEGIA CORPORATE E DI PRODUZIONE NELL’APPROCCIO RBV 4- Selezione di una strategia che sfrutta al meglio le competenze dell’impresa rispetto alle opportunità esterne Strategia 3- Valutazione delle potenzialità delle risorse e competenze di generare rendita in termini di potenziale di creazione, sostenibilità e sfruttamento del vantaggio competitivo Potenzialità in termini di vantaggio competitivo sostenibile 2- Individuazione delle risorse di base dell’impresa. Cosa può fare l’impresa? Competenze 1- Identificazione delle risorse dell’impresa ed individuazione delle forze e debolezze rispetto ai concorrenti Risorse Fonte : R.M. Grant 5- Individuazione delle carenze di risorse che devono essere colmate. Investimenti finalizzati all’integrazione e all’incremento delle risorse di base. Order winners and qualifiers Competitive Benefit Performance Less important factors Qualifying level Performance Figure 3.6 : Order-winning, qualifying and less important competitive factors N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Competitive Benefit Qualifying factors Competitive Benefit Order-winning factors Performance Step 1 Step 2 Step 3 Obbiettivi Aziendali Strategia di Marketing Come fare prodotti/servizi win orders? Sviluppo Mercati e segmenti di prodotti/servizi Profitto Strategia delle operazioni Scelta del processo Supporto funzionale Qualità Trade-off compreso nel processo Pianificazione delle operazioni e controllo dei sistemi Velocità consegne Volumi Ruolo delle scorte Affidabilità consegne Standardizzazione o personalizzazione Range prodotti/servizi Innovazione Progettazione prodotti/servizi Leader o inseguitore Struttura del lavoro Capacità, dimensione, sincronizzazione, posizione Immagine di marca Servizio tecnico La metodologia di Hill della formulazione della strategia delle operazioni Fonte: Adattata da Hill, T. (1993) Manufacturing strategy (2nd edn),Macmillan N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Infrastrutture Processo tecnologico Mix Altre misure finanziarie Step 5 Prezzo Range ROI Step 4 Sistemi di pagamento Struttura organizzativa Fattori competitivi Obiettivi di performance se il cliente valuta... ... allora si dovrà eccellere in ... Prezzo basso Costi Alta qualità Qualità Distribuzione veloce Velocità Distribuzione affidabile Prodotti e servizi innovativi Ampia gamma di prodotti e servizi L'abilità a cambiare i tempi o la quantità di prodotti e servizi Affidabilità Flessibilità (prodotti/servizi) Flessibilità (mix) Flessibilità (volume e/o distribuzione) Figura 3.5 : Differenti fattori competitivi implicano differenti obiettivi di performance N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Business to Consumer Business to Business Prodotti Attrezzatura elettronica medica standard Dispositivi elettronici di misurazione Clienti Ospedali/cliniche Altre compagnie di attrezzature mediche Specifiche di prodotto Non high tech. Ma aggiornamenti periodici Molti tipi, alta performance Gamma di prodotti Ristretta – quattro varianti Molto ampia , qualche personalizzazione Cambiamenti nella progettazione Infrequenti Continui Distribuzione Veloce –da stock Importante consegnare in tempo Qualità Significa affidabilità Significa performance Domanda Prevedibile Imprevedibile Volume per tipo di prodotto Alto Da medio a basso Margini di profitto Da bassi a medi Da medi a molto alti Order winners Prezzo Affidabilità del prodotto Specifiche di prodotto Gamma di prodotti Qualifiers Velocità di distribuzione Performance di prodotto Qualità Gamma di prodotti Distribuzione in tempo Velocità di distribuzione Prezzo Costi Qualità Flessibilità prodotti\ servizi Flessibilità mix Affidabilità Fattori competitivi Less important Obiettivi interni di performance Table 3.1 : Differenti gruppi di clienti richiedono differenti obiettivi di performance N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Business to Consumer Business to Business Prodotti Servizi finanziari personali come prestiti e carte di credito Servizi speciali aziende Clienti Individui Business Gamma di prodotti Media ma standardizzata, poche necessità di personalizzazione Molto ampia, molte necessità di personalizzazione Cambiamenti nella progettazione Occasionali Continui Distribuzione Decisioni veloci Servizio affidabile Qualità Significa transazioni senza errori Significa strette relazioni Volume per tipo di servizio Per lo più volume alto Per lo più volume basso Margini di profitto I più sono da bassi a medi, alcuni alti Da medi a alti Prezzo Accessibilità Velocità Qualità Gamma Personalizzazioni Qualità del servizio Affidabilità Velocità Prezzo Fattori competitivi Order winners Qualifiers Less important Obiettivi interni di performance Accessibilità Costi Velocità Qualità Flessibilità Qualità Affidabilità Table 3.2 : Differenti gruppi di clienti richiedono differenti obiettivi di performance N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Strategia Originale Strategia del concorrente Order winner Distribuzione veloce Gamma Qualifiers Prezzo Obiettivi di Performance Velocità e flessibilità Strategia Alternativa 1 Order winner Distribuzione veloce Gamma Qualifiers Prezzo Obiettivi di Performance Velocità e flessibilità Order winner Distribuzione veloce Qualifiers Gamma Prezzo Obiettivi di Performance Velocità Strategia Alternativa 2 Order winner Distribuzione veloce Qualifiers Gamma Prezzi Obiettivi di Performance Velocità Strategia Alternativa 3 Order winner Prezzo Qualifiers Distribuzione veloce Prezzo Obiettivi di Performance Costi Figura 3.7 : L'attività dei concorrenti può influenzare le relativa importanza degli obbiettivi di performance N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Volume delle vendite Introduzione Sviluppo Maturità Prima introduzione sul mercato del prodotto/servizio Il prodotto/servizio guadagna consenso sul mercato Lenta crescita nelle vendite Rapida crescita del Le vendite volume delle vendite rallentano e si livellano Figura 3.8 : Il ciclo di vita di prodotti e servizi N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 Declino I bisogni del mercato I bisogni del mercato iniziano ad essere sono largamente soddisfatti soddisfatti Le vendite diminuiscono Volume delle vendite Introduzione Sviluppo Maturità Declino Volume Basso Rapida crescita Alto e uniforme In diminuzione Clienti Innovatori Primi adottatori La maggior parte del mercato Pigri Concorrenti Pochi/nessuno Numero in aumento Numero stabile Numero in diminuzione Varietà di progettazione di prodotti/servizi Possibili alte personalizzazioni o frequenti cambiamenti nella progettazione Sempre più standardizzazione Emergono modelli dominanti Possibile azione di standardizzazione Likely order winners Caratteristiche di prodotti/servizi, performance o originalità Disponibilità di prodotti/servizi di qualità Prezzo basso Fornitura affidabile Prezzo basso Likely qualifiers Qualità Gamma Prezzo Gamma Gamma Qualità Fornitura affidabile Operazioni dominanti Obiettivi di performance Flessibilità Qualità Velocità Affidabilità Qualità Costi Affidabilità Costi Figura 3.9 : Gli effetti del ciclo di vita di prodotti/servizi sull'organizzazione N. Slack et al., Operations Management, Pitman Publisshing, 1995 RELAZIONE COSTI - SERVIZIO A. F. De Toni Università di Udine 1 CURVA COSTI E SERVIZIO Curva dell’eccellenza COSTI 100 A Zona dell’impossibile 90% SERVIZIO La frontiera dell’eccellenza è ottenuta interpolando la situazione di quelle aziende che hanno conseguito il miglior rapporto tra servizio prestato e costi relativi alle attuali condizioni di mercato. A. F. De Toni Università di Udine 2 MIGLIORAMENTO DELLA SITUAZIONE AZIENDALE COSTI 1 a c b SERVIZIO L’azienda situata in 1 evidenzia una situazione con ampi spazi di miglioramento. Esistono diversi percorsi possibili: • a) aumentare il servizio; • b) ridurre i costi; • c) effettuare entrambi. A. F. De Toni Università di Udine 3 BREAK-THROUGH COMPETITIVO COSTI A B Zona dell’impossibile SERVIZIO L’azienda che riesce a posizionarsi in B ha raggiunto un vero e proprio vantaggio competitivo. A. F. De Toni Università di Udine 4 LA CURVA COSTO-SERVIZIO PARAMETRICA NEL TEMPO t0 COSTO t1 Curva all’istante iniziale t Curva all’istante finale SERVIZIO ALLA CLIENTELA Il progresso in ambito tecnologico, ingegneristico e gestionale permette di migliorare il rapporto costi servizio nel tempo. A. F. De Toni Università di Udine 5 MATRICE COSTO-SERVIZIO alti 2° quadrante 1° quadrante bassi 3° quadrante 4° quadrante COSTI basso alto SERVIZIO A. F. De Toni Università di Udine 6 ORIENTAMENTO STRATEGICO Imprese marketing oriented alti COSTI bassi Imprese production oriented Imprese logistic oriented basso alto SERVIZIO L’orientamento strategico prevalente delle aziende nei quadranti della matrice costo-servizio A. F. De Toni Università di Udine 7 POSIZIONE STATICA 1 2 alti 3 COSTI 4 5 bassi basso alto SERVIZIO Impresa in esame Competitors A. F. De Toni Università di Udine 8 POSIZIONE DINAMICA 1 alti Destinata a chiudere 2 Stabile 3 COSTI 5 4 bassi basso alto SERVIZIO Posizione finale Possibili migrazioni nel tempo delle aziende all’interno della matrice A. F. De Toni Università di Udine 9 ANALOGIA CON L’EVOLUZIONE DELLA FRONTIERA DI ECCELLENZA SERVIZIO basso alto alti COSTI bassi alti COSTI bassi basso alto SERVIZIO Il giorno in cui tutte le aziende si posizioneranno nel 4° quadrante si ricomporrà al suo interno una nuova matrice. A. F. De Toni Università di Udine 10 POSIZIONE OTTIMALE DELL’AZIENDA RICAVI / COSTI Il fatturato come funzione del servizio fornito max Il costo come funzione del servizio fornito SERVIZIO Posizione ottimale Posizione ottimale dell’azienda a parità di affollamento competitivo A. F. De Toni Università di Udine 11 TEMPO COME VANTAGGIO COMPETITIVO L'assunzione del tempo quale vantaggio competitivo è stata postulata per la prima volta in due articoli famosi: • quello di Stalk su Harvard Business Review (1988 - "The Next Source of Competitive Advantage") • e quello di Schmenner su Sloan Management Review (1988 - "The Merit of Making Things Fast"). Sebbene «il tempo è denaro» sia un detto assodato, lo studio "scientifico" dei vantaggi che la competizione attraverso il tempo può offrire e recente. A. F. De Toni Università di Udine 1 FATTORI DI TIME BASED COMPETION Tra i fattori che spingono verso una competizione basata sul tempo: • la maturità di certi settori (nei duali sussiste già una buona struttura dei costi e le innovazioni sono incrementali e limitate) • domanda può essere sensibile al tempo oltre che al prezzo (Friedel e Stalk -1988- parlano proprio di una "time elasticity of demand"). A. F. De Toni Università di Udine 2 PRESTAZIONI DI TEMPO • tempestività, rapidità, prontezza; (timeliness, promptness, readiness, quickness, speed, velocity, rapidity) delle consegne e nell'introduzione di nuovi prodotti • puntualità, rispetto delle date di consegna concordate (punctuality) • affidabilità delle consegne, in termini di quantità/mix promessi (delivery reliability) A. F. De Toni Università di Udine 3 THROUGHPUT TIME Nel dizionario APICS viene così definito (sinonimo di cycle time): • nell'ingegneria industriale, tempo intercorrente tra il completamento di due unità discrete di produzione (ovvero intervallo di tempo tra due unità successive nella sezione di uscita o di entrata, anche detta cadenza); il "throughput time" di motori assemblati ad un ritmo di 120 all'ora sarà di 30 secondi. • nella gestione dei materiali, intervallo di tempo intercorrente tra l'ingresso e l'uscita di una medesima unità di materiale in un impianto produttivo (anche detto tempo di attraversamento o lead time) In letteratura si trovano anche altre definizioni: Crawford e Cox ('90) lo definiscono come rapporto fra WIP e A. F. De Toni Università di Udine produzione giornaliera. 4 LT vs TT Misura di Tra unità Nelle sezioni di Intervallo di tempo Medesima Ingresso e uscita Throughput Intervallo di time tempo Successive Ingresso / uscita Lead time A. F. De Toni Università di Udine 5 "LEAD TIME" DI PRODUZIONE Viene considerato come somma di quattro tempi: • processo o lavorazione (run) • attesa o coda (queu) • attrezzaggio (set up) • movimentazione (move) "Manufacturing cycle effectiveness" è invece il rapporto: process time/ lead time La somma dei "run time" relativi a tutte le macchine , in letteratura italiana, viene spesso intesa come "tempo-ciclo“ o "tempo-ciclo standard". A. F. De Toni Università di Udine 6 TEMPO STANDARD Il "tempo standard." per una certa operazione manuale viene così calcolato: stabilita una prestazione valutata 100, si cronometrano i tempi effettivi impiegati dagli operai per prestazioni che vengono valutate in riferimento alla prestazione standard 100, dopodiché si fa un'interpolazione fra tempi di prestazioni superiori e inferiori a 100 e si ricava il "tempo--base"; il tempo-base infine viene maggiorato con un tempo che statisticamente tiene conto degli imprevisti. A. F. De Toni Università di Udine 7 CLASSIFICAZIONE DELLE PRESTAZIONI DI TEMPO Prestazioni Interne Prestazioni Esterne Prestazioni di breve periodo (produzione-consegn a) -“lead times” di -rapidità delle consegne approvigionamento, -puntualità delle consegne produzione e distribuzione; -affidabilità delle consegne -aderenza alla schedulazione; -disponibilità di macchina; Prestazioni di lungo periodo (sviluppo-prodotto) -"time-to-market" -innovativita dei prodotti (frequenza di introduzione) L'aderenza alla schedulazione misura il grado di scostamento fra le date previste ed effettive di inizio/fine di ciascuna operazione, ed evidentemente F. De Toni Università di Udine 8 influenza la puntualità delleA. consegne. DISPONIBILITÀ DI MACCHINA (1) E' data dal rapporto fra tempo in cui la macchina e disponibile per le lavorazioni e tempo totale(comprende il tempo in cui la macchina e disponibile per le lavorazioni ed il tempo speso per manutenzione preventiva e reattiva) Disponibilità = MTBF/(MTBF+MTTR) MTBF=Mean Tìme Between Failures (tempo medio fra due guasti successivi) MTTR=Mean Time To Repair (tempo medio di riparazione) delle Macchine A. F. De Toni Università di Udine 9 DISPONIBILITÀ DI MACCHINA (2) Il MTBF delle macchine, definito su base probabilistica, è il principale indicatore dell'affidabilità di macchina il MTTR, definito sempre su base probabilistica, è il principale indicatore della manutenibilità di macchina. La manutenibilità di macchina è un concetto più esteso della riparabilità la quale considera i soli tempi (probabilistici) di riparazione; manutenibilità di macchina considera anche i tempi (probabilistici) d'individuazione del guasto. Ovviamente la disponibilità di macchina, e quindi la sua affidabilità e manutenibilità, sono correlate alla produttività della macchina stessa. A. F. De Toni Università di Udine 10 TEMPESTIVITÀ, PUNTUALITÀ E AFFIDABILITÀ La tempestività può essere misurata come tempo medio di evasione degli ordini La puntualità può essere misurata come percentuale di ordini completi in un periodo di tempo, o alternativainente come ritardo medio percentuale (la media dei ritardi, percentualizzati ciascuno sul tempo promesso) L'affidabilità può essere misurata come media della percentuale di righe evase in relazione ai vari ordini (ciascuno composto da più righe d'ordine) e tiene conto della non completa rispondenza degli ordini alle quantità e ai mix richiesti. A. F. De Toni Università di Udine 11 INNOVATIVITA’ DEL PRODOTTO Riguardo alle prestazioni "di lungo periodo", il cliente percepisce la dimensione temporale attraverso l'innovatività del prodotto (da non confondersi con il livello qualitativo del prodotto) ovvero attraverso la frequenza d'introduzione di nuovi modelli Sul versante interno quello che viene misurato è il "time-to-market", inteso come tempo intercorrente dall'idea di prodotto alla sua produzione Clark e Fujimoto (1991) concludono che il tempo è uno dei tre assi prestazionali dello sviluppo-prodotto, ed introducono il cosiddetto "rapporto di simultaneità" tra attività: ∑ ti i T ,ove ti sono le durate delle singole attività del progetto e T è la durata complessiva del progetto stesso. A. F. De Toni Università di Udine 12 TRAPPOLA Va infine sottolineato che sono state fatte anche delle critiche all'eccesso di "competizione sul tempo": von Braun (1991) parla di «trappola», così come Stalk e Webber (1994), i quali biasimano la «droga dell'innovazione» (fine a se stessa) e sostengono che le strategie "di movimento" non dovrebbero mai dissociarsi dalle strategie "di posizione", che consolidano i propri vantaggi competitivi nei confronti dei concorrenti. A. F. De Toni Università di Udine 13 Time-based competition • ESTERNE TEMPO 2 classi di prestazioni temporali • INTERNE A. F. De Toni Università di Udine 1 Il termine time-based competition, coniato da George Stalk e i colleghi del Boston Consulting Group, sottolinea come il tempo possa diventare il fulcro di rinnovate iniziative strategiche. Il significato del tempo nel moderno assetto competitivo può essere analizzato secondo due diverse prospettive: •In relazione alla configurazione esterna dell'impresa, ovvero ai prodotti/servizi che essa offre sul mercato, •e a quella interna, concernente l'insieme delle risorse utilizzate per espletare la propria missione. Emergono così due classi di prestazioni temporali: quelle esterne, percepibili dal consumatore, e quelle interne, misurabili dall'azienda, ma non visibili alla clientela. 1 Le prestazioni esterne e interne Prestazioni di tempo Interne Esterne Fase Sviluppo prodotti TTM FI (Time-To-Market) (Frequenza di Introduzione) LT (Lead Time) Approvvigionamento Produzione - approvvigionamento - produzione Distribuzione - distribuzione De Toni Università di Udine Fig. 1 - Prestazioni di tempo esterneA.edF.interne - nuovi prodotti - modifica esistenti TC (Tempo di Consegna) - rapidità - puntualità 2 2 Le tipologie di time-based competitor Process time-based competitor Product & Process time-based competitor Product time-based competitor Focus su Focus su FI TC Fig. 2 - Focus sulle prestazioni esterne di tempo e classi proposte di competizione time-based. FI = frequenza di introduzione di nuovi prodotti o di modifica degli esistenti A. F. De Toni Università di Udine TC = tempo di consegna (rapidità, puntualità) 3 Un'azienda che miri essenzialmente ad ottenere una maggiore frequenza di introduzione di nuovi prodotti o modifica degli esistenti e voglia quindi far leva sul contenuto innovativo della propria offerta può essere definita un product timebased competitor. Il focus, infatti, si concentra sul prodotto, a cui vengono conferite quelle caratteristiche, in termini di tecnologia e design, che più rispondono alle esigenze del mercato. Un'impresa che, invece, si ponga come obiettivo l'accelerazione delle proprie consegne e punti al riconoscimento della propria capacità di esaudire velocemente e con puntualità le richieste della clientela può essere considerata un process time-based competitor. L'attenzione in questo caso si orienta al processo produttivo-logistico, che deve essere in grado di sostenere una maggiore rapidità di soddisfacimento della domanda. Definiremo, infine, un product and process time-based competitor una azienda che voglia sfruttare pienamente i vantaggi derivanti da ambedue le accezioni con cui il mercato si dimostra sensibile al tempo; essa orienterà i propri sforzi in modo da perseguire sia una maggiore frequenza di introduzione di nuovi prodotti, sia migliori tempi di consegna. 3 Il percorso tradizionale verso la time-based competition Sovracapacità progettuale Azienda tradizionale Sovracapacità produttiva Sovrascorte Maggiore FI Product time-based competitor Product & Process time-based competitor Migliore TC Process time-based competitor Fig. 3 - Percorso tradizionale verso la time-based competition. FI = frequenza di introduzione di nuovi prodotti o di modifica degli esistenti TC = tempo di consegna (rapidità, puntualità) A. F. De Toni Università di Udine 4 Il cammino tradizionale verso la time-based competition porta ad ottenere prestazioni esterne di tempo non in seguito ad un'acquisita abilità interna, legata a processi effettivamente più veloci, ma piuttosto come il risultato di un ricorso a sovrarisorse. 4 Il percorso innovativo verso la time-based competition CE Minore TTM Ribaltamento sui tempi est. Maggiore FI Product time-based competitor Ribaltamento sui costi Minori costi di sviluppo Design cost-based competitor Ribaltamento sui tempi est. Migliore TC Process time-based competitor Minori costi produttivo logistici Production cost-based competitor Azienda tradizionale JIT Minori LT Ribaltamento sui costi Product & Process time-based competitor Design &Production cost-based competitor Fig. 4 - Il percorso innovativo e le scelte strategiche. Legenda: CE = Concurrent Engineering; JIT = Just-In-Time; TTM = Time-To-Market; LT = Lead Time; FI = Frequenza di Introduzione di nuovi prodotti o modifica degli esistenti; TC = Tempo di Consegna (rapidità, puntualità). A. F. De Toni Università di Udine 5 Un diverso approccio verso la conquista di vantaggi time-based consiste nel rendere l'azienda strutturalmente più veloce, cosicché una maggiore frequenza di introduzione di nuovi prodotti o modifica degli esistenti e migliori tempi di consegna risultino l'esplicitazione esterna di capacità costruite internamente. 5 Il "dilemma" del ribaltamento Quando l’azienda raggiunge apprezzabili prestazioni interne di tempo, deve affrontare il “dilemma” del ribaltamento, ovvero scegliere su quale fronte riversare i vantaggi acquisiti : – tempi esterni – costi A. F. De Toni Università di Udine 6 Quando l’azienda raggiunge apprezzabili prestazioni interne di tempo, deve affrontare il “dilemma” del ribaltamento, ovvero scegliere su quale fronte riversare i vantaggi acquisiti : •tempi esterni •costi La contrazione dei lead time lungo la catena operativa del valore conferisce all'impresa l'agilità necessaria per divenire un time-based competitor ed acquisire dunque un vantaggio competitivo basato sulle proprie performance esterne di tempo; d'altra parte essa si rivela anche un mezzo attraverso il quale ottenere una sostanziale riduzione dei costi necessari all'espletamento della missione aziendale. L'azienda dovrà scegliere se l'obiettivo strategico sia quello di incidere sulla propria configurazione esterna oppure solo su quella interna. Di qui il dilemma del ribaltamento, da risolversi nella scelta del fronte sul quale riversare principalmente i vantaggi acquisiti. 6 esempio S Ap F As D TC Compressione dei lead time S Ap F ATO As D TC' ATO' (TC' << TC) MTO (TC"< TC) Fig. 5 - Effetti del ribaltamento sulle modalità di risposta alla domanda. Legenda: S = Sviluppo, Ap = Approvvigionamenti, F = Fabbricazione, As = Assemblaggio, D = Distribuzione, ATO = assemble-to-order, MTO = make-to-order, PTO = purchase-to-order. A. F. De Toni Università di Udine 7 Si consideri, a titolo di esempio, un'azienda assemble-to-order (ATO), il cui tempo di consegna al cliente sia dunque pari alla somma dei lead time di assemblaggio e distribuzione, come illustrato in fig. 5. Se tramite azioni JIT essa riuscisse a contrarre i lead time delle fasi produttivologistiche, come rappresentato in figura, potrebbe decidere un ribaltamento sul lato esterno, che non modificherebbe la propria modalità di risposta alla domanda, ma consentirebbe di ottenere un tempo di consegna sensibilmente minore e quindi apprezzabile dal consumatore (TC' << TC). Tuttavia, la compressione dei tempi interni pone alternativamente l'impresa nelle condizioni di poter diminuire il numero delle attività svolte su previsione. Scegliendo allora di riversare interamente i vantaggi ottenuti sui costi interni, l'azienda troverebbe conveniente spostarsi verso una modalità purchase-to-order (PTO), con l'eliminazione dei rischi connessi con l'approvvigionamento e la fabbricazione su previsione; in tal caso il cliente continuerebbe a misurare la medesima rapidità di risposta, non percependo alcun cambiamento (TC''' = TC). E' possibile ipotizzare una soluzione intermedia, in cui la società decida di ribaltare i vantaggi offerti dal raggiungimento di prestazioni interne di tempo in parte rendendoli visibili al mercato, contraendo seppur in misura inferiore al realizzabile il tempo di consegna (TC'' < TC), in parte passando ad una modalità make-to-order (MTO) e quindi ad una produzione avviabile a valle della ricezione degli ordini, con rischi minori rispetto alla configurazione iniziale di assemble-to-order. 7 Costi di sviluppo prodotti B U ribaltamento sui costi A CE leve i d so ribaltamento sui tempi esterni C Product time-based competitor D Design cost-based competitor Frequenza di introduzione e modifica dei prodotti Fig. 6a - Trade-off costi di sviluppo/frequenza e modifica prodotti: percorso tradizionale (A-B)8 A. F. di Deintroduzione Toni Università di Udine ed innovativo con ribaltamento sulle prestazioni di tempo esterne (A-C) o sui costi (A-D) Nelle figg. 6a e 6b sono rappresentate le curve costi-prestazioni esterne relative rispettivamente allo sviluppo prodotti e alle rimanenti fasi della catena operativa del valore; analogamente alla curva costi-servizio proposta da Ferrozzi et al. [1987], esse rappresentano le posizioni di eccellenza, ovvero l'insieme dei punti limite nel rapporto tra costi e prestazioni, dove un miglioramento lungo un asse comporta inevitabilmente un peggioramento lungo l'altro. 8 B Costi produttivo logistici A ribaltamento sui costi JIT leve i d Uso ribaltamento sui tempi esterni C Process time-based competitor D Production cost-based competitor Rapidità e puntualità di consegna Fig. 6b - Trade-off costi produttivo-logistici/rapidità puntualità di di Udine consegna: percorso tradizionale (A-B) 9 A. F. De TonieUniversità ed innovativo con ribaltamento sulle prestazioni di tempo esterne (A-C) o sui costi (A-D) 9 Time-based versus cost-based competition Ribaltamento sui tempi esterni Product time-based competitor Maggiore quota di mercato, sovrapprezzi Maggiori flussi di cassa in entrata Process time-based competitor Maggiore quota di mercato, sovrapprezzi Δ valore > 0 Ribaltamento sui costi Design cost-based competitor Minori costi di sviluppo Production cost-based competitor Minori costi produttivo logistici Minori flussi di cassa in uscita Fig. 7 - Effetti del ribaltameno sulla creazione di valore A. F. De Toni Università di Udine 10 Il dilemma del ribaltamento, comunque venga risolto, rappresenta pur sempre per l'azienda la concreta possibilità di incrementare significativamente i profitti: entrambe le scelte portano, infatti, ad un aumento dell'utile (vedi fig. 7). E' lecito allora chiedersi quale sia l'elemento discriminante che guidi le imprese verso una corretta interpretazione delle potenzialità acquisite: se cioè sia più opportuno orientarsi verso una time-based piuttosto di una cost-based competition. Tale criterio va individuato presumibilmente nelle caratteristiche del mercato a cui l'azienda si rivolge e precisamente nel grado di apprezzamento rivelato dal consumatore relativamente alle prestazioni esterne di tempo. 10 Caratteristiche del mercato e scelte strategiche Sensibilità del Alta mercato alla Product Product & Process time-based time-based competitor competitor Design/Production Process cost-based time-based competitor competitor frequenza di introduzione o modifica dei prodotti Bassa Bassa Alta Sensibilità del mercato al tempo di consegna (rapidità e puntualità) Fig. 8 - Caratteristiche del mercato e scelte A. F.strategiche De Toni Università di Udine 11 Si può costruire una matrice (vedi fig. 8), che lega le strategie alla sensibilità dell'ambiente nei confronti rispettivamente della frequenza di introduzione di nuovi prodotti o di modifica di quelli esistenti e del tempo di consegna, nelle sue accezioni di rapidità e puntualità. La matrice proposta va interpretata non solo in senso statico, bensì anche dinamico, in relazione sia a mutamenti del comportamento del consumatore, che potrebbe sviluppare una diversa sensibilità alle prestazioni temporali con conseguente necessità di un riallineamento strategico, sia alle traiettorie evolutive delle aziende. 11 IL JUST IN TIME A.F. De Toni Università di Udine 1 LA FILOSOFIA JIT ELIMINAZIONE MIGLIORAMENTO CONTINUO DEGLI SPRECHI COINVOLGIMENTO DEL PERSONALE CONTROLLO TOTALE DELLA QUALITA’ SINCRONIZZAZIONE DEL FLUSSO A.F. De Toni Università di Udine 2 CLASSIFICAZIONE DELLA LETTERATURA • Oggetto dello studio – Definizione / Filosofia – Implementazione – Aree di intervento: • • • • Prodotto Processo Programmazione Risorse Umane / Organizzazione • Fornitori • Clienti – – – – Prestazioni JIT e Qualità JIT e Servizi JIT e Piccole / Medie Imprese • Tipo di studio – – – – – – Concettuale Survey Caso Studio Modello Matematico Simulazione Classificazione della Letteratura • Scopo dello studio – Sviluppo Teorico – Esposizione Descrittiva A.F. De Toni Università di Udine 3 DIMENSIONI DEL JIT (1 di 2) • Progettazione e sviluppo prodotti – Partnership nella progettazione – Design for operations – Tecniche JIT per lo sviluppo di nuovi prodotti • Processo – Riduzione dei tempi di attrezzaggio / Dimensione piccola dei lotti – Layout coerente con il flusso produttivo – Manutenzione preventiva • Programmazione – Livellamento della produzione – Controllo pull / kanban – Stabilità del piano di produzione A.F. De Toni Università di Udine 4 DIMENSIONI DEL JIT (2 di 2) • Risorse Umane – Addetti multifunzionali – Lavoro di gruppo – Problem solving e decision making • Fornitori – – – – – – – Consegne frequenti ed in piccoli lotti Elevata qualità Numero limitato di fornitori Contatti di lungo periodo Valutazione, certificazione e sviluppo dei fornitori Condivisione delle informazioni Coinvolgimento dei fornitori nella progettazione A.F. De Toni Università di Udine 5 Dipendenti multifunzionali Partecipazione del personale Supporto del Top-management Decentramento e coordinamento ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● Controllo totale della qualità ● Semplicità nella progettazione ● Sistema di controllo pull/ Kamban ● Livellamento della produzione ● Disposizione planimetrica coerente con il flusso ● Manutenzione preventiva ● Riduzione dei tempi di attrezzaggio/ dim lotti Jit Purchasing MODELLI ANALIZZATI E RELATIVE LEVE Sakakibara, Flynn e Schroeder, 1990 e 1992 ● ● ● ● ● ● ● Davy, White, Merrit e Gritzmaker, 1992 ● ● ● ● ● Mehra e Inman, 1992 ● ● ● ● ● ● ● ● Cowton e Vail,1994 ● ● ● ● ● Ramarapu, Mehra e Frolick, 1995 ● ● ● ● Spencer e Guide, 1995 ● ● ● Hallen, Sackett e Williams, 1997 ● ● ● LEVE MODELLI De Toni, Filippini e Forza, 1993 ● ● ● ● A.F. De Toni Università di Udine ● ● ● ● ● 6 PRESTAZIONI • • • • Costo / produttività – Della manodopera – Del capitale circolante tecnico – Delle macchine / impianti Qualità – Conformità – Affidabilità delle consegne (quantità e mix) Flessibilità – Al mix – Al volume – Alle modifiche progettuali / introduzione nuovi prodotti Tempo – Tempi di attraversamento (lead times) – Rapidità delle consegne – Puntualità delle consegne A.F. De Toni Università di Udine 7 Costo/produttività Macchine/impianti Conformità Flessibilità alle mod. progettuali/introduz. nuovi prodotti 2 2 2 2 8 23 Tempi di attraversamento interni(lead time) Rapidità delle consegne Puntualità delle consegne 8 3 3 3 23 2 358 58 235 35 5 3 8 238 3 2378 45 3 234 2368 3 28 34 23 23 5 Decentramento e coordinamento 3 Supporto del Top-management Sistema di controllo pull/ Kamban 35 Partecipazione del personale 5 Dipendenti multifunzionali 5 Jit Purchasing 58 Flessibilità al volume Flessibilità al mix Livellamento della produzione 235 Controllo totale della qualità Costo/produtt.capitale circolante tecnico(riduz. scorte) 3 Semplicità nella progettazione Costo/produttività manodopera Disposizione planimetrica coerente con il flusso PRESTAZIONI Manutenzione preventiva LEVE JIT Riduzione dei tempi di attrezzaggio/ dim lotti JIT E PRESTAZIONI 4 4 4 3 23 3 2 36 34 4 13578 15 135 1358 15 57 58 135 15 5 5 12347 1235 157 12357 1235 2578 58 12356 12345 5 5 12357 1235 157 12357 125 2578 58 1256 124 5 5 A.F. De Toni Università di Udine 8 MODELLO INTEGRATO LEVE PRESTAZIONI VANTAGGIO COMPETITIVO PRODOTTO SERVIZIO PRESTAZIONI COSTO/PRODUTTIVITA’ FLESSIBILITA’ TEMPO QUALITA’ JIT SYSTEM JIT CORE JIT PLANNING JIT PLANT AND CONTROL QUALITY MANAGEMENT JIT VENDOR / CUSTOMER ORGANIZATION AND HUMAN RESOURCE MANAGEMENT MIGLIORAMENTO CONTINUO PREZZO PRODUCT DESIGN JIT SUPPORT A.F. De Toni Università di Udine 9 VANTAGGIO COMPETITIVO −Differenziazione: di prodotto di servizio −Prezzo A.F. De Toni Università di Udine 10 PRESTAZIONI COSTO / PRODUTTIVITA’ TEMPO •della manodopera •tempi di attraversamento (lead times) •del capitale circolante •rapidità delle consegne •delle macchine •puntualità delle consegne FLESSIBILITA’ •alle modifiche progettuali / introduzione nuovi prodotti •al mix QUALITA’ •conformità •affidabilità delle consegne (in quantità e mix) A.F. De Toni Università di Udine 11 JIT SYSTEM JIT CORE JIT PLANNING AND CONTROL •Livellamento •Controllo pull / kanban JIT PLANT •Riduzione tempi di setup / lotti piccoli •Manutenzione preventiva •Miglioramento del layout QUALITY MANAGEMENT •Controllo del processo •Qualità alla fonte •Gruppi di qualità JIT VENDOR / CUSTOMER •Consegne JIT •Qualità delle consegne •Certificazione •Contratti di lungo termine •Comunicazione •Sole sourcing / dual sourcing / parallel sourcing PRODUCT DESIGN •Design for operations •Standardizzazione •Modularizzazione •Tecniche JIT per lo sviluppo dei nuovi prodotti ORGANIZATION AND HUMAN RESOURCE MANAGEMENT •Decentramento / coordinamento •Comunicazione tra i diversi livelli •Approccio bottom-up •Supporto del Top management •Problem solving •Decision Making •Formazione / educazione ai principi JIT •Addestramento incrociato A.F. De Toni Università di Udine JIT SUPPORT 12 Università Università di Udine Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Corso di “Strategia della produzione” produzione” MODELLI DI PRODUZIONE Alberto F. De Toni Febbraio 2006 1 SOMMARIO • Paradigmi produttivi • Caratteristiche dei paradigmi produttivI • Principi dei nuovi paradigmi • Breve storia dell’Operations Management (OM) • Modelli di produzione del postfordismo • Sviluppi dell’OM De Toni - 2 2 PARADIGMI PRODUTTIVI REALTA’ INDUSTRIALI DI ORIGINE p tem o 00 20 TOYOTA POST-FORDISMO 00 19 FORDISMO FORD 00 18 OFFICINE PREINDUSTRIALI PRODUZIONE ARTIGIANALE ARTIGIANATO TAYLORISMO OHNISMO SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA De Toni - 3 3 RELAZIONE VOLUMI - MIX MIX DEI PRODOTTI PR PRODUZIONE ARTIGIANALE FL ES S OD U IB IL IT A’ TT IV IT A’ POST-FORDISMO FORDISMO VOLUMI PRODUTTIVI UNITARI De Toni - 4 4 CLASSI DI IMPRESA 1. SISTEMA ECONOMICO - PRODUTTIVO IMPRESA RETE POST-FORDISMO IMPRESA INTEGRATA VERICALMENTE IMPRESA ARTIGIANA FORDISMO PRODUZIONE ARTIGIANALE LABORATORIO FABBRICA CENTRALIZZATA SISTEMA PRODUTTIVO DISTRIBUITO SU BASE LOCALE E/O GLOBALE SISTEMI DI PRODUZIONE De Toni - 5 I DUE ELEMENTI COSTITUTIVI DELL'IMPRESA RETE Il sistema interno proprietario formato dalle risorse direttamente controllate Il sistema esterno delle molte imprese in rete che interagiscono nella produzione di valore DIFFERENZA - Il sistema proprietario è permanente o cambia lentamente nel tempo - Il sistema rete segue le variazioni della domanda, dando luogo a una divisione del lavoro che può mutare Tra le due componenti c'è in parte concorrenza (make or buy) e in parte complementarità Componendo in modo diverso queste due "elementi" - sistema interno (sempre più focalizzato) e sistema esterno (sempre più esteso) - l'impresa rete si presenta dunque come una organizzazione a geometria variabile Quando il sistema proprietario si riduce al minimo (progettazione prodotto e organizzazione della rete di monte e di valle), abbiamo a che fare con una “impresa virtuale”: progetta, coordina, comunica, compra e vende ma non compie trasformazioni materiali IMPATTO DELLA "INFORMATION & COMUNICATION TECHNOLOGY" SUI SISTEMI DI IMPRESE Le nuove tecnologie della comunicazione consentono una divisione del lavoro che può estendersi fino a diventare globale, coinvolgendo le imprese multinazionali e le piccole imprese collocate in reti internazionali CONSEGUENZE - si conseguono importanti economie di replicazione delle conoscenze possedute, che riducono i costi e i rischi dell'investimento cognitivo e inducono ad accrescere il livello di specializzazione - entrano in competizione luoghi diversi, ciascuno dei quali è caratterizzato da costi, qualità e accumulazioni di competenze specifici - la crescita di complessità viene affrontata con le risorse dell'intelligenza distribuita e dell'imprenditorialità diffusa (versus centralizzazione delle informazioni e del potere decisionale) 5 CLASSI DI PRODOTTI IN OUTPUT 2. CLASSI DI INPUT - OUTPUT PRODOTTO PERSONALIZZATO POST-FORDISMO PRODOTTO STANDARD PRODOTTO UNICO FORDISMO PRODUZIONE ARTIGIANALE LABOUR INTENSIVE CAPITAL INTENSIVE BRAIN INTENSIVE CLASSI DI RISORSE IN INPUT De Toni - 6 6 COORDINAMENTO DEL LAVORO 3. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO INTEGRAZIONE POST-FORDISMO PRESCRITTIVITA’ AUTONOMIA FORDISMO PRODUZIONE ARTIGIANALE NON PRESENTE PARCELLIZZ. SPINTA ARRICCHIMENTO E ALLARGAMENTO DELLE MANSIONI DIVISIONE DEL LAVORO De Toni - 7 7 LIVELLO DI AUTOMAZIONE 4. AUTOMAZIONE AUTOMAZIONE FRUGALE POST-FORDISMO FORDISMO AUTOMAZIONE SPINTA AUTOMAZIONE NON PRESENTE PRODUZIONE ARTIGIANALE LAVORO MANUALE AUTOMAZ. RIGIDA AUTOMAZ. FLEX CLASSI DI AUTOMAZIONE De Toni - 8 8 ALLOCAZIONE DELLA CONOSCENZA 5. COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO DISTRIBUITA POST-FORDISMO CENTRALIZZATA PERSONALE FORDISMO PRODUZIONE ARTIGIANALE BASSA MEDIA ALTA COMPLESSITA’ DI COORDINAMENTO DELLA CATENA DEL VALORE De Toni - 9 INVESTIMENTI DELL’IMPRESA Per organizzare una divisione del lavoro in rete non basta però appoggiarsi ad una rete telematica che "produce coordinamento" L'impresa snella postfordista ha bisogno di una organizzazione altrettanto complessa di quella che serviva alla grande impresa fordista La singola impresa dotarsi di - sistemi di comunicazione - sistemi di cooperazione (esterna ed interna) La comunicazione richiede: - sistemi tecnologici avanzati di comunicazione - standard e linguaggi condivisi - sistemi di qualità formalizzati - conoscenza organizzata in moduli ricomponibili La cooperazione, basata su presupposti fiduciari, richiede: - metodologie contrattuali avanzate - sistemi che disincentivano comportamenti opportunistici L’impresa può essere “leggera” solo perché ha prima investito in cose "pesanti", ovvero ha realizzato investimenti cognitivi e relazionali 9 RIPETITIVITA’ DELLE FASI 1° PRINCIPIO PRODUZIONE TOTALMENTE SINCRONICA FABBRICAZIONE RIPETITIVA E ASSEMBLAGGIO RIPETITIVO POST-FORDISMO FABBRICAZIONE INTERMITTENTE E ASSEMBLAGGIO RIPETITIVO FORDISMO FORNITORI NON INTEGRATI FORNITORI INTEGRATI NEL CICLO LOGISTICO INTEGRAZIONE DEI FORNITORI De Toni - 10 Continuità col fordismo: il fordismo oltre ford Principio della produzione totalmente sincronica Ohno può essere considerato il padre della produzione snella; egli diventò nel 1975 vicepresidente esecutivo della Toyota; nel 1978 scrisse il libro Toyota Production System. Egli si autodefinì «il più fordista dei produttori contemporanei»: infatti il mito di Henry Ford era proprio quello di pervenire ad una produzione totalmente “sincronica”, rendendo ripetitiva, attraverso tecnologie flessibili ed innovazioni organizzativo-gestionali, anche una produzione tradizionalmente intermittente. I limiti tecnologici del tempo e la competizione da subito sviluppatasi con la General Motors di Alfred Sloan, che portò alla moltiplicazione dei modelli rispetto al mitico “modello T”, «... di qualsiasi colore purché nero», impedirono la realizzazione del sogno fordista. La complessità dell’intero ciclo produttivo e la diversificazione dei modelli imposero l’articolazione della produzione in vari reparti di monte disaccoppiati da magazzini intermedi. Negli stessi reparti si dovettero prevedere polmoni intermedi tra operazione e operazione per consentire le lavorazioni specifiche necessarie, senza dovere riattrezzare continuamente le macchine. La fabbrica quindi non poteva essere la macrolinea auspicata, il tubo da cui dovevano entrare e uscire in modo sincronico materie prime e prodotti finiti. I processi produttivi parziali creavano scorte intermedie, che rallentavano il fluire dei prodotti e con il rallentamento del flusso si riduceva anche la produttività. La sfida persa da Ford venne ripresa da Ohno, il quale, disponendo di tecnologie flessibili più avanzate e introducendo modalità organizzative e gestionali innovative, affrontò il problema complesso di rendere ripetitive anche le fabbricazioni intermittenti di monte, oltre che aumentare ovviamente la ripetitività degli assemblaggi di valle, anche se di modelli differenti. La predetta affermazione di Ohno chiarisce bene il fatto che la produzione snella può anche essere interpretata come la sintesi dei pregi di due modi di produrre antitetici: la produzione artigianale e quella di massa; in altri termini, la produzione snella dovrebbe riuscire a coniugare la qualità e la personalizzazione artigianale con i bassi costi della produzione di massa. 10 SINCRONISMO ADATTATIVO (LOGICA A TRAZIONE, CON ASSENZA DI SCORTE) ASINCRONISMO (LOGICA A SPINTA, CON PRESENZA DI SCORTE) POST-FORDISMO FORDISMO OMOGENEI AL MERCATO ORIENTAMENTO RELAZIONE TRA PRODUZIONE E MERCATO 2° PRINCIPIO SINCRONISMO ADATTATIVO ALLA PRODUZIONE DIFFERENTI MERCATI De Toni - 11 Rottura col fordismo 11 OBIETTIVO 3° PRINCIPIO MIGLIORAMENTO CONTINUO MIGLIORAMENTO CONTINUO (PROGRESSIONE INCREMENTALE) CONFORMITA’ ALLO STANDARD (ONE BEST WAY) POST-FORDISMO FORDISMO STATICO DINAMICO STANDARD De Toni - 12 Continuità col fordismo: uno standard dinamico che va sempre migliorando 12 MERCATO VERTICALE ORGANIZZATO GERARCHIA POST-FORDISMO CLIENTE COME UTILIZZATORE DI PRODOTTO FORDISMO ANTAGONISMO (COORDINAMENTO PER PROCEDURE) CLIENTE COME ISPIRATORE DI PRODOTTO RELAZIONI ESTERNE DI VALLE RELAZIONI ESTERNE DI MONTE 4° PRINCIPIO COINVOLGIMENTO INTERNO ED ESTERNO COINVOLGIMENTO DELLA MANODOPERA (AUTOATTIVAZIONE) RELAZIONI INTERNE De Toni - 13 13 SOSTITUIBILITA’ DEI FORNITORI MECCANISMI DI PROTEZIONE BASSA (sorgenti parallele, come meccanismo di protezione) POST-FORDISMO ALTA (sorgenti multiple) FORDISMO ALTA BASSA (job rotation, come meccanismo di protezione) SOSTITUIBILITA’ DEI LAVORATORI De Toni - 14 INVESTIMENTI ISTITUZIONALI Le reti vanno costruite, e quelle esistenti (distretti, imprese rete) vanno potenziate Sono necessarie: - reti tecnologiche di comunicazione - reti logistiche adeguate - cultura professionale ricca, polivalente, integrata Le istituzioni sono chiamate a politiche industriali finalizzate a: - migliorare le infrastrutture: • “autostrade telematiche” • trasporti • sistema di formazione tecnico-professionale - favorire la presenza di leader che si diano un ruolo di “costruttori” di rete - favorire gli investimenti cognitivi e relazionali 14 TEORIE D’ D’IMPRESA, ORGANIZZATIVE E DELL’ DELL’OPERATIONS MNGT DISCIPLINA ECONOMIA ORGANIZZAZIONE IMPIANTI TEORICI STUDIO CONTESTO TEORIE SISTEMI DI POLITICO- DELL’IMPRESA IMPRESE ECONOMICO TEORIE ORGANIZZATIVE TEORIE PRODUZIONE OGGETTO DI DELL’OPERATIONS MANAGEMENT IMPRESA SOCIOCULTURALE SISTEMA TECNOLOGICO- PRODUTTIVO PRODUTTIVO De Toni - 15 Ecco perché le scuole dell’AIIG ruotano su base triennale: - economia, - organizzazione, - gestione Swamidass (1991) ha proposto di suddividere le teorie in tre gruppi: Teorie generali - teorie economica dell'impresa - teoria generale sull'OM Teorie intermedie - la teoria delle code di Erlang - il plant focus di Skinner - la relazione prodotto-processo di Hayes e Wheelwright Generalizzazioni empiriche - studi empirici nell'ambito OM Servono teorie per risolvere problemi, serve cioè - legare fra loro decisioni, comportamenti, e risultati - orientare decisioni - capire comportamenti - pianificare le attività Queste teorie dell’OM devono essere: - tra loro legate - supportate da verifiche empiriche - rapportate con altre teorie, sia in campo economico che manageriale-organizzativo 15 STORIA DELL’OPERATIONS MANAGEMENT (1) 1776 NASCE L’INTERESSE SCIENTIFICO PER LA PRODUZIONE Adam Smith teorizza la divisione del lavoro 1798 INIZIA LO SVILUPPO DELLA TEORIA DELLA PRODUZIONE Eli Whitney formula il concetto di parti intercambiabili 1911 NASCE LA TEORIA DELLO SCIENTIFIC MANAGEMENT Friedrich Taylor: nell'ambiente di lavoro esistono leggi scientifiche che governano la produttività 1913 REALIZZATA LA PRIMA LINEA DI ASSEMBLAGGIO ALLA FORD Applicazione di tre principi: divisione del lavoro parti intercambiabili sincronizzazione della produzione e movimentazione 1927 SVILUPPO DELLA TEORIA DELLE RELAZIONI UMANE Elton Mayo: importanza della motivazione e del gruppo di lavoro De Toni - 16 16 STORIA DELL’OPERATIONS MANAGEMENT (2) 1940 SI AFFERMA L’OPERATIONS RESEARCH (OR) perfezionamento del lotto economico di Wilson (Harris,1915) elaborazione del break-even point (Rautenstrauch,1930) definizione del controllo statistico della qualità (Fry & Shewhart, 1931) definizione del campionamento statistico del lavoro (Tippett, 1934) creazione da parte dei governi UK e USA di un gruppo di scienziati per risolvere problemi di logistica militare (operazione OR, 1940) 1950 L’OR SFOCIA NEL MANAGEMENT SCIENCE (MS) definizione del metodo del simplesso (Dantzig, 1947) fondazione dell’Institute of Management Sciences (primi anni '50) sviluppo e applicazione della programmazione lineare sviluppo dell’approccio sistemico (studi successivi di Forrester) elaborazione della teoria delle code (Erlang) applicazione di modelli di simulazione alla gestione d’impresa elaborazone del CPM (Walker & Kelley,1957) definizione del PERT (Malcolm, Roseboom, Clark & Fazar, 1958) De Toni - 17 17 STORIA DELL’OPERATIONS MANAGEMENT (3) 1960 L’OM EMERGE COME DISCIPLINA OM definito come branca del management all'interno del quale si utilizzano: ¾ strumenti dell'OR-MS (intese come matematica applicata) ¾ metodi dell'Industrial Engineering Pubblicazione dei manuali: ¾ Analysis for Production and Operations Mngt (Bowman e Fetter, 1957) ¾ Modern Production Management (Buffa, 1961) 1970 INTRODUZIONE DEL MATERIAL REQUIREMENTS PLANNING 1975 SVILUPPO DELL’APPROCCIO STRATEGICO Wickham Skinner introduce i concetti di: fabbrica focalizzata manufacturing trade-off strategia di produzione 1980 SVILUPPO DELLA TEORIA DELLA PRODUZIONE SNELLA Introduzione del Just In Time - Total Quality Management Affermazione del paradigma del Post-Fordismo Sviluppo dei nuovi modelli di produzione De Toni - 18 Dal 1980 in poi (nascita delle due riviste JOM e IJOPM), l’OM da - materia di practioner - set di principi normativi (raramente verificati empiricamente con metodi scientifici) A - disciplina scientifica con teorie e metodi adeguati per l’avanzamento delle conoscenze Esiste un gap tra "practice e research": i practitioners considerano i risultati della ricerca OM irrilevanti, incompleti, limitati e irrealistici. Chase e Prentis (1987) osservano che MRP, JIT, OPT sono stati oggetto di applicazione concreta prima di diventare oggetto di studio accademico. Come ad esempio adesso la metodologia del 6 sigma (Schroeder, JOM 2003) L'OM presenta caratteristiche multidisciplinari tipiche dei sistemi socio-tecnici: aspetti tecnici, economici, comportamentali e organizzativi. Questo significa che per una parte consistente il campo di indagine può essere considerato vicino a quello delle scienze sociali. Elementi caratterizzanti nella costruzione di teorie, in vista della loro verifica empirica sono (Whetten, 1989): - variabili che fanno parte della teoria e che servono per spiegare i fenomeni e i sistemi di interesse - come sono fra loro legate le variabili (quindi qual'è il modello) -perché si sono selezionate le variabili (ci deve essere una logica sottostante o almeno delle congetture che siano visibili per i colleghi ricercatori, anche se non necessariamente condivise) - quando e dove è applicabile la teoria, individuando i confini e le variabili di contesto 18 EVOLUZIONE DELLE TEORIE DELL’OPERATIONS MNGT Approccio razionale ORG. ORG.SCIENTIFICA SCIENTIFICADEL DELLAVORO LAVORO Approccio culturale TEORIA TEORIADELLE DELLERELAZIONI RELAZIONIUMANE UMANE Approccio razionale OP. OP.RESEARCH RESEARCH/MNGT /MNGTSCIENCE SCIENCE Approccio culturale (e razionale) PRODUZIONE PRODUZIONESNELLA SNELLA Tempo 1910 1930 1940 1980 Fonte: adattamento da Barley & Kunda, ASQ, 1992 De Toni - 19 JIT Monden, !983) - TQM (Juran, 1980; Crosby 1984; Deming 1986) MASS CUSTOMIZATION (Davis, 1987) Tratto da Mass Customization News - Newsletter on Mass Customization, Personalization and Customer Integration, edited by Frank T. Piller, TUM Vol. 6, No. 1 (May 2003): Stan Davis, who coined the phrase in 1987, refers to mass customization when "the same large number of customers can be reached as in mass markets of the industrial economy, and simultaneously they can be treated individually as in the customized markets of pre-industrial economies" (Davis 1987, p. 169). 19 PRINCIPALI MODELLI DI PRODUZ. NEL POSTPOST-FORDISMO • WORLD CLASS MANUFACTURING (Schomberger, 1986) • DYNAMIC MANUFACTURING (Hayes, Wheelwright & Clark, 1988) • LEAN PRODUCTION (Womack, Jones & Roos, 1990) • AGILE MANUFACTURING (Stalk, Evans & Shulman, 1992) • STRATEGIC FLEXIBILITY (Hayes & Pisano, 1994) De Toni - 20 WCM: Il termine proposto da Hayes e Wheelwright (1984) è ripreso successivamente da Schonberger (1986) per indicare un sistema produttivo capace di garantire vantaggi competitivi. Il WCM è definito come "set di processi creati allo scopo di ottenere vantaggi competitivi a livello globale” Se questa capacità di «essere dinamici» si fonda principalmente su competenze organizzative e sul “learning-by-doing”, Hayes et al. (1988) preferiscono parlare di Dynamic Manufacturing e di «organizzazione che apprende». Questo modello ha quattro principi base: 1) il ruolo centrale del management; 2) la prospettiva “olistica” nella gestione del sistema produttivo (cioè una visione globale e interrelata dei vari elementi); 3) il vantaggio competitivo derivante dal miglioramento continuo, finalizzato alla soddisfazione del cliente; 4) l’importanza delle risorse umane e dell’apprendimento organizzativo (il motto è «People make it happen!» e si parla per la prima volta in modo esplicito di “costruzione di una competenza tecnica”, trattando il caso BMW). La produzione snella si concentra soprattutto sulle leve operative (con interventi di tipo gestionale: Just-In-Time, Total Quality Management, Concurrent Engineering, ecc.; ed organizzativo: Business Process Reengineering, ecc.) per ridurre ed eliminare gli sprechi in produzione, estendendo poi l’obiettivo all’intera azienda (impresa snella), E questa la classica presentazione di questo modello produttivo: rispetto alla produzione di massa, usa meno ore-uomo, meno spazio di fabbrica, meno attrezzature, sviluppa i prodotti in meno tempo, richiede meno magazzino, produce meno difetti, il tutto però con una maggiore varietà. Per sottolineare la capacità di modificare dinamicamente le proprie priorità competitive, è stato anche coniato il termine di Agile Manufacturing, intendendo per agilità la capacità di spostarsi in business anche diversi, in un ambiente competitivo caratterizzato da «guerra di movimento» (Stalk et al., 1992). Hayes e Pisano (1994) asseriscono che essere “world-class” non è però sufficiente: un’impresa dev’essere anche capace di «cambiare marcia», cioè deve possedere flessibilità strategica, modificando nel tempo le proprie priorità competitive. Viene quindi rivalutato il concetto skinneriano di focalizzazione, criticando così la “one best way” (che porta le aziende a diventare simili fra di loro e quindi addirittura impedisce la possibilità di conseguire vantaggio competitivo) ed affermando che il “tradeoff” prestazionale viene dinamicamente superato, nel senso che - attraverso la flessibilità strategica - le imprese “world-class” operano un aggiustamento dinamico delle loro priorità e quindi nel tempo conseguono prestazioni anche apparentemente inconciliabili. La lean production rappresenterebbe al più un «fattore igienico» (Camuffo, 1994), senza il quale si corre il rischio di essere estromessi dalla competizione. Duguay et al. (1997) usano il termine Flexible/Agile Production, e sottolineano come il nuovo paradigma richieda sia “flessibilità” («the capacity to deploy and redeploy production resources efficiently as required by changes in the environment») sia “agilità” («which introduces the notion of speed in the pace of changes driven by the enterprise»). In particolare, i produttori “flessibili e agili” non enfatizzano - come fanno i produttori “snelli” - l’uso minimo di risorse, anzi dispongono di extra-risorse per la flessibilità: in un ambiente stabile sarebbero meno competitivi dei produttori “snelli”, ma li superano in contesti turbolenti. 20 SCHEMA PER LA MAPPATURA DEI MODELLI DI PRODUZIONE INDUSTRIAL ORGANIZATION 1 RESOURCE BASED VIEW POTENZIALE DI REDDITIVITA' DI RISORSE E COMPETENZE AMBIENTE/ SETTORE 2 STRATEGIA PRIORITA' COMPETITIVE B C POLITICHE DI GESTIONE DELLE RISORSE D 3 SCELTE DI INTERVENTO RISORSE A 4 COMPETENZE PRESTAZIONI VANTAGGIO COMPETITIVO Fonte: De Toni, Tonchia, IJPR, 2002 De Toni - 21 Alberto De Toni, Stefano Tonchia – "New Production Models: A Strategic View" – International Journal of Production Research, vol.40, n°18, pg. 4721-4741 – 2002 21 MAPPATURA DEI MODELLI DI PRODUZIONE INDUSTRIAL ORGANIZATION RESOURCE BASED VIEW POTENZIALE DI REDDITIVITA' DI RISORSE E COMPETENZE AMBIENTE/ SETTORE STRATEGIA AZIENDALE PRIORITA' COMPETITIVE AZIENDALI Lean Production SCELTE DI INTERVENTO IN PRODUZIONE POLITICHE DI GESTIONE DELLE RISORSE PRODUTTIVE RISORSE PRODUTTIVE World-Class Manufacturing RISULTATI PRESTAZIONALI DI PRODUZIONE Strat. Produz. OBIETTIVI PRESTAZIONALI DI PRODUZIONE Strategia di Produzione Agile Manufacturing/ Strategic Flexibility POLITICHE DI GESTIONE DELLE RISORSE AZIENDALI Dynamic Manufacturing COMPETENZE PRODUTTIVE VANTAGGIO COMPETITIVO DERIVANTE DALLA PRODUZIONE Fonte: De Toni, Tonchia, IJPR 2002 De Toni - 22 il modello della flessibilità strategica (o Agile Manufacturing) si concentra soprattutto sulle priorità competitive, in termini di capacità di cambiarle nel tempo (potremmo dire - il concetto skinneriano di “fabbrica focalizzata” interpretato in chiave dinamica); la produzione snella e l’impresa snella (“lean production/enterprise”), pongono enfasi soprattutto sulle “practices”, sulle scelte/leve d’intervento che consentono di “alleggerire” il consumo di risorse, siano esse della produzione che delle altre funzioni aziendali (come si vedrà di seguito, la produzione snella - o toyotismo - è stata successivamente declinata con accenti diversi dai cosiddetti modelli “svedese” e “tedesco”, e lo stesso toyotismo originario è stato rivedutro e ammorbidito al punto che si può parlare di un “secondo toyotismo”); il World-Class Manufacturing - pur con numerose similitudini con la produzione snella baricentra le attività sul conseguimento di prestazioni eccellenti, di classe mondiale, da cui deriva il vero vantaggio competitivo, e a cui devono mirare le leve d’intervento (queste ultime, dunque, non sono selezionate per i minori consumi di risorse che esse determinano, bensì per le prestazioni che consentono di ottenere). In altri termini, l’impresa WCM può essere anche un po’ più «grassa» di una “lean”, mentre nel caso delle imprese “strategicamente flessibili” addirittura tale «grasso» è prescritto, in quanto più che controbilanciato dai vantaggi di essere “agili” sulla scena competitiva; il Dynamic Manufacturing, invece appare come l’unico caso in cui un nuovo modello produttivo, oltre agli enunciati principi comuni con gli altri, s’ispira in qualche maniera a concetti riconducibili alla TC. 22 OPERATIONS MNGT COME DISCIPLINA DEL MANAGEMENT Altre discipline: Marketing Accounting Finance Human Resources Information Systems Strategic Management Technology Management Quality Management Project Management Service Management De Toni - 23 Altre: - knowledge mngt 23 PRINCIPALI FILONI DELL’OPERATIONS MANAGEMENT Production Planning and Control Purchasing Management Distribution Management Supply Chain Management New Product Development Performance Measurement Systems Operations Strategy International Operations Operations Network ICT in Operations E-business De Toni - 24 Production Planning and Control (Inventory Mngt - Just In Time) Purchasing Management (Supply mngt) Distribution Management (Logistics Mngt) Supply Chain Management New Product Development Performance Measurement Systems Operations Strategy (Manufacturing Strategy) International Operations (International Sourcing) Operations Network ICT in Operations ------- E-business “La produzione di conoscenza dipende in gran parte dai metodi per collezionare, analizzare e interpretare dati e dal modo in cui essi sono applicati” (Simon) 24 PRINCIPALI METODOLOGIE DI RICERCA NELL’OM Case Study Survey Research descrittiva esplorativa confermativa Simulazione stazionari vs dinamici continui vs discontinui deterministici vs stocastici eventi vs attività vs processi controllo centralizzato vs decentralizzato (sistemi multi agenti) De Toni - 25 Case Study. Sono indicati quando: - le teorie sono allo stato iniziale - non sono ancora ben definite le variabili - sono fondamentali le esperienze degli attori e si vuole approfondire il contesto e la storia - si vogliono approfondire fenomeni nuovi e/o fenomeni già noti ma in ambiti diversi Survey Research: - si impiegano questionari e/o interviste strutturate e predefinite per la raccolta dei dati - le informazioni sono raccolte in un dato momento (cross sectional) o in più momenti (longitudinal survey) - viene utilizzata quando i fenomeni vanno studiati nel loro contesto naturale Descrittive: per conoscere situazioni ed eventi e la loro “distribuzione”. Non si testano teorie Esplorative: quali concetti misurare e come, in vista di più ampi e sistematici survey Confermative: per testare teorie, modelli e relazioni tra variabili predefinite Servono strumenti di misura affidabili (accuratezza della misura) e validi (stiamo misurando le cose che stiamo supponendo e niente altro?) Esiste anche la Case Survey. Ovvero: - utilizzo di molteplici case studies costruiti (in genere) da differenti autori - si possono cominciare a proporre le variabili e le relazioni Si è soliti parlare: - nella costruzione, di ricerche esplorative che utilizzano prevalentemente tecniche qualitative -nella verifica, di ricerche confermative che utilizzano tecniche quantitative La carenza di ricerca empirica nell'OM è dovuta al fatto che (Schroeder ): - è costosa e dispendiosa in termini di tempo - nella tradizione dell'OM è stata ritenuta meno scientifica rispetto ai metodi di OR - i ricercatori dell'OM hanno scarsa familiarità con i metodi usati nelle scienze sociali 25 AMBITI PRINCIPALI DI SVILUPPO DELL’OM Operations Network su base locale e globale internazionalizazione della produzione (Europa dell’Est, Cina, Far East, …) reti lunghe e reti corte (riorganizzazione della produzione nei distretti) Global Supply Chain Management international sourcing traceability & safety vendor management inventory New Product Development piattaforme e configurazione di prodotto design industriale gestione della conoscenza di prodotto in rete Tecnologie Internet applicate alle Operations e-procurement, e-selling, e-supply chain collaboration, …. Misurazione delle prestazioni lungo il sistema (catena o rete) del valore dell’intangibile Operations nelle imprese di servizi De Toni - 26 26 De Toni - 27 27