BERNARD COHEN: La Rivoluzione nella Scienza
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BERNARD COHEN: La Rivoluzione nella Scienza
Brani presi da: Bernard Cohen, La rivoluzione nella scienza, Longanesi. E’ un fatto documentato che la parola “rivoluzione” divenne per la prima volta di uso generale come termine tecnico, nelle scienze esatte, dove ebbe per molto tempo (e ha ancora) un significato molto diverso da quello di un mutamento improvviso e drammatico. Rivoluzione significa tornare di nuovo, passare attraverso una sucessione ciclica, come nel caso delle stagioni dell’anno, o del flusso e riflusso delle maree. Nelle scienze la nozione di rivoluzione implica quindi una costanza nel mutamento, una ripetizione senza fine, una fine che è un nuovo principio. Questo è il significato cui pensiamo in espressioni come “le rivoluzioni orbitali dei pianeti”. L’espressione “rivoluzione scientifica” non trasmette, però, alcun senso di continuità e di permanenza: essa implica piuttosto una rottura nella continuità. Newton e i suoi predecessori non concepirono se stessi come dei rivoluzionari, anche perché la loro opera fu prodotta prima che il termine “rivoluzione” diventasse di applicazione generale nelle scienze. Quando nel 1667 fu presentata la nuova scienza rivoluzionaria di Newton, fu chiaro che i veri nemici che si dovevano sconfiggere non erano gli aristotelici e gli scolastici, ma i cartesiani e la loro cosmologia fisica fondata sui vortici. Per questo i newtoniani fecero la corte alle forze dello stato, a cominciare dalla dedica, da parte di Newton, della prima edizione dei Principia alla Royal Society e al suo mecenate, re Giacomo II. Poiché la Chiesa era una forza molto potente in ogni sorta di questioni intellettuali, i newtoniani si diedero da fare per assumere il controllo delle Boyle Lectures (fondate con un lascito testamentario dal chimico e filosofo naturale Boyle) che consistevano in un ciclo di otto sermoni da tenersi in chiese di Londra sulle prove a favore del cristianesimo. I newtoniani introdussero conferenze popolari sulla nuova scienza, facendo ampio uso di esperimenti pubblici per rendere l’argomento più gradevole e facile da capire. Newton usò la sua influenza personale per far sostituire i docenti scolastici e cartesiani nelle principali università con newtoniani ortodossi. A proposito di Copernico: Copernico nell’immaginario collettivo è visto come un “architetto cosmico e ribelle” che produsse una “rivoluzione nella struttura concettuale dell’universo” (Rosen, 1971). Per Thomas Kuhn la rivoluzione copernicana fu un “complesso di eventi” essendo una “rivoluzione di idee, una trasformazione che l’uomo aveva dell’universo e del suo particolare rapporto con esso”. La rivoluzione copernicana riveste un particolare interesse per chi si proponga un’analisi critica del concetto di rivoluzione nella scienza, perché gli scritti e le dottrine di Copernico non crearono al loro tempo un mutamento radicale immediato nel sistema basilare della teoria astronomica accettata e incisero assai poco sull’attività pratica degli astronomi. Per le scienze, il vero impatto sull’astronomia copernicana non cominciò a farsi avvertire sino a mezzo secolo-tre quarti di secolo dopo la pubblicazione del trattato di Copernico (1543), quando la considerazione fisica di una terra in movimento pose problemi nella scienza del moto. Pag 129: Tanto nel “De revolutionibus” quanto nel “Commentariolus” Copernico attacca l’astronomia tolemaica non perché in essa è il sole a muoversi anziché la terra, ma perché Tolomeo non ha aderito rigorosamente al precetto che impone di spiegare tutti i moti celesti solo con moti circolari uniformi o con combinazioni di tali moti circolari. Tolomeo riconobbe che una rappresentazione esatta dei moti planetari richiedeva l’abbandono del movimento circolare uniforme e introdusse audacemente quello che in seguito fu chiamato equante ossia il punto da cui il moto non uniforme lungo un arco apparirebbe uniforme. Secondo il suo seguace Reinhold, Copernico pensava che fosse un contributo più significativo aver eliminato l’equante per tornare al puro moto circolare uniforme che non avere detronizzato la terra dal centro dell’universo per collocarvi invece il sole (Gingerich, 1973). Se la rivoluzione consistette in questo ritorno ai canoni greci della circolarità e dell’uniformità, ci sarebbe stata una rivoluzione copernicana solo nel vecchio senso di ritorno agli ideali del passato, un rituale di purificazione eseguito eliminando le innovazioni posteriori…. Pag 132: il compito che Copernico si propose nel De revolutionibus era quello di produrre una “costruzione matematica” dell’universo, come aveva fatto ed indicato nel titolo del suo grande trattato Tolomeo. Il De revolutionibus comprende 196 fogli, dei quali solo 7 sono dedicati a generalità, a principi fisici, al punto di vista filosofico di Copernico e alle ragioni che lo indussero ad attribuire un movimento alla terra anziché al sole. La quasi totalità del trattato è dedicata all’astronomia matematica. Poiché Copernico, al contrario di Tolomeo disdegnava di usare un equante, dovette introdurre un ingombrante apparato di cerchi su cerchi: un epiciclo con centro su un deferente più un epiciclo con centro su un altro epiciclo. Copernico situò il entro delle sfere planetarie in un punto vuoto dello spazio, anziché centrare l’universo planetario sul sole stesso. Perciò in realtà la sua dottrina non è eliocentrica (con il sole al centro), ma eliostatica (con il sole immobile). Il vero sistema eliocentrico dell’astronomia moderna fu introdotto da Keplero nel suo trattato su Marte (1606) e non da Copernico. Ma le domende che ci poniamo sono due: il sisema copernicano era più semplice di quello tolemaico? Ed era più preciso? La risposta è no… Owen Gingerich si è servito di un computer per accertare dove si trovassero i pianeti nel 1500 e analisi accurate del modello hanno dimostrato che il modello di copernico non fosse più preciso di quello tolemaico. Per quanto concerne l’astronoma pratica o di calcolo le innovazioni introdotte da Copernico non furono certo rivoluzionarie e in alcuni casi furono addirittura del passi all’indietro. Copernico potrebbe essere stato invece rivoluzionario nel sostenere una filosofia del realismo contro al corrente strumentalismo. La dottrina copernicana conseguì una sorta di notorietà rivoluzionaria nel 1616, quando il De revolutionibus fu incluso nell’Index librorum prohibitorum; il dialogo copernicano di Galileo (Sopra i due massimi sistemi del mondo) fu similmente poibito nel 1633. Il De revolutionibus fu però solo sospeso, come si disse “donec corrigatur” (fichè non fosse stato corretto) mentre il Dialogo di Galileo fu messo all’indice incondizionatamente e vi rimase sino all’ottocento inoltrato. Il carattere e lo stile non rivoluzionari del De Revolutionibus sono evidenti nell’elenco di correzioni richieste dalla Sacra Congregazione dell’Indice del 1620. Quasi tutte le richieste erano mutamenti di formulazioni di realtà o di certezza a condizioni o ipotesi. Come espresse audacemente Dreyer nel 1906 Copernico non realizzò quello che oggi si chiama “sistema copernicano…”