Crudeltà, sesso e mamme cattive: i fratelli Grimm

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Crudeltà, sesso e mamme cattive: i fratelli Grimm
CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 13
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
Dare corda
L’INEDITO
Un romanzo
di cento parole
RRR
di Gian Mario
Villalta
Nato nel 1959 a Visinale
di Pasiano (Pn). ll suo
ultimo libro è «Vanità
della mente» (Mondadori),
Premio Viareggio Poesia
2011. È direttore artistico
di Pordenonelegge.
A
l terzo prestito fatto per coprire
il secondo, fatto per coprire il primo,
il cliente è appeso al cappio. Così
pensa Giuliano Alzetta, nel suo ufficio
della Banca, mentre Giovanni Genti sta
firmando una risma di carte. Poi ci penserà
il compare, un mediatore senza scrupoli.
Attraverso di lui, un terzo, socio di Alzetta,
Caratteri
provvederà a comprare per un’inezia
la casa e la terra su cui Genti ha impiantato
dei costosissimi vigneti.
Più tardi, quando il cappio si sta stringendo,
Genti comincia a capire. La vergogna.
La rabbia. Sequestra Alzetta. Gli ha dato
corda. Lo impicca. A lui non venderà.
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Tributi
di Matteo Persivale
Narrativa, saggistica, poesia, ragazzi, visioni, classifiche
{
Baci proibiti
J. K. Rowling, ospite del Daily Show di Jon
Stewart, ha illustrato elegantemente l’essenza
del problema letterario degli eroi senza
macchia e senza paura (come il suo Harry
Potter peraltro) ai quali è proibito, dall’autore,
fare sesso: paragonando al Galahad del ciclo
di re Artù il Luke Skywalker di Guerre Stellari,
Rowling ha sottolineato come «Luke Skywalker
bacia una sola volta e quando finalmente
succede, è sua sorella» (la principessa Leila).
Fiabe Una selezione dell’edizione del 1812. La matrigna di Biancaneve era in realtà sua madre
Raperonzolo rimase incinta
Crudeltà, sesso
e mamme cattive:
i fratelli Grimm
senza le censure
i
Raccolta
«La Principessa Pel di Topo
e altre 41 fiabe da scoprire»,
selezionate da Jack Zipes esce
il 7 novembre da Donzelli
(trad. Camilla Miglio, pp. XXIV
-248, e 23,90). Nel volume
ci sono 15 tavole originali
di Fabian Negrin.
Qui a sinistra: in grande,
Raperonzolo, e un disegno
per «Il principe ranocchio»;
a destra: «Principessa Pel di
Topo». Il libro sarà presentato
il 30 novembre al Goethe
Institut di Roma con Zipes
e Negrin. Nell’occasione
si inaugurerà anche, nel Foyer
del Goethe, la mostra delle
tavole di Negrin. Ai Grimm
è dedicato l’account twitter
@fratelligrimm,
molto popolare.
di CRISTINA TAGLIETTI
T
utti sanno che Raperonzolo, rinchiusa nella torre,
cala dalla finestra la lunga chioma bionda e permette al reuccio di salire fino alla sua stanza. Quello che non tutti sanno è che, dopo «essersela spassata per un po’», la bella principessa si ritrova con
i vestiti troppo stretti e due gemelli in arrivo, destinati a nascere fuori dal matrimonio, nel deserto dove la poverina viene esiliata. I fratelli Grimm, in realtà, questa storia la raccontarono una volta, nel 1812, nella prima edizione delle fiabe
che nel corso degli anni vennero rimaneggiate. Nel 1857
uscì la raccolta definitiva, l’edizione standard a cui tutte le
successive faranno riferimento. Un’edizione in cui, tra le altre cose, si omette di dire che la matrigna di Biancaneve,
quella che manda il cacciatore a ucciderla raccomandandogli di portarle il cuore, è in realtà la vera, vanitosa, madre
regina (come una madre naturale era quella di Hansel e Gretel). Nel 1812 c’erano anche sgozzamenti e squartamenti e,
in generale, una quantità di sangue che poi verrà asciugato.
Ora, in occasione dei duecento anni di quei primi «Kinder- und Hausmärchen» (Fiabe), Donzelli pubblica La principessa Pel di Topo e altre 41 fiabe da scoprire, una selezione dalle 156 originarie a cura di Jack Zipes, studioso di letteratura per ragazzi di fama mondiale, che a Jacob e Wilhelm
Grimm ha dedicato anni di studio, analizzando tutto il loro
lavoro di folkloristi. Così, accanto a fiabe classiche, ma in
versioni poco note, come «Il gatto con gli stivali», «Barbablu», «Pollicino», «Raperonzolo» e «Biancaneve», ce ne sono altre praticamente inedite in Italia, come quella che dà il
titolo al libro, o come «Le bambine e la grande fame», dove
una madre in miseria, invece di sacrificarsi per le figlie come vorrebbe l’iconografia dell’amore materno, vuole mangiarle. O come «Certi bambini si misero a giocare al macellaio», dove il piccolo che fa la parte del macellaio sgozza quello che fa la parte del maiale. A dare i volti a vecchi e nuovi
protagonisti c’è la matita sensibile di Fabian Negrin.
Il grosso delle revisioni le fece Wilhelm che attenuò la
crudeltà di alcune storie. «A prevalere — spiega alla "Lettura" Zipes — non furono criteri cristiani o moralistici, ma
letterari. Tuttavia, nei rimaneggiamenti successivi, i due studiosi cercarono di ridimensionare ogni aspetto delle fiabe
Scrittori
In alto: Jack Zipes,
professore emerito di
Germanistica e Letterature
comparate all’Università del
Minnesota. Tra i suoi saggi
tradotti in Italia: «Spezzare
l’incantesimo», «Chi ha
paura dei Fratelli Grimm»
(Mondadori) e «La fiaba
irresistibile» (Donzelli).
Qui sopra: i fratelli Jacob
(1785-1863) e Wilhelm
(1786-1859) Grimm,
linguisti. Nacquero ad
Hanau, vicino a Francoforte
che potesse offendere i lettori della media borghesia tedesca. Oltretutto, ricevettero dalle loro fonti moltissime varianti delle stesse storie e Wilhelm, che era un artista, cercò
di prendere da esse motivi ed elementi per modellare esteticamente le fiabe in modo che avessero il suono poetico
dell’oralità». Le fiabe raccolte dai Grimm non erano scritte
per i bambini (allora la letteratura per l’infanzia era un genere che non esisteva) e nella loro prima edizione erano scarne, con dialoghi secchi e azione rapida. La famiglia, in questa tradizione, appare un luogo estremamente pericoloso,
in cui nemmeno l’amore dei genitori è al riparo da derive
efferate. «Nell’ambito famigliare si consumano crimini come incesti, stupri, torture, bullismo — spiega Zipes —. È per questo che le fiabe e il
folklore continuano a interessarci: perché
sono drammi in cui gli esseri umani mettono in scena desideri, invidia, odio e speranza. È affascinante che quasi tutte comincino
con un giovane, o una giovane, che viene
bandito dalla famiglia, mandato in missione, picchiato o minacciato. C’è proprio una
spiccata predilezione a mostrare come i
bambini debbano imparare a sopravvivere.
Si comincia sempre con un conflitto che deve essere risolto».
Anche Philip Pullman ha appena pubblicato in inglese una sua selezione di 50 fiabe dei Grimm (le
pubblicherà Salani nel 2013): pure lì molte sono poco note,
comunque prese dall’edizione standard del 1857. A Zipes la
scelta di Pullman è piaciuta: «Riesce a prestare la sua voce
vigorosa alle favole senza cambiarle troppo» dice lo studioso che, peraltro, apprezza anche la completa riscrittura in
chiave femminista che Angela Carter ha fatto di alcune storie dei Grimm e di molte di Perrault ne La camera di sangue. Quello che non gli piace sono certe versioni cinematografiche. Zipes ne ha analizzate circa 500 nel suo libro The
unknown history of fairy-tale films, uscito due anni fa negli
Usa: «Il pubblico occidentale si è disneyficato e pretende
film convenzionali che non sono particolarmente interessanti, quando invece ne esistono di favolosi come quelli di
Michel Ocelot, Garri Bardin, Jim Henson e molti altri».
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