sull`urabon - verobuddismo
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sull`urabon - verobuddismo
Scritti di Nichiren Daishonin volume 9 SULL'URABON Ho collocato davanti al Budda il sacco di riso, il riso arrostito, i meloni, le melanzane e le altre offerte che mi hai inviato. Per quanto riguarda le origini della festività chiamata Urabon1, tra i discepoli del Budda il Venerabile Maudgalyayana eccelleva nei poteri trascendentali, come Shariputra eccelleva in saggezza. Questi due erano come il sole e la luna affiancati sul monte Sumeru o come i ministri della sinistra e della destra che assistono un grande sovrano. Il padre di Maudgalyayana si chiamava Kissen Shishi e la madre Shodai-nyo2. Il Venerabile Maudgalyayana salvò la madre dal regno degli spiriti affamati in cui era caduta perché colpevole di avidità e avarizia, e da ciò ebbe origine la festa dell'Urabon. Le cose andarono così: sebbene la madre di Maudgalyayana stesse soffrendo nel regno degli spiriti affamati, Maudgalyayana, che era solo un comune mortale, non aveva modo === 1. Urabon (sanscrito ullambana). Cerimonia buddista per il riposo dei defunti. Si celebrava annualmente, di solito il 15 luglio. 2. Kissen Shishi e Shodai-nyo sono i nomi giapponesi dei genitori di Maudgalyayana; quelli sanscriti sono sconosciuti. 227 di saperlo. Da bambino era stato accolto nella casa di un maestro brahmano dove aveva studiato approfonditamente gli scritti sacri del Brahmanesimo, i quattro Veda e le diciotto principali scritture. A quell'epoca però non sapeva ancora dove sua madre fosse rinata. In seguito, all'età di tredici anni, lui e Shariputra visitarono insieme il Budda Shakyamuni e divennero suoi discepoli. Così Maudgalyayana fu in grado di liberarsi delle illusioni del pensiero e raggiungere il primo stadio di saggezza3 e poi di sradicare le illusioni del desiderio e diventare un arhat acquisendo le tre percezioni e i sei poteri trascendentali. Avendo aperto l'occhio divino, poteva vedere un intero sistema maggiore di mondi come se fosse riflesso in uno specchio limpido. La sua vista penetrava la terra e poteva vedere i tre cattivi sentieri così come noi, guardando attraverso una lastra di ghiaccio quando il sole del mattino la illumina, possiamo scorgere i pesci sottostanti. E mentre guardava in basso, egli vide sua madre nel regno degli spiriti affamati. Ella non aveva niente da bere né da mangiare. La sua pelle era simile a quella di un fagiano dorato a cui abbiano strappato le piume, le sue ossa sporgevano come sassi rotondi. La testa era grossa come un pallone, il collo sottile come un filo e lo stomaco dilatato come il grande mare. Quando apriva la bocca e giungeva le mani per elemosinare qualcosa, assomigliava a una sanguisuga affamata che ha sentito l'odore di un essere umano. Nessuna similitudine potrebbe descrivere il suo aspetto famelico e la sua immagine mentre guardava piangendo il figlio avuto (mentre era in vita) nella precedente esistenza. Possiamo immaginare come Maudgalyayana si sia sentito stringere il cuore a una simile vista. === 3. Primo stadio di saggezza: il primo dei quattro stadi dell'Illuminazione hinayana a cui aspiravano gli ascoltatori della voce. 228 Il prete Shunkan, amministratore del tempio Hossho-ji, venne esiliato sull'isola di Iogashima. Vagava nudo e con i capelli sciolti, smagrito e smunto, lungo la riva del mare dove raccoglieva pezzi d'alga e se li avvolgeva intorno ai lombi e, quando scorgeva un pesce, lo catturava con la mano destra e lo masticava con i denti. In questo stato lo vide un giovane che era stato un tempo al suo servizio quando giunse sull'isola per fargli visita4. Mi chiedo quale vista fosse più miserevole, se quella del prete o della madre di Maudgalyayana. Oserei pensare che la vista della madre di Maudgalyayana fosse ancor più pietosa di quella del prete. Alla vista di sua madre, Maudgalyayana fu così sopraffatto dalla pena che fece immediatamente uso dei suoi grandi poteri trascendentali e le offrì del riso. La madre ne fu felice e, afferrando parte del riso con la mano destra mentre ne nascondeva il resto nella sinistra, se ne riempì la bocca. Ma accadde che il riso si trasformò in fuoco e cominciò a bruciare! Si incendiò come se fosse stato acceso un fascio di torce e il corpo della madre cominciò a crepitare e a bruciare. Vedendola, Maudgalyayana fu colto dal panico e, manifestando i suoi poteri trascendentali, fece scaturire un grande getto d'acqua, ma l'acqua si trasformò in legna e il corpo della madre arse ancora più furiosamente. Al colmo della disperazione, visto che i suoi poteri trascendentali erano del tutto inadeguati, Maudgalyayana corse via e istantaneamente apparve al cospetto del Budda al quale rivolse un accorato appello. «Sono nato in una famiglia di brahmani - disse - ma in seguito sono diventato un discepolo del Budda. Ho ottenuto il === 4. Shunkan (1143-1179) era un prete della setta Tendai che nel 1177 partecipò a una congiura contro il governo militare di Taira no Kiyomori. Il complotto fu scoperto e Shunkan venne condannato all'esilio sull'isola di Iogashima, dove morì. Secondo la Storia degli Heike, durante il terzo anno d'esilio, un giovane di nome Ario, che aveva servito Shunkan sin dall'infanzia, si recò sull'isola per visitare il suo maestro. 229 rango di arhat, mi sono liberato dalla rinascita nel triplice mondo e ho acquisito le tre percezioni e i sei poteri trascendentali che accompagnano lo stato di arhat. Ma adesso, quando cerco di salvare la mia stessa madre dalle enormi sofferenze che l'affliggono, riesco solo e rendere ancor peggiore la sua agonia e questo mi riempie il cuore di dolore!». Il Budda replicò: «Tua madre si è macchiata di gravi colpe. Da solo tu non hai il potere di rimediare a questa situazione. E in verità nessuno, né le divinità del cielo, le divinità della terra, i demoni del cielo, i brahmani, i preti taoisti e i quattro Re celesti, né gli dèi Taishaku e Bonten hanno il potere di farlo. Perciò, allo scopo di salvare tua madre dalle sue sofferenze, il 15 luglio, raduna tutti i santi monaci delle dieci direzioni, prepara cibi e bevande di cento sapori differenti e offrili loro». Maudgalyayana fece esattamente come il Budda gli aveva insegnato e così sua madre fu liberata dal regno degli spiriti affamati, dove era destinata a soffrire per la durata di un kalpa. Così è scritto nel Sutra Urabon. Questa è la ragione per cui anche adesso, nell'ultima epoca dopo la morte del Budda, la gente conduce questa cerimonia il quindicesimo giorno del settimo mese. È diventata una pratica consueta. Io, Nichiren, vorrei far osservare quanto segue. Il Venerabile Maudgalyayana era una persona che, tra i dieci mondi, apparteneva alla strada degli ascoltatori della voce. La sua osservanza dei duecentocinquanta precetti era salda come una roccia e la sua attenzione alle tremila regole di condotta era perfetta come la luna piena nella quindicesima notte. La sua saggezza era come il sole e i suoi poteri trascendentali gli permettevano di circondare quattordici volte il monte Sumeru5 e di spostare l'enorme montagna. === 5. Nell’Hokke mongu, T'ien-t'ai cita un'affermazione simile dal Sutra Zoichi-agon (Raccolta delle dottrine numeriche). 230 E tuttavia, pur essendo un saggio di questo livello, trovò estremamente difficile ripagare il grande debito di gratitudine nei confronti di sua madre. E inoltre, quando cercò di ripagarlo, non fece che accrescerne l'enorme sofferenza. In confronto, i preti di oggi osservano i duecentocinquanta precetti solo di nome, in realtà fanno uso della loro cosiddetta osservanza dei precetti per ingannare gli altri. Non possiedono il benché minimo potere trascendentale: come un enorme masso non può salire al cielo, così essi non possono esercitare tali poteri. La loro saggezza è simile a quella di un bue e non è differente da quella di una pecora. Anche riunendosi a migliaia o decine di migliaia, non riusciranno mai ad alleviare di un briciolo la sofferenza dei loro defunti genitori. Tutto sommato, la ragione per cui Maudgalyayana non poteva salvare sua madre dalla sofferenza era che riponeva fede nelle dottrine del Piccolo veicolo e si dedicava a osservare i duecentocinquanta precetti. Secondo il Sutra Vimalakirti, il laico Vimalakirti criticò Maudgalyayana dicendo: «Quelli che ti fanno l'elemosina cadranno nei tre cattivi sentieri». Il significato di questa frase è che, sebbene il Venerabile Maudgalyayana fosse un uomo rispettabile che osservava i duecentocinquanta precetti, coloro che gli facevano offerte sarebbero rinati in uno dei tre cattivi sentieri. E questo non vale solo per Maudgalyayana, ma per tutti gli ascoltatori della voce e per coloro che in quest'ultima epoca danno la massima importanza all'osservanza dei precetti. Rispetto al Sutra del Loto, questo Sutra Vimalakirti non è che un umile vassallo di basso rango. Il punto è che il Venerabile Maudgalyayana stesso, non aveva ancora ottenuto la Buddità. E poiché egli non l'aveva ottenuta, era molto difficile che riuscisse ad alleviare le sofferenze dei suoi genitori e, a maggior ragione, quelle degli estranei. Successivamente però, seguendo l'insegnamento del Sutra 231 del Loto di scartare onestamente gli espedienti6, il Venerabile Maudgalyayana mise da parte immediatamente i duecentocinquanta precetti degli insegnamenti hinayana e recitò Nam-myoho-renge-kyo. Col tempo Maudgalyayana ottenne la Buddità e fu chiamato Budda Fragranza del Sandalo Tamalapattra. E a quel tempo anche suo padre e sua madre ottennero la Buddità. Per questo si dice nel Sutra del Loto che «[Se il Budda ci predicesse l'ottenimento dell'anuttara-samyak-sambodhi] si realizzerebbe ogni nostro desiderio e insieme verrebbero soddisfatte le aspirazioni della moltitudine»7. Maudgalyayana ereditò il suo corpo fisico dai genitori. Perciò quando il suo corpo ottenne la Buddità anche i corpi di suo padre e di sua madre la ottennero. Facendo un'analogia, consideriamo il caso del condottiero Taira no Kiyomori, il governatore di Aki, che visse al tempo dell'ottantunesimo sovrano del Giappone, l'imperatore Antoku. Combattendo una battaglia dopo l'altra, Kiyomori sgominò i nemici della nazione e, con l'andar del tempo, salì fino alla più alta carica dello stato, quella di primo ministro. L'imperatore Antoku era suo nipote. A tutti i membri del suo clan fu concesso di entrare a palazzo e furono assegnate posizioni di grande prestigio. Kiyomori teneva nel palmo della sua mano l'intero paese del Giappone con le sue sessantasei province e le due isole lontane8 e la gente si inchinava davanti a lui come piante e alberi di fronte a un forte vento. Ma egli diventò arrogante e si gonfiò d'orgoglio; alla fine trattò con disprezzo gli dèi e i Budda, e cercò di dettar legge ai custodi dei templi e ai preti buddisti, suscitando l'ostilità dei preti del monte Hiei e dei sette templi principali di Nara. Infine, === 6. Sutra del Loto, cap. 2, pag. 56 «...mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema». 7. Ibidem, cap. 9, pag. 199. 8. Due isole lontane: Iki e Tsushima, isole al largo della costa di Kyushu. 232 il 2 dicembre del quarto anno dell'era Jisho (1180), giunse al punto di incendiare due di quei sette templi, il Todai-ji e il Kofuku-ji. Ben presto sulla persona del gran ministro, egli stesso un prete laico, si abbatté la retribuzione per questa grave colpa. L'anno seguente, il primo dell'era Yowa, nel quarto giorno del secondo mese intercalare [avendo contratto una febbre] cominciò a bruciare come un pezzo di carbone; il corpo era il combustibile e il volto le fiamme. Infine lingue di fuoco sprizzarono dal suo corpo ed egli morì di febbre. Poi gli effetti della sua grave colpa ricaddero sul secondo figlio, Munemori. Egli fu visto sprofondare nel mare occidentale [nella battaglia di Dannoura], ma riaffiorò a Oriente dove fu catturato, legato e costretto a inginocchiarsi davanti al generale della destra, Minamoto no Yoritomo. Nel frattempo, il terzo figlio di Kiyomori, Tomomori, si gettò in mare e finì come escremento dei pesci. E il quarto figlio, Shigehira, fu fatto prigioniero, legato e, dopo esser stato trascinato prima per tutta Kyoto e poi attraverso Kamakura, venne consegnato ai sette principali templi di Nara. Ivi si riunì una grande moltitudine di centomila seguaci dei templi che, dichiarandolo nemico del loro Budda, uno per uno lo trafissero con le spade. Il più grande di tutti i mali produce conseguenze che non colpiscono solo chi l'ha commesso, ma si estendono ai suoi figli, nipoti e così via fino alla settima generazione. E lo stesso vale per il più grande di tutti i beni. Poiché il Venerabile Maudgalyayana ripose fede nel Sutra del Loto che è il massimo bene che esista, non solo lui, ma anche suo padre e sua madre ottennero la Buddità. E come se non bastasse, anche tutti i padri e le madri delle sette generazioni precedenti e delle sette generazioni successive, e in verità di innumerevoli vite precedenti e successive, furono in grado di ottenere la Buddità, per quanto incredibile possa 233 sembrare. E inoltre i loro figli, le mogli, i mariti, i servi, i sostenitori e innumerevoli altre persone poterono non solo sfuggire ai tre cattivi sentieri, ma anche ottenere tutti il primo stadio della sicurezza e in seguito la Buddità, lo stadio della perfetta Illuminazione9. Perciò si dice nel terzo volume del Sutra del Loto: «Ci auguriamo che i meriti ottenuti grazie a questi doni possano estendersi in lungo e in largo a tutti, così che noi e gli altri esseri viventi possiamo conseguire tutti insieme la Via del Budda»10. Con tutto questo in mente, vorrei farti notare che tu hai un nipote, Jibu-bo, che è un prete buddista. Questo prete non osserva i precetti e manca di saggezza. Non osserva nemmeno uno dei duecentocinquanta precetti e nemmeno una delle tremila regole di condotta. Per la sua mancanza di saggezza è nella stessa categoria dei buoi o dei cavalli e, visto che non osserva le regole di condotta, assomiglia a una scimmia. Ma egli riverisce il Budda Shakyamuni e ha fede nell'insegnamento del Sutra del Loto. Dunque è come un serpente che stringe in bocca un gioiello o come un drago che porta reliquie sacre sulla testa11. Un tralcio di glicine, avvolgendosi intorno a un pino può salire nell'aria fino a mille metri e un airone può viaggiare diecimila miglia perché può contare sulle proprie ali. Non è con le loro sole forze che sono in grado di compiere queste imprese. === 9. Perfetta Illuminazione: l'ultimo dei cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva. 10. Sutra del Loto, cap. 7, pag, 168. 11. Una volta il marchese di Sui si imbatté in un grande serpente che era stato ferito; gli medicò la ferita e più tardi il serpente gli apparve con un gioiello in bocca per ricompensarlo. Questa storia è narrata nella lettera di Ts'ao Chih( 192-232) indirizzata a Yang Te-tsu, Wen-hsuan, cap. 42. E’ Ignota invece la fonte della storia del drago. 234 Ciò si applica allo stesso modo al caso del prete Jibu-bo. Anche se egli è come un tralcio di glicine, poiché si arrampica sul pino del Sutra del Loto può scalare la montagna della perfetta Illuminazione. Poiché può fare affidamento sulle ali dell'unico veicolo, può librarsi nei cieli della Luce Tranquilla12. Con simili ali è un prete che può recare conforto non solo alle anime dei suoi genitori e nonni ma anche a quelle dei parenti fino alla settima generazione! Come sei fortunata a possedere questo bel gioiello di nipote! La figlia del Re Drago offrì il suo gioiello e ottenne la Buddità13. Tu hai offerto tuo nipote come devoto del Sutra del Loto e ciò ti condurrà all'Illuminazione! In questo momento ho troppo da fare e non posso dirti di più. Ti scriverò ancora un'altra volta. Rispettosamente, Nichiren 13 luglio Alla nonna di Jibu-bo === 12. Cielo della Luce Tranquilla: espressione usata per descrivere il supremo stadio della Buddità. 13. Episodio descritto nel capitolo Devadatta (dodicesimo) del Sutra del loto. 235 Urabon Gosho, Jibu-bo sobo e no sho Gosho Zenshu, pag. 1427 Scritto il 13 luglio 1279, a 58 anni, da Minobu Destinato alla nonna di Jibu-bo CENNI STORICI - Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho il 13 luglio 1279. Era indirizzato alla nonna di uno dei suoi discepoli, Jibu-bo Nichii, che gli aveva inviato alcune offerte in occasione della celebrazione annuale dell'Urabon. Il Gosho è noto anche come Lettera alla nonna di Jibu-bo. Sulla data di stesura vi sono opinioni contrastanti: alcuni sostengono che fu scritto nel 1277 mentre altri suggeriscono il 1280. La nonna di Jibu-bo sarebbe vissuta nel distretto Ihara della provincia di Suruga e probabilmente fu convertita dal nipote. Questi, secondo il Deshibun honzon mokuroku (Elenco dei discepoli a cui fu conferito il Gohonzon) di Nikko Shonin, in origine era un prete Tendai del tempio Shijuku-in di Suruga, che si era convertito agli insegnamenti del Daishonin e aveva studiato sotto Nichiji che più tardi sarebbe diventato uno dei sei preti anziani. 236