testo vincente - Collegio San Carlo
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testo vincente - Collegio San Carlo
CONCORSO “INVITO ALLA SCRITTURA” – testo di Alice Magistri Entrò nella biblioteca. In vita sua aveva avuto paura di tre cose: il buio, i ladri e soprattutto i libri. Adesso era dentro una stanza buia, piena di libri, da ladro. Sapeva che in una delle pagine di uno di quei libri era nascosta la soluzione. Era questione di vita o di morte. Non aveva mai creduto ai libri e adesso dai libri dipendeva la sua salvezza. Non ne aveva mai letto uno e adesso era costretto a leggerli tutti, ma come avrebbe potuto fare nello spazio di una notte? La luna fuori era l'unica complice. Lo fissava triste con quel suo volto bianco sempre uguale. Le stelle lanciavano segnali, simili a spie del cielo. Era venuto il momento di mettersi al lavoro. Si incamminò a lunghi passi verso uno di quei pesanti scaffali, alti, imponenti. Il buio, da quando la sua metamorfosi si era compiuta nello spazio di una notte, permetteva ai suoi occhi di leggere le sottili lettere dei titoli e distinguere gli oggetti chiaramente e questo lo calmò. Gli uomini temono il buio perché questo fa si che ogni elemento appaia come un corpo estraneo, temono ciò che non conoscono, ciò che non controllano. I sensi al buio lo ingannano mostrandogli la propria debolezza e lo fanno sentire disorientato e confuso. Il battito accelera, le insicurezze affiorano, il respiro si affanna, nulla sembra familiare. Al buio l'uomo ricorda quanto può sentirsi solo. Solitudine. Solitudine che ormai provava già da alcune settimane. Afferrò uno tra i libri riposti con ordine sullo scaffale. “La Metamorfosi” di Kafkà. Aprì una delle pagine. "Spesso se ne stava lì intere e lunghe notti, senza dormire un minuto e raschiando per delle ore il cuoio. Oppure, senza spaventarsi della fatica, spingeva una seggiola verso la finestra, si arrampicava sul davanzale puntellandosi sulla sedia e vi si affacciava poi, evidentemente per un vago ricordo del senso di liberazione che provava una volta a spaziare fuori con lo sguardo". Continuò a leggere. Era come rapito da quella storia così simile alla sua e al tempo stesso così diversa. La solitudine che albergava in lui da più di quanto potesse sopportare iniziò a dissiparsi. Pagina dopo pagina. Parola dopo parola. Non era più solo. Qualcuno stava patendo le sue stesse pene. Ripose nuovamente il libro sulla mensola polverosa. E ne scelse accuratamente un altro. Lesse “Demian” di Herman Hesse. Il titolo era in un elegante corsivo stampato leggermente in rilievo e pareva essere una vecchia edizione. Sfiorò con le dita le pagine patinate e cominciò a leggere. Ogni pagina che scorreva con il suo sguardo agile gli rivelava qualcosa in più su se stesso. Qualcosa che non avrebbe mai immaginato. L’uomo è fatto così. Si stupisce. È capace di meravigliarsi di fronte alle più piccole cose. A volte una sola frase, una parola suscita il suo interesse, riporta alla luce vecchi ricordi e scopre nuovi pensieri. E lui si lasciò catturare, concupire da quelle parole. Non sapeva nè chi fosse Herman Hesse né Demian esattamente come non sapeva chi fosse egli stesso ma seguendo l'arduo cammino di riscoperta del protagonista sentiva di poter emulare la sua impresa. “Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno: cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a tentativi per la propria via ovunque essa conduca”. Conoscere se stessi è la parte più difficile della vita. Ogni frustrazione e tormento, non sono nulla in confronto all’incapacità di riconoscersi, guardandosi in uno specchio o a quella di capire ciò che realmente si è diventati. Ogni uomo prima o poi arriva al momento in cui si guarderà realmente e cercherà di definire se stesso esaminando le azioni compiute, i sentimenti provati, le decisioni prese ed affrontate. Prese in mano un altro libro. “Notti insonni” di Herman Hesse. “Nella nostra vita frettolosa, assordante, sono maledettamente poche le ore in cui l'anima può diventare cosciente di se stessa, in cui tace la vita dei sensi e quella dello spirito e l'anima sta senza veli davanti allo specchio dei ricordi e della coscienza”. Il suo momento di tranquillità era quello, il suo specchio quelle pagine che si estendevano per milioni di volumi, ormai quasi dimenticati dal tempo. La sua speranza di capire chi fosse ora dipendeva da quei libri. Da quei chilometri di inchiostro nero che si districavano in un filo da seguire che lo avrebbe condotto alla salvezza, alla voglia di riiniziare ad amarsi. Scivolò silenzioso tra i bui corridoi che accoglievano tutte quelle storie, quelle riflessioni solitarie in volumi di ogni dimensione e colore. Tutte quelle vite pulsanti raccolte in così poco spazio. Ogni autore aveva lasciato qualcosa di sé al mondo. Ripensò alla sua vita. Ritornò a quella notte in strada e rivide la confusione delle persone e la brillantezza delle luci che lo avevano travolto in quella sera illuminata dalle stelle. Un uomo giaceva a terra, il viso riverso verso il basso, le braccia e le gambe in una posa innaturale. Il respiro, affannoso e lento, si andava via via spegnendo. Ricordò di aver abbassato lo sguardo e di aver visto quell’uomo. Avrebbe voluto salvarlo o soccorrerlo invece era rimasto fermo, immobile, sperso a scrutare quel volto così famigliare. Sentì una fredda lacrima scivolare sul viso come se una parte di sé in quello stato di paralisi avesse capito cosa fosse realmente successo. Una sola lacrima, una sola verità da accettare. Rimase immobile fissando il suo corpo inerme steso al suolo per un lasso di tempo che gli sembrò eterno. Portarono via il corpo. L'anima rimase. Quella fu l’ultima volta in cui si vide. Uno spettro non ha nome, né aspetto, né amici. Un fantasma non è altro che il ricordo di un uomo. Guardò i volumi posti sugli scaffali e rivide in quelli i suoi più cari amici. Da quando egli era cambiato non aveva mai trovato un conforto così profondo. Ogni sera sarebbe stato come dialogare con un nuovo o un vecchio amico da cui avrebbe imparato sempre nuove storie e da cui avrebbe ricavato un altro pezzo di sé. Ogni parola sarebbe diventata un pezzo del puzzle della sua anima, del suo “Io” più profondo. Grazie a quei volumi avrebbe finalmente trovato la salvezza e non sarebbe stato mai più solo.