Imparare a sfidarsi,La libertà per splendere ogni giorno come un

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Imparare a sfidarsi,La libertà per splendere ogni giorno come un
Imparare a sfidarsi
Ho cominciato a praticare quotidianamente nel
2003 per combattere il grande senso di
solitudine e di abbandono che provavo in
quegli anni e che mi portò a decidere di
cambiare profondamente mia vita; avevo
quattordici anni. Decisi che da quel momento
in poi la mia vita si sarebbe fondata
interamente sulla pratica buddista per poter
realizzare la mia rivoluzione umana, anziché
utilizzare il Gohonzon solo per alleviare la
sofferenza momentanea, come avevo fatto fin
da bambina. Non ero mai stata una buona
studentessa, frequentavo il liceo artistico e
ogni anno rischiavo la bocciatura. Alle prese
con l’esame di maturità, nel 2007, partecipai
a un corso nazionale della Divisione
studenti, ma partii pensando che dopo il
liceo sarei andata a lavorare, non credevo di avere le capacità di fare
altro. Durante il corso sentii chiaramente quanto il nostro maestro
desiderasse più di tutto che noi studiassimo con passione, mi colpì una
frase: “il genio è frutto dello studio”. Al mio ritorno decisi di provare a
studiare unicamente per rispondere al desiderio del maestro.
Una buona possibilità per vivere del proprio lavoro occupandosi di arte, la
mia passione, era lavorare nel restauro, scegliendo scuole di alta
formazione. Molti mi consigliarono di lasciar perdere perché era un obiettivo
“impossibile”, ma decisi di sostenere le prove di ammissione per
un’università molto prestigiosa dove ogni anno vengono ammesse solo quattro
persone.
Affrontai questa sfida affidandomi totalmente al Gohonzon, recitando un’ora
di Daimoku al giorno. Superata la maturità ho disegnato sei ore al giorno
senza alzarmi dal tavolo, per tutta l’estate. All’inizio di settembre, prima
di iniziare le prove di ammissione, sentivo di aver vinto sulla sfiducia
nelle mie potenzialità. Sostenni i test di ammissione e con grande gioia fui
ammessa.
Mi trasferii così, da un giorno all’altro, in un paesino fuori città, a 800
km dai miei affetti. Avevo diciannove anni. Il primo periodo tornavo a casa
ogni settimana, viaggiando la notte, in treno. Dopo un po’ si manifestò
violentemente una malattia che covavo già da diversi anni e che spesso mi
costringeva a letto con terribili dolori. Soffrivo molto perché mi sentivo di
non vivere né a Roma, la mia città, né a Venaria, dove studiavo, sempre
inadeguata e poco presente, come se non avessi scelto io di trasferirmi.
Pur impegnandomi moltissimo nello studio non ero serena, all’università il
clima era molto teso, si respirava competizione e voglia di prevaricare gli
altri e inoltre soffrivo molto del solito senso di solitudine. Cominciai a
recitare molto Daimoku.
Rafforzai la determinazione nello studio e con immensa fatica sostenni dodici
esami all’anno con ottimi risultati, inoltre pur essendo ancora malata
clinicamente i dolori non si presentavano più e potevo vivere una vita
“normale”.
Decisi per la prima volta di andare a vivere totalmente da sola. I primi mesi
faticavo anche a prendere sonno, ma piano piano recitando Daimoku mattina e
sera iniziai a sostituire la sofferenza della solitudine con la nuova
consapevolezza che sarei stata ogni giorno più felice dedicando la mia vita
alla pratica, alla fede e all’attività.
Dopo la Laurea triennale iniziai a collaborare con un’importante
organizzazione di promozione socio-culturale. Svolsi anche altri lavori e
ogni volta che mi proponevano qualcosa mi dicevano sempre che avevano pensato
a me per le mie qualità umane, per la determinazione che dimostravo e per la
rete di contatti che avevo intessuto nel mio percorso.
Sensei scrive: «Recentemente si dice che il quoziente emotivo è assai più
importante del quoziente intellettivo. Come pensare che i voti presi a scuola
a sedici o a diciotto anni possano determinare il resto della propria vita?
Il potenziale umano è molto più grande! La cosa più importante è l’abitudine
a sfidarsi al massimo delle proprie possibilità» (Scuola e lavoro, 67).
Gli ultimi due anni dell’università i miei voti sono saliti ancora di più, i
professori e gli altri studenti che prima mi denigravano per le scarse
capacità che dimostravo iniziarono a riconoscere in me doti inaspettate. Mi
sono laureata lo scorso 17 aprile. La sera prima della mia laurea erano con
me mia madre, mio padre, mia sorella, tutti davanti al Gohonzon a recitare
Daimoku, concretizzando le mie preghiere di tanti anni per realizzare una
famiglia armoniosa.
Sensei dice che “In sintesi, trovare un lavoro è solo il punto di partenza
per scoprire le proprie vere capacità: non è il punto di arrivo e quindi non
serve essere impazienti. […] Se riuscirete ad avanzare con regolarità e
costanza raggiungerete mete davvero importanti. In ogni caso saranno solo i
vostri sforzi incessanti a condurvi alla fase successiva della vostra vita”
(Scuola e lavoro, 68).
Ora sto recitando Daimoku ogni giorno per trovare un lavoro con cui
guadagnarmi da vivere e fare zaimu{footnote}Si chiama zaimu l’offerta in
denaro a sostegno dell’organizzazione e della comunità buddista.{/footnote};
a dispetto del difficile momento di crisi economica che stiamo vivendo sono
certa che esiste il lavoro che solo io posso svolgere, non solo per le mie
competenze professionali ma soprattutto per le qualità umane; quanto tempo ci
vorrà perché io riesca a trovarlo dipenderà solo dall’eliminare ogni
possibile paura e dubbio dal mio cuore.
La libertà per splendere ogni giorno
come un sole
“[…] Ogni persona può essere considerata un fiore speciale e distinto. È il
potere della Legge mistica che permette a ognuno di noi di sviluppare
pienamente il nostro potenziale e di adempiere la propria peculiare missione.
Ogni individuo ha le proprie capacità caratteristiche e la propria preziosa
funzione” (Una rivoluzione della leadership, 71). Attraverso il Buddismo di
Nichiren Daishonin ho ritrovato nella mia vita il significato della vera
libertà! Questa sì che è una grande fortuna!Da ragazzino rincorrevo sempre
l’affetto e l’approvazione degli altri, mi sforzavo di raggiungere ogni volta
i massimi risultati per sentirmi accettato, non avendo la forza e il coraggio
di affrontare la mia omosessualità. Anche per questo al termine del liceo ero
arrivato a cercare l’eccesso. Trascorsi l’intera estate a bere e sballarmi,
ottenendo come unico risultato il ritiro della patente a pochi giorni
dall’inizio dell’università. Non ebbi il coraggio di dare spiegazioni ai miei
genitori, riuscii comunque a convincerli a farmi frequentare l’università e
mi impegnai a superare ogni esame al primo appello, nel tentativo di
riconquistare la loro fiducia.
Al termine dei festeggiamenti per la mia laurea, mi ritrovai da solo a
piangere e a chiedermi il perché di tanta sofferenza. Mi sentivo una nullità,
ma non sapevo cosa mi aspettava dietro l’angolo. Nichiren scrive: “Quando
accade un grande male, seguirà un grande bene. […] Che motivo avete di
lamentarvi?” (RSDN, 1, 992).
Tornai a Mosca per concludere il soggiorno di studio interrotto in occasione
della laurea e dopo pochi giorni mi ritrovai in una stanza dello studentato
ad ascoltare un’amica che mi parlava di Buddismo e di felicità in questo
mondo. Desideroso di sentirmi veramente libero e di trasformare il mio senso
di impotenza nei confronti della vita, partecipai con lei ad un meeting. La
musica di Nam-myoho-renge-kyo mi avvolse e con essa una strana sensazione,
come se il mio cuore fosse stato riscaldato da quelle voci. Iniziai a
recitare quella frase, sebbene ancora non ne capissi il significato profondo.
Dopo qualche settimana arrivò il momento di partire per l’Erasmus in Svezia.
Grazie alla mia amica mi misi in contatto con un compagno di fede di
Stoccolma e lì iniziai a praticare il Buddismo regolarmente. Il Daimoku
cominciava ad aprire nuove strade ai miei pensieri: capii che mi sentivo in
balia del giudizio altrui perché ero io in primo luogo a giudicare
severamente me stesso e gli altri. Una vera rivoluzione!
I praticanti mi sostenevano come l’abbraccio di una grande famiglia e il 3
aprile del 2011 ricevetti il Gohonzon a Stoccolma. Lì mi trovavo bene e
cominciai a pensare di rimanerci anche dopo l’Erasmus per proseguire gli
studi.
In estate ebbi l’opportunità di partecipare a un corso della Soka Gakkai per
giovani studenti di tutta Europa. Partii con il desiderio di approfondire la
fede e di aprire la mia vita, trasformando fino alle radici la mia
sofferenza.
Il giorno del mio ventitreesimo compleanno, proprio durante il corso, recitai
con il profondo desiderio di essere felice. Mi vennero forti dolori
all’addome a causa del solito stress psicosomatico, ma non smisi di recitare.
Mentre pregavo mi resi conto che soffrivo perché stavo trattenendo tutto il
mio dolore: dietro quel muro di paura e disistima, mi aspettavano la vera
libertà e la vera gioia di essere me stesso.
Con cuore sincero, scrissi una lettera di ringraziamento a tutti i compagni
di fede che mi avevano sostenuto fino a quel momento. Spinto dalla volontà di
trasformare la mia sofferenza in gioia e di creare unità tra i miei
familiari, decisi di tornare in Italia. Ma già il primo giorno mi ritrovai a
criticarli per i loro difetti e le loro mancanze. Un po’ per necessità, un
po’ per paura di non essere capace di migliorare la situazione, mi trasferii
a Venezia per concludere in quella città la laurea magistrale.
Arrivato in laguna mi ritrovai ad affrontare difficoltà mai incontrate prima:
non riuscii a sostenere alcun esame al primo appello, non ottenni né la borsa
di studio né un posto tra le collaborazioni studentesche.
Decisi allora di approfondire ancor più la pratica e lo studio del Buddismo,
offrendo la mia casa per i meeting e accettando con gioia la responsabilità
di gruppo. E così, compresi che tutto era bloccato perché stavo ancora
evitando di affrontare i miei problemi, ero di nuovo lontano dalla mia
famiglia. L’ambiente esterno stava semplicemente riflettendo la mia
condizione interna.
A marzo 2012 si presentò l’occasione di partecipare ad un nuovo corso, ma ero
senza soldi per il viaggio. Dovevo chiederli ai miei genitori: una grande
opportunità per creare dialogo. Mia mamma acconsentì subito – con lei il
rapporto si era disteso già da tempo. Mio papà invece inizialmente non fu
d’accordo. Ma quando gli feci capire che solo grazie al Buddismo mi ritrovavo
lì ad affrontare la mia paura di parlare con lui, mi diede il suo supporto
economico per poter partecipare al corso.
Partii col desiderio di realizzare una grande vittoria. “Avanziamo insieme
coraggiosi e fieri discepoli di Sensei” era il motto del corso. Sentii che il
mio maestro era lì a sostenermi, dovevo solo decidere di affrontare le mie
paure. Incoraggiato dalle esperienze degli altri compagni di fede, durante il
viaggio di ritorno scrissi una lettera a mio padre.
Attraverso il Daimoku riuscii a trasformare la mia paura in coraggio e, dopo
qualche giorno, gli lessi quella lettera. Raccontai a mio padre tutto quello
che non ero mai riuscito a dirgli e lo ringraziai per avermi sempre
sostenuto. Gli dissi che grazie al Buddismo avevo compreso che per stare bene
con la mia famiglia non dovevo cambiare nessuno né scappare, ma semplicemente
aprirmi a loro e affrontare la vita con coraggio e fierezza.
Ero riuscito a riconoscere e percepire il mio valore. Finalmente avevo mosso
il primo passo verso la trasformazione del rapporto con mio padre.
Libero dal pensiero di dover conquistare l’approvazione degli altri, durante
l’estate, riuscii a sostenere tutti gli esami che mi mancavano alla laurea,
studiando finalmente con gioia e passione. La situazione si capovolse
completamente: dopo l’iniziale esclusione, ottenni un posto come studente
collaboratore e più avanti la borsa di studio.
A fine agosto si presentò la possibilità di svolgere un periodo di
assistentato di lingua italiana in Russia. Per me era un sogno! Tuttavia,
all’inizio sembrava che i posti fossero già stati assegnati e nessuno
riusciva a darmi informazioni precise. Continuavo a sostenere le attività
della Soka Gakkai con tutto me stesso e trovai pure il tempo per studiare e
sostenere l’esame per la certificazione di didattica dell’italiano come
lingua straniera. Ma l’insicurezza e la paura mi stavano schiacciando… Decisi
allora di affidarmi totalmente al Gohonzon e di credere profondamente nel mio
valore, finché non arrivai a sentire di essere il candidato ideale.
Partecipai al bando. Nonostante avessi poco tempo per organizzare tutto e la
risposta ufficiale si facesse attendere, decisi comunque di prepararmi per il
viaggio, animato dalle parole del mio maestro: “Quando la determinazione
cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante
in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si
orienteranno verso quella realizzazione” (Giorno per giorno, Esperia, 20
settembre). Tutto andò a ritmo: documenti, biglietto aereo, visto. Trovai,
inoltre, varie scuole dove poter svolgere il tirocinio e pure un alloggio
praticamente gratuito!
Arrivò il 13 ottobre, il giorno della partenza. Il volo fu un vero inferno e
in aeroporto mi ritrovai senza valigia. Ma ero determinato a non lasciarmi
sconfiggere: continuai a recitare con tutto il mio cuore, sicuro che ogni
cosa si sarebbe risolta. Dopo due giorni ricevetti il mio bagaglio e la
nomina ufficiale da parte del Ministero!
A Mosca ho trascorso due mesi molto intensi nei quali ho sentito una
gratitudine ancora più profonda per la mia famiglia e le persone che mi hanno
sempre incoraggiato. Per ricambiare il sostegno, d’accordo con la mia amica
che mi aveva fatto conoscere questo Buddismo, abbiamo iniziato a tradurre in
russo esperienze e incoraggiamenti tratte dalle nostre riviste.
Ora mi attende un nuovo anno pieno di sfide: voglio laurearmi e iniziare a
lavorare nella promozione del plurilinguismo e dell’interculturalità per
contribuire alla creazione di una cittadinanza europea. La paura di non
farcela è sempre in agguato, ma come mi ricorda il presidente Ikeda: “Il
potere della gioventù è la capacità di tracciare con determinazione nuove
strade dove nessuno ha osato prima. È la capacità di affrontare con coraggio
la cattiveria e l’ingiustizia. È la capacità di unirsi agli altri con gioia
nella ricerca del dialogo e di tessere nuove reti d’amicizia in costante
crescita.” (NR 501, 7).
È il momento di condividere con gli altri la mia gioia di vivere: quest’anno
voglio essere un sole che illumina tutti con il suo sorriso!
La fragranza interna otterrà
protezione esterna
Mi chiamo Sara, ho conosciuto la pratica buddista tre anni fa, tramite mia
mamma che aveva iniziato a praticare. In un primo momento non me ne
interessavo molto, avevo 15 anni e ritenevo di aver altro a cui pensare. Mia
mamma aveva dato inizio alla sua rivoluzione umana, in lei vedevo un gran
miglioramento, quindi a poco a poco mi sono incuriosita. Ho iniziato a
frequentare le riunioni di introduzione al Buddismo della Soka Gakkai e
quando ne sentivo il bisogno recitavo Nam-myoho-renge-kyo. Così ho
approfondito e sperimentato gli effetti della pratica, a poco a poco
cominciavo a comprenderne il funzionamento, e mi impegnavo recitare ancora
più Daimoku. Una cosa era certa: Nam-myoho-renge-kyo era dentro di me,
praticare mi aiutava ad accrescere l’autostima e la sicurezza nelle mie
capacità. Quindi decisi di ricevere il Gohonzon l’11 dicembre
2011. Inizialmente fu una gran spinta a migliorare la mia vita. Sono
diventata più autocritica, in grado di riconoscere gli aspetti “negativi” del
mio carattere, come l’impulsività e la tendenza ad essere aggressiva, e ad
armonizzarli. Sono diventata più indipendente, ho deciso di sfidarmi nel
raggiungere l’obbiettivo di diventare rappresentante d’istituto della mia
scuola. Una volta raggiunto l’obiettivo, però, gradualmente lasciai la
pratica da parte, “tanto sto bene”, ripetevo a me stessa. Così ad Aprile
2012, tornata da un viaggio di studio a Londra, ho smesso di praticare.
Partecipare alle riunioni mi risultava noioso, in più quando mi rendevo conto
che avevo sempre meno energie e positività, mi arrabbiavo perché non stavo
bene, eppure non facevo nulla per migliorare la situazione! Il 20 maggio 2012
c’è stata la prima scossa di terremoto a Finale Emilia, il mio paese. In
questa occasione ho sentito molto forte la protezione del Daimoku, sia a
livello materiale perchè la mia casa, dove è custodito il Gohonzon, non ha
subito danni, sia a livello spirituale. La pratica quotidiana di mia mamma e
i benefici che avevo accumulato recitando Daimoku mi sostenevano con forza,
anche se momentaneamente avevo smesso di praticare. Dopo il disastro tra le
persone c’erano paura, sfiducia e rabbia. Io mi sentivo tranquilla, sentivo
che Nam-myoho-renge-kyo era il pilastro della mia vita, ed era stabile dentro
di me. Nel periodo post-terremoto confrontandomi con i compagni di fede ho
capito che non avevo nessuna gratitudine nei confronti del terremoto, non
riuscivo a vedere l’opportunità insita nella difficile situazione che stavo
affrontando. Questo mi portava a vedere le cose con gli occhi del “piccolo
io”, cioè con una prospettiva ristretta, imprigionata da impulsi e desideri
egoistici. Avevo una paura paralizzante. Grazie all’incoraggiamento di una
giovane responsabile della mia zona, recitando Daimoku sono riuscita a far
emergere anche da dentro di me la gratitudine che mi ha finalmente permesso
di sentire una gioia profonda, proprio durante questo periodo critico. Il 24
maggio 2012 un responsabile della Soka Gakkai con una lunga esperienza di
fede, ci ha fatto visita per incoraggiarci. Quello che mi ha colpita di più e
che più mi ha aiutato è stata la spiegazione della frase di Nichiren “la
fragranza interna otterrà protezione esterna” (RSND 752). Il presidente Ikeda
dice che la fragranza interna è la nostra natura di Budda e che «una volta
rivelata, emerge come una fragranza che aleggia nell’aria e pervade la nostra
vita così come l’incenso che brucia impregna i nostri vestiti del suo
profumo. E per ricevere la protezione delle divinità celesti il primo passo
consiste nell’intraprendere la propria trasformazione interiore» (BS 140,
46). Ero stanca, fisicamente e psicologicamente, ma non mancavo mai di
ricaricare la mia vita con il Daimoku. Intanto lo sciame sismico comportava
scosse quotidiane di una certa intensità. Nel Gosho Sui presagi, Nichiren
Daishonin scrive: “quando gli occhi, le orecchie e gli altri organi di senso
degli esseri umani sono confusi e turbati si verificano straordinari fenomeni
nel cielo; quando la loro mente è turbata, la terra trema” (RSND, 574). Il
mio cuore tremava un sacco e l’unico modo per tranquillizzarmi era recitare
Nam-myoho-renge-kyo. Durante le scosse sembrava che la vibrazione del Daimoku
entrasse in sintonia con la vibrazione della terra e mi sentivo in equilibrio
con l’universo. Una sensazione meravigliosa!!! Avevo prenotato l’esame di
teoria della patente per il 29 maggio. Quel giorno mi ero svegliata presto, e
dalla tenda dove dormivo mi sono trasferita in casa. Mi sono preparata e ho
recitato Daimoku fino all’ultimo momento. Alla fine del Daimoku è sgorgata
dal mio cuore una decisione profonda: “IO VINCO! Io ho il coraggio di
affrontare l’esame! Io credo in me stessa e nelle mie capacità!”. Ci fu una
scossa molto potente durante l’esame. Certo la situazione non permetteva la
concentrazione di cui avevo bisogno. A tratti mi sentivo sfiduciata, ma mi
sono fatta coraggio e ho affrontato l’esame dicendomi: “Sara se hai superato
il terremoto, l’esame sarà una passeggiata”. Il risultato è stato che ho
superato l’esame di teoria e il 30 luglio ho preso la patente! Questo mi ha
permesso di frequentare le riunioni di discussione in un gruppo vicino a casa
invece che nel gruppo che ospitiamo a casa nostra; è stato il giusto stimolo
per partecipare alle attività più intensamente e con maggior spirito di
iniziativa. Un altro beneficio della mia trasformazione interiore è che sono
stata rieletta anche quest’anno come rappresentante d’istituto, così posso
creare valore anche all’interno della mia scuola! Dal giorno del terremoto
sto recitando di più e ho deciso che il mio obbiettivo principale sarà quello
di avere una fede profonda e una pratica corretta perché solo in tal modo si
può costruire un felicità veramente solida. Ho avuto quotidianamente la prova
concreta che Nam-myoho-renge-kyo ci permette di superare ostacoli comunemente
ritenuti insuperabili! Mi sto impegnando per fare attività assieme agli altri
praticanti, cerco di incoraggiare le persone intorno a me, e non c’è momento
migliore di questo per dare agli altri l’opportunità di prendere in mano la
propria vita, e indirizzare la loro strada verso la felicità. Ho deciso di
diventare felice indipendentemente da tutto! Con questo desiderio porto
avanti la mia rivoluzione umana e kosen-rufu, incoraggiando gli altri e
propagando la Legge, come ci scrive il presidente Ikeda.