Il confindustriale che va controcorrente «Giusto dare subito il Tfrai
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Il confindustriale che va controcorrente «Giusto dare subito il Tfrai
M EZ ZO GI O R NOECON OM I A VII LUNEDÌ 20 OTTOBRE 2014 Primo piano Occupazione La questione meridionale La storia/1 L’imprenditore barese, presidente della sezione Trasporti, è dalla parte dei suoi 130 dipendenti Il confindustriale che va controcorrente «Giusto dare subito il Tfr ai lavoratori» Gts è sul mercato dei trasporti da 37 anni e punta sull’intermodalità utilizzando i treni merci con una flotta di 7 locomotive. Nel 2013 ha fatturato 77 milioni con un utile di 2,1 milioni grazie a 700 clienti in portafoglio (copre un mercato che va dalla Grecia al Regno Unito). Agli operatori la Gts mette a disposizione un pacchetto che prevede il risparmio medio del 10-15 per cento rispetto al trasporto su gomma. «L’Unione Europea — afferma Muciaccia — ha deciso che entro il 2030 il 30 per cento delle spedizioni oltre i 300 chilometri dovranno essere realizzate utilizzando i treni. Ciò è un vantaggio per il settore, ma il sistema Paese deve compiere scelte strategiche visto che le altre nazioni stanno investendo in qualità e quantità di reti e grandi player». Il gruppo di trasporti punta a stringere alleanze con le aziende turche in moNon solo lavoro do da far approdare a La filosofia della Bari i container della Gts è vivere direttrice che conduce meglio nei luoghi al porto di Trieste. «In di lavoro: per Italia solo il 4 per cenquesto a to delle merci viaggia disposizione dei lavoratori c’è uno su ferrovia — sostiene Muciaccia — e c’è anpsicologo e la che da intercettare il possibilità di flusso estero. Abbiapraticare mo le potenzialità per dell’attività sportiva (campi di acquisire grandi comcalcetto e palestra messe, ma le condizio, nelle foto). E non ni generali vanno modificate. Parlo dei temi mancano feste di autorizzazione doDoppia veste Alessio Muciaccia, ad della Gts e presidente Trasporti Confindustria Bari per i dipendenti ganale, dei costi dei a condividere gli sforzi potendo alleggerire servizi e della stabilità dell’intero meccanismo. Le multinazionali, infatti, prendono la situazione finanziaria delle famiglie». La crisi c’è e il potere d’acquisto dei sala- in considerazione numerosi parametri priri continua a diminuire. Lo sanno le fami- ma di stringere alleanze e l’Italia paga per glie monoreddito che spesso non riescono l’instabilità complessiva». Un esempio, a sostenere il peso dei rincari. «Non è raro anche strutturale, è quello della rete: in ricevere dai dipendenti — continua Mu- Europa la sagoma ferroviaria maggiorciaccia — richieste di anticipi di retribu- mente diffusa (la grandezza dei contaizione o di liquidazione di parte del Tfr per ner) è la P400, in Italia solo a gennaio del pagare spese mediche o tasse universita- 2015 si potrà circolare con la P386 a causa rie. L’opzione che concediamo ai nostri di- di adeguamenti di gallerie e ponti. È quependenti va in questo senso e contribuirà sto uno dei tanti costi aggiuntivi che blocad accrescere le buste paga di un 25 per ca lo sviluppo. «Ma almeno sul tema dei cento. I rischi di un utilizzo improprio di diritti dei lavoratori — conclude Muciacqueste somme? Credo che non dobbiamo cia — abbiamo l’occasione di parlare la essere noi a decidere come i lavoratori de- stessa lingua. Noi ci crediamo». vono spendere i loro soldi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Muciaccia (Gts) : «Ci costerà mezzo milione all’anno ma le buste paga aumenteranno del 25%» DI VITO FATIGUSO «F orse qualche mio collega di Confindustria storcerà il naso, ma la verità è che i soldi sono dei lavoratori e spetta a loro decidere come utilizzarli. Dall’inizio del prossimo anno i nostri dipendenti potranno scegliere se avere in busta paga il trattamento di fine rapporto e altri elementi accessori in busta paga. D’altronde in tutto il mondo funziona così». Alessio Muciaccia, amministratore delegato della Gts di Bari (società specializzata nella logistica intermodale), ha deciso: accoglie, in tema di crescita della busta paga, il Renzi-pensiero. Ovvero si adeguerà al versamento mensile delle quote Tfr prevedendo anche il pagamento di parte di 14esima. Una scelta, esclusivamente su base volontaria, che a regime comporterà in termini di liquidità pagamenti per ulteriori 500 mila euro all’anno (considerati i 130 dipendenti complessivi). Muciaccia, 38enne sposato con tre figli, ha ereditato la guida dell’azienda dal padre Nicola creando un nuovo feeling con i dipendenti. È presidente della sezione Trasporti di Confindustria Bari e da sei anni è a al timone del gruppo. E ha sposato il principio del vivere meglio nei luoghi di lavoro, condividendo spazi e tempo libero. «All’estero — spiega Muciaccia — le aziende investono per far sì che i dipendenti siano soddisfatti del loro lavoro e del luogo in cui svolgono la propria attività. Noi crediamo che ciò produca effetti positivi nella produttività e nel benessere dell’intera struttura. A tal fine, con il tempo sono state finanziate iniziative ludiche e di servizio». È il caso della consulenza dello psicologo, dell’attività sportiva (garantita da campi di calcetto e palestra con corsi di fitness e arti marziali gratuiti) e feste per dipendenti e parenti. «Stiamo pensando anche di inserire baby sitter — prosegue l’amministratore delegato di Gts — dato che il 65 per cento dei nostri collaboratori è di sesso femminile e ha figli. La scelta di pagare la quota Tfr, tuttavia, mira proprio C’è il rischio di un utilizzo improprio di queste somme? Non dobbiamo essere noi a decidere come spendere i soldi degli altri Se non nelle infrastrutture, almeno sui diritti abbiamo l’occasione di parlare la stessa lingua del resto d’Europa La storia/2 Dal 2013 Cientanni è alla Provence Foodstuff Tianjin, società con casa madre a Hong Kong e sedi sparse in tutto il mondo Un salernitano che lavora pomodori. Ma lo fa in Cina La «mission» quasi impossibile del manager campano: sfatare l’amara verità della bassa qualità dei prodotti cinesi DI GABRIELE BOJANO «P onetevi degli obiettivi, lavorate sodo e fate gavetta considerandola come un’appendice post scolastica. E soprattutto preparatevi alla globalizzazione reale, dimenticate il lavoro sotto casa e la chimera del posto fisso. Persino qui hanno introdotto una legge con cui i dipendenti pubblici, se non efficienti, vengono licenziati». Sono i consigli ai giovani italiani, un po’ bamboccioni e un po’ choosy (schizzinosi, come li definì Elsa Fornero), che provengono da un ragazzo del 1960 che da quasi due anni lavora il pomodoro in una grande fabbrica. Detta così, non è una notizia così sensazionale. Aggiustiamo, allora, il tiro: il pomodoro non è quello dei nostrani pelati ma è concentrato e venduto come succo bevibile ed aromatizzato in lattine, bustine, bottiglie di vetro o plastica. E la fabbrica si trova a Tianjin, non troppo lontano da Pechino. Al 39° parallelo, lo stesso di Cagliari. Ebbene sì, Fausto Cientanni, originario di Cava de’ Tirreni, è il supermanager di un vero e proprio colosso, la Provence Foodstuff Tianjin Co.Ltd, compagnia cinese con casa madre a Hong Kong e sedi sparse in varie città del mondo, che chiu- A due passi da Pechino Fausto Cientanni nello stabilimento cinese derà l’anno con un fatturato di circa 450 milioni di euro, più del doppio del 2013. Un ruolo impegnativo che assolve con grande professionalità e passione. Ma da Cava, alle porte di Salerno, come è arrivato dall’altra parte del mondo? «Nel febbraio 2013 — racconta — un mio caro amico, nonché esperto nel settore del Food Quality Control, mi propose di valutare un’offerta di lavoro in un’azienda cinese che produce pomodoro e derivati. Non nascondo che la cosa mi impressionò molto, vista non solo la lontananza ma la totale differenza di cul- tura. Avevo già anche se brevemente lavorato all’estero ma «in missione» per conto dell’azienda per cui lavoravo e non come dipendente di una società straniera». L’offerta era «economicamente attraente» e, con il placet della famiglia, Cientanni decide di andare a verificare di persona. Dopo un mese «in cui per la prima volta mi sono sentito fiero di essere italiano giacché i cinesi adorano tutto ciò che è italiano o ricorda l’Italia» il manager scioglie la riserva e opta per il sì: accetta e resta. «Il mio compito qui — spiega — è stato cercare di sfatare l’amara verità relativa alla bassa qualità dei prodotti cinesi e quindi diventare competitivi sul mercato mondiale ottimizzando i costi ed incrementando al massimo la qualità». Mission perfettamente centrata: oggi l’azienda, che da poco si è trasferita nel nuovo stabilimento con 41 linee di produzione, conta 500 operai (ma saranno mille entro sei mesi) che fanno due turni da 12 ore ciascuno, esporta in tutto il mondo. «Su mio suggerimento, però — aggiunge — abbiamo adottato anche una strategia tendente al mercato interno che, come si sa, è immenso. In parte questo fatto mi ha “fregato” perché sono spesso su un accidenti di aereo che odio. Ma comunque fa parte del gioco». Al mattino il jingli, il manager, come lo chiamano i cinesi, va al lavoro verso le 7.30: «Ritengo sia molto apprezzato dal perso- nale che mi vede come uno di loro. Lavoro anch’io almeno 12 ore al giorno. Amo pranzare con i miei manager, che sono brave persone, e con le quali condivido un po’ di news in tv». Cientanni ha nostalgia dell’Italia («mi manca praticamente tutto: i miei affetti, il cibo, il nostro mare») ma alla cucina cinese, «troppo piccante o troppo dolce o troppo aromatizzata», si è ormai abituato. «Ciò che assolutamente detesto — confessa — è il cosiddetto Chinese white wine, un liquore di circa 60° che loro bevono, come diceva un mio vecchio datore di lavoro “a tambur battente”. È terribile questo liquore, sia per gusto che per forza alcolica, talvolta però devo fingere di bere per una questione, diciamo, politica». Ma è anche consapevole che nel lavoro «è fondamentale l’esperienza unita alla nostra adattabilità e alla passione con cui lo svolgiamo». «E poi la lontananza, oggi, con i mezzi di comunicazione attuali, può essere debitamente addolcita». Ora in Cina è molto conosciuto, il suo volto appare spesso in tv e su riviste e calendari. E gli tocca spesso anche un ruolo di rappresentanza con imprenditori e manager internazionali. «Ai giovani — conclude — dico fate i necessari sacrifici giacché nessuno regala niente e prima o poi vedrete i risultati. Siate forti e ricordate che noi italiani nel mondo siamo great». © RIPRODUZIONE RISERVATA