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1. IL SISTEMA LEGNO – ARREDO
Il “Sistema Legno-Arredo” costituisce, insieme al Sistema Moda e alle produzioni
alimentari di nicchia, uno degli assi portanti del Made in Italy con un volume complessivo
della produzione che incide per il 6% sul totale dell’industria manifatturiera italiana.
Il settore si compone di due comparti: quello del mobile che pesa per il 60% e quello del
legno che assorbe il restante 40% della produzione complessiva.
A livello dettagliato per il settore del mobile, il mercato più significativo risulta essere
quello della fabbricazione di mobili per uffici e negozi con una quota del 29% sul mercato
totale del gruppo, seguito dalla fabbricazione di altri mobili, con una quota del 24,8% e
dalla fabbricazione di sedie e sedili con una quota del 21,8%. Più contenuta appare la
quota della fabbricazione di mobili per cucina (20,6%).
L’analisi dei sottosettori mostra che le produzioni maggiormente orientate verso l’estero
sono quelle delle fabbricazioni di altri mobili e fabbricazione di sedie e sedili mentre più
orientate verso i mercati interni risultano le fabbricazioni di mobili per uffici e negozi,
fabbricazione di mobili per cucina e fabbricazione di materassi.
Aspetti caratteristici del Sistema sono l’alta intensità del lavoro, l’origine artigianale, la
creatività ed il design che trovano in Italia la massima espressione.
Il sistema legno arredo è caratterizzato dalla prevalenza di imprese di piccola e media
dimensione a proprietà familiare operanti in distretti industriali e dall’elevato grado di
deverticalizzazione che rende la sub-fornitura specializzata un importante anello della
filiera produttiva.
La forte presenza di PMI nel settore è dimostrata dal fatto che delle 87.855 imprese
presenti nel 1996 il il 96,8% aveva meno di 20 addetti, dato confermato anche nel 2000.
Infatti, delle 102.328 imprese presenti nel 2000 (+ 16,48% rispetto al 1996), il 96,4% è
costituito da imprese con meno di 20 addetti. Se si considera il numero totale di addetti,
nel 1996 erano 387.628, di cui il 64,8% concentrato in imprese con meno di 20 dipendenti.
Nel 2000 sono aumentati di circa il 22,5% passando a 474.760, con una leggera
diminuzione di addetti (-3,8%) nelle PMI.
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2. LA LOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE
La produzione del sistema italiano del legno arredamento è realizzata prevalentemente da
sistemi integrati di imprese operanti nei distretti industriali. Questo è dimostrato dall’ampio
numero di distretti operanti nel settore rispetto alla totalità dei distretti italiani. Se infatti, a
livello nazionale da una rilevazione ISTAT del 1996, sono stati individuati 199 distretti
industriali, 40 sono specializzati nel settore legno arredo.
I distretti industriali del legno arredo presentano caratteristiche di un’elevata efficienza
organizzativa e sono concentrati, nel Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino
Alto Adige), Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Puglia.
DISTRETTO DEL MOBILE DELLA BRIANZA
Rappresenta una realtà di particolare rilievo. L'ambito territoriale del distretto insiste sulle
province di Como (16 comuni, il cui centro principale è Cantù) e di Milano (20 comuni, il
cui centri principali sono Desio e Seregno).
È specializzato nella produzione di mobili e oggetti in legno, nonché mobili in metallo e
complementi di arredamento: prodotti che tradizionalmente si distinguono sia per la qualità
dei materiali e delle rifiniture, sia per il design e lo stile.
L'attività del comparto si concentra soprattutto nella fabbricazione di mobili per
l'arredamento della casa (imbottiti, armadi, tavoli, sedie, camere da letto), e di articoli per
la decorazione, arredamento per esterni, pavimenti, infissi, ecc.
DISTRETTO DEL MOBILE DEL TRIVENETO
Lo sviluppo storico dell'industria veneta del legno arredo, che ha forti legami con quella
friulana, è abbastanza recente, risale infatti alla metà del Novecento, ma nella zona
esisteva già una tradizione artigianale, testimoniata dal fatto che i tronchi delle foreste
locali venivano largamente impiegati dalla Repubblica di Venezia.
Il distretto veneto-friulano quindi si compone di due distretti:
• l Distretto del Mobile Livenza Gli 11 comuni del Distretto del Livenza2 riuniscono
circa 800 aziende che danno lavoro a circa 13 mila addetti. I comuni che
concentrano il maggior numero di occupati sono Brugnera, Prata (con oltre 1.700
addetti ciascuno) e Pasiano (con 1.000 addetti).
•
Il Distretto del Mobile del Quartier del Piave Il distretto veneto del mobile copre un
vasto territorio che abbraccia la Sinistra Piave nel Trevigiano, per un totale di 19
comuni tra cui Oderzo, Motta di Livenza, Ponte di Piave, Salgareda, Portobuffolè.
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Accanto al tradizionale distretto lombardo, cuore del prodotto più sofisticato, si sono
affiancati da diversi anni le dinamicissime imprese del Triveneto.
La struttura industriale è composta da alcune punte del settore, ma anche di un tessuto
integrato di piccole unità produttive aggressive e spregiudicate.
CONTESTO MARCHIGIANO E ROMAGNOLO
È rappresentato soprattutto dal distretto cuciniero pesarese,
La provincia di Pesaro e Urbino si sviluppa su un territorio di 2.893 kmq, situato nella parte
nord delle Marche, e comprende i comuni di Pesaro, Colbordolo, Lombaroccio,
Monteciccardo, Montellabate, Sant’Angelo in Zizzola e Tavullia. Capoluogo della zona che
conta 67 comuni con una popolazione complessiva di 336.000 abitanti, è Pesaro (abitanti
88.713) che rappresenta una delle più importanti zone mobiliere del Paese.
Ci sono alcune grandi aziende (Scavolini, Berloni e Febal ) leader, che operano nel
comparto cuciniero) e, una miriade di piccole e piccolissime imprese (sia cuciniere che
mobiliere), prevalentemente terziste, che rappresentano il 90-95% delle aziende del
distretto.
DISTRETTO BARI MATERA
ha come miglior risultato il Gruppo Natuzzi che è riuscito ad imporsi a livello mondiale.
Il distretto industriale del salotto si trova tra i tufi lucani e la Murgia pugliese, nel triangolo
formato dal capoluogo Materano e i paesi di Altamura e Santeramo in Colle nella provincia
di Bari. Matera, però, può essere considerata la capitale del polo, se non altro per ragioni
storiche è qui che alla fine degli anni 60 Pasquale Natuzzi ha iniziato le proprie attività
con il suo primo stabilimento.
Insieme alla Natuzzi, la Calia Salotti di Matera, con 90 miliardi di fatturato e 500 dipendenti
nel 1999, la Nicoletti Salotti di Matera, con 150 miliardi di fatturato e 500 dipendenti nel
1999, e altri salottifici del "triangolo" sono riusciti a strappare ai maestri artigiani della
Brianza e di altri distretti lo scettro italiano del primato nel settore del mobile imbottito.
Un aspetto particolarmente rilevante è costituito dalla forma organizzativa introdotta da
Natuzzi che ha decentrato alcune fasi - la costruzione dello scheletro del divano in
compensato, il taglio del poliuretano trattenendo al proprio interno le fasi del design, il
reperimento delle pelli e della commercializzazione.
Questo tipo di organizzazione ha comportato la nascita sul territorio di un certo numero di
imprese (spesso per iniziativa di ex-operai Natuzzi) di semilavorati in grado di soddisfare
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le richieste anche delle altre imprese di salotti che a partire dagli anni '80, sulla scia di
Natuzzi, sono sorte, a cavallo tra la Puglia e la Basilicata. A Matera.
In sintesi l’importanza di questi distretti, è imputabile non solo al particolare modello di
organizzazione industriale presente a livello territoriale (elevata concentrazione di piccole
e medie imprese), ma anche alla presenza in tali contesti di alcuni importanti fattori
materiali (manodopera qualificata, efficiente sistema di subfornitura locale) ed immateriali
(peculiari conoscenze relative ai prodotti, ai processi ed alla domanda potenziale espressa
sul mercato) che risultano cruciali per la competitività delle imprese.
DISTRETTO DELLA SEDIA DI MANZANO
Il distretto insiste sul territorio dei Comuni di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno
di Rosazzo, e delle Province di Udine e Gorizia.
Nel settore di attività della sedia operano 990 aziende, con oltre 11.000 addetti.
Il distretto della sedia si articola in un insieme di piccole e medie imprese generalmente
integrate in senso verticale, articolate all'interno della filiera produttiva, ciascuna
specializzata in una fase del processo: la scomponibilità del processo produttivo in fasi si
traduce in fattore di competitività legato alle economie di scala derivanti dalle relazioni a
rete tra imprese specializzate che il distretto assicura in termini di costi, flessibilità e
diffusione delle competenze.
L'organizzazione produttiva del distretto si estrinseca nella divisione del lavoro in senso
verticale tra imprese specializzate in fasi distinte del processo produttivo.
Al riguardo si distinguono:
•
•
•
•
le imprese di dimensione artigianale, che producono semilavorati o eseguono
lavorazioni specializzate (tornitura, curvatura, levigatura, intaglio, verniciatura,
imbottitura) su commissione dei produttori locali;
le imprese artigianali di dimensione superiore che acquistano i semilavorati, eseguono
le fasi finali del ciclo (montaggio e finitura) e vendono il prodotto finito;
le imprese industriali di piccola dimensione che sono caratterizzate da un ciclo quasi
completo fatto salvo alcune lavorazioni destinate alla subfornitura;
le medie imprese industriali che sono in grado di incorporare l'intero ciclo produttivo ma
che si organizzano decentrando quando il ciclo è in espansione alcune lavorazioni e
riassorbendole in caso di inversione di tendenza.
DISTRETTO DEL MOBILE IMBOTTITO DI FORLÌ
Le unità produttive del distretto forlivese del mobile imbottito (1) sono collocate in
massima parte nel territorio del comune di Forlì, grazie alla buona offerta di aree
attrezzate, e in misura minore in quelli dei comuni adiacenti (Castrocaro, Meldola,
Predappio, Bertinoro). I mercati tradizionali su cui, nel momento di crescita più dinamica,
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si riversavano i prodotti forlivesi erano il Medio Oriente per le piccole imprese, la Francia e
il Benelux per le grandi.
Nel comprensorio vengono prodotti mobili di qualità, destinati ad una fascia medio-alta
costruiti con cura artigianale, modelli in prevalenza contemporanei, spesso realizzati in
pellame pregiato.
Il comprensorio è costituito da oltre 100 imprese, alle quali se ne aggiungono altrettante
che producono componenti, con 4.000 addetti, in gran parte donne (il 12% circa del totale
degli occupati dell'intero settore industriale della provincia), un fatturato di 600 miliardi dei
quali il 60% dovuto all'export. Le industrie dell'imbottito e l'artigianato indotto, quindi,
esercitano un forte peso nell'economia forlivese.
3. ANALISI DELLE QUALIFICHE PROFESSIONALI E TENDENZE
generalità
I continui cambiamenti, che hanno interessato e che stanno interessando
l’organizzazione delle aziende, i processi di produzione, la trasformazione dei prodotti,
stanno trasformando anche la figura del lavoratore all’interno sia della aziende
artigiane che di quelle industriali. Le attività manuali nelle aziende industriali stanno
gradualmente riducendosi. L’utilizzo di macchine che costantemente riducono la
necessità dell’intervento diretto dell’uomo l’utilizzo di software sempre più complessi,
stanno trasformando l’operaio in un tecnico che vede aumentati il proprio sapere, le
capacità di intervento nei processi produttivi e la necessità di interagire con i colleghi e
con i propri superiori. Sempre più al nuovo operaio/lavoratore viene chiesto di
ragionare e di saper interagire con gli altri: non basta avere a disposizione un buon
esecutore.
Le due nuove figure che sono emerse in fabbrica sono quelle dell’esperto di software e
di hardware e quella del manutentore. Quest’ultima vede aumentata la propria
importanza e da figura esterna all’azienda dovrà diventare una figura interna.
Oggi l’importanza del manutentore – spiega un dirigente della Camera di Commer-cio
di Treviso – è diventata fondamentale: deve sapere gestire il settaggio macchine ma
addirittura rendere impossibile la rottura delle macchine. Però quasi scalzando la sua
stessa figura perché il manutentore nostro si è sempre visto come un inter-vento
eroico, a macchina rotta, a olio sparso per terra. Un imprenditore ha visto questa
intuizione interessante: quasi non deve esistere la figura del tecnico manu-tentore
intesa come separata ma lo stesso operatore in linea deve assimilare tecni-che di
problem solving sulla macchina sui cui lavora, anticipando la rottura. Que-sto fa capire
i cambiamenti in atto. Una descrizione di competenza che vede non più il manutentore
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che corre a soccorso della machina ferma ma lo stesso tecnico alla linea che fa in
parte il manutentore della stessa macchina.
Sempre più importanza acquisiranno le figure di tecnici del legno capaci di intervenire
su tutto il processo di produzione con capacità non solo di esecuzione ma anche con
capacità propositive sia a livello di intervento su eventuali errori collegati alla messa in
atto di un novo sistema di produzione, sia a livello di proposizione di miglioramenti dei
processi di produzione e dei prodotti quindi capacità di interazione con tutti i soggetti
che partecipano alla realizza-zione della catena del valore, dall’ingegnere, al designer,
al manager, al semplice operaio. Maggiore importanza stanno progressivamente
assumendo per le aziende gli esperti di marke-ting e comunicazione, i designer e i
laureati in lingue straniere. Questi ultimi sono importanti soprattutto per le imprese che
guardano con sempre maggiore interesse ai mercati esteri. Anche la figura
dell’artigiano sta profondamente cambiando. Oggi l’artigiano è sempre meno legato
alla figura tradizionale di “Geppetto”. L’artigiano è interessato ad un continuo pro-cesso
di innovazione di processo e di prodotto. È un imprenditore che deve essere in grado
di possedere capacità manageriali: deve sapere gestire, organizzare e motivare il
personale di cui dispone. La formazione del personale è sempre di sua competenza. È
proprio lui che forma i propri dipendenti. Deve contare su un squadra di collaboratori e
dipendenti che solo lui può formare. I suoi subordinati devono non essere semplici
esecutori: oggi gli viene ri-chiesto non solo la capacità di fabbricare un solo una
componente del mobile ma tutto il mobile. Devono anche essere capaci di leggere un
progetto ed sapere intervenire su even-tuali difetti sia a livello di fase progettuale, sia a
livello si fase esecutiva.
4. L’offerta formativa dedicata al settore legno – mobile – arrredamento
L'offerta formativa pubblica dedicata alla filiera legno - mobile - arredamento è data dal:
−
−
−
−
Sistema dell'istruzione professionale (IPSIA)
Sistema della formazione professionale (CFP)
Sistema dell'istruzione universitaria
Sistema educativo integrato (IFTS - FIS)
Nel settore della formazione agiscono anche agenzie formative private e cioè:
−
−
−
−
Società di formazione
Società di consulenza
Società di progettazione
Società fornitrici di tecnologie
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4.1.
Offerta Formativa Pubblica : IPSIA
Ipsia - Istituti Professionali di Stato per l'industria e l'Artigianato
Il sistema dell'istruzione professionale statale è quello che risponde in modo più
appropriato alle richieste delle aziende.
Gli IPSIA pur avendo una struttura e programmi formativi unificati e validi su tutto il
territorio nazionale, grazie all'autonomia, caratterizzano gli interventi didattici educativi in
base al contesto socio - economico e produttivo del distretto di appartenenza.
Gli istituti professionali per l'industria e l'artigianato sono scuole medie superiori
quinquennali:
− al terzo anno è previsto un esame di qualifica di primo livello,
− al quinto anno un esame di stato (diploma di maturità professionale) ed un esame di
qualifica di secondo livello, (qualifica regionale di formazione professionale di livello più
alto rispetto a quella conseguita dagli allievi a conclusione del terzo anno).
La qualifica di secondo livello, del biennio integrato post qualifica, è il risultato della
collaborazione istituzionale tra il Ministero della Pubblica Istruzione e le Regioni ed è
un'esperienza significativa di integrazione tra la scuola (IPSIA) e formazione professionale
(CFP) (Descreto Ministeriale dell'aprile 1994).
Un'altra attività significativa di integrazione tra i due sistemi (statale e regionale) è quella
relativa ai corsi post diploma finanziati con il Fondo Sociale Europeo.
Il MIUR - Ministero della Pubblica Istruzione Italiana - ha individuato per il settore
professionale atipico del legno il seguente profilo professionale organizzato su due livelli di
competenza:
• QUALIFICA: OP. INDUSTRIA DEL MOBILE E DELL'ARREDAMENTO
Competenze
L'operatore dell'industria del mobile e dell'arredamento ha conoscenza della normativa
e delle tecniche operative del disegno tecnico e artistico, nei risvolti professionali, ed è
in grado di utilizzare sia tecniche manuali che tecniche che comportino l'impiego, non
specialistico, del computer; è in grado altresì di eseguire rilievi di manufatti di
qualunque natura, particolarmente in legno, di effettuare schizzi a mano libera e di
tradurre in disegno tecnico opinioni proprie ovvero idee progettuali definite da altri.
Sa operare - sotto la guida di tecnici del settore - con alcuni tra i più correnti sistemi di
produzione, sia artigianali che industriali, di manufatti in tutto o in parte composti da
materiali lignei, grazie alla specifica esperienza nei reparti di lavorazioni e, nell'ultimo
anno almeno, in stage presso aziende manifatturiere presenti sul territorio.
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Lo studio della storia dell'arte gli attribuisce capacità critiche nell'apprezzare manufatti
d'epoca, particolarmente in legno.
E' in grado di partecipare, quale collaboratore non progettista, ad operazioni di
arredamento non solo in ambienti civili, ma anche di ambienti destinati ad attività
terziarie in genere e commerciali in particolare.
Gli insegnamenti
I primi due anni sono caratterizzati da una forte presenza di discipline di formazione
generale umanistica e scientifica, perché:
−
−
−
l'età degli studenti richiede che l'istruzione sia volta maggiormente a sostenere lo
sviluppo della persona;
una larga quota di insegnamenti comuni e programmi di studio equivalenti rendono
le scelte non irreversibili e facilitano l'eventuale passaggio a corsi diversi;
l'area comune del biennio iniziale è la stessa adottata da moltissimi istituti tecnici e
licei e corrisponde agli studi fatti per realizzare l'adempimento dell'obbligo
scolastico.
Nel terzo anno prevalgono le materie di indirizzo finalizzate all'acquisizione di una
buona professionalità di base, per consentire ai giovani di espletare l'obbligo formativo
o nella scuola o nella formazione professionale o nell'apprendistato.
L'area di approfondimento costituisce uno spazio lasciato all'autonoma
programmazione di ciascun istituto che ne definisce l'utilizzo con grande flessibilità per:
accoglienza e orientamento; riequilibrio culturale; sostegno e recupero; svantaggi;
iniziative di raccordo con il territorio; approfondimenti professionali nel terzo anno
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Quadro orario settimanale
Ore/Materie
I^
II^
III^
Italiano
5
5
3
Storia
2
2
2
lingua straniera
3
3
2-3
diritto ed economia
2
2
-
Matematica ed informatica
4
4
2-4
scienze della terra e biologia
3
3
-
educazione fisica
2
2
2
religione (per coloro che se ne
avvalgono)
1
1
1
22
22
12-15
TOTALE
Materie area di indirizzo:
Ore/Materie
I^
II^
III^
Disegno tecnico artistico
4
4
4
Storia dell’Arte applicata
2
2
-
Tecnologia dei materiali e laboratorio
4
4
2
Tecnica della produzione
-
-
3
Tecniche dell’arredamento
-
-
4
Chimica industriale e laboratorio
-
-
2
Reparti di lavorazione
4
4
8
14
14
23
TOTALE
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•
DIPLOMA: TECNICO DELL'INDUSTRIA DEL MOBILE E DELL'ARREDAMENTO
Competenze
Il Tecnico dell'Industria del Mobile e dell'Arredamento (T.I.M.A.) svolge un ruolo di
organizzatore e coordinatore delle varie fasi produttive e ha competenze relative alla
progettazione di arredi per ambienti interni ed esterni. Per adempiere a questa duplice
funzione deve saper:
a. tradurre un progetto esecutivo in termini di organizzazione della produzione
aziendale attraverso l'analisi sia degli aspetti economici e qualitativi che di quelli
normativi e relativi alla sicurezza;
b. gestire sistemi informatici (cad/cam/cnc) per l'organizzazione della produzione;
c. coordinare i controlli qualitativi;
d. gestire la manutenzione;
e. dimensionare e organizzare spazi funzionali ed elementi di arredo;
f. operare corrette scelte tecniche ed estetico-formali;
g. formulare proposte compositive per ambientazioni di arredamento per spazi
pubblici e privati, interni ed esterni.
Il processo formativo del biennio post-qualifica deve quindi determinare una figura
professionale in grado di inserirsi nel mondo del lavoro come quadro intermedio nelle
aziende, in attività imprenditoriali e/o di proseguire gli studi universitari per ulteriori
approfondimenti.
Gli insegnamenti
La caratteristica di questo curricolo è di integrare l'istruzione nella scuola con la
formazione professionale specialistica, che in Italia è di competenza delle Regioni. A
questo fine sono state stipulate convenzioni tra il Ministero e le varie Regioni. L'attività
didattica delle prima e seconda area si svolge, di norma, in cinque giorni settimanali.
La quota di curricolo relativa all'intervento regionale si svincola dalle logiche
organizzative della scansione settimanale del tempo scuola: ad essa resta riservato un
giorno di ciascuna settimana e moduli intensivi da svolgere nei modi e nei tempi definiti
in sede progettuale, tenuto anche conto delle scadenze connesse all'effettuazione
dell'esame di stato. Le lezioni sono svolte essenzialmente da esperti del mondo del
lavoro e una larga quota dell'orario è destinata alle esperienze scuola-lavoro (stage).
L'intervento di competenza regionale potrà concludersi anche successivamente
all'esame di stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore.
Data l'unitarietà del curricolo, i risultati, finali o intermedi, conseguiti nell'area di
professionalizzazione concorrono alla valutazione degli alunni in sede di scrutinio.
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Nei casi in cui la regione competente non interviene a gestire l'area di
professionalizzazione, queste ore sono svolte direttamente dall'istituto professionale
che le programma e le gestisce con le stesse logiche della formazione regionale,
rilasciando al termine un attestato di frequenza (ipotesi surrogatoria).
L'area di approfondimento
Il quadro orario di ciascun corso prevede nel primo triennio uno spazio orario di 4 ore
settimanali chiamato "area di approfondimento". La particolarità di quest’area consiste
nel fatto che per essa non è prescritto alcuno specifico contenuto di discipline, ma
sono solamente definiti gli obiettivi a cui devono tendere gli interventi didattici da
realizzare in queste ore.
La frequenza è obbligatoria per tutti gli allievi, ma ciascuno di essi conseguirà una
personale meta formativa; la classe si spezza e sono costituiti diversi gruppi di allievi,
provenienti anche da classi parallele, uniti per seguire percorsi didattici comuni per
delimitati periodi di tempo.
Ciascun istituto, dunque, programma in autonomia le attività e il tipo di lezioni da
svolgere in queste 4 ore, in coerenza con le seguenti finalità:
− all'inizio del corso e soprattutto nei primi 2 anni:
o accoglienza, conoscenza, orientamento degli allievi
o riequilibrio culturale della classe mediante recupero degli svantaggi
o consolidamento disciplinare
o approfondimenti culturali
− successivamente anche:
o moduli di conoscenza del territorio negli aspetti culturali, sociali ed
economici
o moduli mirati ad intensificare l’interazione tra le discipline culturali e
quelle professionali
o moduli di raccordo con il mondo del lavoro.
L’area di approfondimento è lo strumento che consente di personalizzare, per quanto
possibile, l’insegnamento, e di sviluppare una precisa identità culturale per ogni istituto
in coerenza con il territorio e con il settore produttivo in cui ciascuno opera.
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Quadro orario settimanale area comune
Ore/Materie
IV^
V^
Italiano
4
4
Storia
2
2
lingua straniera
3
3
Matematica
3
3
educazione fisica
2
2
religione (per chi se ne avvale)
1
1
15
15
IV^
V^
Fisica e Laboratorio
2
2
Disegno Industriale, tecnica
dell’arredamento, storia dell’arte
applicata ed esercitazioni
7
7
Tecnologia e laboratorio, tecnica
della produzione e impianti
4
4
Impianti industriali
2
2
15
15
300/450 ore annue
300/450 ore annue
TOTALE
Biennio post-qualifica materie area di indirizzo
classi/ore
AREA DI INDIRIZZO
TOTALE
AREA DI
PROFESSIONALIZZAZIONE
Modulo professionalizzante annuo
di competenza regionale
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4.2.
Le situazioni locali: distribuzione geografica
La distribuzione geografica degli IPSIA non rispecchia la localizzazione dei principali
distretti produttivi della filiera legno - mobile – arredamento che sono:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Distretto del mobile della brianza
Distretto del mobile di Treviso – Pordenone
Distretto del mobile della bassa veronese e della bassa padovana
Distretto del mobile di Pesaro
Distretto del mobile imbottito di Bari – Matera
Distretto del mobile imbottito di Forlì
Distretto del mobile di Toscana
Distretto della sedia di Manzano (UD)
Sono esclusi i distretti di Bari/Matera, Pesaro, Forlì, Toscana e Bassa
Padovana/Verona.
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Formazione
Eccellenze
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Formazione
Eccellenze
Gli IPSIA esistenti del settore del legno sono 12:
NORD
Lombardia
1. I.P.S.I.A. “G. Meroni” – Via Alfieri 14 – 20035 LISSONE (MI)
2. I.P.S.I.A. – Lungoadda IV Novembre – 23037 TIRANO (SO)
3. I.P.S.I.A. “Stradivari” – Piazza Marconi 5 – 26100 CREMONA (istituto
internazionale di liuteria)
4. I.P.S.I.A. “Fortuny” – Via Berchet 5 – 25126 BRESCIA
Friuli
5. I.P.S.I.A. – Via Antica 25 – 33048 S. GIOVANNI AL NATISONE (UD)
6. I.P.S.I.A. –Via Galilei – 33070 BRUGNERA (PN)
Veneto
7. I.P.S.I.A. “Scotton” – Via Roma 56 – 36042 BREGANZE (VI)
Piemonte
8. I.P.S.I.A. “G. Plana” – Piazza Robilant 10100 TORINO
Val d’Aosta
9. I.P.S.I.A. – Viale F. Chabod 8 – 11100 AOSTA
CENTRO
Marche
10. I.P.S..I.A. “E. Rosa” – Via Salimbeni 4 – 62027 S. SEVERINO MARCHE (MC)
SUD
Campania
11. I.P.S.I.A. “Giovanni XXIII” – Località S. Vito – 84022 CAMPAGNA (SA)
Calabria
12. I.P.S.I.A. – C.so Roma - 88053 PETILIA POLICASTRO (KR)
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Formazione
Eccellenze
Solo l'IPSIA di Lissone e di Brugnera sono autonomi, tutti gli altri sono sezioni di
Istituti non del settore. La sezione legno dell'IPSIA "PLANA" di Torino funziona presso
le carceri "Le Vallette" e svolge essenzialmente un'opera di reinserimento sociale di
alcuni detenuti.
La mancanza di strutture formative sul territorio provoca disagio e difficoltà
principalmente alle PMI perché non dispongono di possibilità finanziarie tali da attivare
corsi di formazione aziendali ricorrendo alle prestazioni delle società di formazione e
consulenza e, nello stesso tempo, i loro dipendenti più qualificati sono attratti dalle
offerte del mercato del lavoro.
Nei distretti dove è forte la presenza dell'artigianato (Bassa Padovana / Verona,
Toscana) la mancanza di strutture formative è sentita, ma non assume le
caratteristiche di criticità per lo sviluppo futuro, come nel Pesarese e ancor più nel
distretto Bari - Matera.
L'artigianato ha svolto, storicamente, e svolge tuttora un'importante funzione nel
campo della formazione, basti pensare all'apprendistato e al training operativo dei
dipendenti.
L'artigianato costituisce il "serbatoio" a cui attingono le aziende industriali.
5. Le Richieste dei distretti
Emerge, dall’analisi della distribuzione sul territorio dei distretti industriali e degli Ipsia
dedicati al legno-arredo, l’esigenza di un maggior raccordo tra l’offerta formativa e la
domanda proveniente dai distretti. Da alcuni recenti studi si evince come, in alcune
zone per esempio il Veneto, ci sia la totale mancanza di scuole di formazione di primo
livello. In questo distretto, generalizzabile agli altri, le aziende e le associazioni di
categoria lamentano la mancanza di tecnici specialisti nel settore (tecnico di
produzione, progettista, esperto di marketing e comunicazione…). Tale mancanza, in
territori come quello brianteo e veneto-trevigiano, fortemente orientati all’esportazione
di prodotti dell’arredamento, diventa una variabile critica per garantire un continuo
sviluppo nel proprio settore fortemente competitivo.
Valgano per tutti i distretti le preoccupazioni e le richieste avanzate dal Progetto
Challange (marzo 2008) del distretto Legno-arredo trevigiano:
Le politiche formative dovranno sempre più trasformarsi in politiche dei saperi costruite
sulle costanti trasformazioni che subiscono l’organizzazione aziendale, i processi di
produ-zione, ecc.
Sia a livello di impresa medio-grande, sia a livello di piccola impresa artigiana si
avverte la necessità di una formazione che sappia subito dare risposta alle
trasformazioni in atto. I processi di cambiamento imposti oggi dal mercato sono
decisamente più veloci rispetto a quelli che si registravano agli inizi degli anni ’90.
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Formazione
Eccellenze
Servono politiche di formazione che implementino o stimolino la creazione di strumenti
di decifrazione del mercato, sia per leggere il presente, sia per guardare al futuro.
Prevedere i cambiamenti diventa sempre più una necessità per impostare strategie
competitive, sia a livello di singola azienda, che a livello di distretto. La vera sfida per il
futuro sarà riattrarre i giovani verso un tipo di lavoro ritenuto poco ac-cattivante. Una
politica per la formazione, in questo caso deve fare i conti con la frattura che si è
aperta fra i giovani ed i settori del legno e dell’arredamento.
Gli attori strategici del distretto dovranno sapere costruire una comunicazione in grado
di fare comprendere ai giovani che chi entra in queste attività produttive entra in un
mondo moderno, dove anche per il semplice operaio viene o verrà data sempre più
spazio alla sua creatività e alle sue capacità. Sempre maggiore importanza stanno
acquisendo per le imprese il design, la comunicazione, il marketing e le lingue
straniere.
La formazione distrettuale deve tenere conto di queste necessità.
L’implementazione, ad esempio, di un corso di marketing e comunicazione, formu-lato
sulle caratteristiche e delle necessità del mercato del legno-arredo, offrirebbe alle
aziende la possibilità di professionisti già in possesso di una adeguata conoscenza
della materia e non di una formazione generica. Un discorso diverso va fatto per le
lingue straniere. In questo caso andrebbe creato un contatto con le università già
presenti sul territorio regionale per mettere al corrente i laureandi e neo laureati del
fabbisogno delle imprese del distretto – ovviamente questo discorso ha una
implicazione applicabile a tutti i distretti ed i settori produttivi – in materia di traduttori.
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