homo sapiens - Benvenuti nel sito della Crodense Fulvia

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homo sapiens - Benvenuti nel sito della Crodense Fulvia
HOMO SAPIENS
SAPIENS
La nostra storia raccontata
dagli antichi manoscritti
Fonti: i più antichi manoscritti dell’uomo; i più recenti studi scientifici in materia di evoluzione; le pubblicazioni
di numerosi ricercatori indipendenti (Mauro Biglino, Biagio Russo, Graham Hancock, Colin Wilson e molti altri).
I PRIMI MANOSCRITTI DELL’ HOMO SAPIENS
Da secoli i detentori del sapere classificano come
letteratura epica, mito o religione molti dei manoscritti
che le prime civiltà ci lasciarono migliaia di anni fa. Gli
antichi autori invece consideravano questi scritti storicocronachistici; mai (in origine) ci furono presentati come
“favole”. Ma quanto ci viene raccontato nelle antiche
pergamene a volte non rientra nelle nostre “verità”
storiche, quindi è più comodo e conveniente definirle
fantasie letterarie. Non è però chiaro per quale motivo
tutte le antiche civiltà, narrando le proprie origini
storiche, avrebbero inserito eventi e personaggi di
fantasia. Spesso spingendosi ben oltre un’accettabile “romanzatura storica”, rischiando di
cadere nel ridicolo o grottesco. Gli antichi codici (da codex, libro) sono stati scritti in lingue
neonate, quindi limitate nei termini e nei relativi significati, molto più concreti che astratti;
pertanto gli autori probabilmente erano poco propensi ad usare metafore o allegorie. Anche
perché il popolo era analfabeta e i libri erano riservati a pochi eletti, o destinati ai posteri;
inoltre scrivere costava denaro, tempo e impegno. La scrittura è nata proprio dall’esigenza
pratica di esprimere e comunicare, nel modo più chiaro possibile, concetti e significati. Quindi
è un grave errore interpretare (invece che leggere) gli antichi testi dopo millenni dalla loro
redazione, in un contesto storico-culturale completamente diverso. Un esempio è l’avere
applicato, già dai primi secoli d.C., l’elaborato pensiero ellenistico (spirituale, neoplatonico)
per “spiegare” la Toràh ebraica, scritta un millennio prima da popoli semi-nomadi; i quali
presero e riadattarono molti elementi della tradizione sumero-accadica, molto più antica.
Purtroppo da quando gli storici hanno iniziato a dire “gli antichi autori hanno scritto così ma
in realtà intendevano dire…”, la vera Storia si è un po’ annebbiata, e con essa la Preistoria.
Anche città come l’omerica Troia o la Ur biblico-sumera, o il popolo degli Ittiti, fino al secolo
scorso erano considerate fantasie letterarie, mentre oggi abbiamo le prove della loro
esistenza. Quindi vediamo se gli antichi testi “non storici” e la scienza possono aiutarci a fare
un po’ di luce, sulle civiltà di Homo Sapiens che ci hanno preceduti e forse sulle nostre origini.
Le tavolette sumere, datate a partire dal 3.000 a.C. circa,
precedono di ben oltre un millennio gli antichi codici
della Toràh ebraica, o Pentateuco per la Chiesa Cattolica
(cioè i primi cinque libri dell’Antico Testamento); ma
nonostante questa distanza temporale, i codici ebraici
presentano diverse somiglianze con i testi sumeri. Le
similitudini sono più evidenti leggendo la traduzione,
dall’antico ebraico, del Codice di Leningrado ovvero la
versione ufficiale della Toràh (vedi allegato 1). Innanzi
tutto entrambi i testi attribuiscono agli eventi narrati la
stessa collocazione temporale e geografica. Entrambi i
testi ci parlano di un nutrito gruppo di individui molto superiori all’ uomo per conoscenze e
capacità, chiamati Anunnaki nei testi sumeri o Elohìm nell’Antico Testamento. Essi avrebbero
sistemato e riorganizzato la terra (terreno) e le acque, che come si evince dai testi erano
entrambe già esistenti. Essi avrebbero creato/formato il primo uomo, l’Admu/Adamu/Lulu
sumero o l’Adàm biblico; uso l’articolo perché in entrambi i casi non è un nome proprio ma
un sostantivo (Adàm deriva da Adamàh, Terra, quindi l’adamita o il terrestre). Essi avrebbero
infine governato sui popoli, dividendosi le terre, insegnando agli uomini arti, scienze, leggi e
sapere in generale. Questa interazione tra gli umani e gli Anunnaki-Elohìm ci viene raccontata
in due fasi: la prima sarebbe avvenuta molte decine di migliaia di anni fa; la seconda inizia
intorno al quarto millennio a.C. (o forse alla fine del quinto) ed è ambientata in Medioriente.
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La civiltà sumera, dalla quale derivano accadici/semiti/babilonesi/etc., appare a metà del
quarto millennio a.C. nell’odierno Iraq, con conoscenze già complete in tutti i campi (non
esistono tracce di sviluppo/miglioramento): scrittura, conteggio, astronomia, edilizia e leggi.
Inoltre, nonostante fossero appena usciti dalla preistoria (tardo Neolitico), i Sumeri avevano
già una storia da raccontare, che narrava le millenarie gesta dei potenti Anunnaki.
Nello stesso periodo lì vicino appare la civiltà egiziana, anch’essa progredita già dal periodo
predinastico, la quale ci racconterà dei Neteru (gli dei primordiali) e degli Shemsu-Hor (i
Compagni di Horus, semi-divinità). I primi regnarono sulla Terra per circa ventimila anni, i
secondi guidarono il popolo per i successivi tredicimila fino all’inizio dell’ Era Dinastica, nel
3.200 a.C. circa. Queste datazioni sono riportate dall’ Elenco dei Re di Abydos, dal Papiro di
Torino e da altri testi. Ovviamente gli storici ritengono valide solo quelle dal 3.200 in su.
Durante il terzo millennio (ma come vedremo recenti scoperte dicono molto prima), sempre
non lontano dalla terra di Shinar/Sumer biblico-sumera, in Pakistan si sviluppa la fiorente
civiltà Indo-Sarasvati. Gli antichi testi induisti, i Veda, sono composti da numerosi racconti
di carattere storico, spirituale e filosofico. Tutti comunque si sviluppano da una matrice
comune già vista nei racconti sumeri ed egiziani, ovvero esseri superiori e potenti venuti dal
cielo, qui chiamati Deva, che avrebbero formato, civilizzato e governato i popoli della Terra.
Mentre queste tre civiltà fiorivano, il resto dell’umanità era ancora allo stato semi-neolitico e
così resterà per circa un millennio; tranne alcune eccezioni come la vicina civiltà minoica.
Comunque anche tutti i successivi popoli (babilonesi, semiti, greci, nord-europei, amerindi e
asiatici) ci racconteranno la stessa storia: esseri superiori che civilizzarono gli uomini.
Ognuno ovviamente secondo la propria cultura, i mezzi linguistici disponibili e le effettive
esperienze avute in merito. I termini usati nelle differenti lingue per indicare questi individui,
curiosamente rimandano tutti a un unico significato (e relativi sinonimi).
I sumeri indicavano gli Anunnaki con il termine vigilanti e chiamavano la propria terra
Kiengir o Shumer, cioè “terra dei vigilanti”. I testi narrano anche di esseri chiamati Igigu;
il termine deriva da Igi (occhio/vedere) e Gu (territorio), quindi osservatori/guardiani.
Al termine egiziano Neteru viene attribuito anche il significato di guardiani.
I Deva, gli esseri celesti delle scritture vediche, sono a volte chiamati i controllori.
Gli dei greci erano chiamati Theoi, la traduzione letterale del termine è “coloro che
guardano/osservano”. Il termine Theoria infatti in greco antico significa “gruppo di
persone mandate ad osservare”. Quindi anche qui abbiamo guardiani-osservatori.
I termini vigilante e guardiano sono molto usati nel Libro di Enoch; uno dei manoscritti
che lo compongono è proprio intitolato Il Libro dei Vigilanti. Gli scritti del patriarca sono
considerati apocrifi dalla Chiesa Cattolica, nonostante la Bibbia stessa ci dice che egli
aveva strette relazioni con gli Elohìm. Enoch narra che quando nacque Noè, il padre
Lamech vedendo che il bambino aveva la carnagione chiara, i capelli bianchi e gli occhi
chiarissimi, corse subito da lui per denunciare il forte sospetto che il figlio fosse stato
generato dai guardiani. Questo fatto è narrato anche nei Rotoli di Qumran (Libro dei
Giganti – Cap. CVI), dove uno spaventato Lamech vedendo il figlio atipico dice subito <…la
sua dimora è con i guardiani…>. Quindi i guardiani avevano caratteristiche fisiche
riconoscibili. I sumeri indicavano questi individui albini con il termine Gàl-Ga, cioè “essere
(individuo) di latte”. Le divinità degli Aztechi, dei Maya e degli Incas erano descritte con
carnagione chiara. E probabilmente, secondo recenti studi, anche gli Shemsu-Hor egiziani.
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Vediamo di seguito alcune similitudini tra i più antichi manoscritti della storia umana,
iniziando con le “origini” e la spartizione del pianeta Terra da parte degli “dei”.
Epica della Creazione sumera (III millenio a.C.): < Dall’abisso [profondità/sottosuolo]
non si attingeva acqua… nulla si produceva… nella vasta terra [terreno] non venivano
scavati i solchi…. i grandi Anunnaki non circolavano [ancora] sulla Terra...> <Quando le
dighe e i canali furono messi a punto…> <Mardu , il Signore, un argine eresse sulla riva della
grande acqua…. palude in terra secca mutò…>
Genesi 2,6 (A.T. 900 a.C. circa): <… nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra
l’acqua dei canali per irrigare…> < Elohim costruì il RAQIA e divise le acque sotto a-il RAQIA
dalle acque sopra a-il- RAQIA … Si raccolgano le acque verso-in uno solo luogo e sia visibile
la terra asciutta…>. La traduzione del termine RAQIA è “estesa superficie solida/lavorata”,
quindi nel contesto una o più dighe che dividevano/incanalavano le acque.
Epica della Creazione sumera (III millenio a.C.): <Quando i distretti furono disegnati e i
confini fissati… le assegnazioni furono stabilite [da Anu, il capo supremo]… gli Anunnaki
presero in simpatia il popolo delle teste nere…> ovvero i sumeri.
Deuteronomio 32 (A.T. 900 a.C.): <Quando Elyon [l’ Elohìm superiore] divideva i popoli…
egli stabilì i confini delle genti secondo il numero dei figli [etnia/appartenenti] degli
Elohìm> (Vedi Nota 1); a YHWH venne assegnato (<eredità sua fu…>) il popolo di Giacobbe.
Crizia (Platone - IV sec. a.C.) - in merito alle guerre successe circa novemila (!) anni fa tra
“ateniesi” e “atlantidi” troviamo questa premessa: <Quanto ai numerosi popoli barbari e a
tutte le stirpi greche che esistevano allora … è necessario innanzi tutto esporre da principio
le loro costituzioni … i Theoi infatti un tempo si divisero a sorte tutta quanta la Terra
secondo i luoghi…>. Vedi Nota 2
La mitologia egiziana (III millenio a.C.) racconta che Osiride è inviato dal padre Geb sulla
Terra, con il fratello Seth e le sorelle (tra le quali Iside, sua compagna), per trasmettere
agli uomini il seme della civiltà (agricoltura, scienza, arti e legge).
Il Mahabharata è uno tra i più importanti libri delle scritture vediche indiane, redatto nel
primo millennio a.C. ma derivante da più antiche tradizioni. Il libro narra che la Terra
intorno al 3.000 a.C. era divisa in sette dvipa e nove varsa, governati e contesi da potenti
re semi-divini. Due importanti varsa, dove “le donne erano bellissime”, erano situati sulle
coste del Mediterraneo. In un terzo varsa, sempre localizzato a occidente (rispetto all’
India), gli abitanti avevano la carnagione dorata e vivevano fino a diecimila anni. Forse gli
autori si riferivano a Egitto, Grecia (quella narrata da Platone) e Sumer ?
Nota 1 - Questa è la versione scritta nella Septuaginta (o Bibbia greca, redatta ad Alessandria
d’Egitto nel 300 a.C. circa), nei Rotoli di Qumran (Apocrifi della Genesi, 150 a.C. circa) e nel Codice
di Aleppo (testo masoretico del 900 d.C.). Invece nel Codice di Leningrado (700-900 d.C.), lo stesso
versetto dice <… secondo il numero dei figli di Israele>. Poichè Il Codice di Leningrado è la fonte di
molti versetti biblici qui riportati, specifico che è meglio confrontarlo (dove possibile) con i codici
più antichi, onde evitare gli “errori” di trascrizione o traduzione dei masoreti, rispetto agli originali.
I primi libri dell’ Antico Testamento furono scritti intorno al 900 a.C. ma non abbiamo più gli
originali; il testo più antico è un frammento dell’ 800 a.C. circa. Comunque tutti i libri dell’ Antico
Testamento in nostro possesso sono copie di copie, quasi tutte risalenti massimo al 250 a.C.
Nota 2 - Qui Platone riporta quanto viene detto a Solone dai “sacerdoti” egiziani, detentori di
conoscenze che affondavano le radici in millenni di storia. Le civiltà greche ed egiziane furono
assegnata ad una Theoi bionda con gli occhi azzurri, chiamata Athena dai greci e Neith dagli egizi
(una dei numerosi Neteru). Questa figura ricorda l’Anunnaki chiamata Inanna, la “dea” guerriera (e
dell’amore libero) sumero-accadica, la quale governava fino al territorio della Valle dell’Indo.
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Gli antichi testi ci dicono anche che i cosiddetti guardiani
utilizzavano mezzi di trasporto abbastanza anacronistici per
l’epoca. Nelle moderne pubblicazioni dell’Iliade leggiamo che
i Theoi volavano su carri celesti trainati da cavalli
“altonitrenti”, parola piena di poesia, peccato che il testo
originale greco dica invece che i carri volanti <… facevano
rumore in/dal alto...>, nessun cavallo. Ovviamente il termine
“carro” era l’unico conosciuto per indicare un mezzo di
trasporto. Inoltre questi atipici carri percorrevano enormi
distanze in un breve attimo. Per la cronaca, L’Iliade e l’Odissea
(VII secolo a.C.) sono una raccolta di scritti, oggi non più
attribuiti unicamente ad Omero ma ai cosiddetti autori
omerici. Il forte rumore e la notevole velocità sono caratteristiche che ritroviamo nei mezzi
volanti dei biblici Elohìm: il ruàch (tr. vento/aria), il kavòd (tr. pesante, potente, imponente,
massiccio) e i keruvìm (sing. keruv - tr. ala/parte laterale o coprente). Gli Anunnaki sumeri
invece utilizzavano i veloci rua (deriv. vento) e i ma an-na (trad. barca del cielo), chiamati
genericamente anche carri celesti. I Deva indiani si spostavano sui Vimana (foto sotto), mezzi
dettagliatamente descritti nelle scritture vediche. Abbiamo inoltre i carri di metallo volanti
della mitologia nordica, le navi volanti delle tradizioni cinesi, gli scudi volanti degli indiani
americani Hopi e altro. I riferimenti ad anacronistici mezzi volanti sono presenti in molte
tradizioni, ma per praticità restiamo sui testi sumeri-egizi-indiani (i più antichi e vicini alle
origini) e sui testi semitici-greci (che sembrano il proseguimento dei primi).
Il profeta Ezechiele ci ha descritto i Keruvìm, visti durante due incontri con gli Elohìm. Siamo
nel VI secolo a.C., con Israele sotto il dominio babilonese. Ezechiele 1,15 (A.T.): <Io guardavo
avanzare dal settentrione [da nord] una grande nube e un turbinio di fuoco… apparve la figura
di quattro cose animate …. si muovevano [volando] in tutte le direzioni… ed ecco una ruota al
loro fianco… la struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota… la loro circonferenza
era assai grande... quando quelle cose animate si muovevano anche le ruote si muovevano… io
udivo il rombo delle ali [erano dotati di quattro ali mobili] simile al fragore della tempesta… e
contemporaneamente il rumore delle ruote [curiosa precisazione]… essi potevano muoversi in
quattro direzioni senza aver bisogno di voltare… quando poi si fermavano ripiegavano le ali..>.
Al successivo incontro, in Ez. 10,13 [Ediz. C.E.I.]: < …Io sentii che le ruote venivano chiamate
“turbine” [infatti il termine ebraico significa ruota che turbina/gira veloce] … i Keruvìm si alzarono...
erano quelle cose animate che avevo visto al canale Chebar…>. Ezechiele qui vede anche il
<Kavòd dell’Elohìm di Israele> che con rumore assordante, fumo e vento (gli effetti descritti da
Mosè ed altri nel passato) si alza dal cortile del tempio per posizionarsi sopra i quattro
Keruvìm, fermi fuori <a destra del tempio> ad attenderlo. Questi attivano le ali e le ruote,
alzandosi, poi <il Kavòd si alzò e andò a fermarsi sul monte che è a oriente della città>.
Nota - La teologia “traduce” (in realtà interpreta) i termini keruvìm e kavòd con Cherubini e Gloria.
Un affresco indiano (800 d.C) ricorda un verso del
Mahabharata: <le forze armate avevano la forma di colline
circolari ferme nel cielo…>.
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I mezzi volanti erano utilizzati anche per combattere, spesso associati ad armi molto potenti.
Gli effetti di queste armi, per come vengono descritti, difficilmente possono essere definiti
fantasie. Anche per le evidenti similitudini tra i testi, appartenenti a diverse epoche e culture.
Genesi (A.T. 900 a.C. circa) - Alcuni Elohìm distruggono <le cinque città della valle>
(Sodoma, Gomorra, Bela, Adma e Zeboim) perché gli abitanti volevano “servire” altri
Elohìm, facendo <piovere fuoco dal cielo>. L’attacco è narrato senza troppi dettagli ma la
Bibbia stessa, in tre libri successivi, ci dice che in quei territori dopo oltre un millennio < il
terreno era ancora sterile…>, < l’acqua amara…> e < i frutti nascevano vuoti…>.
Libro di Enki (Epopee Sumere - III millenio a.C. ) - Durante una disputa di potere tra
Anunnaki, vengono rase al suolo <le cinque città della valle verdeggiante…> con un attacco
militare mirato. <Sulle cinque città, l’una dopo l’altra, Erra inviò dai cieli un’arma del
terrore… furono sconvolte dal fuoco e dallo zolfo… tutto ciò che in esse aveva vita si
trasformò in vapore… Di coloro che riuscirono a scappare in strada, i corpi si
ammucchiarono… Quando il Vento del Male [un vento che uccideva a lunga distanza]
avviluppava le persone, le loro bocche si riempivano di sangue…>. Le Armi del Terrore
erano sette, tutte elencate nel testo con i relativi effetti. La seconda dell’elenco, chiamata
Fiamma Sfavillante, viene utilizzata per mettere fuori uso la “base aerea” avversaria,
infatti <Liberò la seconda arma sopra il Luogo dei Carri Celesti…>. Dopo la battaglia < …di
pietre bruciate e frantumate era ricoperta la pianura dei carri... Di tutte le foreste che
avevano circondato la pianura, solo i fusti degli alberi erano rimasti in piedi…> e poi, come
già visto in Genesi <Le acque erano avvelenate, nei campi la vegetazione appassì >.
Il Mahabharata e il Ramayana (I millennio A.C.) ci narrano che nella Valle dell’Indo
vennero distrutte le città di Mohenjo-Daro e Harappa. Le armi dei Deva erano chiamate
Tejas Astras che in sanscrito significa “armi a energia bruciante”, infatti leggiamo che:
<Un missile sfolgorante che possedeva lo splendore del fuoco senza fumo [brillanteluminoso, forse la Fiamma Sfavillante sumera?] venne lanciato… Il mondo, ustionato dal
calore di quell'arma, sembrava in preda alla febbre. Gli elefanti, ustionati dall'energia di
quell'arma, fuggivano… cadevano da ogni parte … e barrivano spaventosamente nella
foresta in fiamme. I destrieri e i carri, arsi dall'energia di quell'arma, sembravano
moncherini d'alberi consumati nell'incendio….>. Durante una battaglia: <..nel cielo una
nube come fiamma di fuoco… emerse un enorme macchina volante… che lanciò dei proiettili
fiammeggianti… si avvicinò al suolo a velocità incredibile, lanciando ruote di fuoco… il
Vimana [la macchina volante] inseguì l’esercito prima di scomparire…>. I testi specificano
che dopo le battaglie era consigliato ai guerrieri di lavarsi, vestiti compresi. Un ulteriore
effetto (non immediato) di queste armi “divine” era la caduta dei capelli. Se sono fantasie,
complimenti all’immaginazione degli autori. A prescindere dai testi vedici, Harappa e
Mohenjo-Daro furono le due città storiche più importanti della civiltà Indo-Sarasvati. Tra
le rovine di Mohenjo-Daro sono stati ritrovati vasellame e detriti vetrificati, come se
esposti a temperature di duemila gradi; le ossa risultano calcinate, cioè i minerali sono
evaporati; inoltre molti fabbricati sembrano letteralmente rasi al suolo. Lasciamo ai
ricercatori la disputa sulle reali cause di tali effetti (per alcuni di origine naturale), ma le
anomalie e l’unicità di simili ritrovamenti sono sicuramente innegabili.
I testi egizi non ci dicono nulla in merito ai mezzi e alle armi dei Neteru. Dubito che solo
loro ne fossero sprovvisti. Forse erano cose talmente scontate da non doverle descrivere?
Forse quanto scritto in merito è andato perduto? O rielaborato in tre millenni di dinastie?
Però nei Testi delle Piramidi (2.600 a.C. circa) leggiamo in che modo il faraone-dio, da
morto a quanto pare, raggiungeva la costellazione di Orione (il regno dei Neteru): <Possa
tu partire per il cielo sul tuo trono di ferro>, <il Re è una fiamma che si muove davanti al
vento [creando vento dietro di se?]… fino alla fine del cielo… viaggia nell’aria…>, oppure
<sono asceso in un esplosione di fuoco…>.
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Il contesto religioso-funerario attribuito ai testi egizi, in alcuni casi è più convenzionale che
provato. Non solo per alcune difficoltà con le traduzioni, non sempre così scontate. Gli
egittologi stessi dicono che i testi più antichi (tra i quali i famosi Testi delle Piramidi) a volte
presentano lacune o anomalie, come se alcune parti fossero copiature-trascrizioni di testi
precedenti; presumibilmente della fine del quarto millennio a.C. Quindi il concetto di vita
ultraterrena (e di un faraone-dio morto) probabilmente non era nella mente di chi scrisse i
testi “matrice”. Ma lasciamo le macchine volanti e vediamo altre similitudini.
La Toràh ci racconta che gli Elohìm ordinavano agli uomini gli olocausti, ovvero bruciare il
grasso degli animali, perchè per loro annusare quel fumo (e solo quello) aveva un effetto
lenitivo e tranquillizzante (traduzione dai dizionari di ebraico biblico). Anche i Theoi greci
richiedevano simili sacrifici, chiamati ecatombe (dal greco cento tori), perché <il fumo di
agnelli e di capre può saziare Apollo e calmarlo nella sua ira>. Il fumo inalato, non la carne.
Sottolineo inalato perché questo era lo scopo degli olocausti/ecatombe, che nulla avevano a
che fare con il mangiare. Questi esseri “semi-divini” infatti mangiavano come gli esseri umani.
Levitico, 6 (A.T.) - <..toglierà al giovenco tutte le parti grasse, per bruciarle sull’altare… il
grasso che avvolge le viscere… i due reni con il loro grasso … il grasso intorno ai lombi … ma
non si potrà mangiare nessuna vittima espiatoria..> - Iliade, 455 <Viene sacrificata una
giovenca, le tagliano le cosce e le avvolgono di grasso ripiegandolo, e poi bruciano il tutto …
senza mangiare queste parti...>.
Levitico, 6 (A.T.) - <…il fuoco dev’essere sempre tenuto acceso sull’altare ... vi brucerà sopra
il grasso dei sacrifici> con un olocausto al mattino e uno alla sera. - Iliade, 45 <… sugli
altari non mancava mai il grasso per i Theoi> - Odissea, 5 <… la casa del Theos di nome
Eolo era piena del fumo dei grassi>. La Bibbia ci dice che la Tenda del Convegno, quando
YHWH ed il suo seguito erano presenti, era sempre piena del fumo degli olocausti.
Odissea, 400 <…i Theoi si rendono visibili quando si offrono loro ecatombe… e banchettano
in mezzo agli uomini>. Anche nella biblica tenda, la casta “sacerdotale” banchettava con gli
Elohìm durante gli olocausti. I testi sumeri non entrano nel merito della questione, però ci
dicono che la carne bruciata attirava gli Anunnaki numerosi.
Esodo, 13 (A.T.) - <…tu riserverai per YHWH ogni primogenito del seno materno, ogni primo
parto del bestiame…>. I primogeniti del popolo potevano essere (eventualmente) riscattati
con animali. I sacrifici umani cesseranno intorno al VII sec. a.C. sotto il regno di Re Giosia,
sostituiti da un agnello. - Iliade, 860 <Si ricordano le ecatombi di agnelli primogeniti>.
L’ Antico Testamento parla anche degli olocausti praticati dai Moabiti, popolazione nemica
di Israele, in onore del loro Elohìm Chemosh. Quest’ultimo viene citato anche nella Stele
del Re Mesha, un reperto moabita datato 840 a.C. circa. Olocausti a parte, è curioso che
nella stele, tra le numerose informazioni storico-cronachistiche, troviamo scritto anche
<ho catturato quelli di YHWH … ne ho uccisi settemila…>.
Difficile considerarle pratiche religiose con un fine spirituale (vere o romanzate che siano). Ma
la scienza forse può aiutarci a comprendere il perché di questo strano comportamento, o
perlomeno ci fornisce un’ eventuale ipotesi in merito. Va detto innanzitutto che i grassi
animali sono maggiormente presenti nei primi mesi di vita, poi si trasformano in muscoli.
Questo spiegherebbe la necessità di utilizzare i primogeniti (intesi anche come neonati), gli
agnelli e le giovenche cioè vacche giovani. Ma la cosa interessante è che il grasso animale
bruciando crea una tipologia di molecole simili alle endorfine, che se inalate hanno proprietà
analgesiche (e inebrianti) uguali a quelle dell’oppio e della morfina. Gli studi evidenziano
anche un effetto coadiuvante/benefico per l’attività respiratoria, in particolare nel grasso
preso da determinate zone (curiosamente citate in Levitico).
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Non sapremo mai perché ai Guardiani piaceva “sniffare” il
fumo del grasso bruciato. Forse per necessità neurofisiologiche dettate dalla lunga permanenza sulla terra? O
più semplicemente per andare fuori di testa, come
diremmo oggi? Sappiamo però che essi avevano un altro
vizietto, atipico per degli esseri semi-divini, cioè l’alcool.
Gli Anunnaki esigevano costanti forniture di birra e a volte
si ubriacavano: <Enki organizza un banchetto… mangiano
virgulti di canna, pane, caprone… Enki e Ninmah bevono
birra… hanno l’animo alle stelle e si apre una gara tra i due…>. I biblici Elohìm pretendevano
invece la <bevanda inebriante>, cioè il vino. I termini originali usati per inebriante-inebriato,
nei dizionari di antico ebraico sono tradotti con: bevanda alcolica, intoxicating drink, being
drunk, ebbro, etc. Insomma anche gli Elohìm si ubriacavano. I Theoi greci bevevano una
bevanda alcolica simile al sidro, chiamata Idromele. Sempre a proposito di alcool, cito un
commento dal testo indiano Srimad Bhagavatam: <gli esseri celesti sono abituati a bere il
soma-rasa [bevanda a base di erbe inebrianti], perciò conoscono bene il vino e gli intossicanti;
anzi, talvolta si trovano in difficoltà proprio a causa dell’ebbrezza…>. Questo ci dice uno dei
massimi maestri spirituali e stimato studioso B. Swami Prabhupada (deceduto nel 1977), il
quale curò la traduzione letterale del testo originale in sanscrito e i commenti.
Nonostante i suddetti vizi ed un carattere abbastanza bellicoso, questi semi-dei nel tempo
hanno trasmesso il sapere e la conoscenza agli uomini. Nel merito è interessante la figura dei
Sette Saggi, o Sette Sapienti, che istruirono i popoli. Questi sette individui li ritroviamo, come
gruppo o come casta, nelle tradizioni di tutte le antiche civiltà: indiana, sumera, babilonese,
egiziana, giapponese, cinese (qui diventeranno i Sette Spiriti) ed altre. Anche per l’antico
popolo dell’Isola di Pasqua gli arcaici fondatori furono sette, ma in realtà qui sembra esserci
un riferimento alle sette figlie del re di Atlantide. E’ possibile che siano tutte coincidenze?
Chiudo il capitolo con due citazioni “recenti” relative ai cosiddetti guardiani. Entrambe sono
del primo secolo d.C. e sono state scritte da due uomini di indubbia intelligenza.
Giuseppe Flavio - Il famoso storico giudeo-romano narrando in Guerra Giudaica gli ultimi
giorni di Gerusalemme (72 d.C.), ci racconta uno strano evento successo presso il Tempio:
<una visione da essere incredibile se non fosse stata osservata da numerosi testimoni... si
videro in cielo carri da guerra e falangi armate che irrompevano attraverso le nubi… si
sentirono una scossa e un colpo… e i sacerdoti nel Tempio sentirono un insieme di voci che
dicevano 'da questo luogo noi ce ne andiamo'…>. Quindi “loro” erano ancora presenti in
epoca romana? E perchè avrebbero lasciato campo libero all’Impero Romano? Forse a
Elohìm-Theoi più potenti? O forse Giuseppe Flavio usava allucinogeni?
Paolo di Tarso - L’Apostolo dei Gentili intorno al 50 d.C. stava elaborando la dottrina
cristiana, quindi si suppone che avesse idee ben chiare in merito a eventuali esseri
superiori. Nella Prima Lettera ai Corinzi (8,5), Paolo dice testualmente: <E in realtà,
anche se vi sono cosiddetti Theoi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti [ci tiene a precisare]
ci sono molti Theoi e molti signori, per noi c’è un solo Theos [dio]>. Quindi Paolo, che
scriveva in greco, non nega l’esistenza dei numerosi Theoi, gli osservatori-vigilanti; anzi
sottolinea la loro presenza. E forse Giuseppe Flavio non si drogava.
Nota - In Giovanni 10,31 Gesù, accusato di blasfemia perché si riteneva un dio, cita a sua difesa una
piccola parte del Salmo 82 dell’Antico Testamento, dicendo: <Non è forse scritto nella vostra Legge: “io
ho detto voi siete Dei..”>, Theoi in greco. Nel salmo citato El Elyon (tr. l’ El/Elohìm che-sta-sopra) sta
rimproverando i suoi e dice appunto in ebraico <io ho detto voi siete Elohìm…>. Quindi anche Gesù qui
ha interpretato letteralmente l’A.T. Per la cronaca, nel salmo Elyon aggiunge <…ma [ricordatevi che]
anche voi morirete come gli Adàm>. Visto quanto detto finora sugli Elohìm (tra i quali Elyon, El-Shaddai,
Melchizedec e YHWH), specifico che Gesù disse anche <il padre mio nessuno l’ha mai visto>.
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PREISTORIA O RINASCITA?
Il capitolo precedente era un veloce riassunto degli
ultimi quattro millenni prima di Cristo, visti attraverso
i più antichi manoscritti conosciuti. Purtroppo non
abbiamo testi antecedenti al III millennio a.C. (a parte
alcune tavolette sumere). Ma anche se i documenti
storico-cronachistici si fermano qui, non possiamo
ignorare che esistevano civiltà evolute forse già dal
12.000 a.C., o comunque molto prima del suddetto e
famoso IV° millennio a.C. Non abbiamo qui spazio per
approfondire l’argomento (documentato in numerosi
libri e pubblicazioni scientifiche), ma un riassunto
della questione è necessario per continuare questa
ricerca a ritroso nei millenni. Innanzitutto va detto
che la scomparsa di queste civiltà è stata causata
dagli sconvolgimenti geologici dovuti alla deglaciazione, evento sul quale torneremo più
avanti, ovvero la fase finale dell’ ultima glaciazione durata fino a circa diecimila anni fa.
Inoltre nulla vieta che co-esistessero sul pianeta (come oggi o meglio nel secolo scorso) civiltà
molto progredite e civiltà tribali. Stiamo parlando di oltre dieci millenni, cioè un arco
temporale che può contenere nascita e morte di differenti civiltà (nonché cancellarne le
tracce). E’ quello che viene chiamato sviluppo ciclico delle civiltà, in netto contrasto con la
teoria ottocentesca dello sviluppo lineare e progressivo (che non prevede regressioni o
decadimenti, ma solo temporanei rallentamenti, non si sa su quale base scientifica).
Delle civiltà scomparse ci restano solo anonime
costruzioni, alcune delle quali, a causa delle conoscenze
ingegneristiche dei costruttori, ci appaiono come
paradossi storico-temporali.
Un esempio sono i
monoliti pesanti decine o centinaia di tonnellate
portati a 4.000 mt. di altezza sulle Ande, per costruire
lunghe e ciclopiche mura (foto in alto). Affermare che li
abbiano portati lì gli Incas, lungo i tortuosi sentieri
andini, è un’ ipotesi fantasiosa e abbastanza ridicola.
Sarebbe un’operazione quasi impossibile anche oggi.
Dovremmo costruire mezzi particolari, comprese le
gru (di portata eccezionale e notevoli dimensioni) che
sul terreno montuoso dovranno posizionare i blocchi
nel “puzzle” di pietra, con perizia e precisione. Sempre
per restare in sud America è curiosa anche la montagna
“tagliata” (foto a lato) che secondo le tradizioni locali è
opera degli antichi dei. A cosa serviva? Tornando in
terra di Sumer e dintorni, a Baalbek (Libano) troviamo
un tempio molto particolare. Per gli storici ortodossi è
stato costruito dai cananei (un popolo semita) intorno
al 2.000 a.C. Qui il dio cananeo Baal, un Elohìm citato
anche nella Bibbia, “faceva riposare il suo carro celeste”. Il pavimento è stato realizzato con
tre travi monolitiche da 800 tonnellate (cioè il peso di quattro Boeing 747) cadauna, lunghe
quasi 20 mt e alte/spesse 4 mt.; più una quindicina di altri blocchi da circa 300 tonnellate
cadauno. Il tutto posizionato con perizia e precisione. Anche qui il territorio è montuoso,
comunque usando solo corde, legname e forza-uomo, un monolite da 800 tonnellate non si
sposta neanche su una pista asfaltata.
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Nota (Siti archeologici con datazioni anacronistiche) - Gobekli Tepe (foto sopra dx), in Turchia: un vasto sito
datato ufficialmente intorno al 9.000 a.C.; le costruzioni denotano notevoli conoscenze edilizie, astronomiche e una
cultura già formata. Valle dell’Indo, in Pakistan: alcuni insediamenti (come Mehrgarh) mostrano una discreta
estensione e organizzazione, già intorno al 7.000 a.C. Giza, in Egitto: tutti i geologi datano la Sfinge a 12.0009.000 anni fa, in quanto la tipologia dell’erosione può essere giustificata solo dalle prolungate piogge alluvionali
post-glaciazione. Esistono inoltre alcuni siti sommersi dalle acque della deglaciazione, quindi abitabili non meno
di 12.000-8.000 anni fa (a seconda delle zone), prima che fossero sommersi. Yonaguni, mare giapponese: un
imponente struttura ricavata nella roccia (foto sopra sx) e altre costruzioni minori dove, sotto lo strato millenario
di sedimenti, si intravedono corsi di muratura. Ponape Island, in Micronesia: alcune rovine (blocchi monolitici) e
una distesa di colonne, alcune ancora in piedi. India (Golfo di Cambey, Poompuhur ed altri): mura, estese rovine e
numerosi manufatti (a oltre 30 mt di profondità) sembrano confermare le mitiche città (come Dwarka) scomparse
millenni fa, raccontate nei testi vedici e nelle tradizioni locali. Cuba: i sonar hanno rilevato, purtroppo a chilometri
di profondità, diverse strutture di forma regolare (difficilmente attribuibili alla natura), posizionate vicine tra loro.
La foto a lato mostra un’antica costruzione
giapponese di paternità incerta e datazione
sconosciuta, realizzata modellando la roccia
come la struttura sommersa di Yonaguni.
Purtroppo oltre a stupirci di fronte a queste
anacronistiche meraviglie, non sappiamo
nulla sui popoli che le hanno realizzate.
Quindi non sappiamo se anche loro hanno
incontrato i cosiddetti “vigilanti”. O forse
potremmo ipotizzare che proprio queste
costruzioni sono la prova che una razza
sconosciuta ha interagito con l’uomo, molti
millenni fa. Indipendentemente dal fatto
che i costruttori fossero umani o esseri semi-divini, i testi ci dicono chiaramente che i secondi
erano molto più longevi dei primi (ma non immortali, infatti morivano) e governarono il
pianeta per molte decine di migliaia di anni. Pertanto è probabile che qualcuna delle suddette
civiltà scomparse abbia incontrato qualcuno di questi esseri. Sicuramente possiamo definire
questi esseri alieni, nel senso letterale del termine, cioè diverso/estraneo all’ambiente di
riferimento. Inoltre se questi individui avevano caratteristiche fisiche-genetiche diverse,
rispetto alla maggioranza umana, è normale che ci tenessero a preservarle; infatti essi si
accoppiavano solo con consanguinei. Così facevano le divinità sumere, egiziane ed altre. Così
faranno per secoli anche le prime caste regnanti/sacerdotali umane (compresi i longevi
patriarchi biblici), formatesi a seguito delle unioni sessuali tra divinità e uomini. Stando ai
testi, sembra sia avvenuto un graduale “passaggio di potere” (e patrimonio genetico) tra i
semi-dei e gli umani, o meglio alcuni eletti. Forse per evitare la vicina estinzione dei primi? O
forse per motivi pratici di controllo sui popoli sempre più numerosi?
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Ma chi erano questi antichi “guardiani” dei popoli? Se le antiche civiltà di tutto il mondo non
ci hanno raccontato solo favole (molto simili tra loro) abbiamo due ipotesi in merito.
Ipotesi 1 - I superstiti di una precedente civiltà molto progredita ma estinta, intesa anche
come differente razza della specie Homo; dotati di conoscenze e tecnologie tali che in quel
contesto storico potevano solo incutere giustificato stupore, timore e di conseguenza
“obbedienza” (forzata o libera che fosse). Potremmo supporre che le tecnologie fossero
limitate “a quel che gli restava” o addirittura che dovessero ricrearle.
Ipotesi 2 - Individui provenienti da un altro pianeta o come raccontano tutti i popoli <dal
cielo>, <dalle stelle> o <dall’ alto/sopra>. Nel merito va detto che la costellazione di Orione e il
sistema di Sirio sono stati presenti, per millenni, nelle tradizioni/religioni di numerose antiche
civiltà (in differenti contesti storici e geografici).
Ritengo che trarre conclusioni definitive su quanto visto fin qui sia molto arduo, nonostante
gli storici ortodossi vi trovino verità certe e assolute. Però prima di retrocedere ancora nel
tempo dobbiamo per forza mettere, come si usa dire, dei paletti (o ci perdiamo).
Paletto 1 - Vigilanti a parte, abbiamo la certezza che diverse civiltà di Homo Sapiens-Sapiens
(l’evoluzione del Sapiens) si sono alternate sulla Terra negli ultimi quindicimila anni circa,
millennio più millennio meno. Ognuna con le proprie eccellenze. Qualcuna addirittura ci ha
stupito ben oltre il dovuto. E’ oramai evidente che il Neolitico (datato dal 10.000 al 3.5002.000 a.C., a seconda delle zone) non può più essere considerato solo il periodo che vede la
nascita dell’ agricoltura, dell’allevamento, del vasellame e dei primi stanziamenti. Perlomeno
non per tutto il genere umano. Potremmo invece dire che il Neolitico è stato un periodo di
rinascita o di lenta ricostruzione. A quando l’aggiornamento dei libri di Storia?
IL “DILUVIO UNIVERSALE”
Vediamo come la deglaciazione ha influito sulla storia
del Sapiens. Tra il 15.000 e l’ 8.000 a.C., montagne di
ghiaccio estese come il Canada e il Nord Europa, alte
chilometri, si sono sciolte e riversate sui continenti e
negli oceani; in un lasso di tempo geologicamente
breve con picchi di alta intensità. Questo ha creato
ripetuti sconvolgimenti geologici e climatici: periodi di
piogge alluvionali, terremoti, eruzioni a catena e
tsunami enormi. L’aumento di temperatura, ad
esempio, formava enormi bacini idrici o laghi sulle
montagne di ghiaccio (o al loro all’interno); quando le “pareti” collassavano le conseguenze
erano devastanti. La scienza, in particolare l’oceanografia, ci dice che a seguito di quanto sopra
il livello degli oceani è salito di circa cento metri, ben oltre un grattacielo di trenta piani per
rendere l’idea; sommergendo il 15% delle terre allora emerse. Tutto questo, oltre a cancellare
dalla storia alcune civiltà, ha costretto centinaia di generazioni di Sapiens-Sapiens, a convivere
con questi tremendi eventi naturali. E come abbiamo visto non c’erano solo cacciatoriraccoglitori. Tragedie come gli ultimi tsunami o Pompei non sono nulla se rapportate a
quanto sopportato dai nostri predecessori. Questi tragici avvenimenti hanno riguardato gran
parte del pianeta Terra e si sono impressi nella memoria di tutte le civiltà, originando il “mito”
del diluvio universale presente nelle tradizioni di tutti i popoli. Curiosamente ogni popolo ha
il suo Noè che “conserva” la specie per il futuro ripopolamento. Per i sumeri era Ziusudra,
Atrahasis per i babilonesi, Manu per gli indiani, Deucalione per i greci, Dwytach per i celti, Cox
Cox per gli aztechi, etc. Nella foto, il diluvio secondo i maya: vulcani, palazzi che crollano,
persone trascinate dalle acque e pesci morti.
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PRIMA DEL DILUVIO UNIVERSALE
Retrocedendo ancora nella preistoria troviamo
l’ultima glaciazione, iniziata circa 80.000 anni fa,
durante la quale la situazione geo-climatica era
abbastanza stabile. E’ in questo periodo che
L’Homo Sapiens migrerà dall’Africa, il luogo dove
si era evoluto, al resto del mondo. Secondo
alcuni studiosi la migrazione inizia intorno a
70.000 anni fa, secondo altri molto prima. E’
comunque certo che nel 60.000 a.C. l ’Homo
Sapiens occupava già l’intero pianeta. Intorno
al 35.000 a.C. (in Europa) l’ Homo Sapiens, che
viveva ancora in caverne e rifugi naturali, inizia a disegnare figure elaborate e complesse, che
denotano una notevole immaginazione nonché l’intenzione di comunicare concetti; ma
resterà nelle caverne ancora per circa ventimila anni.
L’Homo Sapiens, cioè simile a noi e con uguale volume del cervello, è apparso in Africa intorno
al 200.000 a.C., come evoluzione dell’Homo Erectus; provocandone l’estinzione. La genetica
colloca infatti a circa 200 mila anni fa (con un margine di errore di diecimila) la cosiddetta Eva
mitocondriale, ovvero la prima femmina Sapiens che ha trasmesso il primo mitocondrio del
genere Sapiens. Lo spermatozoo è troppo piccolo per l’impresa. Questo conferma quanto ci
dice la paleo-antropologia, che lavorando solo sui resti e reperti trovati (e non sulle dinamiche
del DNA) ha ovviamente datazioni con oscillazioni più ampie. Lo scheletro più recente di
Homo Erectus (il nostro predecessore) è datato da 500 a 300 mila anni fa, ma molti reperti
confermano la sua presenza almeno fino a 250.000 anni fa. Alcuni studiosi attribuiscono
all’Erectus anche reperti più recenti. Altri addirittura sostengono l’esistenza di un altro
ominide, simile all’Erectus, estintosi sempre in questo periodo. E non dimentichiamoci della
razza “europea” Neanderthal, un ominide (discretamente evoluto) estintosi solo intorno al
50.000-40.000 a.C.; che quindi ha convissuto con l’Homo Sapiens. Dell’ Homo Sapiens abbiamo
invece molti resti e reperti, dei quali i più antichi (alcuni scheletri trovati in Etiopia) risalgono
a 200.000 anni fa. Quindi, nonostante una leggera confusione (più che lecita), possiamo dire
con ragionevole certezza che tra 250 e 200 mila anni fa, in Africa, sono apparsi i primi Sapiens.
Questa certezza però mette in chiara evidenza una grossa anomalia evolutiva. Infatti nessuna
specie terrestre ha mai avuto una simile accelerazione evolutiva. Duecentomila anni sono un
lasso di tempo irrisorio, nella lunga scala temporale dell’ evoluzione e delle necessarie
mutazioni genetiche. Soprattutto per passare dall’ ultimo ominide all’ Homo Sapiens-Sapiens
(l’evoluzione finale del Sapiens), cioè noi.
Il nostro predecessore Homo Erectus, rimasto uguale per oltre un milione di anni, si esprimeva
ancora con versi e grugniti in quanto la conformazione dell’apparato vocale non consentiva
suoni complessi. Il suo utensile più elaborato era la cosiddetta ascia a doppio filo, una pietra
resa (rozzamente) tagliente su entrambe le estremità , priva di manico o impugnatura.
Oltre all’evidente anomalia nella tempistica della mutazione, è a dir poco strano che nel
passaggio da primate a uomo, quest’ultimo ha perso una coppia di cromosomi (da 24 coppie
delle scimmie a 23); questo normalmente non accade nelle mutazioni, poiché significherebbe
l’estinzione o la regressione di una specie. Salvo “fondere” insieme due coppie di cromosomi
per crearne una nuova, ma da quel che ho letto non è mai successo in natura. Anche in
laboratorio, nonostante gli ottimi risultati con la “pecora Dolly”, l’uomo moderno non è
ancora in grado di fare questa fusione. Stando a quel che dicono gli scienziati, teoricamente si
potrebbe fare ma ci manca il “come”, per adesso.
11
Nel 2006 la genetica ha scoperto che solo il Sapiens, e nessun’altra specie in natura (scimmie
comprese), ha nel genoma le cosiddette zone H.A.R., Human (appunto) Accelerated Regions.
Queste zone, inerenti ai processi di mutazione, sono stranamente caratterizzate da un’ intensa
attività e sono relative alle funzioni cerebrali, all’apparato vocale, alla sessualità ed altro (ad
esempio il pollice opponibile).
Oltre alle anomalie evidenziate dalla genetica e dalla
paleoantropologia, abbiamo un' ulteriore stranezza
nell’evoluzione del genere Sapiens, che riguarda il
suo habitat naturale. Tutte le specie viventi della
Terra hanno il loro habitat, o nicchia ecologica, nel
quale vivono pienamente adattati e integrati, grazie
alle capacità che la natura stessa gli ha dato. Questo
non vale per l’Homo Sapiens. Infatti per quanto
possa sembrare assurdo, il Sapiens non aveva (e non
ha) un suo habitat naturale, infatti se lasciato alla
natura era destinato a una morte precoce; nell’ ambiente dove si era naturalmente evoluto.
Salvo ovviamente spremere le meningi e ingegnarsi qualcosa, per proteggersi e difendersi, un
po’ da tutto (clima compreso), e per cacciare/mangiare. Praticamente l’Homo Sapiens fin da
subito ha sempre dovuto lottare per sopravvivere alle regole ostili della natura; rimediando
con manufatti ed altri espedienti ai propri limiti fisici. L’ Homo Sapiens potrebbe essere
considerato alieno, nel significato letterale del termine, rispetto alla natura terrestre che lo
ospita. Un’ evoluzione innaturale ci ha portato a dominare su tutte le altre specie viventi,
causando però forti danni ad esse e all’ambiente naturale (dove ci siamo evoluti). Certo, solo
noi abbiamo il mal di schiena, ma prima o poi ci abitueremo alla posizione eretta.
Paletto 2 - La scienza ci dice chiaramente che negli ultimi duecentomila anni l’evoluzione
umana ha avuto un’ anomala accelerazione, impossibile per le tempistiche e inspiegabile
stando alle nostre conoscenze in materia di mutazione genetica. Tantomeno con la legge di
Darwin. Eppure è successo. Ritenendo necessaria una prima fase intermedia nel passaggio
da Erectus a Sapiens, dobbiamo prendere atto che siamo passati dagli ultimi ominidi ad una
razza altamente evoluta praticamente in meno di 150 mila anni.
Nota - Ricordo che già 30.000 anni fa (minimo), l’Homo Sapiens-Sapiens cacciava con lance di ottima
fattura; creava monili e ciondoli; cuoceva la carne; utilizzava pigmenti naturali per creare disegni
complessi, anche con soggetti di fantasia; e curiosamente seppelliva i morti.
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MUTAZIONE O MANIPOLAZIONE GENETICA?
Il fatto che la scienza sappia dirci con certezza
quando è nato il Sapiens ma non il come, non è cosa
di poco conto. Recenti studi nel campo della
genetica tendono a spiegare l’anomala accelerazione
evolutiva con teorie abbastanza rivoluzionarie, come
ad esempio questa, del ricercatore italiano Saverio
Roberti: “L’unica spiegazione rimane ancora quella
di considerare Eva mitocondriale
ed
Adamo
cromosomiale Y come cloni prodotti in molti
esemplari. Solo un numero adeguato di femmine e
maschi geneticamente uguali fra loro avrebbe potuto
trasmettere con successo i genotipi unici e caratteristici propri del genere umano.” Queste
ovviamente restano (almeno per il momento) dichiarazioni di ricercatori indipendenti, ma le
pubblicazioni in materia iniziano a diventare numerose. E non riguardano solo l’evoluzione
umana, come vedremo più avanti. Resta comunque il fatto che sicuramente qualcosa o
qualcuno ha accelerato le tempistiche della nostra evoluzione. La “causa” di questa modifica
ha agito sicuramente sul nostro DNA (non ci sono altri modi) e noi non sappiamo come sia
successo.
Visto che la scienza al momento non ha risposte, nell’attesa non ci rimane altro che vedere
cosa dicono gli antichi manoscritti in merito alla cosiddetta creazione dell’uomo. Qui
naturalmente ritroviamo, per il lettore che ne sentiva la mancanza, i nostri cari vigilanti.
Questi, come già visto sommariamente, sono intervenuti nella vita dell’ uomo rendendolo
simile a loro, lo hanno poi “governato” per decine di millenni e infine gli hanno trasmesso
conoscenze e sapere. Forse gli antichi autori avevano già scritto ciò che oggi sfugge alla
scienza? O meglio, ciò che la scienza ha intuito ma non può confermare. Ovviamente
l’accostamento tra genetica e testi post-neolitici è molto azzardato, ma siamo nel campo
delle ipotesi e della pura ricerca. Iniziamo a vedere cosa ci dicono le tavolette sumere e i
codici ebraici, a mio parere i testi più chiari e comprensibili in merito. Caratteristiche non
scontate, visti i mezzi linguistici e le conoscenze dell’epoca, per l’argomento in questione.
QUALCUNO HA GIOCATO CON IL NOSTRO DNA?
La Toràh è abbastanza sbrigativa in merito alla creazione dell’uomo (Eden a parte che
vedremo dopo) anche se ci narra due diverse versioni, le quali sembrano entrambe
confermare ciò che avevano raccontato i sumeri.
Genesi 1,26 - <E disse Elohìm facciamo uomo a somiglianza nostra… con immagine-di-noi ...
e fece Elohìm lo-uomo con immagine-sua…>. Così ci dice il testo originale.
Gli autori biblici in entrambi i passi scrivono “con immagine” e non “a immagine”. I due
prefissi hanno due significati la cui diversità non è di poco conto, be significa “con/per
mezzo di” mentre ki significa “come/secondo”. Gli antichi masoreti ebrei hanno usato be.
Il termine tradotto con “immagine” è tselèm, il cui significato reale è “qualcosa che
contiene l’immagine”. L’ Etymological Dictionary di ebraico biblico traduce il termine
tselèm con “complete form” (cioè “forma completa, conforme all’ originale”), altri con
“something cut out” o “preso da”, rifacendosi alla radice tselà (tagliare). Nessun concetto
astratto-figurativo, il termine indica una cosa tangibile/concreta che è stata usata.
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Quindi in pratica, <gli Elohìm fecero l’ Adàm simile a loro, utilizzando il loro tselèm> che
conteneva la loro immagine; o dalla quale era stato preso/tagliato via. Va sottolineato che
qui gli autori non hanno usato il verbo “creare” ma “fare”. Anche le bibbie che abbiamo in casa
riportano infatti il verbo “fare”.
Genesi 1,27 - <li creò maschio e femmina… siate fecondi e moltiplicatevi…. >.
Il verbo barà in questo passo è tradotto convenzionalmente con “creare”, ma in ebraico
(e in ogni altra lingua semita) il termine barà non ha mai il significato di “creare dal nulla”.
Nella Bibbia stessa è usato una cinquantina di volte, mai con quel significato. Il termine
può significare: sistemare, ordinare, modificare, realizzare, intervenire su qualcosa, etc.”
La seconda versione biblica dice invece che gli Elohìm hanno creato l’Adàm dando
“soffio/respiro” all’argilla. Probabilmente i masoreti, che si basavano su testi antichissimi (nel
caso specifico accadico-sumeri e fenici), hanno accorpato due differenti versioni dello stesso
evento. E’ curioso che l’argilla, presente anche nei racconti sumeri e di altri popoli, è ritenuta
dalla scienza un ottimo materiale per “ospitare” i processi di riproduzione cellulare.
* * *
I testi sumeri sono un po’ più dettagliati e raccontano che gli Anunnaki decisero di creare un
essere che facesse, al posto loro, i lavori più pesanti (cito solo traduzioni accademiche).
Epopea sumera, Mito della creazione - Tenzone tra la pecora e il grano: <L’umanità
primordiale non sapeva mangiare il pane, non sapeva coprirsi con vestiti; il popolo andava a
quattro zampe, mangiava erba con la bocca come le pecore, beveva acqua dai fossi…>.
Chi ha detto agli autori che l’uomo primordiale era un ominide?
Epopea sumera di Atra-Hasis - <…Quando gli dei sottostavano alla corvèe, portavano il
canestro di lavoro… il lavoro era oltremodo pesante, la fatica enorme…. I grandi Anunnaki, i
sette, avevano imposto la corvèe agli Igigi [divinità minori, esecutori]…>. Questi ultimi,
stanchi dei lavori pesanti che svolgevano sul pianeta Terra (Ki), si ribellarono e <Essi
convocarono la dea e chiesero… tu sei la dea-madre… crea l’uomo primigenio che possa
portare il giogo… possa l’uomo sollevare il canestro di lavoro degli dei…>.
A seguito della rivolta degli Igigi, gli Anunnaki
convocano un’assemblea ai vertici e decidono
di procedere con la “creazione” dell’Adamu,
un uomo in grado di lavorare per loro. Nel
testo si racconta che i primi risultati furono
fallimentari (forse il cugino Neanderthal era
tra questi?). Ma dopo alcuni tentativi riescono
a creare un essere molto simile a loro. I primi
esemplari prodotti furono sette maschi e sette
femmine. Per fare ciò gli Anunnaki usarono il TEEMA, un “qualcosa” (il termine è sconosciuto)
preso dal sangue dei loro maschi giovani. Questo TEEMA veniva poi miscelato con il TIIT
terrestre, che si trovava nell’ ABZU. Il termine TIIT viene tradotto con “ciò che contiene la
vita”, “ciò che contiene la forma” oppure “argilla”. Il termine ABZU (cioè dove si trovava il
TIIT) significa “abisso” oppure “la parte bassa della Terra” (le terre dell’emisfero Sud) che per
loro era l’Africa. Più precisamente il testo dice <nel nord dell’Abzu>, curiosamente proprio il
territorio del nostro predecessore Homo Erecuts, dove poi è apparso il Sapiens.
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Alcune femmine Anunnaki hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di formazione
dell’ Adamu o Lulu (tr. miscelato, ibrido). Il ricordo di queste dee madri o <madri dei viventi>
si è mantenuto nelle tradizioni dei successivi popoli. L’Anunnaki chiamata Inanna diventerà
Ishtar per i babilonesi, e forse sempre lei è la semitica Astarte (citata nella Bibbia come
Astaroth). E non dimentichiamo Iside, madre soprattutto di Horus (l’ultimo Neteru prima
della casta semi-divina degli Shemsu-Hor). Per gli indiani la dea-madre era Kalì.
Nota - Iside era venerata anche nell’Impero Romano fino al IV secolo d.C., prima che il Cristianesimo
verrà dichiarato unica religione di stato. L’immagine egizia di Iside che tiene in braccio il piccolo Horus
(riadattata allo stile romano) precede di molto tempo la classica Madonna con Bambino; durante il
Medioevo Iside verrà trasformata (dalla Chiesa Romana) nella figura della Madonna Nera. Ma il culto di
Iside arriverà addirittura fino alla rivoluzione francese.
Praticamente gli antichi autori hanno scritto (con i termini a loro disponibili) che questi esseri
superiori hanno manipolato l’evoluzione della specie Homo, intervenendo in maniera
concreta e per fini altrettanto concreti. Facendo una correlazione tra i testi sumero-semitici e
le datazioni scientifiche viste prima, potremmo azzardare l’ipotesi che circa duecentomila
anni fa, gli Anunnaki-Elohìm (utilizzando il loro tselèm/TEEMA/DNA) hanno creato l’ Homo
Sapiens intervenendo sul TIIT/DNA dell’ Homo Erectus. O senza scomodare la genetica,
diciamo che essi hanno unito il loro TEEMA/tsèlem a un qualcosa contenente la vita/forma, o
adatto a contenerla. Questo qualcosa l’avevano individuato in territorio africano, o comunque
era già presente sul pianeta Terra.
Alla luce dei lavori pesanti che il Sapiens doveva fare per i suoi creatori, trovo più interessanti
le seguenti notizie (che tempo fa non collegavo ai sumeri) relative ad antiche miniere africane:
“… la scoperta nello Swaziland e in altre località del Sud Africa di estese aree minerarie con
gallerie di una profondità di quasi venti metri… I resti di carbone e gli oggetti in pietra
stabiliscono per questi insediamenti una datazione al radiocarbonio, effettuata presso la
Yale University e presso l’Università di Groningen, in Olanda, intorno al 35.000, 46.000 e
60.000 a.C. … Nel settembre 1988, una squadra di fisici internazionali arrivò in Sud Africa
per verificare la datazione degli insediamenti umani nello Swaziland e nello Zululand. Le
tecniche più moderne di datazione indicarono un’età tra gli 80.000 e i 115.000 anni…”.
“… riguardo alle miniere d'oro più antiche, esse sono nello Zimbabwe del Sud: le leggende
Zulù affermano che erano utilizzate da schiavi di carne e sangue prodotti artificialmente e
creati dalla Prima Gente…”. Noi potremmo aggiungere “dopo che gli Igigi si ribellarono”,
se stiamo a quanto dicono i sumeri.
Gli esegeti e teologi ebrei criticano l’interpretazione letterale della Toràh, perchè evidenzia la
palese pluralità degli esseri chiamati Elohìm. Invece il fatto che si evidenzino molte altre cose
strane, come abbiamo visto fin qui, non sembra essere un problema per loro, salvo fare solo
alcune precisazioni. Quelle che seguono sono affermazioni pubbliche prese da siti di esegesi
ebraica - Consulenza Ebraica, Confutatio - dove gli studiosi (docenti universitari e rabbini
compresi) fanno affermazioni che lasciano perplessi.
“Che la Bibbia parli di ingegneria genetica è noto da sempre agli ebrei attraverso il Talmud
[raccolta di testi antichi che integrano/spiegano la Toràh] ma gli autori del Talmud non
attribuirono mai tali conoscenze scientifiche avanzate ad esseri provenienti da altri mondi…
l’ingegneria genetica altro non fu che l’eredità degli umani che vissero prima del diluvio
universale…”.
“Gli ingegneri genetici erano i Refaim vocalizzabile altrimenti con Rofim (medici), e non gli
Elohim. Questi c’entrano in parte, nell’era prediluviana…” .
15
Le due civiltà temporalmente più vicine ai sumeri, cioè egiziani ed indiani, purtroppo non ci
dicono molto in merito alla creazione dei primi uomini. Esiste una versione egiziana dove
Amon (il dio-ariete, o dio-sole) crea un uomo dall’argilla, ma l’evento è inserito brevemente in
un più ampio contesto di genesi. Invece secondo alcune tradizioni indiane il primo uomo è
stato Manu, ma nella maggioranza dei testi egli è colui che sopravvisse al diluvio.
Le successive civiltà, o perlomeno alcune, tornano invece ad essere più dettagliate in merito
alla questione uomo. Per i greci, Zeus diede a Prometeo l'incarico di forgiare l'uomo che
modellò dal fango e che animò con il fuoco divino. Successivamente Zeus diede incarico
a Efesto di modellare un’immagine femminile, servendosi di acqua e di argilla, che non avesse
nulla da invidiare alla bellezza delle dee. Ovviamente qui possiamo essere di fronte ad un
riadattamento di testi e tradizioni più antiche, oramai lontane millenni rispetto ai popoli che
scrivevano. Ad esempio, figure simili ad Adamo ed Eva le troviamo anche nella mitologia
norrena (nord-europea), dove sono chiamati Askr e Embla.
La cosa che invece risulta meno scontata è trovare analogie tra i racconti sumeri e le tradizioni
d’oltreoceano. Nel Popol Vuh, una raccolta di miti Maya, si narra che l’uomo è stato creato in
tre tentativi. Il primo uomo era costituito di argilla (tanto per cambiare) ma <…videro che non
andava bene… non poteva camminare né moltiplicarsi… non aveva intendimento>. Il secondo
era fatto di legno, ma <…benchè si moltiplicassero, non avevano anima, intendimento, né
memoria… camminavano senza rotta e a quattro zampe>. Entrambi furono distrutti/cancellati
con un tremendo diluvio. Il terzo tentativo invece vide la realizzazione di un uomo di
mais che è sopravvissuto e che può essere considerato il progenitore dell’umanità. Va detto
che le “divinità” dei Maya, degli Aztechi e degli Incas, arrivarono tutte dall’Oceano Atlantico o
comunque da est; questo forse può spiegare le similitudini con i racconti mediorientali.
A prescindere dalla creazione umana, tutte le più
antiche civiltà avevano una vasta cosmogonia, con
diverse versioni della creazione della Terra o
dell’Universo. Nei testi non si evince una loro
creazione dal nulla ma piuttosto una disposizione o
un'organizzazione dei diversi elementi che li
costituiscono. Ad esempio per i testi indiani
<quando l'uovo cosmico si schiuse, dalla metà
superiore del guscio, fatta d'oro, nacque il cielo; dalla
metà inferiore del guscio, fatta d'argento, nacque
la terra. Le membrane interne del guscio formarono
le montagne e quelle esterne le nuvole; le vene e i
liquidi formarono i fiumi e i mari>. Oppure leggiamo
che i cinque elementi (Etere, Aria, Acqua, Terra e
Fuoco) combinati tra loro servirono per la
formazione di tutti i corpi. Solitamente ad ogni
elemento o evento naturale veniva attribuita una
sua divinità, che lo aveva creato o che comunque lo
rappresentava e governava. Infatti abbiamo divinità
della terra e del mare, dei fiumi e delle montagne,
dei venti e del cielo, del sole e delle stelle, etc. Non dimentichiamo che migliaia di anni fa il
rapporto con la natura (e lo scandire dei suoi eventi) era vissuto in maniera più diretta, anche
per necessità pratiche, non solo individuali ma di interesse comune. Quindi gli elementi
naturali (e relativi effetti) dovevano necessariamente essere spiegati e “codificati”, anche se
con i limiti imposti dalle conoscenze allora disponibili.
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Come il lettore avrà già capito, non ci resta molto da dire sulla nascita dei primi Sapiens. Il
capitolo sull’Eden fornirà informazioni solo sul periodo più recente della nostra evoluzione,
mentre in merito alle nostre origini primordiali non abbiamo purtroppo altri testi che
consentano si continuare questa ricerca. Lascio quindi al lettore eventuali approfondimenti
che, pur essendo curiosi e interessanti, non ci darebbero ulteriori risposte in merito. Questo
ovviamente per quanto ne so io. Non è detto che qualcuno non trovi, nei numerosi testi e
versioni, altre informazioni che possano integrare, o anche confutare, il presente percorso di
ricerca. Prima di affrontare l’argomento Eden mi concedendo una divagazione che esula dalla
creazione, ma il lettore che volesse posticiparne la lettura può saltare a pag. 19.
CODICI ASTRONOMICI
Va ricordato che tutti i manoscritti visti fin qui, per molti secoli (alcuni per millenni), sono
stati copiati, tradotti, integrati, accorpati e sicuramente soggetti a errori. Salvo le tavolette
sumere che perlomeno (favole o no) sono originali. Alcuni testi sono stati parzialmente
rielaborati o riadattati, a seguito dell’evoluzione culturale-sociale-spirituale dei popoli che li
custodirono e tramandarono. Pertanto, se un’ interpretazione letterale dei testi (fatta senza
dogmi e verità precostituite) sicuramente ne aumenta i contenuti storico-cronachistici, questo
non significa considerare vera ogni cosa letta. Alcuni contenuti infatti sono evidenti aggiunte
di fantasia, al fine di esaltare le origini del popolo o le gesta di eroi e personaggi famosi. Altri
contenuti invece sono chiaramente di natura filosofica o religiosa, tenendo però conto che
millenni fa il concetto di religione non aveva nulla a che vedere con l’attuale; come anche i
concetti di naturale e soprannaturale.
Spesso queste quattro tipologie di contenuti sono sovrapposte, mettendo a dura prova sia la
più sfrenata interpretazione letterale, che un’ oggettiva/laica interpretazione religiosa. A
volte però, proprio nei contenuti più improbabili, sembra che i testi contengano informazioni
nascoste o codificate, comprensibili solo tramite precise chiavi di lettura. Ne vediamo un
esempio partendo dalle scritture vediche indiane.
Se le armi ad energia, i veloci Vimana o un
concetto di aldilà sono elementi che possiamo
comprendere, diventa difficile interpretare
affermazioni come le seguenti; in ordine casuale.
Esistono un numero incalcolabile di universi
materiali e universi spirituali, nei quali fluttuano
miliardi di pianeti, di soli (al centro di ogni
universo) e di lune. In questa molteplicità di
universi esistono 8.400.000 specie viventi. Gli
abitanti dei pianeti spirituali hanno quattro
braccia. Il supremo dio Krsna è presente su ogni
pianeta spirituale, tramite un suo avatar identico
a lui. Krsna però intorno al 3.000 a.C. ha vissuto
(ed è morto) anche sul pianeta materiale Terra,
nella mitica città di Dwarka (India, vedi rovine sommerse). I potenti Deva vivono in un
sistema planetario superiore chiamato Svargaloka. Sul pianeta chiamato Raksasaloka vivono
invece esseri demoniaci chiamati Raksasa. Chiudiamo l’elenco con il tempo universale,
misurato in cicli composti da quattro Ere (Yuga), che si ripetono all’infinito. L’attuale Era
(Kali-Yuga) è la quarta del ciclo, ha una durata di 432.000 anni ed è iniziata 5.000 anni fa.
Fantasie letterarie? Comunque sia, leggendo tra i numeri troviamo qualcosa che ci riporta in
Terra di Shumer, in nord Europa e in Egitto.
17
Come visto la Kali-Yuga ha una durata di 432.000 anni. I testi dicono anche che il ciclo
completo delle quattro Yuga (di diversa durata) è di 4.320.000 anni.
L’elenco reale sumero riporta anche i dieci sovrani divini che regnarono prima del diluvio,
per oltre 200.000 anni. Il terzo regno (En-Men-Lu-Ana di Bad-tibira) durò 12 shar,
un’unità temporale sumera che corrisponde a 3.600 anni solari, quindi un totale di 43.200
anni. Curiosamente anche i patriarchi biblici antidiluviani furono dieci.
Nei miti norreni nord-europei leggiamo che le forze del Walhalla avanzano schierate:
<Cinquecento porte e quaranta ancora sono del possente edificio, ottocento Einherjarr
escono da ciascuna porta…>. Il verso abilmente ci induce a contare il numero dei guerrieri,
che sono in totale 432.000.
Il numero 43.200 o i suoi multipli sembrano non essere
casuali; infatti fanno parte di una serie di numeri legati
al fenomeno celeste chiamato precessione degli equinozi,
probabilmente già conosciuto millenni prima del II sec.
a.C. (quando l’avrebbero scoperto i greci). Il fenomeno
è causato dal lento moto oscillatorio e circolare dell’asse
terrestre inclinato che, compiendo un giro completo in
circa 26.000 anni, origina le dodici Ere Zodiacali (o cicli
equinoziali) di 2.160 anni. Quindi 4.320 anni sono due
cicli. Per la cronaca, nel XXI secolo stiamo passando dai
Pesci all’Acquario. Sappiamo con certezza che le
conoscenze astronomiche delle remote civiltà non si
limitavano solo ai fenomeni più evidenti, come il ciclo annuale di equinozi e solstizi o il moto
delle stelle. Per esempio, alcuni popoli avevano anche calendari basati sul ciclo del pianeta
Venere o della stella Sirio. Quindi non è così improbabile che i suddetti numeri (correlabili
solamente a valori astronomici) possano indicare la misurazione di venti cicli equinoziali cioè
43.200 anni, duecento cicli cioè 432.000 anni oppure duemila. Anche se sicuramente sono
archi temporali enormi per i nostri standard di misurazione. Si dice che tre coincidenze fanno
un indizio. E se, facendo un salto in Egitto, ne aggiungiamo una quarta?
Le misure della Grande Piramide di Giza (2.500 a.C. circa) contengono il valore del p-greco
(3,14), una costante insita nel cerchio (o nella sfera): RAGGIO x 2 x 3,14 = CIRCONFERENZA.
Nel caso della piramide: ALTEZZA x 2 x 3,14 = PERIMETRO della base. Geometricamente
abbiamo la proiezione di una semi-sfera su una piramide, quindi è probabile che i
costruttori volessero esprimere il concetto di sfera. Viste le conoscenze astronomiche
degli antichi egizi, forse la sfera era correlata al pianeta Terra? Curiosamente, se
applichiamo all’altezza e al perimetro della piramide la scala 1 : 43.200 otteniamo l’esatta
misurazione del raggio e dell’equatore terrestre: raggio terrestre km. 6.357 : 43.200 = km
0,147 (altezza piramide km 0,146); circonferenza equatore km. 40.077 : 43.200 = km
0,927 (perimetro piramide km. 0,921). Il margine di errore è solo di pochi metri.
Ma per quale ragione popoli differenti avrebbero inserito, in testi storico-letterari o nell’
architettura, alcuni numeri “precessionali”? Tutti multipli di due cicli equinoziali (4.320
anni) su base 10. Oppure multipli di un ciclo su base 20, 200 o 2.000. Gli autori originali
volevano forse suggerirci qualcosa in merito? Con modalità insolita ma che garantiva, grazie
al tramandarsi delle tradizioni (prima orali, poi scritte), una lunga durata nei millenni.
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EDEN, GIARDINO O CENTRO SPERIMENTALE?
Gli antichi manoscritti raccontano che decine di
migliaia di anni fa (duecentomila per la scienza),
esseri molto evoluti crearono una nuova razza
della specie Homo; precisamente maschi e
femmine che dovevano riprodursi, simili ai loro
creatori ma non uguali. Diciamo che erano
abbastanza Sapiens da poter garantire una
sufficiente comprensione, interazione e capacità
manuali. Oggi sappiamo che il genere Sapiens si
espanse autonomamente, su gran parte della
Terra, abitandone le zone più remote. Sembra quindi che la maggioranza dei Sapiens non
fosse soggetta al controllo dei creatori, anzi ne stavano alla larga; preferendo la libertà e la
scoperta. Successivamente, grazie al già alto livello intellettivo della specie, è presumibile che
l’evoluzione naturale abbia portato al più intelligente Homo Sapiens-Sapiens, il quale era
comunque un cacciatore-raccoglitore che viveva in caverne. Ma quale è stata la scintilla che
ha portato alla nascita delle prime civiltà (ora scomparse) intorno a undicimila anni fa? O alla
scoperta dell’agricoltura? O al “boom demografico” di progredite civiltà in Medioriente nel
quarto millennio a.C.? Riguardo al Medioriente, forse la Genesi e i testi sumeri possono darci
qualche indizio.
A prescindere dalla remota creazione (vista prima), la Genesi narra di un tempo in cui un
prescelto gruppo di adàm maschi viveva a stretto contatto con gli Elohìm. Questo avveniva
nel Gan-Eden, che in ebraico significa giardino recintato/protetto posto in Eden. La Bibbia
precisa che dal territorio chiamato Eden uscivano quattro fiumi tra i quali il Tigri e l’Eufrate;
sulla base di ulteriori riferimenti, diversi studi collocano l’Eden tra nord-Iraq e Azerbaijan.
Quindi siamo in Terra di Shumer, dove anche gli Anunnaki avevano la loro base operativa, in
un territorio chiamato E.DIN (tr. terra dei giusti o prato/distesa) che gli studiosi collocano
vicino al Golfo Persico.
Genesi 2,15 < … poi Elohim prese l’ adàm e lo pose nel giardino di Eden [quindi l’ha creato
prima e altrove] perché lo coltivasse e lo custodisse…>. Rispetto alle miniere africane, coltivare
e pascolare i greggi era sicuramente un paradiso! Anche se purtroppo senza donne. Infatti
solo in un secondo tempo viene creata Chawwàh, meglio conosciuta come Eva; il termine
deriva da ishà cioè individuo femmina.
La femmina però non viene presa da fuori, dove i Sapiens da tempo si
moltiplicavano allegramente, ma viene creata all’interno dell’Eden;
precisamente prelevando qualcosa dal corpo dell’adàm (il testo
originale non parla di costole). Sembra che esistesse oramai una netta
differenza tra gli adàm maschi (sterili) che vivevano nel “giardino” e
quelli fuori.
Forse la prolungata vicinanza con gli Elohìm e un
probabile secondo intervento genetico (erano tutti maschi), avevano
dato origine ai primi Sapiens-Sapiens. Quindi Eva sembrerebbe il
primo esemplare (o gruppo) femmina del genere Sapiens-Sapiens, non
sterile. Forse fecondata all’inizio artificialmente. E’ interessante che
Eva <…mangiò il frutto e poi [quindi solo dopo] lo fece mangiare
all’adàm…>; in antico ebraico “mangiare il frutto” è sinonimo dell’atto
sessuale, e nel testo originale non c’è nessuna mela. Va detto che il
serpente, prima del Cristianesimo, è sempre stata una figura positiva;
per alcune culture asiatiche lo è ancora. Infatti per tutte le antiche
civiltà, a partire dai sumeri, il serpente era il simbolo della conoscenza,
del sapere, dello studio e della medicina; il cui simbolo è tuttora il
19
caduceo (foto a sinistra). Enki, l’Annunaki che permise all’uomo di riprodursi, contro il volere
del fratello Enlil, era rappresentato con due serpenti attorcigliati a spirale. Anche il sapiente
thèos Hermes (Mercurio per i romani) aveva un bastone caduceo. E’ curioso come i due
serpenti avvolti a spirale, rimandino all’immagine della doppia elica del DNA.
Il fatto che fuori dall’Eden le terre fossero popolate era fuori discussione, sia per gli autori
biblici che per Caino. Infatti quando egli viene allontanato dal territorio “protetto” dice
preoccupato <chiunque incontrerò mi ucciderà>; gli viene allora dato un segno/lasciapassare
che lo avrebbe aiutato. Ma di chi aveva paura Caino se loro erano i progenitori dell’umanità?
Probabilmente dei Sapiens, sicuramente selvaggi rispetto agli standard dell’Eden. Comunque
come sappiamo, egli non solo sopravvive ma si sposa e avrà numerosi discendenti; addirittura
costruisce una città. Inoltre i suoi figli, nipoti e discendenti vari saranno maestri nelle arti, chi
nell’agricoltura, chi nell’allevamento, chi nella costruzione, chi addirittura nella musica. Ma a
che periodo risale l’Eden? Per i Creazionisti intorno al 4.000 a.C., per la Chiesa Ortodossa
intorno al 5.000 a.C., anche nell’ambito dei ricercatori laici la collocazione è tra il quinto e il
quarto millennio a.C. E’ curioso che questo processo di civilizzazione avvenga poco prima della
nascita delle progredite civiltà-madri mediorientali.
A un certo punto la situazione sembra sfuggire di
mano ai governatori semi-divini: <Quando gli adam
cominciarono a moltiplicarsi sulla Terra… i figli [il
popolo] degli Elohìm videro che le femmine degli
adàm erano buone [adatte] e ne presero quante ne
vollero…>. Questo evento, e quanto ne seguirà, crea
gravi problemi di gestione per gli Elohìm, i quali
decidono di risolvere la questione in maniera
drastica. Infatti gli uomini verranno eliminati con
una tremenda alluvione, circoscritta alla zona
mediorientale. L’evento, raccontato anche nei testi
sumeri, prescinde da quanto detto prima in merito alla deglaciazione. In Genesi leggiamo che
<furono aperte le cateratte del cielo>; il termine cielo letteralmente sarebbe là-acque ovvero
le “acque alte” sopra il RAQUIA, che come già visto significa diga. Dopo quaranta giorni <le
cateratte del cielo [là-acque/RAQUIA] vengono chiuse>. Si erano proprio incazzati! La limitata
estensione del “diluvio” è confermata anche dal fatto che Noè, appena mette piede a terra, fa
subito un grosso olocausto per gli Elohìm usando numerosi animali. Sicuramente non quelli
appena salvati con tanta fatica; che probabilmente erano pochi e preziosi.
Tutti gli eventi biblici, precedenti al periodo egiziano-mosaico, sono ambientati in territorio
sumero. Noè, come abbiamo visto (pag. 2), era addirittura <figlio dei guardiani>. Abramo
intorno al 2.000 a.C. abitava <nella terra oltre il fiume>, ovvero la Mesopotamia, ed era
chiamato Avràm di Ur (città sumera).
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E’ curioso il fatto che l’Antico Testamento cita tutti i popoli allora esistenti, sia nella
narrazione che nella Tavola dei Popoli. Tutti tranne i Sumeri, il popolo più importante di
quell’area. Mai, neanche una volta. E’ lecito pensare che gli autori della prima Toràh
appartenessero proprio a quel popolo, o comunque ne fossero una diretta discendenza (o gli
ultimi rappresentanti); quindi ritenevano scontata l’indicazione. Ma lasciamo gli antichi
manoscritti e vediamo se la scienza ci può dare eventuali conferme o notizie in merito al
territorio dell’Eden.
* * *
La paleo-antropologia ci dice che il Sapiens-Sapiens scoprì l’agricoltura intorno a diecimila
anni fa, dando appunto inizio al periodo Neolitico. Queste prime tracce di coltivazione del
terreno si trovano nella cosiddetta mezzaluna fertile (Iraq e dintorni). Sembra però che
successivamente la coltivazione sia sparita, o non sia stata praticata, per lunghi periodi. In
merito a come il Sapien-Sapiens sia arrivato a questa pratica, e soprattutto con quali piante, è
molto interessate il seguente articolo della rivista Le Scienze (Agosto 2014); che guarda caso ci
riporta alle anomalie genetiche.
“Ricerche in ambito archeologico e genetico hanno dimostrato che l’area associata dalle fonti
storiche all’Eden, si sovrappone all’area in cui vennero per la prima volta domesticati cereali e
bestiame nel Neolitico: è una regione della Turchia sud-orientale, tra i corsi superiori del Tigri e
dell’Eufrate, nella parte centrale della Mezzaluna Fertile. Agli occhi dei nostri antenati,
probabilmente i campi dei primi agricoltori erano qualcosa di superiore in termini di qualità
della vita…”. Ma la cosa che più colpisce sono i risultati degli studi sulle sequenze geniche, dei
cereali di quest’area geografica. L’articolo precisa le specie e i dettagli dei vari processi
genetici, così riassumibili: inizialmente il genoma di una specie cereale ne ha inglobato un
altro, una fusione genetica mai riscontrata altrove; successivamente, intorno a novemila anni
fa, un ulteriore e singolare modifica ha trasformato il cereale/frumento in grano tenero. Che
per qualità nutritive e molteplici utilizzi è stato fondamentale (e lo è ancora) per la crescita
della nostra specie. Altri studi dicono che “l'introduzione del latte, di altre specie,
nell'alimentazione umana è un fatto piuttosto recente… la capacità di digerire, da adulti,
il lattosio contenuto nel latte è da riferirsi a una mutazione genetica occorsa nell'uomo… in un
periodo non posteriore agli ultimi 7.000 anni [altri dicono 10.000]… Detta mutazione concerne
la sintesi e la persistenza in età adulta dell'enzima indispensabile alla idrolisi del disaccaride in
zuccheri semplici… quindi all'utilizzo dello zucchero del latte da parte del nostro organismo”.
E’ innegabile che nella Terra degli Anunnaki-Elohìm (e zone limitrofe), tra 10.000 e 6.000 anni
fa, sono successe cose singolari. Lì alcuni gruppi-tribù di Sapiens-Sapiens hanno avuto un’
accelerazione evolutiva-intellettiva che li porterà ad una rapida civilizzazione. Lì alcuni
cereali subiscono anomale fusioni genetiche, perfette per le necessità nutritive dell’uomo.
Sempre lì inizia la pratica dell’allevamento, e un’ulteriore modifica genetica permette all’uomo
di alimentarsi del latte di altre specie. Le quali stranamente (a mio parere) producono latte a
ciclo continuo. Incuriosito da quest’ultimo punto, facendo una veloce ricerca ho trovato il
seguente articolo, che penso possa rientrare nel contesto.
“Un team di scienziati internazionali (C. N. Ricerca Scientifica di Parigi, Università di Mainz in
Germania e University College di Londra) ha pubblicato sulla rivista Molecular Biology and
Evolution, un lavoro basato sull’analisi del DNA estratto dalle ossa di mucche, ritrovate in siti
archeologici iraniani datati intorno al 10.000 a.C. A incuriosire il team di scienziati sono state
alcune piccole differenze nel materiale genetico, tra queste mucche e quelle attuali. Tramite una
simulazione al computer, hanno ipotizzato che queste minime differenze possano essere spiegate
ammettendo che gli animali moderni discendano da un unico e piccolo branco di 80 uri”.
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Questo significa (se ho ben compreso) che qualcuno, in un passato neanche tanto remoto,
partendo da una piccola mandria di uri (antichi bovini selvaggi) ha creato le prime mucche
domestiche. Forse quelle che gli adàm allevavano nell’Eden? Il cui patrimonio genetico è
stato poi salvato da Noè? Ovviamente è impossibile dare risposte certe. L’arco temporale in
questione è troppo enorme e gli stessi manoscritti non sono certo chiari (o affidabili) in
merito alla datazione degli eventi narrati.
Concludo con un dato demografico, che forse giustifica la presenza di molte falle temporali e
incertezze nella storia delle prime civiltà. La popolazione mondiale di Sapiens-Sapiens nel
10.000 a.C. è stimata intorno a dieci milioni di individui. A parte l’evidente bassa crescita
demografica dei precedenti 200 mila anni, a mio parere eravamo veramente pochi sul pianeta!
Quindi non è detto che il popolo giapponese che realizzò le strutture sommerse di Yonaguni,
fosse a conoscenza che in Medioriente coltivavano grano tenero. Oppure che una serie di
tsunami e inondazioni, sulle coste meridionali dell’India, stava cancellando dalla storia la
prima fase della civiltà Indo-Sarasvati. Marco Polo e Cristoforo Colombo arriveranno solo nel
XIII e XV millennio d.C., a conferma che l’incontro tra diverse civiltà non era così scontato.
Forse chi conosceva tutto (sempre se non sono favole) erano i nostri “amici” Vigilanti, i quali
per necessità logistiche probabilmente avevano più di una base-giardino. Diversi Eden che
nei millenni si sono fusi in un unico sbiadito ricordo.
* * *
Ringrazio il lettore per l’attenzione e saluto con questa comparazione tra la Dea indiana Kali e
la Dea azteca Coaltlicue. Due antichissime divinità, entrambe simbolo di morte ma anche di
rigenerazione-rinascita. Entrambe indossano collana e cintura composte da teschi-teste e
mani umane; per la dea azteca anche cuori. Inoltre i due serpenti-testa di Coaltlicue sembrano
fondersi in uno, la cui lingua biforcuta richiama quella mostrata dalla dea Kali (in tutte le
rappresentazioni classiche). Visto che tra le due civiltà ci sono letteralmente oceani, chi ha
trasmesso loro questo retaggio comune?
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ALLEGATO 1
ELOHIM
Nella ricerca sull’Homo Sapiens ho affiancato l’Antico Testamento ad altri antichi manoscritti,
riportandone alcuni versetti in un contesto insolito e citando spesso gli esseri chiamati
Elohìm. E’ quindi doveroso un approfondimento in merito, sia per una corretta informazione
sulle fonti, che per motivare meglio la presenza dei versetti biblici. Innanzi tutto il lavoro si
basa su un’interpretazione letterale dei testi, quindi le interpretazioni teologiche, allegoriche,
metaforiche, cabalistiche ed altre (tutte legittime) non sono oggetto di questo lavoro. Le
citazioni dell’Antico Testamento sono prese dal Codice di Leningrado, ovvero la versione
ufficiale della Toràh (redatta in antico ebraico dai masoreti), oppure da altri codici biblici più
antichi. In questi testi il termine Elohìm, che la teologia interpreta come “Dio”, indica
chiaramente una pluralità di esseri o individui. Tralasciamo le analisi esegetiche del termine,
e le sue numerose traduzioni-interpretazioni, tanto il significato è sconosciuto; l’unica cosa
certa è la desinenza plurale ebraica (-hìm). Infatti nelle traduzioni letterali interlineari,
destinate allo studio accademico, il termine essendo sconosciuto non è tradotto.
Genesi, 20,13 – Nella Bibbia “canonica” che abbiamo in casa, Abramo dice <quando Dio
mi fece errare lungi dalla casa di mio padre…>; invece nelle traduzioni interlineari del
Codice di Leningrado leggiamo <…e fu come che fecero vagare me Elohìm da casa…>.
Fecero, plurale. Per la cronaca, nel testo originale il futuro Elohìm di Israele si presenta ad
Abramo con il nome di El-Shaddai, e non come YHWH (Yahweh/ Yehowah).
Genesi, 35 – Giacobbe edificò un altare in una certa località <perché là Dio si era rivelato a
lui>, invece nel C. di Leningrado leggiamo <poiché là si erano rivelati a lui gli Elohim>. Qui
oltre al verbo c’è anche l’articolo, plurale.
In Esodo, oltre a YHWH, sono citati anche gli Elohìm egiziani , amorrei, cananei, ittiti e
quelli <…che i vostri padri servirono nella terra al di là dei fiumi>; qui il riferimento è agli
Elohìm sumeri (El-Shaddai? Anunnaki?), che Abramo e parenti (tribù) servivano molti
secoli prima. E’ curioso che non si parli di adorazione o venerazione, ma di servire.
In Genesi, leggiamo che Melchizedec, il sacerdote-governatore di Salem (forse la prima
Gerusalemme) era <sommo sacerdote di Elyon>; ma lo stesso versetto nei più antichi
Rotoli di Qumran, definisce Melchizedec <un Elohìm di Elyon>. Nessun sacerdote, ma un
Elohìm che governava per conto di Elyon (trad. quello superiore/che sta sopra). Poiché
per la teologia sia Elohìm che Elyon (“l’Altissimo”) significano Dio, uno è stato sostituito.
Nelle schiere degli Elohìm erano presenti i Malakhìm. La traduzione del termine ebraico Malak
(sing.) è esecutore-messaggero; in greco è angelos (messaggero); in latino invece non è stato
tradotto, ma translitterato in angelo. Misteri dell’esegesi teologica. Genesi, 18: <…mentre
Abramo sedeva all’ingresso della tenda… vide che tre anashìm [invidui maschi] stavano in piedi
presso di lui… corse loro incontro… si prostrò a terra>, poi gli offre ristoro, acqua per
rinfrescarsi e delle focacce. Il tutto è ben accettato dai tre, i quali erano El-Shaddai e due
malakhìm. Genesi, 32: Giacobbe è in viaggio verso la Terra di Sumer e <gli si fecero incontro
i malakhìm degli Elohìm... Giacobbe al vederli disse: questo è l'accampamento degli Elohìm>.
Nota - Tutte le lingue semitiche derivano dall’accadico, e quest’ultimo dal sumero. Il termine MALAK,
che in antico ebraico è M’LK (lingua consonantica), deriva dall’accadico-sumero MALAKU. E’ curioso che
in sumero latte si scriveva MILKU. Le correlazioni sonore-grafiche-etimologiche dei termini, fanno
supporre che anche i MALAKHIM, come gli individui albini visti a pagina 2, avessero la “pelle di latte”. Per
la cronaca, i Guardiani ribelli (gli “angeli caduti”) del Libro di Enoch erano MALAKHIM. Probabilmente
sempre i MALAKHIM, che operavano a diretto contatto con gli uomini, furono quelli che si unirono alle
femmine umane (pag. 20). La Chiesa li “doterà” di ali intorno al 400 d.C., ma solo fino a pochi secoli
prima, se i MALAKHIM erano presenti (?) alle assemblee, alle donne era consigliato di coprirsi i capelli.
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