homo sapiens - Benvenuti nel sito della Crodense Fulvia
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HOMO SAPIENS SAPIENS La nostra storia raccontata dagli antichi manoscritti Fonti: i più antichi manoscritti dell’uomo; i più recenti studi scientifici in materia di evoluzione; le pubblicazioni di numerosi ricercatori indipendenti (Mauro Biglino, Biagio Russo, Graham Hancock, Colin Wilson e molti altri). I PRIMI MANOSCRITTI DELL’ HOMO SAPIENS Da secoli i detentori del sapere classificano come letteratura epica, mito o religione molti dei manoscritti che le prime civiltà ci lasciarono migliaia di anni fa. Gli antichi autori invece consideravano questi scritti storicocronachistici; mai (in origine) ci furono presentati come “favole”. Ma quanto ci viene raccontato nelle antiche pergamene a volte non rientra nelle nostre “verità” storiche, quindi è più comodo e conveniente definirle fantasie letterarie. Non è però chiaro per quale motivo tutte le antiche civiltà, narrando le proprie origini storiche, avrebbero inserito eventi e personaggi di fantasia. Spesso spingendosi ben oltre un’accettabile “romanzatura storica”, rischiando di cadere nel ridicolo o grottesco. Gli antichi codici (da codex, libro) sono stati scritti in lingue neonate, quindi limitate nei termini e nei relativi significati, molto più concreti che astratti; pertanto gli autori probabilmente erano poco propensi ad usare metafore o allegorie. Anche perché il popolo era analfabeta e i libri erano riservati a pochi eletti, o destinati ai posteri; inoltre scrivere costava denaro, tempo e impegno. La scrittura è nata proprio dall’esigenza pratica di esprimere e comunicare, nel modo più chiaro possibile, concetti e significati. Quindi è un grave errore interpretare (invece che leggere) gli antichi testi dopo millenni dalla loro redazione, in un contesto storico-culturale completamente diverso. Un esempio è l’avere applicato, già dai primi secoli d.C., l’elaborato pensiero ellenistico (spirituale, neoplatonico) per “spiegare” la Toràh ebraica, scritta un millennio prima da popoli semi-nomadi; i quali presero e riadattarono molti elementi della tradizione sumero-accadica, molto più antica. Purtroppo da quando gli storici hanno iniziato a dire “gli antichi autori hanno scritto così ma in realtà intendevano dire…”, la vera Storia si è un po’ annebbiata, e con essa la Preistoria. Anche città come l’omerica Troia o la Ur biblico-sumera, o il popolo degli Ittiti, fino al secolo scorso erano considerate fantasie letterarie, mentre oggi abbiamo le prove della loro esistenza. Quindi vediamo se gli antichi testi “non storici” e la scienza possono aiutarci a fare un po’ di luce, sulle civiltà di Homo Sapiens che ci hanno preceduti e forse sulle nostre origini. Le tavolette sumere, datate a partire dal 3.000 a.C. circa, precedono di ben oltre un millennio gli antichi codici della Toràh ebraica, o Pentateuco per la Chiesa Cattolica (cioè i primi cinque libri dell’Antico Testamento); ma nonostante questa distanza temporale, i codici ebraici presentano diverse somiglianze con i testi sumeri. Le similitudini sono più evidenti leggendo la traduzione, dall’antico ebraico, del Codice di Leningrado ovvero la versione ufficiale della Toràh (vedi allegato 1). Innanzi tutto entrambi i testi attribuiscono agli eventi narrati la stessa collocazione temporale e geografica. Entrambi i testi ci parlano di un nutrito gruppo di individui molto superiori all’ uomo per conoscenze e capacità, chiamati Anunnaki nei testi sumeri o Elohìm nell’Antico Testamento. Essi avrebbero sistemato e riorganizzato la terra (terreno) e le acque, che come si evince dai testi erano entrambe già esistenti. Essi avrebbero creato/formato il primo uomo, l’Admu/Adamu/Lulu sumero o l’Adàm biblico; uso l’articolo perché in entrambi i casi non è un nome proprio ma un sostantivo (Adàm deriva da Adamàh, Terra, quindi l’adamita o il terrestre). Essi avrebbero infine governato sui popoli, dividendosi le terre, insegnando agli uomini arti, scienze, leggi e sapere in generale. Questa interazione tra gli umani e gli Anunnaki-Elohìm ci viene raccontata in due fasi: la prima sarebbe avvenuta molte decine di migliaia di anni fa; la seconda inizia intorno al quarto millennio a.C. (o forse alla fine del quinto) ed è ambientata in Medioriente. 1 La civiltà sumera, dalla quale derivano accadici/semiti/babilonesi/etc., appare a metà del quarto millennio a.C. nell’odierno Iraq, con conoscenze già complete in tutti i campi (non esistono tracce di sviluppo/miglioramento): scrittura, conteggio, astronomia, edilizia e leggi. Inoltre, nonostante fossero appena usciti dalla preistoria (tardo Neolitico), i Sumeri avevano già una storia da raccontare, che narrava le millenarie gesta dei potenti Anunnaki. Nello stesso periodo lì vicino appare la civiltà egiziana, anch’essa progredita già dal periodo predinastico, la quale ci racconterà dei Neteru (gli dei primordiali) e degli Shemsu-Hor (i Compagni di Horus, semi-divinità). I primi regnarono sulla Terra per circa ventimila anni, i secondi guidarono il popolo per i successivi tredicimila fino all’inizio dell’ Era Dinastica, nel 3.200 a.C. circa. Queste datazioni sono riportate dall’ Elenco dei Re di Abydos, dal Papiro di Torino e da altri testi. Ovviamente gli storici ritengono valide solo quelle dal 3.200 in su. Durante il terzo millennio (ma come vedremo recenti scoperte dicono molto prima), sempre non lontano dalla terra di Shinar/Sumer biblico-sumera, in Pakistan si sviluppa la fiorente civiltà Indo-Sarasvati. Gli antichi testi induisti, i Veda, sono composti da numerosi racconti di carattere storico, spirituale e filosofico. Tutti comunque si sviluppano da una matrice comune già vista nei racconti sumeri ed egiziani, ovvero esseri superiori e potenti venuti dal cielo, qui chiamati Deva, che avrebbero formato, civilizzato e governato i popoli della Terra. Mentre queste tre civiltà fiorivano, il resto dell’umanità era ancora allo stato semi-neolitico e così resterà per circa un millennio; tranne alcune eccezioni come la vicina civiltà minoica. Comunque anche tutti i successivi popoli (babilonesi, semiti, greci, nord-europei, amerindi e asiatici) ci racconteranno la stessa storia: esseri superiori che civilizzarono gli uomini. Ognuno ovviamente secondo la propria cultura, i mezzi linguistici disponibili e le effettive esperienze avute in merito. I termini usati nelle differenti lingue per indicare questi individui, curiosamente rimandano tutti a un unico significato (e relativi sinonimi). I sumeri indicavano gli Anunnaki con il termine vigilanti e chiamavano la propria terra Kiengir o Shumer, cioè “terra dei vigilanti”. I testi narrano anche di esseri chiamati Igigu; il termine deriva da Igi (occhio/vedere) e Gu (territorio), quindi osservatori/guardiani. Al termine egiziano Neteru viene attribuito anche il significato di guardiani. I Deva, gli esseri celesti delle scritture vediche, sono a volte chiamati i controllori. Gli dei greci erano chiamati Theoi, la traduzione letterale del termine è “coloro che guardano/osservano”. Il termine Theoria infatti in greco antico significa “gruppo di persone mandate ad osservare”. Quindi anche qui abbiamo guardiani-osservatori. I termini vigilante e guardiano sono molto usati nel Libro di Enoch; uno dei manoscritti che lo compongono è proprio intitolato Il Libro dei Vigilanti. Gli scritti del patriarca sono considerati apocrifi dalla Chiesa Cattolica, nonostante la Bibbia stessa ci dice che egli aveva strette relazioni con gli Elohìm. Enoch narra che quando nacque Noè, il padre Lamech vedendo che il bambino aveva la carnagione chiara, i capelli bianchi e gli occhi chiarissimi, corse subito da lui per denunciare il forte sospetto che il figlio fosse stato generato dai guardiani. Questo fatto è narrato anche nei Rotoli di Qumran (Libro dei Giganti – Cap. CVI), dove uno spaventato Lamech vedendo il figlio atipico dice subito <…la sua dimora è con i guardiani…>. Quindi i guardiani avevano caratteristiche fisiche riconoscibili. I sumeri indicavano questi individui albini con il termine Gàl-Ga, cioè “essere (individuo) di latte”. Le divinità degli Aztechi, dei Maya e degli Incas erano descritte con carnagione chiara. E probabilmente, secondo recenti studi, anche gli Shemsu-Hor egiziani. 2 Vediamo di seguito alcune similitudini tra i più antichi manoscritti della storia umana, iniziando con le “origini” e la spartizione del pianeta Terra da parte degli “dei”. Epica della Creazione sumera (III millenio a.C.): < Dall’abisso [profondità/sottosuolo] non si attingeva acqua… nulla si produceva… nella vasta terra [terreno] non venivano scavati i solchi…. i grandi Anunnaki non circolavano [ancora] sulla Terra...> <Quando le dighe e i canali furono messi a punto…> <Mardu , il Signore, un argine eresse sulla riva della grande acqua…. palude in terra secca mutò…> Genesi 2,6 (A.T. 900 a.C. circa): <… nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare…> < Elohim costruì il RAQIA e divise le acque sotto a-il RAQIA dalle acque sopra a-il- RAQIA … Si raccolgano le acque verso-in uno solo luogo e sia visibile la terra asciutta…>. La traduzione del termine RAQIA è “estesa superficie solida/lavorata”, quindi nel contesto una o più dighe che dividevano/incanalavano le acque. Epica della Creazione sumera (III millenio a.C.): <Quando i distretti furono disegnati e i confini fissati… le assegnazioni furono stabilite [da Anu, il capo supremo]… gli Anunnaki presero in simpatia il popolo delle teste nere…> ovvero i sumeri. Deuteronomio 32 (A.T. 900 a.C.): <Quando Elyon [l’ Elohìm superiore] divideva i popoli… egli stabilì i confini delle genti secondo il numero dei figli [etnia/appartenenti] degli Elohìm> (Vedi Nota 1); a YHWH venne assegnato (<eredità sua fu…>) il popolo di Giacobbe. Crizia (Platone - IV sec. a.C.) - in merito alle guerre successe circa novemila (!) anni fa tra “ateniesi” e “atlantidi” troviamo questa premessa: <Quanto ai numerosi popoli barbari e a tutte le stirpi greche che esistevano allora … è necessario innanzi tutto esporre da principio le loro costituzioni … i Theoi infatti un tempo si divisero a sorte tutta quanta la Terra secondo i luoghi…>. Vedi Nota 2 La mitologia egiziana (III millenio a.C.) racconta che Osiride è inviato dal padre Geb sulla Terra, con il fratello Seth e le sorelle (tra le quali Iside, sua compagna), per trasmettere agli uomini il seme della civiltà (agricoltura, scienza, arti e legge). Il Mahabharata è uno tra i più importanti libri delle scritture vediche indiane, redatto nel primo millennio a.C. ma derivante da più antiche tradizioni. Il libro narra che la Terra intorno al 3.000 a.C. era divisa in sette dvipa e nove varsa, governati e contesi da potenti re semi-divini. Due importanti varsa, dove “le donne erano bellissime”, erano situati sulle coste del Mediterraneo. In un terzo varsa, sempre localizzato a occidente (rispetto all’ India), gli abitanti avevano la carnagione dorata e vivevano fino a diecimila anni. Forse gli autori si riferivano a Egitto, Grecia (quella narrata da Platone) e Sumer ? Nota 1 - Questa è la versione scritta nella Septuaginta (o Bibbia greca, redatta ad Alessandria d’Egitto nel 300 a.C. circa), nei Rotoli di Qumran (Apocrifi della Genesi, 150 a.C. circa) e nel Codice di Aleppo (testo masoretico del 900 d.C.). Invece nel Codice di Leningrado (700-900 d.C.), lo stesso versetto dice <… secondo il numero dei figli di Israele>. Poichè Il Codice di Leningrado è la fonte di molti versetti biblici qui riportati, specifico che è meglio confrontarlo (dove possibile) con i codici più antichi, onde evitare gli “errori” di trascrizione o traduzione dei masoreti, rispetto agli originali. I primi libri dell’ Antico Testamento furono scritti intorno al 900 a.C. ma non abbiamo più gli originali; il testo più antico è un frammento dell’ 800 a.C. circa. Comunque tutti i libri dell’ Antico Testamento in nostro possesso sono copie di copie, quasi tutte risalenti massimo al 250 a.C. Nota 2 - Qui Platone riporta quanto viene detto a Solone dai “sacerdoti” egiziani, detentori di conoscenze che affondavano le radici in millenni di storia. Le civiltà greche ed egiziane furono assegnata ad una Theoi bionda con gli occhi azzurri, chiamata Athena dai greci e Neith dagli egizi (una dei numerosi Neteru). Questa figura ricorda l’Anunnaki chiamata Inanna, la “dea” guerriera (e dell’amore libero) sumero-accadica, la quale governava fino al territorio della Valle dell’Indo. 3 Gli antichi testi ci dicono anche che i cosiddetti guardiani utilizzavano mezzi di trasporto abbastanza anacronistici per l’epoca. Nelle moderne pubblicazioni dell’Iliade leggiamo che i Theoi volavano su carri celesti trainati da cavalli “altonitrenti”, parola piena di poesia, peccato che il testo originale greco dica invece che i carri volanti <… facevano rumore in/dal alto...>, nessun cavallo. Ovviamente il termine “carro” era l’unico conosciuto per indicare un mezzo di trasporto. Inoltre questi atipici carri percorrevano enormi distanze in un breve attimo. Per la cronaca, L’Iliade e l’Odissea (VII secolo a.C.) sono una raccolta di scritti, oggi non più attribuiti unicamente ad Omero ma ai cosiddetti autori omerici. Il forte rumore e la notevole velocità sono caratteristiche che ritroviamo nei mezzi volanti dei biblici Elohìm: il ruàch (tr. vento/aria), il kavòd (tr. pesante, potente, imponente, massiccio) e i keruvìm (sing. keruv - tr. ala/parte laterale o coprente). Gli Anunnaki sumeri invece utilizzavano i veloci rua (deriv. vento) e i ma an-na (trad. barca del cielo), chiamati genericamente anche carri celesti. I Deva indiani si spostavano sui Vimana (foto sotto), mezzi dettagliatamente descritti nelle scritture vediche. Abbiamo inoltre i carri di metallo volanti della mitologia nordica, le navi volanti delle tradizioni cinesi, gli scudi volanti degli indiani americani Hopi e altro. I riferimenti ad anacronistici mezzi volanti sono presenti in molte tradizioni, ma per praticità restiamo sui testi sumeri-egizi-indiani (i più antichi e vicini alle origini) e sui testi semitici-greci (che sembrano il proseguimento dei primi). Il profeta Ezechiele ci ha descritto i Keruvìm, visti durante due incontri con gli Elohìm. Siamo nel VI secolo a.C., con Israele sotto il dominio babilonese. Ezechiele 1,15 (A.T.): <Io guardavo avanzare dal settentrione [da nord] una grande nube e un turbinio di fuoco… apparve la figura di quattro cose animate …. si muovevano [volando] in tutte le direzioni… ed ecco una ruota al loro fianco… la struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota… la loro circonferenza era assai grande... quando quelle cose animate si muovevano anche le ruote si muovevano… io udivo il rombo delle ali [erano dotati di quattro ali mobili] simile al fragore della tempesta… e contemporaneamente il rumore delle ruote [curiosa precisazione]… essi potevano muoversi in quattro direzioni senza aver bisogno di voltare… quando poi si fermavano ripiegavano le ali..>. Al successivo incontro, in Ez. 10,13 [Ediz. C.E.I.]: < …Io sentii che le ruote venivano chiamate “turbine” [infatti il termine ebraico significa ruota che turbina/gira veloce] … i Keruvìm si alzarono... erano quelle cose animate che avevo visto al canale Chebar…>. Ezechiele qui vede anche il <Kavòd dell’Elohìm di Israele> che con rumore assordante, fumo e vento (gli effetti descritti da Mosè ed altri nel passato) si alza dal cortile del tempio per posizionarsi sopra i quattro Keruvìm, fermi fuori <a destra del tempio> ad attenderlo. Questi attivano le ali e le ruote, alzandosi, poi <il Kavòd si alzò e andò a fermarsi sul monte che è a oriente della città>. Nota - La teologia “traduce” (in realtà interpreta) i termini keruvìm e kavòd con Cherubini e Gloria. Un affresco indiano (800 d.C) ricorda un verso del Mahabharata: <le forze armate avevano la forma di colline circolari ferme nel cielo…>. 4 I mezzi volanti erano utilizzati anche per combattere, spesso associati ad armi molto potenti. Gli effetti di queste armi, per come vengono descritti, difficilmente possono essere definiti fantasie. Anche per le evidenti similitudini tra i testi, appartenenti a diverse epoche e culture. Genesi (A.T. 900 a.C. circa) - Alcuni Elohìm distruggono <le cinque città della valle> (Sodoma, Gomorra, Bela, Adma e Zeboim) perché gli abitanti volevano “servire” altri Elohìm, facendo <piovere fuoco dal cielo>. L’attacco è narrato senza troppi dettagli ma la Bibbia stessa, in tre libri successivi, ci dice che in quei territori dopo oltre un millennio < il terreno era ancora sterile…>, < l’acqua amara…> e < i frutti nascevano vuoti…>. Libro di Enki (Epopee Sumere - III millenio a.C. ) - Durante una disputa di potere tra Anunnaki, vengono rase al suolo <le cinque città della valle verdeggiante…> con un attacco militare mirato. <Sulle cinque città, l’una dopo l’altra, Erra inviò dai cieli un’arma del terrore… furono sconvolte dal fuoco e dallo zolfo… tutto ciò che in esse aveva vita si trasformò in vapore… Di coloro che riuscirono a scappare in strada, i corpi si ammucchiarono… Quando il Vento del Male [un vento che uccideva a lunga distanza] avviluppava le persone, le loro bocche si riempivano di sangue…>. Le Armi del Terrore erano sette, tutte elencate nel testo con i relativi effetti. La seconda dell’elenco, chiamata Fiamma Sfavillante, viene utilizzata per mettere fuori uso la “base aerea” avversaria, infatti <Liberò la seconda arma sopra il Luogo dei Carri Celesti…>. Dopo la battaglia < …di pietre bruciate e frantumate era ricoperta la pianura dei carri... Di tutte le foreste che avevano circondato la pianura, solo i fusti degli alberi erano rimasti in piedi…> e poi, come già visto in Genesi <Le acque erano avvelenate, nei campi la vegetazione appassì >. Il Mahabharata e il Ramayana (I millennio A.C.) ci narrano che nella Valle dell’Indo vennero distrutte le città di Mohenjo-Daro e Harappa. Le armi dei Deva erano chiamate Tejas Astras che in sanscrito significa “armi a energia bruciante”, infatti leggiamo che: <Un missile sfolgorante che possedeva lo splendore del fuoco senza fumo [brillanteluminoso, forse la Fiamma Sfavillante sumera?] venne lanciato… Il mondo, ustionato dal calore di quell'arma, sembrava in preda alla febbre. Gli elefanti, ustionati dall'energia di quell'arma, fuggivano… cadevano da ogni parte … e barrivano spaventosamente nella foresta in fiamme. I destrieri e i carri, arsi dall'energia di quell'arma, sembravano moncherini d'alberi consumati nell'incendio….>. Durante una battaglia: <..nel cielo una nube come fiamma di fuoco… emerse un enorme macchina volante… che lanciò dei proiettili fiammeggianti… si avvicinò al suolo a velocità incredibile, lanciando ruote di fuoco… il Vimana [la macchina volante] inseguì l’esercito prima di scomparire…>. I testi specificano che dopo le battaglie era consigliato ai guerrieri di lavarsi, vestiti compresi. Un ulteriore effetto (non immediato) di queste armi “divine” era la caduta dei capelli. Se sono fantasie, complimenti all’immaginazione degli autori. A prescindere dai testi vedici, Harappa e Mohenjo-Daro furono le due città storiche più importanti della civiltà Indo-Sarasvati. Tra le rovine di Mohenjo-Daro sono stati ritrovati vasellame e detriti vetrificati, come se esposti a temperature di duemila gradi; le ossa risultano calcinate, cioè i minerali sono evaporati; inoltre molti fabbricati sembrano letteralmente rasi al suolo. Lasciamo ai ricercatori la disputa sulle reali cause di tali effetti (per alcuni di origine naturale), ma le anomalie e l’unicità di simili ritrovamenti sono sicuramente innegabili. I testi egizi non ci dicono nulla in merito ai mezzi e alle armi dei Neteru. Dubito che solo loro ne fossero sprovvisti. Forse erano cose talmente scontate da non doverle descrivere? Forse quanto scritto in merito è andato perduto? O rielaborato in tre millenni di dinastie? Però nei Testi delle Piramidi (2.600 a.C. circa) leggiamo in che modo il faraone-dio, da morto a quanto pare, raggiungeva la costellazione di Orione (il regno dei Neteru): <Possa tu partire per il cielo sul tuo trono di ferro>, <il Re è una fiamma che si muove davanti al vento [creando vento dietro di se?]… fino alla fine del cielo… viaggia nell’aria…>, oppure <sono asceso in un esplosione di fuoco…>. 5 Il contesto religioso-funerario attribuito ai testi egizi, in alcuni casi è più convenzionale che provato. Non solo per alcune difficoltà con le traduzioni, non sempre così scontate. Gli egittologi stessi dicono che i testi più antichi (tra i quali i famosi Testi delle Piramidi) a volte presentano lacune o anomalie, come se alcune parti fossero copiature-trascrizioni di testi precedenti; presumibilmente della fine del quarto millennio a.C. Quindi il concetto di vita ultraterrena (e di un faraone-dio morto) probabilmente non era nella mente di chi scrisse i testi “matrice”. Ma lasciamo le macchine volanti e vediamo altre similitudini. La Toràh ci racconta che gli Elohìm ordinavano agli uomini gli olocausti, ovvero bruciare il grasso degli animali, perchè per loro annusare quel fumo (e solo quello) aveva un effetto lenitivo e tranquillizzante (traduzione dai dizionari di ebraico biblico). Anche i Theoi greci richiedevano simili sacrifici, chiamati ecatombe (dal greco cento tori), perché <il fumo di agnelli e di capre può saziare Apollo e calmarlo nella sua ira>. Il fumo inalato, non la carne. Sottolineo inalato perché questo era lo scopo degli olocausti/ecatombe, che nulla avevano a che fare con il mangiare. Questi esseri “semi-divini” infatti mangiavano come gli esseri umani. Levitico, 6 (A.T.) - <..toglierà al giovenco tutte le parti grasse, per bruciarle sull’altare… il grasso che avvolge le viscere… i due reni con il loro grasso … il grasso intorno ai lombi … ma non si potrà mangiare nessuna vittima espiatoria..> - Iliade, 455 <Viene sacrificata una giovenca, le tagliano le cosce e le avvolgono di grasso ripiegandolo, e poi bruciano il tutto … senza mangiare queste parti...>. Levitico, 6 (A.T.) - <…il fuoco dev’essere sempre tenuto acceso sull’altare ... vi brucerà sopra il grasso dei sacrifici> con un olocausto al mattino e uno alla sera. - Iliade, 45 <… sugli altari non mancava mai il grasso per i Theoi> - Odissea, 5 <… la casa del Theos di nome Eolo era piena del fumo dei grassi>. La Bibbia ci dice che la Tenda del Convegno, quando YHWH ed il suo seguito erano presenti, era sempre piena del fumo degli olocausti. Odissea, 400 <…i Theoi si rendono visibili quando si offrono loro ecatombe… e banchettano in mezzo agli uomini>. Anche nella biblica tenda, la casta “sacerdotale” banchettava con gli Elohìm durante gli olocausti. I testi sumeri non entrano nel merito della questione, però ci dicono che la carne bruciata attirava gli Anunnaki numerosi. Esodo, 13 (A.T.) - <…tu riserverai per YHWH ogni primogenito del seno materno, ogni primo parto del bestiame…>. I primogeniti del popolo potevano essere (eventualmente) riscattati con animali. I sacrifici umani cesseranno intorno al VII sec. a.C. sotto il regno di Re Giosia, sostituiti da un agnello. - Iliade, 860 <Si ricordano le ecatombi di agnelli primogeniti>. L’ Antico Testamento parla anche degli olocausti praticati dai Moabiti, popolazione nemica di Israele, in onore del loro Elohìm Chemosh. Quest’ultimo viene citato anche nella Stele del Re Mesha, un reperto moabita datato 840 a.C. circa. Olocausti a parte, è curioso che nella stele, tra le numerose informazioni storico-cronachistiche, troviamo scritto anche <ho catturato quelli di YHWH … ne ho uccisi settemila…>. Difficile considerarle pratiche religiose con un fine spirituale (vere o romanzate che siano). Ma la scienza forse può aiutarci a comprendere il perché di questo strano comportamento, o perlomeno ci fornisce un’ eventuale ipotesi in merito. Va detto innanzitutto che i grassi animali sono maggiormente presenti nei primi mesi di vita, poi si trasformano in muscoli. Questo spiegherebbe la necessità di utilizzare i primogeniti (intesi anche come neonati), gli agnelli e le giovenche cioè vacche giovani. Ma la cosa interessante è che il grasso animale bruciando crea una tipologia di molecole simili alle endorfine, che se inalate hanno proprietà analgesiche (e inebrianti) uguali a quelle dell’oppio e della morfina. Gli studi evidenziano anche un effetto coadiuvante/benefico per l’attività respiratoria, in particolare nel grasso preso da determinate zone (curiosamente citate in Levitico). 6 Non sapremo mai perché ai Guardiani piaceva “sniffare” il fumo del grasso bruciato. Forse per necessità neurofisiologiche dettate dalla lunga permanenza sulla terra? O più semplicemente per andare fuori di testa, come diremmo oggi? Sappiamo però che essi avevano un altro vizietto, atipico per degli esseri semi-divini, cioè l’alcool. Gli Anunnaki esigevano costanti forniture di birra e a volte si ubriacavano: <Enki organizza un banchetto… mangiano virgulti di canna, pane, caprone… Enki e Ninmah bevono birra… hanno l’animo alle stelle e si apre una gara tra i due…>. I biblici Elohìm pretendevano invece la <bevanda inebriante>, cioè il vino. I termini originali usati per inebriante-inebriato, nei dizionari di antico ebraico sono tradotti con: bevanda alcolica, intoxicating drink, being drunk, ebbro, etc. Insomma anche gli Elohìm si ubriacavano. I Theoi greci bevevano una bevanda alcolica simile al sidro, chiamata Idromele. Sempre a proposito di alcool, cito un commento dal testo indiano Srimad Bhagavatam: <gli esseri celesti sono abituati a bere il soma-rasa [bevanda a base di erbe inebrianti], perciò conoscono bene il vino e gli intossicanti; anzi, talvolta si trovano in difficoltà proprio a causa dell’ebbrezza…>. Questo ci dice uno dei massimi maestri spirituali e stimato studioso B. Swami Prabhupada (deceduto nel 1977), il quale curò la traduzione letterale del testo originale in sanscrito e i commenti. Nonostante i suddetti vizi ed un carattere abbastanza bellicoso, questi semi-dei nel tempo hanno trasmesso il sapere e la conoscenza agli uomini. Nel merito è interessante la figura dei Sette Saggi, o Sette Sapienti, che istruirono i popoli. Questi sette individui li ritroviamo, come gruppo o come casta, nelle tradizioni di tutte le antiche civiltà: indiana, sumera, babilonese, egiziana, giapponese, cinese (qui diventeranno i Sette Spiriti) ed altre. Anche per l’antico popolo dell’Isola di Pasqua gli arcaici fondatori furono sette, ma in realtà qui sembra esserci un riferimento alle sette figlie del re di Atlantide. E’ possibile che siano tutte coincidenze? Chiudo il capitolo con due citazioni “recenti” relative ai cosiddetti guardiani. Entrambe sono del primo secolo d.C. e sono state scritte da due uomini di indubbia intelligenza. Giuseppe Flavio - Il famoso storico giudeo-romano narrando in Guerra Giudaica gli ultimi giorni di Gerusalemme (72 d.C.), ci racconta uno strano evento successo presso il Tempio: <una visione da essere incredibile se non fosse stata osservata da numerosi testimoni... si videro in cielo carri da guerra e falangi armate che irrompevano attraverso le nubi… si sentirono una scossa e un colpo… e i sacerdoti nel Tempio sentirono un insieme di voci che dicevano 'da questo luogo noi ce ne andiamo'…>. Quindi “loro” erano ancora presenti in epoca romana? E perchè avrebbero lasciato campo libero all’Impero Romano? Forse a Elohìm-Theoi più potenti? O forse Giuseppe Flavio usava allucinogeni? Paolo di Tarso - L’Apostolo dei Gentili intorno al 50 d.C. stava elaborando la dottrina cristiana, quindi si suppone che avesse idee ben chiare in merito a eventuali esseri superiori. Nella Prima Lettera ai Corinzi (8,5), Paolo dice testualmente: <E in realtà, anche se vi sono cosiddetti Theoi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti [ci tiene a precisare] ci sono molti Theoi e molti signori, per noi c’è un solo Theos [dio]>. Quindi Paolo, che scriveva in greco, non nega l’esistenza dei numerosi Theoi, gli osservatori-vigilanti; anzi sottolinea la loro presenza. E forse Giuseppe Flavio non si drogava. Nota - In Giovanni 10,31 Gesù, accusato di blasfemia perché si riteneva un dio, cita a sua difesa una piccola parte del Salmo 82 dell’Antico Testamento, dicendo: <Non è forse scritto nella vostra Legge: “io ho detto voi siete Dei..”>, Theoi in greco. Nel salmo citato El Elyon (tr. l’ El/Elohìm che-sta-sopra) sta rimproverando i suoi e dice appunto in ebraico <io ho detto voi siete Elohìm…>. Quindi anche Gesù qui ha interpretato letteralmente l’A.T. Per la cronaca, nel salmo Elyon aggiunge <…ma [ricordatevi che] anche voi morirete come gli Adàm>. Visto quanto detto finora sugli Elohìm (tra i quali Elyon, El-Shaddai, Melchizedec e YHWH), specifico che Gesù disse anche <il padre mio nessuno l’ha mai visto>. 7 PREISTORIA O RINASCITA? Il capitolo precedente era un veloce riassunto degli ultimi quattro millenni prima di Cristo, visti attraverso i più antichi manoscritti conosciuti. Purtroppo non abbiamo testi antecedenti al III millennio a.C. (a parte alcune tavolette sumere). Ma anche se i documenti storico-cronachistici si fermano qui, non possiamo ignorare che esistevano civiltà evolute forse già dal 12.000 a.C., o comunque molto prima del suddetto e famoso IV° millennio a.C. Non abbiamo qui spazio per approfondire l’argomento (documentato in numerosi libri e pubblicazioni scientifiche), ma un riassunto della questione è necessario per continuare questa ricerca a ritroso nei millenni. Innanzitutto va detto che la scomparsa di queste civiltà è stata causata dagli sconvolgimenti geologici dovuti alla deglaciazione, evento sul quale torneremo più avanti, ovvero la fase finale dell’ ultima glaciazione durata fino a circa diecimila anni fa. Inoltre nulla vieta che co-esistessero sul pianeta (come oggi o meglio nel secolo scorso) civiltà molto progredite e civiltà tribali. Stiamo parlando di oltre dieci millenni, cioè un arco temporale che può contenere nascita e morte di differenti civiltà (nonché cancellarne le tracce). E’ quello che viene chiamato sviluppo ciclico delle civiltà, in netto contrasto con la teoria ottocentesca dello sviluppo lineare e progressivo (che non prevede regressioni o decadimenti, ma solo temporanei rallentamenti, non si sa su quale base scientifica). Delle civiltà scomparse ci restano solo anonime costruzioni, alcune delle quali, a causa delle conoscenze ingegneristiche dei costruttori, ci appaiono come paradossi storico-temporali. Un esempio sono i monoliti pesanti decine o centinaia di tonnellate portati a 4.000 mt. di altezza sulle Ande, per costruire lunghe e ciclopiche mura (foto in alto). Affermare che li abbiano portati lì gli Incas, lungo i tortuosi sentieri andini, è un’ ipotesi fantasiosa e abbastanza ridicola. Sarebbe un’operazione quasi impossibile anche oggi. Dovremmo costruire mezzi particolari, comprese le gru (di portata eccezionale e notevoli dimensioni) che sul terreno montuoso dovranno posizionare i blocchi nel “puzzle” di pietra, con perizia e precisione. Sempre per restare in sud America è curiosa anche la montagna “tagliata” (foto a lato) che secondo le tradizioni locali è opera degli antichi dei. A cosa serviva? Tornando in terra di Sumer e dintorni, a Baalbek (Libano) troviamo un tempio molto particolare. Per gli storici ortodossi è stato costruito dai cananei (un popolo semita) intorno al 2.000 a.C. Qui il dio cananeo Baal, un Elohìm citato anche nella Bibbia, “faceva riposare il suo carro celeste”. Il pavimento è stato realizzato con tre travi monolitiche da 800 tonnellate (cioè il peso di quattro Boeing 747) cadauna, lunghe quasi 20 mt e alte/spesse 4 mt.; più una quindicina di altri blocchi da circa 300 tonnellate cadauno. Il tutto posizionato con perizia e precisione. Anche qui il territorio è montuoso, comunque usando solo corde, legname e forza-uomo, un monolite da 800 tonnellate non si sposta neanche su una pista asfaltata. 8 Nota (Siti archeologici con datazioni anacronistiche) - Gobekli Tepe (foto sopra dx), in Turchia: un vasto sito datato ufficialmente intorno al 9.000 a.C.; le costruzioni denotano notevoli conoscenze edilizie, astronomiche e una cultura già formata. Valle dell’Indo, in Pakistan: alcuni insediamenti (come Mehrgarh) mostrano una discreta estensione e organizzazione, già intorno al 7.000 a.C. Giza, in Egitto: tutti i geologi datano la Sfinge a 12.0009.000 anni fa, in quanto la tipologia dell’erosione può essere giustificata solo dalle prolungate piogge alluvionali post-glaciazione. Esistono inoltre alcuni siti sommersi dalle acque della deglaciazione, quindi abitabili non meno di 12.000-8.000 anni fa (a seconda delle zone), prima che fossero sommersi. Yonaguni, mare giapponese: un imponente struttura ricavata nella roccia (foto sopra sx) e altre costruzioni minori dove, sotto lo strato millenario di sedimenti, si intravedono corsi di muratura. Ponape Island, in Micronesia: alcune rovine (blocchi monolitici) e una distesa di colonne, alcune ancora in piedi. India (Golfo di Cambey, Poompuhur ed altri): mura, estese rovine e numerosi manufatti (a oltre 30 mt di profondità) sembrano confermare le mitiche città (come Dwarka) scomparse millenni fa, raccontate nei testi vedici e nelle tradizioni locali. Cuba: i sonar hanno rilevato, purtroppo a chilometri di profondità, diverse strutture di forma regolare (difficilmente attribuibili alla natura), posizionate vicine tra loro. La foto a lato mostra un’antica costruzione giapponese di paternità incerta e datazione sconosciuta, realizzata modellando la roccia come la struttura sommersa di Yonaguni. Purtroppo oltre a stupirci di fronte a queste anacronistiche meraviglie, non sappiamo nulla sui popoli che le hanno realizzate. Quindi non sappiamo se anche loro hanno incontrato i cosiddetti “vigilanti”. O forse potremmo ipotizzare che proprio queste costruzioni sono la prova che una razza sconosciuta ha interagito con l’uomo, molti millenni fa. Indipendentemente dal fatto che i costruttori fossero umani o esseri semi-divini, i testi ci dicono chiaramente che i secondi erano molto più longevi dei primi (ma non immortali, infatti morivano) e governarono il pianeta per molte decine di migliaia di anni. Pertanto è probabile che qualcuna delle suddette civiltà scomparse abbia incontrato qualcuno di questi esseri. Sicuramente possiamo definire questi esseri alieni, nel senso letterale del termine, cioè diverso/estraneo all’ambiente di riferimento. Inoltre se questi individui avevano caratteristiche fisiche-genetiche diverse, rispetto alla maggioranza umana, è normale che ci tenessero a preservarle; infatti essi si accoppiavano solo con consanguinei. Così facevano le divinità sumere, egiziane ed altre. Così faranno per secoli anche le prime caste regnanti/sacerdotali umane (compresi i longevi patriarchi biblici), formatesi a seguito delle unioni sessuali tra divinità e uomini. Stando ai testi, sembra sia avvenuto un graduale “passaggio di potere” (e patrimonio genetico) tra i semi-dei e gli umani, o meglio alcuni eletti. Forse per evitare la vicina estinzione dei primi? O forse per motivi pratici di controllo sui popoli sempre più numerosi? 9 Ma chi erano questi antichi “guardiani” dei popoli? Se le antiche civiltà di tutto il mondo non ci hanno raccontato solo favole (molto simili tra loro) abbiamo due ipotesi in merito. Ipotesi 1 - I superstiti di una precedente civiltà molto progredita ma estinta, intesa anche come differente razza della specie Homo; dotati di conoscenze e tecnologie tali che in quel contesto storico potevano solo incutere giustificato stupore, timore e di conseguenza “obbedienza” (forzata o libera che fosse). Potremmo supporre che le tecnologie fossero limitate “a quel che gli restava” o addirittura che dovessero ricrearle. Ipotesi 2 - Individui provenienti da un altro pianeta o come raccontano tutti i popoli <dal cielo>, <dalle stelle> o <dall’ alto/sopra>. Nel merito va detto che la costellazione di Orione e il sistema di Sirio sono stati presenti, per millenni, nelle tradizioni/religioni di numerose antiche civiltà (in differenti contesti storici e geografici). Ritengo che trarre conclusioni definitive su quanto visto fin qui sia molto arduo, nonostante gli storici ortodossi vi trovino verità certe e assolute. Però prima di retrocedere ancora nel tempo dobbiamo per forza mettere, come si usa dire, dei paletti (o ci perdiamo). Paletto 1 - Vigilanti a parte, abbiamo la certezza che diverse civiltà di Homo Sapiens-Sapiens (l’evoluzione del Sapiens) si sono alternate sulla Terra negli ultimi quindicimila anni circa, millennio più millennio meno. Ognuna con le proprie eccellenze. Qualcuna addirittura ci ha stupito ben oltre il dovuto. E’ oramai evidente che il Neolitico (datato dal 10.000 al 3.5002.000 a.C., a seconda delle zone) non può più essere considerato solo il periodo che vede la nascita dell’ agricoltura, dell’allevamento, del vasellame e dei primi stanziamenti. Perlomeno non per tutto il genere umano. Potremmo invece dire che il Neolitico è stato un periodo di rinascita o di lenta ricostruzione. A quando l’aggiornamento dei libri di Storia? IL “DILUVIO UNIVERSALE” Vediamo come la deglaciazione ha influito sulla storia del Sapiens. Tra il 15.000 e l’ 8.000 a.C., montagne di ghiaccio estese come il Canada e il Nord Europa, alte chilometri, si sono sciolte e riversate sui continenti e negli oceani; in un lasso di tempo geologicamente breve con picchi di alta intensità. Questo ha creato ripetuti sconvolgimenti geologici e climatici: periodi di piogge alluvionali, terremoti, eruzioni a catena e tsunami enormi. L’aumento di temperatura, ad esempio, formava enormi bacini idrici o laghi sulle montagne di ghiaccio (o al loro all’interno); quando le “pareti” collassavano le conseguenze erano devastanti. La scienza, in particolare l’oceanografia, ci dice che a seguito di quanto sopra il livello degli oceani è salito di circa cento metri, ben oltre un grattacielo di trenta piani per rendere l’idea; sommergendo il 15% delle terre allora emerse. Tutto questo, oltre a cancellare dalla storia alcune civiltà, ha costretto centinaia di generazioni di Sapiens-Sapiens, a convivere con questi tremendi eventi naturali. E come abbiamo visto non c’erano solo cacciatoriraccoglitori. Tragedie come gli ultimi tsunami o Pompei non sono nulla se rapportate a quanto sopportato dai nostri predecessori. Questi tragici avvenimenti hanno riguardato gran parte del pianeta Terra e si sono impressi nella memoria di tutte le civiltà, originando il “mito” del diluvio universale presente nelle tradizioni di tutti i popoli. Curiosamente ogni popolo ha il suo Noè che “conserva” la specie per il futuro ripopolamento. Per i sumeri era Ziusudra, Atrahasis per i babilonesi, Manu per gli indiani, Deucalione per i greci, Dwytach per i celti, Cox Cox per gli aztechi, etc. Nella foto, il diluvio secondo i maya: vulcani, palazzi che crollano, persone trascinate dalle acque e pesci morti. 10 PRIMA DEL DILUVIO UNIVERSALE Retrocedendo ancora nella preistoria troviamo l’ultima glaciazione, iniziata circa 80.000 anni fa, durante la quale la situazione geo-climatica era abbastanza stabile. E’ in questo periodo che L’Homo Sapiens migrerà dall’Africa, il luogo dove si era evoluto, al resto del mondo. Secondo alcuni studiosi la migrazione inizia intorno a 70.000 anni fa, secondo altri molto prima. E’ comunque certo che nel 60.000 a.C. l ’Homo Sapiens occupava già l’intero pianeta. Intorno al 35.000 a.C. (in Europa) l’ Homo Sapiens, che viveva ancora in caverne e rifugi naturali, inizia a disegnare figure elaborate e complesse, che denotano una notevole immaginazione nonché l’intenzione di comunicare concetti; ma resterà nelle caverne ancora per circa ventimila anni. L’Homo Sapiens, cioè simile a noi e con uguale volume del cervello, è apparso in Africa intorno al 200.000 a.C., come evoluzione dell’Homo Erectus; provocandone l’estinzione. La genetica colloca infatti a circa 200 mila anni fa (con un margine di errore di diecimila) la cosiddetta Eva mitocondriale, ovvero la prima femmina Sapiens che ha trasmesso il primo mitocondrio del genere Sapiens. Lo spermatozoo è troppo piccolo per l’impresa. Questo conferma quanto ci dice la paleo-antropologia, che lavorando solo sui resti e reperti trovati (e non sulle dinamiche del DNA) ha ovviamente datazioni con oscillazioni più ampie. Lo scheletro più recente di Homo Erectus (il nostro predecessore) è datato da 500 a 300 mila anni fa, ma molti reperti confermano la sua presenza almeno fino a 250.000 anni fa. Alcuni studiosi attribuiscono all’Erectus anche reperti più recenti. Altri addirittura sostengono l’esistenza di un altro ominide, simile all’Erectus, estintosi sempre in questo periodo. E non dimentichiamoci della razza “europea” Neanderthal, un ominide (discretamente evoluto) estintosi solo intorno al 50.000-40.000 a.C.; che quindi ha convissuto con l’Homo Sapiens. Dell’ Homo Sapiens abbiamo invece molti resti e reperti, dei quali i più antichi (alcuni scheletri trovati in Etiopia) risalgono a 200.000 anni fa. Quindi, nonostante una leggera confusione (più che lecita), possiamo dire con ragionevole certezza che tra 250 e 200 mila anni fa, in Africa, sono apparsi i primi Sapiens. Questa certezza però mette in chiara evidenza una grossa anomalia evolutiva. Infatti nessuna specie terrestre ha mai avuto una simile accelerazione evolutiva. Duecentomila anni sono un lasso di tempo irrisorio, nella lunga scala temporale dell’ evoluzione e delle necessarie mutazioni genetiche. Soprattutto per passare dall’ ultimo ominide all’ Homo Sapiens-Sapiens (l’evoluzione finale del Sapiens), cioè noi. Il nostro predecessore Homo Erectus, rimasto uguale per oltre un milione di anni, si esprimeva ancora con versi e grugniti in quanto la conformazione dell’apparato vocale non consentiva suoni complessi. Il suo utensile più elaborato era la cosiddetta ascia a doppio filo, una pietra resa (rozzamente) tagliente su entrambe le estremità , priva di manico o impugnatura. Oltre all’evidente anomalia nella tempistica della mutazione, è a dir poco strano che nel passaggio da primate a uomo, quest’ultimo ha perso una coppia di cromosomi (da 24 coppie delle scimmie a 23); questo normalmente non accade nelle mutazioni, poiché significherebbe l’estinzione o la regressione di una specie. Salvo “fondere” insieme due coppie di cromosomi per crearne una nuova, ma da quel che ho letto non è mai successo in natura. Anche in laboratorio, nonostante gli ottimi risultati con la “pecora Dolly”, l’uomo moderno non è ancora in grado di fare questa fusione. Stando a quel che dicono gli scienziati, teoricamente si potrebbe fare ma ci manca il “come”, per adesso. 11 Nel 2006 la genetica ha scoperto che solo il Sapiens, e nessun’altra specie in natura (scimmie comprese), ha nel genoma le cosiddette zone H.A.R., Human (appunto) Accelerated Regions. Queste zone, inerenti ai processi di mutazione, sono stranamente caratterizzate da un’ intensa attività e sono relative alle funzioni cerebrali, all’apparato vocale, alla sessualità ed altro (ad esempio il pollice opponibile). Oltre alle anomalie evidenziate dalla genetica e dalla paleoantropologia, abbiamo un' ulteriore stranezza nell’evoluzione del genere Sapiens, che riguarda il suo habitat naturale. Tutte le specie viventi della Terra hanno il loro habitat, o nicchia ecologica, nel quale vivono pienamente adattati e integrati, grazie alle capacità che la natura stessa gli ha dato. Questo non vale per l’Homo Sapiens. Infatti per quanto possa sembrare assurdo, il Sapiens non aveva (e non ha) un suo habitat naturale, infatti se lasciato alla natura era destinato a una morte precoce; nell’ ambiente dove si era naturalmente evoluto. Salvo ovviamente spremere le meningi e ingegnarsi qualcosa, per proteggersi e difendersi, un po’ da tutto (clima compreso), e per cacciare/mangiare. Praticamente l’Homo Sapiens fin da subito ha sempre dovuto lottare per sopravvivere alle regole ostili della natura; rimediando con manufatti ed altri espedienti ai propri limiti fisici. L’ Homo Sapiens potrebbe essere considerato alieno, nel significato letterale del termine, rispetto alla natura terrestre che lo ospita. Un’ evoluzione innaturale ci ha portato a dominare su tutte le altre specie viventi, causando però forti danni ad esse e all’ambiente naturale (dove ci siamo evoluti). Certo, solo noi abbiamo il mal di schiena, ma prima o poi ci abitueremo alla posizione eretta. Paletto 2 - La scienza ci dice chiaramente che negli ultimi duecentomila anni l’evoluzione umana ha avuto un’ anomala accelerazione, impossibile per le tempistiche e inspiegabile stando alle nostre conoscenze in materia di mutazione genetica. Tantomeno con la legge di Darwin. Eppure è successo. Ritenendo necessaria una prima fase intermedia nel passaggio da Erectus a Sapiens, dobbiamo prendere atto che siamo passati dagli ultimi ominidi ad una razza altamente evoluta praticamente in meno di 150 mila anni. Nota - Ricordo che già 30.000 anni fa (minimo), l’Homo Sapiens-Sapiens cacciava con lance di ottima fattura; creava monili e ciondoli; cuoceva la carne; utilizzava pigmenti naturali per creare disegni complessi, anche con soggetti di fantasia; e curiosamente seppelliva i morti. 12 MUTAZIONE O MANIPOLAZIONE GENETICA? Il fatto che la scienza sappia dirci con certezza quando è nato il Sapiens ma non il come, non è cosa di poco conto. Recenti studi nel campo della genetica tendono a spiegare l’anomala accelerazione evolutiva con teorie abbastanza rivoluzionarie, come ad esempio questa, del ricercatore italiano Saverio Roberti: “L’unica spiegazione rimane ancora quella di considerare Eva mitocondriale ed Adamo cromosomiale Y come cloni prodotti in molti esemplari. Solo un numero adeguato di femmine e maschi geneticamente uguali fra loro avrebbe potuto trasmettere con successo i genotipi unici e caratteristici propri del genere umano.” Queste ovviamente restano (almeno per il momento) dichiarazioni di ricercatori indipendenti, ma le pubblicazioni in materia iniziano a diventare numerose. E non riguardano solo l’evoluzione umana, come vedremo più avanti. Resta comunque il fatto che sicuramente qualcosa o qualcuno ha accelerato le tempistiche della nostra evoluzione. La “causa” di questa modifica ha agito sicuramente sul nostro DNA (non ci sono altri modi) e noi non sappiamo come sia successo. Visto che la scienza al momento non ha risposte, nell’attesa non ci rimane altro che vedere cosa dicono gli antichi manoscritti in merito alla cosiddetta creazione dell’uomo. Qui naturalmente ritroviamo, per il lettore che ne sentiva la mancanza, i nostri cari vigilanti. Questi, come già visto sommariamente, sono intervenuti nella vita dell’ uomo rendendolo simile a loro, lo hanno poi “governato” per decine di millenni e infine gli hanno trasmesso conoscenze e sapere. Forse gli antichi autori avevano già scritto ciò che oggi sfugge alla scienza? O meglio, ciò che la scienza ha intuito ma non può confermare. Ovviamente l’accostamento tra genetica e testi post-neolitici è molto azzardato, ma siamo nel campo delle ipotesi e della pura ricerca. Iniziamo a vedere cosa ci dicono le tavolette sumere e i codici ebraici, a mio parere i testi più chiari e comprensibili in merito. Caratteristiche non scontate, visti i mezzi linguistici e le conoscenze dell’epoca, per l’argomento in questione. QUALCUNO HA GIOCATO CON IL NOSTRO DNA? La Toràh è abbastanza sbrigativa in merito alla creazione dell’uomo (Eden a parte che vedremo dopo) anche se ci narra due diverse versioni, le quali sembrano entrambe confermare ciò che avevano raccontato i sumeri. Genesi 1,26 - <E disse Elohìm facciamo uomo a somiglianza nostra… con immagine-di-noi ... e fece Elohìm lo-uomo con immagine-sua…>. Così ci dice il testo originale. Gli autori biblici in entrambi i passi scrivono “con immagine” e non “a immagine”. I due prefissi hanno due significati la cui diversità non è di poco conto, be significa “con/per mezzo di” mentre ki significa “come/secondo”. Gli antichi masoreti ebrei hanno usato be. Il termine tradotto con “immagine” è tselèm, il cui significato reale è “qualcosa che contiene l’immagine”. L’ Etymological Dictionary di ebraico biblico traduce il termine tselèm con “complete form” (cioè “forma completa, conforme all’ originale”), altri con “something cut out” o “preso da”, rifacendosi alla radice tselà (tagliare). Nessun concetto astratto-figurativo, il termine indica una cosa tangibile/concreta che è stata usata. 13 Quindi in pratica, <gli Elohìm fecero l’ Adàm simile a loro, utilizzando il loro tselèm> che conteneva la loro immagine; o dalla quale era stato preso/tagliato via. Va sottolineato che qui gli autori non hanno usato il verbo “creare” ma “fare”. Anche le bibbie che abbiamo in casa riportano infatti il verbo “fare”. Genesi 1,27 - <li creò maschio e femmina… siate fecondi e moltiplicatevi…. >. Il verbo barà in questo passo è tradotto convenzionalmente con “creare”, ma in ebraico (e in ogni altra lingua semita) il termine barà non ha mai il significato di “creare dal nulla”. Nella Bibbia stessa è usato una cinquantina di volte, mai con quel significato. Il termine può significare: sistemare, ordinare, modificare, realizzare, intervenire su qualcosa, etc.” La seconda versione biblica dice invece che gli Elohìm hanno creato l’Adàm dando “soffio/respiro” all’argilla. Probabilmente i masoreti, che si basavano su testi antichissimi (nel caso specifico accadico-sumeri e fenici), hanno accorpato due differenti versioni dello stesso evento. E’ curioso che l’argilla, presente anche nei racconti sumeri e di altri popoli, è ritenuta dalla scienza un ottimo materiale per “ospitare” i processi di riproduzione cellulare. * * * I testi sumeri sono un po’ più dettagliati e raccontano che gli Anunnaki decisero di creare un essere che facesse, al posto loro, i lavori più pesanti (cito solo traduzioni accademiche). Epopea sumera, Mito della creazione - Tenzone tra la pecora e il grano: <L’umanità primordiale non sapeva mangiare il pane, non sapeva coprirsi con vestiti; il popolo andava a quattro zampe, mangiava erba con la bocca come le pecore, beveva acqua dai fossi…>. Chi ha detto agli autori che l’uomo primordiale era un ominide? Epopea sumera di Atra-Hasis - <…Quando gli dei sottostavano alla corvèe, portavano il canestro di lavoro… il lavoro era oltremodo pesante, la fatica enorme…. I grandi Anunnaki, i sette, avevano imposto la corvèe agli Igigi [divinità minori, esecutori]…>. Questi ultimi, stanchi dei lavori pesanti che svolgevano sul pianeta Terra (Ki), si ribellarono e <Essi convocarono la dea e chiesero… tu sei la dea-madre… crea l’uomo primigenio che possa portare il giogo… possa l’uomo sollevare il canestro di lavoro degli dei…>. A seguito della rivolta degli Igigi, gli Anunnaki convocano un’assemblea ai vertici e decidono di procedere con la “creazione” dell’Adamu, un uomo in grado di lavorare per loro. Nel testo si racconta che i primi risultati furono fallimentari (forse il cugino Neanderthal era tra questi?). Ma dopo alcuni tentativi riescono a creare un essere molto simile a loro. I primi esemplari prodotti furono sette maschi e sette femmine. Per fare ciò gli Anunnaki usarono il TEEMA, un “qualcosa” (il termine è sconosciuto) preso dal sangue dei loro maschi giovani. Questo TEEMA veniva poi miscelato con il TIIT terrestre, che si trovava nell’ ABZU. Il termine TIIT viene tradotto con “ciò che contiene la vita”, “ciò che contiene la forma” oppure “argilla”. Il termine ABZU (cioè dove si trovava il TIIT) significa “abisso” oppure “la parte bassa della Terra” (le terre dell’emisfero Sud) che per loro era l’Africa. Più precisamente il testo dice <nel nord dell’Abzu>, curiosamente proprio il territorio del nostro predecessore Homo Erecuts, dove poi è apparso il Sapiens. 14 Alcune femmine Anunnaki hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di formazione dell’ Adamu o Lulu (tr. miscelato, ibrido). Il ricordo di queste dee madri o <madri dei viventi> si è mantenuto nelle tradizioni dei successivi popoli. L’Anunnaki chiamata Inanna diventerà Ishtar per i babilonesi, e forse sempre lei è la semitica Astarte (citata nella Bibbia come Astaroth). E non dimentichiamo Iside, madre soprattutto di Horus (l’ultimo Neteru prima della casta semi-divina degli Shemsu-Hor). Per gli indiani la dea-madre era Kalì. Nota - Iside era venerata anche nell’Impero Romano fino al IV secolo d.C., prima che il Cristianesimo verrà dichiarato unica religione di stato. L’immagine egizia di Iside che tiene in braccio il piccolo Horus (riadattata allo stile romano) precede di molto tempo la classica Madonna con Bambino; durante il Medioevo Iside verrà trasformata (dalla Chiesa Romana) nella figura della Madonna Nera. Ma il culto di Iside arriverà addirittura fino alla rivoluzione francese. Praticamente gli antichi autori hanno scritto (con i termini a loro disponibili) che questi esseri superiori hanno manipolato l’evoluzione della specie Homo, intervenendo in maniera concreta e per fini altrettanto concreti. Facendo una correlazione tra i testi sumero-semitici e le datazioni scientifiche viste prima, potremmo azzardare l’ipotesi che circa duecentomila anni fa, gli Anunnaki-Elohìm (utilizzando il loro tselèm/TEEMA/DNA) hanno creato l’ Homo Sapiens intervenendo sul TIIT/DNA dell’ Homo Erectus. O senza scomodare la genetica, diciamo che essi hanno unito il loro TEEMA/tsèlem a un qualcosa contenente la vita/forma, o adatto a contenerla. Questo qualcosa l’avevano individuato in territorio africano, o comunque era già presente sul pianeta Terra. Alla luce dei lavori pesanti che il Sapiens doveva fare per i suoi creatori, trovo più interessanti le seguenti notizie (che tempo fa non collegavo ai sumeri) relative ad antiche miniere africane: “… la scoperta nello Swaziland e in altre località del Sud Africa di estese aree minerarie con gallerie di una profondità di quasi venti metri… I resti di carbone e gli oggetti in pietra stabiliscono per questi insediamenti una datazione al radiocarbonio, effettuata presso la Yale University e presso l’Università di Groningen, in Olanda, intorno al 35.000, 46.000 e 60.000 a.C. … Nel settembre 1988, una squadra di fisici internazionali arrivò in Sud Africa per verificare la datazione degli insediamenti umani nello Swaziland e nello Zululand. Le tecniche più moderne di datazione indicarono un’età tra gli 80.000 e i 115.000 anni…”. “… riguardo alle miniere d'oro più antiche, esse sono nello Zimbabwe del Sud: le leggende Zulù affermano che erano utilizzate da schiavi di carne e sangue prodotti artificialmente e creati dalla Prima Gente…”. Noi potremmo aggiungere “dopo che gli Igigi si ribellarono”, se stiamo a quanto dicono i sumeri. Gli esegeti e teologi ebrei criticano l’interpretazione letterale della Toràh, perchè evidenzia la palese pluralità degli esseri chiamati Elohìm. Invece il fatto che si evidenzino molte altre cose strane, come abbiamo visto fin qui, non sembra essere un problema per loro, salvo fare solo alcune precisazioni. Quelle che seguono sono affermazioni pubbliche prese da siti di esegesi ebraica - Consulenza Ebraica, Confutatio - dove gli studiosi (docenti universitari e rabbini compresi) fanno affermazioni che lasciano perplessi. “Che la Bibbia parli di ingegneria genetica è noto da sempre agli ebrei attraverso il Talmud [raccolta di testi antichi che integrano/spiegano la Toràh] ma gli autori del Talmud non attribuirono mai tali conoscenze scientifiche avanzate ad esseri provenienti da altri mondi… l’ingegneria genetica altro non fu che l’eredità degli umani che vissero prima del diluvio universale…”. “Gli ingegneri genetici erano i Refaim vocalizzabile altrimenti con Rofim (medici), e non gli Elohim. Questi c’entrano in parte, nell’era prediluviana…” . 15 Le due civiltà temporalmente più vicine ai sumeri, cioè egiziani ed indiani, purtroppo non ci dicono molto in merito alla creazione dei primi uomini. Esiste una versione egiziana dove Amon (il dio-ariete, o dio-sole) crea un uomo dall’argilla, ma l’evento è inserito brevemente in un più ampio contesto di genesi. Invece secondo alcune tradizioni indiane il primo uomo è stato Manu, ma nella maggioranza dei testi egli è colui che sopravvisse al diluvio. Le successive civiltà, o perlomeno alcune, tornano invece ad essere più dettagliate in merito alla questione uomo. Per i greci, Zeus diede a Prometeo l'incarico di forgiare l'uomo che modellò dal fango e che animò con il fuoco divino. Successivamente Zeus diede incarico a Efesto di modellare un’immagine femminile, servendosi di acqua e di argilla, che non avesse nulla da invidiare alla bellezza delle dee. Ovviamente qui possiamo essere di fronte ad un riadattamento di testi e tradizioni più antiche, oramai lontane millenni rispetto ai popoli che scrivevano. Ad esempio, figure simili ad Adamo ed Eva le troviamo anche nella mitologia norrena (nord-europea), dove sono chiamati Askr e Embla. La cosa che invece risulta meno scontata è trovare analogie tra i racconti sumeri e le tradizioni d’oltreoceano. Nel Popol Vuh, una raccolta di miti Maya, si narra che l’uomo è stato creato in tre tentativi. Il primo uomo era costituito di argilla (tanto per cambiare) ma <…videro che non andava bene… non poteva camminare né moltiplicarsi… non aveva intendimento>. Il secondo era fatto di legno, ma <…benchè si moltiplicassero, non avevano anima, intendimento, né memoria… camminavano senza rotta e a quattro zampe>. Entrambi furono distrutti/cancellati con un tremendo diluvio. Il terzo tentativo invece vide la realizzazione di un uomo di mais che è sopravvissuto e che può essere considerato il progenitore dell’umanità. Va detto che le “divinità” dei Maya, degli Aztechi e degli Incas, arrivarono tutte dall’Oceano Atlantico o comunque da est; questo forse può spiegare le similitudini con i racconti mediorientali. A prescindere dalla creazione umana, tutte le più antiche civiltà avevano una vasta cosmogonia, con diverse versioni della creazione della Terra o dell’Universo. Nei testi non si evince una loro creazione dal nulla ma piuttosto una disposizione o un'organizzazione dei diversi elementi che li costituiscono. Ad esempio per i testi indiani <quando l'uovo cosmico si schiuse, dalla metà superiore del guscio, fatta d'oro, nacque il cielo; dalla metà inferiore del guscio, fatta d'argento, nacque la terra. Le membrane interne del guscio formarono le montagne e quelle esterne le nuvole; le vene e i liquidi formarono i fiumi e i mari>. Oppure leggiamo che i cinque elementi (Etere, Aria, Acqua, Terra e Fuoco) combinati tra loro servirono per la formazione di tutti i corpi. Solitamente ad ogni elemento o evento naturale veniva attribuita una sua divinità, che lo aveva creato o che comunque lo rappresentava e governava. Infatti abbiamo divinità della terra e del mare, dei fiumi e delle montagne, dei venti e del cielo, del sole e delle stelle, etc. Non dimentichiamo che migliaia di anni fa il rapporto con la natura (e lo scandire dei suoi eventi) era vissuto in maniera più diretta, anche per necessità pratiche, non solo individuali ma di interesse comune. Quindi gli elementi naturali (e relativi effetti) dovevano necessariamente essere spiegati e “codificati”, anche se con i limiti imposti dalle conoscenze allora disponibili. 16 Come il lettore avrà già capito, non ci resta molto da dire sulla nascita dei primi Sapiens. Il capitolo sull’Eden fornirà informazioni solo sul periodo più recente della nostra evoluzione, mentre in merito alle nostre origini primordiali non abbiamo purtroppo altri testi che consentano si continuare questa ricerca. Lascio quindi al lettore eventuali approfondimenti che, pur essendo curiosi e interessanti, non ci darebbero ulteriori risposte in merito. Questo ovviamente per quanto ne so io. Non è detto che qualcuno non trovi, nei numerosi testi e versioni, altre informazioni che possano integrare, o anche confutare, il presente percorso di ricerca. Prima di affrontare l’argomento Eden mi concedendo una divagazione che esula dalla creazione, ma il lettore che volesse posticiparne la lettura può saltare a pag. 19. CODICI ASTRONOMICI Va ricordato che tutti i manoscritti visti fin qui, per molti secoli (alcuni per millenni), sono stati copiati, tradotti, integrati, accorpati e sicuramente soggetti a errori. Salvo le tavolette sumere che perlomeno (favole o no) sono originali. Alcuni testi sono stati parzialmente rielaborati o riadattati, a seguito dell’evoluzione culturale-sociale-spirituale dei popoli che li custodirono e tramandarono. Pertanto, se un’ interpretazione letterale dei testi (fatta senza dogmi e verità precostituite) sicuramente ne aumenta i contenuti storico-cronachistici, questo non significa considerare vera ogni cosa letta. Alcuni contenuti infatti sono evidenti aggiunte di fantasia, al fine di esaltare le origini del popolo o le gesta di eroi e personaggi famosi. Altri contenuti invece sono chiaramente di natura filosofica o religiosa, tenendo però conto che millenni fa il concetto di religione non aveva nulla a che vedere con l’attuale; come anche i concetti di naturale e soprannaturale. Spesso queste quattro tipologie di contenuti sono sovrapposte, mettendo a dura prova sia la più sfrenata interpretazione letterale, che un’ oggettiva/laica interpretazione religiosa. A volte però, proprio nei contenuti più improbabili, sembra che i testi contengano informazioni nascoste o codificate, comprensibili solo tramite precise chiavi di lettura. Ne vediamo un esempio partendo dalle scritture vediche indiane. Se le armi ad energia, i veloci Vimana o un concetto di aldilà sono elementi che possiamo comprendere, diventa difficile interpretare affermazioni come le seguenti; in ordine casuale. Esistono un numero incalcolabile di universi materiali e universi spirituali, nei quali fluttuano miliardi di pianeti, di soli (al centro di ogni universo) e di lune. In questa molteplicità di universi esistono 8.400.000 specie viventi. Gli abitanti dei pianeti spirituali hanno quattro braccia. Il supremo dio Krsna è presente su ogni pianeta spirituale, tramite un suo avatar identico a lui. Krsna però intorno al 3.000 a.C. ha vissuto (ed è morto) anche sul pianeta materiale Terra, nella mitica città di Dwarka (India, vedi rovine sommerse). I potenti Deva vivono in un sistema planetario superiore chiamato Svargaloka. Sul pianeta chiamato Raksasaloka vivono invece esseri demoniaci chiamati Raksasa. Chiudiamo l’elenco con il tempo universale, misurato in cicli composti da quattro Ere (Yuga), che si ripetono all’infinito. L’attuale Era (Kali-Yuga) è la quarta del ciclo, ha una durata di 432.000 anni ed è iniziata 5.000 anni fa. Fantasie letterarie? Comunque sia, leggendo tra i numeri troviamo qualcosa che ci riporta in Terra di Shumer, in nord Europa e in Egitto. 17 Come visto la Kali-Yuga ha una durata di 432.000 anni. I testi dicono anche che il ciclo completo delle quattro Yuga (di diversa durata) è di 4.320.000 anni. L’elenco reale sumero riporta anche i dieci sovrani divini che regnarono prima del diluvio, per oltre 200.000 anni. Il terzo regno (En-Men-Lu-Ana di Bad-tibira) durò 12 shar, un’unità temporale sumera che corrisponde a 3.600 anni solari, quindi un totale di 43.200 anni. Curiosamente anche i patriarchi biblici antidiluviani furono dieci. Nei miti norreni nord-europei leggiamo che le forze del Walhalla avanzano schierate: <Cinquecento porte e quaranta ancora sono del possente edificio, ottocento Einherjarr escono da ciascuna porta…>. Il verso abilmente ci induce a contare il numero dei guerrieri, che sono in totale 432.000. Il numero 43.200 o i suoi multipli sembrano non essere casuali; infatti fanno parte di una serie di numeri legati al fenomeno celeste chiamato precessione degli equinozi, probabilmente già conosciuto millenni prima del II sec. a.C. (quando l’avrebbero scoperto i greci). Il fenomeno è causato dal lento moto oscillatorio e circolare dell’asse terrestre inclinato che, compiendo un giro completo in circa 26.000 anni, origina le dodici Ere Zodiacali (o cicli equinoziali) di 2.160 anni. Quindi 4.320 anni sono due cicli. Per la cronaca, nel XXI secolo stiamo passando dai Pesci all’Acquario. Sappiamo con certezza che le conoscenze astronomiche delle remote civiltà non si limitavano solo ai fenomeni più evidenti, come il ciclo annuale di equinozi e solstizi o il moto delle stelle. Per esempio, alcuni popoli avevano anche calendari basati sul ciclo del pianeta Venere o della stella Sirio. Quindi non è così improbabile che i suddetti numeri (correlabili solamente a valori astronomici) possano indicare la misurazione di venti cicli equinoziali cioè 43.200 anni, duecento cicli cioè 432.000 anni oppure duemila. Anche se sicuramente sono archi temporali enormi per i nostri standard di misurazione. Si dice che tre coincidenze fanno un indizio. E se, facendo un salto in Egitto, ne aggiungiamo una quarta? Le misure della Grande Piramide di Giza (2.500 a.C. circa) contengono il valore del p-greco (3,14), una costante insita nel cerchio (o nella sfera): RAGGIO x 2 x 3,14 = CIRCONFERENZA. Nel caso della piramide: ALTEZZA x 2 x 3,14 = PERIMETRO della base. Geometricamente abbiamo la proiezione di una semi-sfera su una piramide, quindi è probabile che i costruttori volessero esprimere il concetto di sfera. Viste le conoscenze astronomiche degli antichi egizi, forse la sfera era correlata al pianeta Terra? Curiosamente, se applichiamo all’altezza e al perimetro della piramide la scala 1 : 43.200 otteniamo l’esatta misurazione del raggio e dell’equatore terrestre: raggio terrestre km. 6.357 : 43.200 = km 0,147 (altezza piramide km 0,146); circonferenza equatore km. 40.077 : 43.200 = km 0,927 (perimetro piramide km. 0,921). Il margine di errore è solo di pochi metri. Ma per quale ragione popoli differenti avrebbero inserito, in testi storico-letterari o nell’ architettura, alcuni numeri “precessionali”? Tutti multipli di due cicli equinoziali (4.320 anni) su base 10. Oppure multipli di un ciclo su base 20, 200 o 2.000. Gli autori originali volevano forse suggerirci qualcosa in merito? Con modalità insolita ma che garantiva, grazie al tramandarsi delle tradizioni (prima orali, poi scritte), una lunga durata nei millenni. 18 EDEN, GIARDINO O CENTRO SPERIMENTALE? Gli antichi manoscritti raccontano che decine di migliaia di anni fa (duecentomila per la scienza), esseri molto evoluti crearono una nuova razza della specie Homo; precisamente maschi e femmine che dovevano riprodursi, simili ai loro creatori ma non uguali. Diciamo che erano abbastanza Sapiens da poter garantire una sufficiente comprensione, interazione e capacità manuali. Oggi sappiamo che il genere Sapiens si espanse autonomamente, su gran parte della Terra, abitandone le zone più remote. Sembra quindi che la maggioranza dei Sapiens non fosse soggetta al controllo dei creatori, anzi ne stavano alla larga; preferendo la libertà e la scoperta. Successivamente, grazie al già alto livello intellettivo della specie, è presumibile che l’evoluzione naturale abbia portato al più intelligente Homo Sapiens-Sapiens, il quale era comunque un cacciatore-raccoglitore che viveva in caverne. Ma quale è stata la scintilla che ha portato alla nascita delle prime civiltà (ora scomparse) intorno a undicimila anni fa? O alla scoperta dell’agricoltura? O al “boom demografico” di progredite civiltà in Medioriente nel quarto millennio a.C.? Riguardo al Medioriente, forse la Genesi e i testi sumeri possono darci qualche indizio. A prescindere dalla remota creazione (vista prima), la Genesi narra di un tempo in cui un prescelto gruppo di adàm maschi viveva a stretto contatto con gli Elohìm. Questo avveniva nel Gan-Eden, che in ebraico significa giardino recintato/protetto posto in Eden. La Bibbia precisa che dal territorio chiamato Eden uscivano quattro fiumi tra i quali il Tigri e l’Eufrate; sulla base di ulteriori riferimenti, diversi studi collocano l’Eden tra nord-Iraq e Azerbaijan. Quindi siamo in Terra di Shumer, dove anche gli Anunnaki avevano la loro base operativa, in un territorio chiamato E.DIN (tr. terra dei giusti o prato/distesa) che gli studiosi collocano vicino al Golfo Persico. Genesi 2,15 < … poi Elohim prese l’ adàm e lo pose nel giardino di Eden [quindi l’ha creato prima e altrove] perché lo coltivasse e lo custodisse…>. Rispetto alle miniere africane, coltivare e pascolare i greggi era sicuramente un paradiso! Anche se purtroppo senza donne. Infatti solo in un secondo tempo viene creata Chawwàh, meglio conosciuta come Eva; il termine deriva da ishà cioè individuo femmina. La femmina però non viene presa da fuori, dove i Sapiens da tempo si moltiplicavano allegramente, ma viene creata all’interno dell’Eden; precisamente prelevando qualcosa dal corpo dell’adàm (il testo originale non parla di costole). Sembra che esistesse oramai una netta differenza tra gli adàm maschi (sterili) che vivevano nel “giardino” e quelli fuori. Forse la prolungata vicinanza con gli Elohìm e un probabile secondo intervento genetico (erano tutti maschi), avevano dato origine ai primi Sapiens-Sapiens. Quindi Eva sembrerebbe il primo esemplare (o gruppo) femmina del genere Sapiens-Sapiens, non sterile. Forse fecondata all’inizio artificialmente. E’ interessante che Eva <…mangiò il frutto e poi [quindi solo dopo] lo fece mangiare all’adàm…>; in antico ebraico “mangiare il frutto” è sinonimo dell’atto sessuale, e nel testo originale non c’è nessuna mela. Va detto che il serpente, prima del Cristianesimo, è sempre stata una figura positiva; per alcune culture asiatiche lo è ancora. Infatti per tutte le antiche civiltà, a partire dai sumeri, il serpente era il simbolo della conoscenza, del sapere, dello studio e della medicina; il cui simbolo è tuttora il 19 caduceo (foto a sinistra). Enki, l’Annunaki che permise all’uomo di riprodursi, contro il volere del fratello Enlil, era rappresentato con due serpenti attorcigliati a spirale. Anche il sapiente thèos Hermes (Mercurio per i romani) aveva un bastone caduceo. E’ curioso come i due serpenti avvolti a spirale, rimandino all’immagine della doppia elica del DNA. Il fatto che fuori dall’Eden le terre fossero popolate era fuori discussione, sia per gli autori biblici che per Caino. Infatti quando egli viene allontanato dal territorio “protetto” dice preoccupato <chiunque incontrerò mi ucciderà>; gli viene allora dato un segno/lasciapassare che lo avrebbe aiutato. Ma di chi aveva paura Caino se loro erano i progenitori dell’umanità? Probabilmente dei Sapiens, sicuramente selvaggi rispetto agli standard dell’Eden. Comunque come sappiamo, egli non solo sopravvive ma si sposa e avrà numerosi discendenti; addirittura costruisce una città. Inoltre i suoi figli, nipoti e discendenti vari saranno maestri nelle arti, chi nell’agricoltura, chi nell’allevamento, chi nella costruzione, chi addirittura nella musica. Ma a che periodo risale l’Eden? Per i Creazionisti intorno al 4.000 a.C., per la Chiesa Ortodossa intorno al 5.000 a.C., anche nell’ambito dei ricercatori laici la collocazione è tra il quinto e il quarto millennio a.C. E’ curioso che questo processo di civilizzazione avvenga poco prima della nascita delle progredite civiltà-madri mediorientali. A un certo punto la situazione sembra sfuggire di mano ai governatori semi-divini: <Quando gli adam cominciarono a moltiplicarsi sulla Terra… i figli [il popolo] degli Elohìm videro che le femmine degli adàm erano buone [adatte] e ne presero quante ne vollero…>. Questo evento, e quanto ne seguirà, crea gravi problemi di gestione per gli Elohìm, i quali decidono di risolvere la questione in maniera drastica. Infatti gli uomini verranno eliminati con una tremenda alluvione, circoscritta alla zona mediorientale. L’evento, raccontato anche nei testi sumeri, prescinde da quanto detto prima in merito alla deglaciazione. In Genesi leggiamo che <furono aperte le cateratte del cielo>; il termine cielo letteralmente sarebbe là-acque ovvero le “acque alte” sopra il RAQUIA, che come già visto significa diga. Dopo quaranta giorni <le cateratte del cielo [là-acque/RAQUIA] vengono chiuse>. Si erano proprio incazzati! La limitata estensione del “diluvio” è confermata anche dal fatto che Noè, appena mette piede a terra, fa subito un grosso olocausto per gli Elohìm usando numerosi animali. Sicuramente non quelli appena salvati con tanta fatica; che probabilmente erano pochi e preziosi. Tutti gli eventi biblici, precedenti al periodo egiziano-mosaico, sono ambientati in territorio sumero. Noè, come abbiamo visto (pag. 2), era addirittura <figlio dei guardiani>. Abramo intorno al 2.000 a.C. abitava <nella terra oltre il fiume>, ovvero la Mesopotamia, ed era chiamato Avràm di Ur (città sumera). 20 E’ curioso il fatto che l’Antico Testamento cita tutti i popoli allora esistenti, sia nella narrazione che nella Tavola dei Popoli. Tutti tranne i Sumeri, il popolo più importante di quell’area. Mai, neanche una volta. E’ lecito pensare che gli autori della prima Toràh appartenessero proprio a quel popolo, o comunque ne fossero una diretta discendenza (o gli ultimi rappresentanti); quindi ritenevano scontata l’indicazione. Ma lasciamo gli antichi manoscritti e vediamo se la scienza ci può dare eventuali conferme o notizie in merito al territorio dell’Eden. * * * La paleo-antropologia ci dice che il Sapiens-Sapiens scoprì l’agricoltura intorno a diecimila anni fa, dando appunto inizio al periodo Neolitico. Queste prime tracce di coltivazione del terreno si trovano nella cosiddetta mezzaluna fertile (Iraq e dintorni). Sembra però che successivamente la coltivazione sia sparita, o non sia stata praticata, per lunghi periodi. In merito a come il Sapien-Sapiens sia arrivato a questa pratica, e soprattutto con quali piante, è molto interessate il seguente articolo della rivista Le Scienze (Agosto 2014); che guarda caso ci riporta alle anomalie genetiche. “Ricerche in ambito archeologico e genetico hanno dimostrato che l’area associata dalle fonti storiche all’Eden, si sovrappone all’area in cui vennero per la prima volta domesticati cereali e bestiame nel Neolitico: è una regione della Turchia sud-orientale, tra i corsi superiori del Tigri e dell’Eufrate, nella parte centrale della Mezzaluna Fertile. Agli occhi dei nostri antenati, probabilmente i campi dei primi agricoltori erano qualcosa di superiore in termini di qualità della vita…”. Ma la cosa che più colpisce sono i risultati degli studi sulle sequenze geniche, dei cereali di quest’area geografica. L’articolo precisa le specie e i dettagli dei vari processi genetici, così riassumibili: inizialmente il genoma di una specie cereale ne ha inglobato un altro, una fusione genetica mai riscontrata altrove; successivamente, intorno a novemila anni fa, un ulteriore e singolare modifica ha trasformato il cereale/frumento in grano tenero. Che per qualità nutritive e molteplici utilizzi è stato fondamentale (e lo è ancora) per la crescita della nostra specie. Altri studi dicono che “l'introduzione del latte, di altre specie, nell'alimentazione umana è un fatto piuttosto recente… la capacità di digerire, da adulti, il lattosio contenuto nel latte è da riferirsi a una mutazione genetica occorsa nell'uomo… in un periodo non posteriore agli ultimi 7.000 anni [altri dicono 10.000]… Detta mutazione concerne la sintesi e la persistenza in età adulta dell'enzima indispensabile alla idrolisi del disaccaride in zuccheri semplici… quindi all'utilizzo dello zucchero del latte da parte del nostro organismo”. E’ innegabile che nella Terra degli Anunnaki-Elohìm (e zone limitrofe), tra 10.000 e 6.000 anni fa, sono successe cose singolari. Lì alcuni gruppi-tribù di Sapiens-Sapiens hanno avuto un’ accelerazione evolutiva-intellettiva che li porterà ad una rapida civilizzazione. Lì alcuni cereali subiscono anomale fusioni genetiche, perfette per le necessità nutritive dell’uomo. Sempre lì inizia la pratica dell’allevamento, e un’ulteriore modifica genetica permette all’uomo di alimentarsi del latte di altre specie. Le quali stranamente (a mio parere) producono latte a ciclo continuo. Incuriosito da quest’ultimo punto, facendo una veloce ricerca ho trovato il seguente articolo, che penso possa rientrare nel contesto. “Un team di scienziati internazionali (C. N. Ricerca Scientifica di Parigi, Università di Mainz in Germania e University College di Londra) ha pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution, un lavoro basato sull’analisi del DNA estratto dalle ossa di mucche, ritrovate in siti archeologici iraniani datati intorno al 10.000 a.C. A incuriosire il team di scienziati sono state alcune piccole differenze nel materiale genetico, tra queste mucche e quelle attuali. Tramite una simulazione al computer, hanno ipotizzato che queste minime differenze possano essere spiegate ammettendo che gli animali moderni discendano da un unico e piccolo branco di 80 uri”. 21 Questo significa (se ho ben compreso) che qualcuno, in un passato neanche tanto remoto, partendo da una piccola mandria di uri (antichi bovini selvaggi) ha creato le prime mucche domestiche. Forse quelle che gli adàm allevavano nell’Eden? Il cui patrimonio genetico è stato poi salvato da Noè? Ovviamente è impossibile dare risposte certe. L’arco temporale in questione è troppo enorme e gli stessi manoscritti non sono certo chiari (o affidabili) in merito alla datazione degli eventi narrati. Concludo con un dato demografico, che forse giustifica la presenza di molte falle temporali e incertezze nella storia delle prime civiltà. La popolazione mondiale di Sapiens-Sapiens nel 10.000 a.C. è stimata intorno a dieci milioni di individui. A parte l’evidente bassa crescita demografica dei precedenti 200 mila anni, a mio parere eravamo veramente pochi sul pianeta! Quindi non è detto che il popolo giapponese che realizzò le strutture sommerse di Yonaguni, fosse a conoscenza che in Medioriente coltivavano grano tenero. Oppure che una serie di tsunami e inondazioni, sulle coste meridionali dell’India, stava cancellando dalla storia la prima fase della civiltà Indo-Sarasvati. Marco Polo e Cristoforo Colombo arriveranno solo nel XIII e XV millennio d.C., a conferma che l’incontro tra diverse civiltà non era così scontato. Forse chi conosceva tutto (sempre se non sono favole) erano i nostri “amici” Vigilanti, i quali per necessità logistiche probabilmente avevano più di una base-giardino. Diversi Eden che nei millenni si sono fusi in un unico sbiadito ricordo. * * * Ringrazio il lettore per l’attenzione e saluto con questa comparazione tra la Dea indiana Kali e la Dea azteca Coaltlicue. Due antichissime divinità, entrambe simbolo di morte ma anche di rigenerazione-rinascita. Entrambe indossano collana e cintura composte da teschi-teste e mani umane; per la dea azteca anche cuori. Inoltre i due serpenti-testa di Coaltlicue sembrano fondersi in uno, la cui lingua biforcuta richiama quella mostrata dalla dea Kali (in tutte le rappresentazioni classiche). Visto che tra le due civiltà ci sono letteralmente oceani, chi ha trasmesso loro questo retaggio comune? 22 ALLEGATO 1 ELOHIM Nella ricerca sull’Homo Sapiens ho affiancato l’Antico Testamento ad altri antichi manoscritti, riportandone alcuni versetti in un contesto insolito e citando spesso gli esseri chiamati Elohìm. E’ quindi doveroso un approfondimento in merito, sia per una corretta informazione sulle fonti, che per motivare meglio la presenza dei versetti biblici. Innanzi tutto il lavoro si basa su un’interpretazione letterale dei testi, quindi le interpretazioni teologiche, allegoriche, metaforiche, cabalistiche ed altre (tutte legittime) non sono oggetto di questo lavoro. Le citazioni dell’Antico Testamento sono prese dal Codice di Leningrado, ovvero la versione ufficiale della Toràh (redatta in antico ebraico dai masoreti), oppure da altri codici biblici più antichi. In questi testi il termine Elohìm, che la teologia interpreta come “Dio”, indica chiaramente una pluralità di esseri o individui. Tralasciamo le analisi esegetiche del termine, e le sue numerose traduzioni-interpretazioni, tanto il significato è sconosciuto; l’unica cosa certa è la desinenza plurale ebraica (-hìm). Infatti nelle traduzioni letterali interlineari, destinate allo studio accademico, il termine essendo sconosciuto non è tradotto. Genesi, 20,13 – Nella Bibbia “canonica” che abbiamo in casa, Abramo dice <quando Dio mi fece errare lungi dalla casa di mio padre…>; invece nelle traduzioni interlineari del Codice di Leningrado leggiamo <…e fu come che fecero vagare me Elohìm da casa…>. Fecero, plurale. Per la cronaca, nel testo originale il futuro Elohìm di Israele si presenta ad Abramo con il nome di El-Shaddai, e non come YHWH (Yahweh/ Yehowah). Genesi, 35 – Giacobbe edificò un altare in una certa località <perché là Dio si era rivelato a lui>, invece nel C. di Leningrado leggiamo <poiché là si erano rivelati a lui gli Elohim>. Qui oltre al verbo c’è anche l’articolo, plurale. In Esodo, oltre a YHWH, sono citati anche gli Elohìm egiziani , amorrei, cananei, ittiti e quelli <…che i vostri padri servirono nella terra al di là dei fiumi>; qui il riferimento è agli Elohìm sumeri (El-Shaddai? Anunnaki?), che Abramo e parenti (tribù) servivano molti secoli prima. E’ curioso che non si parli di adorazione o venerazione, ma di servire. In Genesi, leggiamo che Melchizedec, il sacerdote-governatore di Salem (forse la prima Gerusalemme) era <sommo sacerdote di Elyon>; ma lo stesso versetto nei più antichi Rotoli di Qumran, definisce Melchizedec <un Elohìm di Elyon>. Nessun sacerdote, ma un Elohìm che governava per conto di Elyon (trad. quello superiore/che sta sopra). Poiché per la teologia sia Elohìm che Elyon (“l’Altissimo”) significano Dio, uno è stato sostituito. Nelle schiere degli Elohìm erano presenti i Malakhìm. La traduzione del termine ebraico Malak (sing.) è esecutore-messaggero; in greco è angelos (messaggero); in latino invece non è stato tradotto, ma translitterato in angelo. Misteri dell’esegesi teologica. Genesi, 18: <…mentre Abramo sedeva all’ingresso della tenda… vide che tre anashìm [invidui maschi] stavano in piedi presso di lui… corse loro incontro… si prostrò a terra>, poi gli offre ristoro, acqua per rinfrescarsi e delle focacce. Il tutto è ben accettato dai tre, i quali erano El-Shaddai e due malakhìm. Genesi, 32: Giacobbe è in viaggio verso la Terra di Sumer e <gli si fecero incontro i malakhìm degli Elohìm... Giacobbe al vederli disse: questo è l'accampamento degli Elohìm>. Nota - Tutte le lingue semitiche derivano dall’accadico, e quest’ultimo dal sumero. Il termine MALAK, che in antico ebraico è M’LK (lingua consonantica), deriva dall’accadico-sumero MALAKU. E’ curioso che in sumero latte si scriveva MILKU. Le correlazioni sonore-grafiche-etimologiche dei termini, fanno supporre che anche i MALAKHIM, come gli individui albini visti a pagina 2, avessero la “pelle di latte”. Per la cronaca, i Guardiani ribelli (gli “angeli caduti”) del Libro di Enoch erano MALAKHIM. Probabilmente sempre i MALAKHIM, che operavano a diretto contatto con gli uomini, furono quelli che si unirono alle femmine umane (pag. 20). La Chiesa li “doterà” di ali intorno al 400 d.C., ma solo fino a pochi secoli prima, se i MALAKHIM erano presenti (?) alle assemblee, alle donne era consigliato di coprirsi i capelli. 23