Un Hollande in crisi s`attacca all`Ue

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Un Hollande in crisi s`attacca all`Ue
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IL CAFFÈ
31 agosto 2014
mondo
LE
MAPPE
LUIGI
BONANATE
Reuters
L’Occidente
circondato
da finti amici
nemici di ieri
Un Hollande in crisi s’attacca all’Ue
Il ps francese, diviso in patria, si accorda con l’Italia su Mogherini
Tutti seduti attorno allo
stesso tavolo, i leader socialdemocratici dell’Ue. Tutti
ospiti all’Eliseo del presidente franLA cese FranSETTIM çois HollanANA de, che proprio in queste settimane sta facendo i conti - come si legge nel
nostro reportage da Parigi con la “fronda” interna del
Ps e che in cerca di riscatto
della credibilità politica si
attacca all’Ue. La riunione,
avvenuta ieri mattina, sabato, è servita per trovare un
accordo sulle nomine dei
vertici della Commissione.
In particolare sulla nomina
dell’alto rappresentante Ue
per la politica estera e di sicurezza e per l’economia. I
capi socialisti, a cominciare
proprio da Hollande, hanno
detto sì all’italiana Federica
Mogherini, proposta del
premier Matteo Renzi, ed
eletta ieri. Hollande, a sua
volta, ha incassato il sì, italiano, per l’ex ministro francese Pierre Moscovici, come
responsabile europeo agli
Affari economici. I nuovi
ministri dovranno sbrogliare non pochi problemi. A
cominciare dalla ripresa
economica, priorità dettata
al vertice socialista di Parigi.
Poi c’è la grana con la Rus-
Il reportage
“Monsieur le Président
ha tradito la sua sinistra”,
viaggio tra la gauche delusa
LUISA PACE da Parigi
Lo si percepisce già da mesi, i francesi, i francesi di
sinistra sono disincantati. Non capiscono dove vuole
andare a parare il presidente Hollande. Non si riconoscono in un governo che, pur dicendosi di sinistra, è
sempre più distante dai problemi reali del Paese. E loro, quelli della sinistra di base, si sentono “traditi” e
“sconfitti”.
I risultati elettorali delle municipali e delle europee
hanno visto un’avanzata della destra e del Fronte Nazionale. Dopo le recenti dimissioni del colbertiano
Montebourg, ormai ex ministro dell’Economia, il rifiuto di entrare nel
nuovo governo
Valls di almeno
altri due esponenti del Ps e l’abbandono totale
dei Verdi di Eelv,
c’è chi spera che
si crei un movimento frondista
I DELUSI/1
che possa contraQui sopra, Guy
stare le tendenze
Estager, direttore di
populiste
ed
FocusIn; accanto,
ostacolare la poliil sindacalista
tica di austerity
Thierry Lepaon
dettata dall’Europa, senza essere antieuropeisti.
Secondo Guy Estager, direttore della rivista francoitaliana FocusIn, “l’incontro dei dissidenti con i Verdi, i
comunisti ed anche con il fronte di sinistra segna una
volontà di far ripartire la vera sinistra. Del resto, appena
il Valls due è stato annunciato, il presidente del Partito
comunista francese, Pierre Laurent, ha chiesto a tutti
coloro che non si riconoscono nella politica dell’esecu-
tivo di riunirsi, precisando che il suo appello non si ferma alle porte del Ps. La pausa presa da Jean Luc Melanchon faciliterà questo raggruppamento che dovrebbe
poter ostacolare le tentazioni del Fronte nazionale”.
Al di là delle risposte tecniche ci sono anche le preoccupazioni per gli aspetti sociali dimenticati da questo esecutivo. Un problema sottolineato da Franck Arnaud, professore di liceo nella regione di Lione, il quale, amaramente, così commenta quello che ormai è il
sentimento comune di tanti cittadini delusi da una sinistra nella quale stentano a riconoscersi: “Non posso
che constatare una maggioranza sempre più ristretta
con una mancanza di coesione di fronte alla crisi ed alle disillusioni. La sinistra si
divide e cerca una via
d’uscita social-liberale,
speriamo che non sia neoliberale”.
Già, ma che fare? Arnaud suggerisce: “Bisogna
rilanciare la macchina economica, ritrovare la crescita e l’occupazione, ricreare
la fiducia, e non solo quella
degli investitori o del padronato. Bisogna lottare
contro le diseguaglianze,
gli individualismi e gli scetticismi. Tutti assieme dallo
statale al pensionato, dal disoccupato allo studente,
senza dimenticare la classe media che ha appena scoperto dolorosi aumenti delle tasse”.
Il governo francese ha perso l’ala sinistra o forse se
n’è liberato, del resto, da quando Francois Hollande è
presidente ha accumulato critiche, non ultima quella
di essere sordo alle proposte dei ministri, alcuni dei
quali hanno cominciato a derogare agli ordini dettati
sia: Hollande ha annunciato
che l’Europa inasprirà le
sanzioni a Mosca. Dichiarazione che segue l’appello
del presidente ucraino, Poroshenko, che al presidente
della Commissione Ue, Barroso, ha confessato che la
situazione “è gravissima”.
Putin, però non appare spaventato e pochi giorni fa ha
detto che l’esercito ucraino
si comporta come i soldati
nazisti nell’ex Urss.
dal presidente già nel primo consiglio dei ministri del
maggio 2012: “Rigore, dovere, onore”. Un movimento
frondista si è rapidamente creato di fronte alla politica
sostenuta anche dal primo ministro, Manuel Valls. Un
personaggio imbarazzante per la vera sinistra visto che
Valls non può che essere considerato un ambizioso
“uomo di destra”. La bomba è scoppiata quando Montebourg si è dimesso non condividendo la politica di
austerity imposta dall’Europa, o meglio dalla Germania. La determinazione colbertista di Montebourg nel
cercare una soluzione al problema dell’occupazione si
è infranta contro il silenzio di Hollande e le sue fantasiose promesse come quella di voler invertire la curva
della disoccupazione in due mesi. Promessa ovviamente impossibile da mantenere.
Il nuovo governo Valls non convince ed è quasi
provocatorio facendo prevedere un autunno caldo. Secondo il deputato frondista Laurent Baumel, “la composizione di questo nuovo governo é contraddistinta
da una provocazione evidente : la sostituzione di Montebourg con Emmanuel Macron. Montebourg incarnava una politica marcatamente di sinistra. Macron é,
nella storia di questo quinquennio, colui che converte
la sinistra governativa ad una forma di liberalismo economico”.
Sulla stessa linea di sfiducia nel nuovo governo, è il
pensiero del sindacalista Cgt, Thierry Lepaon, secondo il quale “l’esecutivo Valls porterà ad una stagnazione. Non si gestisce la Francia soltanto con chi è d’accordo, con ministri che non desiderano essere ministri e
con nuovi ministri che vengono sollecitati a far parte di
un governo nel quale non vorrebbero entrare”.
Riusciranno i dissidenti socialisti a riportare il Paese su una vera politica di sinistra? A creare un gruppo
unitario che fronteggi anche Marine Le Pen che strumentalizza la crisi e soffia
sulle braci del populismo?
È vero che 200, sui 290
deputati del Ps, intendono
compattarsi dietro ad Hollande chiedendo ai frondiI DELUSI/2
sti di “essere pienamente
Qui sopra, Franck
responsabili nell’interesse
Arnaud, professore di
generale della sinistra e del
liceo; accanto, il
Paese”, solo che è proprio
deputato frondista
ciò che i dissidenti intendoLaurent Baumel
no fare cercando di ritrovare le basi autentiche del socialismo. L’errore sta nel fatto che la sfiducia non è stata provocata dai ribelli, bensì
da un governo schizofrenico. A Montebourg, che non è
mai riuscito a creare un partito attorno a sé, potrebbe
quindi andare il compito di creare un “nuovo socialismo” assieme ad Hamon ed altri. Può funzionare se i
frondisti non decideranno di dissentire in ordine
sparso.
Per ora il presidente degli
Usa Obama ha dovuto respingere l’offerta. Non si può,
d’altronde, scendere a patti
con chi, come il presidente
siriano Bashar Assad, è stato
definito fino a pochi giorni fa
il peggior dittatore del mondo. Oltre che un feroce assassino. Ma Assad, a sua volta, è
contro al Qaeda, che è contro
il califfato islamico, che è
contro l’Arabia saudita, che è
contro l’Iran, che è contro
Israele. Un vecchio adagio
popolare dice che il nemico
del mio nemico è mio amico,
oppure che l’amico di un mio
amico è anche amico mio.
Così l’attuale vicenda medioorientale sta dimostrando
che anche quest’ultimo
brandello di saggezza si è
dissolto.
Non è certo una bella notizia, specie per Obama che
appunto si trova ora, a seguito di un rovesciamento delle
regole del gioco politico-internazionale, a ricevere da
Assad di Siria (il peggior nemico dell’Occidente) la proposta di collaborare, sul
piano militare,
per sconfiggere
l’Isis, la
forza
islamista che
sta cercando di costruire un
grande Stato unitario, il cosiddetto califfato. Lo scacchiere internazionale cambia
in fretta, gira su una giostra
di alleanze che esistevano, e
in qualche mondo garantivano una pace delicata ma durevole nell’area medio-orientale. In questo quadro complicato, ora potrebbe risultare determinante lo scontro
religioso tra sunniti e sciiti
nel quale i primi, che sono la
stragrande maggioranza,
stanno ormai accerchiando
le ultime frange sciite.
La conseguenza è che
l’Iran resta praticamente solo, con il suo programma nucleare che immagina di poter
rivolgere, più che contro gli
Usa, contro l’accerchiamento
sunnita, che diverrebbe
completo il giorno in cui il
califfato islamico diventasse
realtà. Se a questo fosco quadro aggiungiamo la collocazione sullo scacchiere della
crisi della Russia putiniana,
alleata della Siria e in rotta
con l’Occidente per la questione ucraina, sembra davvero che da qualsiasi parte ci
si giri non si trovino che nemici, alleati infidi o pronti a
tradirti. Leader e Paesi che ti
fanno promesse che vorresti
- ma non puoi - accettare.
Sembra ingenuo pensare
che diverse e distinte situazioni di crisi, sommandosi,
possano dare luogo a una
nuova sola e complessiva crisi del sistema. Ma la sensazione che l’Occidente stia rivelandosi incapace di sciogliere una serie di nodi in
modo pacifico e autorevole,
non può essere fugata. Dopo
la seconda guerra mondiale
il mondo non è mai stato
tanto vicino all’anarchia: su
ciò l’Occidente deve riflettere. L’anarchia danneggia tutti, non solo nemici o finti
amici.