Palazzo Gondi

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Palazzo Gondi
PALAZZO GONDI
Firenze
Palazzo Gondi è uno degli imponenti palazzi rinascimentali fiorentini, posto in piazza San Firenze all’ombra di Palazzo Vecchio,
fatto costruire per volere di Giuliano Gondi il Vecchio, che a metà del XV secolo fu mercante, battiloro e banchiere. Si trasferì nel
quartiere di Santa Croce dove acquistò alcune case che fece demolire, in parte, e nel 1489 iniziò a far costruire il suo Palazzo, progettato dall’architetto Giuliano da Sangallo. In una di queste case si trovava lo studio del notaio Ser Piero da Vinci, padre di Leonardo. La tradizione vuole che proprio qui Leonardo abbia dipinto La Gioconda, certamente disegnò, dalle finestre del palazzo,
«l’impiccato». Per abbellire il cortile fu posta una statua romana del II secolo a.C. e nel Seicento fu aggiunta una fontana. Nel Settecento furono fatti lavori di restauro avvalendosi del pittore Matteo Bonechi su commissione di Angelo Gondi.
Nell’Ottocento l’architetto Poggi, su commissione di Eugenio Gondi, completò la facciata su via dei Gondi, demolendo un’antica
torre, sempre Gondi, per allargare la strada che separava Palazzo Gondi da Palazzo Vecchio, su ingiunzione del Comune di Firenze.
Il XX secolo di Palazzo Gondi si identifica con la vita di Amerigo Gondi, detto Bibi. Infatti, per far fronte agli ingenti danni dell’alluvione passò da un utilizzo prevalentemente privato a un uso più commerciale. Amerigo fu tra i primi fiorentini a trasferirsi dal piano
nobile all’ultimo piano che trasformò in un attico con delle terrazze, dalle quali sembra di toccare tutti i monumenti di Firenze.
Nel 2005 quando ho ereditato, da mio cugino Amerigo, il Palazzo, ho trovato un’accettabile situazione di conservazione che necessitava, però, di un grande restauro. Le facciate sporche di smog, come i tetti e il cortile famoso per la scala dovevano essere restaurati. Il rinnovamento doveva coinvolgere tutto l’immobile, dai tetti alle cantine, compresi gli impianti elettrici, idraulici, di climatizzazione. All’interno erano da restaurare gli affreschi, i soffitti e i pavimenti, per non parlare degli arredi logori e dei quadri abbastanza rovinati. Tornò quindi in mente, a mia moglie Vittoria, ai nostri i figli e a me, il motto di famiglia «NON SINE LABORE»: niente si ottiene senza fatica. Decidemmo quindi di adeguare Palazzo Gondi alle esigenze dei tempi. Dopo un lungo restauro durato sei
anni, il Palazzo di famiglia, capolavoro di Giuliano da Sangallo vive oggi una seconda giovinezza, apprestandosi a diventare un
nuovo polo di cultura e d’incontro. In particolare parte del piano nobile, tra cui il monumentale salone con il camino di Giuliano da
Sangallo, è stato destinato ad attività museali, eventi e convegni.
Mentre l’ultimo piano del Palazzo è stato destinato a residenza d’epoca, unica per il suo panorama su Firenze, con altana e terrazze con vista sugli innumerevoli monumenti fiorentini.
BERNARDO GONDI
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