LATO A - Taylor Ockam

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LATO A - Taylor Ockam
“E la storia continua...”
(Punti di vista)
di
Taylor Ockam
Racconto breve tratto da una storia vera.
Ogni riferimento a fatti, persone e animali non è pura fantasia.
Se ne sconsiglia la lettura a chi preferisce continuare a guardare il mondo con gli occhi di sempre.
Taylor Ockam, Gennaio 2011
© proprietà letteraria riservata
LATO A
La Regina si svegliò serena dal sogno. Era accaduto di nuovo: come molti anni prima, quando era giovane,
aveva sognato quell'essere strano e misterioso. Come allora, aveva avuto l'impressione di riuscire ad entrare
in contatto con lui ed aveva percepito una sensazione di tranquillità, di pace e di calore. Come allora, si
erano capiti al volo.
Ora sapeva che il suo popolo non sarebbe stato in pericolo neanche in futuro.
La sua servitrice prediletta le si avvicinò per la toilette mattutina. «Murmy,» le chiese la Regina «pensi che io
sia una buona regina?».
«Certo Maestà. Un'ottima regina. La miglior regina che il nostro popolo abbia mai avuto» rispose Murmy.
«Perché dici questo Murmy? Vuoi adularmi, oppure lo pensi davvero?».
«Lo penso davvero, Maestà. Tutti sanno che Voi avete liberato il popolo dalla Grande Paura».
«Anche mia madre fu una grande sovrana», ribatté la Regina.
«E' vero Maestà, così mi hanno raccontato. Ma lei non riuscì a sconfiggere la Grande Paura» disse Murmy
con voce rispettosa.
«Hai ragione. Semplicemente, non ha avuto la possibilità di farlo. Io, invece, sono stata molto fortunata
perché l'Universo mi ha manifestato il suo amore».
«Lo sai come è successo, Murmy?» proseguì la Regina.
«No, Maestà, sono giovane e non c'ero ancora a quell'epoca» rispose l'ancella con voce ossequiosa, che
però tradiva una grande curiosità.
«E' vero. Inoltre, non ho mai raccontato a nessuno l'intera storia per cui nessuno può avertene parlato.
Ma ora ho deciso che è giunto il momento che mia figlia, che tra non molto prenderà il mio posto, sappia
cosa è accaduto e che cosa deve fare per garantire il benessere al nostro popolo anche quando io non ci
sarò più» rispose la Regina. «Porta mia figlia da me!» le ordinò.
Quando la figlia arrivò da lei, la Regina le disse: «Figlia mia, sicuramente hai sentito parlare dell'epoca della
Grande Paura».
«Sì, madre» rispose la figlia.
La Regina continuò: «Chi allora non c'era, come te, non può rendersi davvero conto di cosa volesse dire
vivere in quell'epoca. Voglio che tu conosca tutto, perché dovrai governare dopo di me e per garantire il
benessere del popolo devi sapere cosa è accaduto in passato e cosa dovrai fare per evitare che si ripeta».
«Sì, madre» rispose la figlia, intimorita dall'importanza del compito che stava per esserle affidato.
«Nell'età della Grande Paura» riprese la Regina, «il sole e la pioggia si alternavano, come oggi; in certi
periodi faceva caldo ed in altri faceva freddo, come oggi. Il nostro popolo, però, pativa la fame; le nostre
mandrie venivano uccise da malattie inspiegabili; i nostri esploratori trovavano nuovi territori da sfruttare, che
poi si rivelavano pieni di insidie mortali quando ci andavano i nostri lavoratori e quindi non ci si poteva
approvvigionare di cibo a sufficienza; il nostro regno si restringeva sempre più, perché le tribù vicine
sconfiggevano facilmente i nostri soldati, indeboliti dalla fame.
Il popolo si trovava in preda alla paura ed era oramai incapace di reagire.
Le preghiere agli dei venivano moltiplicate ogni giorno, ma sembrava che non avessero alcun effetto.
Fu in questa situazione che mia madre, oramai anziana ed angosciata dal non poter fare nulla per salvare il
suo popolo, morì ed io presi il suo posto.
Ero molto giovane all'epoca e, come tutti i giovani, ero piena di speranza per il futuro e di fiducia nelle mie
capacità.
Dopo un po' di mesi di regno, però, la mia fiducia iniziò a diminuire ed a poco a poco si trasformò in
sconforto. Nonostante pensassi giorno e notte a come uscire da quella terribile situazione, nonostante
raccogliessi informazioni dagli esploratori che visitavano nuovi territori, dagli operai reduci dalle zone
pericolose, dagli allevatori che vedevano le greggi morire, nonostante avessi consultato tutti i saggi del
regno, non avevo ancora capito la causa dei mali che ci affliggevano e non avevo ancora trovato nessuna
soluzione».
«Madre, tutto ciò è terribile!» esclamò a quel punto la figlia angosciata.
«Sì, figlia mia, fu veramente terribile» rispose la Regina. «Ma quando ero ormai triste e disperata ed il popolo
era ridotto allo stremo, accadde qualcosa di inaspettato.
Un giorno iniziammo a sentire odori e suoni diversi nell'aria, che si mescolavano con quelli abituali. Poi quelli
vecchi a poco a poco sparirono e furono rimpiazzati dai nuovi.
Fui presa da una rinnovata speranza, che però, dopo breve tempo, si trasformò in una terribile delusione.
Le nostre greggi si ammalavano ancora, i nostri operai continuavano a morire in gran numero. Inoltre, ora
spesso gli esploratori non tornavano più dalle loro missioni, oppure tornavano in pochi e gravemente
ammalati.
La situazione era ancora più grave di prima.
Improvvisamente, una notte accadde qualcosa che cambiò tutto.
Mentre mi trovavo nel dormiveglia, stanchissima ed angosciata dal non saper aiutare il mio popolo, sentii la
presenza di qualcuno che voleva comunicare con me.
Si trattava di un essere misterioso, che però mi sembrava avere qualcosa di familiare. Non potevo vederlo,
ma ci parlammo col pensiero. Non era ostile, anzi, mi sembrava ben intenzionato nei nostri confronti.
Lui colse la mia disperazione per la situazione del popolo ed io capii che anche lui aveva qualcosa che lo
preoccupava; in un attimo trovammo una soluzione che fece finire la Grande Paura.
E fu così che da allora le cose iniziarono a girare per il verso giusto: le nostre greggi tornarono a prosperare,
nuove fonti di cibo apparvero in territori più vicini ed i lavoratori poterono sfruttarle in tutta sicurezza.
La prosperità, e con essa la serenità e la gioia, ritornarono in tutto il regno. Il nostro popolo crebbe di numero
e di forza; riconquistammo i territori perduti e ci espandemmo anche nei regni vicini. Da allora i nostri nemici
hanno paura di noi e non ci disturbano più».
«Madre, sei stata grandissima» disse la figlia ammirata.
«Ho solo fatto ciò che potevo per il mio popolo, ma tra un po' dovrò andarmene» continuò la Regina.
«Lascerò a te, figlia mia, un regno prospero, forte ed in pace. Tu non devi temere per il futuro, perché
questa notte ho incontrato di nuovo quell'essere misterioso ed ho rinnovato con lui il patto che feci allora.
Ora presta bene attenzione, perché il cibo continuerà ad abbondare ed il popolo non sarà colpito da flagelli
sconosciuti, se tu continuerai a far rispettare rigorosamente l'accordo che abbiamo stipulato. Me lo
prometti?».
«Te lo prometto solennemente. Possa morire io stessa se non lo farò rispettare» rispose la figlia.
A quel punto, la Regina rivelò alla figlia il patto che aveva fatto con l'essere misterioso.
LATO B
L’altra mattina mi alzai presto, anche se era Domenica.
Era una bella giornata di Marzo e desideravo godermi il più possibile il sole e l'aria aperta, prima di
trascorrere un'altra settimana chiuso in ufficio undici ore al giorno, con la possibilità di prendere una boccata
d'aria solo durante la pausa pranzo (quando riesco a farla).
L'inverno è stato molto freddo e piovoso e questo aumentava ancor più il desiderio di scaldarmi le ossa al
primo sole primaverile.
Terminata la mia solita abbondante colazione a base di uova strapazzate e pancetta, accompagnata da
generose dosi di succo d'arancia, uscii in giardino per potare le rose, in modo da assicurarmi anche
quest’anno la consueta abbondante fioritura che anche i miei vicini apprezzano molto.
Mentre ero intento a scegliere con cura quali rami tagliare del tutto e quali accorciare poco sopra il secondo
o il terzo germoglio (questa è la mia tecnica, e mi ha sempre dato buoni risultati), mi chiama George, il mio
vicino di casa.
Anche George ama l'aria aperta e soprattutto ama ancora più di me curare il giardino, che è sicuramente più
bello e meglio tenuto del mio.
La via in cui abito è composta di case a schiera, per cui ognuno può facilmente parlare con i vicini stando in
giardino e può vedere (e commentare) il contenuto dei giardini di due o tre case alla propria sinistra ed
altrettante alla propria destra.
«Ciao George» risposi succintamente.
«Bellissima giornata, vero? E' l'ideale per sistemare le piante. Dopo il terribile inverno che c'è stato, ne
hanno proprio bisogno» proseguì George.
«Sì» risposi io, «è proprio una bella giornata, spero che finalmente sia arrivata la primavera e che il tempo
non ci faccia brutti scherzi».
Ero contento di scambiare qualche parola con George, che è un vicino simpatico e cordiale. Speravo solo
che la conversazione fosse breve e che mi lasciasse il tempo di potare le rose prima che i miei figli, che
erano ancora a letto, reclamassero la mia attenzione, dato che, a causa dell'intenso lavoro, in questo
periodo il week end è l'unico momento in cui posso stare con loro.
«Mi sembra che la primavera sia davvero arrivata» riprese George, «pensa che questa mattina ho trovato
quelle bestiacce nella zuccheriera!».
Le “bestiacce” in questione sono formiche, l'incubo di George. Quando ne parla il suo viso e la sua voce si
induriscono e perde tutta la sua cordialità.
«Ho subito sparso un nuovo veleno spray. Me l'ha consigliato un collega che l'ha usato l'anno scorso con
ottimi risultati. L'ho acquistato un mese fa in previsione della solita invasione di primavera, per evitare il
rischio di non trovarlo quando mi sarebbe servito», continuò George con tono solenne.
«E a te non sono entrate in casa?» mi chiese con una voce che tradiva la speranza di non essere solo nella
tragedia.
Non sapevo cosa rispondere. La domanda era delicata, perché sulle formiche le mie opinioni divergono,
profondamente da quelle di George.
Quando si parla di formiche devo prestare molta attenzione alle parole che uso, per non ferire la sua
suscettibilità.
Il fatto è che a casa mia le formiche non entrano da anni, ma George non crede che ciò sia possibile, visto
che entrano in tutte le case del quartiere. E' sicuramente convinto che io menta per ricavarne una qualche
forma di prestigio agli occhi dei vicini.
La mia mente ritornò velocemente indietro a molti anni prima; a quando, alcuni mesi dopo aver acquistato la
casa, in una delle prime belle giornate di primavera, mia moglie aveva visto lunghe file di formiche che si
snodavano dalla porta e dalle finestre che danno sul giardino, dirigendosi verso la cucina, verso il soggiorno
ed anche verso le camere ed il bagno del primo piano.
In soggiorno la fila scura si arrampicava sulla gamba di un tavolino e penetrava in un contenitore di
caramelle.
Fui subito chiamato in causa da mia moglie inorridita e dovetti correre al supermercato a fare la scorta di
insetticidi anti-formiche.
Non amavo l'idea di spargere polvere insetticida, perché i bambini, anche se molto responsabili per la loro
età, erano comunque piccoli ed avrebbero potuto toccarla inavvertitamente o per curiosità. Non amavo
nemmeno gli spray, perché si diffondono nell'aria e, anche se non sono mortali per l'uomo, sicuramente bene
non fanno.
Alla fine decisi di comperare una schiuma, che non vola nell'aria come uno spray ma non è persistente come
una polvere, perché si squaglia dopo pochi minuti.
Con largo uso di schiuma, ripetuto per più giorni, riuscii finalmente a debellare le formiche, almeno per
quell'anno.
A quell'epoca erano appena iniziati i miei rapporti con George e con gli abitanti delle case vicine, che mi
avevano descritto, con dovizia di particolari, l'invasione annuale delle formiche come la principale sciagura
che affliggeva le nostre case.
Le teorie su come affrontare il fenomeno erano le più diverse. C'era chi riteneva che il metodo migliore fosse
mettere i veleni al momento dell'invasione. C'era chi risaliva a ritroso le file di formiche per trovare i formicai,
per poi distruggerli irrorandoli di alcol e dandogli fuoco, oppure rivoltando la terra con la pala per poi versare
veleni nelle gallerie messe a nudo. Altri inondavano i formicai con acqua salata bollente.
Bisogna dire, però, che i fatti non supportavano nessuna di queste teorie, perché le formiche tornavano
puntuali ogni primavera ad invadere tutte le case del vicinato e le utilizzavano come fonte di cibo sino
all'autunno, nonostante i rischi dei campi minati di polvere insetticida e le devastazioni provocate dalle armi
di distruzione di massa.
A sentire i vicini di casa, il precedente proprietario della mia casa era particolarmente attivo nella lotta alle
formiche, per la quale usava un misto di tutte le tecnologie a disposizione; questa sua attività era molto
stimata da tutti. Comunque, anche i suoi sforzi erano stati evidentemente inutili, visto che le formiche erano
ben attive anche a casa mia.
All'inizio della seconda primavera da quando abitavo nella nuova casa, riflettendo sull'inefficacia delle
strategie adottate sino ad allora dagli abitanti del luogo, decisi di usarne una diversa: invece dei
bombardamenti a tappeto avrei usato lo spionaggio.
Iniziai quindi a seguire le file di animaletti con attenzione per capire da dove provenivano. Mi accorsi con
stupore che solo una parte delle formiche provenivano dal mio giardino; molte altre provenivano dal giardino
di George e da quello dei vicini dall'altro lato.
Mi resi conto, inoltre, che le formiche di formicai diversi non si mischiano, ma ogni gruppo agisce
indipendentemente dagli altri; osservai anche che gli animali dei vari gruppi erano di dimensioni e di
sfumature di colore diverse, quindi erano forse di razze diverse.
Incuriosito, comprai un libro sulle formiche e ne fu così affascinato che lo terminai in una settimana (cosa per
me inusuale, dato che a quell'epoca leggevo solo prima di addormentarmi ed in genere anche un libro
avvincente non mi teneva sveglio per più di cinque pagine).
A mano a mano che avanzavo nella lettura, mi convincevo che sarebbe stato estremamente difficile
debellare le formiche, animali altamente organizzati ed efficienti, che esistono sulla Terra da molto prima
degli esseri umani, addirittura dall'epoca dei dinosauri; sono sopravvissute ad immani catastrofi naturali ed a
cambiamenti climatici di ogni tipo, diffondendosi in ogni luogo del pianeta (ci sono persino sugli atolli delle
Maldive!). E sono anche numerosissime: si calcola che costituiscano circa il 10% di tutta la biomassa
animale che vive sul nostro pianeta. Sì, sconfiggere un nemico così è davvero dura!
Mentre ero ancora indeciso su come affrontare la questione, una notte, inaspettatamente, mi si presentò in
sogno, chiara ed evidente in tutta la sua ovvietà, la soluzione del problema.
Alla mattina ne parlai subito a mia moglie e le spiegai cosa avremmo dovuto fare. Mia moglie era piuttosto
scettica ma, poiché in genere ha fiducia in me, promise di provare a fare quello che le avevo spiegato.
Applicando la mia strategia, dalla primavera seguente la nostra casa non venne più invasa dalle formiche.
Naturalmente, visto il successo ottenuto, ho spesso parlato del mio metodo con i vicini di casa; tutti mi hanno
sempre ascoltato con interesse, ma nessuno ha mai applicato i miei suggerimenti (almeno, che io sappia).
Anzi, con il mio innovativo approccio al problema delle formiche mi sono fatto una solida fama di persona
perlomeno eccentrica.
Per questo, oramai, cerco di evitare il più possibile l'argomento “formiche” con i vicini ed in particolare con
George che, nonostante abbia potuto verificarlo più volte con i suoi occhi, sembra tuttora scettico sul fatto
che le formiche non invadano più da anni la mia casa.
L’altra notte, dopo tanti anni, ho fatto un sogno simile a quello di diversi anni prima, quando trovai la
soluzione al problema.
All'epoca sognai di incontrare la formica regina del formicaio che si trova nel mio giardino, la quale mi
presentò la situazione dal suo punto di vista. Mi ricordò che le formiche hanno bisogno di mangiare, come
tutti gli esseri viventi, e vanno in cerca di cibo anche molto lontano dal formicaio, se necessario. La mia casa
era una buona fonte di cibo, perché si trovavano briciole dovunque ed anche granelli di zucchero, tanto
amato dalle formiche. Purtroppo, anni di continui attacchi, di stermini di massa delle sue operaie inviate a
cercare cibo, di antiparassitari spruzzati sulle piante del giardino per debellare gli afidi (animali allevati dalle
formiche per mungerne un nettare per loro squisito), avevano fortemente indebolito il suo formicaio ed
avevano quindi permesso ad altre tribù di espandersi nel suo territorio. Le sue formiche erano oramai poche
e deboli ed erano sul punto di soccombere.
Colsi tutta la disperazione della Regina ma, invece di essere rallegrato dalla prossima scomparsa del
formicaio, capii che questa non avrebbe risolto il mio problema: infatti, come avevo già scoperto, nei giardini
dei vicini ce n'erano molti altri che erano già alla ricerca di cibo a casa mia (per le formiche le staccionate
costruite dagli umani per dividere i giardini non hanno alcun significato, ovviamente).
Ebbi un'illuminazione: avrei fornito durante tutto l'anno il cibo direttamente vicino al formicaio, sotto forma di
briciole di pane scosse dalla tovaglia e di altri piccolissimi residui alimentari.
Inoltre, non avrei più cercato di eliminare con gli antiparassitari gli afidi dai miei alberi, ma mi sarei limitato a
contenerli ad un livello accettabile.
Avendo cibo abbondante sempre a disposizione, le formiche del mio giardino non avrebbero più rischiato la
vita per entrare a casa mia. Sono formiche, ma non sono mica stupide!
Inoltre, grazie alla buona alimentazione, la loro tribù sarebbe cresciuta e si sarebbe rafforzata, per cui, dato
che sono animali molto aggressivi nei confronti dei loro simili, il “mio” formicaio sarebbe stato in grado di
tenere alla larga da casa mia le formiche dei vicini.
La mia strategia ebbe completo successo e l’altra mattina, quando mi sono alzato presto per andare a potare
le rose, ero molto fiducioso per il futuro: avevo appena sognato che l'accordo fatto anni prima con la vecchia
Regina sarebbe stato trasmesso a sua figlia.
Sì, avevo proprio degli ottimi motivi per godermi la prima bella giornata di primavera!