Tuvalu - Ambasciata d`Italia

Transcript

Tuvalu - Ambasciata d`Italia
SCHEDA PAESE
TUVALU
DATI DI BASE
Nome Ufficiale:
Superficie:
Popolazione:
Capitale:
Forma di Governo:
Capo dello Stato:
Capo del Governo:
Ministro degli Affari Esteri:
Sistema legislativo:
Sistema legale:
Suffragio:
Gruppi etnici:
Religioni:
Lingue:
Partiti politici principali:
Prossime elezioni:
Voto Moratoria Universale della Pena
di Morte (2014):
Tuvalu
26 Km2, distribuita su 9 atolli
10,869 (Censimento Luglio 2015), di cui
6,000 vivono nella Capitale
Vaiaku (atollo di Funafuti)
Monarchia Parlamentare
H.M. Elizabeth II, rappresentata dal
Governatore Generale On.
Iakoba Taeia Italeli
Enele Sopoaga (dal 2013)
Mrs Taukelina Finikaso
Assemblea Unicamerale
Basato sulla Common Law e su
consuetudini locali
Universale (18 anni)
Polinesiani (96%), Micronesiani (4%)
Chiesa di Tuvalu - Congregazionalisti
(97%), Avventisti Del Settimo Giorno
(1,4%), Baha’i (1%)
Tuvaluano e Inglese
Non presenti
2019 (ultime elezioni: marzo 2015)
Favorevole
CENNI STORICI
Tuvalu è un gruppo di nove minuscoli atolli, disseminati nell’area occidentale
dell'Oceano Pacifico. La superficie totale è di soli 26 km2, mentre le isole occupano
1,3 milioni di km2 di Oceano tra Kiribati e Samoa. Vaitapu, con i suoi 5,5 km2 è
l’atollo più grande, mentre l’altezza massima è di appena 4,6 metri, sull’isola di
Niulakita.
Si ritiene che Tuvalu sia stato visitato dagli abitanti di Tonga a partire dal XIII secolo.
Nel 1568, lo spagnolo Álvaro de Mendaña y Neyra giunse in uno degli atolli durante
una spedizione diretta verso la mitica Terra Australe. Nel 1819 il Capitano inglese
Arent de Peyster, in viaggio da Valparaíso all’India, scoprì l’atollo di Funafuti,
attuale sede della capitale del paese. Fu lui a battezzare l’arcipelago Isole Ellice, in
omaggio a un membro del Parlamento britannico suo finanziatore.
Per circa un anno, dal 1862 al 1863, navi peruviane rapirono gli abitanti degli atolli
per impiegarli nei lavori forzati. Nel 1865, il primo missionario europeo a Tuvalu, il
Reverendo Murray, riportò che nel 1863 ben 170 persone erano state rapite da
Funafuti e 250 da Nukulaelae (più di due terzi della popolazione totale dell’atollo).
Dal 1861, cominciò un’assidua campagna di proselitismo da parte di una missione
protestante, e gli abitanti furono rapidamente convertiti al Cristianesimo.
Le Isole Ellice furono amministrate dal Regno Unito assieme alle Gilbert prima come
protettorato (1892–1916), poi come colonia (1916–1974). Durante la Seconda guerra
mondiale le isole accolsero numerose truppe americane, che vi costruirono una serie
di basi aeree. Nel 1974 gli abitanti delle Ellice votarono in favore della separazione
dalle Gilbert, e l’arcipelago assunse il nome di Tuvalu (che significa “otto insieme”, a
simboleggiare gli otto atolli originari). Allo stesso modo le Gilbert decisero di
adottare il nome Kiribati. Tuvalu divenne pienamente indipendente il 1 ottobre 1978.
POLITICA
Tuvalu è una monarchia costituzionale nell’ambito del Commonwealth, pertanto la
più alta carica dello Stato è ricoperta dal sovrano britannico, Elisabetta II, che ha
anche il titolo di Regina di Tuvalu, ed è rappresentata nel Paese da un Governatore
Generale. Il Parlamento unicamerale, Fale I Fono, è composto da 15 membri eletti
ogni quattro anni. Questi scelgono a loro volta un Primo ministro, che nomina il
proprio Gabinetto. A Tuvalu non esistono partiti politici, e data l’entità della
popolazione le campagne elettorali fanno principalmente perno su legami familiari o
personali.
Originariamente previste per il 19 marzo, le ultime elezioni si sono svolte il 31 marzo
2015, dopo che le stesse erano state posposte due volte a causa dello stato
d’emergenza dovuto al passaggio del ciclone Pam, ed hanno registrato la vittoria di
Enele Sopoaga, che, assunto il ruolo di Primo Ministro, il 10 aprile successivo ha
formato il governo in carica.
ECONOMIA
Tuvalu viene designato dalle Nazioni Unite quale paese least developed, a causa delle
sue dimensioni, della quasi totale mancanza di risorse e delle limitate potenzialità di
sviluppo economico, vista l’impossibilità di sfruttare economie di scala.
Il Paese dipende fortemente dalle importazioni, specialmente di cibo e carburante, ed
il solo modo di avere uno stipendio accettabile e regolare è lavorare per il governo.
Pesca e coltivazione di sussistenza rimangono infatti le principali attività del paese,
specialmente al di fuori dell’atollo di Funafuti.
Altro capitolo fondamentale per l'economia dell’arcipelago è rappresentato dalle tasse
derivanti dalle concessioni di licenze di pesca, che nel 2013 hanno rappresentato più
del 45% del PIL. Tuvalu ha stipulato accordi in tal senso con Giappone, Taiwan e
Stati Uniti. Infine il governo può contare sulla vendita dei francobolli e delle monete
del paese, molto ambiti dagli appassionati di filatelia e numismatica.
Anche se dagli anni novanta in poi Tuvalu ha potuto contare sugli introiti della
vendita dei domini internet con suffisso .tv, questi hanno cominciato a rappresentare
una fonte di guadagno significativa a partire dal 2000: il contratto di leasing ha
portato ricchezza per USD 50 mln in dodici anni. Quanto al turismo, sebbene gli
atolli di Tuvalu possano vantare una bellezza incontaminata, solo poche persone
visitano l’arcipelago ogni anno, a causa della loro posizione isolata e del costo
elevato dei collegamenti.
Recentemente Tuvalu sta cercando di seguire le orme di altri Stati del Pacifico nella
vendita della propria bandiera a imbarcazioni mercantili. A tale scopo è stato istituto
il Tuvalu Ship Registry, con sede a Singapore. Il numero complessivo delle navi
battenti bandiera di Tuvalu resta comunque molto limitato, verosimilmente compreso
tra le cento e le centocinquanta unità.
Tuvalu si serve come valuta del dollaro australiano. Il paese è afflitto da una forte
disoccupazione e segnato da un duplice flusso di persone, dagli atolli minori verso
Funafuti, e dall’arcipelago nel suo insieme verso l’estero. Le rimesse dei cittadini
residenti all'estero, impiegati in particolare come marittimi sulle navi tedesche,
esercitano un ruolo importante nell'economia. Il Tuvalu Trust Fund, costituito nel
1987 dai Governi di Nuova Zelanda, Australia, Gran Bretagna e Tuvalu stesso,
contribuisce ogni anno a circa l’11% del budget governativo.
In termini ambientali, la fragilità delle isole è stata sottolineata nel 1997 quando un
gruppo di esperti ha stimato che circa il 6,7% del territorio complessivo di Tuvalu era
stato eroso dai cicloni Gavin e Hina. A ciò si aggiunge il forte rischio di progressiva
perdita del territorio in seguito all'innalzamento delle acque: un rischio comune a vari
Stati insulari del Pacifico, ma per Tuvalu molto più prossimo. Il più alto punto di
Tuvalu si trova infatti a soli quattro metri sul livello del mare. Di conseguenza, un
innalzamento delle acque di soli 20-30 cm potrebbe di per sé rendere impossibile
ogni coltivazione sugli atolli, a causa degli effetti del sale marino sul suolo. La forza
delle maree e dei cicloni concorrono ad erodere la già esigua superficie terrestre.
L’approvvigionamento idrico è reso possibile grazie a impianti di desalinizzazione, la
costruzione di due dei quali è stata finanziata dal governo giapponese.
Le attività economiche primarie sono la pesca, in particolare al largo dell'isola
capitale Funafuti, e l’agricoltura, prevalentemente focalizzata sulle piantagioni di
palma da cocco, per la raccolta del frutto a fini alimentari o per la produzione di
copra, la polpa essiccata del cocco da cui si estraggono grassi e oli, e della
coltivazione della pulaka (Cyrtosperma merkusii), una radice commestibile radicata
in grandi fosse di terreno compostato sotto la falda freatica. Non vi è alcun apparente
grande disparità di reddito tra i residenti, anche se praticamente gli unici posti di
lavoro nelle isole che pagano un salario stabile sono quelli governativi, che
costituiscono circa i due terzi degli occupati formali. Circa il 15% dei maschi adulti
lavorano come marinai sulle navi mercantili battenti bandiera straniera.
Dopo che il PIL è cresciuto nel 2011 per la prima volta dall’inizio della crisi
finanziaria globale, nel 2012 il Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario
Internazionale (FMI) ha concluso le consultazioni su Tuvalu, valutando per
l'economia del paese una lenta ripresa, pero’ con fattori di rischio importanti, non
ultimi quelli climatici, come testimonia il disastroso passaggio del ciclone Pam, che
ha colpito Tuvalu il 19 febbraio 2015, costringendo le Autorita’ a dichiarare lo stato
di emergenza, con il 45% cento dei residenti sfollati e un duplice rinvio delle Elezioni
Generali di marzo.
POLITICA ESTERA
Nel 2000 il paese è diventato il 189° Stato membro dell’ONU. Il 24 giugno 2010 è
entrato a far parte del Fondo Monetario Internazionale.
Sul fronte dei rapporti internazionali, Tuvalu mantiene solo una rappresentanza
diplomatica, quella di Suva (Fiji) cui va aggiunta la Rappresentanza permanente di
New York. Tuvalu riconosce Taiwan, che infatti è l’unico Stato a mantenere una
rappresentanza diplomatica permanente a Funafuti. Il maggiore interesse di Tuvalu
nell’ambito dell’ONU, così come delle altre organizzazioni internazionali di cui fa
parte, è quello di porre l’accento sui rischi connessi al riscaldamento globale e alla
mancata implementazioni degli accordi internazionali in materia di riduzione delle
emissioni nocive.
L’Unione Europea è impegnata a favore delle Piccole Isole in Via di Sviluppo del
Pacifico (SIDS) con nuovi Programmi Indicativi Nazionali (NIP) firmati durante la
conferenza SIDS a Samoa, nel settembre 2014. Questo ulteriore impegno nell'ambito
del cosiddetto PATHWAY Samoa sarà cruciale per il raggiungimento di progressi in
numerosi settori importanti nei prossimi sei anni. Vale la pena ricordare che l'Italia
contribuisce al 17% del bilancio dell'Unione Europea (UE). L'UE ha investito a
livello regionale 114 mln. Euro nel periodo 2008-2013 e sta investendo 166 mln.
Euro nel periodo 2014-2020. Tuvalu è il destinatario di uno dei nuovi PIN incentrato
sulle energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti, gestione delle risorse idriche e servizi
igienico-sanitari, del valore di 6,8 mln. Euro (nell'ambito del programma precedente
era 7,0 mln. Euro).
RAPPORTI BILATERALI
- Interscambio commerciale
L’interscambio commerciale tra Italia e Tuvalu si attesta, da anni a questa parte, su
valori minimi, con in evidenza filati e legname. Secondo gli ultimi dati ISTAT nel
2014 l’Italia ha esportato a Tuvalu prodotti finiti per un valore totale di 45.013 € (61,6% rispetto al 2013), mentre per le nostre importazioni da Tuvalu il dato più
attualizzato riguarda il 2013, quando hanno registrato un totale di 156.918 € (non si
riportano raffronti ad anni precedenti).
- Cooperazione
L’Italia ha finanziato attività di cooperazione allo sviluppo sia attraverso i fondi
dell’Unione Europea che attraverso il Programma FAO Support to the Regional
Programme for Food Security in the Pacific Island Countries. Nell’ambito del
Progetto Regionale FAO di Sicurezza Alimentare Food Security, a Tuvalu erano
operativi due progetti: Development of nurseries to support home gardening for food
security (72,106 US$) e Piggery Development in Tuvalu (76,583US$).
Il governo italiano ha finanziato anche un progetto di aiuto allo sviluppo per il
miglioramento della sicurezza idrica di Tuvalu con un contributo di 128,150 US$. Il
progetto, eseguito dall’UNDESA con inizio il 1 luglio 2006, ha avuto come scopo
quello di contribuire al miglioramento delle risorse e dei servizi di distribuzione
idrica a Tuvalu, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento
idrico.
Nell’ambito del Programma Italiano di Cooperazione sul Cambiamento Climatico nei
Paesi Insulari del Pacifico, l’Italia ha finanziato l’installazione, avvenuta nel 2010, di
un generatore fotovoltaico di 46 Kw collegato con la rete elettrica generale nell'isola
di Vaitupu.
Nel 2007, l'Italia ha avviato un programma di partnership a lungo termine sulle
energie rinnovabili e l'efficienza energetica con 14 Paesi SIDS, che si è dimostrato
così efficace e concreto da catalizzare la partecipazione di altri donatori quali Austria,
Lussemburgo e Spagna. Tuvalu è tra i 14 destinatari membri; alcuni progetti sono
attuati a livello nazionale, altri a vivello regionale. Finora l'Italia ha investito nella
regione del Pacifico più di 10 mln. US$, impegnandosi per altri 6 mln. US$,
condividendo coi SIDS l'aspirazione ad un mondo sostenibile.
Nel 2008, l’Italia ha contribuito con 16.5 mln di Euro per finanziare un programma di
mitigazione dei cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili nel
Pacifico, di cui ha beneficiato anche Tuvalu. Nel marzo 2015, l’Italia ha aiutato
Tuvalu devolvendo 100.000 Euro alla ricostruzione dei villaggi distrutti dal ciclone
Pam.
A Tuvalu, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), con
fondi italiani (800.000 US$) ha implementato un progetto denominato “Tuvalu
Photovoltaic Electricity Network integration Project – TPVENI”. Un altro progetto,
denominato “Tuvalu Energy Revolving Fund” (210.000 US$) è stato approvato dal
7th Joint Committee tenutosi a settembre 2015 a New York. Un terzo è direttamente
implementato: “PV Standalone Home System (SHS) and Cooling Storage Facility for
Niulakaita and Funafala Uslet, Funafuti” (del valore di 300.000 US$). Inoltre, in
occasione dell'ultimo devastante ciclone Pam del marzo 2015, l’Italia ha stanziato
100.000 US$ attraverso FICROSS per le attività di prima assistenza a Tuvalu.
Tuvalu ha in più occasioni cercato l’ausilio dell’Italia per mediare in sede EU per
superare il “cartellino giallo” della pesca; l’Italia e’ rimasta similmente a disposizione
per coadiuvare Tuvalu nel processo di epulsione dalla “black list” finanziaria del
MEF, da cui il Paese e’ stato rimosso all’inizio del 2016.
- Candidature e interessi italiani
Tuvalu è solitamente ben disposto verso le candidature italiane alle varie
organizzazioni internazionali. Da segnalare da ultimo il sostegno a:
- Consiglio di sicurezza dell’ONU (2007-2008)
- Consiglio dei diritti umani dell’ONU (2007-10)
- Consiglio ICAO (2007-2010)
- Consiglio di sicurezza dell’ONU (2017-2018)
Quanto alla riforma del Consiglio di Sicurezza, Tuvalu si è sempre espresso in favore
delle aspirazioni giapponesi, in ragione anche del peso degli aiuti bilaterali concessi
da Tokyo.