Recensione - accademia degli intronati

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Recensione - accademia degli intronati
IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU BULLETTINO SENESE DI STORIA PATRIA, 116, 2009
CARLO TIBALDESCHI, ALESSANDRO SAVORELLI, VIERI FAVINI, Popolo di Toscana, cavalieri di
Francia. L’araldica del Palazzo Comunale di San Gimignano, “Nobiltà. Rivista di Araldica,
Genealogia, Ordini cavallereschi”, XV, 2008, n° 82, pp. 25-74.
I tre saggi, strettamente collegati l’uno all’altro, ricostruiscono, attraverso le vicende
araldiche, alcuni momenti importanti della storia medievale e moderna di San Gimignano.
Carlo Tibaldeschi (San Gimignano. La storia dello stemma) ricostruisce le fasi attraverso
le quali si è andato consolidando lo stemma con il leone bianco rampante in campo oro e
rosso, che ha sostituito, già nel corso del XIII secolo, lo stemma con l’immagine di san
Gimignano attestato alla metà di quel secolo. In maniera particolare, un interessante
approfondimento è rappresentato dall’analisi fatta dall’autore della vicenda della palla
azzurra con i tre gigli posta fra le zampe anteriori del leone, che ha spodestato l’originale
scudetto (simbolo della fedeltà alla casa di Francia) finendo con il configurarsi come atto di
ossequio alla casa granducale dei Medici fiorentini. Un equivoco al quale è stato posto
riparo, nell’araldica ufficiale di questa città, solo in anni recentissimi.
Alessandro Savorelli (Il fregio araldico “angioino” nella Sala di Dante) riconsidera le
decorazioni della famosa sala del Palazzo Pubblico alla luce dell’araldica degli stemmi in
essa presenti, e ne deduce che le scene cavalleresche non costituiscono un omaggio a
Carlo I, come a lungo si è sostenuto, ma a Carlo II, i cui cavalieri del seguito inalberavano,
appunto, le insegne raffigurate sulle pareti. A conclusione del suo saggio, peraltro,
Savorelli apre un affascinante cantiere di studio, facendo propria l’ipotesi (già suggerita da
altri studiosi) che le scene di torneo non siano tali ma, in realtà, considerata la data delle
loro realizzazione, siano la memoria storico-iconografica della battaglia di Campaldino da
poco combattuta e vinta dai guelfi contro il residuo partito ghibellino della Toscana.
Infine, Vieri Favini (Il pavese araldico-istituzionale del Comune nella cornice della Maestà)
analizza le decorazioni che circondano la Maestà commissionata dal podestà Nello dei
Tolomei a Lippo Memmi nel 1317, per rintracciare, negli stemmi che la scandiscono, la
memoria delle istituzioni politiche e territoriali sangimignanesi in un momento in cui si
stava accelerando il progressivo moto di sottomissione nei confronti di Firenze: quasi un
memento dell’autonomia comunale locale ormai in fase di progressivo tramonto.
d.b.