Le testimonianze

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Le testimonianze
CAPITOLO VIII
Le testimonianze
8.1 Gli italiani nel Paraguay
La storia degli italiani nel Paraguay è antica e interessante. Essi hanno
contribuito alla formazione e sviluppo dell’economia nazionale dai remoti tempi della conquista e colonizzazione.
Il progresso di questo paese fu favorito dal libero interscambio, dall’immigrazione di braccia italiane e da capitali europei.
Nel periodo che va dal 1840 al 1870, cioè sotto la dittatura di Lopez,
cominciarono ad affluire nel Paraguay numerosi italiani. In un primo
tempo furono attratti esclusivamente dalle attività commerciali e si stabilirono nel paese solo occasionalmente. Più tardi, quando vennero concessi i diritti civili e si autorizzò la libera entrata, la nostra emigrazione
aumentò sensibilmente.
Il Presidente Carlos Antonio Lopez cercò di attrarre l’immigrazione
impegnandosi a migliorare le condizioni economiche del paese, sebbene
con poco esito. Con queste mire, pubblicò un decreto a favore degli stranieri che apparve sul “Paraguaiano Indipendente” il 20 novembre 1845.
Il decreto prevedeva il rispetto e l’uguaglianza delle relazioni con le
potenze estranee, promuoveva l’amicizia e l’armonia.
Seguirono altri sedici articoli favorevoli agli stranieri eppure non si
permetteva loro di acquistare beni immobili nel Paraguay, né di sposarsi
con le “figlie del paese”, senza il permesso speciale del Governo. Questo
divieto era alla base del motivo per il quale molti italiani decisero di
stabilirsi nel Paraguay. Molti finirono per cercare la propria compagna
nell’ambiente stesso della Collettività, scegliendola, quasi sempre, della
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loro medesima provincia italiana, della stessa città natia. Furono queste
le famiglie che rimasero più avvinte alla Patria da forti legami di nostalgia.
Nel 1865, la guerra sconvolse tutto il territorio del Paraguay e la
Triplice Alleanza decimò buona parte degli italiani residenti che si spense, in parte combattendo, in parte a causa delle epidemie e della fame.
Dei sopravvissuti, alcuni erano artigiani, altri giovani sognatori che cercavano di organizzare il lavoro della popolazione locale. Si avvertiva il
bisogno di un focolare comune dove il sentimento potesse riscaldarsi,
dove la fede potesse alimentarsi, dove le ferite si lenissero.
Nacque, così, nel 1871, la coraggiosa Società Italiana di Mutuo
Soccorso. Nel giorno dell’inaugurazione apparve per la prima volta la
luce elettrica portata dagli italiani per illuminare i locali dei festeggiamenti. È questa l’epoca in cui il dinamismo degli italiani-lucani invade
tutti i campi. In ogni opera, in ogni impresa, c’era sempre un nostro concittadino.
Qui di seguito verranno presentati alcuni dei lucani più conosciuti che
nel loro campo hanno fatto onore al Paraguay mettendo in luce carattere,
dignità e perseveranza.
8.2 Testimonianze dal Paraguay
Recuperare informazioni sui lucani emigrati in Uruguay e Paraguay
non è stato affatto facile, trattandosi comunque di un’emigrazione che ha
visto il suo culmine agli inizi del secolo scorso.
Ciò ha comportato l’impossibilità di intervistare i diretti interessati, o
per lo meno quelli che hanno vissuto il boom di quella emigrazione.
A ciò si aggiunge un dato di fatto: spesso i loro figli o nipoti non
hanno nessun tipo di rapporto con la propria terra d’origine e quindi con
i parenti che abitano nella nostra regione.
Le tante associazioni di lucani presenti in tutto il mondo sono nate,
appunto, con l’intento di recuperare la propria cultura, le proprie tradizioni e di instaurare un rapporto di solidarietà e gemellaggio con tutti gli
italiani nel mondo e non solo con quelli che abitano in Italia.
Ciò ha dato avvio, soprattutto nell’ultimo cinquantennio, a un vero
proprio studio teso alla ricostruzione della storia dell’emigrazione o
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meglio di quella che da molti viene definita una vera e propria “diaspora
orfana di italiani” e dunque anche di lucani.
Sono stati milioni gli italiani costretti ad abbandonare, per fame e
disperazione, la propria terra e i propri cari, alla ricerca di una terra spesso lontana e straniera, ma ricca di promesse non sempre mantenute.
La loro è una storia di uomini disperati ma coraggiosi, di gente partita
con il solo desiderio di ritornare il prima possibile, di uomini che stringevano nelle proprie mani le foto sgualcite di mogli e figli, di umili che
nei momenti di difficoltà ricorrevano all’adorato santo o alla madonna
lasciati nella parrocchia del proprio paese e, spesso, anche la storia di
uomini e donne vinti dalla solitudine e dalla povertà.
Testimonianze di lucani
Sia per quel che riguarda le testimonianze dei lucani che si trovavano
o tuttora si trovano nell’Uruguay e Paraguay, è stato fondamentale l’aiuto
avuto da due persone che occupano posizioni di un certo livello, soprattutto all’interno di Associazioni di lucani o di riviste indirizzate agli emigrati italiani.
Per ciò che concerne il Paraguay, la maggior parte delle notizie
reperite mi sono state spedite tramite e-mail dal dottor Antonio Fossati,
Presidente della rivista “La voce degli Italiani del Paraguay”, nata soprattutto con l’intento di allacciare una collaborazione strettissima e continua
tra gli italiani che ormai abitano definitivamente in Paraguay e con quelli
che abitano nella loro terra d’origine.
Sul numero 11-12 del 2004, in occasione del biennio del nuovo
nome della rivista che, nel 1993, anno della fondazione, si chiamava
“Interscambio e cooperazione” così scrive Antonio Fossati “…la sua
finalità, prima ed ultima, era ed è quella di servire alla comunicazione
fra italiani tutti e loro discendenti, fra italiani d’Italia e del Paraguay
e FRA GLI ITALIANI E PARAGUAIANI, intesa questa comunicazione,
come un bene supremo”.
E questa comunicazione avviene sicuramente nel miglior modo possibile. Basta, infatti, sfogliare anche in maniera superficiale questa rivista
per rendersi conto che essa affronta una serie di tematiche tutte importanti e finalizzate non solo al mantenimento di un contatto vivo tra gli
italiani di Italia e del Paraguay, ma soprattutto al ritorno dei nostri connazionali in patria. Ogni regione ha, a sua disposizione, delle pagine all’in-
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terno della rivista in cui dare voce agli emigrati, oppure, in cui è possibile raccontare la propria storia di vita o che le autorità possono utilizzare
per fini benefici o per comunicazione di qualsiasi genere.
Nel numero analizzato spicca, in prima pagina, la “Carta dei cittadini
italiani all’estero” in cui sono elencati in maniera chiara tutti i diritti dei
nostri connazionali sparsi nel mondo e, soprattutto, un elenco degli atti
gratuiti che possono essere richiesti presso le Ambasciate italiane presenti all’estero.
La particolarità di questi articoli consiste nella possibilità di leggerli
sia in spagnolo che in italiano, in modo da renderli accessibili, sia agli
italiani che desiderano sapere cosa succede ai loro connazionali all’estero, sia agli emigrati che vogliono leggere nella propria lingua d’origine e,
sicuramente anche ai figli o nipoti di emigrati che magari non conoscono
bene l’italiano.
La regione che sicuramente occupa più pagine è il Trentino Alto
Adige, visto che i trentini costituiscono la presenza italiana più rilevante, soprattutto nel Paraguay. Sono molte anche le iniziative intraprese da
questa regione per il ritorno dei corregionali nella terra di origine e per
quello dei loro figli o nipoti.
Una delle possibilità è certamente quella di ottenere il riconoscimento
in Italia dei titoli di studio delle professioni sanitarie conseguiti all’estero
e di cui è possibile richiedere l’equipollenza, senza dimenticare sicuramente tutti i concorsi indetti continuamente per l’assegnazione di licenze
a favore di emigrati all’estero e di loro discendenti, per la frequenza,
anche attraverso internet, a Corsi di Laurea di cultura italiana, oppure le
tante borse di studio per corsi di italiano on line.
Interessante e, soprattutto, indicativo delle tante iniziative che realmente in Italia si intraprendono a favore degli emigrati sparsi in tutto il
mondo, è l’articolo di pagina 21 intitolato “Assegno di solidarietà agli
italiani all’estero” in cui, appunto, viene comunicata l’iniziativa ripresa
da un gruppo di parlamentari sull’attribuzione di un assegno di solidarietà per i cittadini italiani anziani residenti all’estero.
Senza dubbio, un ruolo importante va all’Associazione dei Lucani
del Paraguay, costituita il 24 marzo 2004 con la speciale partecipazione
dell’On.le Rocco Curcio Presidente della Commissione dei Lucani nel
Mondo.
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Tra gli obiettivi:
ÿ Assistenza medica e ospedalizzazione agli emigrati italiani in
Paraguay.
ÿ Borse di Studio post grado per studenti.
ÿ Corsi di laurea in lingua e cultura italiana con una durata di
tre anni.
ÿ Soggiorni di studio offerti dall’Università della Basilicata
affinché gli alunni e le alunne conoscano la regione dei loro
nonni e bisnonni.
ÿ Stage presso imprese della Basilicata.
Certo, il timore che i contatti tra gli italiani sparsi in tutto il mondo
e quelli che si trovano in Italia si affievoliscano fino a sparire del tutto
è reale e possibile. A questo proposito, è esemplare una e-mail ricevuta
dal dottor Antonio Fossati, in cui si ripercorre la storia degli emigrati e in
cui si accenna alle tante difficoltà che i nostri nonni e padri hanno dovuto
sopportare in una terra lontana e straniera, ma sempre a testa alta e con
l’onore e la fierezza di essere italiani.
Ai giovani l’appello di ripercorrere la stessa strada dei padri e delle
madri e il desiderio di convocare un Primo Congresso di Giovani Italiani
e Discendenti di tutte le regioni “in modo da sentire più vicino il calore
dei nostri connazionali di tutto il mondo e ravvivare quella fiamma tricolore che veglia palpitante in ognuno do noi”
A proposito delle Associazioni che con modalità e con tempistiche differenti hanno operato a favore degli emigrati in Paraguay, sempre il dott.
Antonio Fossati ci fa conoscere, attraverso il testo riportato, la Società
Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia”, che lui definisce essere stata la prima istituzione “a dimostrare quanto il senso di
maturità della donna sia più equanime e spiccato dell’uomo”.
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CENTODIECI ANNI DOPO
Sua eccellenza l’Ambasciatore d’Italia nel Paraguay, Dott.
Antonio Venturella e sua distinta consorte, alte autorità
dell’Ambasciata d’Italia, Presidente della Società Italiana
di Mutuo Soccorso, Presidente della Società Dante Alighieri,
signore e signori: Grazie per essere qui con noi, lo interpretiamo
come un gratificante stimolo. Ora, veniamo all’essenza della
nostra missione:
È chiaro che nessuno ha mai regalato niente. Chi pensa nei
regali come espressione di comprensione ed altruismo, deve
anzitutto distinguere due cose fondamentali:
1)
i mille guarani che diamo all’occasionale richiedente
per togliercelo di dosso, non è altro che obbligarlo a
continuare su quella strada, infatti, quando l’ha spesi
tornerà a chiederli;
2)
se invece insegniamo ad essere utile a se stesso ed al
prossimo, ossia, a guadagnarsi i mille guarnì, con I’azione
e con 1’esempio, contribuiamo a risolvere un problema
sociale e guadagniamo stima e rispetto di tutti. Questo
secondo concetto è il vero aiuto, il vero regalo.
Abbiamo parlato dell’azione e dell’esempio, e qui torniamo
ad un’espressione limata dall’uso, “la mano che muove la
culla governa il mondo”.
Il dodici novembre 1893 nasce, anche qui dalla costola
dell’uomo, la società femminile Italiana di Beneficenza
“Margherita di Savoia” a iniziativa di alcuni membri della
Mutuo Soccorso. Il fine, senza ombra di dubbio lodevole,
anche se nel fondo, vista l’estrema protezione, aveva il viso di
essere un complemento per avere la mente occupata.
E qui ci viene alla
di un falegname,
immaginazioni non
pensò subito come
in pace.
memoria un ragazzino birichino, nipote
che con le sue intrepide energie ed
lasciava lavorare il nonno. Quest’ultimo
occupare il tempo del nipote e lavorare
Bastò uno sguardo sui muri, per vedere un mappamondo che
per la sua funzione, in falegnameria non era indispensabile.
Lo prese e lo mostrò all’intrepido ragazzino dicendo: “guarda
bene questo mappamondo, l’hai guardato bene ripete il
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nonno? Si! rispose il nipote, lo gira e comincia a strapparlo,
fatti mille pezzetti del mappamondo, dice al nipote: “ecco
la colla, una tavola grande, quando avrai ricostruito il
mappamondo, tale quale era prima, vieni da me.”
Sicuro il nonno di aver trovato la soluzione per un bel po’ di
tempo, lo lascia e continua il suo lavoro.
Sorpresa! quando il nipote in pochi minuti ritorna con il
compito fatto alla perfezione. Il nonno guarda e riguarda,
pieno di stupore per la grande precisione, si rivolge al nipote
con tanto affetto e dice:
“sei bravissimo, un asso di grande valore, e, da bravo che
sei, mi devi dire come hai fatto”, semplice replica il nipotino
soddisfatto dalle lodi del nonno, “quando tu mi hai fatto
vedere il mappamondo, io non ho proprio capito niente,
pero quando l’hai girato dietro c’era la figura di un uomo, io,
dice il nipote, non ho fatto altro che ricostruire quella figura
perché mi ha colpito”.
Le donne non siamo differenti dagli uomini, soltanto abbiamo
un’altra funzione. Il mondo è stato creato e portato ai livelli
che noi conosciamo grazie al ruolo di queste due funzioni:
dell’uomo e della donna. Se riusciamo a comprendere che
queste vanno di pari passo, capiremo quanto impropria sia la
discussione di “maschilista e femminista”.
Non è questione di lui o di lei, è questione, come abbiamo
vista nell’esempio riportato, di capire cosa vogliamo fare e
dove vogliamo arrivare.
E qui mi voglio permettere di esprimere che le MARGHERITE
compresero pienamente la loro missione, al punto che,
secondo la storia, dodici anni dopo, 1905, dietro il titolo di
proprietà della Mutuo Soccorso che della via Palma fu estesa
fino a toccare la Via Estrella, la nuova costruzione, come lo
attesta un notaio, corrisponde in parti uguali alla Società
Femminile Italiana Margherita di Savoia ed alla Società di
Mutuo Soccorso.
Quindi il ruolo e stato ben compreso, soprattutto se teniamo
conto, secondo la storia, che nel 1919 le MARGHERITE insieme
alla Mutuo Soccorso iniziarono la costruzione del Cimitero
Italiano, essendo la prima associazione proprietaria di un
terzo dello stesso.
Oggi, centodieci anni dopo, vogliamo sottolineare la fedeltà
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alla nostra missione ampliando il campo d’azione che questa
nuova casa, tutta margherite, ci permetterà, divisare nuovi
orizzonti, nuove esigenze e, soprattutto, un nuovo concetto
di aiuto.
S’intenta bene il significato dei ruoli a cui abbiamo fatto cenno,
non si tratta di maschi o femmine, si tratta semplicemente del
termine “uomo” che, in quanto tale è composto da maschi e
femmina e viceversa.
Di nuovo, vogliamo ringraziare tutti per la vostra presenza che
interpretiamo come solidarietà e fiducia al nostro impegno,
sia come mamme che come protagoniste insieme a tutti voi
di queste nuove aspirazioni per un mondo più umano per i
nostri figli e per tutti.
Società Femminile Italiana di Beneficenza
“Margherita di Savoia”
Asunción
La Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita
di Savoia” fu fondata il 12 novembre 1893, in Asuncion del
Paraguay, agli scopi, secondo l’articolo 2 dello Statuto, di
promuovere lo spirito di fratellanza e di patriottismo, la morale
e il progresso, basati sulla beneficenza tra le socie, le loro
famiglie e tutti gli italiani in generale: promuovere l’istruzione
dei figli, delle socie, per quanto i mezzi sociali lo permettano,
e finalmente estendere i soccorsi pecuniari anche fra i
bisognosi non italiani.
La lingua ufficiale della Società è l’italiano. La bandiera
della Società è quella italiana con, nel centro, una corona di
margherite intrecciate col nome del sodalizio. Le socie sono
tutte italiane, figlie o mogli di italiani, nate qui o altrove. La
Società possiede un edificio in via Estrella n. 232 – 234 – 236,
valutato dalla Officina di Contribuzione Immobiliare pesos
1.310.000, la cui proprietà è in condominio per metà con la
Società Italiana di Mutuo Soccorso però funziona con sede in
un locale di questa in via Palma 235.
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Attualmente le socie sono 302.
Risulta nel Consiglio di Amministrazione con la carica di
Consigliere Erminia G. Scavone di origini lucane.
Il valore del patrimonio sociale della Società, alla data del 31
ottobre 1938, è di $996.788,49 (pesos c/l).
La Scuola Italiana “Regina Elena”
Asunción
La prima scuola italiana di Asuncion fu fondata, sotto il nome
di “Dante Alighieri” dalla Società Italiana di Mutuo Soccorso
e dalla Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita
di Savoia” il 14 marzo 1895.
Si mantenne con proventi propri e con sussidi delle due
Società fondatrici, e fu chiusa nell’anno 1900 per difficoltà
finanziarie.
La seconda scuola italiana, attuale “Regina Elena” fu fondata
nel 1909 dal “Comitato Femminile di Patronato per la cultura
italiana nel Paraguay”.
Dal 1909 al 1912 questa scuola funzionò con corsi liberi
di italiano, d’insegnamento di musica, ricamo e pittura.
In quest’ultimo anno, per ordine del Consiglio Nazionale
Scolastico del Paraguay, si dovette aggiungere una sezione
spagnola con cinque corsi completi di scuola elementare
d’accordo all’organizzazione scolastica ed ai programmi di
studio paraguaiani.
Compiute l’esigenze del Consiglio scolastico, si è adottato
l’orario mattutino per la sezione italiana e pomeridiano per
la spagnola.
La Scuola possiede un ampio ed elegante locale roprio,
acquistato, riadattato ed ampliato per mezzo di generose
contribuzioni della Colonia.
Per la raccolta di tali fondi si costituì al principio del 1929
un comitato della “Dante Alighieri” che poté investire
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nell’acquisto del locale e nei successivi adattamenti la
somma di circa 600.000 pesos.
L’Ispettorato Nazionale delle Scuole del Paraguay ha
sempre rilasciato i maggiori attestati di benemerenza a
questa scuola, dichiarandola una delle migliori della capitale
e riconoscendo in lei un prezioso strumento per il progresso
intellettuale e morale del paese e per un sempre maggiore
scambio intellettuale tra l’Italia e il Paraguay.
Si annoverano tra i donatori per l’acquisto dell’edificio della
Scuola Italiana “Regina Elena” i seguenti lucani: Caggiano
Francesco; Spinzi Cav. Angelo; Marchese Cav. Antonio.
Quest’ultimo costruì un’aula a sua spese valutata 50.000
pesos.
Società Italiana di Mutuo Soccorso
Asuncion
La Società Italiana di Mutuo Soccorso fu fondata il giorno 8
settembre 1871 nella città di Asuncion del Paraguay, venne
riconosciuta come ente giuridico il 31 ottobre 1910.
Lo Statuto fu riformato e sanzionato dall’Assemblea generale
il giorno 16 dicembre 1917, venendo approvate le introdotte
modificazioni con Decreto del Superiore Governo nel giugno
del 1918.
La Società fu costituita, come dice l’articolo numero 1 dello
Statuto, agli scopi dell’aiuto reciproco materiale e morale,
dell’unione beneficenza fra gli italiani residenti nella capitale
del Paraguay, della fratellanza colle analoghe società
italiane esistenti negli Stati dell’America del Sud, e quello
infine di promuovere l’istruzione e la cultura italiana dei soci
e dei loro figli.
Il vessillo sociale è il Tricolore coll’allegoria di due mani che si
stringono e il nome della società. L’idioma della Società è la
lingua italiana. I soci sono tutti italiani e figli di italiani.
Il Presidente è il Cav. Antonio Marchese, nato a Potenza il 14
gennaio 1870, ha rivestito questa carica per ben 11 volte.
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Società Italiana di Mutuo Soccorso – Asunciòn - PARAGUAY
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Storie dal Paraguay
Il dott. Antonio Fossati, conosciuto via e-mail tramite il consigliere
della Provincia di Potenza, Vito Bochicchio, sin dall’inizio è sempre
stato molto entusiasta delle mie ricerche e si è adoperato affinché potessi
ricevere più informazioni possibili riguardanti emigrati lucani presenti in
Paraguay, ammettendo sin dall’inizio che sono poche le vicende documentate dei lucani e, che queste, riguardano soprattutto nostri corregionali che si sono distinti per le loro capacità economiche.
Il tempo purtroppo non ha giocato a nostro favore, ma certamente non
mancheranno le occasioni di approfondire un discorso che si è rivelato
interessante per la ricostruzione della storia dell’emigrazione e soprattutto di quella che si è diretta sia verso il Paraguay che l’Uruguay.
Le storie, spedite dal dott. Fossati e da me tradotte, riguardano le
famiglie MATERI e MASI.
Un antenato della famiglia MATERI emigrò in Paraguay nel lontano
fine Ottocento e da cui provengono una serie di discendenti, alcuni dei
quali distintisi per vari motivi.
Di questa famiglia viene ricostruita la genealogia qui di seguito.
Storia della famiglia Materi
“La famiglia Materi, forse, trae il nome dalla città di Matera,
luogo di origine. In principio, perciò, il suo nome era Matera
o De Matera.
Da Matera la famiglia si trasferì a Cosenza, in Calabria, poi
un discendente tornò in Basilicata, a Grassano e si sposò con
Nunzia Pace nata il 28 maggio del 1770.
Da quella discendenza di Grassano nacquero personalità
importanti. Nella prima metà dell’Ottocento, i fratelli
Francesco Paolo e Luigi Michele sposarono la stessa donna,
Marianna Blasi, rimasta vedova prima dell’uno e, poi, sposa
dell’altro. Tra i numerosi figli ci fu l’onorevole Francesco Paolo
(1842-1910) signore della Grancia.
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Dall’onorevole Francesco Paolo e da Teresa Giliberti nacque
lo scrittore Luigi Materi, autore del libro “L’ultima canzone
– il Romanzo della Grancia”, 1922, ed. Erreci 2003, a cura
dell’Amministrazione Comunale di Brindisi di Montagna.
Luigi MATERI studiò Giurisprudenza e si laureò a Napoli. Sposò
anche una nobile napoletana, Caterina Franchini. Ebbe
quattro figli, tra cui Paolo, magistrato, e Anna che poi sposò il
conte Carlo Caracciolo di Brienza.
Scrisse diversi libri di vario tipo ed era conosciuto come un
grande amatore di donne… . Oggi restano la figlia Anna, di
novanta anni, e una nipote, Maria Teresa Bartoli.
Un altro discendente fu Filippo Materi.
Questi nacque ad Irsina, città nella provincia di Matera il 13
marzo 1850 e i suoi genitori furono: Raffaele Materi e Pasquala
Maria Meniano.
Si sposò in Potenza nel 1873 con Luigia Chiara Anna Maria
Cossidente, nativa di Potenza.
Ebbero la loro prima figlia sempre a Potenza nel 1880 e la
chiamarono Arcilia.
Cominciarono a viaggiare per l’America dal 1881: il primo
dicembre di quell’anno si presentò davanti al Consiglio di
Medicina e Igiene Pubblica che era formata dal Presidente
del Consiglio, dott. Guglielmo Stewart e da Francisco Morra
per provare la sua idoneità mediante un esame per esercitare
la professione di farmacista.
Infatti esercitò la professione farmaceutica aprendo una sua
farmacia presso via Villarica (attuale Palma) il 15 agosto.
Ebbe 7 figli nel Paraguay, uno di questi fu il dott. Alfredo
Materi che si sposò con Leopoldina Lezcano, argentina.
Fece il medico nel suo paese fino a quando smise per aiutare
il prossimo e darsi al lavoro umanitario in occasione della
peste bubbonica portata verso la fine del XIX sec. da un carro
proveniente dall’India e che portava riso.
In seguito lui e la sua famiglia decisero di vivere nella città di
Diamante, in Argentina, dove egli continuò ad esercitare la
sua professione fino alla fine dei suoi giorni, principalmente
presso l’Ospedale Centrale.
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Qui c’è un busto di marmo in suo onore e in ricordo della sua
persona e del suo impegno umanitario.
Inoltre una strada della città di Diamante porta tuttora il suo
nome””.
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Aida MATERI si sposò con il dottor José Caldarera. Andarono
a vivere a Encarnacion. Ritornarono ad Assuncion, dopo il
tornado nell’anno… che distrusse gran parte della città.
Ebbero cinque figli: Rafael, Umberto, Elena, Maria Esther e
Felipe.
Elena MATERI si sposò con il dottor Eliseo Sisa, Presidente della
Corte Suprema di Justicia. Non ebbero figli. Elena si dedicò
alla pittura a olio. Ottenne vari premi dalla Scuola di Belle Arti,
alcuni dipinti, fra i più belli, furono premiati con la medaglia
d’oro nell’anno 1907 (La Salida y La Puesta del sol).
Maria Esther MATERI si sposò con il dottor Raùl Heyn, ebbero
tre figli: Maria Anselma, Maria Deidamia e Maria Adela.
Felipe MATERI si sposò con Carmen Felisa Lopez Piccinini.
Terminò i suoi studi nel 1916 nel Colegio Nacional. Si dedicò
al commercio e al giornalismo. I suoi articoli, pubblicati
sul giornale “La Tribuna”, erano rivolti principalmente alle
problematiche giovanili. Ebbe due figli: Alfredo e Carmen
Luisa. Nel libro del dottor Teodosio Gonzalez, dal titolo
“Infortunios del Paraguay” dell’anno 1931, si incontra la figura
di Monsignor Materi che venne inviato a Roma per accertare
se in quell’anno esisteva in Paraguay una legislazione che
regolasse i rapporti dello Stato della Chiesa e stabilisse le
procedure per le elezioni degli ecclesiastici.
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Storia della Famiglia Masi
La storia è narrata dal dott. Domingo A. Masi Vallarino, figlio di don
Domingo Antonio Masi Orofino, che grazie anche all’aiuto della nonna
paterna, donna Rosa Orofino, tra gli anni 1930-1940, è riuscito a raccontare la vita e i successi conseguiti dai discendenti di questa famiglia.
Mio padre raccolse personalmente molte informazioni, attraverso
una fitta corrispondenza epistolare con i capofamiglia di alcuni gruppi
familiari.
Il suo fu un grande e minuzioso sforzo, che permise a mio padre di
realizzare un albero genealogico della famiglia Masi, a partire dall’anno
1777, data di nascita del bisnonno don Raffele Masi, in Forenza, fino al
1990, quindi, 213 anni di storia familiare.
Ci racconta ciò che accadde al gruppo familiare in America
(Paraguay e Argentina) a partire dall’anno 1872, tralasciando ciò che
accadde al resto della famiglia rimasta in Italia. Fu grande il suo stupore quando in occasione di un viaggio in Italia, nella sola città di Napoli,
alcuni anni fa, sulla guida telefonica locale figuravano più di 100 persone con il cognome “Masi”.
Lo stesso si verificò in alcune città degli Stati Uniti d’America, non
solo trovò persone con lo stesso cognome, ma, anche, parenti che si
erano diretti verso questo paese, nei tempi passati, appartenenti al grande albero genealogico della sua famiglia.
Ricordo l’emozione che provai quando, in occasione di una visita alla
Escuela de Salubridad dell’Università di Porto Rico, ebbi il piacere di
stringere la mano del Prof. Dr. Alfonso T. Masi, originario della Georgia
(USA), professore di epidemiologia.
Il lavoro iniziato da mio padre nel 1930 fu interrotto alla fine dell’anno 1950, ciò significa che a partire da questa data, l’albero genealogico,
non fu aggiornato regolarmente con gli eventi che si verificarono negli
ultimi 40 anni.
Nel 1950 pensammo di abbandonare definitivamente il lavoro cominciato da mio padre e mia nonna, ma ciò apparve come un atto imperdonabile; così prendemmo la ferma decisione di riprenderlo nuovamente e
aggiornarlo fino ai nostri giorni.
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Devo dire che con grande soddisfazione questo compito è stato portato a termine grazie alla disponibilità offerta da tutti i familiari.
Guardando attentamente l’attuale albero genealogico familiare, si
può notare come il vincolo familiare esistente è molto ramificato, se consideriamo che nell’anno 1872 solo tre furono i pionieri che vennero in
America: Antonio, Michele e Angelo Masi. Oggi sono trascorsi 118 anni
e da quella data (1872-1990), è cominciata la storia di una onorata
famiglia che comprende più di 900 membri e che oggi onorano la società
argentina e paraguaiana.
Non conosciamo se qualcosa di simile si è prodotto in seno ad altra
famiglia italiana.
Asuncion del Paraguay, anno 1990
Dr. Domingo A. Masi Vallarino
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Storia della famiglia MASI
dal 1777 al 1990
Informazioni generali sul paese di origine
La famiglia Masi è di origine italiana, la culla della famiglia
Masi è il Municipio di Forenza.
Fin dai tempi antichi, Forenza è un paese agricolo-pastorale,
dove si coltiva con preferenza la vite e l’olivo, ragione per
cui le sue industrie producono vino, olio di oliva. Malgrado il
numero scarso di allevamento da latte tuttavia si produce il
formaggio. In genere i cittadini di Forenza appartengono alla
razza bianca e professano la religione cristiana: la cattolica,
apostolica e romana.
L’origine del nucleo familiare. Periodo dal 1777 al 1872
Secondo l’informazione disponibile, alla fine del secolo XVIII
(anno 1777) nel municipio di Forenza, nacque Rafael MASI.
All’età di 26 anni (1803) contrasse matrimonio con Ana
Teresa, con la quale procreò 7 figli, ovvero: Carlos, Germina,
Maria Angela, Candido, Nicolas, Cayetano e Roque. Mentre
la maggioranza dei membri viventi nella parte rurale del
Municipio di Forenza si dedicavano alla coltivazione della
vite, l’olivo, il frumento, mais e cotone, don Rafael Masi
realizzava scarpe e stivali. Con il passare degli anni, i sette
figli di don Rafael Masi crebbero e contrassero matrimonio,
come segue:
Carlos con Luisa Solimena
Cayetano con Maria Josefa Pompa
Germina con Francisco Membrea
Candido con Teresa Boquichia
Nicolas con Victoria Patanera
Maria Angela con Carlos Pompa
Roque con Ana Cirenza
Da questo gruppo i membri della famiglia Masi cominciarono
ad aumentare.
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ANA TERESA
Cayetano
MASI
RAFAEL MASI
Cándido
MASI
7 HIJOS
Roque
MASI
Nicolás
MASI
Germina
MASI
Maria Angela
MASI
Carlos
MASI
ANA TERESA
RAFAEL MASI
Cayetano
MASI
ia
r
7 HIJOS
pa
r
no
am
a
fa
m
il
Carlos
MASI
Luisa
SOLIMENA
Carlos
POMPA
Francisco
MAMBREA
Teresa
BOQUICHIA
Roque
MASI
Ana
CIRENZA
Nicolás
MASI
Germina
MASI
Maria Angela
MASI
Cándido
MASI
Victoria
PATANERA
es
p
Maria
Josefa
POMPA
a
os
s
115
Carlos Masi e Luisa Solimena con 4 figli maschi:
1.
Antonio si sposò nel 1862 con Atonia Cirenza dalla quale
ebbe una figlia di nome Rita. Sei anni più tardi (1868)
contrasse matrimonio con Filomenna Margiotti, dalla
quale ebbe 4 figli: Alfonso, Carlos, Assuncion, e Concilia.
2.
Miguel si sposò nel 1863 con Carmen Terramagra. Ebbe
7 figli, 5 maschi: Ernesto, Francisco, Manuel, Paqual e
Miguel e 2 bimbe: Brigida e Carolina.
3.
Angel si sposò nel 1867 con Ana Rosa Orofino. Ebbero 3
figli: Juana, Domingo e Adelina.
4.
Manuel si sposò nel 1879 con Crisitna Margiotti ed ebbe 6
figli, 3 maschi Carlos, Roque e Cosma Damian e 3 bimbe
Luisa, Angelita e Mariana.
Cayetano Masi e Maria Josefa Pompa con 3 figli maschi:
1.
Salvatore
2.
Rafael
3.
Alyandro sposato con Maria Travelino con 1 figlio
Cayetano
Maria Angel Masi e Carlos Pompa con 2 figli:
1.
Rafael sposato con Adela Malavessi con 2 figli Antonio e
Hector
2.
Micguel sposato con Atonia Falina con 1 figlio Francisco
Germina Masi e Francisco Mambrea con 4 figli:
1.
Francisco
2.
Antonio
3.
Ana
4.
Herminia
Candido Masi e Teresa Boquichia con 3 figli:
1.
116
Rafael
2.
Carolina
3.
Vicente sposato con Carolina Natale con 4 figli: Miguel,
Rosa, Carolina e Carlos.
Nicolas Masi e Victoria Patanera con 1 figlio
1.
Gerardo.
Roque Masi e Ana Cirenza con 1 figlio
1.
Carlos.
La decisione di emigrare In America
Verso la metà del XVIII secolo nei paesi dell’Europa
meridionale si parlava molto dello sviluppo dell’America, il
continente scoperto da Cristoforo Colombo.
L’Argentina in particolare stava cercando di reclutare un
gran numero di italiani,e spagnoli, e per questo faceva molta
propaganda.
In effetti questo giovane ed esteso paese aveva bisogno
di immigrati per accelerare il suo decollo e fruire della sua
immensa ricchezza.
Questo paese offriva molto all’emigrante: un clima
eccellente, immense pianure per stimolare l’allevamento
del bestiame bovino, grandi campi per coltivare la terra
principalmente con il frumento, l’avena, il mais e una grande
varietà di ortaggi.
L’industrializzazione cominciava appena a nascere e esisteva
una grande domanda di manodopera.
Grandi città stavano nascendo ai margini dei suoi fiumi
abbondanti, era evidente la necessità di manodopera
specializzata .
I Masi erano numerosi, e benché in Italia attraversavano
un buon momento per la produzione di vino e frumento,
ugualmente per i prodotti manuali che realizzavano, l’idea
di emigrare in America ogni volta balenava nella mente dei
giovani figli di don Rafael.
117
Fu in tal modo che i fratelli e i cugini conversavano costantemente soprattutto di questo argomento attirando favorevolmente l’attenzione sul futuro benessere della famiglia.
E tanto parlarono di questo argomento che un giorno maturò
l’idea di emigrare.
Il viaggio dei pionieri: Antonio, Michele e Angelo Masi
Siamo arrivati all’anno 1872. I tre figli maggiori, nati dal
matrimonio di Carlo Masi e Luisa Solimena, presero l’iniziativa
di partire per il Nuovo Mondo.
Los PIONEROS y sus ascendientes
ANA TERESA
RAFAEL MASI
ABUELOS
No emigraron al PARAGUAY
Carlos
MASI
Luisa
SOLIMENA
PADRES
Antonio
Miguel
gemelos, 41 años
Angel
HIJOS
Llegaron a la ciudad de
ASUNCION EN 1872
33 años
118
Erano i discendenti maggiori della famiglia. Antonio e
Michele erano gemelli e avevano 41 anni, mentre l’altro
fratello Angelo solo 33.
I tre erano sposati da vari anni e avevano dei figli: Antonio
aveva 5 anni, Michele 7 e Angelo 1 figlia.
Antonio e Michele facevano scarpe e stivali mentre Angelo
era sarto.
Prima di iniziare il viaggio i due figli maggiori invitarono il cugino
Raffaele Pompa Masi mentre Angelo invitò suo cognato
Domenico Orofino per convincerlo ad unirsi al viaggio.
Accettato l’invito per andare a Buenos Aires dagli altri
parenti già integrati, si adoperarono per trovare le risorse
economiche, acquistarono un grande lotto di materiale per
il lavoro.
Così, nel mese di gennaio 1872, intrapresero la marcia verso
la città di Melfi, distante da Forenza 50 km. Arrivarono a Melfi
verso il tardo pomeriggio dello stesso giorno, dopo aver
viaggiato 5 ore a cavallo, unico mezzo a quel tempo per
viaggiare nella regione.
A Melfi attesero nella stazione ferroviaria l’ora di partenza del
treno, fissata per la mezzanotte. Il treno li condusse a Napoli, il
grande meraviglioso porto di mare della penisola italiana.
Dopo aver sostato tre giorni in questa città, i viaggiatori
presero la nave che li avrebbe condotti a Genova, luogo dal
quale salpavano le grandi navi che si dirigevano negli altri
paesi del mondo.
A Genova ebbero la possibilità di conoscere la grande statua
eretta in memoria di Cristoforo Colombo che indicava con il
dito l’Occidente e il Nuovo mondo.
La traversata dell’Oceano Atlantico e l’arrivo a Rio de la Plata
e alla città di Buenos Aires durò più di venti giorni. Al termine
del lungo viaggio furono contenti e molto soddisfatti perché il
desiderio lungamente sognato si stava realizzando.
Non li preoccupò il fatto di non conoscere il paese, la lingua
e che gli mancassero gli amici.
119
Le prime attivita’ svolte nella citta’ di Buenos Aires
Nella città di Buenos Aires, i fratelli cominciarono a lavorare.
Rafael Pompa Masi che era sarto si unì ai cugini Michele e
Domenico Orofino. Quest’ultimo, contadino, aiutò il gruppo
nel lavoro. In questo modo gli argentini in pochissimi giorni
cominciarono a usare scarpe e stivali e vestiti su misura fatti
dagli italiani.
Mentre i giorni scorrevano tranquillamente nella splendida
capitale argentina, i fratelli cominciarono ad ascoltare i primi
commenti sul Paraguay.
Questi si riferivano alla disperata situazione che regnava
nel paese, dovuta alla sofferta sconfitta per la guerra della
Triplice Alleanza e che stava ora per concludersi.
Prestavano ascolto al fatto che il Paraguay si trovava
schiacciato dopo una guerra tanto estesa e sanguinosa che
durava nientemeno da cinque anni.
In conseguenza della guerra e per il Tratado de Paz, il
Paraguay aveva perso non solo la sua popolazione giovane
sia nel nord che nel sud del paese. L’esercito brasiliano
occupava il paese e sarebbe rimasto alcuni anni con il
proposito di normalizzare la situazione e mantenere l’ordine. In
tale situazione, e mancando il Paraguay di tutto e soprattutto
di operai perché erano morti, i commercianti stranieri che lo
visitavano portavano merci che si vendevano con grande
facilità. Accettando la situazione di questo paese nonostante
non lo conoscessero, poterono impegnarsi con maggior
fermezza nella realizzazione di scarpe e stivali, con il desiderio
di visitare la città di Asunciòn in breve tempo e di verificare la
veridicità di quello che avevano sentito.
Una visita di esplorazione
Quando misero da parte una buona quantità di scarpe e
stivali, i due figli maggiori Antonio e Michele partirono per il
Paraguay. Non restarono molti giorni dall’arrivo nella città
perché la distanza che li separava da Buenos Aires era
corta. Subito verificarono con i propri occhi la veridicità
delle informazioni che possedevano. La vendita immediata
di tutto ciò che avevano li entusiasmò molto. Di fronte a
120
questa situazione tanto favorevole, si misero a lavorare con
grande entusiasmo nella città di Asunciòn e dopo pochi mesi
fecero sapere al fratello Angelo e agli altri familiari che erano
intenzionati a rimanere nella città. L’unico che si entusiasmò
della notizia fu Angelo, giacché Rafael Pompa Masi e don
Domingo Orofino volevano tornare a Forenza.
La città di Asunción nel 1872
Nel 1872 la città di Asunciòn, capitale della Repubblica
del Paraguay, era molto semplice a aveva il tipico aspetto
coloniale. Le sue case erano di legno con grandi patio
interni abbelliti da piante di gelsomino, predilette per il loro
profumo eccezionale. Le strade erano larghe e dritte e ai suoi
bordi vi erano piante di arancio. La città nel 1872 era molto
silenziosa a causa della scomparsa dei giovani impegnati
nella guerra che stava per concludersi. Per le strade si
vedevano camminare solo le mogli dei soldati. Tra i pochi
edifici resistiti alla distruzione, si vedevano il Palazzo di Lòpez,
la Cattedrale, la stazione ferroviaria, l’incompiuto Oratorio, il
Congreso Nacional e i quartieri famosi come la Trinidad e la
Racoleta. Nel giardino botanico vi era una bella casa dove
viveva l’ex presidente Carlo Antonio Lopez. Verificarono
che la città era sorta sulla falda settentrionale della storica
collina di Tacumbù e sul gomito del margine sinistro del ricco
fiume Paraguay. Si trovava a 80 metri sul livello del mare,
aveva un clima delizioso con una temperatura media di 27
gradi centigradi. Il suo cielo era sempre azzurro con piccole
nuvole. Un sole brillante si vedeva tutte le mattine e la notte
era sempre piena di stelle. Malgrado la tranquillità che
regnava, la città di Asunciòn era accogliente e invitante sia
per il lavoro che per il riposo.
L’idea di emigrare tutta la famiglia
Di fronte alla situazione esistente in Asunciòn per la grande
domanda di articoli confezionati, i tre fratelli decisero
di installarsi definitivamente nella città. Pensavano che
avrebbero potuto lavorare intensamente, raccogliere quanto
121
più denaro possibile con la speranza di poter portare, una
volta per tutte, i familiari che erano rimasti in Italia sperando
nel destino. Questa terra americana era salutare e aveva
da offrire lavoro a sbafo. “Dobbiamo pensare seriamente
di portare i nostri familiari” diceva Antonio ai suoi fratelli “…che meraviglia sarebbe se vivessimo tutti qui! …” ripeteva
sempre.
Il viaggio in Italia del fratello Angelo. Dal 1877 al 1889
L’idea di emigrare si rafforzò nei parenti rimasti in Italia quando
il Governo Nazionale fu disposto a facilitare l’acquisto dei
biglietti per tutti gli stranieri che desideravano recarsi nel
paese e contribuire con il proprio lavoro a farlo grande.
Approfittando di questa opportunità, i tre fratelli sollecitarono
il Governo Nazionale, a quel tempo sotto la guida di Juan
Bautista Cill, all’acquisto di 20 biglietti per il viaggio da
Genova verso la città di Asunciòn.
Una volta ottenuto la risposta favorevole, raccomandarono
il fratello Angelo di recarsi in Italia e una volta tornato a
Forenza di preparare il viaggio dei familiari disponibili a
emigrare. Sebbene Angelo pensava che sarebbe stato
difficile convincere i familiari, nel mese di giugno del 1877,
accettando i consigli dei fratelli maggiori partì diretto in Italia.
Un mese più tardi, Angelo tornava di nuovo a Forenza,
pensando che erano passati già 5 anni da quando era
partito per il Nuovo Mondo.
La felicità dei parenti rimasti a Forenza fu immensa, né
pensavano che il viaggiatore tornasse al focolare, perché
a quell’epoca la corrispondenza postale era inesistente o
molto lenta.
Angelo si sentiva ugualmente felice e contento di vedere
di nuovo sua moglie Ana Rosa e sua figlia, che era stata
abbandonata pochi mesi dopo la nascita e che nel
frattempo era molto cresciuta. La stessa felicità era negli
occhi dei familiari.
Spesso davanti al fuoco gli chiedevano di raccontare del
viaggio e del lavoro. Sin dalla partenza, sua moglie Ana Rosa,
pensava alla maniera di ritornare al fianco di suo marito.
122
La luna di miele si presentò di nuovo tra Angelo e Ana Rosa.
Il 18 luglio del 1878 arrivò un bebè , che battezzarono con il
nome di Domingo Antonio Carlos, dovuto al fatto che era
tornato dal Paraguay di domenica e anche perché era il
nome di entrambi i nonni.
Tutto ciò rese felice Angelo che pensò seriamente di stabilirsi
nella sua terra natale, ma mentre questo succedeva, realizzò
che erano trascorsi già due anni dal suo ritorno a Forenza
e che doveva mantenere fede all’impegno preso con il
Governo del Paraguay di utilizzare i 20 biglietti.
Allora cominciò a proporre ai familiari di emigrare in America.
Aveva la certezza che sua moglie Ana Rosa lo avrebbe
accompagnato, ma all’imbarco sorse un inconveniente
all’ultimo momento. Ana Rosa possedeva insieme a suo
fratello, don Domingo Orofino, una casa a due piani con una
scuderia, una grande cantina e 35 ettari di vigneto in pieno
sviluppo.
Ambedue i fratelli avevano ricevuto l’eredità paterna e
quando Ana Rosa espresse la volontà di vendere quello
che le apparteneva, per poter accompagnare suo marito in
Paraguay, sorse il problema che il fratello non disponeva del
denaro necessario per l’acquisto.
Pertanto, Angelo distribuì i biglietti alle moglie e ai figli dei due
fratelli che desideravano stabilirsi in Paraguay.
Cominciò così la prima emigrazione della famiglia Masi.
Famiglia di Antonio Masi
- capofamiglia: Antonio Masi
- moglie: Filomena Margiotti
- figli:
Alfonso Masi Margotti
13 anni
Assunta Masi Margiotti
11 anni
Concilia Masi Margiotti
9 anni
Carlo Masi Margiotti
8 anni
Rita Masi Cirenza (figlia di primo letto)
18 anni
123
Famiglia di Michele Masi
- capofamiglia: Michele Masi
- moglie: Carmela Terramagra
- figli:
Totale:
Ernesto Masi Terramagra
18 anni
Francesco Masi Terramagra
16 anni
Carolina Masi Terramagra
14 anni
Brigida Masi Terramagra
12 anni
Manuele Masi Terramagra
11 anni
Pasquale Masi Terramagra
9 anni
Michele Masi Terramagra
8 anni
14 persone
Il viaggio di donna Rosa Orofino, moglie di Angelo Masi e i
suoi tre figli, venne rinviato per l’impossibilità di don Domenico
Orofino di rilevare la quota di proprietà messa in vendita
dalla sorella.
In questo modo, nel mese di aprile del 1879, quattordici
persone costituirono il primo gruppo di nuovi immigrati
diretti in Paraguay in compagnia di Angelo Masi, che così
realizzava il suo secondo viaggio nel nuovo mondo. Il viaggio
fu eccellente e tutti arrivarono in ottima salute nella città di
Asunción, la nuova residenza.
Furono molto felici pure i fratelli Antonio e Michele nel vedere
arrivare le loro rispettive mogli e figli, per iniziare adesso una
nuova vita in Paraguay.
L’incontro con i famigliari avveniva dopo sette anni di
separazione (1872-1879), ma nella loro mente continuava a
persistere il sogno di ricongiungersi agli altri parenti.
Passarono lentamente altri quattro anni dalla data di arrivo
nella città di Assunzione quando nel 1883 Angelo Masi
pensò di ritornare in Italia dalla sua famiglia e convincerli a
riaccompagnarlo. Questa volta la permanenza in Forenza
si prolungò per circa un anno e, a metà del 1884, partiva di
nuovo in Paraguay portando il secondo gruppo di familiari.
124
Questa seconda emigrazione comprendeva le seguenti
persone:
Famiglia di Emanuele Masi
- capofamiglia: Emanuele Masi
- moglie: Cristina Margiotti
- figli:
Luisa Masi Margotti
17 anni
Carlo Masi Margiotti
15 anni
Rocco Masi Margiotti
14 anni
Angelita Masi Margiotti
12 anni
Mariana Masi Margiotti
10 anni
Cosme Damiàn Masi Margotti
9 anni
Famiglia di Cayetano Masi
- capofamiglia: Cayetano Masi
- moglie: Maria Josefa Pompa
- figli:
Rafael Masi Pompa
20 anni
Salvador Masi Pompa
22 anni
Alejandro Masi Pompa
25 anni
- moglie: Maria Miguela Travallino
- figlio: Cayetano Masi Travallino
5 anni
Famiglia di Carlos Pompa
- capofamiglia: Carlos Pompa
- moglie: Maria Angela Masi
- figli:
Michele Pompa Masi
- moglie: Atonia Falina
- figlio:
Francesco Pompa Falina
Raffaele Pompa Masi
- moglie: Adele Malavessi
125
- figli:
Antonio Pompa Malavessi
15 anni
Ettore Pompa Malavessi
10 anni
Altri:
- Michele Coscia
- moglie: Rita Margiotti + figlio di Rita Margiotti
- Blas Coscia
- Manuel Coscia
- Giosué Musti + un figlio di Giosué Musti
Totale di 31 persone.
Neanche questa volta la moglie di Angelo Masi, Ana Rosa
Orofino e i suoi tre figli, riuscirono a seguirlo, ciò dovuto sempre
al solito impedimento.
Trascorsero altri 4 anni, nella mente di Angelo Masi continuava
a persistere il desiderio di portar in Paraguay sua moglie e i
suoi figli.
Fu così che realizzò un terzo ritorno in Italia. Trovò i suoi figli molto
cresciuti: Giovanna di 16 anni, Domenico di 8 e Adelina di 6.
Ana Rosa stava molto bene in salute, però si rattristava
profondamente nell’osservare suo marito abbracciare e
accarezzare costantemente i figli.
Durante la permanenza in Forenza, Angelo Masi cercò di
risolvere i problemi esistenti.
Si presentò nella regione un inverno intenso e, il troppo freddo,
riacutizzo il suo reumatismo poliarticolare, contratto in Italia,
in giovane età, e di cui si era liberato da quando viveva in
Paraguay.
Il dolore si ripresentò così forte, tanto che, non trovando
sollievo nella umida casa, fu costretto a trasferirsi a Napoli,
presso un sanatorio, per più di tre mesi, dove gli prescrissero
un bagno particolare e una medicazione rigorosa, con i quali
trovò una lenta miglioria.
Il medico dell’ospedale di Napoli gli suggerì allora che se
si fosse trasferito in una zona tropicale, con clima caldo e
secco, avrebbe curato definitivamente la sua malattia.
126
PERIODO INMIGRATORIO FAMILIAR
1872 – 1889
Llegada al Paraguay
17 años
1872
5 años
1877
1er viaje
a Italia
2 años
1879
4 años
1883
Represa al
Paraguay
por 2a.vez
1a. inmigración
familiar
2o. viaje
a Italia
1 años
1884
4 años
1888
Regresa al
Paraguay
por 3a.vez
2a. inmigración
familiar
3er viaje
a Italia
1 año
1889
Regresa al
Paraguay
por 4a.vez
3a. inmigración
familiar
Viajes realizados a Italia por Angel Masi
127
Questa circostanza, pur tuttavia penosa, lo obbligò a
sollecitare sua moglie a prendere una definitiva decisione sul
trasferimento in Paraguay, il cui clima risultava più favorevole
alla sua salute, ricordandole ciò che gli aveva raccomandato
il medico di Napoli.
Ad Ana Rosa non rimase che ascoltare attentamente
la supplica del marito, fu allora che si rivolse al fratello
sollecitando il suo aiuto. Il fratello di Ana Rosa, facendo
un grande sforzo, riuscì a consegnarle in danaro la metà
del valore della proprietà che condivideva con lei e per
la parte restante le sottoscrisse varie cambiali da pagare
semestralmente. Fu così che Angelo Masi preparò il suo terzo
viaggio in Paraguay. Era l’anno 1889. questo terzo gruppo di
viaggiatori era così composto:
Famiglia di Angelo Masi
- capofamiglia: Angelo Masi
- moglie: Anna Rosa Orofino
- figli:
Juana Masi Orofino
16 anni
Domenico Masi Orofino
8 anni
Adelina Masi Orofino
6 anni
- nipote: Erminia Manbrea Masi.
Famiglia di Vincenzo Masi
- capofamiglia: Vincenzo Masi
- moglie: Carolina Natale
- figli:
Carlo Masi Natale
12 anni
Carolina Masi Natale
10 anni
Michele Angelo Masi Natale
8 anni
Rosa Masi Natale
6 anni
Altri:
- Pascual Coscia
- Luis Fortunato con la moglie Carolina Cataldo
128
PANORAMA FAMILIAR en 1871
Antonio Esposa y 5 hijos
7 HIJOS
Carlos
MASI
Luisa
SOLIMENA
Miguel Esposa y 7 hijos
Angel Esposa y 3 hijos
Manuel Esposa y 6 hijos
Rafael
Cayetano
MASI
RAFAEL MASI
Maria
Josefa
POMPA
Maria
Angela
MASI
Carlos
POMPA
Cándido
MASI
Teresa
BOQUICHIA
ANA TERESA
Salvador
Alejandro Esposa y 1 hijo
Rafael Esposa y 2 hijos
Miguel
Esposa y 1 hijo
Vicente
Esposa y 4 hijos
Rafael
Carolina
Nicolás
MASI
Victoria
PATAYOLA
Roque
MASI
Ana
CIRENZA
Gerardo
Carlos
Francisco
Germina
MASI
Francisco
MAMBREA
Antonio
Ana
Herminia
129
- Albina Margiotti
- Vicente Ottaviano
- Vicente Palmieri
- Maria Nicola
- Vicente Giangreco
Totale: 19 persone
In questo modo Angelo Masi solcò per la quarta volta
l’Oceano Atlantico nel lungo percorso che lo portava
dall’Italia ad Asunción. Fu l’ultimo viaggio realizzato da
Angelo Masi.
In 17 anni (1872-1889), 67 persone emigrarono da Forenza per
stabilirsi in Asunción per ricongiungersi a familiari e amici.
Il primo matrimonio della famiglia Masi in Asunción
Nel 1880, il primo matrimonio fu contratto in Asuncion fra
il giovane Raffaele Masi Pompa e Rita Masi Cirenza. La
parentela dei due contraenti era dovuta che i loro padri
erano cugini. Rita Masi Cirenza era l’unica figlia nata dal
matrimonio di Antonio Masi e Antonia Cirenza celebrato in
Italia nel 1862. Rita Masi Cirenza arrivò in Paraguay nel 1879
quando aveva 18 anni di età. Questo matrimonio costituì un
salto sociale per la famiglia Masi che aveva raggiunto una
buona posizione nella piccola collettività Italiana nella città
Paraguaiana.
Il primo discendente paraguaiano della famiglia Masi
Il primo discendente Paraguaiano di padre italiano
appartenente alla famiglia Masi nacque il 5 giugno del
1881. Fu un maschio battezzato con il nome di Cayetano
Antonio. I suoi genitori erano Rafael Masi Pompa e Rita Masi
Cirenza. Il neonato fu battezzato nella chiesa della SS. Trinità
situata in un distretto vicino alla città di Asuncion, chiesa che
godeva di uno spiccato prestigio e che custodiva il corpo del
130
presidente Carlo Antonio Lopez. Il battesimo del neonato fu
una bella opportunità per riunire tutti i membri della famiglia
Masi residenti in Paraguay.
Il viaggio di Salvatore Masi in Brasile
Don Salvatore Masi, nella metà del 1885, all’età di 25 anni,
fece un viaggio in Brasile, visitò Rio de Janeiro e Sao Paulo.
Mentre stava a Sao Paulo conobbe Mariana Traficante, figlia
di un italiano che viveva in Brasile. Il padre della ragazza era
don Vito Traficante che aveva un’altra figlia minore di nome
Angelica.
Il giovane Salvatore Masi si innamorò di Mariana Traficante e
la sposò nel 1886.
Un anno più tardi ci fu in Brasile un’epidemia di colera che
risparmiò la famiglia Traficante, ma fu vittima invece di uno
spaventoso incendio che distrusse totalmente la propria
abitazione. A causa di ciò, il giovane Salvatore Masi,
sua moglie e la famiglia del suocero, furono costretti ad
abbandonare la città di Sao Paulo per riparare in Paraguay.
Nel 1887, don Salvatore Masi, di ritorno dal Brasile, si associò
con suo fratello Rafael nella bottega di fabbro che questi
teneva già avviata.
La vita intellettuale dei discendenti della famiglia Masi.
I membri della famiglia Masi, una volta riunitasi nella città di
Asunción, non trascurarono di dare ai loro discendenti una
sana ed ottima educazione.
Il Colegio Nacional di Asunción (attualmente occupato dalla
facoltà di diritto dell’Università di Asunción), situato nella
strada Mariscal Estigarria, angolo Jegros venne inaugurato il
4 gennaio del 1887.
Nell’anno 1884, si diplomò il giovane Alfonso Masi Margiotti,
figlio maggiore di Antonio Masi e Filomena Margiotti. I suoi
compagni di studio furono Emeterio Gonzales, Gasparr
Villamajor e Cecilio Baez.
131
Il primo medico della famiglia Masi
Il giovane Alfonso Masi Margotti, dopo aver ottenuto il
Diploma presso il Colegio Nacional di Asunción, si recò in
Argentina (Buenos Aires) ed entrò nella facoltà di Scienze
Mediche dalla quale uscì col titolo di “medico chirurgo”
nell’anno 1889.
Le spese necessarie per la formazione professionale del
giovane Alfonso furono sostenute dal padre e dagli zii
Antonio, Michele e Angelo Masi.
Nella città di Buenos Aires, dopo aver conseguito la laurea,
il giovane professionista aprì un consultorio ed iniziò la sua
attività di medico.
Poco tempo dopo si sposò con Martina Elizalde, distinta
signora della società argentina e dalla quale ebbe quattro
figli, due dei quali divennero medici chirurghi: José Masi
Elizalde e Jorge Mari Elizalde.
Anni più tardi, il dottor Alfonso Masi Margiotti prestò aiuto
professionale al giovane Cayetano Masi, figlio maggiore
di Rita Masi Cirenza e Rafael Masi Pompa, che intraprese
la carriera medica presso la facoltà di medicina di Buenos
Aires.
Elenco dei medici della famiglia Masi
Altri discendenti della famiglia Masi conseguirono lo stesso
titolo professionale di medico chirurgo, imitando il dott.
Alfonso Masi Margiotti.
Medici
Paraguay
Antonio Gabriel Masi Vallarino
Domingo A. Masi Vallarino
Victor Masi Gorostiaga
Rafael Masi Pallarés
Silvio Allegretti Masi
Juan Masi Guggiari
132
Rafael Masi Pallarés
Mirtha Rodriguez Masi de Ortiz
Enrique T. Masi
José Filizola Pallarés
Jorge Yegros Masi
Héctor Pompa Arce
Jorge Maria Masi Sienra
Desidée Masi
Argentina:
Alfonso Masi Margiotti
José Masi Elizalde
Jorge Masi Elizalde
Antonio Dante Masi
Cayetano Masi
Carlos Masi Falabella
Cayetano Masi Pecci
Jorge Soriano Masi
EE.UU.
Josè Domingo Masi Jimenéz
Alfonso T. Masi
Brasil:
Carlos Pompa Masi
Altri familiari professori universitari
Odontologi:
José Masi Mernes
Rubén Di Tore Aquino
Jesùs Ramiro Pompa Arce
Ruben Di Tore Masi
José Di Tore (protesista)
Atilio Pompa Masi (protesista)
133
Farmacisti e chimici:
Alfonso Masi
César R.Masi Laurea
Oscar Masi Latria
Teresa Blasco Masi de Vallejos
Dionisia Medina Masi de Saguier
Juana Medina Masi de Clari
Ana Medina Masi de Miyarro
Maria Josefa Medina Masi de Paez
Blanca Masi Barboza de Escobar
Juana Masi Borboza de Villane
Eduardo Masi
Evaristo Masi (idoneo)
Avvocati:
Angel Andrés Masi Vallarino
Federico Masi Brancatti
Roberto Masi Brancatti
Jorge Silvio Giucich
Notai:
Eliana Masi De Valdovinos
Angel Andrés Masi vallarono
Economisti:
Julio César Pompa Masi
Luis Alberto Sànchez Masi
Fernando Mai Scura
Frenando Masi Fadlala
Julio César Pompa Gutierrez
Professionisti aggregati per matrimonio alla famiglia Masi:
Luis Damas Ladouce (medico)
Janice Iannone de Masi (medico)
Silvio Martoni (medico)
Rafael Villane (medico)
Jesùs Maria Ortiz (medico)
134
Antonio Teodoro Planàs (medico)
Silvia Martinez de Pompa (medico)
Antonio Barrios Fernàndez (medico)
Manuel Pallarés (odontologo)
Reinaldo Mayans (odontologo)
Perla Quiroz de Pompa (odontologo)
Gustavo Valdovinos (notaio)
Raùl Daumas Ladouce (ingegnere)
Ricaedo Barrail (ingegnere)
Andrès Samaniego (avvocato)
Roque Miyarro (avvocato)
Bernardo Paez (avvocato)
Gabriel Saguier (avvocato)
Francisco Blasco (biochimico)
Carlos Clari (farmacista)
Eduardo Casati (economista)
Attività farmaceutiche della famiglia Masi
I membri della famiglia Masi sono proprietari delle seguenti
attività commerciali:
Farmacia El Cervo (Cèsar R.Masi y Cia)
Farmacia Masi (Blanca Masi Barboza de Escobar y Cia)
Farmacia San Gabriel (Dionisia Medina Masi de Saguier)
Farmacia Sab Oabla (Juana Medina Masi de Clari)
Farmacia San Pablo (Juana Medina Masi de Clari)
Farmacia Ninfa Dionisia (Josefa Medina Masi de Pàez)
Farmacia Carolina (Ana Medina Masi de Miyarro)
Farmacia Amir (Nancy Stewart de Rodriguez)
Laboratorio di analisi cliniche (Dr. Rafel Masi Pallarés)
Laboratorio di analisi cliniche (Dr. Francisco Blasco)
Laboratorio di prodotti farmaceutici (Blanca Masi de
Escobar y Cia)
Alcuni membri della famiglia Masi che fanno parte di
organizzazioni internazionali:
Dr. Domingo A.Masi Vallarino – rappresentante dell’Organizaciòn Mundial della Salute – Organizaciòn Panamericana
del la Salud
Lic. Fernando Masi Fadlala – Economista del Banco Mundial
135
Lic. Luis Alberto Sànchez Masi - Economista del Banco
Interamericano di Sviluppo
Membri che si sono distinti :
Dott. Domingo A. Masi Vallarino – Stella della Solidarietà
Italiana di seconda classe Repubblica d’Italia – 30 luglio
1953
Professore Onoris Causa alla Facoltà di Scienze Mediche
– Università Nacional Autonoma de Nicaragua - 20 giugno
1968
Orden de Rubèn Darìo – Gran Cavaliere delle Repubblica de
Nicaragua - 29 maggio 1969
Dott. Fedrico Masi Brancatti – Membro della Suprema Corte
di Justicia del Paraguay.
❇❇❇
Sono queste sicuramente due storie genealogiche di sicuro interesse
e rappresentative delle capacità dei lucani, e degli italiani in generale,
che spesso si sono distinti non solo per la loro spiccata intelligenza, ma
soprattutto per la loro bontà.
Accanto a questi lucani che sicuramente economicamente hanno
goduto di una certa posizione, ce ne saranno stati molti altri che invece
hanno sofferto la fame e la disperazione e che sicuramente meriterebbero
di avere voce in capitolo.
A questo proposito sarebbe interessante recuperare le lettere che questi emigrati hanno spedito ai loro cari rimasti in Lucania o ai santuari
che custodivano i loro santi protettori. Esse sarebbero una testimonianza
preziosissima delle loro storie, delle loro paure e delle loro speranze non
sempre realizzate.
Ritornando ai nostri giorni, c’è stata una famiglia che in Paraguay si è
messa in luce per le sue capacità imprenditoriali. Si tratta di una famiglia
che ha origini titesi e che quindi è partita verso il Paraguay da uno dei
paesi che sicuramente vanta più emigrati.
Si tratta della famiglia Oddone, proprietaria oggi di una fabbrica, la
136
“Cinplast”, produttrice di contenitori in plastica e che dà lavoro a più di
duecento persone.
Chi racconta la storia è il fratello di Francesco Oddone, fondatore
della fabbrica, Nito Oddone rimasto a Tito insieme all’altro fratello
Laviero e ai genitori Angelo Oddone e Nicolina Potenza.
Questa è la sua storia:
“Francesco Oddone nacque a Tito il 22 settembre 1948 da
padre Angelo Oddone e da madre Nicolina Potenza.
Nel mese di Febbraio 1960, all’età di anni 12 “da solo” partì
per destinazione Paraguay in quanto invitato dal compare
di battesimo Scavone Laviero (fratello di Don Domenicoarciprete).
S’imbarca al porto di Napoli sulla nave Augusta e dopo circa
30 giorni arriva a Rio de Janeiro.
Qui rimase fermo per diverse ore, scese a terra, ma data l’età
si perdette nella città. Solo al momento della partenza del
vagone per Buenos Aires, sentendo il suono della nave, riuscì
ad arrivare al porto e a partire.
Arrivato a Buenos Aires trovò ad attenderlo suo zio, Oddone
Francesco.
Ad Asunciòn, frequentò la scuola italiana Dante Alighieri, in
seguito, si iscrisse all’Università, alla facoltà di Economia e
Commercio, nell’anno 1974 e laureò.
Durante gli studi lavorava presso la farmacia come fiduciario:
effettuava versamenti presso uffici bancari e pubblici.
Naturalmente ha dovuto anche fare la “gavetta” effettuando
anche impieghi più umili come fare il meccanico.
Durante il lavoro post laurea ha incominciato ad occuparsi
del personale e della parte finanziaria, diventando negli ultimi
anni, responsabile finanziario delle seguenti ditte:
ÿ
ÿ
ÿ
ÿ
CINPLAST-PARAGUAY
CAOBA (SIGARI)
CINPLAST-BRASILE
ENERGIT/RED BULL
137
Lucani che hanno contribuito al progresso del Paraguay
Una famiglia lucana che all’inizio del Novecento è riuscita a creare
una solida attività commerciale è la famiglia SCAVONE.
Attualmente la “Scavone Hermanos Laboratorios Catedral” continua
ad essere una delle più importanti aziende farmaceutiche ed ha diversi
centri di distribuzione e di vendita.
L’azienda ha come presidente la signora Maria Scavone De Mera ed
uno dei suoi componenti, signor Ubaldo Scavone, per circa dieci anni ha
svolto le funzioni di Ministro dell’Industria e Commercio.
Lavorano nell’azienda i fratelli di Ubaldo Scavone: Amedeo, Tito e
Marietta.
Tito è il fondatore dell’Istituto di Credito “Banco Nacional” ed è
Presidente della Confindustria Paraguaiana.
138
SCAVONE Hermanos
Sociedad Anónima
IMPORTADORES
de MEDICINAS
y PERFUMES
Casilla de Correo 105
Società Anonima
IMPORTATORI
di MEDICINALI
e PROFUMERIA
Casella Postale 105
Palma e Industria Nacional
ASUNCION
(Paraguay)
I Sigg. SCAVONE sono di quei nostri connazionali dei quali è
doveroso affermare che tengono alto il nome d’Italia in Terra straniera.
La Società Anomina Scavone Hnos, è una delle Ditte più
importanti del Paraguay e, nel suo ramo, è senza dubbio la principale.
Questa Casa fu fondata nel 1900 dal nostro egregio connazionale
dott. Domenico Scavone, ora presidente della Società Anonima. Questa
è attualmente gestita dai fratelli signori dott. Domenico, Michele e
Laviero Scavone.
Direttore centrale è il rag. Vincenzo Scavone.
Questa Società Anonima si occupa dell’importazione diretta da
tutte le principali Ditte italiane, europee e nordamericane di prodotti
chimici, medicinali, droghe, acque minerali, articoli di profumeria,
eccetera, che vende in tutta la repubblica. Si può affermare che la
Casa Scavone rifornisce tutte le farmacie dell’Interno e la maggioranza
di quelle di Asunción.
VENTA AL POR MENOR
VENDITA AL DETTAGLIO
en el suntuoso y moderno local
nel sontuoso e moderno locale
FAR MACIA CATEDR AL
en pleno centro de la Capital. – in pieno cento della Capitale.
139
Cav. Antonio Marchese
COSTRUTTORE
25 de No vie mbr e 536
ASUNCION
Nato nella capitale della forte e generosa terra lucana, Potenza, il 14 gennaio
1870, il cav. Antonio Marchese risiede da lunghi anni in Paraguay, dove è riuscito a
crearsi una invidiabile situazione economica, grazie alla sua eccezionalissima tempra
di lavoratore intelligente, tenace, indefesso.
Come costruttore, il cav. Marchese è senza discussione uno dei migliori che vanti
la collettività italiana in Asunción, città i cui edifici più notevoli sono dovuti a figli di
nostra gente. Fra le sue opere basterà citare il Collegio di Maria Ausiliatrice, il
Vescovato, il palazzotto Villa Rosalba del dott. Emilio Pérez, la villa Laviero Scavone
(costruita in unione al sig. Francesco Cacace, altro stimatissimo costruttore italiano),
la Scuola Repubblica del Brasile, la splendida casa della signora vedova de
Gasparini, ecc. Collaborò inoltre, come diremo più tardi alla costruzione del
monumentale cimitero italiano.
Come italiano, basterà dire che del cav. Marchese che, in ogni occasione,
durante le guerre di Libia, europea e di Abissinia, in occasione di tutti i terremoti o altri
cataclismi che desolarono la nostra Patria, egli dette sempre fortissime somme, come
pure contribuì in favore delle istituzioni della Collettività e degli italiani bisognosi. Nel
giorno della Fede, durante la guerra etiopica, contribuì con 200 pesos argentini e con
oro. Il cav. Marchese è anche azionista della Italcable, della Icla, partecipò
largamente al Prestito del Littorio, è socio onorario o protettore dei più importanti
sodalizi della Collettività. E’ attualmente presidente della locale Società Italiana di
Mutuo Soccorso, la più vecchia di qui, della quale è già stato presidente ben 11 volte
e vice presidente 8 volte. Contribuì alla Scuola Italiana Regina Elena costruendo una
sala per un valore di $ 50.000 e dirigendo gratuitamente i lavori per l’ampliamento
dello stesso edificio scolastico. Anche il Cimitero Italiano lo si deve, in massima parte
alla sua iniziativa e collaborazione, specialmente per ciò che si riferisce alla
costruzione del Panteon Sociale. Il cav. Marchese vi dedicò tutta la sua vasta
competenza e l’assiduità e tenacia necessarie per costruire un’opera così maestosa,
con patriottico sacrificio di tempo e di danaro e senza mai scollarsi dalla ammirevole
modestia che gli è caratteristica nel compimento di tutte le sue iniziative.
Per dare un’idea della considerazione di cui giustamente gode il cav. Marchese,
basterà dire che il 5 maggio 1928, alla vigilia di un suo viaggio in Patria dopo 30 anni
di assenza, la Collettività italiana gli offrì uno splendido Album, in segno di omaggio,
con lusinghieri giudizi sulla sua personalità e con le firme di tutte le Autorità,
cominciando dal Regio Ministro, di tutte le Associazioni e dei principali italiani.
In data 18 aprile 1932, S.M. il Re si degnò di conferirgli, su proposta delle LL.EE., il
Capo del Governo e il Ministro Segretario di Stato per gli Affari Esteri, il grado di
Cavaliere del Suo Ordine della Corona d’Italia. Onorificenza che il Cav. Marchese ha
ben meritata e che viene a costituire un riconoscimento della Patria al suo alto e
illuminato patriottismo, al suo disinteresse ed al suo costante e generoso contributo a
tutte le opere ed iniziative a favore dell’italianità.
140
Sociedad Anónima “Angel Spinzi”
(Fundada en 1916)
CAPITAL $ 250.000 ORO SELLADO
Establecimientos Ganaderos de la S.A. “Angel Spinzi”
Directores:
TERESA GATTI DE SPINZI
ANTONIO F. SPINZI
Sindico:
Dr. GERARDO LAGUARDIA
Domicilio en Asunción:
Calle Presidente Franco 218
======================
Teléfono 667
Casilla de Correo 357
---------
ASUNCION
E’ questa una delle più poderose ditte agricole del Paraguay ed è anche una di
quelle che maggiormente onorano il nome italiano, tanto per la sua potenza
economica quanto per l’alta e ben meritata considerazione di cui godono suoi
direttori, paraguaiani cospicui ed influenti e discendenti degnissimi d’italiani. La
Società Anonima “Angel Spinzi” venne fondata nel 1916 dal signor Angelo Spinzi, nato
in Picerno (Potenza) ed insignito della onorificenza di cavaliere della corona di Italia
per i suoi alti meriti di illuminato e sincero patriottismo. Il cav. Angelo Spinzi ha
abbandonato il mondo dei vivi l’anno 1936, lasciando dietro di se un ricordo
imperituro: la sua vita fu tutto un modello di attività intelligente e proficua per se, per i
suoi e per il Paese che elesse come sua seconda Patria. D’animo buono e generoso
sempre, la sua memoria è venerata dai suoi familiari e da quanti ebbero l’occasione
di conoscerlo e di apprezzarne le alte ed ammirevoli doti.
La grande azienda agricola da lui creata prosegue oggi in curva di ascendente
progresso sotto l’oculata direzione della sua vedova, la virtuosa signora Teresa Spinzi,
nata Gatti, e del suo figlio signor Antonio F. Spinzi, gentiluomo perfetto e stimatissimo
uomo d’affari. L’azienda possiede un complesso di 100 leghe quadrate di terreni
popolati da ben 40.000 capi di bestiame.
141
SAVERIO RICCIARDI
INDUSTRIAL
FABRICA DE MATERIALES DE CONSTRUCCION, LADRILLOS, TEJAS, CAL, TEJUELES Y
ALFARERIA EN GENERAL
BAÑADO TUCUMBI
Depósito en: Calle 5 de Mayo 262 – Tel. 8135
ASUNCION
Il titolare e proprietario di questa forte Ditta, che è una delle
principalissime nel suo ramo in Paraguay, è l’ottimo nostro
connazionale signor Saverio Ricciardi, nato a Venosa (Potenza)
nel 1883. Portato in questa Repubblica all’età tenera di anni 6, e
pur non essendo ancora ritornato alla sua terra natale, il signor
Ricciardi ha mantenuto altissimi sentimenti di italianità ed è
sempre presente laddove si tratti di prestare il suo valido appoggio
o contributo a favore della Patria. E’ quella del signor Ricciardi una
degna ed ammirevole figura di italiano, ed è giusto quindi che la
sua personalità figuri tra quelle più rappresentative e di maggior
estimazione della nostra collettività. Egli è stato Consigliere della
Società Italiana di Mutuo Soccorso e Presidente del Circolo
Italiano
FABRICA DE MOSAICOS
de VICENTE FUCCI
Baldosas – Caños – Tejuelas – Balaustres – Medialunas
Escalones de Granito etc.
°°°°
España 534
ASUNCION
Teléfono 8841
Il Sig. Vincenzo Fucci è nato in Valsinni (Lucania) nel 1902. Venuto in Asunción
nel 1931, nel gennaio dell’anno seguente fondò la sua fabbrica di Mosaici ed
altri articoli del ramo che è oggi considerata come una delle migliori qui
esistenti, tanto per la bontà dei suoi prodotti come per la serietà assoluta dei
suoi procedimenti. Il signor Fucci è uno dei più stimati ed apprezzati membri
della nostra collettività in Paraguay.
142
FARMACIA ALEMANNA
------- DE -------
V I CENT E SC AV ON E & Ci a .
REPRESENTANTES – IMPORTADORES
DEPOSITO PERMANENTE DE ESPECIALIDADES, DROGAS Y
PRODUCTOS QUIMICOS
°°°°
Ch ile y Estrel la
°°°°
Dirección Telegráfica: FARMAVONE.
°°°°
Ca sil la Correo 427
°°°°
ASUNCION
La Farmacia Alemanna da 5 anni ormai di proprietà della
forte e quotatissima ditta Vincenzo Scavone & C.ia, è la più
vecchia di quante ne esistono in Paraguay. Inoltre, per la
sua vasta e scelta clientela e per il suo rilevante giro
d’affari, è anche tra le principalissime della Repubblica.
Situata in pieno centro commerciale e installata con vera
eleganza, si presenta anche alla vista come uno dei grandi
negozi della capitale. Organizzata e diretta con criteri ampi,
moderni e di rigida correttezza commerciale, oltre a
vendere direttamente al pubblico le sue merci, direttamente
importate, fornisce anche numerose altre farmacie della
Repubblica.
E’ titolare della Ditta, il ragioniere sig. Vincenzo Scavone,
nato a Tito (Potenza) e stabilito in Paraguay dal 1910.
Italiano di sincero patriottismo e di solida cultura, è uno
degli elementi intellettuali di maggior prestigio e di più alta
considerazione della nostra collettività.
143
Dr. Gerardo Laguardia
C L I NI C A ME D I C A
Consultorio: Alber di 213
Domicilio Particular: L.A. de Herr era 372
Teléfono 7885
ASUNCION
Uno de los más considerados entre los médicos del Paraguay es, sin lugar a
dudas, el Professor Doctor Gerardo Laguardia.
Hijos de padres italianos, hizo sos estudios en Italia, diplomandose en la Real
Universidad de Náples. Es especializzado en Clinica Médica.
El Prof. Dr. Laguardia, ex-profesor y ex-Presidente de la Facultad de Medicina,
es un espléndido ejemplo del aporte de la estirpe italiana al progreso del
Paraguay.
Miguel Masi
REMATADOR
E S T R E L L A 1 7 0 - Teléfono 7885
ASUNCION
Il signor Michele Masi, nativo di Forenza, in provincia di Potenza, per
quanto venuto in questa capitale repubblica quando aveva appena
sei anni, ha conservato intatto il suo spirito d’italianità.
L’importante Ditta che egli dirige, iscritta nel locale registro di
commercio sin dal 1889, si occupa della compra e vendita di case,
terreni, proprietà agricole, imbarcazioni, mobili, utensili, della divisione di
terreni in lotti e relativa vendita a rate mensili di commissioni e
consegne.
E’ questa una delle più importanti Case di vendite all’asta di cui si vanti
Asuncion.
144
H O T E L
“ I T A L I A ”
de Francisco Caggiano e Hijos
Calle Coronel Bogado 260 (a 10 metros de la Estación del Ferrocarril) – Teléfono 7515
ASUNCION
Co mpl eta men te Ref ormado
con agua corrente y baños
modernos frío y caliente
Exquisita cocina
Italiana y criolla
Atend ido po r sus mís mos
dueños ofrece las
mayores garantias
de or den y tra nqu ili dad
Precios sin competencia
E’ questo l’albergo situato ne la migliore posizione de la capitale per i
viaggiatori che arrivano o partono in ferrovia essendo ubicato ad appena pochi
metri dalla stazione centrale. Questa sua favorevole situazione, la squisitezza della sua
cucina italiana e “criolla”, la pulizia meticolosa e la comodità delle numerose
abitazioni - - - ampie, fresche e ben ventilate - - - e dei bagni caldi e freddi di cui
dispone, i prezzi realmente modici, la accuratezza e puntualità del servizio, sotto il
controllo diretto dei suoi proprietari, fanno di questo albergo italiano quello preferito - - anche per la sua scrupolosa serietà e garanzie assolute di ordine e tranquillità - - dalla più eletta clientela. La quale è attirata dalla finezza del tratto, sempre affabile e
cortese,usato dal signor Caggiano e dai suoi figli che con lui collaborano al miglior
andamento della importante azienda.
Il signor Francesco Caggiano, stimatissimo commerciante di questa capitale, è un
ottimo italiano che nato a Tito, in prov. di Potenza, venne in questa ospitale
Repubblica nel 1912 e si fece ben presto apprezzare, sia nell’ambiente italiano come
in quello locale, come un vero modello di operosità, di tenacia e di patriottismo. E’
anzi alto merito e giusto orgoglio del signor Caggiano quello di essersi rapidamente
saputo creare una invidiabile situazione grazie unicamente al suo sforzo ed
intelligenza personali e di aver quindi formato una sua famiglia degna di essere citata
di modello per reggersi - - - a seconda dei suoi insegnamenti - - - sul tema de la
osservanza scrupolosa dei principi basici de la onestà, del lavoro, dell’amore e del
rispetto famigliare reciproco.
Oltre a gestire il suo albergo, da lui rilevato nel 1926, questo nostro egregio
connazionale è anche appaltatore del servizio di ristorante e confetteria ne le
vetture-ristorante delle Ferrovie Centrali del Paraguay. Il signor Francesco Caggiano,
universalmente stimato, è giustamente apprezzato tanto negli ambienti italiani come
paraguaiani.
Attualmente lavorano direttamente nella azienda i figli del signor Francesco
Caggiano, signori Antonio, Guglielmo e Mario.
145
Dr. Gerardo Buongermini Petrone
Jejuy 5
MEDICO CIRUJANO
:
Teléfono 7097
:
ASUNCION
Uno de los más distinguidos médicos de Asunción, también hijo de
padres italianos, es el Dr. Gerardo Buongermini Petrone. Diplomado en
la Universidad de Asunción desde 1926, este profesional supo
rápidamente granjearse la simpatia y la consideración generales. Fué
Director del Hospital Militar Central, Director de la Escuela de Sanidad
Militar, Jefe del Servicio Sanitario del Chaco, y ocupó otros varios
puestos de notable impotancia. Personalidad de primer orden también
en el campo politico nacional, ha sido llamado a dirigir el Ministerio de
Salubridad Pública, al cual dedica todos sus vastos conocimientos
médicos y su entusiasmo de sincero patriota.
Dott. Gerardo Buongermini Petrone, figlio di genitori di Potenza, è uno dei più quotati
medici chirurghi della Capitale. È stato direttore dell’Ospedale militare Centrale della
Scuola di Sanità Militare. Capo del Servizio Sanitario del Chaco, ecc. Attualmente è
Ministro di Sanità Pubblica. È degno di nota il fatto che egli presta specialissime cure
agli italiani residenti in Assunzione.
NICOLINO PELLEGRINO
*****
Il professore Pellegrini, buon violinista che dominava diversi strumenti,
nacque a Viggiano (Potenza) nel 1873. All’età di quattro anni, stando a
Ginevra (Svizzera) cominciò a suonare il violino e a l’età di nove anni dette un
concerto a Parigi, dove continuava gli studi nel conservatorio di questa
capitale. Tornò in Italia, e da li passò alle Indie inglesi nel 1886. Nel 1888 si
diresse a Porto Alegre (Brasile); nel 1893 ebbe l’occasione di venire al
Paraguay, dove arrivò il 10 maggio dello stesso anno e qui rimase come
direttore di una compagnia infantile e della sua orchestra.
Il maestro Pellegrini ha composto varie partiture ed ha fatto una versione
dell’Inno Nazionale, usata fino ad oggi nelle scuole. Sta lavorando attualmente
in una nuova composizione: “La Leggenda Paraguaiana”. Fu anche professore
di musica nelle scuole nazionali.
146
Storie dall’Uruguay
Punto di riferimento per la raccolta di storie di vita di lucani in questo
paese è stato Antonio Teti, membro di molte Associazioni di lucani in
Paraguay ed egli stesso lucano.
Oltre a spedirmi sempre tramite e-mail una storia riguardante un’emigrazione avvenuta alla fine dell’Ottocento, ha ritenuto necessario raccontarmi anche la sua vita di emigrante e quindi allo stesso tempo la storia
delle Associazioni di cui è stato membro o fondatore.
Riporto qui di seguito la sua lettera:
❇❇❇
“Gentile signora Coviello: dopo la sua telefonata tratterò in
qualche forma rispondere a le vostre richieste, ricopilando
un poco la mia partenza e al più possibile la storia delle
associazioni lucane che ho vissuto come dirigente.
Prima di tutto dovete avere la cortesia di lasciare inavertiti
tutti gli errori grammaticali che senza dubbio farò, anche
espressioni non di accordo a la nostra lingua, prego
correggere.
Incomincio a dire che ho lasciato la nostra cara e bella terra
nel marzo dell’anno 1949 avevo 14 anni. Immagini che è stato
per me, con quasi niente di conoscenza della lingua spagnola,
solamente quello appreso durante il viaggio che durò un
mese circa nella moto nave Sises con un poliglotta, insieme ai
miei fratelli più piccoli ed i genitori. Mio padre Giuseppe teti,
Maresciallo di Marina dopo la guerra impiegato a Potenza,
mi sfugge la dittaa e mia mamma Maria Grottola casalinga,
purtroppo nel ’99 li ho perduti, anche il fratello più piccolo,
maestro. Una delle ragioni di mio padre per lasciare l’Italia fu
che quasi tutta la famiglia di mia madre era in MontevideoUruguay, nonni e due zii sposati, anche la speranza di un
futuro migliore per noi. Indubbiamente non fu niente facile,
sofferenze e la nostalgia della mia terra sempre presente. Con
il passare degli anni le ferite si sono più o meno chiuse, non ho
fatto fortuna ma vivo decorosamente con mia moglie, non
147
mi lamento, ringrazio a Iddio di non avere premure.
Ho due figlie, Maria de Lourdes commerciante e Lucia
Angela maestra, tre nipoti, la prima sedicenne, figlia di Maria
si chiama Maria Fernanda, il secondo Martin con tredici
anni. Cecilia con otto ed è figlia di Lucia. In qualche modo
si continuano le tradizioni italiane pur sendo mia moglie
Uruguaiana. Quello che più lamento è l’impossibilità di inviali
a scuola italiana era ed è troppo onerosa, si deve essere rico
per frequentarla, per fortuna la prima apreso l’idioma nel
Instituto di Cultura Italiano, la seconda il basico.
Continuo raccontando un poco il mio rapporto con le
Associazioni che cominciarono nel Circolo Lucano creato
nel 1950 dal cattedratico prof. Biagio Rossi Masella, è la
Associazione lucana più antica del Uruguay. Anni dopo mi
sono iscritto come socio attivo, è nel 1997 sono integrante
del Consiglio Direttivo nella presidenza Sr. Pedro Carlomagno,
facendo parte attiva anche nella Federazione che fu cosituita
nel novembre del 1989, convocata dal Circolo Lucano.
Nel 1999 sono stato nominato Consultore della Federazione,
cuando abbiamo perduto al titolare, Vito Mazzeo, una
persona meravigliosa avendo dedicato gran parte della
sua vita alla nostra causa, non fu facile sostituirlo, ma con
grande impegno credo aver contribuito seguire avanti. Devo
segnalare che il 1999 è stato un anno di grandi avvenimenti
per la Federazione: contava in quell’anno solamente con
l’Associazione Circolo Lucano l’impulsore è Lauria, Venosa si
era già disciolta. Si incorporò dopo, l’Associazione Satrianese
san Rocco, a impulso del nostro magnifico, straordinario
Presidente dei lucani nel mondo On. Dott. Rocco Curcio
devo dire anche in onore e riconoscere a quella grande
delegazione che visitò l’Uruguay, presidita dal professore
Raffaele Dinardo e Rocco Curcio uniti a Simonetti, Messina,
Adduce e chiedo scusa a chi erono anche presenti e
sfuggono a la memoria…cuando timidamente accennammo
insieme con il Presidente della Federazione in quel momento
Sr. Jorge Cantisani, al ritorno di un viaggio di cortesia al Vice
Console della regione di Mandonado lucano, la possibilità
di avere una sede propria dove riunirci, promuovere attività
sociali e culturali, sportive e ricreative (eravamo solo due gli
accompagnanti dirigenti della Federazione).
Una rapida consulta tra di loro, e con l’approvazione del
Presidente Dinardo le nostre temerezze sparirono, i nostri
148
semblandi cambiarono e una gioia infinita inondò i nostri
cuori (scusate il mio sentimentalismo ma sono così, scrivo di
accordo a quello che sento, dicendo sempre il vero mano
mano che ricordo) il consentimento era avvenuto, con la
promessa di inviarci 49.000’00 dollari al più presto.
In quel momento l’Uruguay era ancora flottante, quella
somma non era sufficiente neanche per una modesta casa,
però il primo passo fu dato.
Questo avvenimento propiziò un grande impulso nei nostri
dirigenti e connazionali che dopo tanti anni vedevano che il
sogno da tempo voluto si realizarà in corto tempo.
Come dicevo prima l’anno 99 fu un anno di grandi
avvenimenti, il più importante per me fu quella di creare
l’Associazione Vietrese Lucana. In occasione di essere
invitato dalla Regione a partecipare al Congresso del
lucani nel mondo unito con il presidente della Federazione
sr. Cantisani che si svolse a Maratea, un luogo bellissimo
molto attrattivo, non conoscevo. Dopo il congresso ci siamo
recati al mio paese nativo Vietri di Potenza per salutare i
miei parenti anche perché ne parlavo sempre a Cantisani e
voleva conoscerlo.
La ragione era anche di visitare il Comune per conoscere
personalmente al Sindaco Sr. Felice Grande ed esporrete
l’intenzione di creare l’Associazione Vietrese in Montevideo. Fu
accolta con grande entusiasmo da Lui, Secretari ed Assessori
presenti esposi le mie idee, che erano quelle di rivivere le
feste che si festeggiano a Vietri, principalmente quella del
nostro martire protettore SAN ANSELMO. Manifestando il
sr. Sindaco che darà tutto il suo appoggio finché si realizzi
questo proposito, e si compromette a chiedere i fondi
necessari per riprodurre una copia esatta del santo, con il
tempo necessario per le richieste.
Ritornando a Monevideo mi diedi a pieno di cercare i miei
concittadini, con lìaiuto di un elenco che mi proporzionò
il Comune. Ben presto avevo raccolto più di 60 persone,
numerate e firmate.
Il 28 Ottobre 1999 fu riconosciuta ufficialmente fondata
l’Associazione Vietrese Lucana, ed ho avuto l’onore di essere
stato il primo Presidente e anche di ricevere tempo dopo la
statua di san Anselmo inviata dal Comune per orgoglio di tutti
i vietresi di Montevideo, sono soddisfatto e anche orgoglioso
149
di aver contribuito a fare conoscere e rialzare il mio paese
nel Uruguay. Sempre sarò grato al Sr. Sindaco Felice per il suo
invarolabile appoggio.
Nel 2001 continuando con le direttive di Curcio per unificare
tutti i lucani del Uruguay, ci siamo recati a la città di
Payandù più di 500 lucani. Dopo per diversi motivi fu creata
un’altra associazione chiamata Vertice Lucano. La prima
è Associazione lucana di Paysandù. Nello stesso anno si
è formata quella della città di Treinta y Tres della stessa
regione.
Nel 2003 quella della città di Young e di san Jose di Majo.
Il giorno 16 del mese prossimo (ottobre 2004) mi aspettano
nella città di Mercedes della regione di Soriano dove mi
ho informato che esistono nostri discendenti, vedremo che
possibilità avremo di riunirli. Dopo sarà la città di Colonia
di Sacramento dove ho inviato e-mail al Vice Console.
Continueremo in tute le città dove esista presenze lucane in
quantità significative, siamo anche impegnati in un Censo,
sarà difficile però riusciremo. Cara Lucia il più importante alla
meglio, buttate fuori tutto quello che non vi serve forse sarà
tutto. La buona intenzione è stata, veramente sono già le 23
e 45 sono stanco, oggi è stata una giornata molto occupata,
ma volevo compiere con la mia promessa.
Sempre a vostra disposizione per altri chiarimenti, saluto
cordialmente Teti”.
❇❇❇
Questa lettera è una fonte preziosa, sia per carpire informazioni sulle
modalità di emigrazione dei nostri padri, che sulle tante Associazioni
fondate dai nostri connazionali all’estero e sul loro forte desiderio di
mantenere ancora un legame con la propria terra di origine.
Così come per molti altri emigrati, anche per il nostro testimone,
l’emigrazione è stata dettata dal bisogno di cercare altrove un buon lavoro e una vita più dignitosa per se stessi e per i propri cari, raggiungendo
spesso parenti magari partiti prima e già dotati di una sistemazione.
Teti e la sua famiglia raggiungono infatti la famiglia della madre in
Uruguay.
150
Egli ammette di non aver fatto grande fortuna, ma è contento perché
“vivo decorosamente con mia moglie” e perché può vantare una bella
famiglia.
Segue a questa breve storia della sua emigrazione e della sua vita,
un resoconto invece molto dettagliato delle Associazioni di cui è stato
membro o fondatore, convinto, forse, che queste notizie a me interessino
di più.
Esemplare la sua attività a favore della fondazione di una sede in cui
far riunire tutti i lucani presenti in Uruguay e, ancora di più, il suo adoperarsi per la creazione di un’Associazione Vietrese Lucana, impresa che
gli riuscì di portare a termine nel 1999.
Da lì una vera e propria crociata alla ricerca di tutti i lucani presenti
nel paese con il solo intento di riunirli tutti per cercare di salvaguardare
la propria cultura e scambiarsi le proprie esperienze di vita.
Teti si è adoperato molto infatti alla ricerca di storie di vita di lucani
che abitano ancora lì e ha chiesto ad alcuni discendenti di spedirgli tramite lettera o posta elettronica informazioni riguardanti magari propri
discendenti.
Una certa Elba Arcieri gli invia una e-mail in cui racconta come la sua
famiglia sia emigrata in questo paese:
❇❇❇
“Angela Yumatto e Carmelo Arcieri, residenti in Tito (Basilicata)
si trasferirono in Uruguay con 4 figli, nell’anno 1892, un viaggio
che durò tre mesi.
Arrivarono a Montevideo e alloggiarono in casa di un
paesano di suo padre, fino a quando comprarono la casa,
osservavano i suoi figli che tiravano oltre 2000 litri di vino,
come lo “impuestos, lo richiedevano al porto in tanti, Carmelo
si arrabbiò molto perché diceva che lo ottenevano a poco
prezzo e preferiva perderlo anziché cederlo.
I suoi figli maggiori Pasquale e Francesco erano scultori di
marmo, facevano soprattutto sculture funerarie che allora
erano molto apprezzate.
Francesco nell’anno 1899 vinse l’appalto per rivestire
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la Cattedrale del rosario di Santa Fé nella Repubblica
argentina.
Si sposò il 28 luglio del 1900 e si trasferì a Rosario di Santa Fé
con sua moglie e un figlio di un anno nel 1902.
Installò una marmeria nella città di Vieya dove vinse una gara
per costruire il basamento del monumento a Bruno Maurizio
di Cabala (fondatore della città).
Vinse anche la gara del Palazzo Salvo, famoso monumento
storico nazionale, e della Reggia del Sol dell’Istituto Vasquez
Acevedo, trasformato poi in palazzo legislativo.
I suoi figli collaborano con suo padre, e della sua discendenza
alcuni continuano a lavorare nella marmeria, mentre altri
sono commercianti professionisti”.
❇❇❇
Di lettere recuperate presso parenti di emigrati che abitano nella
nostra regione ne ho reperite veramente poche e non sempre sono ricche
di informazioni riguardanti la vita degli emigrati.
Tra queste, ho deciso, di riportarne due: una scritta da un emigrante titese di nome Angelo Oliveto e rivolta a un suo parente che abita
appunto in Basilicata, l’altra è raccontata da Mercedes Notarfrancesco di
Paysandù (Uruguay).
La prima lettera è molto interessante e particolare, perché qui oltre a
dare informazioni sulla propria vita, lo scrivente vuole soprattutto esprimere tutto il suo rammarico nei confronti del cugino che non risponde
mai alle sue missive e che, così facendo, dimostra di non tenere a lui.
Così recita la lettera:
❇❇❇
““Caro cugino Rafaele ti scribo cuestas pocas parolas per
vere che io ti penso ma no solo a te sino che a tutti cuanti,
ma io vedo che te non mi ricordi propio io ti agio scrito
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como 2 lettere ma tu me non salutti, non dire che tieni motto
lavoro perché io angora mi ricordo e chiusso la pasticeria e
per lo meno puoi fare due parole, non ti credi che io estoi
engazzato con te, ma per lo meno si stai bene, ma si no fuera
per il tuo fratelo non sapevamo niente di tutti, Rafaele dimi ai
andato a fare il servizio militare.
Noi ca abiamo fato una bella festa de il sposalizio del mio
fratelo, abiamo fatto un film ma non sacio si se lo a portatto
Giani, ma le fotografie angora fatta desviluparla.
Mi agio trovato una fidanzata tiene 18 anni a fato due mesi
che stoi con lei, speriamo che vai tutti bene, e te angora
niente, perché non fai como il cugino Giani, sai che si ai
trovato una fidanzata e si Dio vuole cuando viene di nuovo
si sposa la fidanzata e buona e bella, ma baci a tuo fratello,
e famiglia, al tuo padre, a tua madre e dimi como sta la
tua madre, salutti a Giusepina e famiglia, saluti a cicio che
sempre me ricordo, salutti a Maria e famiglia e a Rocco di
picerno, ciao e un baci a te, senti vollo risposta ai capitto.
Salutti a tuo amigi.
31 maggio 1982”
❇❇❇
L’altra lettera, invece, è stata scritta da Mercedes Notarfrancesco di
Paysandù ed inviata alla Commissione per le Pari Opportunità della
Regione Basilicata in occasione del concorso letterario “Felicia Muscio”
e riservato a Storie di Donne lucane, protagoniste della grande e dolorosa
epopea dell’emigrazione.
È la storia di sua nonna, partita a 21 anni da Marsico Nuovo per
Paysandù in Uruguay, insieme al marito. Oltre a raccontare i motivi della
partenza dall’Italia, comuni, tra l’altro, a quasi tutte le altre storie, l’attenzione è concentrata sulla vita e sui successi conseguiti dai discendenti
di questa famiglia. La storia è costruita, infatti, come se fosse un dialogo
immaginario con la nonna morta che non ha potuto vedere di persona i
successi dei suoi discendenti.
❇❇❇
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“Nonna Maria continua ad essere sana e forte ai suoi 92
anni. I dottori ci dicono sempre lo stesso: “Sta molto bene.
Si nota che è ben curata. Voi dovete pensare che 92 anni
sono 92 anni. Non allarmarsi. Lei sta bene ma con questa
età”. Ti guardo lungamente, Nonna, voglio registrare la tua
immagine seduta sulla tua poltrona, delle coperte leggere e
tiepide sulle gambe. I tuoi capelli lisci e bianchi. Le tue mani,
le tue mani soavi, rosee. I tuoi occhi un tempo scuri, ora grigi.
Il tuo sguardo: lontano, guardando il cielo ma vedendo
dentro di te. La tua vita, quello che fu, quello che hai amato,
quello che hai perso. La nonna è forte perché è stata sempre
forte, guarda dentro di sé e ricorda. Il porto di Genova,
quando avendo 21 anni m’imbarcai con il nonno Domenico
e la piccola Rosa, appena nata. Partiti da Marsiconuovo,
tardarono diversi giorni per arrivare. Al porto aspettarono
molto tempo per prendere una nave, quella che li avrebbe
portati in America. L’America di Cristoforo Colombo e di tanti
e tanti immigranti che, come loro, cercavano un mondo
migliore, un mondo senza fame, un mondo di tante speranze.
La mancanza di denaro non fu di impedimento. Il nonno
lavorò a bordo per pagare il biglietto. Dicevano che l’America
aveva tutto: terre buone, lavoro nelle fabbriche, nelle grandi
opere. Marsiconuovo restava indietro, nel passato. La
mancanza di lavoro, la guerra interminabile uccideva tutte le
speranze possibili. America era il futuro. E perciò vi andavano.
Domenico era un lavoratore giovane, forte. Amava molto
Maria. Era difficile abbandonare la patria, la famiglia, le
madri, i fratelli. Il commiato è stato triste, senza festa, senza
vino, senza risa. Partivano insieme, insieme sarebbero tornati
se fosse stato necessario per aiutare quelli che restavano. La
nave arrivò a Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. Una
città grande, molto rumore e luci. Sentivano la mancanza
del silenzio pieno di suoni del vento delle loro montagne.
Non gli piaceva esserci. Un paesano gli disse che varcando
il fiume c’era l’Uruguay, con piccoli paesi e tanti altri del
loro paese. Arrivarono a Paysandù. Così si chiamava questo
paese e questo nome risuonò nelle loro orecchie vergini a
qualcosa di indigeni, autoctono, inesplorato. Dolce profumo
di cardi e fiori di arancio arrivava dal porto di oltremare. Sulle
acque del fiume galleggiavano delle arance. Domenico ne
raccolse varie e le mangiarono. Erano deliziose. In questa
terra c’era abbondanza. Le piacquero. Domenico raccolse
una quantità per venderle. Così fece e furono i primi “pesos”
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guadagnati. Questo Paese buono ci accolse, sono sicura
che la nostra Italia non li abbandonerà. Ci riconoscono dalle
tradizioni: si continua a fare le tre croci sulla fronte quando si
spende il vino come segnale di allegria. Nelle feste e battesimi
cantiamo le nostre amate canzoni. Noi abbiamo portato in
questo paese il delizioso vino, la pasta, la pizza, i formaggi,
i dolci e ora sono parte di questo popolo. Con tanti rami
dell’albero che abbiamo formato insieme, a Paysandù, il tuo
cognome è noto. Lo so che dall’alto vedi tutto e sono sicura
che sei orgoglioso come me. Sento lo sguardo di Rosanna. E’
bionda, ha gli occhi grandi come te. Mi legge il pensiero nei
miei occhi così che cercherò di non guardarla. Le regalerò un
sorriso e le chiederò un tè con pane tostato. Così posso farla
sentire in confusione e non lo sa che ho parlato con te””.
❇❇❇
Ancora a proposito di storie di vita raccolte, riporto quella inviatami
dalla Presidente dell’Associazione Lauria di Montevideo, Elbia Panzardi:
❇❇❇
Racconto di una speranza
Giuseppe Schettini Risi nacque il 9 gennaio di 1892 nel
Comune di Nemoli, Provincia di Potenza, arrivò all’Uruguay
essendo appena quindicenne.
Fece i primi passi del suo mestiere nella Scuola di Arte ed
Uffizi a Montevideo, presto diventò uno studente attento e di
mente svegliata, dopo poco tempo impara lo spagnuolo e si
comunica facilmente con i suoi pari.
Grazie alla sua grande capacità, discernimento ed
intelligenza, lo porta ad avere sua propria azienda edile.
All’età di 28 anni una benestante famiglia dell’epoca, affida
al giovane imprenditore la costruzione della sua casa, uno
splendido palazzo che ancora oggi domina maestoso il
paesaggio architettonico di Montevideo, in un angolo della
nostra via principale, (18 di luglio presso Vazquez). Oggi si
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trova sotto la tutela del
Ministero di Educazione
e Cultura in attesa delle
pratiche affinché diventi
patrimonio storico nazionale.
Sposa Angela Martinelli
Causa, passano i giorni
ed arrivano i figli Jose
Angel, Elena y Rosa Carmen; croce delizia dei
genitori.
Si licenziò troppo giovane, ai 48 anni, una cattiva
salute lo costrinse ad abbandonare il lavoro.
Pochi mesi dopo morì,
nel suo cuore portò sempre un ricordo della sua
patria.
Nonostante gli anni trasGiuseppe Schettini Risi
corsi, i palazzi e le ville
costruite da Giuseppe Schettini Risi, ancora egregiamente in
piedi nei dintorni di Montevideo, sono il vanto della famiglia.
È un grande onore per me, fare questo breve ma conciso
racconto di un sogno diventato realtà, storia di un padre
esemplare e modello di virtù, in tutto quello che riguarda ai
valori morali che ci tramandò come un invalorabile eredità.
Elena Schettini Martinelli
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Questa è la vicenda di un lucano, nato in Lauria ed emigrato a
Montevideo in cerca di fortuna. I discendenti dei due protagonisti sono
stati i fondatori del Circolo Lucano e della Associazione Lauria.
❇❇❇
I Rossi ed i Masella
Famiglie di Laurioti a Montevideo dal 1894
Biagio Rossi, nato a Lauria Superiore nel 1852, di professione
gioielliere e orologiaio arrivò a Montevideo nel 1804 come
tanti emigranti di fine secolo in cerca di un avvenire migliore,
avendo lasciato in Italia sua moglie Giusepina Fittipaldi e due
figli Luigi e Nicola.
Lavorando nel suo mestiere di orefice e orologiaio in alcuni
anni riusci a formare una, al principio, piccola industria
che con el il tempo fu considerata come una delle migliori
industrie del ramo.
Formò parte di distinte società italiane a Montevideo come
fondatore: Circolo Napoletano, Società Italiana di Mutuo
Soccorso, Scuola Italiana di Montevideo.
Nel 1895 chiamò suo figlio Luigi per acompagnarlo nel suo
lavoro e con appena sedici anni Luigi si riuni con il padre che
era gia ammalato.
A Lauria, avendo perduto la madre, i due figli Luigi e Nicola
erano stati cresciuti dalla nonna.
Ligi da Montevideo si scriveva con el Nonna.
Le lettere che intercambiavano Luigi e la Nonna erano lette e
risposte a Lauria da una signorina, Rosina Masella, vicina della
Nonna, perche questa era analfabeta.
Durante gli anni di intercambio epistolare fra i due giovani,
successe che Luigi e Rosina si innamorarono.
Nel 1909 gia morto il padre a Montevideo ed anche
morta la Nonna in Italia, Lugi ritornò a Lauria per sposare
la sua fidanzata di tanti anni, Rossina. La coppia ritornò a
Montevideo.
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Gia sposi, Rosina e Luigi chiamarono il fratello Nicola che era
rimasto a Lauria, sacerdote, a Montevideo.
Questi fu parroco in Montevideo al principio e poi parroco
della città Uruguaiana di Antigas. Luigi continuò a lavorare
nella gioielleria e orologeria che aveva gestito con suo
padre, fino alla sua morte che avvenne nel 1960.
Dal matrimonio Luigi Rossi e Rosina Masella rimasero sei figli,
Dora, Clelia, Ersilia, Biagio, Eugenio, e Mario, alcuni adesso in
Italia ed altri in Uruguay.
I discendenti in Uruguay hanno formato due istituzioni Italiane
attualmente in attività.
Sono stati i fondatori del Circolo Lucano della Associazione
Lauria in Montevideo.
❇❇❇
Un’altra storia ce la racconta Emanuele Fittipaldi che, nel 1937 lascia
Lauria Superiore per Montevideo, dove dovrà affrontare con coraggio e
tenacia la vita che come lui stesso descrive è come il tempo: con pioggia,
neve e vento……
Sognando Lauria
Sono Fittipaldi Emanuel, nato a Lauria Superiore il 11
Novembre 1919. Dopo la scuola incominciai a lavorare
nel’officina mecanica di Vincenzo Paleo nel largo Plebiscito.
Nel 1919 cer lì una pizzeria. Quando si stava fabbricando la
scuola nel 1937, il 9 dicembre partì per Montevideo il giorno
11 imparcai nella nave Oceania.
Arrivai a Montevideo il 26 dicembre.
Allora la vita è come il tempo con pioggia, neve e vento e
gia finita la guerra in Europa il tempo incominciò a chiarire
per me. Sempre da mecanico industriale lavorando in varie
città anche in Buenos Aires. Sono sposato con una ragazza
di questo caro paese. Ho due figlie una infermiera e una
maestra. Due nipoti un maschio e una femina. Gia in pensione
il 1981 il mese di giugno ebbi la fortuna dopo 43 anni ritornai
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a Lauria. Un vero sogno. Ma così cambiata sempre bella. Io
ho conosciuto molte nazione e citta ma, per me Lauria e la
capitale del mondo.
Così allungo le braccie per abbracciarvi o voi tutti laureoti
e in modo speciale ai miei cugini: Notari, Felice con la cara
Livia, Atonia e Felice Carlomagno e Gelsomina Cozzi con le
sue famiglie. Così sempre sognando Lauria.
Emanuele Fittipaldi.
❇❇❇
In conclusione, la riflessione sulle condizioni degli immigrati di oggi
ha rinnovato una più viva attenzione sulle condizioni dei nostri emigranti
di ieri. Diffidenze, incomprensioni culturali e scarsa attenzione alla tutela dei diritti essenziali dell’essere umano sono aspetti che hanno accompagnato le vicende dei tanti fuggiti dalla miseria e citati in questo libro,
ma sono persistenti e attuali anche oggi verso i nuovi poveri. “Quando
gli albanesi eravamo noi” è il sottotitolo provocatorio del saggio di
Gian Antonio Stella: “L’Orda”, una ricostruzione ricca di personaggi,
aneddoti e storie ignote che mostrano la faccia triste dell’emigrazione:
quando ci accusavano di essere criminali, vendevano i nostri bambini, eravamo sporchi, ci proibivano di mandare i nostri figli a scuola.
Non dimentichiamo.
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ELENCO DELLE ASSOCIAZIONI LUCANE
URUGUAY
ASSOCIAZIONE LAURIA
Presidente: Elbia Panzardi
Av. Doctor Francisco Soca 1266 AP.501
11300 Montevideo.
ASSOCIAZIONE VIETRESE LUCANA
Presidente: Jessi Morales Pascaretta
Ave. Ramon Anador 3584 Bis
11600 Montevideo.
ASSOCIAZIONE COLLETTIVITA’ SATRIANESE “ SAN ROCCO”
Presidente: Domenico Sangiacomo
Calle Alverto Susviela Guarch n.3387
11200 Montevideo.
ASSOCIAZIONE LUCANA DI PAYSANDU
Presidente: Juan J.Maulella
Av.da Dr. Roland 1636
60000 Paysandu.
CIRCOLO LUCANO IN URUGUAY
Presidente: Alberto Puntigliano
Av. Doctor Fransisco Soca 1266 Ap.701
11300 Montevideo.
FEDERAZIONE DEI LUCANI IN URUGUAY
Presidente: Maria Luisa Mastroianni
Marco Bruto 1434
11400 Montevideo.
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ASSOCIAZIONE VERTICE LUCANO PAYSANDU
Presidente: Laura Innella
Via Leandro Gomez 804
Paysandu.
ASSOCIAZIONE LUCANA DI SAN JOSE’
Presidente: Rita Quevedo Panzardi
Via Ciganda 381
San Josè de Mayo.
PARAGUAY
ASSOCIAZIONE BASILICATA IN PARAGUAY
Presidente: Carmen Delfina Materi
Ygatimi 517 Esquina 14 De Mayo – Csilla de Correos
Assuncion.
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