Le testimonianze
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Le testimonianze
CAPITOLO VIII Le testimonianze 8.1 Gli italiani nel Paraguay La storia degli italiani nel Paraguay è antica e interessante. Essi hanno contribuito alla formazione e sviluppo dell’economia nazionale dai remoti tempi della conquista e colonizzazione. Il progresso di questo paese fu favorito dal libero interscambio, dall’immigrazione di braccia italiane e da capitali europei. Nel periodo che va dal 1840 al 1870, cioè sotto la dittatura di Lopez, cominciarono ad affluire nel Paraguay numerosi italiani. In un primo tempo furono attratti esclusivamente dalle attività commerciali e si stabilirono nel paese solo occasionalmente. Più tardi, quando vennero concessi i diritti civili e si autorizzò la libera entrata, la nostra emigrazione aumentò sensibilmente. Il Presidente Carlos Antonio Lopez cercò di attrarre l’immigrazione impegnandosi a migliorare le condizioni economiche del paese, sebbene con poco esito. Con queste mire, pubblicò un decreto a favore degli stranieri che apparve sul “Paraguaiano Indipendente” il 20 novembre 1845. Il decreto prevedeva il rispetto e l’uguaglianza delle relazioni con le potenze estranee, promuoveva l’amicizia e l’armonia. Seguirono altri sedici articoli favorevoli agli stranieri eppure non si permetteva loro di acquistare beni immobili nel Paraguay, né di sposarsi con le “figlie del paese”, senza il permesso speciale del Governo. Questo divieto era alla base del motivo per il quale molti italiani decisero di stabilirsi nel Paraguay. Molti finirono per cercare la propria compagna nell’ambiente stesso della Collettività, scegliendola, quasi sempre, della 97 loro medesima provincia italiana, della stessa città natia. Furono queste le famiglie che rimasero più avvinte alla Patria da forti legami di nostalgia. Nel 1865, la guerra sconvolse tutto il territorio del Paraguay e la Triplice Alleanza decimò buona parte degli italiani residenti che si spense, in parte combattendo, in parte a causa delle epidemie e della fame. Dei sopravvissuti, alcuni erano artigiani, altri giovani sognatori che cercavano di organizzare il lavoro della popolazione locale. Si avvertiva il bisogno di un focolare comune dove il sentimento potesse riscaldarsi, dove la fede potesse alimentarsi, dove le ferite si lenissero. Nacque, così, nel 1871, la coraggiosa Società Italiana di Mutuo Soccorso. Nel giorno dell’inaugurazione apparve per la prima volta la luce elettrica portata dagli italiani per illuminare i locali dei festeggiamenti. È questa l’epoca in cui il dinamismo degli italiani-lucani invade tutti i campi. In ogni opera, in ogni impresa, c’era sempre un nostro concittadino. Qui di seguito verranno presentati alcuni dei lucani più conosciuti che nel loro campo hanno fatto onore al Paraguay mettendo in luce carattere, dignità e perseveranza. 8.2 Testimonianze dal Paraguay Recuperare informazioni sui lucani emigrati in Uruguay e Paraguay non è stato affatto facile, trattandosi comunque di un’emigrazione che ha visto il suo culmine agli inizi del secolo scorso. Ciò ha comportato l’impossibilità di intervistare i diretti interessati, o per lo meno quelli che hanno vissuto il boom di quella emigrazione. A ciò si aggiunge un dato di fatto: spesso i loro figli o nipoti non hanno nessun tipo di rapporto con la propria terra d’origine e quindi con i parenti che abitano nella nostra regione. Le tante associazioni di lucani presenti in tutto il mondo sono nate, appunto, con l’intento di recuperare la propria cultura, le proprie tradizioni e di instaurare un rapporto di solidarietà e gemellaggio con tutti gli italiani nel mondo e non solo con quelli che abitano in Italia. Ciò ha dato avvio, soprattutto nell’ultimo cinquantennio, a un vero proprio studio teso alla ricostruzione della storia dell’emigrazione o 98 meglio di quella che da molti viene definita una vera e propria “diaspora orfana di italiani” e dunque anche di lucani. Sono stati milioni gli italiani costretti ad abbandonare, per fame e disperazione, la propria terra e i propri cari, alla ricerca di una terra spesso lontana e straniera, ma ricca di promesse non sempre mantenute. La loro è una storia di uomini disperati ma coraggiosi, di gente partita con il solo desiderio di ritornare il prima possibile, di uomini che stringevano nelle proprie mani le foto sgualcite di mogli e figli, di umili che nei momenti di difficoltà ricorrevano all’adorato santo o alla madonna lasciati nella parrocchia del proprio paese e, spesso, anche la storia di uomini e donne vinti dalla solitudine e dalla povertà. Testimonianze di lucani Sia per quel che riguarda le testimonianze dei lucani che si trovavano o tuttora si trovano nell’Uruguay e Paraguay, è stato fondamentale l’aiuto avuto da due persone che occupano posizioni di un certo livello, soprattutto all’interno di Associazioni di lucani o di riviste indirizzate agli emigrati italiani. Per ciò che concerne il Paraguay, la maggior parte delle notizie reperite mi sono state spedite tramite e-mail dal dottor Antonio Fossati, Presidente della rivista “La voce degli Italiani del Paraguay”, nata soprattutto con l’intento di allacciare una collaborazione strettissima e continua tra gli italiani che ormai abitano definitivamente in Paraguay e con quelli che abitano nella loro terra d’origine. Sul numero 11-12 del 2004, in occasione del biennio del nuovo nome della rivista che, nel 1993, anno della fondazione, si chiamava “Interscambio e cooperazione” così scrive Antonio Fossati “…la sua finalità, prima ed ultima, era ed è quella di servire alla comunicazione fra italiani tutti e loro discendenti, fra italiani d’Italia e del Paraguay e FRA GLI ITALIANI E PARAGUAIANI, intesa questa comunicazione, come un bene supremo”. E questa comunicazione avviene sicuramente nel miglior modo possibile. Basta, infatti, sfogliare anche in maniera superficiale questa rivista per rendersi conto che essa affronta una serie di tematiche tutte importanti e finalizzate non solo al mantenimento di un contatto vivo tra gli italiani di Italia e del Paraguay, ma soprattutto al ritorno dei nostri connazionali in patria. Ogni regione ha, a sua disposizione, delle pagine all’in- 99 terno della rivista in cui dare voce agli emigrati, oppure, in cui è possibile raccontare la propria storia di vita o che le autorità possono utilizzare per fini benefici o per comunicazione di qualsiasi genere. Nel numero analizzato spicca, in prima pagina, la “Carta dei cittadini italiani all’estero” in cui sono elencati in maniera chiara tutti i diritti dei nostri connazionali sparsi nel mondo e, soprattutto, un elenco degli atti gratuiti che possono essere richiesti presso le Ambasciate italiane presenti all’estero. La particolarità di questi articoli consiste nella possibilità di leggerli sia in spagnolo che in italiano, in modo da renderli accessibili, sia agli italiani che desiderano sapere cosa succede ai loro connazionali all’estero, sia agli emigrati che vogliono leggere nella propria lingua d’origine e, sicuramente anche ai figli o nipoti di emigrati che magari non conoscono bene l’italiano. La regione che sicuramente occupa più pagine è il Trentino Alto Adige, visto che i trentini costituiscono la presenza italiana più rilevante, soprattutto nel Paraguay. Sono molte anche le iniziative intraprese da questa regione per il ritorno dei corregionali nella terra di origine e per quello dei loro figli o nipoti. Una delle possibilità è certamente quella di ottenere il riconoscimento in Italia dei titoli di studio delle professioni sanitarie conseguiti all’estero e di cui è possibile richiedere l’equipollenza, senza dimenticare sicuramente tutti i concorsi indetti continuamente per l’assegnazione di licenze a favore di emigrati all’estero e di loro discendenti, per la frequenza, anche attraverso internet, a Corsi di Laurea di cultura italiana, oppure le tante borse di studio per corsi di italiano on line. Interessante e, soprattutto, indicativo delle tante iniziative che realmente in Italia si intraprendono a favore degli emigrati sparsi in tutto il mondo, è l’articolo di pagina 21 intitolato “Assegno di solidarietà agli italiani all’estero” in cui, appunto, viene comunicata l’iniziativa ripresa da un gruppo di parlamentari sull’attribuzione di un assegno di solidarietà per i cittadini italiani anziani residenti all’estero. Senza dubbio, un ruolo importante va all’Associazione dei Lucani del Paraguay, costituita il 24 marzo 2004 con la speciale partecipazione dell’On.le Rocco Curcio Presidente della Commissione dei Lucani nel Mondo. 100 Tra gli obiettivi: ÿ Assistenza medica e ospedalizzazione agli emigrati italiani in Paraguay. ÿ Borse di Studio post grado per studenti. ÿ Corsi di laurea in lingua e cultura italiana con una durata di tre anni. ÿ Soggiorni di studio offerti dall’Università della Basilicata affinché gli alunni e le alunne conoscano la regione dei loro nonni e bisnonni. ÿ Stage presso imprese della Basilicata. Certo, il timore che i contatti tra gli italiani sparsi in tutto il mondo e quelli che si trovano in Italia si affievoliscano fino a sparire del tutto è reale e possibile. A questo proposito, è esemplare una e-mail ricevuta dal dottor Antonio Fossati, in cui si ripercorre la storia degli emigrati e in cui si accenna alle tante difficoltà che i nostri nonni e padri hanno dovuto sopportare in una terra lontana e straniera, ma sempre a testa alta e con l’onore e la fierezza di essere italiani. Ai giovani l’appello di ripercorrere la stessa strada dei padri e delle madri e il desiderio di convocare un Primo Congresso di Giovani Italiani e Discendenti di tutte le regioni “in modo da sentire più vicino il calore dei nostri connazionali di tutto il mondo e ravvivare quella fiamma tricolore che veglia palpitante in ognuno do noi” A proposito delle Associazioni che con modalità e con tempistiche differenti hanno operato a favore degli emigrati in Paraguay, sempre il dott. Antonio Fossati ci fa conoscere, attraverso il testo riportato, la Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia”, che lui definisce essere stata la prima istituzione “a dimostrare quanto il senso di maturità della donna sia più equanime e spiccato dell’uomo”. 101 CENTODIECI ANNI DOPO Sua eccellenza l’Ambasciatore d’Italia nel Paraguay, Dott. Antonio Venturella e sua distinta consorte, alte autorità dell’Ambasciata d’Italia, Presidente della Società Italiana di Mutuo Soccorso, Presidente della Società Dante Alighieri, signore e signori: Grazie per essere qui con noi, lo interpretiamo come un gratificante stimolo. Ora, veniamo all’essenza della nostra missione: È chiaro che nessuno ha mai regalato niente. Chi pensa nei regali come espressione di comprensione ed altruismo, deve anzitutto distinguere due cose fondamentali: 1) i mille guarani che diamo all’occasionale richiedente per togliercelo di dosso, non è altro che obbligarlo a continuare su quella strada, infatti, quando l’ha spesi tornerà a chiederli; 2) se invece insegniamo ad essere utile a se stesso ed al prossimo, ossia, a guadagnarsi i mille guarnì, con I’azione e con 1’esempio, contribuiamo a risolvere un problema sociale e guadagniamo stima e rispetto di tutti. Questo secondo concetto è il vero aiuto, il vero regalo. Abbiamo parlato dell’azione e dell’esempio, e qui torniamo ad un’espressione limata dall’uso, “la mano che muove la culla governa il mondo”. Il dodici novembre 1893 nasce, anche qui dalla costola dell’uomo, la società femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia” a iniziativa di alcuni membri della Mutuo Soccorso. Il fine, senza ombra di dubbio lodevole, anche se nel fondo, vista l’estrema protezione, aveva il viso di essere un complemento per avere la mente occupata. E qui ci viene alla di un falegname, immaginazioni non pensò subito come in pace. memoria un ragazzino birichino, nipote che con le sue intrepide energie ed lasciava lavorare il nonno. Quest’ultimo occupare il tempo del nipote e lavorare Bastò uno sguardo sui muri, per vedere un mappamondo che per la sua funzione, in falegnameria non era indispensabile. Lo prese e lo mostrò all’intrepido ragazzino dicendo: “guarda bene questo mappamondo, l’hai guardato bene ripete il 102 nonno? Si! rispose il nipote, lo gira e comincia a strapparlo, fatti mille pezzetti del mappamondo, dice al nipote: “ecco la colla, una tavola grande, quando avrai ricostruito il mappamondo, tale quale era prima, vieni da me.” Sicuro il nonno di aver trovato la soluzione per un bel po’ di tempo, lo lascia e continua il suo lavoro. Sorpresa! quando il nipote in pochi minuti ritorna con il compito fatto alla perfezione. Il nonno guarda e riguarda, pieno di stupore per la grande precisione, si rivolge al nipote con tanto affetto e dice: “sei bravissimo, un asso di grande valore, e, da bravo che sei, mi devi dire come hai fatto”, semplice replica il nipotino soddisfatto dalle lodi del nonno, “quando tu mi hai fatto vedere il mappamondo, io non ho proprio capito niente, pero quando l’hai girato dietro c’era la figura di un uomo, io, dice il nipote, non ho fatto altro che ricostruire quella figura perché mi ha colpito”. Le donne non siamo differenti dagli uomini, soltanto abbiamo un’altra funzione. Il mondo è stato creato e portato ai livelli che noi conosciamo grazie al ruolo di queste due funzioni: dell’uomo e della donna. Se riusciamo a comprendere che queste vanno di pari passo, capiremo quanto impropria sia la discussione di “maschilista e femminista”. Non è questione di lui o di lei, è questione, come abbiamo vista nell’esempio riportato, di capire cosa vogliamo fare e dove vogliamo arrivare. E qui mi voglio permettere di esprimere che le MARGHERITE compresero pienamente la loro missione, al punto che, secondo la storia, dodici anni dopo, 1905, dietro il titolo di proprietà della Mutuo Soccorso che della via Palma fu estesa fino a toccare la Via Estrella, la nuova costruzione, come lo attesta un notaio, corrisponde in parti uguali alla Società Femminile Italiana Margherita di Savoia ed alla Società di Mutuo Soccorso. Quindi il ruolo e stato ben compreso, soprattutto se teniamo conto, secondo la storia, che nel 1919 le MARGHERITE insieme alla Mutuo Soccorso iniziarono la costruzione del Cimitero Italiano, essendo la prima associazione proprietaria di un terzo dello stesso. Oggi, centodieci anni dopo, vogliamo sottolineare la fedeltà 103 alla nostra missione ampliando il campo d’azione che questa nuova casa, tutta margherite, ci permetterà, divisare nuovi orizzonti, nuove esigenze e, soprattutto, un nuovo concetto di aiuto. S’intenta bene il significato dei ruoli a cui abbiamo fatto cenno, non si tratta di maschi o femmine, si tratta semplicemente del termine “uomo” che, in quanto tale è composto da maschi e femmina e viceversa. Di nuovo, vogliamo ringraziare tutti per la vostra presenza che interpretiamo come solidarietà e fiducia al nostro impegno, sia come mamme che come protagoniste insieme a tutti voi di queste nuove aspirazioni per un mondo più umano per i nostri figli e per tutti. Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia” Asunción La Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia” fu fondata il 12 novembre 1893, in Asuncion del Paraguay, agli scopi, secondo l’articolo 2 dello Statuto, di promuovere lo spirito di fratellanza e di patriottismo, la morale e il progresso, basati sulla beneficenza tra le socie, le loro famiglie e tutti gli italiani in generale: promuovere l’istruzione dei figli, delle socie, per quanto i mezzi sociali lo permettano, e finalmente estendere i soccorsi pecuniari anche fra i bisognosi non italiani. La lingua ufficiale della Società è l’italiano. La bandiera della Società è quella italiana con, nel centro, una corona di margherite intrecciate col nome del sodalizio. Le socie sono tutte italiane, figlie o mogli di italiani, nate qui o altrove. La Società possiede un edificio in via Estrella n. 232 – 234 – 236, valutato dalla Officina di Contribuzione Immobiliare pesos 1.310.000, la cui proprietà è in condominio per metà con la Società Italiana di Mutuo Soccorso però funziona con sede in un locale di questa in via Palma 235. 104 Attualmente le socie sono 302. Risulta nel Consiglio di Amministrazione con la carica di Consigliere Erminia G. Scavone di origini lucane. Il valore del patrimonio sociale della Società, alla data del 31 ottobre 1938, è di $996.788,49 (pesos c/l). La Scuola Italiana “Regina Elena” Asunción La prima scuola italiana di Asuncion fu fondata, sotto il nome di “Dante Alighieri” dalla Società Italiana di Mutuo Soccorso e dalla Società Femminile Italiana di Beneficenza “Margherita di Savoia” il 14 marzo 1895. Si mantenne con proventi propri e con sussidi delle due Società fondatrici, e fu chiusa nell’anno 1900 per difficoltà finanziarie. La seconda scuola italiana, attuale “Regina Elena” fu fondata nel 1909 dal “Comitato Femminile di Patronato per la cultura italiana nel Paraguay”. Dal 1909 al 1912 questa scuola funzionò con corsi liberi di italiano, d’insegnamento di musica, ricamo e pittura. In quest’ultimo anno, per ordine del Consiglio Nazionale Scolastico del Paraguay, si dovette aggiungere una sezione spagnola con cinque corsi completi di scuola elementare d’accordo all’organizzazione scolastica ed ai programmi di studio paraguaiani. Compiute l’esigenze del Consiglio scolastico, si è adottato l’orario mattutino per la sezione italiana e pomeridiano per la spagnola. La Scuola possiede un ampio ed elegante locale roprio, acquistato, riadattato ed ampliato per mezzo di generose contribuzioni della Colonia. Per la raccolta di tali fondi si costituì al principio del 1929 un comitato della “Dante Alighieri” che poté investire 105 nell’acquisto del locale e nei successivi adattamenti la somma di circa 600.000 pesos. L’Ispettorato Nazionale delle Scuole del Paraguay ha sempre rilasciato i maggiori attestati di benemerenza a questa scuola, dichiarandola una delle migliori della capitale e riconoscendo in lei un prezioso strumento per il progresso intellettuale e morale del paese e per un sempre maggiore scambio intellettuale tra l’Italia e il Paraguay. Si annoverano tra i donatori per l’acquisto dell’edificio della Scuola Italiana “Regina Elena” i seguenti lucani: Caggiano Francesco; Spinzi Cav. Angelo; Marchese Cav. Antonio. Quest’ultimo costruì un’aula a sua spese valutata 50.000 pesos. Società Italiana di Mutuo Soccorso Asuncion La Società Italiana di Mutuo Soccorso fu fondata il giorno 8 settembre 1871 nella città di Asuncion del Paraguay, venne riconosciuta come ente giuridico il 31 ottobre 1910. Lo Statuto fu riformato e sanzionato dall’Assemblea generale il giorno 16 dicembre 1917, venendo approvate le introdotte modificazioni con Decreto del Superiore Governo nel giugno del 1918. La Società fu costituita, come dice l’articolo numero 1 dello Statuto, agli scopi dell’aiuto reciproco materiale e morale, dell’unione beneficenza fra gli italiani residenti nella capitale del Paraguay, della fratellanza colle analoghe società italiane esistenti negli Stati dell’America del Sud, e quello infine di promuovere l’istruzione e la cultura italiana dei soci e dei loro figli. Il vessillo sociale è il Tricolore coll’allegoria di due mani che si stringono e il nome della società. L’idioma della Società è la lingua italiana. I soci sono tutti italiani e figli di italiani. Il Presidente è il Cav. Antonio Marchese, nato a Potenza il 14 gennaio 1870, ha rivestito questa carica per ben 11 volte. 106 Società Italiana di Mutuo Soccorso – Asunciòn - PARAGUAY 107 Storie dal Paraguay Il dott. Antonio Fossati, conosciuto via e-mail tramite il consigliere della Provincia di Potenza, Vito Bochicchio, sin dall’inizio è sempre stato molto entusiasta delle mie ricerche e si è adoperato affinché potessi ricevere più informazioni possibili riguardanti emigrati lucani presenti in Paraguay, ammettendo sin dall’inizio che sono poche le vicende documentate dei lucani e, che queste, riguardano soprattutto nostri corregionali che si sono distinti per le loro capacità economiche. Il tempo purtroppo non ha giocato a nostro favore, ma certamente non mancheranno le occasioni di approfondire un discorso che si è rivelato interessante per la ricostruzione della storia dell’emigrazione e soprattutto di quella che si è diretta sia verso il Paraguay che l’Uruguay. Le storie, spedite dal dott. Fossati e da me tradotte, riguardano le famiglie MATERI e MASI. Un antenato della famiglia MATERI emigrò in Paraguay nel lontano fine Ottocento e da cui provengono una serie di discendenti, alcuni dei quali distintisi per vari motivi. Di questa famiglia viene ricostruita la genealogia qui di seguito. Storia della famiglia Materi “La famiglia Materi, forse, trae il nome dalla città di Matera, luogo di origine. In principio, perciò, il suo nome era Matera o De Matera. Da Matera la famiglia si trasferì a Cosenza, in Calabria, poi un discendente tornò in Basilicata, a Grassano e si sposò con Nunzia Pace nata il 28 maggio del 1770. Da quella discendenza di Grassano nacquero personalità importanti. Nella prima metà dell’Ottocento, i fratelli Francesco Paolo e Luigi Michele sposarono la stessa donna, Marianna Blasi, rimasta vedova prima dell’uno e, poi, sposa dell’altro. Tra i numerosi figli ci fu l’onorevole Francesco Paolo (1842-1910) signore della Grancia. 108 Dall’onorevole Francesco Paolo e da Teresa Giliberti nacque lo scrittore Luigi Materi, autore del libro “L’ultima canzone – il Romanzo della Grancia”, 1922, ed. Erreci 2003, a cura dell’Amministrazione Comunale di Brindisi di Montagna. Luigi MATERI studiò Giurisprudenza e si laureò a Napoli. Sposò anche una nobile napoletana, Caterina Franchini. Ebbe quattro figli, tra cui Paolo, magistrato, e Anna che poi sposò il conte Carlo Caracciolo di Brienza. Scrisse diversi libri di vario tipo ed era conosciuto come un grande amatore di donne… . Oggi restano la figlia Anna, di novanta anni, e una nipote, Maria Teresa Bartoli. Un altro discendente fu Filippo Materi. Questi nacque ad Irsina, città nella provincia di Matera il 13 marzo 1850 e i suoi genitori furono: Raffaele Materi e Pasquala Maria Meniano. Si sposò in Potenza nel 1873 con Luigia Chiara Anna Maria Cossidente, nativa di Potenza. Ebbero la loro prima figlia sempre a Potenza nel 1880 e la chiamarono Arcilia. Cominciarono a viaggiare per l’America dal 1881: il primo dicembre di quell’anno si presentò davanti al Consiglio di Medicina e Igiene Pubblica che era formata dal Presidente del Consiglio, dott. Guglielmo Stewart e da Francisco Morra per provare la sua idoneità mediante un esame per esercitare la professione di farmacista. Infatti esercitò la professione farmaceutica aprendo una sua farmacia presso via Villarica (attuale Palma) il 15 agosto. Ebbe 7 figli nel Paraguay, uno di questi fu il dott. Alfredo Materi che si sposò con Leopoldina Lezcano, argentina. Fece il medico nel suo paese fino a quando smise per aiutare il prossimo e darsi al lavoro umanitario in occasione della peste bubbonica portata verso la fine del XIX sec. da un carro proveniente dall’India e che portava riso. In seguito lui e la sua famiglia decisero di vivere nella città di Diamante, in Argentina, dove egli continuò ad esercitare la sua professione fino alla fine dei suoi giorni, principalmente presso l’Ospedale Centrale. 109 Qui c’è un busto di marmo in suo onore e in ricordo della sua persona e del suo impegno umanitario. Inoltre una strada della città di Diamante porta tuttora il suo nome””. 110 Aida MATERI si sposò con il dottor José Caldarera. Andarono a vivere a Encarnacion. Ritornarono ad Assuncion, dopo il tornado nell’anno… che distrusse gran parte della città. Ebbero cinque figli: Rafael, Umberto, Elena, Maria Esther e Felipe. Elena MATERI si sposò con il dottor Eliseo Sisa, Presidente della Corte Suprema di Justicia. Non ebbero figli. Elena si dedicò alla pittura a olio. Ottenne vari premi dalla Scuola di Belle Arti, alcuni dipinti, fra i più belli, furono premiati con la medaglia d’oro nell’anno 1907 (La Salida y La Puesta del sol). Maria Esther MATERI si sposò con il dottor Raùl Heyn, ebbero tre figli: Maria Anselma, Maria Deidamia e Maria Adela. Felipe MATERI si sposò con Carmen Felisa Lopez Piccinini. Terminò i suoi studi nel 1916 nel Colegio Nacional. Si dedicò al commercio e al giornalismo. I suoi articoli, pubblicati sul giornale “La Tribuna”, erano rivolti principalmente alle problematiche giovanili. Ebbe due figli: Alfredo e Carmen Luisa. Nel libro del dottor Teodosio Gonzalez, dal titolo “Infortunios del Paraguay” dell’anno 1931, si incontra la figura di Monsignor Materi che venne inviato a Roma per accertare se in quell’anno esisteva in Paraguay una legislazione che regolasse i rapporti dello Stato della Chiesa e stabilisse le procedure per le elezioni degli ecclesiastici. 111 Storia della Famiglia Masi La storia è narrata dal dott. Domingo A. Masi Vallarino, figlio di don Domingo Antonio Masi Orofino, che grazie anche all’aiuto della nonna paterna, donna Rosa Orofino, tra gli anni 1930-1940, è riuscito a raccontare la vita e i successi conseguiti dai discendenti di questa famiglia. Mio padre raccolse personalmente molte informazioni, attraverso una fitta corrispondenza epistolare con i capofamiglia di alcuni gruppi familiari. Il suo fu un grande e minuzioso sforzo, che permise a mio padre di realizzare un albero genealogico della famiglia Masi, a partire dall’anno 1777, data di nascita del bisnonno don Raffele Masi, in Forenza, fino al 1990, quindi, 213 anni di storia familiare. Ci racconta ciò che accadde al gruppo familiare in America (Paraguay e Argentina) a partire dall’anno 1872, tralasciando ciò che accadde al resto della famiglia rimasta in Italia. Fu grande il suo stupore quando in occasione di un viaggio in Italia, nella sola città di Napoli, alcuni anni fa, sulla guida telefonica locale figuravano più di 100 persone con il cognome “Masi”. Lo stesso si verificò in alcune città degli Stati Uniti d’America, non solo trovò persone con lo stesso cognome, ma, anche, parenti che si erano diretti verso questo paese, nei tempi passati, appartenenti al grande albero genealogico della sua famiglia. Ricordo l’emozione che provai quando, in occasione di una visita alla Escuela de Salubridad dell’Università di Porto Rico, ebbi il piacere di stringere la mano del Prof. Dr. Alfonso T. Masi, originario della Georgia (USA), professore di epidemiologia. Il lavoro iniziato da mio padre nel 1930 fu interrotto alla fine dell’anno 1950, ciò significa che a partire da questa data, l’albero genealogico, non fu aggiornato regolarmente con gli eventi che si verificarono negli ultimi 40 anni. Nel 1950 pensammo di abbandonare definitivamente il lavoro cominciato da mio padre e mia nonna, ma ciò apparve come un atto imperdonabile; così prendemmo la ferma decisione di riprenderlo nuovamente e aggiornarlo fino ai nostri giorni. 112 Devo dire che con grande soddisfazione questo compito è stato portato a termine grazie alla disponibilità offerta da tutti i familiari. Guardando attentamente l’attuale albero genealogico familiare, si può notare come il vincolo familiare esistente è molto ramificato, se consideriamo che nell’anno 1872 solo tre furono i pionieri che vennero in America: Antonio, Michele e Angelo Masi. Oggi sono trascorsi 118 anni e da quella data (1872-1990), è cominciata la storia di una onorata famiglia che comprende più di 900 membri e che oggi onorano la società argentina e paraguaiana. Non conosciamo se qualcosa di simile si è prodotto in seno ad altra famiglia italiana. Asuncion del Paraguay, anno 1990 Dr. Domingo A. Masi Vallarino 113 Storia della famiglia MASI dal 1777 al 1990 Informazioni generali sul paese di origine La famiglia Masi è di origine italiana, la culla della famiglia Masi è il Municipio di Forenza. Fin dai tempi antichi, Forenza è un paese agricolo-pastorale, dove si coltiva con preferenza la vite e l’olivo, ragione per cui le sue industrie producono vino, olio di oliva. Malgrado il numero scarso di allevamento da latte tuttavia si produce il formaggio. In genere i cittadini di Forenza appartengono alla razza bianca e professano la religione cristiana: la cattolica, apostolica e romana. L’origine del nucleo familiare. Periodo dal 1777 al 1872 Secondo l’informazione disponibile, alla fine del secolo XVIII (anno 1777) nel municipio di Forenza, nacque Rafael MASI. All’età di 26 anni (1803) contrasse matrimonio con Ana Teresa, con la quale procreò 7 figli, ovvero: Carlos, Germina, Maria Angela, Candido, Nicolas, Cayetano e Roque. Mentre la maggioranza dei membri viventi nella parte rurale del Municipio di Forenza si dedicavano alla coltivazione della vite, l’olivo, il frumento, mais e cotone, don Rafael Masi realizzava scarpe e stivali. Con il passare degli anni, i sette figli di don Rafael Masi crebbero e contrassero matrimonio, come segue: Carlos con Luisa Solimena Cayetano con Maria Josefa Pompa Germina con Francisco Membrea Candido con Teresa Boquichia Nicolas con Victoria Patanera Maria Angela con Carlos Pompa Roque con Ana Cirenza Da questo gruppo i membri della famiglia Masi cominciarono ad aumentare. 114 ANA TERESA Cayetano MASI RAFAEL MASI Cándido MASI 7 HIJOS Roque MASI Nicolás MASI Germina MASI Maria Angela MASI Carlos MASI ANA TERESA RAFAEL MASI Cayetano MASI ia r 7 HIJOS pa r no am a fa m il Carlos MASI Luisa SOLIMENA Carlos POMPA Francisco MAMBREA Teresa BOQUICHIA Roque MASI Ana CIRENZA Nicolás MASI Germina MASI Maria Angela MASI Cándido MASI Victoria PATANERA es p Maria Josefa POMPA a os s 115 Carlos Masi e Luisa Solimena con 4 figli maschi: 1. Antonio si sposò nel 1862 con Atonia Cirenza dalla quale ebbe una figlia di nome Rita. Sei anni più tardi (1868) contrasse matrimonio con Filomenna Margiotti, dalla quale ebbe 4 figli: Alfonso, Carlos, Assuncion, e Concilia. 2. Miguel si sposò nel 1863 con Carmen Terramagra. Ebbe 7 figli, 5 maschi: Ernesto, Francisco, Manuel, Paqual e Miguel e 2 bimbe: Brigida e Carolina. 3. Angel si sposò nel 1867 con Ana Rosa Orofino. Ebbero 3 figli: Juana, Domingo e Adelina. 4. Manuel si sposò nel 1879 con Crisitna Margiotti ed ebbe 6 figli, 3 maschi Carlos, Roque e Cosma Damian e 3 bimbe Luisa, Angelita e Mariana. Cayetano Masi e Maria Josefa Pompa con 3 figli maschi: 1. Salvatore 2. Rafael 3. Alyandro sposato con Maria Travelino con 1 figlio Cayetano Maria Angel Masi e Carlos Pompa con 2 figli: 1. Rafael sposato con Adela Malavessi con 2 figli Antonio e Hector 2. Micguel sposato con Atonia Falina con 1 figlio Francisco Germina Masi e Francisco Mambrea con 4 figli: 1. Francisco 2. Antonio 3. Ana 4. Herminia Candido Masi e Teresa Boquichia con 3 figli: 1. 116 Rafael 2. Carolina 3. Vicente sposato con Carolina Natale con 4 figli: Miguel, Rosa, Carolina e Carlos. Nicolas Masi e Victoria Patanera con 1 figlio 1. Gerardo. Roque Masi e Ana Cirenza con 1 figlio 1. Carlos. La decisione di emigrare In America Verso la metà del XVIII secolo nei paesi dell’Europa meridionale si parlava molto dello sviluppo dell’America, il continente scoperto da Cristoforo Colombo. L’Argentina in particolare stava cercando di reclutare un gran numero di italiani,e spagnoli, e per questo faceva molta propaganda. In effetti questo giovane ed esteso paese aveva bisogno di immigrati per accelerare il suo decollo e fruire della sua immensa ricchezza. Questo paese offriva molto all’emigrante: un clima eccellente, immense pianure per stimolare l’allevamento del bestiame bovino, grandi campi per coltivare la terra principalmente con il frumento, l’avena, il mais e una grande varietà di ortaggi. L’industrializzazione cominciava appena a nascere e esisteva una grande domanda di manodopera. Grandi città stavano nascendo ai margini dei suoi fiumi abbondanti, era evidente la necessità di manodopera specializzata . I Masi erano numerosi, e benché in Italia attraversavano un buon momento per la produzione di vino e frumento, ugualmente per i prodotti manuali che realizzavano, l’idea di emigrare in America ogni volta balenava nella mente dei giovani figli di don Rafael. 117 Fu in tal modo che i fratelli e i cugini conversavano costantemente soprattutto di questo argomento attirando favorevolmente l’attenzione sul futuro benessere della famiglia. E tanto parlarono di questo argomento che un giorno maturò l’idea di emigrare. Il viaggio dei pionieri: Antonio, Michele e Angelo Masi Siamo arrivati all’anno 1872. I tre figli maggiori, nati dal matrimonio di Carlo Masi e Luisa Solimena, presero l’iniziativa di partire per il Nuovo Mondo. Los PIONEROS y sus ascendientes ANA TERESA RAFAEL MASI ABUELOS No emigraron al PARAGUAY Carlos MASI Luisa SOLIMENA PADRES Antonio Miguel gemelos, 41 años Angel HIJOS Llegaron a la ciudad de ASUNCION EN 1872 33 años 118 Erano i discendenti maggiori della famiglia. Antonio e Michele erano gemelli e avevano 41 anni, mentre l’altro fratello Angelo solo 33. I tre erano sposati da vari anni e avevano dei figli: Antonio aveva 5 anni, Michele 7 e Angelo 1 figlia. Antonio e Michele facevano scarpe e stivali mentre Angelo era sarto. Prima di iniziare il viaggio i due figli maggiori invitarono il cugino Raffaele Pompa Masi mentre Angelo invitò suo cognato Domenico Orofino per convincerlo ad unirsi al viaggio. Accettato l’invito per andare a Buenos Aires dagli altri parenti già integrati, si adoperarono per trovare le risorse economiche, acquistarono un grande lotto di materiale per il lavoro. Così, nel mese di gennaio 1872, intrapresero la marcia verso la città di Melfi, distante da Forenza 50 km. Arrivarono a Melfi verso il tardo pomeriggio dello stesso giorno, dopo aver viaggiato 5 ore a cavallo, unico mezzo a quel tempo per viaggiare nella regione. A Melfi attesero nella stazione ferroviaria l’ora di partenza del treno, fissata per la mezzanotte. Il treno li condusse a Napoli, il grande meraviglioso porto di mare della penisola italiana. Dopo aver sostato tre giorni in questa città, i viaggiatori presero la nave che li avrebbe condotti a Genova, luogo dal quale salpavano le grandi navi che si dirigevano negli altri paesi del mondo. A Genova ebbero la possibilità di conoscere la grande statua eretta in memoria di Cristoforo Colombo che indicava con il dito l’Occidente e il Nuovo mondo. La traversata dell’Oceano Atlantico e l’arrivo a Rio de la Plata e alla città di Buenos Aires durò più di venti giorni. Al termine del lungo viaggio furono contenti e molto soddisfatti perché il desiderio lungamente sognato si stava realizzando. Non li preoccupò il fatto di non conoscere il paese, la lingua e che gli mancassero gli amici. 119 Le prime attivita’ svolte nella citta’ di Buenos Aires Nella città di Buenos Aires, i fratelli cominciarono a lavorare. Rafael Pompa Masi che era sarto si unì ai cugini Michele e Domenico Orofino. Quest’ultimo, contadino, aiutò il gruppo nel lavoro. In questo modo gli argentini in pochissimi giorni cominciarono a usare scarpe e stivali e vestiti su misura fatti dagli italiani. Mentre i giorni scorrevano tranquillamente nella splendida capitale argentina, i fratelli cominciarono ad ascoltare i primi commenti sul Paraguay. Questi si riferivano alla disperata situazione che regnava nel paese, dovuta alla sofferta sconfitta per la guerra della Triplice Alleanza e che stava ora per concludersi. Prestavano ascolto al fatto che il Paraguay si trovava schiacciato dopo una guerra tanto estesa e sanguinosa che durava nientemeno da cinque anni. In conseguenza della guerra e per il Tratado de Paz, il Paraguay aveva perso non solo la sua popolazione giovane sia nel nord che nel sud del paese. L’esercito brasiliano occupava il paese e sarebbe rimasto alcuni anni con il proposito di normalizzare la situazione e mantenere l’ordine. In tale situazione, e mancando il Paraguay di tutto e soprattutto di operai perché erano morti, i commercianti stranieri che lo visitavano portavano merci che si vendevano con grande facilità. Accettando la situazione di questo paese nonostante non lo conoscessero, poterono impegnarsi con maggior fermezza nella realizzazione di scarpe e stivali, con il desiderio di visitare la città di Asunciòn in breve tempo e di verificare la veridicità di quello che avevano sentito. Una visita di esplorazione Quando misero da parte una buona quantità di scarpe e stivali, i due figli maggiori Antonio e Michele partirono per il Paraguay. Non restarono molti giorni dall’arrivo nella città perché la distanza che li separava da Buenos Aires era corta. Subito verificarono con i propri occhi la veridicità delle informazioni che possedevano. La vendita immediata di tutto ciò che avevano li entusiasmò molto. Di fronte a 120 questa situazione tanto favorevole, si misero a lavorare con grande entusiasmo nella città di Asunciòn e dopo pochi mesi fecero sapere al fratello Angelo e agli altri familiari che erano intenzionati a rimanere nella città. L’unico che si entusiasmò della notizia fu Angelo, giacché Rafael Pompa Masi e don Domingo Orofino volevano tornare a Forenza. La città di Asunción nel 1872 Nel 1872 la città di Asunciòn, capitale della Repubblica del Paraguay, era molto semplice a aveva il tipico aspetto coloniale. Le sue case erano di legno con grandi patio interni abbelliti da piante di gelsomino, predilette per il loro profumo eccezionale. Le strade erano larghe e dritte e ai suoi bordi vi erano piante di arancio. La città nel 1872 era molto silenziosa a causa della scomparsa dei giovani impegnati nella guerra che stava per concludersi. Per le strade si vedevano camminare solo le mogli dei soldati. Tra i pochi edifici resistiti alla distruzione, si vedevano il Palazzo di Lòpez, la Cattedrale, la stazione ferroviaria, l’incompiuto Oratorio, il Congreso Nacional e i quartieri famosi come la Trinidad e la Racoleta. Nel giardino botanico vi era una bella casa dove viveva l’ex presidente Carlo Antonio Lopez. Verificarono che la città era sorta sulla falda settentrionale della storica collina di Tacumbù e sul gomito del margine sinistro del ricco fiume Paraguay. Si trovava a 80 metri sul livello del mare, aveva un clima delizioso con una temperatura media di 27 gradi centigradi. Il suo cielo era sempre azzurro con piccole nuvole. Un sole brillante si vedeva tutte le mattine e la notte era sempre piena di stelle. Malgrado la tranquillità che regnava, la città di Asunciòn era accogliente e invitante sia per il lavoro che per il riposo. L’idea di emigrare tutta la famiglia Di fronte alla situazione esistente in Asunciòn per la grande domanda di articoli confezionati, i tre fratelli decisero di installarsi definitivamente nella città. Pensavano che avrebbero potuto lavorare intensamente, raccogliere quanto 121 più denaro possibile con la speranza di poter portare, una volta per tutte, i familiari che erano rimasti in Italia sperando nel destino. Questa terra americana era salutare e aveva da offrire lavoro a sbafo. “Dobbiamo pensare seriamente di portare i nostri familiari” diceva Antonio ai suoi fratelli “…che meraviglia sarebbe se vivessimo tutti qui! …” ripeteva sempre. Il viaggio in Italia del fratello Angelo. Dal 1877 al 1889 L’idea di emigrare si rafforzò nei parenti rimasti in Italia quando il Governo Nazionale fu disposto a facilitare l’acquisto dei biglietti per tutti gli stranieri che desideravano recarsi nel paese e contribuire con il proprio lavoro a farlo grande. Approfittando di questa opportunità, i tre fratelli sollecitarono il Governo Nazionale, a quel tempo sotto la guida di Juan Bautista Cill, all’acquisto di 20 biglietti per il viaggio da Genova verso la città di Asunciòn. Una volta ottenuto la risposta favorevole, raccomandarono il fratello Angelo di recarsi in Italia e una volta tornato a Forenza di preparare il viaggio dei familiari disponibili a emigrare. Sebbene Angelo pensava che sarebbe stato difficile convincere i familiari, nel mese di giugno del 1877, accettando i consigli dei fratelli maggiori partì diretto in Italia. Un mese più tardi, Angelo tornava di nuovo a Forenza, pensando che erano passati già 5 anni da quando era partito per il Nuovo Mondo. La felicità dei parenti rimasti a Forenza fu immensa, né pensavano che il viaggiatore tornasse al focolare, perché a quell’epoca la corrispondenza postale era inesistente o molto lenta. Angelo si sentiva ugualmente felice e contento di vedere di nuovo sua moglie Ana Rosa e sua figlia, che era stata abbandonata pochi mesi dopo la nascita e che nel frattempo era molto cresciuta. La stessa felicità era negli occhi dei familiari. Spesso davanti al fuoco gli chiedevano di raccontare del viaggio e del lavoro. Sin dalla partenza, sua moglie Ana Rosa, pensava alla maniera di ritornare al fianco di suo marito. 122 La luna di miele si presentò di nuovo tra Angelo e Ana Rosa. Il 18 luglio del 1878 arrivò un bebè , che battezzarono con il nome di Domingo Antonio Carlos, dovuto al fatto che era tornato dal Paraguay di domenica e anche perché era il nome di entrambi i nonni. Tutto ciò rese felice Angelo che pensò seriamente di stabilirsi nella sua terra natale, ma mentre questo succedeva, realizzò che erano trascorsi già due anni dal suo ritorno a Forenza e che doveva mantenere fede all’impegno preso con il Governo del Paraguay di utilizzare i 20 biglietti. Allora cominciò a proporre ai familiari di emigrare in America. Aveva la certezza che sua moglie Ana Rosa lo avrebbe accompagnato, ma all’imbarco sorse un inconveniente all’ultimo momento. Ana Rosa possedeva insieme a suo fratello, don Domingo Orofino, una casa a due piani con una scuderia, una grande cantina e 35 ettari di vigneto in pieno sviluppo. Ambedue i fratelli avevano ricevuto l’eredità paterna e quando Ana Rosa espresse la volontà di vendere quello che le apparteneva, per poter accompagnare suo marito in Paraguay, sorse il problema che il fratello non disponeva del denaro necessario per l’acquisto. Pertanto, Angelo distribuì i biglietti alle moglie e ai figli dei due fratelli che desideravano stabilirsi in Paraguay. Cominciò così la prima emigrazione della famiglia Masi. Famiglia di Antonio Masi - capofamiglia: Antonio Masi - moglie: Filomena Margiotti - figli: Alfonso Masi Margotti 13 anni Assunta Masi Margiotti 11 anni Concilia Masi Margiotti 9 anni Carlo Masi Margiotti 8 anni Rita Masi Cirenza (figlia di primo letto) 18 anni 123 Famiglia di Michele Masi - capofamiglia: Michele Masi - moglie: Carmela Terramagra - figli: Totale: Ernesto Masi Terramagra 18 anni Francesco Masi Terramagra 16 anni Carolina Masi Terramagra 14 anni Brigida Masi Terramagra 12 anni Manuele Masi Terramagra 11 anni Pasquale Masi Terramagra 9 anni Michele Masi Terramagra 8 anni 14 persone Il viaggio di donna Rosa Orofino, moglie di Angelo Masi e i suoi tre figli, venne rinviato per l’impossibilità di don Domenico Orofino di rilevare la quota di proprietà messa in vendita dalla sorella. In questo modo, nel mese di aprile del 1879, quattordici persone costituirono il primo gruppo di nuovi immigrati diretti in Paraguay in compagnia di Angelo Masi, che così realizzava il suo secondo viaggio nel nuovo mondo. Il viaggio fu eccellente e tutti arrivarono in ottima salute nella città di Asunción, la nuova residenza. Furono molto felici pure i fratelli Antonio e Michele nel vedere arrivare le loro rispettive mogli e figli, per iniziare adesso una nuova vita in Paraguay. L’incontro con i famigliari avveniva dopo sette anni di separazione (1872-1879), ma nella loro mente continuava a persistere il sogno di ricongiungersi agli altri parenti. Passarono lentamente altri quattro anni dalla data di arrivo nella città di Assunzione quando nel 1883 Angelo Masi pensò di ritornare in Italia dalla sua famiglia e convincerli a riaccompagnarlo. Questa volta la permanenza in Forenza si prolungò per circa un anno e, a metà del 1884, partiva di nuovo in Paraguay portando il secondo gruppo di familiari. 124 Questa seconda emigrazione comprendeva le seguenti persone: Famiglia di Emanuele Masi - capofamiglia: Emanuele Masi - moglie: Cristina Margiotti - figli: Luisa Masi Margotti 17 anni Carlo Masi Margiotti 15 anni Rocco Masi Margiotti 14 anni Angelita Masi Margiotti 12 anni Mariana Masi Margiotti 10 anni Cosme Damiàn Masi Margotti 9 anni Famiglia di Cayetano Masi - capofamiglia: Cayetano Masi - moglie: Maria Josefa Pompa - figli: Rafael Masi Pompa 20 anni Salvador Masi Pompa 22 anni Alejandro Masi Pompa 25 anni - moglie: Maria Miguela Travallino - figlio: Cayetano Masi Travallino 5 anni Famiglia di Carlos Pompa - capofamiglia: Carlos Pompa - moglie: Maria Angela Masi - figli: Michele Pompa Masi - moglie: Atonia Falina - figlio: Francesco Pompa Falina Raffaele Pompa Masi - moglie: Adele Malavessi 125 - figli: Antonio Pompa Malavessi 15 anni Ettore Pompa Malavessi 10 anni Altri: - Michele Coscia - moglie: Rita Margiotti + figlio di Rita Margiotti - Blas Coscia - Manuel Coscia - Giosué Musti + un figlio di Giosué Musti Totale di 31 persone. Neanche questa volta la moglie di Angelo Masi, Ana Rosa Orofino e i suoi tre figli, riuscirono a seguirlo, ciò dovuto sempre al solito impedimento. Trascorsero altri 4 anni, nella mente di Angelo Masi continuava a persistere il desiderio di portar in Paraguay sua moglie e i suoi figli. Fu così che realizzò un terzo ritorno in Italia. Trovò i suoi figli molto cresciuti: Giovanna di 16 anni, Domenico di 8 e Adelina di 6. Ana Rosa stava molto bene in salute, però si rattristava profondamente nell’osservare suo marito abbracciare e accarezzare costantemente i figli. Durante la permanenza in Forenza, Angelo Masi cercò di risolvere i problemi esistenti. Si presentò nella regione un inverno intenso e, il troppo freddo, riacutizzo il suo reumatismo poliarticolare, contratto in Italia, in giovane età, e di cui si era liberato da quando viveva in Paraguay. Il dolore si ripresentò così forte, tanto che, non trovando sollievo nella umida casa, fu costretto a trasferirsi a Napoli, presso un sanatorio, per più di tre mesi, dove gli prescrissero un bagno particolare e una medicazione rigorosa, con i quali trovò una lenta miglioria. Il medico dell’ospedale di Napoli gli suggerì allora che se si fosse trasferito in una zona tropicale, con clima caldo e secco, avrebbe curato definitivamente la sua malattia. 126 PERIODO INMIGRATORIO FAMILIAR 1872 – 1889 Llegada al Paraguay 17 años 1872 5 años 1877 1er viaje a Italia 2 años 1879 4 años 1883 Represa al Paraguay por 2a.vez 1a. inmigración familiar 2o. viaje a Italia 1 años 1884 4 años 1888 Regresa al Paraguay por 3a.vez 2a. inmigración familiar 3er viaje a Italia 1 año 1889 Regresa al Paraguay por 4a.vez 3a. inmigración familiar Viajes realizados a Italia por Angel Masi 127 Questa circostanza, pur tuttavia penosa, lo obbligò a sollecitare sua moglie a prendere una definitiva decisione sul trasferimento in Paraguay, il cui clima risultava più favorevole alla sua salute, ricordandole ciò che gli aveva raccomandato il medico di Napoli. Ad Ana Rosa non rimase che ascoltare attentamente la supplica del marito, fu allora che si rivolse al fratello sollecitando il suo aiuto. Il fratello di Ana Rosa, facendo un grande sforzo, riuscì a consegnarle in danaro la metà del valore della proprietà che condivideva con lei e per la parte restante le sottoscrisse varie cambiali da pagare semestralmente. Fu così che Angelo Masi preparò il suo terzo viaggio in Paraguay. Era l’anno 1889. questo terzo gruppo di viaggiatori era così composto: Famiglia di Angelo Masi - capofamiglia: Angelo Masi - moglie: Anna Rosa Orofino - figli: Juana Masi Orofino 16 anni Domenico Masi Orofino 8 anni Adelina Masi Orofino 6 anni - nipote: Erminia Manbrea Masi. Famiglia di Vincenzo Masi - capofamiglia: Vincenzo Masi - moglie: Carolina Natale - figli: Carlo Masi Natale 12 anni Carolina Masi Natale 10 anni Michele Angelo Masi Natale 8 anni Rosa Masi Natale 6 anni Altri: - Pascual Coscia - Luis Fortunato con la moglie Carolina Cataldo 128 PANORAMA FAMILIAR en 1871 Antonio Esposa y 5 hijos 7 HIJOS Carlos MASI Luisa SOLIMENA Miguel Esposa y 7 hijos Angel Esposa y 3 hijos Manuel Esposa y 6 hijos Rafael Cayetano MASI RAFAEL MASI Maria Josefa POMPA Maria Angela MASI Carlos POMPA Cándido MASI Teresa BOQUICHIA ANA TERESA Salvador Alejandro Esposa y 1 hijo Rafael Esposa y 2 hijos Miguel Esposa y 1 hijo Vicente Esposa y 4 hijos Rafael Carolina Nicolás MASI Victoria PATAYOLA Roque MASI Ana CIRENZA Gerardo Carlos Francisco Germina MASI Francisco MAMBREA Antonio Ana Herminia 129 - Albina Margiotti - Vicente Ottaviano - Vicente Palmieri - Maria Nicola - Vicente Giangreco Totale: 19 persone In questo modo Angelo Masi solcò per la quarta volta l’Oceano Atlantico nel lungo percorso che lo portava dall’Italia ad Asunción. Fu l’ultimo viaggio realizzato da Angelo Masi. In 17 anni (1872-1889), 67 persone emigrarono da Forenza per stabilirsi in Asunción per ricongiungersi a familiari e amici. Il primo matrimonio della famiglia Masi in Asunción Nel 1880, il primo matrimonio fu contratto in Asuncion fra il giovane Raffaele Masi Pompa e Rita Masi Cirenza. La parentela dei due contraenti era dovuta che i loro padri erano cugini. Rita Masi Cirenza era l’unica figlia nata dal matrimonio di Antonio Masi e Antonia Cirenza celebrato in Italia nel 1862. Rita Masi Cirenza arrivò in Paraguay nel 1879 quando aveva 18 anni di età. Questo matrimonio costituì un salto sociale per la famiglia Masi che aveva raggiunto una buona posizione nella piccola collettività Italiana nella città Paraguaiana. Il primo discendente paraguaiano della famiglia Masi Il primo discendente Paraguaiano di padre italiano appartenente alla famiglia Masi nacque il 5 giugno del 1881. Fu un maschio battezzato con il nome di Cayetano Antonio. I suoi genitori erano Rafael Masi Pompa e Rita Masi Cirenza. Il neonato fu battezzato nella chiesa della SS. Trinità situata in un distretto vicino alla città di Asuncion, chiesa che godeva di uno spiccato prestigio e che custodiva il corpo del 130 presidente Carlo Antonio Lopez. Il battesimo del neonato fu una bella opportunità per riunire tutti i membri della famiglia Masi residenti in Paraguay. Il viaggio di Salvatore Masi in Brasile Don Salvatore Masi, nella metà del 1885, all’età di 25 anni, fece un viaggio in Brasile, visitò Rio de Janeiro e Sao Paulo. Mentre stava a Sao Paulo conobbe Mariana Traficante, figlia di un italiano che viveva in Brasile. Il padre della ragazza era don Vito Traficante che aveva un’altra figlia minore di nome Angelica. Il giovane Salvatore Masi si innamorò di Mariana Traficante e la sposò nel 1886. Un anno più tardi ci fu in Brasile un’epidemia di colera che risparmiò la famiglia Traficante, ma fu vittima invece di uno spaventoso incendio che distrusse totalmente la propria abitazione. A causa di ciò, il giovane Salvatore Masi, sua moglie e la famiglia del suocero, furono costretti ad abbandonare la città di Sao Paulo per riparare in Paraguay. Nel 1887, don Salvatore Masi, di ritorno dal Brasile, si associò con suo fratello Rafael nella bottega di fabbro che questi teneva già avviata. La vita intellettuale dei discendenti della famiglia Masi. I membri della famiglia Masi, una volta riunitasi nella città di Asunción, non trascurarono di dare ai loro discendenti una sana ed ottima educazione. Il Colegio Nacional di Asunción (attualmente occupato dalla facoltà di diritto dell’Università di Asunción), situato nella strada Mariscal Estigarria, angolo Jegros venne inaugurato il 4 gennaio del 1887. Nell’anno 1884, si diplomò il giovane Alfonso Masi Margiotti, figlio maggiore di Antonio Masi e Filomena Margiotti. I suoi compagni di studio furono Emeterio Gonzales, Gasparr Villamajor e Cecilio Baez. 131 Il primo medico della famiglia Masi Il giovane Alfonso Masi Margotti, dopo aver ottenuto il Diploma presso il Colegio Nacional di Asunción, si recò in Argentina (Buenos Aires) ed entrò nella facoltà di Scienze Mediche dalla quale uscì col titolo di “medico chirurgo” nell’anno 1889. Le spese necessarie per la formazione professionale del giovane Alfonso furono sostenute dal padre e dagli zii Antonio, Michele e Angelo Masi. Nella città di Buenos Aires, dopo aver conseguito la laurea, il giovane professionista aprì un consultorio ed iniziò la sua attività di medico. Poco tempo dopo si sposò con Martina Elizalde, distinta signora della società argentina e dalla quale ebbe quattro figli, due dei quali divennero medici chirurghi: José Masi Elizalde e Jorge Mari Elizalde. Anni più tardi, il dottor Alfonso Masi Margiotti prestò aiuto professionale al giovane Cayetano Masi, figlio maggiore di Rita Masi Cirenza e Rafael Masi Pompa, che intraprese la carriera medica presso la facoltà di medicina di Buenos Aires. Elenco dei medici della famiglia Masi Altri discendenti della famiglia Masi conseguirono lo stesso titolo professionale di medico chirurgo, imitando il dott. Alfonso Masi Margiotti. Medici Paraguay Antonio Gabriel Masi Vallarino Domingo A. Masi Vallarino Victor Masi Gorostiaga Rafael Masi Pallarés Silvio Allegretti Masi Juan Masi Guggiari 132 Rafael Masi Pallarés Mirtha Rodriguez Masi de Ortiz Enrique T. Masi José Filizola Pallarés Jorge Yegros Masi Héctor Pompa Arce Jorge Maria Masi Sienra Desidée Masi Argentina: Alfonso Masi Margiotti José Masi Elizalde Jorge Masi Elizalde Antonio Dante Masi Cayetano Masi Carlos Masi Falabella Cayetano Masi Pecci Jorge Soriano Masi EE.UU. Josè Domingo Masi Jimenéz Alfonso T. Masi Brasil: Carlos Pompa Masi Altri familiari professori universitari Odontologi: José Masi Mernes Rubén Di Tore Aquino Jesùs Ramiro Pompa Arce Ruben Di Tore Masi José Di Tore (protesista) Atilio Pompa Masi (protesista) 133 Farmacisti e chimici: Alfonso Masi César R.Masi Laurea Oscar Masi Latria Teresa Blasco Masi de Vallejos Dionisia Medina Masi de Saguier Juana Medina Masi de Clari Ana Medina Masi de Miyarro Maria Josefa Medina Masi de Paez Blanca Masi Barboza de Escobar Juana Masi Borboza de Villane Eduardo Masi Evaristo Masi (idoneo) Avvocati: Angel Andrés Masi Vallarino Federico Masi Brancatti Roberto Masi Brancatti Jorge Silvio Giucich Notai: Eliana Masi De Valdovinos Angel Andrés Masi vallarono Economisti: Julio César Pompa Masi Luis Alberto Sànchez Masi Fernando Mai Scura Frenando Masi Fadlala Julio César Pompa Gutierrez Professionisti aggregati per matrimonio alla famiglia Masi: Luis Damas Ladouce (medico) Janice Iannone de Masi (medico) Silvio Martoni (medico) Rafael Villane (medico) Jesùs Maria Ortiz (medico) 134 Antonio Teodoro Planàs (medico) Silvia Martinez de Pompa (medico) Antonio Barrios Fernàndez (medico) Manuel Pallarés (odontologo) Reinaldo Mayans (odontologo) Perla Quiroz de Pompa (odontologo) Gustavo Valdovinos (notaio) Raùl Daumas Ladouce (ingegnere) Ricaedo Barrail (ingegnere) Andrès Samaniego (avvocato) Roque Miyarro (avvocato) Bernardo Paez (avvocato) Gabriel Saguier (avvocato) Francisco Blasco (biochimico) Carlos Clari (farmacista) Eduardo Casati (economista) Attività farmaceutiche della famiglia Masi I membri della famiglia Masi sono proprietari delle seguenti attività commerciali: Farmacia El Cervo (Cèsar R.Masi y Cia) Farmacia Masi (Blanca Masi Barboza de Escobar y Cia) Farmacia San Gabriel (Dionisia Medina Masi de Saguier) Farmacia Sab Oabla (Juana Medina Masi de Clari) Farmacia San Pablo (Juana Medina Masi de Clari) Farmacia Ninfa Dionisia (Josefa Medina Masi de Pàez) Farmacia Carolina (Ana Medina Masi de Miyarro) Farmacia Amir (Nancy Stewart de Rodriguez) Laboratorio di analisi cliniche (Dr. Rafel Masi Pallarés) Laboratorio di analisi cliniche (Dr. Francisco Blasco) Laboratorio di prodotti farmaceutici (Blanca Masi de Escobar y Cia) Alcuni membri della famiglia Masi che fanno parte di organizzazioni internazionali: Dr. Domingo A.Masi Vallarino – rappresentante dell’Organizaciòn Mundial della Salute – Organizaciòn Panamericana del la Salud Lic. Fernando Masi Fadlala – Economista del Banco Mundial 135 Lic. Luis Alberto Sànchez Masi - Economista del Banco Interamericano di Sviluppo Membri che si sono distinti : Dott. Domingo A. Masi Vallarino – Stella della Solidarietà Italiana di seconda classe Repubblica d’Italia – 30 luglio 1953 Professore Onoris Causa alla Facoltà di Scienze Mediche – Università Nacional Autonoma de Nicaragua - 20 giugno 1968 Orden de Rubèn Darìo – Gran Cavaliere delle Repubblica de Nicaragua - 29 maggio 1969 Dott. Fedrico Masi Brancatti – Membro della Suprema Corte di Justicia del Paraguay. ❇❇❇ Sono queste sicuramente due storie genealogiche di sicuro interesse e rappresentative delle capacità dei lucani, e degli italiani in generale, che spesso si sono distinti non solo per la loro spiccata intelligenza, ma soprattutto per la loro bontà. Accanto a questi lucani che sicuramente economicamente hanno goduto di una certa posizione, ce ne saranno stati molti altri che invece hanno sofferto la fame e la disperazione e che sicuramente meriterebbero di avere voce in capitolo. A questo proposito sarebbe interessante recuperare le lettere che questi emigrati hanno spedito ai loro cari rimasti in Lucania o ai santuari che custodivano i loro santi protettori. Esse sarebbero una testimonianza preziosissima delle loro storie, delle loro paure e delle loro speranze non sempre realizzate. Ritornando ai nostri giorni, c’è stata una famiglia che in Paraguay si è messa in luce per le sue capacità imprenditoriali. Si tratta di una famiglia che ha origini titesi e che quindi è partita verso il Paraguay da uno dei paesi che sicuramente vanta più emigrati. Si tratta della famiglia Oddone, proprietaria oggi di una fabbrica, la 136 “Cinplast”, produttrice di contenitori in plastica e che dà lavoro a più di duecento persone. Chi racconta la storia è il fratello di Francesco Oddone, fondatore della fabbrica, Nito Oddone rimasto a Tito insieme all’altro fratello Laviero e ai genitori Angelo Oddone e Nicolina Potenza. Questa è la sua storia: “Francesco Oddone nacque a Tito il 22 settembre 1948 da padre Angelo Oddone e da madre Nicolina Potenza. Nel mese di Febbraio 1960, all’età di anni 12 “da solo” partì per destinazione Paraguay in quanto invitato dal compare di battesimo Scavone Laviero (fratello di Don Domenicoarciprete). S’imbarca al porto di Napoli sulla nave Augusta e dopo circa 30 giorni arriva a Rio de Janeiro. Qui rimase fermo per diverse ore, scese a terra, ma data l’età si perdette nella città. Solo al momento della partenza del vagone per Buenos Aires, sentendo il suono della nave, riuscì ad arrivare al porto e a partire. Arrivato a Buenos Aires trovò ad attenderlo suo zio, Oddone Francesco. Ad Asunciòn, frequentò la scuola italiana Dante Alighieri, in seguito, si iscrisse all’Università, alla facoltà di Economia e Commercio, nell’anno 1974 e laureò. Durante gli studi lavorava presso la farmacia come fiduciario: effettuava versamenti presso uffici bancari e pubblici. Naturalmente ha dovuto anche fare la “gavetta” effettuando anche impieghi più umili come fare il meccanico. Durante il lavoro post laurea ha incominciato ad occuparsi del personale e della parte finanziaria, diventando negli ultimi anni, responsabile finanziario delle seguenti ditte: ÿ ÿ ÿ ÿ CINPLAST-PARAGUAY CAOBA (SIGARI) CINPLAST-BRASILE ENERGIT/RED BULL 137 Lucani che hanno contribuito al progresso del Paraguay Una famiglia lucana che all’inizio del Novecento è riuscita a creare una solida attività commerciale è la famiglia SCAVONE. Attualmente la “Scavone Hermanos Laboratorios Catedral” continua ad essere una delle più importanti aziende farmaceutiche ed ha diversi centri di distribuzione e di vendita. L’azienda ha come presidente la signora Maria Scavone De Mera ed uno dei suoi componenti, signor Ubaldo Scavone, per circa dieci anni ha svolto le funzioni di Ministro dell’Industria e Commercio. Lavorano nell’azienda i fratelli di Ubaldo Scavone: Amedeo, Tito e Marietta. Tito è il fondatore dell’Istituto di Credito “Banco Nacional” ed è Presidente della Confindustria Paraguaiana. 138 SCAVONE Hermanos Sociedad Anónima IMPORTADORES de MEDICINAS y PERFUMES Casilla de Correo 105 Società Anonima IMPORTATORI di MEDICINALI e PROFUMERIA Casella Postale 105 Palma e Industria Nacional ASUNCION (Paraguay) I Sigg. SCAVONE sono di quei nostri connazionali dei quali è doveroso affermare che tengono alto il nome d’Italia in Terra straniera. La Società Anomina Scavone Hnos, è una delle Ditte più importanti del Paraguay e, nel suo ramo, è senza dubbio la principale. Questa Casa fu fondata nel 1900 dal nostro egregio connazionale dott. Domenico Scavone, ora presidente della Società Anonima. Questa è attualmente gestita dai fratelli signori dott. Domenico, Michele e Laviero Scavone. Direttore centrale è il rag. Vincenzo Scavone. Questa Società Anonima si occupa dell’importazione diretta da tutte le principali Ditte italiane, europee e nordamericane di prodotti chimici, medicinali, droghe, acque minerali, articoli di profumeria, eccetera, che vende in tutta la repubblica. Si può affermare che la Casa Scavone rifornisce tutte le farmacie dell’Interno e la maggioranza di quelle di Asunción. VENTA AL POR MENOR VENDITA AL DETTAGLIO en el suntuoso y moderno local nel sontuoso e moderno locale FAR MACIA CATEDR AL en pleno centro de la Capital. – in pieno cento della Capitale. 139 Cav. Antonio Marchese COSTRUTTORE 25 de No vie mbr e 536 ASUNCION Nato nella capitale della forte e generosa terra lucana, Potenza, il 14 gennaio 1870, il cav. Antonio Marchese risiede da lunghi anni in Paraguay, dove è riuscito a crearsi una invidiabile situazione economica, grazie alla sua eccezionalissima tempra di lavoratore intelligente, tenace, indefesso. Come costruttore, il cav. Marchese è senza discussione uno dei migliori che vanti la collettività italiana in Asunción, città i cui edifici più notevoli sono dovuti a figli di nostra gente. Fra le sue opere basterà citare il Collegio di Maria Ausiliatrice, il Vescovato, il palazzotto Villa Rosalba del dott. Emilio Pérez, la villa Laviero Scavone (costruita in unione al sig. Francesco Cacace, altro stimatissimo costruttore italiano), la Scuola Repubblica del Brasile, la splendida casa della signora vedova de Gasparini, ecc. Collaborò inoltre, come diremo più tardi alla costruzione del monumentale cimitero italiano. Come italiano, basterà dire che del cav. Marchese che, in ogni occasione, durante le guerre di Libia, europea e di Abissinia, in occasione di tutti i terremoti o altri cataclismi che desolarono la nostra Patria, egli dette sempre fortissime somme, come pure contribuì in favore delle istituzioni della Collettività e degli italiani bisognosi. Nel giorno della Fede, durante la guerra etiopica, contribuì con 200 pesos argentini e con oro. Il cav. Marchese è anche azionista della Italcable, della Icla, partecipò largamente al Prestito del Littorio, è socio onorario o protettore dei più importanti sodalizi della Collettività. E’ attualmente presidente della locale Società Italiana di Mutuo Soccorso, la più vecchia di qui, della quale è già stato presidente ben 11 volte e vice presidente 8 volte. Contribuì alla Scuola Italiana Regina Elena costruendo una sala per un valore di $ 50.000 e dirigendo gratuitamente i lavori per l’ampliamento dello stesso edificio scolastico. Anche il Cimitero Italiano lo si deve, in massima parte alla sua iniziativa e collaborazione, specialmente per ciò che si riferisce alla costruzione del Panteon Sociale. Il cav. Marchese vi dedicò tutta la sua vasta competenza e l’assiduità e tenacia necessarie per costruire un’opera così maestosa, con patriottico sacrificio di tempo e di danaro e senza mai scollarsi dalla ammirevole modestia che gli è caratteristica nel compimento di tutte le sue iniziative. Per dare un’idea della considerazione di cui giustamente gode il cav. Marchese, basterà dire che il 5 maggio 1928, alla vigilia di un suo viaggio in Patria dopo 30 anni di assenza, la Collettività italiana gli offrì uno splendido Album, in segno di omaggio, con lusinghieri giudizi sulla sua personalità e con le firme di tutte le Autorità, cominciando dal Regio Ministro, di tutte le Associazioni e dei principali italiani. In data 18 aprile 1932, S.M. il Re si degnò di conferirgli, su proposta delle LL.EE., il Capo del Governo e il Ministro Segretario di Stato per gli Affari Esteri, il grado di Cavaliere del Suo Ordine della Corona d’Italia. Onorificenza che il Cav. Marchese ha ben meritata e che viene a costituire un riconoscimento della Patria al suo alto e illuminato patriottismo, al suo disinteresse ed al suo costante e generoso contributo a tutte le opere ed iniziative a favore dell’italianità. 140 Sociedad Anónima “Angel Spinzi” (Fundada en 1916) CAPITAL $ 250.000 ORO SELLADO Establecimientos Ganaderos de la S.A. “Angel Spinzi” Directores: TERESA GATTI DE SPINZI ANTONIO F. SPINZI Sindico: Dr. GERARDO LAGUARDIA Domicilio en Asunción: Calle Presidente Franco 218 ====================== Teléfono 667 Casilla de Correo 357 --------- ASUNCION E’ questa una delle più poderose ditte agricole del Paraguay ed è anche una di quelle che maggiormente onorano il nome italiano, tanto per la sua potenza economica quanto per l’alta e ben meritata considerazione di cui godono suoi direttori, paraguaiani cospicui ed influenti e discendenti degnissimi d’italiani. La Società Anonima “Angel Spinzi” venne fondata nel 1916 dal signor Angelo Spinzi, nato in Picerno (Potenza) ed insignito della onorificenza di cavaliere della corona di Italia per i suoi alti meriti di illuminato e sincero patriottismo. Il cav. Angelo Spinzi ha abbandonato il mondo dei vivi l’anno 1936, lasciando dietro di se un ricordo imperituro: la sua vita fu tutto un modello di attività intelligente e proficua per se, per i suoi e per il Paese che elesse come sua seconda Patria. D’animo buono e generoso sempre, la sua memoria è venerata dai suoi familiari e da quanti ebbero l’occasione di conoscerlo e di apprezzarne le alte ed ammirevoli doti. La grande azienda agricola da lui creata prosegue oggi in curva di ascendente progresso sotto l’oculata direzione della sua vedova, la virtuosa signora Teresa Spinzi, nata Gatti, e del suo figlio signor Antonio F. Spinzi, gentiluomo perfetto e stimatissimo uomo d’affari. L’azienda possiede un complesso di 100 leghe quadrate di terreni popolati da ben 40.000 capi di bestiame. 141 SAVERIO RICCIARDI INDUSTRIAL FABRICA DE MATERIALES DE CONSTRUCCION, LADRILLOS, TEJAS, CAL, TEJUELES Y ALFARERIA EN GENERAL BAÑADO TUCUMBI Depósito en: Calle 5 de Mayo 262 – Tel. 8135 ASUNCION Il titolare e proprietario di questa forte Ditta, che è una delle principalissime nel suo ramo in Paraguay, è l’ottimo nostro connazionale signor Saverio Ricciardi, nato a Venosa (Potenza) nel 1883. Portato in questa Repubblica all’età tenera di anni 6, e pur non essendo ancora ritornato alla sua terra natale, il signor Ricciardi ha mantenuto altissimi sentimenti di italianità ed è sempre presente laddove si tratti di prestare il suo valido appoggio o contributo a favore della Patria. E’ quella del signor Ricciardi una degna ed ammirevole figura di italiano, ed è giusto quindi che la sua personalità figuri tra quelle più rappresentative e di maggior estimazione della nostra collettività. Egli è stato Consigliere della Società Italiana di Mutuo Soccorso e Presidente del Circolo Italiano FABRICA DE MOSAICOS de VICENTE FUCCI Baldosas – Caños – Tejuelas – Balaustres – Medialunas Escalones de Granito etc. °°°° España 534 ASUNCION Teléfono 8841 Il Sig. Vincenzo Fucci è nato in Valsinni (Lucania) nel 1902. Venuto in Asunción nel 1931, nel gennaio dell’anno seguente fondò la sua fabbrica di Mosaici ed altri articoli del ramo che è oggi considerata come una delle migliori qui esistenti, tanto per la bontà dei suoi prodotti come per la serietà assoluta dei suoi procedimenti. Il signor Fucci è uno dei più stimati ed apprezzati membri della nostra collettività in Paraguay. 142 FARMACIA ALEMANNA ------- DE ------- V I CENT E SC AV ON E & Ci a . REPRESENTANTES – IMPORTADORES DEPOSITO PERMANENTE DE ESPECIALIDADES, DROGAS Y PRODUCTOS QUIMICOS °°°° Ch ile y Estrel la °°°° Dirección Telegráfica: FARMAVONE. °°°° Ca sil la Correo 427 °°°° ASUNCION La Farmacia Alemanna da 5 anni ormai di proprietà della forte e quotatissima ditta Vincenzo Scavone & C.ia, è la più vecchia di quante ne esistono in Paraguay. Inoltre, per la sua vasta e scelta clientela e per il suo rilevante giro d’affari, è anche tra le principalissime della Repubblica. Situata in pieno centro commerciale e installata con vera eleganza, si presenta anche alla vista come uno dei grandi negozi della capitale. Organizzata e diretta con criteri ampi, moderni e di rigida correttezza commerciale, oltre a vendere direttamente al pubblico le sue merci, direttamente importate, fornisce anche numerose altre farmacie della Repubblica. E’ titolare della Ditta, il ragioniere sig. Vincenzo Scavone, nato a Tito (Potenza) e stabilito in Paraguay dal 1910. Italiano di sincero patriottismo e di solida cultura, è uno degli elementi intellettuali di maggior prestigio e di più alta considerazione della nostra collettività. 143 Dr. Gerardo Laguardia C L I NI C A ME D I C A Consultorio: Alber di 213 Domicilio Particular: L.A. de Herr era 372 Teléfono 7885 ASUNCION Uno de los más considerados entre los médicos del Paraguay es, sin lugar a dudas, el Professor Doctor Gerardo Laguardia. Hijos de padres italianos, hizo sos estudios en Italia, diplomandose en la Real Universidad de Náples. Es especializzado en Clinica Médica. El Prof. Dr. Laguardia, ex-profesor y ex-Presidente de la Facultad de Medicina, es un espléndido ejemplo del aporte de la estirpe italiana al progreso del Paraguay. Miguel Masi REMATADOR E S T R E L L A 1 7 0 - Teléfono 7885 ASUNCION Il signor Michele Masi, nativo di Forenza, in provincia di Potenza, per quanto venuto in questa capitale repubblica quando aveva appena sei anni, ha conservato intatto il suo spirito d’italianità. L’importante Ditta che egli dirige, iscritta nel locale registro di commercio sin dal 1889, si occupa della compra e vendita di case, terreni, proprietà agricole, imbarcazioni, mobili, utensili, della divisione di terreni in lotti e relativa vendita a rate mensili di commissioni e consegne. E’ questa una delle più importanti Case di vendite all’asta di cui si vanti Asuncion. 144 H O T E L “ I T A L I A ” de Francisco Caggiano e Hijos Calle Coronel Bogado 260 (a 10 metros de la Estación del Ferrocarril) – Teléfono 7515 ASUNCION Co mpl eta men te Ref ormado con agua corrente y baños modernos frío y caliente Exquisita cocina Italiana y criolla Atend ido po r sus mís mos dueños ofrece las mayores garantias de or den y tra nqu ili dad Precios sin competencia E’ questo l’albergo situato ne la migliore posizione de la capitale per i viaggiatori che arrivano o partono in ferrovia essendo ubicato ad appena pochi metri dalla stazione centrale. Questa sua favorevole situazione, la squisitezza della sua cucina italiana e “criolla”, la pulizia meticolosa e la comodità delle numerose abitazioni - - - ampie, fresche e ben ventilate - - - e dei bagni caldi e freddi di cui dispone, i prezzi realmente modici, la accuratezza e puntualità del servizio, sotto il controllo diretto dei suoi proprietari, fanno di questo albergo italiano quello preferito - - anche per la sua scrupolosa serietà e garanzie assolute di ordine e tranquillità - - dalla più eletta clientela. La quale è attirata dalla finezza del tratto, sempre affabile e cortese,usato dal signor Caggiano e dai suoi figli che con lui collaborano al miglior andamento della importante azienda. Il signor Francesco Caggiano, stimatissimo commerciante di questa capitale, è un ottimo italiano che nato a Tito, in prov. di Potenza, venne in questa ospitale Repubblica nel 1912 e si fece ben presto apprezzare, sia nell’ambiente italiano come in quello locale, come un vero modello di operosità, di tenacia e di patriottismo. E’ anzi alto merito e giusto orgoglio del signor Caggiano quello di essersi rapidamente saputo creare una invidiabile situazione grazie unicamente al suo sforzo ed intelligenza personali e di aver quindi formato una sua famiglia degna di essere citata di modello per reggersi - - - a seconda dei suoi insegnamenti - - - sul tema de la osservanza scrupolosa dei principi basici de la onestà, del lavoro, dell’amore e del rispetto famigliare reciproco. Oltre a gestire il suo albergo, da lui rilevato nel 1926, questo nostro egregio connazionale è anche appaltatore del servizio di ristorante e confetteria ne le vetture-ristorante delle Ferrovie Centrali del Paraguay. Il signor Francesco Caggiano, universalmente stimato, è giustamente apprezzato tanto negli ambienti italiani come paraguaiani. Attualmente lavorano direttamente nella azienda i figli del signor Francesco Caggiano, signori Antonio, Guglielmo e Mario. 145 Dr. Gerardo Buongermini Petrone Jejuy 5 MEDICO CIRUJANO : Teléfono 7097 : ASUNCION Uno de los más distinguidos médicos de Asunción, también hijo de padres italianos, es el Dr. Gerardo Buongermini Petrone. Diplomado en la Universidad de Asunción desde 1926, este profesional supo rápidamente granjearse la simpatia y la consideración generales. Fué Director del Hospital Militar Central, Director de la Escuela de Sanidad Militar, Jefe del Servicio Sanitario del Chaco, y ocupó otros varios puestos de notable impotancia. Personalidad de primer orden también en el campo politico nacional, ha sido llamado a dirigir el Ministerio de Salubridad Pública, al cual dedica todos sus vastos conocimientos médicos y su entusiasmo de sincero patriota. Dott. Gerardo Buongermini Petrone, figlio di genitori di Potenza, è uno dei più quotati medici chirurghi della Capitale. È stato direttore dell’Ospedale militare Centrale della Scuola di Sanità Militare. Capo del Servizio Sanitario del Chaco, ecc. Attualmente è Ministro di Sanità Pubblica. È degno di nota il fatto che egli presta specialissime cure agli italiani residenti in Assunzione. NICOLINO PELLEGRINO ***** Il professore Pellegrini, buon violinista che dominava diversi strumenti, nacque a Viggiano (Potenza) nel 1873. All’età di quattro anni, stando a Ginevra (Svizzera) cominciò a suonare il violino e a l’età di nove anni dette un concerto a Parigi, dove continuava gli studi nel conservatorio di questa capitale. Tornò in Italia, e da li passò alle Indie inglesi nel 1886. Nel 1888 si diresse a Porto Alegre (Brasile); nel 1893 ebbe l’occasione di venire al Paraguay, dove arrivò il 10 maggio dello stesso anno e qui rimase come direttore di una compagnia infantile e della sua orchestra. Il maestro Pellegrini ha composto varie partiture ed ha fatto una versione dell’Inno Nazionale, usata fino ad oggi nelle scuole. Sta lavorando attualmente in una nuova composizione: “La Leggenda Paraguaiana”. Fu anche professore di musica nelle scuole nazionali. 146 Storie dall’Uruguay Punto di riferimento per la raccolta di storie di vita di lucani in questo paese è stato Antonio Teti, membro di molte Associazioni di lucani in Paraguay ed egli stesso lucano. Oltre a spedirmi sempre tramite e-mail una storia riguardante un’emigrazione avvenuta alla fine dell’Ottocento, ha ritenuto necessario raccontarmi anche la sua vita di emigrante e quindi allo stesso tempo la storia delle Associazioni di cui è stato membro o fondatore. Riporto qui di seguito la sua lettera: ❇❇❇ “Gentile signora Coviello: dopo la sua telefonata tratterò in qualche forma rispondere a le vostre richieste, ricopilando un poco la mia partenza e al più possibile la storia delle associazioni lucane che ho vissuto come dirigente. Prima di tutto dovete avere la cortesia di lasciare inavertiti tutti gli errori grammaticali che senza dubbio farò, anche espressioni non di accordo a la nostra lingua, prego correggere. Incomincio a dire che ho lasciato la nostra cara e bella terra nel marzo dell’anno 1949 avevo 14 anni. Immagini che è stato per me, con quasi niente di conoscenza della lingua spagnola, solamente quello appreso durante il viaggio che durò un mese circa nella moto nave Sises con un poliglotta, insieme ai miei fratelli più piccoli ed i genitori. Mio padre Giuseppe teti, Maresciallo di Marina dopo la guerra impiegato a Potenza, mi sfugge la dittaa e mia mamma Maria Grottola casalinga, purtroppo nel ’99 li ho perduti, anche il fratello più piccolo, maestro. Una delle ragioni di mio padre per lasciare l’Italia fu che quasi tutta la famiglia di mia madre era in MontevideoUruguay, nonni e due zii sposati, anche la speranza di un futuro migliore per noi. Indubbiamente non fu niente facile, sofferenze e la nostalgia della mia terra sempre presente. Con il passare degli anni le ferite si sono più o meno chiuse, non ho fatto fortuna ma vivo decorosamente con mia moglie, non 147 mi lamento, ringrazio a Iddio di non avere premure. Ho due figlie, Maria de Lourdes commerciante e Lucia Angela maestra, tre nipoti, la prima sedicenne, figlia di Maria si chiama Maria Fernanda, il secondo Martin con tredici anni. Cecilia con otto ed è figlia di Lucia. In qualche modo si continuano le tradizioni italiane pur sendo mia moglie Uruguaiana. Quello che più lamento è l’impossibilità di inviali a scuola italiana era ed è troppo onerosa, si deve essere rico per frequentarla, per fortuna la prima apreso l’idioma nel Instituto di Cultura Italiano, la seconda il basico. Continuo raccontando un poco il mio rapporto con le Associazioni che cominciarono nel Circolo Lucano creato nel 1950 dal cattedratico prof. Biagio Rossi Masella, è la Associazione lucana più antica del Uruguay. Anni dopo mi sono iscritto come socio attivo, è nel 1997 sono integrante del Consiglio Direttivo nella presidenza Sr. Pedro Carlomagno, facendo parte attiva anche nella Federazione che fu cosituita nel novembre del 1989, convocata dal Circolo Lucano. Nel 1999 sono stato nominato Consultore della Federazione, cuando abbiamo perduto al titolare, Vito Mazzeo, una persona meravigliosa avendo dedicato gran parte della sua vita alla nostra causa, non fu facile sostituirlo, ma con grande impegno credo aver contribuito seguire avanti. Devo segnalare che il 1999 è stato un anno di grandi avvenimenti per la Federazione: contava in quell’anno solamente con l’Associazione Circolo Lucano l’impulsore è Lauria, Venosa si era già disciolta. Si incorporò dopo, l’Associazione Satrianese san Rocco, a impulso del nostro magnifico, straordinario Presidente dei lucani nel mondo On. Dott. Rocco Curcio devo dire anche in onore e riconoscere a quella grande delegazione che visitò l’Uruguay, presidita dal professore Raffaele Dinardo e Rocco Curcio uniti a Simonetti, Messina, Adduce e chiedo scusa a chi erono anche presenti e sfuggono a la memoria…cuando timidamente accennammo insieme con il Presidente della Federazione in quel momento Sr. Jorge Cantisani, al ritorno di un viaggio di cortesia al Vice Console della regione di Mandonado lucano, la possibilità di avere una sede propria dove riunirci, promuovere attività sociali e culturali, sportive e ricreative (eravamo solo due gli accompagnanti dirigenti della Federazione). Una rapida consulta tra di loro, e con l’approvazione del Presidente Dinardo le nostre temerezze sparirono, i nostri 148 semblandi cambiarono e una gioia infinita inondò i nostri cuori (scusate il mio sentimentalismo ma sono così, scrivo di accordo a quello che sento, dicendo sempre il vero mano mano che ricordo) il consentimento era avvenuto, con la promessa di inviarci 49.000’00 dollari al più presto. In quel momento l’Uruguay era ancora flottante, quella somma non era sufficiente neanche per una modesta casa, però il primo passo fu dato. Questo avvenimento propiziò un grande impulso nei nostri dirigenti e connazionali che dopo tanti anni vedevano che il sogno da tempo voluto si realizarà in corto tempo. Come dicevo prima l’anno 99 fu un anno di grandi avvenimenti, il più importante per me fu quella di creare l’Associazione Vietrese Lucana. In occasione di essere invitato dalla Regione a partecipare al Congresso del lucani nel mondo unito con il presidente della Federazione sr. Cantisani che si svolse a Maratea, un luogo bellissimo molto attrattivo, non conoscevo. Dopo il congresso ci siamo recati al mio paese nativo Vietri di Potenza per salutare i miei parenti anche perché ne parlavo sempre a Cantisani e voleva conoscerlo. La ragione era anche di visitare il Comune per conoscere personalmente al Sindaco Sr. Felice Grande ed esporrete l’intenzione di creare l’Associazione Vietrese in Montevideo. Fu accolta con grande entusiasmo da Lui, Secretari ed Assessori presenti esposi le mie idee, che erano quelle di rivivere le feste che si festeggiano a Vietri, principalmente quella del nostro martire protettore SAN ANSELMO. Manifestando il sr. Sindaco che darà tutto il suo appoggio finché si realizzi questo proposito, e si compromette a chiedere i fondi necessari per riprodurre una copia esatta del santo, con il tempo necessario per le richieste. Ritornando a Monevideo mi diedi a pieno di cercare i miei concittadini, con lìaiuto di un elenco che mi proporzionò il Comune. Ben presto avevo raccolto più di 60 persone, numerate e firmate. Il 28 Ottobre 1999 fu riconosciuta ufficialmente fondata l’Associazione Vietrese Lucana, ed ho avuto l’onore di essere stato il primo Presidente e anche di ricevere tempo dopo la statua di san Anselmo inviata dal Comune per orgoglio di tutti i vietresi di Montevideo, sono soddisfatto e anche orgoglioso 149 di aver contribuito a fare conoscere e rialzare il mio paese nel Uruguay. Sempre sarò grato al Sr. Sindaco Felice per il suo invarolabile appoggio. Nel 2001 continuando con le direttive di Curcio per unificare tutti i lucani del Uruguay, ci siamo recati a la città di Payandù più di 500 lucani. Dopo per diversi motivi fu creata un’altra associazione chiamata Vertice Lucano. La prima è Associazione lucana di Paysandù. Nello stesso anno si è formata quella della città di Treinta y Tres della stessa regione. Nel 2003 quella della città di Young e di san Jose di Majo. Il giorno 16 del mese prossimo (ottobre 2004) mi aspettano nella città di Mercedes della regione di Soriano dove mi ho informato che esistono nostri discendenti, vedremo che possibilità avremo di riunirli. Dopo sarà la città di Colonia di Sacramento dove ho inviato e-mail al Vice Console. Continueremo in tute le città dove esista presenze lucane in quantità significative, siamo anche impegnati in un Censo, sarà difficile però riusciremo. Cara Lucia il più importante alla meglio, buttate fuori tutto quello che non vi serve forse sarà tutto. La buona intenzione è stata, veramente sono già le 23 e 45 sono stanco, oggi è stata una giornata molto occupata, ma volevo compiere con la mia promessa. Sempre a vostra disposizione per altri chiarimenti, saluto cordialmente Teti”. ❇❇❇ Questa lettera è una fonte preziosa, sia per carpire informazioni sulle modalità di emigrazione dei nostri padri, che sulle tante Associazioni fondate dai nostri connazionali all’estero e sul loro forte desiderio di mantenere ancora un legame con la propria terra di origine. Così come per molti altri emigrati, anche per il nostro testimone, l’emigrazione è stata dettata dal bisogno di cercare altrove un buon lavoro e una vita più dignitosa per se stessi e per i propri cari, raggiungendo spesso parenti magari partiti prima e già dotati di una sistemazione. Teti e la sua famiglia raggiungono infatti la famiglia della madre in Uruguay. 150 Egli ammette di non aver fatto grande fortuna, ma è contento perché “vivo decorosamente con mia moglie” e perché può vantare una bella famiglia. Segue a questa breve storia della sua emigrazione e della sua vita, un resoconto invece molto dettagliato delle Associazioni di cui è stato membro o fondatore, convinto, forse, che queste notizie a me interessino di più. Esemplare la sua attività a favore della fondazione di una sede in cui far riunire tutti i lucani presenti in Uruguay e, ancora di più, il suo adoperarsi per la creazione di un’Associazione Vietrese Lucana, impresa che gli riuscì di portare a termine nel 1999. Da lì una vera e propria crociata alla ricerca di tutti i lucani presenti nel paese con il solo intento di riunirli tutti per cercare di salvaguardare la propria cultura e scambiarsi le proprie esperienze di vita. Teti si è adoperato molto infatti alla ricerca di storie di vita di lucani che abitano ancora lì e ha chiesto ad alcuni discendenti di spedirgli tramite lettera o posta elettronica informazioni riguardanti magari propri discendenti. Una certa Elba Arcieri gli invia una e-mail in cui racconta come la sua famiglia sia emigrata in questo paese: ❇❇❇ “Angela Yumatto e Carmelo Arcieri, residenti in Tito (Basilicata) si trasferirono in Uruguay con 4 figli, nell’anno 1892, un viaggio che durò tre mesi. Arrivarono a Montevideo e alloggiarono in casa di un paesano di suo padre, fino a quando comprarono la casa, osservavano i suoi figli che tiravano oltre 2000 litri di vino, come lo “impuestos, lo richiedevano al porto in tanti, Carmelo si arrabbiò molto perché diceva che lo ottenevano a poco prezzo e preferiva perderlo anziché cederlo. I suoi figli maggiori Pasquale e Francesco erano scultori di marmo, facevano soprattutto sculture funerarie che allora erano molto apprezzate. Francesco nell’anno 1899 vinse l’appalto per rivestire 151 la Cattedrale del rosario di Santa Fé nella Repubblica argentina. Si sposò il 28 luglio del 1900 e si trasferì a Rosario di Santa Fé con sua moglie e un figlio di un anno nel 1902. Installò una marmeria nella città di Vieya dove vinse una gara per costruire il basamento del monumento a Bruno Maurizio di Cabala (fondatore della città). Vinse anche la gara del Palazzo Salvo, famoso monumento storico nazionale, e della Reggia del Sol dell’Istituto Vasquez Acevedo, trasformato poi in palazzo legislativo. I suoi figli collaborano con suo padre, e della sua discendenza alcuni continuano a lavorare nella marmeria, mentre altri sono commercianti professionisti”. ❇❇❇ Di lettere recuperate presso parenti di emigrati che abitano nella nostra regione ne ho reperite veramente poche e non sempre sono ricche di informazioni riguardanti la vita degli emigrati. Tra queste, ho deciso, di riportarne due: una scritta da un emigrante titese di nome Angelo Oliveto e rivolta a un suo parente che abita appunto in Basilicata, l’altra è raccontata da Mercedes Notarfrancesco di Paysandù (Uruguay). La prima lettera è molto interessante e particolare, perché qui oltre a dare informazioni sulla propria vita, lo scrivente vuole soprattutto esprimere tutto il suo rammarico nei confronti del cugino che non risponde mai alle sue missive e che, così facendo, dimostra di non tenere a lui. Così recita la lettera: ❇❇❇ ““Caro cugino Rafaele ti scribo cuestas pocas parolas per vere che io ti penso ma no solo a te sino che a tutti cuanti, ma io vedo che te non mi ricordi propio io ti agio scrito 152 como 2 lettere ma tu me non salutti, non dire che tieni motto lavoro perché io angora mi ricordo e chiusso la pasticeria e per lo meno puoi fare due parole, non ti credi che io estoi engazzato con te, ma per lo meno si stai bene, ma si no fuera per il tuo fratelo non sapevamo niente di tutti, Rafaele dimi ai andato a fare il servizio militare. Noi ca abiamo fato una bella festa de il sposalizio del mio fratelo, abiamo fatto un film ma non sacio si se lo a portatto Giani, ma le fotografie angora fatta desviluparla. Mi agio trovato una fidanzata tiene 18 anni a fato due mesi che stoi con lei, speriamo che vai tutti bene, e te angora niente, perché non fai como il cugino Giani, sai che si ai trovato una fidanzata e si Dio vuole cuando viene di nuovo si sposa la fidanzata e buona e bella, ma baci a tuo fratello, e famiglia, al tuo padre, a tua madre e dimi como sta la tua madre, salutti a Giusepina e famiglia, saluti a cicio che sempre me ricordo, salutti a Maria e famiglia e a Rocco di picerno, ciao e un baci a te, senti vollo risposta ai capitto. Salutti a tuo amigi. 31 maggio 1982” ❇❇❇ L’altra lettera, invece, è stata scritta da Mercedes Notarfrancesco di Paysandù ed inviata alla Commissione per le Pari Opportunità della Regione Basilicata in occasione del concorso letterario “Felicia Muscio” e riservato a Storie di Donne lucane, protagoniste della grande e dolorosa epopea dell’emigrazione. È la storia di sua nonna, partita a 21 anni da Marsico Nuovo per Paysandù in Uruguay, insieme al marito. Oltre a raccontare i motivi della partenza dall’Italia, comuni, tra l’altro, a quasi tutte le altre storie, l’attenzione è concentrata sulla vita e sui successi conseguiti dai discendenti di questa famiglia. La storia è costruita, infatti, come se fosse un dialogo immaginario con la nonna morta che non ha potuto vedere di persona i successi dei suoi discendenti. ❇❇❇ 153 “Nonna Maria continua ad essere sana e forte ai suoi 92 anni. I dottori ci dicono sempre lo stesso: “Sta molto bene. Si nota che è ben curata. Voi dovete pensare che 92 anni sono 92 anni. Non allarmarsi. Lei sta bene ma con questa età”. Ti guardo lungamente, Nonna, voglio registrare la tua immagine seduta sulla tua poltrona, delle coperte leggere e tiepide sulle gambe. I tuoi capelli lisci e bianchi. Le tue mani, le tue mani soavi, rosee. I tuoi occhi un tempo scuri, ora grigi. Il tuo sguardo: lontano, guardando il cielo ma vedendo dentro di te. La tua vita, quello che fu, quello che hai amato, quello che hai perso. La nonna è forte perché è stata sempre forte, guarda dentro di sé e ricorda. Il porto di Genova, quando avendo 21 anni m’imbarcai con il nonno Domenico e la piccola Rosa, appena nata. Partiti da Marsiconuovo, tardarono diversi giorni per arrivare. Al porto aspettarono molto tempo per prendere una nave, quella che li avrebbe portati in America. L’America di Cristoforo Colombo e di tanti e tanti immigranti che, come loro, cercavano un mondo migliore, un mondo senza fame, un mondo di tante speranze. La mancanza di denaro non fu di impedimento. Il nonno lavorò a bordo per pagare il biglietto. Dicevano che l’America aveva tutto: terre buone, lavoro nelle fabbriche, nelle grandi opere. Marsiconuovo restava indietro, nel passato. La mancanza di lavoro, la guerra interminabile uccideva tutte le speranze possibili. America era il futuro. E perciò vi andavano. Domenico era un lavoratore giovane, forte. Amava molto Maria. Era difficile abbandonare la patria, la famiglia, le madri, i fratelli. Il commiato è stato triste, senza festa, senza vino, senza risa. Partivano insieme, insieme sarebbero tornati se fosse stato necessario per aiutare quelli che restavano. La nave arrivò a Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. Una città grande, molto rumore e luci. Sentivano la mancanza del silenzio pieno di suoni del vento delle loro montagne. Non gli piaceva esserci. Un paesano gli disse che varcando il fiume c’era l’Uruguay, con piccoli paesi e tanti altri del loro paese. Arrivarono a Paysandù. Così si chiamava questo paese e questo nome risuonò nelle loro orecchie vergini a qualcosa di indigeni, autoctono, inesplorato. Dolce profumo di cardi e fiori di arancio arrivava dal porto di oltremare. Sulle acque del fiume galleggiavano delle arance. Domenico ne raccolse varie e le mangiarono. Erano deliziose. In questa terra c’era abbondanza. Le piacquero. Domenico raccolse una quantità per venderle. Così fece e furono i primi “pesos” 154 guadagnati. Questo Paese buono ci accolse, sono sicura che la nostra Italia non li abbandonerà. Ci riconoscono dalle tradizioni: si continua a fare le tre croci sulla fronte quando si spende il vino come segnale di allegria. Nelle feste e battesimi cantiamo le nostre amate canzoni. Noi abbiamo portato in questo paese il delizioso vino, la pasta, la pizza, i formaggi, i dolci e ora sono parte di questo popolo. Con tanti rami dell’albero che abbiamo formato insieme, a Paysandù, il tuo cognome è noto. Lo so che dall’alto vedi tutto e sono sicura che sei orgoglioso come me. Sento lo sguardo di Rosanna. E’ bionda, ha gli occhi grandi come te. Mi legge il pensiero nei miei occhi così che cercherò di non guardarla. Le regalerò un sorriso e le chiederò un tè con pane tostato. Così posso farla sentire in confusione e non lo sa che ho parlato con te””. ❇❇❇ Ancora a proposito di storie di vita raccolte, riporto quella inviatami dalla Presidente dell’Associazione Lauria di Montevideo, Elbia Panzardi: ❇❇❇ Racconto di una speranza Giuseppe Schettini Risi nacque il 9 gennaio di 1892 nel Comune di Nemoli, Provincia di Potenza, arrivò all’Uruguay essendo appena quindicenne. Fece i primi passi del suo mestiere nella Scuola di Arte ed Uffizi a Montevideo, presto diventò uno studente attento e di mente svegliata, dopo poco tempo impara lo spagnuolo e si comunica facilmente con i suoi pari. Grazie alla sua grande capacità, discernimento ed intelligenza, lo porta ad avere sua propria azienda edile. All’età di 28 anni una benestante famiglia dell’epoca, affida al giovane imprenditore la costruzione della sua casa, uno splendido palazzo che ancora oggi domina maestoso il paesaggio architettonico di Montevideo, in un angolo della nostra via principale, (18 di luglio presso Vazquez). Oggi si 155 trova sotto la tutela del Ministero di Educazione e Cultura in attesa delle pratiche affinché diventi patrimonio storico nazionale. Sposa Angela Martinelli Causa, passano i giorni ed arrivano i figli Jose Angel, Elena y Rosa Carmen; croce delizia dei genitori. Si licenziò troppo giovane, ai 48 anni, una cattiva salute lo costrinse ad abbandonare il lavoro. Pochi mesi dopo morì, nel suo cuore portò sempre un ricordo della sua patria. Nonostante gli anni trasGiuseppe Schettini Risi corsi, i palazzi e le ville costruite da Giuseppe Schettini Risi, ancora egregiamente in piedi nei dintorni di Montevideo, sono il vanto della famiglia. È un grande onore per me, fare questo breve ma conciso racconto di un sogno diventato realtà, storia di un padre esemplare e modello di virtù, in tutto quello che riguarda ai valori morali che ci tramandò come un invalorabile eredità. Elena Schettini Martinelli 156 Questa è la vicenda di un lucano, nato in Lauria ed emigrato a Montevideo in cerca di fortuna. I discendenti dei due protagonisti sono stati i fondatori del Circolo Lucano e della Associazione Lauria. ❇❇❇ I Rossi ed i Masella Famiglie di Laurioti a Montevideo dal 1894 Biagio Rossi, nato a Lauria Superiore nel 1852, di professione gioielliere e orologiaio arrivò a Montevideo nel 1804 come tanti emigranti di fine secolo in cerca di un avvenire migliore, avendo lasciato in Italia sua moglie Giusepina Fittipaldi e due figli Luigi e Nicola. Lavorando nel suo mestiere di orefice e orologiaio in alcuni anni riusci a formare una, al principio, piccola industria che con el il tempo fu considerata come una delle migliori industrie del ramo. Formò parte di distinte società italiane a Montevideo come fondatore: Circolo Napoletano, Società Italiana di Mutuo Soccorso, Scuola Italiana di Montevideo. Nel 1895 chiamò suo figlio Luigi per acompagnarlo nel suo lavoro e con appena sedici anni Luigi si riuni con il padre che era gia ammalato. A Lauria, avendo perduto la madre, i due figli Luigi e Nicola erano stati cresciuti dalla nonna. Ligi da Montevideo si scriveva con el Nonna. Le lettere che intercambiavano Luigi e la Nonna erano lette e risposte a Lauria da una signorina, Rosina Masella, vicina della Nonna, perche questa era analfabeta. Durante gli anni di intercambio epistolare fra i due giovani, successe che Luigi e Rosina si innamorarono. Nel 1909 gia morto il padre a Montevideo ed anche morta la Nonna in Italia, Lugi ritornò a Lauria per sposare la sua fidanzata di tanti anni, Rossina. La coppia ritornò a Montevideo. 157 Gia sposi, Rosina e Luigi chiamarono il fratello Nicola che era rimasto a Lauria, sacerdote, a Montevideo. Questi fu parroco in Montevideo al principio e poi parroco della città Uruguaiana di Antigas. Luigi continuò a lavorare nella gioielleria e orologeria che aveva gestito con suo padre, fino alla sua morte che avvenne nel 1960. Dal matrimonio Luigi Rossi e Rosina Masella rimasero sei figli, Dora, Clelia, Ersilia, Biagio, Eugenio, e Mario, alcuni adesso in Italia ed altri in Uruguay. I discendenti in Uruguay hanno formato due istituzioni Italiane attualmente in attività. Sono stati i fondatori del Circolo Lucano della Associazione Lauria in Montevideo. ❇❇❇ Un’altra storia ce la racconta Emanuele Fittipaldi che, nel 1937 lascia Lauria Superiore per Montevideo, dove dovrà affrontare con coraggio e tenacia la vita che come lui stesso descrive è come il tempo: con pioggia, neve e vento…… Sognando Lauria Sono Fittipaldi Emanuel, nato a Lauria Superiore il 11 Novembre 1919. Dopo la scuola incominciai a lavorare nel’officina mecanica di Vincenzo Paleo nel largo Plebiscito. Nel 1919 cer lì una pizzeria. Quando si stava fabbricando la scuola nel 1937, il 9 dicembre partì per Montevideo il giorno 11 imparcai nella nave Oceania. Arrivai a Montevideo il 26 dicembre. Allora la vita è come il tempo con pioggia, neve e vento e gia finita la guerra in Europa il tempo incominciò a chiarire per me. Sempre da mecanico industriale lavorando in varie città anche in Buenos Aires. Sono sposato con una ragazza di questo caro paese. Ho due figlie una infermiera e una maestra. Due nipoti un maschio e una femina. Gia in pensione il 1981 il mese di giugno ebbi la fortuna dopo 43 anni ritornai 158 a Lauria. Un vero sogno. Ma così cambiata sempre bella. Io ho conosciuto molte nazione e citta ma, per me Lauria e la capitale del mondo. Così allungo le braccie per abbracciarvi o voi tutti laureoti e in modo speciale ai miei cugini: Notari, Felice con la cara Livia, Atonia e Felice Carlomagno e Gelsomina Cozzi con le sue famiglie. Così sempre sognando Lauria. Emanuele Fittipaldi. ❇❇❇ In conclusione, la riflessione sulle condizioni degli immigrati di oggi ha rinnovato una più viva attenzione sulle condizioni dei nostri emigranti di ieri. Diffidenze, incomprensioni culturali e scarsa attenzione alla tutela dei diritti essenziali dell’essere umano sono aspetti che hanno accompagnato le vicende dei tanti fuggiti dalla miseria e citati in questo libro, ma sono persistenti e attuali anche oggi verso i nuovi poveri. “Quando gli albanesi eravamo noi” è il sottotitolo provocatorio del saggio di Gian Antonio Stella: “L’Orda”, una ricostruzione ricca di personaggi, aneddoti e storie ignote che mostrano la faccia triste dell’emigrazione: quando ci accusavano di essere criminali, vendevano i nostri bambini, eravamo sporchi, ci proibivano di mandare i nostri figli a scuola. Non dimentichiamo. 159 ELENCO DELLE ASSOCIAZIONI LUCANE URUGUAY ASSOCIAZIONE LAURIA Presidente: Elbia Panzardi Av. Doctor Francisco Soca 1266 AP.501 11300 Montevideo. ASSOCIAZIONE VIETRESE LUCANA Presidente: Jessi Morales Pascaretta Ave. Ramon Anador 3584 Bis 11600 Montevideo. ASSOCIAZIONE COLLETTIVITA’ SATRIANESE “ SAN ROCCO” Presidente: Domenico Sangiacomo Calle Alverto Susviela Guarch n.3387 11200 Montevideo. ASSOCIAZIONE LUCANA DI PAYSANDU Presidente: Juan J.Maulella Av.da Dr. Roland 1636 60000 Paysandu. CIRCOLO LUCANO IN URUGUAY Presidente: Alberto Puntigliano Av. Doctor Fransisco Soca 1266 Ap.701 11300 Montevideo. FEDERAZIONE DEI LUCANI IN URUGUAY Presidente: Maria Luisa Mastroianni Marco Bruto 1434 11400 Montevideo. 160 ASSOCIAZIONE VERTICE LUCANO PAYSANDU Presidente: Laura Innella Via Leandro Gomez 804 Paysandu. ASSOCIAZIONE LUCANA DI SAN JOSE’ Presidente: Rita Quevedo Panzardi Via Ciganda 381 San Josè de Mayo. PARAGUAY ASSOCIAZIONE BASILICATA IN PARAGUAY Presidente: Carmen Delfina Materi Ygatimi 517 Esquina 14 De Mayo – Csilla de Correos Assuncion. 161