Tratto da: Il Parco del Castello di Donnafugata Di Baio Editore

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Tratto da: Il Parco del Castello di Donnafugata Di Baio Editore
Progetto Giardino n°13 - Di Baio Editore - www.dibaio.com
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Progetto Giardino N°13
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Il Parco del Castello
di Donnafugata
Di Baio Editore
Progetti
Dopo il restauro del Castello, il complesso monumentale di Donnafugata si può giovare anche dei recenti lavori di
restauro del Parco.
Uno straordinario museo all’aperto di circa 8 ettari, una cornice paesaggistica, frutto della raffinata cultura eclettica
del Barone Corrado Arezzo che nella seconda metà dell’800 ha reso questo luogo fra i più affascinanti del meridione;
non a caso, Tomasi di Lampedusa lo scelse come toponimo per ambientare ampia parte del suo straordinario romanzo
Il Gattopardo.
Dopo anni d’incuria e di abbandono questi primi interventi sull’assetto vegetale:
1. Recupero di tutti gli alberi esistenti attraverso potature calibrate;
2. Ricostituzione fedele del parterre realizzato da Lestrade agli inizi del ‘900 e del giardinetto delle palme;
3. Realizzazione dell’impianto di irrigazione
4. Restauro dei vialetti principali e demolizione di alcune superfetazioni;
5. Recupero dei Ficus macrophylla.
Biagio Guccione
Socio AIAPP. Docente di Architettura del Paesaggio presso l’ Università
degli Studi di Firenze. Impegnato da anni a promuovere l’ architettura del
paesaggio in Italia in tutti i settori attraverso la didattica, la ricerca e l’
attività professionale. Foto a sinistra.
Giacometto Nicastro
Già presidente dell’ Ordine degli Architetti di Ragusa. Lavora nell’ ambito
del recupero e del restauro. Recentemente ha eseguito importanti
intervenenti di restauro (Chiesa Madonna del Rosario – Pozzallo, Chiesa S.
Maria Gesù – Avola). Foto a destra.
Tre grandi zone omogenee caratterizzano questo parco: l’orto-frutteto, i giardini formali e i giardini informali. I
recenti lavori di restauro hanno interessato queste aree in modo diverso.
Nell’orto-frutteto è stato ripristinato l'agrumeto con la piantagione di 100 unità di mandarini, secondo l'orditura
presente nel rilievo del 1985 e la foto aerea del 1955. In quest’ area è stata demolita una costruzione realizzata in
tempi recenti che veniva utilizzata a serra e anche a stalla per i cavalli e che ostruiva la vista verso il mare, proprio
alla fine del viale del tramonto.
nL’area del giardino delle delizie o formale che circonda il Castello è stata privilegiata in questi primi lavori di
restauro per non far scomparire del tutto il suo disegno compromesso pesantemente negli anni recenti. Il giardinetto
delle
palme è tornato ad esser leggibile con il suo elegante impianto geometrico (come nelle foto storiche e nel rilievo del
1985): una superficie di forma quadrata, ai vertici della quale sono disposte quattro Phoenix canariensis,.
Il Parterre
Luogo della memoria, alla data di inizio lavori ridotto ad un grumo inestricabile di cespugli, senza disegno e senza
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qualità alcuna, era il simbolo del degrado del parco. Si trova in prossimità del Castello, lungo la facciata nord.
Dell'originario disegno d'inizio secolo, formato da stelle e mezze lune, non restava più nulla, ed anche la superficie
iniziale si era ridotta, limitandosi a due sole aiuole di forma rettangolare. Si è scelto di ricostituire il parterre di
rosmarino
come si presentava nelle foto dell'inizio del secolo e del quale è stato possibile ricostruire fedelmente il disegno
attraverso un fotomontaggio accurato di molte foto dell’epoca a nostra disposizione.
Nel giardino informale gli interventi sono stati limitati. All'interno della maglia regolare di viali ( detti: del tramonto,
delle Casuarine, e della Coffee-house ) che si intersecano tra loro, si possono individuare delle aree dal carattere
informale,
non solo per la presenza di diversi elementi architettonici (coffee-house, tempietto, grotte, cenotafi ), ma anche per la
distribuzione della vegetazione (dove domina il Rhus tripartita e viminalis ) e la forma irregolare della viabilità.
Nel giardino inglese così definito per gli evidenti richiami al giardino paesaggistico "all'inglese", che comprende le
grotte e il tempietto che sovrasta la collinetta, è bastata la potatura di alcune unità vegetali. Un particolare
accanimento
terapeutico ha caratterizzato il recupero dei Ficus macrophylla, simbolo del parco. Infatti un antico privilegio
concesso a Donnafugata, consentiva di utilizzare le foglie dei Ficus come cartoline, che la locale sede Postale
regolarmente
accettava ed inviava. Si tratta di esemplari centenari, piantati fitti ed esposti ai venti provenienti da ovest carichi di
sabbia e salsedine.
Queste, in grandi linee, le prime operazioni eseguite per restituire il parco di Donnafugata al suo originario splendore.
(*) Progettisti: Biagio Guccione e Giacometto Nicastro, coord. sic. V. Tumino, rup: G. Cascone.
Consulenti: G. Cicero, A. Miceli, E. De Sena, T. Turco, F.M. Raimondo, P. Mazzola, C. Dazzi, M.G. Carfì, Impresa:
Cosiam s.r.l., resp. impr. M.G. Lo Vetere, G. Berrafato.
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