ANNE FINE Quell`arpia di mia sorella SALANI
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ANNE FINE Quell`arpia di mia sorella SALANI
120 ANNE FINE L A Quell’arpia di mia sorella 121 SALANI T R A M A « DAI 12 ANNI IN SU A l n°27 di Beechcroft avenue è in atto una vera e propria guerra. Estelle, ragazzina capricciosa e senza peli sulla lingua, sta facendo vedere i sorci verdi ai propri genitori e ha calato l’ambiente familiare nell’assoluto scompiglio. Will, il fratello di Estelle, non riesce a capire cosa stia succedendo alla sorella che avanza richieste assurde e si batte furiosamente e quotidianamente contro i genitori per soddisfarle: indossare quello che le piace, uscire con gli amici e rientrare tardi, evitare di andare a scuola perché, così dice, l’istituzione scolastica non le sta insegnando nulla. Ma oltre allo spaesamento, in Will si sta facendo strada un senso di abbandono: i genitori sono talmente concentrati a resistere e controbattere agli assalti di Estelle che si dimenticano completamente di lui e dei suoi bisogni. Ci vuole allora il giorno della grande rivincita, non sulla sorella, ma sulle paure che finora gli hanno impedito di manifestare i suoi desideri. No, le cose non andavano affatto così male. Forse a volte la mamma si nasconde in garage, o entra dalla finestra, oppure Muffy infila la testa sotto ha stabilito che è ora di trasformarsi nella persona che vuole diventare, qualche altro suo membro può essere travolto dalla stanchezza della battaglia. Che cosa c’è che non va in questo? Certe battaglie valgono la pena di essere combattute. L’ho imparato da Estelle.» ILLUSTRAZIONE GIULIA ORECCHIA la mia felpa. E allora? Se un membro di una famiglia 122 C O M M E N T O I l romanzo si apre con l’arrivo di una scrittrice famosa in una scuola per tenere un corso di scrittura creativa. Nessuno sa chi è e cosa ha scritto e il suo atteggiamento brusco e poco amichevole, invece di respingere, attira l’attenzione dei ragazzi. Will, rimane affascinato dalla rapidità del discorso dell’invitata, anche se perde la maggior parte delle cose dette, perché per la prima volta un adulto si pone nei confronti dei ragazzi in modo paritetico. Da questo e dall’incontro con un altro scrittore, William Saffery, del quale Will sta leggendo L’estate più lunga, matura nel ragazzo l’idea di tenere un diario su di sé e quello che accade. L’autrice con grande acutezza si muove su due piani, quello reale, con le vicende quotidiane della famiglia Flowers, e quello immaginario della relazione tra Will e lo scrittore che lo sta ossessionando. Con questo escamotage la Fine offre al protagonista una dimensione, quella fantastica, per pensarsi in modo diverso e dare voce alla parte più genuina di sé. La dialettica che Will costruisce tra il sé e l’altro da sé, documentata nel diario, lo costringe ad abbandonare le maschere quotidiane e a mostrare ai genitori un arcipelago di sentimenti e desideri repressi. L’autrice offre così una possibilità, tanto al protagonista quanto ai lettori, di pensare una relazione diversa con gli adulti e con se stessi. Ma tutto ciò non sarebbe potuto accadere se nella vita di Will non ci fossero stati traghettatori qualitativamente importanti, maestri, immaginari o reali che siano, in grado di far emergere la natura ricattatoria delle dinamiche tra genitori e figli: i primi vorrebbero che i figli si adeguassero pienamente all’immagine alimentata dalle loro aspettative, i secondi non riescono a far coincidere l’immagine di sé con queste aspettative. Il problema è che questa battaglia è quasi sempre impari e sono i ragazzi a cedere e adeguarsi alle richieste. L’autrice però ci mette lo zampino, anzi altre storie, lontane dal reale, per offrire ai ragazzi una via di fuga e modelli per percorsi alternativi. D E L L A · · · · · · · · S T E S S A A U T R I C E Un padre a ore, Salani, 2007 Quella strega di Tulip, Fabbri, 2003 Non c’è campo, Salani, 2003 Era così diverso, Salani, 2002 Qualcosa in comune, Salani, 2000 Bambini di farina, Salani, 2000 Il serraglio di pietra, Salani, 1998 Complotto in famiglia, Piemme, 1998 123 124 P R O L U N G A M E N T I L E G R A N D I D O M A N D E D E L · Altri conflitti generazionali: John Fante Un anno terribile, Fazi, 2007 · Per fuggire il condizionamento: Sherman Alexie Diario assolutamente sincero di un indiano part-time, Rizzoli, 2008 · Sulla chiusura sentimentale: Aidan Chambers Quando eravamo in tre, Rizzoli, 2008 Fedor Dostoevskij Le notti bianche, Einaudi, 2006 1. Chiusura sentimentale: il protagonista viene ritratto in questo modo all’inizio del romanzo: “Ti dico qual è il tuo problema, Will Flowers. Tu scrivi bene, ma stai sempre molto attento a lasciare fuori quello che senti. Continua così, e tutto quello che scriverai sarà assolutamente freddo”. Will non ce la fa ad affrontare ciò che sente ribollire dentro, è troppo complesso, troppo doloroso. Ma troverà stimoli e punti di riferimento che lo aiuteranno. Ma è davvero così difficile esprimere, a se stessi e a gli altri, ciò che si sente? Ed è difficile anche trovare qualcuno in grado di ascoltare e di capire? L I B R O 2. Condizionamento: per tutto il romanzo il protagonista si chiede cosa stia succedendo a sua sorella, come mai quella ragazzina obbediente e mansueta si sia trasformata in poco tempo in quel demone vendicatore che si aggira furiosa per casa. Pian piano riesce a capire che è il modo con cui lei sta lottando per liberarsi dei condizionamenti dei genitori. Si può vivere senza condizionamenti? Esistono condizionamenti solo tra adulti e ragazzi o anche tra coetanei? Ci si è mai accorti di essere non le vittime, ma i responsabili di un condizionamento? 3. Conflitti generazionali: la guerra in questo romanzo ha un ruolo di primo piano. Non a caso l’autrice ha scelto il conflitto come metafora dell’adolescenza, perché la costruzione dell’identità di un adolescente, stratificata e ricca di contraddizioni, si gioca su un campo di battaglia. E i primi avversari naturali sono spesso i genitori. Esistono anche oggi i contrasti tra ragazzi e adulti? Quale forma hanno? Sono necessari? Possono avere, comunque, delle “regole del gioco”? 125