n.15 - 1 agosto - Pro Civitate Christiana

Transcript

n.15 - 1 agosto - Pro Civitate Christiana
Rivista
della
Pro Civitate Christiana
Assisi
70
ANNO
periodico quindicinale
Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.
dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Perugia
€ 2.70
15
1 agosto 2011
Africa
dalla guerra
alla governance
alimentare
l’ipoteca sulla
casa che brucia
il falso testamento
Alfano segretario
fine
del berlusconismo?
nuove energie rinnovanili
il mondo ci crede
unità sindacale
un compromesso
sensato tra dubbi
e contestazioni
lo Spirito
e le piccole cose
inserto
l’etica del convivere
TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE
ISSN 0391 – 108X
Rocca
4
6
sommario
10
11
13
14
16
19
20
23
24
27
1 agosto
2011
39
40
15
42
46
Ci scrivono i lettori
48
Anna Portoghese
Primi Piani Attualità
Giovanni Sabato
Notizie dalla scienza
50
Vignette
Il meglio della quindicina
52
Raniero La Valle
Resistenza e pace
Il falso testamento
54
Maurizio Salvi
Africa
Dalla guerra alla governance alimentare
57
Ritanna Armeni
Alfano segretario
Fine del berlusconismo?
58
Romolo Menighetti
Oltre la cronaca
Parole chiave
58
Roberta Carlini
Economia
L’ipoteca sulla casa che brucia
59
Tonio Dell’Olio
Camineiro
La pace del Sud Sudan
59
Fiorella Farinelli
Unità sindacale
Un compromesso sensato tra dubbi e contestazioni
60
Enrico Chiavacci
Etica
La morale del convivere
I peccati non confessati
Inserto
60
Oliviero Motta
Terre di vetro
La fatica di essere visti
61
62
Claudio Cagnazzo
Società
La rete e la bottiglia
Pietro Greco
Nuove energie rinnovabili
Il mondo ci crede
Stefano Cazzato
Maestri del nostro tempo
Alistair Cameron Crombie
Le vie della scienza sono infinite
63
Giuseppe Moscati
Nuova Antologia
Edgar Lee Masters
La grande ballata degli spiriti poetanti
Carlo Molari
Teologia
L’impegno di far avanzare il Concilio
Rosanna Virgili
Introduzione alla lettura della Bibbia
La gloria di Dio e la dignità dell’uomo
Lilia Sebastiani
Il concreto dello spirito
Lo Spirito e le piccole cose
Paolo Vecchi
Cinema
The Conspirator
Roberto Carusi
Teatro
In scena per passione
Renzo Salvi
Rf&Tv
Tamarreide
Mariano Apa
Arte
Bose
Ernesto Luzi
Spettacoli
Festival di Spoleto 2011
Alberto Pellegrino
Fumetti
Affari di famiglia
Giovanni Ruggeri
Siti Internet
Internet al femminile
Libri
Carlo Timio
Rocca Schede
Paesi in primo piano
Svizzera
Luigina Morsolin
Fraternità
Flash dal Togo
➨
l’articolo
RESISTENZA E PACE
Raniero
La Valle
È
un pessimo segno dei tempi il fatto
che il Parlamento, non potendo occuparsi del bene del Paese rimasto
in poche sporchissime mani, si sia
incattivito nell’impresa di dettare
norme su come morire. Costituzionalmente disabile,per come è stato eletto, a
provvedere alla vita, si dedica alla morte. Il Parlamento lo fa non solo dettando per legge i
termini della «morte naturale», ma intromettendosi in quella sfera personalissima che una
volta era il cosiddetto testamento spirituale,
nel quale ciascuno pensava se stesso nel momento futuro della morte, per vedere quale
fosse l’ultima parola da lasciare ai vivi. Di questa parola il legislatore si appropria, del testamento fa carte false, o anche carta straccia; si
chiama testamento biologico, ma in realtà è
l’atto di fede in cui una persona dice come crede nella vita: se crede che la vita non stia tutta
nella vita fisica, sicché se si lascia questa non è
la vita intera che si lascia; se crede alla distinzione tra nuda vita, vegetale o animale che sia,
e una vita rivestita dell’umano, e magari umanizzata dallo spirito divino; oppure crede che
senza ventilazione non c’è nessuna vita.
È triste e pericolosa una società nella quale
si sente il bisogno di fare una legge sulla
morte, soprattutto per proibire una buona
morte, che in greco si dice eutanasia. Vuol
dire che siamo arrivati a un grado di tale
sospetto reciproco, di tale sfiducia nei parenti, nei medici, negli infermieri, nei giudici come se tutti fossero lì pronti a toglierci la
vita, che c’è bisogno di una legge, di una ferrea norma penale per vietarglielo. Una volta, quando si moriva in casa, e quando le
macchine non intercettavano quello che si
chiamava «il ritorno alla casa del Padre», ciò
sarebbe stato inconcepibile. Ma ora abbiamo a che fare con un legislatore che pretende di estendere il suo controllo su tutte le
pieghe della realtà, e con una maggioranza
parlamentare che ha patito come uno scacco, come un’intollerabile usurpazione il fatto che la povera Eluana Englaro morisse un
attimo prima che un suo sovrano decreto
glielo impedisse. Vuole una rivincita su tutte le Eluane Englaro del futuro.
La Chiesa farebbe bene a non mettercisi in
mezzo. Per molte ragioni. La più mondana
è che se la Chiesa detta alla politica l’agenda
etica, una politica cattolica, fatta o ispirata
dai cattolici, non è più possibile: è possibile
solo una politica ecclesiastica eseguita magari da miscredenti e corrotti per tutt’altri
motivi. Fino a quando la Chiesa dei vertici si
assume la titolarità delle scelte politiche che
giudica per lei rilevanti, la Chiesa della base,
cioè i fedeli laici non possono farci niente,
ed è inutile auspicare una nuova generazione di politici cattolici e magari proporre ad
attempati pionieri di una nuova Dc un codice della Segreteria di Stato arcaicamente
chiamandolo codice di Camaldoli.
La ragione più ecclesiale è che il declino
della Chiesa in Italia, dopo gli anni del Concilio, è cominciato quando essa si è tutta
concentrata ed esaurita nella lotta contro il
divorzio, e poi in quella dell’aborto, e poi,
sempre più polarizzandosi, in quella per la
vita «dal concepimento alla morte naturale»; ciò comportava una riduzione del cristianesimo a una sorta di Autorità di garanzia della vita fisica (purché «innocente»)
e un invilupparsi del movimento cristiano
nei movimenti per la vita. Di conseguenza
doveva venirne l’arretramento del suo progetto religioso in progetto culturale.
La ragione più spirituale è che nella riduzione della fede ad etica, cioè a casistica dei
comportamenti ammissibili, si perde l’essenziale del messaggio di salvezza. La religione
dei precetti c’era già, erano tanti, ed era il
giudaismo. Se c’era da aggiungerne di nuovi, a ogni cambiamento di culture e di tecniche, non c’era bisogno che partorisse Maria.
La novità del cristianesimo sta nell’aver portato l’etica, la norma dell’agire, dal dominio
della verità al dominio dell’amore, dal regno
dell’obbedienza al regno della libertà. Ogni
volta la Chiesa fa fatica ad essere la Chiesa
di quel messaggio lì: è più semplice affermare una verità, dichiararla oggettiva (intemporale universale e astorica) ed esigere comportamenti conseguenti.
L’ultima volta fu quando nella Pacem in terris Giovanni XXIII voleva dire agli uomini
che se volevano la pace, dovevano farsi guidare (ducibus) dalla verità, dalla libertà, dalla giustizia e dall’amore. I censori gli obiettarono che non si poteva mettere sullo stesso piano la verità e la libertà, perché il magistero dei recenti pontefici aveva stabilito
una gerarchia, era la verità che doveva decidere di tutto, la libertà era vigilata, doveva passare all’esame di chi deteneva la verità. Non parliamo poi dell’amore. Papa Giovanni lasciò quelle parole come stavano. La
dignità dell’uomo stava nel poter cercare liberamente la verità, l’etica stava nel farsi
discepoli dell’amore di Dio.
❑
13
ROCCA 1 AGOSTO 2011
il falso testamento