e già pensa alle politiche
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d’Italia BERLUSCONI: «SONO VITTIMA DI UNA SENTENZA MOSTRUOSA MA RESTO IN CAMPO». E GIÀ PENSA ALLE POLITICHE ANNO LXII N.92 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione «In questi ventʼanni passati sono sempre stato candidato alle europee, questa volta sono stato colpito da unʼingiustizia enorme, una sentenza mostruosa, frode fiscale, io che sono il primo contribuente italiano. Ma ho assoluta fiducia che la Corte dei diritti europei annullerà la sentenza». Dai microfoni del Tg5 Silvio Berlusconi torna a ruggire aprendo la campagna elettorale più difficile nella storia di Forza Italia. DallʼEuropa monopolizzata dalla Merkel alle critiche ai giudici, dal governo Renzi alle prossime elezioni politiche: quello del Cavaliere è un intervento a tutto campo per rassicurare lʼelettorato contro i detrattori dentro e fuori casa. «Nella scheda elettorale ci sarà il nostro simbolo e anche il nome Berlusconi: questo garantisce ai moderati che io sono in campo». Sicuro di avere un ottimo risultato alle europee, guarda alle politiche convinto che «non si WWW.SECOLODITALIA.IT andrà avanti più di un anno, un anno e mezzo. Pensiamo di avere una grande vittoria e una grande maggioranza in Parlamento, magari senza alleati, per eleggere un governo con ministri tutti appartenenti a Forza Italia», ha detto Berlusconi prima di affrontare il tema scottante dellʼEuropa. «Dobbiamo riscrivere tutti i trattati europei firmati con la pistola alla tempia dello spread. LʼEuropa a trazione tedesca ha im- stagione, manco fosse un Crozza in tv o una Littizzetto a Sanremo. Peraltro lo fa con le stesse parole che usano i vecchi militanti della sinistra nostalgica, quelli che si riuniscono al bar del paese, attorno a un tavolo, davanti a un fiasco di vino. Nel giro di due o tre giorni ne ha sparate una dopo lʼaltra. Lʼesordio, prima della decisione dei giudici sui servizi sociali: «I giornali e i dirigenti della destra sono preoccupati che Berlusconi possa finire in carcere non avendo più la protezione da parlamentare. Io, al posto loro, starei sereno. Le carceri sono pieni di poveracci e di gente in attesa di giudizio. Berlusconi non è né lʼuno né lʼaltro». Unʼoffesa gratuita che un presidente di Regione avrebbe potuto risparmiarsi. Qual- cuno però ha ricordato a Sua Eccellenza Enrico Rossi che nel carcere ci sarà anche qualche poveraccio, ma nella maggior parte dei casi ci sono delinquenti, assassini, ladri, stupratori e quantʼaltro. Secondo post su Facebook, scritto dopo aver saputo che il Cav era destinato ai servizi sociali: «La sensazione è che gli sia stato fatto un trattamento di favore. Come ne La fattoria degli animali, dove tutti gli animali sono eguali ma qualcuno, come il maiale, è più eguale degli altri». Ma chi avrebbe “regalato” il trattamento di favore? Quei giudici che sono sì bravi, ma solo se massacrano il Cav. Il massimo della coerenza. Anche stavolta, il post su Facebook mostrava un governatore ansioso e un poʼ in preda al rancore politico. domenica 20/4/2014 posto una politica di rigore che ha portato solo crisi». Nessuno sconto poi allʼamico-nemico Matteo Renzi al netto dellʼintesa sullʼItalicum che ha rimesso in pista lʼex premier. «Non cʼè stata alcuna riduzione delle tasse – dice il Cavaliere in versione elettorale – i governi della sinistra le hanno mantenuto sulla casa, poi hanno aumentato lʼimposizione sulle rendite finanziarie. Anche presentando i provvedimenti con brio e con le slide non si riesce a evadere la ricetta sempiterna della sinistra: sempre più tasse». Inevitabile il passaggio sulla sua vicenda personale dopo lʼaffidamento ai servizi sociali deciso dal Tribunale di Sorveglianza: «Andare a una residenza di anziani a Cesano Boscone non mi ha fatto assolutamente dispiacere perché ho sempre cercato di aiutare chi ha bisogno, e sono andato spesso accompagnato dalla mia mamma a portare conforto e aiuti concreti». Il Signor Rossi (Enrico) affetto da “nevrosi da Cav”. Una camomilla gli farebbe bene Francesco Signoretta Guai a confonderlo con il signor Rossi. Lui non è uno qualsiasi, si chiama Enrico ed è nientepopodimeno che il governatore della Toscana. E come tale sentirebbe come unʼoffesa lʼessere paragonato a quel personaggio partorito dal fumettista Bruno Bozzetto, che rappresentava lʼitaliano medio e i suoi problemi, dal troppo lavoro alla nevrosi. Ma ultimamente Sua Eccellenza Enrico Rossi ha un problema di visibilità e ha trovato il modo di superarlo con lʼaiuto di Facebook: scrive qualche frase, usa toni accesi e spera che venga ripresa dalle agenzie di stampa e dai quotidiani. Ma cosa dire per far notizia? Naturalmente esterna su Berlusconi, lʼargomento che va bene in qualsiasi Terzo intervento: «Berlusconi trasforma una punizione in uno spot elettorale». Non gli va bene niente, a Sua Eccellenza Enrico Rossi, nemmeno lʼassurdità di vedere il leader del centrodestra mortificato con una “punizione” che molti leggono come una vendetta. Proprio per questo, dovrebbe essere il Signor Rossi di Bruno Bozzetto a non gradire il paragone: meglio essere un italiano medio, affaticato e magari nevrotico, che un governatore rancoroso. Che ripete la monotona canzonetta dellʼantiberlusconismo, distorcendo un poʼ la celebre canzone di Gaber con un “chi fa la doccia è contro il Cav, chi fa il bagno è a favore“. La politica ha bisogno di altro e qualcuno dovrebbe cominciare a rendersene conto. Sotto scorta i giudici del processo No Tav: Torino come ai tempi delle Br. Vietato abbassare la guardia 2 Secolo d’Italia Aldo Di Lello A Torino sembrano tornati i tempi delle Br. Giudici popolari e giudici togati del processo ai No Tav accusati terrorismo, che terrà presso la Corte dʼAssise il 22 maggio, saranno scortati nellʼaula bunker. Il provvedimento si è reso necessario a causa dei tumulti provocati da una quarantina di estremisti durante lʼudienza del 10 aprile scorso. Gli anarchici hanno fatto irruzione in aula gridando insulti e pesanti minacce nei confronti dei pm e dei giudici. Il clima è pesante. Il comitato per lʼordine pubblico e la sicurezza sta anche valutando la possibilità di mettere sotto scorta i gip chiamati a giudicare sulle vicende dei “disobbedienti” della Val di Susa. Gli eventi di questi giorni ricordano molto da vicino quanto accadde nel 1976, sempre a Torino, nel processo a carico del nucleo storico delle Br: Curcio, Franceschini, Ognibene, Ferrari insieme ad altri quarantadue im- putati. Gli accusati –come ricostruisce Andrea Rosso – si autoproclamano accusatori dello «Stato imperialista delle multinazionali», revocarono il mandato ai propri difensori, minacciarono chiunque avesse assunto quellʼincarico. La situazione si trascinò fino al 1978, quando i giudici popolari continuavano a rifiutarsi di accettare lʼincarico a seguito delle minacce brigatiste. La situazione si bloccò quando la radicale Adelaide Aglietta, estratta a sorte, accettò di fare parte della giuria popolare. Oggi, fortunatamente, non siamo a quel punto. Ma il principio “antagonista” di sfida allo Stato – e di non riconoscimento della sua autorità – è lo stesso. Stessa è la tracotanza degli accusati che rifiutano ogni autorità e si ergono essi stessi ad accusatori. La si- Antonio La Caria E ora / e ora / potere a chi lavora. Ma proprio per questo vanno in tilt i rapporti consolidati tra le due creature che sono sempre state nel cuore del vecchio Pci: la Cgil di Di Vittorio e Lama e la coscienza sociale di bertinottiana memoria. La guerra è aperta, compagni contro compagni, parenti serpenti. Il pomo della discordia? I festivi lavorati. E sì, perché la Coop, storico braccio cooperativo del partito (ora “democratico”, di fronte alla concorrenza che si fa più agguerrita anche nelle zone tradizionalmente rosse, ha deciso di tenere aperto uno dei suoi supermercati anche nella giornata di Pasquetta, facendo andare su tutte le furie Susanna Camusso e i suoi. E a darsele di santa ragione sono il sindacato “rosso” e il colosso “rosso” della distribuzione. Da una parte la Cgil, dallʼaltra la Coop. Tutto ruota attorno allʼipermercato situato nel centro commerciale “Le Terrazze” alla Spezia, nel giorno della gita fuori porta. La decisione della cooperativa di aprire nel lunedì dellʼAngelo ha trovato la ferma contrapposizione di Corso dʼItalia, pronto a far scioperare i suoi iscritti. «È grave che lʼazienda abbia deciso unilateralmente lʼapertura, il giorno di Pasquetta – afferma Luca Comiti, Segretario Filcams Cgil della Spezia –. A tal proposito è stato proclamato uno sciopero per lʼintero turno di lavoro nella giornata di Pasquetta: invitiamo i lavoratori di tutti gli ipermercati a partecipare al presidio che si terrà per tutta la giornata, davanti allʼipermercato, in solidarietà con i colleghi della Spezia». Pronta la replica di Coop: «Il lavoro festivo assicura anche allʼoccupazione un contributo ormai determinante: nel 2013 abbiamo retribuito oltre 200mila ore di lavoro in giornate festive, pagato sino al doppio della paga normale. Si tratta di lavoro aggiuntivo per oltre 100 persone a tempo pieno, di cui il 30% nella sola provincia spezzina. Voler ridurre questa opportunità aggiuntiva, in piena recessione, è una azione pericolosa e contraria alla necessità di salvaguardare occupazione e reddito. Abbiamo cercato di trovare per Pasquetta un accordo sindacale, offrendo condizioni migliorative, ma il sindacato ha posto il veto. Sorprende che non ci siano analoghe iniziative verso i nostri principali concorrenti, pressoché tutti aperti in questa e in altre festività prossime». E il perché è semplice. Secondo la Coop il 17% dei liguri fa acquisti nei giorni festivi ed è stupido regalare questi consumatori ai merci concorrenti. Tutto chiaro, se non fosse che a sinistra lʼideologia la fa ancora da padrone e gli interessi dei lavoratori non sempre riescono a prevalere su di essa. Dalle lotte operaie alla Pasquetta: la Coop “rossa” e la Cgil se le suonano di santa ragione DOMENICA 20 APRILE 2014 tuazione può sempre degenerare, se una parte dellʼopinione pubblica e della stessa politica, continua a guardare con simpatia agli estremisti incendiari, non comprendendo la gravità contenuta nelle loro minacce. Devastante sarebbe in tal senso lʼindiretto appoggio che dovesse venire da Grillo e dalle componenti più esagitate del M5S. Speriamo che non si diffonda la perniciosa teoria del “né né”. In questo caso sarebbe “né con lo Stato né con i No Tav”. Vale la pena ricordare che gli estremisti sono accusati di aver pianificato un attacco paramilitare al cantiere di Chiomonte. Furono lanciate bombe incendiarie a pochi metri da un tunnel. I fumi che si sprigionarono dalla distruzione di un generatore provocarono un principio di intossicazione agli operai che vi stavano lavorando allʼinterno. Il fanatismo No Tav non esita a mettere a repentaglio anche la vita di innocenti lavoratori. I comunisti italiani esclusi dal voto. Per Marco Rizzo è un complotto delle toghe I comunisti italiani restano fuori dalle europee e cosa fa il loro leader? Parla di un complotto di giudici politicamente schierati. È una situazione dallʼepilogo sorprendente quella in cui si è ritrovato Marco Rizzo. Dopo aver incassato il no allʼammissibilità della lista, prima dalla Corte dʼAppello e poi dalla Cassazione, il leader del Pci se lʼè presa con le toghe, parlando di disparità di trattamento rispetto ai Verdi che invece potranno correre. Disparità che, a suo avviso, si spiegherebbe tutta con questioni squisitamente politiche. «I Verdi (a favore della Ue) ammessi, i comunisti (contro la Ue) esclusi. Vergogna!», ha tuonato il segretario del Pci, per il quale «questo sistema non perde occasione per dimostrare la sua parzialità». Il caso del Partito comunista è simile a quello dei Verdi: le liste sono state presentate senza la raccolta delle firme perché sono state collegate a partiti europei rappresentati a Bruxelles. Il caso non è previsto dalla normativa italiana, ma da quella europea sì e, facendo leva su questo, i Verdi sono riusciti a farsi riammettere. Il Partito comunista no. Un italiano su quattro in viaggio per il ponte di Pasqua. Federalberghi: segnali incoraggianti DOMENICA 20 APRILE 2014 Secolo d’Italia Redazione Sono quasi quindici milioni (14,4 milioni) gli italiani decisi a trascorrere le vacanze pasquali in trasferta, dormendo almeno una notte fuori casa tra Pasqua e i ponti del 25 aprile e del 1° maggio (+5% rispetto al 2013). Di questi, quasi 11 milioni rimarranno in Italia mentre 3,4 milioni sceglieranno località estere per un giro d'affari di 6,3 miliardi. I dati arrivano da Federalberghi. «Sono segnali incoraggianti quelli che si registrano per le previsioni turistiche degli italiani in occasione della Pasqua, quasi a confermare un recupero della fiducia delle famiglie e la speranza che la grande crisi cominci ad allontanarsi». È il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati dell'indagine previsionale sui consumi turistici degli italiani svolta in queste ultime ore. «La favorevole coincidenza temporale – prosegue Bocca – che quest'anno raccoglie in poco più di due settimane ben tre momenti di pausa dal lavoro e dagli obblighi scolastici, sembra spingere quasi un italiano su quattro a recarsi in qualche località di villeggiatura, scegliendo nel 75% dei casi il Bel Paese e nel restante 25% una meta estera». Numeri che non si registravano da tempo e che, se affiancati al buon andamento degli arrivi in Italia anche di stranieri per lo stesso periodo, confermano quante potenzialità economiche ed occupazionali il settore possa determinare. «A questo punto il governo – conclude il numero uno di Federalberghi – non può non cogliere un segnale così vitale di uno dei gangli del sistema produttivo del nostro Paese e deve mettere subito mano a quanto indicato nel Def, attuando con urgenza la modifica del Titolo V della Costituzione per ridare centralità al settore e varare l'introduzione di specifici strumenti finanziari per incentivare gli imprenditori alberghieri ad ammodernare le strutture». Tra le destinazioni di viaggio più gettonate, come sempre, le città d'arte e le capitali della cultura ma anche le mete esotiche. In pole position troviamo ovviamente Roma, la capitale attira sempre tantissimi turisti; seguono Firenze, Verona e Napoli. Secondo i dati di Trivago, il motore di ricerca di hotel più famoso, invece per questa Pasqua gli italiani avrebbero nettamente preferito Assisi, la città umbra infatti avrebbe superato mete più blasonate come Roma e Firenze. Redazione Gli italiani non rinunciano alla cucina ma optano per il pranzo casalingo. Più di due italiani su tre (67%), infatti, non hanno tagliato la spesa a tavola per il tradizionale pranzo di Pasqua. Di questi il 62% ha mantenuto lo stesso budget del passato mentre il 5% lo ha addirittura aumentato. È quanto emerge da un'indagine Coldiretti/Ixè sui comportamenti degli italiani dalla quale risulta peraltro che il 23% ha invece contenuto le spese mentre il 10% non ha risposto al questionario. La stragrande maggioranza ha optato comunque per il pranzo casalingo con il 79% degli italiani a casa propria o in quella di parenti e amici senza allontanarsi dalla propria città. Il risultato è che quest'anno la spesa complessiva delle famiglie italiane per il menù pasquale scenderà – stima la Coldiretti – sotto il miliardo di euro. Un aiuto decisivo al contenimento delle spese – spiega la Coldiretti in una nota – «è venuto anche dal calo dei prezzi con i listini delle carni ovine e caprine in diminuzione dello 0,3% su base congiunturale, quelli del pesce fresco di mare di pescata in calo dell'1,2% ed infine quelli di verdure e frutta vendute in picchiata del 6 e del 3,7% rispetto allo scorso anno». Le rinunce hanno riguardato però i prodotti simbolo della festa con ben il 24% degli italiani che non ha acquistato l'uovo o la colomba industriale ma per fare economia - sottolinea la Coldiretti - si è puntato sopratutto sul contenimento degli sprechi, sulla scelta più oculata dei menu e sulla preparazione casalinga. Secondo il Codacons, infatti, i prodotti che più di tutti risentono del taglio alle spese sono i dolciumi. Se i consumi di uova di cioccolato calano del 9% rispetto allo scorso anno, un vero record negativo si registra per le classiche colombe, per le quali gli italiani ridurranno gli acquisti del 12%. 3 Da Pompei al Colosseo: tutti i siti aperti per il "ponte" pasquale Coldiretti: due italiani su tre non tagliano le spese a tavola ma scelgono il pranzo casalingo Redazione A zonzo fra i templi di Paestum. O a Pompei per ammirare le tre nuove splendide domus appena riaperte al pubblico. Persino a Capri, in barca nella Grotta Azzurra. O a Roma, dal Colosseo al Maxxi, per una full immersion dall'archeologia all'architettura. Ormai è una tradizione, che ci sia il sole oppure no, a Pasqua e Pasquetta la cultura resta aperta, con occasioni da pescare nell'elenco lunghissimo di musei, monumenti e siti archeologici di proprietà dello Stato. Mentre per il 1 maggio le trattative con i sindacati sono ancora in corso, anche se al Collegio Romano si dicono ottimisti. A Roma sono aperti tutti i monumenti archeologici, dal Colosseo ai Fori, gli Scavi di Ostia Antica, Palazzo Altemps, Palazzo Massimo e Terme di Diocleziano, le Terme di Caracalla, l'area archeologica di Veio. Aperti anche i musei, dalla Galleria Borghese a Castel Sant'Angelo, la Galleria Corsini, la Galleria Spada, Palazzo Barberini, Palazzo Venezia, la Galleria Nazionale di Arte Moderna, e il Museo Etrusco di Villa Giulia. Tra le chicche a Caserta si può visitare la splendida Reggia mentre a Reggio Calabria porte aperte per i Bronzi al Museo Archeologico Nazionale. L'aria non è uguale per tutti: i neri respirano più veleni dei bianchi.... 4 Secolo d’Italia Redazione L'aria che respiriamo non è uguale per tutti: dagli Stati Uniti uno studio dell'università del Minnesota ha quantificato che poveri e minoranze sono più esposti dei bianchi al biossido di azoto, gas inquinante molto tossico a cui sono attribuiti problemi cardiaci e respiratori. La ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, dimostra che l'analisi è vera per tutto il Paese, anche negli Stati rurali e nelle città più pulite: i neri inalano veleni più dei bianchi, principalmente a causa della maggiore esposizione delle zone dove risiedono. «Il livello di disparità è alto con probabili conseguenze sulla salute», ha detto Julian Marshall, professore di ingegneria ambientale dell'ateneo americano. Il biossido di azoto proviene da scarichi di auto e emissioni industriali. In media - ha riscontrato lo studio basato sui dati del censimento del 2000 - i neri ne respirano il 38% in più dei bianchi. La differenza è maggiore nelle grandi città. Secondo i ricercatori sarebbe responsabile di circa 7.000 casi di morte all'anno per problemi cardiaci tra la popolazione di colore. L'area metropolitana di New York e Newark è risultata quella dove l'aria respirata discrimina di più tra isolati popolati da minoranze a basso reddito e i quartieri dei bianchi ricchi. New York è seguita da Filadelfia, Bridgeport/Stamford in Connecticut, Boston, Providence, Detroit, Los Angeles e New Haven. Per corre- lare dati demografici del censimento alla presenza dell'azoto inquinante gli studiosi hanno usato dati da satellite e misurazioni sul terreno incrociati con informazioni sulla destinazione d'uso della regione: la presenza di autostrade a grande traffico, discariche, impianti industriali, cementificazione, copertura arborea. Gli alberi sono una parte integrante del modello non tanto perché mitigano la presenza del biossido ma perché sono il segnale dell'assenza di auto o altre fonti di inquinamento. La mappa dell'inquinamento paragona comunità nere a basso reddito con comunità bianche ricche o middle class: le differenze, sia pure mitigate, restano tuttavia alte anche quando si elimina il fattore ricchezza. «Non è solo questione di ricchi e poveri», ha commentato Marshall, «c'è qualcosa che avvelena nelle zone dove vive la gente di colore». Le ragioni sono tante, radicate nella storia urbanistica degli Usa: le maggiori autostrade urbane, le grandi discariche sono state costruite in zone dove vivono comunità di colore. Chi non poteva permettersi di lasciarle è rimasto a respirarne le conseguenze. Redazione Il nome "sherpa" è diventato sinonimo di portatore o guida di alta quota, ma in realtà indica uno specifico gruppo etnico di ceppo tibetano e di religione buddista che abita le montagne orientali dell'ex regno himalayano del Nepal. Non sono nati scalatori, ma lo sono diventati per vivere, soprattutto quelli che abitano nel distretto di Khumbu, dove sorge l'Everest o il monte Sagarmatha come è chiamato dalla popolazione locale. Almeno 12 di loro sono morti nei giorni scorsi sotto una valanga sull'Everest: «Un incidente sul lavoro, non alpinistico», ha commentato il re degli ottomila, Reinhold Messner. L'abilità degli sherpa come alpinisti deriva proprio dalla necessità di adattamento al luogo dove vivono. E per questo sono stati determinanti nel successo di molti alpinisti stranieri e nelle loro conquiste delle mitiche vette himalayane. La loro resistenza è eccezionale. Due anni fa, un super sherpa di 51 anni riu- scì a battere l'insolito record di salire sulla vetta dell'Everest per ben tre volte in otto giorni per accompagnare tre diverse spedizioni. Un altro, Apa Sherpa, tre anni fa, collezionò la sua 21esima ascensione a quota 8.848 metri battendo un suo precedente primato. Il più famoso di loro è senza dubbio lo sherpa Tenzing Norgay, che il 29 maggio 1953 accompagnò l'esploratore neozelandese Edmund Hillary sul tetto del mondo. Ancora oggi ci si domanda chi dei due fu il primo a mettere piede sulla cima. È morto nel 1986 all'età di 71 anni e la sua tomba si trova nel Museo della Montagna di Darjeeling, nell'India nord orientale. Con l'esplodere del turismo di alta quota, come lo definisce sempre Messner, e la presenza di sponsor che pagano i costosissimi permessi, il lavoro degli sherpa si è fatto sempre più prezioso e anche più remunerativo. A ogni stagione, tra aprile e maggio, i portatori sgomitano per accaparrarsi i clienti e anche per fornire migliori servizi, tra cui le piste su pareti rocciose e crepacci per facilitare la scalata. Spesso la competizione è forte e si creano delle tensioni come quella che lo scorso anno ha portato al linciaggio dello scalatore bergamasco Simone Moro e di altri due suoi compagni al campo 2 dell'Everest per un diverbio durante l'apertura di una nuova via. Sono gli "sherpa" i veri conquistatori dell'Himalaya DOMENICA 20 APRILE 2014 Bielorussia, giustiziato 23enne che viaggiava in treno con la testa della sua vittima Redazione Prima condanna a morte di quest'anno in Bielorussia, l'unico Paese in Europa ad applicare la pena capitale. Un 23enne, riconosciuto colpevole di avere ucciso la moglie e il suo amante, è stato giustiziato, ha riferito l'ong locale Viasna per la difesa dei diritti umani. Il giovane, un ex studente della facoltà di Storia dell'Università statale della Bielorussia, era stato condannato a morte nel giugno 2013 per l'uccisione della moglie a coltellate e del suo amante, un coetaneo dell'assassino il cui cadavere era stato fatto a pezzi e gettato in un container dei rifiuti. L'omicida, ha spiegato la ong, aveva tenuto la testa dell'uomo, che portava ancora con sé quando è stato arrestato a bordo di un treno. Il giovane aveva giustificato il duplice omicida con la gelosia. Altrettanto agghiacciante il crimine di un americano di 39 anni giustiziato nei giorni scorsi in Texas: triplice omicidio della sua ex fidanzata, del figlio e della madre di lei. José Villegas, di origine ispanica, era stato condannato a morte per l'omicidio a coltellate nel gennaio 2002 della sua ex fidanzata di 24 anni, ispanica anche lei, del figlio di 3 anni e della madre cinquantunenne della giovane. Secondo la stampa locale, era sotto l'influenza della cocaina al momento del crimine. Si tratta della diciassettesima esecuzione quest'anno negli Stati Uniti, la settima in Texas nel 2014. Scambio di embrioni, due i precedenti in Italia: a Modena e a Torino DOMENICA 20 APRILE 2014 Secolo d’Italia Redazione Da Modena a Torino passando per New York e Hong Kong, gli episodi di errori nelle tecniche di fecondazione assistita di cui si ha notizia coprono tutto il mondo. Il caso più vicino, sia geograficamente che come modalità, a quello dell'ospedale Pertini di Roma è quello modenese, datato 1996 ma emerso solo nel 2004, che ha portato tra le altre cose a un risarcimento milionario della coppia che ha subito il danno. All'epoca la coppia che si era rivolta alla clinica del Policlinico del capoluogo emiliano aveva dato alla luce due figli mulatti, che poi aveva tenuto denunciando l'ospedale otto anni più tardi. «Il caso di Roma mi sembra un po' diverso - afferma Annibale Volpe, che all'epoca dirigeva la clinica - dalle nostre indagini era emerso che a causare l'errore è stato l'uso di una pipetta che era stata utilizzata poco prima per una coppia nordafricana, in cui erano rimasti alcuni spermatozoi, che sono stati poi quelli scelti per fecondare l'ovulo». Un po' più a nord, a Torino, nel 2004 ci fu uno scambio di materiale genetico tra due coppie. In quel caso fu uno dei due padri ad accorgersi che la provetta usata nell'intervento aveva il cognome sbagliato, ed entrambe le mamme decisero di interrompere subito la gravidanza. Almeno tre casi sono invece stati riportati negli Usa, in cui la vicenda ha avuto esito sempre diverso. In uno di questi Carolyn Savage, una donna dell'Ohio, ha dato alla luce per errore il figlio di Shannon and Paul Morell, un'altra coppia che si era rivolta allo stesso centro per la sterilità, e ha deciso di restituire loro il bambino, anche se le coppie sono diventate amiche tanto da crescerlo insieme. Molto meno gioioso è stato nel 1999 il caso di Richard e Donna Fasano di New York, che hanno avuto due gemelli di cui uno però di colore per un embrione impiantato erroneamente. I genitori biologici del piccolo hanno ottenuto l'affidamento del bimbo che è quindi stato separato dal fratello. Nel 2011 a Hong Kong invece sono stati impiantati in una donna due embrioni “sbagliati”, e la vicenda si è conclusa con un aborto e un risarcimento, oltre che con una consulenza psicologica per entrambe le mamme. Redazione L'Associazione verace pizza napoletana (Avpn) sbarca in Inghilterra mettendo il suo marchio alla pizzeria gestita da un partenopeo doc come Gennaro Esposito a Herne Bay, nel Kent. Lo chef ha aperto già da qualche tempo il ristorante "A casa mia" che diventa, quindi, il primo locale nel Regno Unito a fregiarsi del bollino dell'Associazione che promuove, in Italia e all'estero, la valorizzazione e la conoscenza della tradizione gastronomica legata alla pizza doc. Ed è un pezzo della Napoli delle produzioni di eccellenza quella che Antonio Pace e Massimo Di Porzio, presidente e vice dell'Avpn, hanno promosso con tanto di certificazione nel Kent dopo aver valutato le caratteristiche di processo e di prodotto. Gennaro Esposito, 40 anni, infatti, è figlio di Ugo, uno dei più noti "pastorai" di San Gregorio Armeno. Dal presepe alla pizza, quindi, nella logica di valorizzazione di una Napoli che mette in vetrina il meglio di sé, in un laboratorio tra terracotta e colori o dietro i fornelli. Non a caso Gennaro ha sistemato nel locale anche alcuni pezzi dell'artigianato di qualità dell'arte presepistica napoletana. Dopo quasi venti anni in Inghilterra vissuti preparando pietanze anche per Lady Diana e Dustin Hoffman, lo chef - dopo aver frequentato a Napoli i corsi dell'Avpn - sta portando avanti la sua sfida, dunque, annunciata all'avvio, qualche mese fa, della sua attività a Herne Bay, quella cioè di far sentire i clienti a loro agio utilizzando la pizza e gli altri prodotti tipici della cucina napoletana. «Quale migliore strumento per sentirsi a casa con una pizza?. Certo - dice Gennaro - non è stato facile mantenere l'equilibrio tra la necessità di tutelare la tradizione della pizza napoletana e i gusti britannici, ma, alla fine, il sapore della tipicità vince tutte le diffidenze e affascina i diversi palati. L'importante è mantenere un'identità, essere sé stessi, anche in cucina». «Gennaro ha creduto nelle sue capacità e nelle virtù ammaliatrici della nostra pizza - dice Antonio Pace ed è significativo che sempre più si diffonda, in Italia e nel mondo, la necessità di tutelare le nostre radici gastronomiche». E Massimo di Porzio, dal canto suo, aggiunge: «L'Avpn ora punta ad innalzare il livello di qualità degli associati al fine di offrire standard sempre più elevati in termini sia di prodotto che di offerta del servizio. Saranno sempre più decisivi, quindi, i corsi di formazione che intendiamo incentivare e Gennaro è un esempio in tal senso». La pizza verace napoletana finalmente sbarca in Inghilterra 5 Nuova funzione di FB avviserà se ci sono “amici” nelle vicinanze Redazione Una notifica, a mo' di "ultim'ora", ci avvertirà sul cellulare se qualcuno dei nostri "Amici" di Facebook si trova nei dintorni. La nuova funzione, annuncia il social network, sarà implementata da ora e nelle prossime settimane negli Usa con un aggiornamento nelle applicazioni mobili per iOS e Android. "Nearby Friend", questo il nome, sarà "opzionale": gli utenti potranno decidere se abilitarla o meno. Ma intanto alcune associazioni hanno già sollevato preoccupazioni sulla privacy. La novità, spiega il product manager Andrea Vaccari, permetterà agli utenti di sapere quando i propri amici si trovano nei dintorni in modo da incontrarli. Facebook pare insomma aiutare i suoi iscritti a restare in contatto nel ''mondo reale'' oltre che in quello virtuale. La funzione, sottolinea la compagnia, è discrezionale e se attivata terrà traccia della posizione "sempre", anche quando non si sta navigando sul social. Ogni utente potrà decidere a chi far arrivare le notifiche, anche per un periodo di tempo limitato. L'opzione potrà essere disattivata in qualsiasi momento. Nonostante queste precauzioni, negli Usa alcune associazioni hanno già sollevato preoccupazioni per i risvolti sulla privacy della nuova funzione che amplifica le potenzialità della registrazione in luoghi e località già possibile su Facebook. Jeffrey Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, riporta il Wall Street Journal, ha chiesto alla Federal Trade Commission di rivedere il prodotto. Un portavoce di Facebook ha spiegato che gli iscritti riceveranno dei promemoria periodici sulle impostazioni di Nearby Friends. Clinica “Santa Lucia": la Regione Lazio è “immobile e superficiale” 6 Secolo d’Italia Redazione «In commissione Salute sono stati ascoltati i vertici della fondazione Santa Lucia, una eccellenza della sanità laziale, che sta incontrando pesanti difficoltà. Il quadro emerso è serio e preoccupante – lo dichiara il vicepresidente della commissione stessa Antonello Aurigemma, di Forza Italia – È stato evidenziato lʼatteggiamento immobile che denota una certa superficialità della Regione Lazio, visto che i dirigenti della fondazione hanno inviato nel mese di febbraio una lettera, dai contenuti chiari e precisi, allʼamministrazione regionale, senza però ricevere risposte. Inoltre, la fon- dazione ha sì avuto lʼaccreditamento, ma la somma che riceve ha subito un taglio di oltre il 40%. Quindi, le risorse finanziarie assegnate sono completamente inadeguate per il futuro della stessa, impedendole di mantenere in vita una struttura che fornisce un servizio di alta qualità, con oltre 700 dipendenti. Inoltre, è emerso un particolare incomprensibile e incredibile. Nella lettera inviata a febbraio dal direttore generale della fondazione, Amadio, a Zingaretti, il dg scrive che la dottoressa De Grassi e il dottor Di Virgilio (dirigenti della Regione Lazio) in una nota avrebbero fornito indicazioni allʼAvvocatura regionale per il ri- corso proposto dalla fondazione dinanzi al Tar contro i decreti di assegnazione del budget per lʼanno 2013 e di approvazione dello schema di contratto. In tale nota, come scritto nella lettera da Amadio, vengono riportate due affermazioni palesemente false e in particolare che: la fondazione ha accettato il budget assegnato per il 2013 e ha sottoscritto lʼaccordo/contratto con la Regione; la fondazione non ha impugnato dinanzi al Tar la dgr 206/2008, relativa alla remunerazione del 2008. Quello che è emerso, al di là di tutto, dimostra una totale confusione da parte dellʼamministrazione regionale, visto che è assurdo – innanzitutto – far passare mesi senza rispondere ad una lettera su un argomento molto delicato. La fondazione, poi, chiede di vedersi garantito ciò che le spetta, in pieno rispetto della legge. Nulla di più. Come ho affermato in commissione – conclude Aurigemma – sarà mia premura fare incontrare nel più breve tempo possibile la Regione, la Cabina di Regia e i vertici della Fondazione al fine di affrontare i numerosi quesiti posti che, ad oggi, rimangono senza risposta. Inoltre, ho chiesto al presidente Lena di aggiornare a fine maggio la seduta per verificare lʼesito di tali incontri e le risultanze che da essi emergeranno». Redazione «Non passa giorno senza che la cronaca porti alla ribalta notizie su centri estetici gestiti da cittadini cinesi o asiatici che dopo i controlli vengono chiusi. Queste attività in provincia di Modena sono spuntate come funghi negli ultimi tempi. Tra le varie cause che portano alla chiusura emerge che il personale che svolge l'attività di estetista non ha seguito e non ha ottenuto lʼabilitazione necessaria. È necessario intensificare i controlli per contrastare questo abusivismo che attanaglia il settore e che danneggia le attività che rispettano le regole». A tal proposito il consigliere di Forza Italia Andrea Leoni ha presentato unʼinterrogazione alla Regione Emilia Romagna per sollecitare la Giunta Errani, di concerto con enti locali, autorità di pubblica sicurezza e associazioni di categoria del settore, a promuovere un tavolo di lavoro per affrontare con maggiore forza la tematica e mettere in campo, per quanto di competenza, tutte le iniziative del caso per tutelare gli esercenti che invece rispettano la legge e che da tale situazione sono pesantemente danneggiati. «Spesso in questi centri estetici - continua Leoni - le attività si svolgono in assenza di norme igienico-sanitarie e chi vi esercita lo fa senza averne lʼabilitazione professionale. Sono modalità di lavoro al di fuori delle normative che diventano, nei fatti, un mezzo per una spietata concorrenza sleale rispetto a chi segue le leggi del settore per quanto riguarda il personale, i materiali utilizzati, gli orari, le prescrizioni igienicosanitarie e non meno importante il fisco. Una concorrenza sleale anche rispetto alla qualifica di estetista, visto che in Emilia Romagna per diventare estetista sono richiesti precisi e impegnativi requisiti tra i quali: fare un corso di qualificazione biennale (minimo 900 euro) presso un ente di formazione autorizzato per poi fare lʼesame; prestare servizio con contratto di apprendistato presso un centro estetico autorizzato; svolgere tre anni di lavoro qualificato e frequentare un corso di formazione di 300 ore per sostenere lʼesame». Nel Modenese troppi centri estetici fuorilegge: intervenga il presidente della Regione Emilia DOMENICA 20 APRILE 2014 Torino, Fratelli dʼItalia: no alla pedonalizzazione di corso De Gasperi Redazione «È passato circa un anno da quando il Comune di Torino decise di effettuare una sperimentazione di pedonalizzazione in alcune vie della nostra città, tra cui anche corso De Gasperi. Già allora ci opponemmo fortemente come Fratelli d'Italia perché si trattò di una scelta non condivisa ma di un percorso univoco imposto dal Comune che avrebbe avuto ripercussioni pesantissime sulle attività commerciali e sulla viabilità nelle vie limitrofe». Lo afferma Paolo Ambrogio, consigliere comunale, che così prosegue: «Oggi le attività economiche, già in ginocchio a causa della crisi, non possono subire passivamente nuovi slanci di mobilità creativa o soluzioni capestro che scimmiottano le tanto care (ed inutili) domeniche a piedi. Le migliaia di firme presentate ed il relativo flop della fase sperimentale applicata sono la cartina al tornasole di un rifiuto netto, ancorché non aprioristico e preconcetto. È evidente che, se il territorio, i suoi residenti e chi li esercita le proprie attività commerciali e artigianali si oppongono ad un intervento di pedonalizzazione, il Comune non può fare orecchie da mercante soprattutto considerato che l'assessore Lubatti aveva garantito si trattasse esclusivamente di una delibera spot "per sondare il terreno”. Per queste ragioni ho presentato una mozione per impegnare il Consiglio comunale a non procedere con la pedonalizzazione di corso De Gasperi ed abbandonare ogni idea di chiusura della via alle auto». In vista del 21 aprile, Roma rinverdisce antichi fasti e si ripopola di gladiatori e vestali Secolo DOMENICA 20 APRILE 2014 7 d’Italia Priscilla Del Ninno Nell'approssimarsi del 21 aprile è quasi inevitabile rimettersi sul cammino storico-celebrativo alla riscoperta di Roma, rivisitando, sulle orme del passato, il fascino incorruttibile della “città eterna”. E allora, per esempio, tra le tante iniziative intestate a Roma e al giorno della sua fondazione, a ricordare i fasti dell'antichità sulla via Appia Antica, provvederà tra gli altri il Gruppo Storico Romano, associazione culturale fondata nel 1994. L'associazione avrà un ruolo molto attivo negli eventi patrocinati dal Comune ogni anno per celebrare le origini della città. «Faremo un grande corteo di rievocazione storica che partirà dal Circo Massimo», spiegano dall'associazione, «e con noi ci saranno oltre 1600 persone provenienti da tutta Europa». E poi il pubblico vedrà il Tracciato del solco, l'accensione del fuoco, l'antica festa della Palilia, combattimenti e danze, il tutto con la supervisione scientifica del dipartimento di Scienze Storiche di Tor Vergata. Nella sede dell'associazione, del resto, non manca davvero nulla per far rivivere la Roma imperiale (precisamente quella di Nerone del I secolo d.C.): un ca- strum per gli eventi, vessilli e statue, l'armeria – le armi e gli elmi in ferro sono fabbricati dai soci stessi –, la sala per le attività delle donne romane, per non parlare del museo storico-didattico, che annovera migliaia di visite ogni anno tra studenti e turisti stranieri. Ma il fiore all'occhiello del Gruppo Storico Romano è la scuola per gladiatori, dove ci si può specializzare in tutte le categorie: dal mirmillone al secutor, dal retiarius al provocator, dal dimachero al trace. E non è un gioco da ragazzi, al contrario. Chi partecipa alle lezioni segue un iter molto rigoroso: prima di usare il gladio in ferro, bisogna passare per il rudis, la spada di legno. Poi si apprende l'uso della rete, dello scudo e del tridente. Ma non ci sono soltanto gladiatori. Perché l'associazione, con i suoi 150 iscritti, vuole rappresentare tutta la società romana: legionari, pretoriani, senatori, vestali, matrone, a coprire un arco sociale che va dagli schiavi all'imperatore. E allora, oltre a forgiare le armi, qui si fa tutto come un tempo, cercando di recuperare anche la manualità tipica dei mestieri della tradizione di “Roma caput mundi”. Nel 40° anniversario dell'uscita, “Carrie” di Stephen King torna in libreria Bianca Conte È uno tra gli autori di letteratura fantastica più prolifici del Novecento. Una delle firme più gettonate del jet set hollywoodiano in quanto a rivisitazione cinematografica dei suoi lavori, superato in questo particolare primato solo da Shakespeare, Agatha Christie e Conan Doyle. Uno degli scrittori più snobbati dalla critica, ma anche tra i professionisti più rivalutati degli ultimi decenni. Ma, soprattutto, è il padre artistico di Carrie, il romanzo del 1974 che ha definitivamente sdoganato, al grande pubblico e alla critica specializzata, il talento di Stephen King. Una fama notoriamente amplificata poi dal remake sul grande schermo diretto da Brian De Palma. E allora, nel quarto decennale della nascita del libro che ha cambiato vita e carriera del suo autore, sei dei primi romanzi di Stephen King, originariamente pubblicati da Doubleday tra il 1974 and 1983, stanno per essere ristampati singolarmente, in un'edizione di lusso a tiratura limitata da Cemetery Dance Publications, l'editore americano specializzato in narrativa horror, con cui lo scrittore ha collaborato in anni recenti. Così, torneranno in libreria alcuni dei fiori all'occhiello della bibliografia di King, da Carrie, a Le notti di Salem, da Shining a Night Shift e L'ombra dello scorpione, fino a Pet Sematary. L'elegante edizione deluxe, appositamente “coniata” e rimessa sul mercato, sarà accompagnata da un testo di Tabitha King, moglie dello scrittore, incentrato sulle paure degli adolescenti e sulla sessualità: tematiche che il romanzo intreccia in chiave horror. Nella ristampa di Carrie, infine, spiccano sei disegni a firma dell'illustratore fantasy To- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi mislav Tikulin, uniti alla riproduzione del telegramma che fu spedito dall'editore Doubleday a King, in cui si anticipava l'imminente pubblicazione del suo primo libro. Il primo volume dal titolo Carrie: The Deluxe Special Edition, sarà in distribuzione negli Usa a partire dal mese di agosto, in tre differenti versioni. Dalla casa editrice, peraltro, fanno sapere che King firmerà con autografo 60 copie, già vendute su prenotazione. Che un'edizione di 750 copie, con cofanetto, sarà in vendita a 225 dollari. E infine, che 3.000 copie con custodia saranno in commercio per 85 dollari. La lussuosa ristampa dei rimanenti cinque romanzi di King avverrà invece a intervalli regolari di sei mesi. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250