inv. 2453 Tav. XCI Frammento papiraceo che conserva sul recto

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inv. 2453 Tav. XCI Frammento papiraceo che conserva sul recto
1565. Lettera d’affari
inv. 2453
?
Tav. XCI
(cm 9 x 14,2)
IVp
Ed. pr. : M. Manfredi, PSI XV estr. (1966), 1565.
Bibl. : C. Armoni, ZPE 145 (2003), pp. 213-218, part. p. 216 nota 17, pp. 217-218.
Frammento papiraceo che conserva sul recto, lungo le fibre, un testo mutilo
in alto; rimane il margine sinistro, mentre a destra i righi terminano sul limite
del foglio; in basso si è prodotta una frattura proprio sotto l’ultimo rigo. Una
kollesis è visibile a cm 1,6 dal bordo sinistro, lungo l’inizio dei righi.
Sul verso, contro le fibre, un’altra mano (pace ed. pr.) ha scritto un elenco
di nomi, ciascuno affiancato da un’indicazione composta da un simbolo, una
cifra, una parola abbreviata, un’altra cifra; tale testo, edito anch’esso in PSI XV
Estratto, p. 44, verrà ripubblicato in un prossimo volume dei PSI.
Il testo del recto è una lettera dal significato alquanto criptico, che concerne pescatori. Secondo Armoni (supra), che ha utilizzato questo documento nel
tentativo di stabilire il significato del termine metavboloç nei papiri, la lettera
«tratta chiaramente della mivçqwçiç di diritti di pesca. Il mittente (cioè il locatario,
che si rivolge per lettera al locatore) parla in primo luogo della parte di pescato
spettante agli aJliei'ç, che questi stessi devono vendere (rr. 6-9: to; de; tou' ⁄ mevrouç
tw'n aJlievwn ejpiv⁄treyon aujtou;ç peiprav⁄çkein). Invece la quota-parte di pesci, che
spetta allo scrivente, deve essere trasportata giornalmente in città dai metavboloi
e là essere probabilmente venduta (rr. 9-13)» [trad. nostra].
La collocazione cronologica nel IV p, proposta nell’ed. pr., può essere precisata: alla luce del confronto paleografico istituibile con P.Flor. I 75, del 380p
(Scrivere libri, tav. CXXXI), sembra plausibile pensare che la lettera sia stata
scritta verso la fine del secolo.
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–––––
º≤≤ª
≤≤ºr≥ª≤º≤o≤ª≤≤≤≤ºr≥ª
tai: tou'ªtºon ou\n ejpivçtreyon
wJç eja;n bouvlei, kai; hJmi'n
ga;r ajreçtevon ejçtei;n aujto;n
ejpeiçtrafh'nai: to; de; tou'
mevrou≥ç tw'n aJlievwn ejpivtreyon aujtou;ç peipravçkein, kuvriev mou: to; de; ajnh'-
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PAPIRI DELLA SOCIETÀ ITALIANA XV
kon hJmi'n th≥'ç≥ miçqwvçew≥ªç
ejpanavgkaçon kaq jhJmevran
ajnevrceçqe ejp≥i ≥; th;n povlin
dia; tw'n metabovlwn: th;n de;
uJphreçivan ço≥u kaq jhJmevran
lavmbane, hJdevwç hJmw'n ejcovnt≥wn. e[rr(wço), kuvriev mou.
… … ] costui, dunque, puniscilo, come tu voglia: anche per noi, infatti, è cosa ottima
che egli venga punito. Ma per quanto riguarda l’eccedenza (la spettanza?) della parte
dei pescatori, consenti, mio signore, che essi la vendano; pretendi invece che ogni giorno
sia inviato in città, per il tramite dei mediatori, ciò che ci spetta dell’affitto. E prenditi
cura di te ogni giorno, con nostra gioia. Sta’ bene, mio signore.
5. ajreçtevon : ‘bisogna essere contenti’ (la voce è attestata solo in Tzetzes Chil. VIII
204); ma il successivo ejçtivn sarebbe superfluo. Forse si intendeva scrivere a[riçton.
ejçtei;n : l. ejçti;n.
6. ejpeiçtrafh'nai : l. ejpiçtrafh'nai.
6-7. to; de; tou' ⁄ mevrou≥ç : quale parola, di cui tov è l’articolo, è sottintesa o tralasciata?
Forse ajnh'kon (‘la spettanza’), come al r. 9? Ma sarebbe necessario un dativo (tw/' mevrei)
come al r. 10. O, forse, si deve intendere to; de; mevroç tw'n aJlievwn “la parte dei pescatori”,
nel senso di to; de; ajnh'kon mevroç toi'ç aJlieu'çi (“la parte che spetta ai pescatori”)?
8-9. peiprav⁄çkein : l. pipravçkein.
12. ajnevrceçqe : l. ajnevrceçqai.
13. metabov l wn : lo studio della Armoni (supra) sulla documentazione relativa al
termine metavboloç arriva alla conclusione che nel personaggio così qualificato si debba
riconoscere un ‘mediatore’; in particolare, per quanto riguarda 1565, la Armoni (ivi, p.
218) sostiene che in questo documento i metavboloi sembrano risultare agenti del locatario
(o dei locatari), i quali si occupano del trasporto del pesce in città, e presumibilmente
anche della sua vendita.
15-16. ejcovn⁄t≥wn : ejcovn⁄ªtºwn ed. pr.
16. e[rr(wço) : e[r(rwço) ed. pr. Il secondo r è tagliato da un tratto obliquo.
kuvrie : u è scritto su un precedente r.