Settembre 2005 - Chiastra e Mazza

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Settembre 2005 - Chiastra e Mazza
Poste Italiane Spa - Sped. in A. P.
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1 - DCB Milano
Settembre 2005
30
http://www.ordineingegneri.milano.it
E-mail: [email protected]
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
ALL’ASSEMBLEA 2005
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO (PARTE I)
CRONACA
DI UN
ATTACCO INFORMATICO
LA TELEVISIONE DIGITALE TERRESTRE
GLI INGEGNERI NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE: EVOLUZIONE
DEL RAPPORTO DI LAVORO
L’EUROPA DEL 2010:
MOBILITÀ LOCALE E SU LUNGA DISTANZA
POLVERE INTELLIGENTE (SMART DUST):
REALTÀ O LEGGENDA?
ORDINE degli INGEGNERI della Provincia di MILANO
Qing: la certificazione delle competenze
QUALIFICARSI... PERCHÉ?
La procedura di qualificazione si svolge attraverso un processo
in cui il candidato è messo in condizione di riflettere sulle esperienze
lavorative effettuate, sulle competenze progressivamente sviluppate,
sulle conoscenze acquisite, sulle aree da sviluppare
l’analisi consente di valutare il proprio posizionamento
individuandone i punti di forza e i margini di ulteriore sviluppo:
➜ Caratterizzazione delle competenze
➜ Analisi del profilo professionale
➜ Opportunità di crescita
➜ Verifica del posizionamento
durante la qualificazione eventuali contatti con professionisti
del campo di attività specifico, permetteranno il confronto del proprio
profilo con il mercato: il database dei qualificati costituirà, a propria
volta, un valido benchmark di riferimento.
➜ Confronto con il benchmark
Il riconoscimento formale della qualificazione è un titolo che
accresce la valenza del profilo professionale
➜ Titolo di riconoscimento
➜ Certificazione competenze acquisite
“post lauream”
La verifica e l’aggiornamento del profilo consentono una
ottimizzazione sistematica del profilo stesso.
➜ Monitoraggio sistematico
dello sviluppo professionale
La presenza nel database dei qualificati consente di
accrescere e migliorare la propria visibilità nei confronti del mercato
di riferimento.
➜ Miglior visibilità sul mercato di riferimento
Per saperne di più:
visitare il sito
www.ordineingegneri.milano.it
(nella HomePage cercare
il logo Qing)
20121 Milano - Corso Venezia, 16 - tel. 02 796214 fax 02 794916 - e-mail: [email protected]
Poste Italiane Spa - Sped. in A. P.
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1 - DCB Milano
Settembre 2005
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http://www.ordineingegneri.milano.it
E-mail: [email protected]
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
ALL’ASSEMBLEA 2005
VITA ASSOCIATIVA
Relazione del Presidente all’Assemblea Annuale 2005
Gianfranco Agnoletto
p.
4
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO (PARTE I)
CRONACA
DI UN
ATTACCO INFORMATICO
Il bilancio dell’Ordine per l’anno 2004
LA TELEVISIONE DIGITALE TERRESTRE
Alberto Sartori
GLI INGEGNERI NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE: EVOLUZIONE
DEL RAPPORTO DI LAVORO
La Commissione Sicurezza
L’EUROPA DEL 2010:
MOBILITÀ LOCALE E SU LUNGA DISTANZA
POLVERE INTELLIGENTE (SMART DUST):
REALTÀ O LEGGENDA?
R I V I S TA D E L L’ O R D I N E
DEGLI INGEGNERI DELLA
PROVINCIA DI MILANO
ANNO IX
N. 30 - Settembre 2005
Maria Cristina Motta
Direttore Editoriale
Giuseppe Susani
Comitato di Redazione
Elena Baj, Chiara Battistoni,
Alberto Caleca,
Aldo Franchi, Carlo Gaifami,
Maria Cristina Motta, Matilde Schiavoni
Maria Grazia Sonzogno
Amministrazione
e Redazione
Corso Venezia, 16 - 20121 Milano
Tel. 02 76003731 (r. a.)
Fax 02 76004789
http://www.ordineingegneri.milano.it
E-mail: [email protected]
Adriano Paolo Bacchetta
Stampa
Soc. Coop. Grafica Bergamasca srl
Almenno S. Bartolomeo (Bg)
Spedizione in A. P.
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004
n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Milano
Iscrizione al Registro della Stampa
del Tribunale di Milano n. 517
del 15/9/1997
Tiratura: 13.000 copie
Chiuso in tipografia
il 26 luglio 2005
Gli articoli e le note firmate esprimono l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine degli Ingegneri di Milano né la Redazione della Rivista.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
p. 49
ARGOMENTI
L’inquinamento atmosferico (Parte I)
Guido Weiller
p. 13
La certificazione ISO 14001 alla rete elettrica Enel
p. 19
La Televisione Digitale Terrestre
Francesco Crescentini, Alessandro Fenyves
p. 21
Cronaca di un attacco informatico
Pierpaolo Riva
p. 25
Gli ingegneri nella Pubblica Amministrazione:
evoluzione del rapporto di lavoro
Alberto Avanzini
p. 30
La grotta di Bossea
Guido Peano
p. 32
La sede BCI in William Street
Andrea Brenta
p. 34
L’Europa del 2010: mobilità locale e su lunga distanza
Ambrogio Girotti, Sandro Maluta
Gestione Editoriale
e Pubblicità
Consedit sas
Via Mascari 65 - 23900 Lecco
Tel. 0341 353729
Fax 0341 287960
e-mail: [email protected]
p. 29
Un seminario sull’esercizio degli apparecchi a pressione
Angelo Bargigia
Direttore Responsabile
Gianfranco Agnoletto
p. 11
p. 36
Scienza e lavoro all’Arsenale di Venezia
Mauro Langfelder
p. 39
Investire senza frontiere
Alessandro Riva
p. 40
L’impresa “rinnovabile”
Filippo Vitetta
p. 42
L’approccio interdisciplinare per affrontare la complessità
Franco Baretich
p. 43
Polvere intelligente (Smart Dust): realtà o leggenda?
Paolo Chiastra
p. 44
RUBRICHE
Recensioni A cura di Chiara Battistoni
p. 27
La parola agli iscritti A cura di Alberto Caleca
p. 28
La pagina della Fondazione A cura di Nicola Barbera
p. 47
Leggi e Decreti A cura di Maria Grazia Sonzogno
p. 48
Abstracts
p. 50
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Relazione del Presidente
all’Assemblea Annuale
del 15 giugno 2005
are colleghe e cari colleghi, Vi ringrazio per essere
intervenuti alla nostra assemblea annuale. Farò ora,
come nelle precedenti assemblee, una sintetica esposizione delle attività svolte e di quelle in programma e dei
problemi di maggior rilievo interessanti la categoria, il
nostro e tutti gli Ordini, riservandomi di dare maggiori
ragguagli in fase di dibattito.
Tralascio, come nelle precedenti Assemblee, di parlare
del lavoro di routine, peraltro sempre più impegnativo e
gravoso; esporrò, invece, le iniziative prese per contrastare azioni contrarie all’etica e alle nostre competenze
istituzionali, o comportamenti di Enti pubblici o privati a
nostro avviso discutibili; riferirò in seguito sull’esame dei
bandi di concorso, esame che per noi rappresenta un
grande impegno.
Voglio, comunque, ricordare, come sempre ho fatto in
occasione delle precedenti assemblee, le 21 Commissioni dell’Ordine; le ultime costituite sono la Commissione
Innovazione e Ricerca e la Commissione Ambiente e Territorio e i 290 colleghi che ne fanno parte, volontariamente, ma con grande partecipazione, e debbo nuovamente ribadire che, senza la loro collaborazione e partecipazione, le attività dell’Ordine sarebbero alquanto condizionate. Sulle attività delle Commissioni siamo comunque a disposizione per dare tutti i ragguagli eventualmente richiesti dai colleghi presenti.
Con cadenza quindicinale o settimanale, sono a disposizione degli iscritti, con riferimento alla nostra professione, consulenti per:
• compilazione delle parcelle
• Inarcassa
• questioni legali
• questioni fiscali
• informatica
• sportello giovani
• problematiche del lavoro
• sportello qualità.
A proposito di consulenze ritengo che sarebbe opportuno
coprire il vuoto relativo alle operazioni catastali, e annessi
rilievi, di cui gli ingegneri si occupano molto più che in
passato.A tale proposito sono in contatto con il Presidente
della Commissione Catasto, ing. Flavio Tresoldi.
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Parcelle
Ritengo utile dare alcuni dati sul lavoro svolto dal Comitato Parcelle.
Il Comitato Parcelle ha tenuto 10 sedute.
Le specifiche presentate per la liquidazione nel periodo
1/1/2004–31/12/2004 sono state:
per Comuni od Enti Pubblici
6 (scorso anno 7)
per privati
94 (scorso anno 54)
----------------------------------------totale
100 (scorso anno 61)
Anche quest’anno non sono state presentate parcelle di
acconto.
Da quanto sopra riportato risulta evidente la riduzione
del numero delle parcelle liquidate per Enti pubblici dovuta, da alcuni anni, alla non obbligatorietà di vidimazione delle parcelle da parte dell’Ordine professionale in
quanto è il Responsabile del procedimento che dà il relativo parere. L’aumento, rispetto allo scorso anno, della liquidazione delle parcelle per privati deriva, invece, da un
contenzioso sempre maggiore, contenzioso che deriva
dal fatto che, spesso, le parcelle non sono supportate da
preciso incarico scritto e relativo disciplinare.
Etica
La Commissione per l’Etica professionale ha tenuto, da
giugno 2004 ad oggi, 6 sedute; sono state trattate complessivamente 11pratiche, di cui 3 archiviate, 6 tuttora in
corso d’esame, 1 per la quale è stato avviato recentemente il procedimento disciplinare avanti il Consiglio, 1 rinviata in attesa di risoluzione di due contenziosi giudiziari.
Corsi e Convegni
• Non ritengo necessario ricordare i vari e numerosi seminari, incontri, corsi e dibattiti, svolti nell’anno precedente, in quanto largamente pubblicizzati nelle locandine che Vi sono state trasmesse, sulla nostra rivista e
su “Il Giornale dell’Ingegnere”. Voglio ricordare che in
totale sono stati organizzati 27 eventi, dei quali 19 gratuiti e 8 a pagamento. Ricordo pure che la gestione
economica di tali eventi è stata affidata totalmente alla
Fondazione.
• La valutazione dei corsi, raccolta tramite schede distribuite dalla Fondazione, ha dimostrato un miglior apINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
prezzamento da parte dei partecipanti. Il maggior gradimento si è verificato, in modo particolare, con riguardo al materiale didattico e all’organizzazione; il miglioramento del materiale didattico è uno dei punti sul
quale da anni, personalmente insisto, e qualche risultato si è ottenuto.
Desidero inoltre ricordare le 2 giornate di studio e approfondimento “Ambiente e Territorio: nuove frontiere”
in collaborazione con il Consorzio Batterie Esauste (COBAT), il Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi (CONAI), la Fondazione Enrico Mattei (FEM) e l’Istituto Nazionale per la Montagna ( IMONT) con l’apporto
dell’Associazione Consiglieri Regionali della Lombardia
(17 e 31 maggio 2005) e le due edizioni del corso “L’Eurocodice 8 e L’evoluzione della normativa sismica italiana”.
Alle manifestazioni prima ricordate si devono aggiungere:
• due Seminari informativi promossi dal Comitato Interprofessionale di Prevenzione Incendi tenutisi nella nostra sede dai titoli:“Tecnologie antincendio: la verifica
della resistenza al fuoco sulla base delle prove sperimentali” del 21 ottobre 2004 e “Tecnologie antincendio: evacuatori di fumo e calore, protezione attiva nel
rispetto delle normative” del 24 novembre 2004.
L’Ordine ha, inoltre, dato il proprio patrocinio o la propria collaborazione, partecipando spesso con propri relatori, a convegni, manifestazioni e tavole rotonde, organizzati da Enti locali, Università e Associazioni, inerenti i vari
campi della professione: edilizia, energia, idraulica, impianti, restauro, sicurezza antincendio e sul lavoro, sostenibilità ambientale, strutture, tecnologie costruttive, telecomunicazioni; invitato ufficialmente come Presidente
dell’Ordine, a Convegni, Seminari, etc.., non mi sono limitato ad un semplice saluto, ma ho espresso il mio personale pensiero e quello dell’Ordine.
Desidero accennare all’interessante Tavola Rotonda tenutasi in questa stessa sala il 16 ottobre 2004 dal titolo “Il
Teatro alla Scala: un mito tra passato e futuro” durante la
quale l’architetto Botta ha illustrato, presenti il Sovrintendente Fontana, il Direttore dei Lavori e rappresentanti
del Comune di Milano e della stampa, il progetto di ristrutturazione del teatro.
E’ stato concesso il patrocinio a 19 Convegni ai quali
spesso l’Ordine ha partecipato con propri relatori; essi riguardano:
• Convegno “Pregeo 8.0.” organizzato dal Collegio Geometri della Provincia di Milano il 15 giugno 2004
• Giornata di studio su “La rivoluzione digitale nella distribuzione televisiva: il punto di vista dell’industria” organizzato da AICT (Associazione per la Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni) in collaborazione con il nostro Ordine presso il Politecnico di Milano
il 7 settembre 2004
• Tavola Rotonda “Il Teatro alla Scala: un mito tra passato
e futuro” organizzata dal Soroptimist Club di Milano alla Scala il 16 ottobre 2004
• Convegno “Tecnologie antincendio: competenze e responsabilità degli operatori”, organizzato da Nuove edizioni per la Sicurezza in collaborazione con UMAN
(Unione Costruttori Materiali Antincendio) e AIAS (Associazione Italiana Addetti alla Sicurezza) il 28 ottobre
2004
• Mostra Convegno “Architettura e Sanità” organizzata
dall’Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo di Milano e dal Politecnico di Milano il 10 novembre 2004
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
• Convegno “Innovazioni tecnologiche nei sistemi idrici
urbani” organizzato da Centro Studi Idraulica Urbana
C/o il Politecnico di Milano e dall’Azienda Ospedaliera
San Carlo Borromeo di Milano il 12 novembre 2004
• Convegno “Superfici storiche: tra conservazione, ripristino e adeguamento tecnologico” organizzato da Società Restaura il 26 novembre 2004 presso facoltà di
Economia dell’Università di Brescia
• Corso Promo-Legno sul “costruire con il legno” organizzato da Promo-Legno il 25-26 novembre 2004
• Convegno “Costruzioni in Calcestruzzo in zona sismica: situazione della normativa”, organizzato da Progetto
Ulisse (promosso da Aitec Atecap, Assobeton) il 15 dicembre 2004
• Convegno “Il vetro nelle costruzioni: sicurezza e risparmio energetico” organizzato da Nuove edizioni per la
Sicurezza il 22 febbraio 2005
• Incontro “Case silenziose ed ecosostenibili – Il nuovo
approccio della progettazione per il benessere ambientale” – organizzato dall’ANIT nel Marzo 2005
• Convegno “Funzione Estetica Sicurezza nella riqualificazione e nel restyling dell’edificio complesso” organizzato dal Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano Giovedi 17 marzo 2005
• Convegno “Le celle a combustibile e il vettore energetico idrogeno” organizzato da Collegio dei Periti Industriali e Periti Industriali Laureati della provincia di Milano il 13 aprile 2005
• Convegno “La sostenibilità dell’ambiente costruito” organizzato dal Comune di Pioltello il 23 e 24 febbraio
2005
• Convegno regionale sulla L.R. 17/00 promosso dalla Associazione CieloBuio il 6 maggio 2005
• Convegno “Il Sistema tetto - evoluzione delle tecnologie costruttive dei materiali” organizzato da Demetra Comunicazione in architettura e dalla rivista Riabita il
31 marzo 2005
• Convegno “ Dispositivi di Protezione Individuale: sistemi anticaduta” organizzato dall’ Arch. Mario Abate Coordinatore nazionale delegato Ufficio Studi e Formazione U.I.L. – P.A.VV.F. presso il Collegio dei Geometri il
9 maggio 2005
• Convegno “Efficienza energetica degli edifici ” organizzato dal Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano
Giovedì 28 aprile 2005
• Convegno “Progettare Prefabbricato. Evoluzione, stato
dell’arte e prospettive della prefabbricazione – impatto
dell’Ordinanza 3274 e dei successivi sviluppi – carenze
del quadro normativo – responsabilità degli attori del
processo costruttivo.” Organizzato da CSP Prefabbricati
il giorno 8 giugno 2005.
Come vedete la nostra presenza è stata molto assidua e
costante e penso anche apprezzata, visto i riconoscimenti ricevuti.
Abbiamo inoltre già dato il nostro patrocinio ad eventi in
programmazione quali:
• Convegno “Sicurezza del Post-Contatore gas. Aperto
confronto sugli accertamenti previsti dalla Delibera N.
40/04 dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas
(AEEG)” organizzato dalla Federazione dei Collegi dei
Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati della
Regione Lombardia che si terrà domani 16 giugno
2005.
• Corso di Formazione e Aggiornamento su:“Monitoraggio e diagnosi delle strutture” organizzato da SSM SaPAGINA 5
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fety Structures Monitoring s.r.l. che si terrà nei giorni –
28-29-30 giugno 2005 presso il Politecnico di Milano.
• Corso di Aggiornamento “Caratterizzazione meccanica
dei materiali strutturali e diagnosi di danni nelle strutture” organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Milano –dal 14 al 18 novembre 2005.
Bandi di concorso e affidamento: attività
di esame-contestazione-pubblicazione
Il numero totale dei bandi pervenuti all’Ordine nel corso
dell’ultimo anno è aumentato del 4% rispetto all’anno
scorso, mentre è di poco aumentata la percentuale di
quelli da noi contestati. Si tratta soprattutto di bandi al di
sotto della soglia comunitaria (100.000 euro) e di concorsi di progettazione o di idee per i quali siamo, spesso,
in collaborazione con l’Ordine Architetti Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della provincia di Milano, chiamati ad esprimere un parere preventivo.
Nel periodo giugno 2004 - maggio 2005, sono stati pubblicati in bacheca e internet 53 bandi, (rispetto ai 51 dell’anno precedente) di cui 16, pari al 30%, hanno dato luogo ad uno scambio di corrispondenza con l’Ente banditore, o perché parzialmente contestati, o perché oggetto
di esame preliminare.
49° Congresso Nazionale
15-17 Settembre 2004
“L’Ingegnere Innovatore nell’Economia
della Conoscenza”
Il 49° Congresso si è svolto a Bergamo dal 14 al 17 settembre; l’organizzazione, come ebbi a scrivere nel mio
editoriale, è stata encomiabile, la rappresentanza politica
più che significativa (un ministro, tre sottosegretari, un
vice presidente della Camera, parlamentari della maggioranza e dell’opposizione etc.), i relatori ufficiali di prestigio, la rappresentanza degli Ordini quasi al completo
(mancava solo Roma!), il Presidente Polese, come sempre
incisivo.
Nonostante, però, vi fossero tutte le premesse per una
buona riuscita del Congresso, alla sua chiusura non mi
potevo ritenere soddisfatto. La stampa di settore e nazionale ha dato risalto a tale avvenimento; da parte mia
quindi, mi limiterò ad alcune osservazioni.
I relatori erano certamente di prestigio ma, a mio avviso,
le quattro relazioni presentate erano troppe e dispersive;
ritengo, come ebbi a dire lo scorso anno, che un'unica relazione congressuale (inviata ai congressisti con un certo
anticipo), sarebbe stata più proficua come, ad esempio,
tre anni fa la relazione di Romiti; in tal caso è più facile
svolgere un approfondito dibattito; dibattito che, a Bergamo, è stato molto scarso.
Questa mia opinione era condivisa da molti congressisti.
Per quanto riguarda la mozione, il CNI ha distribuito ai
congressisti una proposta preceduta da una serie di premesse e considerazioni.
La mozione finale, rivista da una commissione ristretta,
composta anche dall’Ordine di Milano, presentata al
Congresso e approvata, ricalca, in buona parte, quella
proposta dal CNI con aggiunte o modifiche di un certo
rilievo riguardanti:
- la proposta dell’Ordine di Milano di avviare ogni iniziativa per ampliare la base degli iscritti all’Ordine al fine
di assicurare all’Ordine stesso la più ampia rappresentatività della categoria,“con particolare riferimento alle
problematiche degli ingegneri dipendenti” (l’Ordine di
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Milano aveva anche chiesto che nel prossimo Congresso fosse prevista una mezza giornata dedicata a tale argomento, ma la proposta è stata ritenuta estranea ad
una mozione),
- la proposta relativa all’emanazione di una normativa,
concertata tra tutti i ministeri competenti, riguardante
la sismica e la relativa classificazione, normativa che,
come sapete, ha subito una travagliata gestione,
- la proposta, appoggiata dall’Ordine di Milano, riguardante l’accreditamento degli Ordini come Enti formatori, accreditamento che in molti casi, anche importanti, oggi non esiste.
Com’è scritto nella premessa alla mozione, i rappresentanti degli Ordini Ingegneri d’Italia erano riuniti a Bergamo in occasione del 49° Congresso Nazionale della Categoria per dibattere sul tema “L’ingegnere innovatore nell’economia della conoscenza”.
In effetti, su tale tema si è, a mio avviso, dibattuto poco o
nulla.
Concludo dicendo che Bergamo alta è molto bella, l’organizzazione è stata buona sotto ogni aspetto ma i risultati
del Congresso non sono stati, a mio avviso, allo stesso livello.
Il prossimo Congresso sarà a Oristano dal 14 al 16 settembre
Incontri e rapporti con la Consulta
degli Ordini della Lombardia, il CNI
e l’Assemblea dei Presidenti degli Ordini
Consulta
Continua attivamente la nostra partecipazione ai lavori
della Consulta per l’approfondimento dei problemi attinenti la nostra professione e per la stesura di delibere comuni riguardanti vari aspetti dell’attività professionale e
della tariffa; a questo proposito il 18 febbraio scorso la
Consulta ha approvato le “Linee Guida sulle procedure e
sui compensi relativi alle prestazioni di ingegneria antincendio”, ratificate dal Consiglio dell'Ordine nella seduta
del 23/02/2005 a sostituzione della precedente delibera
del 29 ottobre 2003.
CNI - commissioni
Nel gennaio 2005 è stato costituito presso il CNI un
gruppo di lavoro a livello nazionale per l'esame del Testo
Unico sulla Sicurezza elaborato dal Ministero del Lavoro.
Del gruppo fa parte un rappresentante dell'Ordine di Milano. I documenti prodotti dal gruppo di lavoro sono stati inviati al Ministero e sono state altresì richieste audizioni alle specifiche commissioni parlamentari. La bozza
di Testo Unico è stata successivamente "ritirata" dagli
estensori stessi per le molte opposizioni pervenute da
enti istituzionali (Consiglio di Stato e Regioni) e associazioni delle parti sociali implicate.
Un nostro Consigliere partecipa al gruppo di studio sull’Etica, che sta vagliando possibili integrazioni alla proposta di Codice Deontologico sviluppata dal gruppo negli anni passati, alla luce dei recenti interventi dell’Antitrust in materia di codici deontologici professionali e
delle direttive europee recepite.
Desidero inoltre ricordare una significativa collaborazione di tutta la Commissione Qualità dell’Ordine, il cui presidente fa parte del Gruppo di lavoro Qualità del CNI,
nella stesura delle “Linee Guida per la Certificazione degli Organismi Professionali”. La pubblicazione di queste
linee guida è prevista quale allegato al prossimo numero
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
della rivista “l’Ingegnere Italiano”.
Tra le iniziative che verranno avviate, per alcune si sta già
concordando la sperimentazione tra il CNI e alcuni Ordini tra cui l’Ordine di Milano, vi è la Video Conferenza, che
permetterà ai diversi Ordini di effettuare riunioni virtuali
e i test di Posta Elettronica Certificata.
Assemblea dei Presidenti
Pressoché bimensili gli incontri dell’“Assemblea dei Presidenti” dove gli argomenti più discussi in questi ultimi
mesi sono stati, come sempre, la riforma universitaria e
relativo regolamento, le proposte di legge sulle professioni, le competenze professionali degli ingegneri triennali
e di cinque anni, le norme d’etica professionale, i rapporti con gli altri Ordini e Collegi e con il CUP, argomenti largamente trattati sia nella nostra Rivista sia su Il Giornale
dell’Ingegnere e sui quali quindi non mi soffermerò salvo
alcuni specifici argomenti che riprenderò più avanti; sono stati trattati anche argomenti minori, ma spesso non
meno importanti, della nostra professione.
Sito internet del CNI
Da novembre 2003 ad oggi abbiamo rilasciato 490 userid e password per l’accesso alle aree riservate del sito internet del CNI, di cui 160 in questo ultimo anno. Il personale del nostro Ordine collabora con il CNI alla definizione delle procedure di colloquio tra i rispettivi sistemi
informativi.
Incontri con organizzazioni straniere
d’ingegneri
La nostra collaborazione con URISF-DS (Union Régional
des Ingegneurs et Scienfiques de France-Dauphiné Savoie) dura da 10 anni ed entrambe le parti si sono dichiarate interessate a continuare e consolidare i rapporti;
è necessario, quindi, cercare di ottimizzare la collaborazione in atto. Nel processo di decisione dei futuri temi
di studio verranno coinvolte le Commissioni dell’Ordine
per poter meglio approfondire i temi di interesse dei nostri iscritti.
E’ in atto un’integrazione tra URISF-DS e URISF Rhone Alpes, che hanno sede a Lione, e così si allargherà il bacino
francese con il quale siamo in contatto.
L’ultimo incontro con l’URISF-DS è avvenuto a Grenoble
l’otto giugno scorso, il precedente a Milano, il 20 di ottobre 2004; il prossimo dovrebbe essere di nuovo a Milano
alla fine di ottobre.
Il 10 ottobre 2004 abbiamo incontrato i colleghi svizzeri
dell’Ordine degli ingegneri e architetti del Cantone Ticino – OTIA. Durante i colloqui abbiamo trattato argomenti d’interesse comune e particolarmente attuali per entrambi tra cui, in particolare, si è parlato diffusamente
delle competenze professionali. I due Ordini si sono ripromessi di proseguire negli incontri, eventualmente insieme ai colleghi francesi.
Politecnico di Zurigo
Lunedì scorso, 13 giugno, una delegazione composta da
alcuni membri delle Commissioni Industria e Referenti e
alcuni membri del Consiglio, guidata dal collega Marco
Cecchini, ha compiuto una visita ad alcuni Dipartimenti
del Politecnico di Zurigo ETH. L’Ordine è così entrato in
contatto con una realtà cosmopolita, particolarmente
orientata alla ricerca, (spesso promossa dalle aziende)
dove chi studia o fa il master o il dottorato ha le migliori
opportunità tecniche per eccellere.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
Incontri con il Collegio Ingegneri
e Architetti, gli altri Ordini e Collegi,
il Comune di Milano, la Regione,
la Camera di Commercio e il CUP
(Comitato Unitario delle Professioni) di Milano
Continuativa e produttiva la collaborazione con il Collegio degli Ingegneri ed Architetti sia attraverso commissioni miste, sia attraverso seminari e convegni comuni.
Attiva la partecipazione dell’Ordine, attraverso propri
iscritti, appositamente designati sia a specifiche Commissioni Comunali, Provinciali, Regionali e della Camera di
Commercio, che a dibattiti o convegni.
Costante il collegamento con il CUP Milano, ai cui lavori
l’Ordine partecipa costantemente con suoi rappresentanti.
Collaborazione con il Politecnico di Milano
I rapporti di collaborazione con il Politecnico si sono
molto ampliati.
I punti di maggior interesse riguardano:
1) Esami di Stato: l’Ordine ha partecipato attivamente,
sempre mantenendosi nell’ambito di sua competenza, allo svolgimento degli esami di Stato; a tale scopo
il Consiglio dell’Ordine ha nominato tre coordinatori,
per i vari settori, e 20 “delegati” che avevano lo scopo
di collaborare con le Commissioni d’Esame.
2) L’ottenimento di un locale all’interno del Politecnico,
arredato ed attrezzato, per rendere più proficui i reciproci rapporti, come da cortese lettera del Rettore
Ballio del 2 novembre 2004.
3) L’accordo con il Preside Prof. Quirico Semeraro della
Facoltà d’Ingegneria Industriale, definito in data
14.06.2005, per l’avvio di un corso ufficiale libero di
2,5 crediti: “L’ingegnere e la sua professione”, corso
che inizierà nel mese di aprile 2006 e comprenderà
25 ore di lezione. Il responsabile dell’insegnamento
nominato dall’Ordine, sarà il Vice Presidente ing. Caleca; sono in corso trattative per estendere il corso ad
altre Facoltà di Ingegneria che si sono dimostrate interessate.
4) La partecipazione, con il proprio patrocinio e propri
relatori, a numerosi seminari e dibattiti.
La Rivista dell’Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Milano
E’ arrivato il mese scorso, il ventinovesimo numero della
Rivista al quale hanno collaborato colleghi e personalità
di prestigio; dall’anno in corso abbiamo dato inizio alla
pubblicazione di articoli riguardanti importanti lavori
realizzati all’estero da imprese italiane. Per quanto ci risulta, il riscontro presso i lettori, anche non iscritti all’Ordine, sembra essere stato soddisfacente; essenziale rimane, comunque, come già detto nelle precedenti Assemblee, la collaborazione di tutti con consigli, proposte e,
naturalmente, critiche. La diffusione attuale della rivista è
di 12.650 copie. Il prossimo numero uscirà alla fine d’agosto.
Sito internet
Il Consiglio, nel luglio 2004, ha affidato la consulenza per
l’impostazione della gara per il rifacimento del sito dell’Ordine al dott. Roberto di Palermo. In collaborazione
con i nostri uffici, Di Palermo ha provveduto a redigere il
capitolato tecnico. Il Consiglio ha deciso, nella seduta del
23 marzo 2005, di avviare la procedura per l’acquisizione
in economia ex D.P.R. n. 384 del 20.8.2001 del servizio di
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realizzazione del nuovo sito internet dell'Ordine, adottando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con l’attribuzione di un massimo di 70 punti all’offerta tecnica ed un massimo di 30 punti all’offerta
economica.
Il Consiglio ha nominato la commissione Giudicatrice,
composta dal collega ing. Enrico Pio Mariani, presidente,
il dott. Di Palermo quale membro esterno esperto tecnico, la dottoressa Annalisa Ambrosetti, membro esterno
esperto per la parte amministrativa, Davide Serioli dipendente dell’Ordine, esperto tecnico e l’ing.Valeria Dolcetta Capuzzo, dipendente dell’Ordine, responsabile del
procedimento.
Sono state invitate 14 aziende, in parte segnalate dal consulente, in parte presentatesi all’Ordine nei mesi precedenti, e 7 di queste hanno presentato offerta. Due offerte sono state scartate per mancanza di requisiti minimi,
una per mancanza di un documento, irregolarità non sanabile secondo la recente sentenza del Consiglio di Stato
sez.V n. 7140 del 4 novembre 2004.
A seguito dell’esame delle 4 offerte ammesse, la Commissione ha espresso i punteggi tecnici a cui sono stati, in
seduta pubblica, sommati i punteggi delle offerte economiche. E’ risultata al primo posto in graduatoria la società
Lario Engineering S.p.A. di Giussano alla quale il Consiglio ha aggiudicato oggi il servizio. Il capitolato prevede
sei mesi, al massimo, per la consegna del lavoro.
Ci auguriamo che il nuovo sito meglio risponda alle
aspettative degli iscritti. Nell’attuale sito contiamo, mensilmente, circa 9500 visite per un numero di pagine richieste pari, in media, a 120.000.
A seguito dei pareri legali richiesti Il Consiglio ha deciso,
nella seduta del 26 gennaio 2005, di riprendere la pubblicazione dei curricula, degli iscritti senza limiti d’età, e dei
giovani anche non iscritti purché avessero sostenuto l’esame di Stato.
E’ già stata ripresa la pubblicazione delle offerte di collaborazione tra professionisti nella rubrica Spazio Lavoro a
cui si aggiungono i concorsi per assunzione indetti da
Enti pubblici.
Prosegue intensa l’attività del Forum, moderato dal collega De Marte, “Gli ingegneri e la Qualità”. In questo Forum, unico per ora attivato sul sito, confluiscono discorsi
su tematiche assai diverse. Ringrazio De Marte per l’impegno con il quale coordina le discussioni e invito i colleghi, in particolar modo i membri delle nostre Commissioni, a partecipare al dibattito.
Dottorati di ricerca triennali
presso il Politecnico di Milano
I due dottorati di ricerca triennali, già cofinanziati dal nostro Ordine presso il Politecnico di Milano, si concluderanno nel 2005. Il Consiglio dell’Ordine ha recentemente
deliberato di cofinanziare, dal 2006, due nuove borse di
studio, sempre per dottorati di ricerca triennali.
Contatti sono in corso con il Politecnico di Milano per
definire modalità ed argomenti di tali nuove borse di studio.
Siamo particolarmente lieti di poter così dare un contributo, sia pure modesto, alla ricerca in Italia.
Convenzioni
L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano ha rinnovato a favore dei propri iscritti una serie di convenzioni con diverse aziende ed enti e ne ha stipulate di nuove;
Le convenzioni sono relative ai seguenti settori: agenzie
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di viaggio, alberghi, assistenza sanitaria integrativa, banche, librerie ed editoria tecnica, normative, servizi sanitari, telecomunicazioni e tempo libero.
In dettaglio:
• Agenzie di viaggio:“Duomo Viaggi e Turismo”.
• Alberghi:“Domina Roma Cassia” (Roma);“Jolly Hotels”
(catena alberghiera);“Savoy Hotel” (Roma);“Hotel Mondial” (Roma); “Hotel Raffaello” (Roma); “Grand Hotel
PianetaMaratea” (Maratea - PZ);“B&H Hotels” (catena alberghiera).
• Assistenza sanitaria integrativa: “Insieme Salute” (Associazione Mutualistica dei Cittadini).
• Banche: Banca Popolare di Sondrio.
• Librerie ed Editoria tecnica: “EPC Libri”;“Maggioli Editore S.p.a”; Libreria “Cortina”; Libreria Internazionale
“Partipilo”; Libreria “Il Trittico”.
• Normative: UNI riguardanti gli Eurocodici.
• Servizi sanitari: CDI - Centro Diagnostico Italiano;
C.M.C. - Cernusco Medical Center; H San Raffaele; Istituto Auxologico Italiano; Istituto Stomatologico Italiano; Centro Termale “Il Baistrocchi” (Salsomaggiore –
PR); Centro polispecialistico fisioterapico “Acqualife Salute s.r.l.”; Casa di cura “Capitanio”.
• Telecomunicazioni:“Stcom ADSL”.
• Tempo libero:“La Società dei Concerti”; “Orchestra
Europea”; “Serate Musicali”; Fondazione Orchestra
Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano G.Verdi “La Verdi”;
“Editrice Abitare Segesta”;“Principe” boutique.
Rapporti con l’UNI
Prosegue l’invio periodico, da parte dell’UNI, delle notizie relative ai settori di interesse per gli ingegneri, quali
Ambiente, Costruzioni, ICT, Impianti, Qualità che la redazione del sito provvede a pubblicare e quindi a mettere a
disposizione degli iscritti.
L’ing. Stefano Farné ha partecipato a al 1° incontro strategico UNI dal titolo “ Qualificazione delle professioni.
Quale ruolo per le norme UNI?”, tenutosi il 30 novembre
del 2004. Nell’occasione ha potuto illustrare brevemente
l’esperienza Qing.
L’Ordine ha recentemente richiesto l’inserimento di alcuni iscritti nelle Commissioni Tecniche dell’UNI; siamo
tuttora in attesa di definire questo inserimento di nostri
iscritti.
L’UNI ha messo in vendita, tramite gli Ordini, un CD contenente gli Eurocodici al prezzo di 210 Euro. La Fondazione dell’Ordine ha distribuito circa 140 CD agli iscritti.
Collegamento telematico con banche dati
del Catasto, della Conservatoria, ecc.
E’ operativa dal 29 gennaio 2004 la convenzione con l’Agenzia delle Entrate per il tramite della società VISURA
S.p.A., per il collegamento on-line alle banche dati del
Catasto; gli iscritti abilitati al servizio sono 118 e, solo
nell’ultimo trimestre, hanno effettuato visure per un importo superiore a 3.800,00 Euro, IVA inclusa.
CD Tariffa opere pubbliche
Ricordo che la Consulta degli Ordini degli Ingegneri della Lombardia con la Consulta Regionale Lombarda Ordini
Architetti ha predisposto, con una società di software, un
CD per l’applicazione delle tariffe per incarichi professionali dei Lavori Pubblici.
E’ in corso d’aggiornamento la convenzione con la soINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
cietà che ha predisposto il software per proseguire nella
distribuzione del CD.
La Fondazione dell’Ordine
La Fondazione ha svolto, in quest’ultimo anno, l’usuale
attività d’organizzazione, anche dal punto di vista economico, delle iniziative di aggiornamento, formulate dall’apposita Commissione dell’Ordine.
Per quanto riguarda il bilancio economico esposto dal
Tesoriere Sartori nella riunione del C.d.A. della Fondazione del 24/05/2005, alcuni Consiglieri hanno chiesto chiarimenti sui compensi pagati ai docenti, ai coordinatori,
etc.. dei corsi; costi che risultavano, ad un primo esame,
molto superiori non solo al compenso “standard” previsto dal C.d.A., ma anche ai compensi per i “casi particolari” dei relatori di “chiara fama”; il Presidente Fassina, non
avendo a disposizione la documentazione necessaria, ha
assicurato che avrebbe dato ogni chiarimento nella successiva riunione del C.d.A. della Fondazione del 7 giugno
2005.
In tale riunione, data la mancanza dell’ing. Barbera, il Presidente Fassina non è stato in grado di dare i chiarimenti
necessari che, comunque, ha assicurato per la successiva
riunione del C.d.A.
Mi sembra importante sottolineare che, in data 3 agosto
2004, la Fondazione ha conseguito la certificazione per il
sistema della qualità ISO 9001 per “Progettazione ed erogazione di corsi formativi ed eventi informativi”. Il raggiungimento di questo obbiettivo, impegnativo per la
struttura della Fondazione stessa, giova certamente anche all’immagine dell’Ordine, ma soprattutto consente di
ripresentare la domanda di “accreditamento per Formazione” presso la Regione, per poter richiedere il contributo dei Fondi Sociali Europei per la formazione. L’accreditamento, già ottenuto nel 2002, era stato revocato a fine 2003.
Il Presidente ing. Luciano Fassina, il Vice Presidente e Segretario ing. Domenico Perrone, il Tesoriere ing. Alberto
Sartori, e il direttore ing. Nicola Barbera, che ringraziamo,
sono a Vostra disposizione per ogni chiarimento.
La qualificazione Qing degli iscritti
Come è ben noto a tutti gli iscritti, continua il progetto il
cui obbiettivo è certificare e valorizzare le competenze
acquisite dagli iscritti durante la propria attività professionale, siano essi liberi professionisti o dipendenti.
L'obbiettivo è quindi la qualificazione degli iscritti inseriti in un apposito elenco Qing suddiviso nelle varie specialità, ciascuna delle quali ripartita in due livelli di qualificazione. E' pure noto che l'Ordine, garante della qualificazione dei propri iscritti, ha affidato l'operatività del
processo Qing alla Fondazione dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano che, a sua volta, ha costituito al suo interno, un gruppo di lavoro che comprende
il Presidente Fassina, il Consigliere Calzolari ed altri collaboratori.
Al momento attuale la situazione è la seguente: sono state presentate, dal 2002, 57 domande di certificazione
Qing, di cui 50 sono state esaminate e deliberate positivamente, e precisamente 8 nel 2002, 35 nel 2003, 7 nel
2004 e nessuna nel 1° semestre del 2005; 3 non sono state accettate (2 per mancanza dei requisiti minimi ed una
perché non applicabile), 3 sono state ritirate; 2 istruttorie
sono in sospeso e 1 è nell’attesa di delibera (Lodi).
L’anno scorso avevo comunicato l’interesse mostrato a
questa iniziativa da parte di altri Ordini, non soltanto
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
lombardi; d’altra parte è evidente che la certificazione
Qing è tanto più efficace quanto più essa sarà diffusa tra
gli Ordini; il massimo sarebbe un Qing nazionale anziché
provinciale o anche regionale.
Certamente non possiamo però sottovalutare due aspetti
preoccupanti e cioè il costo economico di tale operazione; costo che in questi anni è risultato, pro-capite, molto
elevato e lo scarso interesse dimostrato dai nostri iscritti;
l’impostazione sino ad ora adottata dal Gruppo di lavoro
della Fondazione dovrà, quindi, essere rivista.
L'ing. Fassina, Presidente della Fondazione, l’ing. Calzolari, l'ing. Gualtieri e l’ing. Barbera sono a disposizione per
i chiarimenti.
Ringrazio infine i membri del Comitato e dei Gruppi di
Valutazione.
Riforma universitaria,
riforma delle professioni,
modifica del DPR 328 e regolamento
per le elezioni degli Ordini
Per quanto riguarda la riforma delle professioni, la riforma universitaria e la modifica del tanto criticato DPR 328
approvato il 5 giugno 2001 dal precedente Governo, la
situazione ha continuato ad evolversi con proposte di
legge e modifiche delle stesse che si sono susseguite con
una rapidità che lasciano perplessi e disorientati.
Per quanto riguarda la Riforma delle professioni, ad
esempio, il CNI con lettera del 1° febbraio inviava a tutti i
Consiglieri degli Ordini Provinciali e delle Consulte Regionali una bozza di testo di legge di riforma predisposto
dal Ministro Castelli con l’invito a far pervenire “al più
presto le proprie osservazioni, così da poter fare una sintesi da trasmettere al Ministero”.
La bozza del testo della legge comprendeva ben 47 articoli oltre ad una “norma transitoria”.
Il nostro Ordine, in tempi brevissimi, ha provveduto a trasmettere le proprie osservazioni, per altro non numerose
dato che il testo era, a nostro avviso, in gran parte accettabile.
Trascorse solo poche settimane la bozza del testo di legge (di 47 articoli di cui si è detto) veniva accantonata e
cominciava a circolare la voce che una “miniriforma” delle professioni sarebbe stata inserita in un D.L. riguardante la competitività e lo sviluppo; anche questa miniriforma è stata accantonata.
La riforma sarà quindi, a mio avviso, rinviata alla prossima
legislatura.
Per quanto riguarda la Riforma universitaria, premesso
che come è ben noto l’attuale assetto universitario è retto dalla legge promulgata dai precedenti Governi e che
la legge era stata criticata da parte del mondo universitario e, soprattutto, dagli Ordini, con decreto 22 ottobre
2002 n. 270, veniva approvata una, a mio avviso, “miniriforma” a firma del Ministro Moratti, con la quale venivano definiti il percorso a Y, un anno comune, sia ai triennali che ai quinquennali, i nuovi titoli: Laurea (L), Laurea
Magistrale (L.M.), Diploma di Specializzazione (DS) e il
dottorato di ricerca (DR), le qualifiche accademiche di
dottore, dottore magistrale e dottore di ricerca e altre
normative tecniche/accademiche di un certo rilevo.
Per quanto riguarda la modifica del DPR 328, prima citato, nulla è stato deciso neppure per quanto attiene ad
uno dei punti più delicati e cioè le competenze degli ingegneri triennali, situazione questa che mette in grande
imbarazzo gli Ordini che non sanno quale interpretazione dare alla confusa dizione espressa nell’articolo 41 delPAGINA 9
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la legge stessa.
Concludo ricordando che il CNI aveva in più occasioni
richiesto (nell’ambito di una riforma delle professioni,
della riforma universitaria e del DPR 328):
- una revisione del percorso dei corsi di laurea triennale e quinquennale
- un chiarimento sulle competenze degli ingegneri
triennali
- una revisione dell’Esame di Stato
- un maggior coinvolgimento degli Ordini nelle Università, e quindi nei corsi di studio
- un preciso e chiaro intervento degli Ordini nei tirocini e nei corsi di aggiornamento professionale, da rendere a mio avviso obbligatori, come già avviene per altri Ordini.
Tutte queste richieste sono risultate, a tutt’oggi, inevase,
salvo, parzialmente, per quanto riguarda la riforma universitaria.
Per quanto concerne, infine, uno degli argomenti, attualmente, di maggior interesse e cioè il nuovo regolamento per le elezioni degli Ordini, lo schema di DPR, approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri il 7 aprile, è stato inviato al Consiglio di Stato che ha espresso il
proprio parere lo scorso lunedì 13 giugno. Non è ancora noto tale parere, ma, se fosse positivo, occorrerà l’approvazione definitiva del Consiglio dei Ministri, la firma
del Presidente della Repubblica, la registrazione alla
Corte dei Conti e, infine, la pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”. Come si vede, nella migliore delle ipotesi,
occorrerà un breve slittamento.
Numero degli iscritti al 15 giugno 2005
Attualmente (oggi 15 giugno 2005) gli iscritti sono
11.988; (alla stessa data gli iscritti erano, lo scorso anno,
11.546, con un incremento pari al 3,82 %) di cui 81 della sezione B.
Conclusione
Ho concluso questa succinta e non completa esposizione sulle attività e iniziative svolte nell’anno trascorso
dall’ultima Assemblea, dalla quale risulta, a mio avviso,
una fattiva presenza dell’Ordine in molti campi a favore
dei propri iscritti sia in ambito provinciale che regionale e nazionale. Prima di lasciare la parola al Consigliere
Tesoriere ing. Sartori, che illustrerà il bilancio consuntivo e preventivo che verrà poi sottoposto al Vostro giudizio, voglio ringraziare vivamente tutti i dipendenti del
nostro Ordine per l’attività svolta con grande professionalità e dedizione e, in particolare, l’arch. Maria Grazia
Sonzogno e l’ing.Valeria Dolcetta.
Un sincero e doveroso ringraziamento, infine, a tutti i
membri del Consiglio che con la loro professionalità e
la loro esperienza hanno assolto i compiti ai quali erano
stati chiamati. Un saluto cordiale a tutti gli iscritti che
spero giudicheranno favorevolmente quanto da noi realizzato in questo anno.
IL PRESIDENTE
Gianfranco Agnoletto
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RELAZIONE DEL PRESIDENTE
ALL’ASSEMBLEA ANNUALE - 15 GIUGNO 2005
INDICE
Ringraziamenti e saluti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
Parcelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
Etica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
Corsi e Convegni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
Bandi di concorso e affidamento:
attività di esame-contestazione-pubblicazione . . . .6
49° Congresso Nazionale
15-17 Settembre 2004:
“L’Ingegnere Innovatore
nell’Economia della Conoscenza” . . . . . . . . . . . . . .6
Incontri e rapporti con la Consulta
degli Ordini della Lombardia,
il CNI e l’Assemblea dei Presidenti
degli Ordini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6
Sito internet CNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
Incontri con organizzazioni straniere
di ingegneri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
Incontri con il Collegio Ingegneri e Architetti,
gli altri Ordini e Collegi, il Comune di Milano,
la Regione, la Camera di Commercio
e il CUP (Comitato Unitario
delle Professioni) di Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
Collaborazione con il Politecnico di Milano . . . . . .7
La Rivista dell’Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
Sito internet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
Dottorati di ricerca triennali
presso il Politecnico di Milano . . . . . . . . . . . . . . . .8
Convenzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8
Rapporti con l’UNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8
Collegamento telematico con banche dati
del Catasto, della Conservatoria, etc . . . . . . . . . . . .8
CD Tariffa opere pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8
La Fondazione dell’Ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9
La qualificazione Qing degli iscritti . . . . . . . . . . . . .9
Riforma universitaria, riforma delle professioni
e modifica del DPR 328; regolamento
per le elezioni degli Ordini. . . . . . . . . . . . . . . . . . .9
Numero degli iscritti al 15 giugno 2005 . . . . . . . .10
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
APPROVATO DALL’ASSEMBLEA
Il bilancio dell’Ordine per l’anno 2004
l Consiglio dell’Ordine, alla fine dello scorso anno, ha deliberato il nuovo regolamento di contabilità ed amministrazione, completando l’adeguamento del bilancio alle norme civilistiche vigenti. Il Bilancio consuntivo, oltre allo Stato Patrimoniale, Conto Economico, Rendiconto Finanziario, completati con la Nota Integrativa, è stato
strutturato in forma diversa, adeguandosi agli indirizzi europei.
Poiché lo scorso anno si era pubblicato
il bilancio preventivo 2004 nella forma
tradizionale, per maggiore comprensibilità e immediatezza di raffronto si
eseguirà il confronto con il consuntivo
nella forma tradizionale; il bilancio nella nuova veste può sempre essere richiesto alla segreteria dell’Ordine.
Il bilancio consuntivo dell'Ordine per
l'anno 2004 è stato approvato dall'Assemblea lo scorso 15 giugno. Il conto
economico si è chiuso con un avanzo
di 32.935 Euro, a fronte di ricavi e costi totali dell'esercizio di 1.302.413 Euro; il patrimonio netto al 31 dicembre
2004 ammontava a 1.084.599 Euro,
con un incremento pari all’avanzo
d’amministrazione rispetto a quello al
31 dicembre 2003.
L’avanzo d'esercizio si è verificato, nonostante l’invarianza della quota d’iscrizione, a fronte di una previsione di
disavanzo di 50.250 Euro, per il decremento di costi del personale, derivante
dal mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro e dal fatto che, nel
2003, erano stati corrisposti arretrati
retributivi. Si è inoltre perseguita una
politica di contenimento delle spese
correnti di gestione e non si sono determinate occasioni di spese a vario titolo, prese in considerazione dal bilancio di previsione.
Per una più completa comprensione
del bilancio, è utile esaminare le principali voci aggregate dell'attivo e del
passivo (tra parentesi sono riportati i
valori relativi all'esercizio 2003):
I ricavi, espressi in valore percentuale
rispetto al totale, sono i seguenti:
ccontributi iscrizione
albo:
93,9 (93,0) %
• altri ricavi:
2,4 ( 2,7) %
• proventi finanziari:
3,6 ( 3,7 ) %
• sopravvenienze attive 0,1 ( 1,1) %
Gli altri ricavi sono determinati principalmente dalla vendita dell’Elenco dei
Consulenti tecnici, dai diritti per la revisione delle parcelle e dal recupero di
morosità per quote pregresse (il recupero canone catasto per visure costituisce, di fatto, una partita di giro).
I proventi finanziari, derivanti dalla ge-
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INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI MILANO
STATO PATRIMONIALE ATTIVO
Bilancio al 31 dicembre 2004
Parziali
Totali
IMMOBILIZZAZIONI
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE
TOTALE IMMOBILIZZAZIONI
28.448
34.631
145.889
208.968
CAPITALE CIRCOLANTE
TITOLI
CREDITI
DISPONIBILITA'
TOTALE CAPITALE CIRCOLANTE
1.050.880
53.173
118.691
1.222.744
RATEI E RISCONTI
38.608
TOTALE ATTIVO
1.470.320
STATO PATRIMONIALE PASSIVO
Parziali
Totali
PATRIMONIO NETTO
TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
DEBITI
RATEI E RISCONTI
TOTALE
AVANZO DELL'ESERCIZIO
1.051.664
130.348
253.780
1.593
1.437.385
32.935
TOTALE PASSIVO
1.470.320
ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI MILANO
CONTO ECONOMICO RICAVI
CONTRIBUTI ISCRIZIONE ALBO
Quote Albo professionale
ALTRI RICAVI
Diritti liquidazione parcelle
Diritti di segreteria
Albo professionale e Elenco Consulenti Tecnici
Tariffe e normativa
Recupero costi ritardo pagamento quote
Recupero canone Catasto per visure
PROVENTI FINANZIARI
Interessi attivi su c/c bancari
Interessi su depositi titoli
Proventi finanziari su titoli
Interessi su polizza R.A.S.
PROVENTI STRAORDINARI
Sopravvenienze
TOTALE RICAVI DELL'ESERCIZIO
stione del patrimonio titoli e della liquidità nonché dagli interessi maturati sulla polizza assicurativa contratta a garanzia del T.F.R del personale dipendente,
hanno comportato una remunerazione
netta del capitale sottostante del 3,6%.
Bilancio al
31/12/2004
Preventivo al
31/12/2004
Preventivo al
31/12/2005
1.222.468
1.222.468
1.253.200
1.253.200
1.286.900
1.286.900
11.208
2.781
2.650
859
6.933
7.172
31.603
8.000
3.000
10.000
1.000
6.000
1.200
29.200
15.000
3.000
2.000
1.000
6.000
7.000
34.000
1.950
38.789
1.918
3.839
46.496
2.500
35.000
0
4.000
41.500
2.500
35.000
0
4.000
41.500
1.846
1.846
0
0
0
0
1.302.413
1.323.900
1.362.400
I principali costi, sempre espressi in
valori percentuali, sono:
• costi del personale:
21,5 (22,6) %
• prestazione di servizi 20,1 (21,2) %
• spese di gestione
e generali:
7,1 (7,4) %
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ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI MILANO
CONTO ECONOMICO COSTI
Bilancio al
31/12/2004
Prev. al
31/12/2004
Prev. al
31/12/2005
161.062
21.988
60,269
16.571
10.590
2.040
272.520
182.000
25.000
68.000
18.000
9.500
2.000
304.500
185.000
25.000
69.000
18.000
11.000
2.000
310.000
138.988
11.232
829
5.032
1.224
25.795
45.055
0
3.738
3.914
1.201
13.575
580
480
346
3.711
255.700
140.000
11.000
2.500
11.000
1.200
30.000
46.000
0
8.000
4.000
1.000
15.000
0
0
0
5.000
274.700
170.000
11.000
4.000
8.000
1.200
26.500
58.000
3.000
5.000
4.000
1.500
14.000
600
500
700
4.000
313.500
4.188
5.266
15.103
4.451
3.399
11.228
1.919
13.759
222
5.026
1.831
158
3.459
0
3.095
1.927
1.360
6.887
7.022
90.300
4.500
5.000
14.000
6.000
16.000
8.000
3.800
15.500
250
6.000
5.000
3.000
2.000
2.000
4.500
4.000
800
1.200
8.000
109.550
4.500
5.500
15.000
5.000
8.200
9.000
2.000
14.000
250
5.000
5.000
3.000
4.000
2.000
5.500
2.000
1.500
7.000
8.000
106.450
16.137
2.899
12.410
1.164
32.610
5.508
15.000
1.500
15.000
3.000
34.500
3.000
25.000
4.600
8.000
3.000
40.600
6.000
34.806
31.926
16.249
88.489
80.000
0
30.000
113.000
40.000
40.000
30.000
116.000
88.873
40.762
94.000
50.000
93.500
46.000
295.000
50.000
345.000
307.500
0
307.500
7.000
2.500
500
3.100
0
1.500
7.000
6.600
1.700
3.000
400
100
33.400
7.000
2.500
300
3.100
100
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7.000
6.700
1.700
3.600
400
100
32.900
15.500
0
15.500
1.374.150
- 50.250
1.323.900
0
0
0
1.366.450
- 4.050
1.362.400
COSTI DEL PERSONALE
Stipendi lordi (escluso straordinari)
Straordinari + Fondo incentivazione ex art. 36 CCNL
Contributi previdenziali, assicurativi ed IRAP
T.F.R.
Oneri per buoni pasto
Assistenza sanitaria integrativa
PRESTAZIONI DI SERVIZI
Affitto e spese accessorie
Consulenze amministrative e fiscali
Consulenze tecniche
Consulenze legali
Resp. servizio prevenzione e protezione
Servizi resi da "Fondazione Ordine Ingegneri"
Prestazioni di Terzi
Contributo spese CTS Fondazione
Sito Internet
Elaborazione paghe
Manutenzioni varie
Pulizia uffici
Canone sistema allarme
Canone sistema antincendio
Canoni software
Assistenza tecnica macchine ufficio
SPESE DI GESTIONE E GENERALI
Assicurazioni
Spese postali
Spese telefoniche
Energia elettrica
Spese stampa e invio circolari
Cancelleria e stampati
Spese c/c bancari
Spese bancarie MAV
Autofilotramviarie
Stampa "Albo Ordine" e “Elenco Consulenti Tecnici”
Abbonamenti a giornali e riviste
Pubblicazioni
Marche da bollo
Assistenza sociale
Contributi associativi
Beni di consumo macchine ufficio
IRAP lavoratori autonomi
Canone abbonamento Catasto per servizio visure
Spese varie
ONERI PER FUNZIONAMENTO ORGANI SOCIALI
Congresso nazionale
Convocazione Assemblea annuale
Oneri per elezione Consiglio dell'Ordine (amm.to dell'es.)
Consulta regionale
ONERI PER ORGANIZZAZIONE CONVEGNI
ATTIVITA' DI PROMOZIONE, TUTELA E
VALORIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE
PARTECIPAZIONE A COMMISSIONI ESAMI DI STATO
COMMISSIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALI
GIORNALE DEGLI INGEGNERI
RIVISTA ORDINE DEGLI INGEGNERI
CONTRIBUTI
Contributo C.N.I.
292.100
Conferimento alla "Fondazione Ordine degli Ingegneri della prov.di Milano" 50.000
342.100
AMMORTAMENTI
Macchine ufficio elettroniche
4.469
Mobili e arredi
2.333
Attrezzature
243
Sistemi telefonici
3.148
Condizionatori
110
Software
178
Elaborazione grafica e sito Internet
0
Protezione antincendio e sicurezza uffici
6.667
Condizionamento Sala conferenze
1.718
Abbattimento barriere architettoniche
3.600
Oneri pluriennali
391
Deposito logo
57
22.914
ONERI STRAORDINARI
Sopravvenienze
35.206
Arrotondamenti ad unità di Euro
4
35.210
Totale
1.269.478
Avanzo/(Disavanzo) dell'esercizio
32.935
TOTALE COSTI DELL'ESERCIZIO
1.302.413
• oneri per funzionamento
degli organi sociali:
2,6 (2,8) %
• organizzazione convegni,
promozione,tutela e
valorizzazione della professione,
partecipazione a commissioni
nazionali e internazionali 7,0 (7,3) %
• giornale degli Ingegneri
e rivista Ordine:
10,2 (11.1 %
• contributi (al CNI)
e alla Fondazione:
26,9 (25,5) %
• ammortamenti:
187 (179) %
• sopravvenienze passive 2,8 (0,4) %
Le sopravvenienze passive corrispondono, per la quasi totalità, sia all’estinzione del credito nei confronti di colleghi che hanno richiesto la cancellazione dall’Albo e per i quali si è ritenuto
troppo oneroso il contenzioso per il recupero, sia all’estinzione di un vecchio
credito nei confronti della Fondazione.
Le spese per organizzazione convegni,
ecc comprendono i costi sostenuti dall’Ordine per la partecipazione alla gestione degli esami di stato e per i contributi a due borse di studio per dottorato di ricerca, a seguito convenzione
con il Politecnico di Milano.
Il bilancio di previsione per l'esercizio 2005, pure approvato dall'Assemblea, chiude con un disavanzo di 4.050
Euro, ed è previsto pertanto pressoché
in pareggio; è stato impostato supponendo di raggiungere 12.300 iscritti entro la fine anno e mantenendo invariata
la quota annua d'iscrizione. Facendo un
raffronto con il consuntivo 2004 si possono fare le seguenti considerazioni.
Nella parte ricavi l'incremento è determinato principalmente dal maggiore introito per quote d'iscrizione, connesso all'incremento del numero degli
iscritti.
Per la parte costi sono opportuni i seguenti chiarimenti.
I costi del personale aumentano per
adeguamenti salariali contrattuali conseguenti al recente rinnovo del C.C.N.L.
Si è previsto un maggior onere di locazione, a fronte di una più equilibrata ripartizione dei costi d’affitto con la
Fondazione.
Le attività di promozione, tutela e valorizzazione della professione incrementano di circa 28.000 Euro.
Non è stato previsto alcun conferimento di fondi alla Fondazione, in previsione di un minor fabbisogno finanziario da parte della stessa.
Si sono adeguati gli ammortamenti all’incremento del valore dei beni materiali e immateriali derivante principalmente dalla realizzazione del nuovo sito Internet.
Le altre voci di costo conseguono dalla
previsione d’attività prevista per il corrente anno e dall’adeguamento ai costi
unitari correnti delle singole voci di
spesa.
IL TESORIERE
Alberto Sartori
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
A
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M
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N
T
I
TUTELA AMBIENTALE / 1
L’inquinamento atmosferico
Nella prima parte di questo ampio servizio, dopo aver tratteggiato gli aspetti generali
del problema, si affrontano temi specifici quali: i particolati e le polveri sottili,
le fonti dell’inquinamento fisse (caratterizzazione, collocazione, problemi
di individuazione, potere inquinante), l’inquinamento comportato da veicoli
a motore termico (cifre globali a livello nazionale, addensamento nelle città).
Nella seconda parte, che sarà pubblicata sul prossimo numero, verranno indicate
le linee operative che si potrebbero (e dovrebbero) attivare per migliorare la situazione.
a tematica dell’inquinamento dell’atmosfera si presenta intrinsecamente complessa quando vi si fa semplicemente cenno, ed appare ancor più
complessa ed alquanto confusa quando
la si considera più da vicino.
Un primo approccio logico del problema porta a prendere in considerazione
tutte le sostanze dannose per l’organismo che vengono immesse nell’atmosfera, nonché le principali “fonti”di queste sostanze.
Tipiche “fonti inquinanti “sono gli impianti urbani che riscaldano, d’inverno,
case private, negozi, locali pubblici, e
che producono acqua calda per tutto
l’anno, bruciando combustibili liquidi e
anche solidi. Gli impianti che bruciano
metano non vanno considerati “inquinanti” in quanto questo gas genera quasi esclusivamente biossido di carbonio
e vapore d’acqua e una quantità ridotta
di monossido di carbonio e ossidi di
azoto.
In molte città, o nelle immediate vicinanze delle stesse, operano industrie,
che debbono disporre del calore per effettuare le loro lavorazioni, e quindi
“bruciano” anch’esse combustibili diversi. Alcune categorie di queste industrie hanno un “potenziale inquinante”
particolarmente elevato, in quanto parte delle “emissioni inquinanti” può provenire dai materiali in fase di trasformazione: sono tipiche in tal senso le industrie che lavorano i metalli, ossia altiforni, laminatoi, fonderie di ghisa, fonderie
di metalli non ferrosi.Altrettanto tipiche
sono, nello stesso senso, le industrie definite genericamente “chimiche” che
producono una gamma illimitata di
composti chimici, quasi tutti di elevata
complessità (basti pensare all’industria
farmaceutica, a quella delle materie plastiche,a quella dei coloranti).Tutte sono
“potenzialmente” inquinanti, alcune
“realmente”inquinanti.
Nelle città e fuori di esse circola un
numero straordinariamente elevato di
automobili (mosse da motori a benzina o diesel), di furgoni di ogni genere,
L
di autobus e TIR.
Tutti gli scarichi di questi mezzi emettono sostanze “inquinanti”, in fase gassosa
ed anche di “polveri” (basti guardare lo
scarico “grigiazzurro” dell’automobile e
quello “nero” dell’autobus in fase di avviamento).
Dal punto di vista chimico, la situazione
appare estremamente complessa. Ai tipici composti inquinanti “chimicamente semplici”, quali l’ossido di carbonio
(CO), l’anidride solforosa (SO2), e gli ossidi di azoto (NOX) se ne aggiungono (e
ci limitiamo a quelli prodotti dalla combustione) centinaia (alcuni testi li fanno
salire a migliaia).Tra questi se ne ritrovano numerosi addirittura cancerogeni,
quali i ben noti benzopirene, benzoantracene, dibenzilantracene, benzofluorantracene, oltre a quelli tipici di singole industrie particolari.
In linea di massima, ogni singola industria dovrebbe “filtrare” in maniera efficace i “fumi” che emette, e controllare
che questi non contengano sostanze inquinanti in quantitativi al di sopra di
quanto “ammissibile” o di quanto “consentito”.
Ma soltanto alcune industrie operano
correttamente.
Possiamo citare, ad esempio, le centrali
termoelettriche dell’ENEL, che comprendono, permanentemente funzionanti nelle immediate vicinanze di ogni
impianto, un gruppo di “centraline di
misura”delle sostanze inquinanti potenzialmente producibili dall’impianto, il
cui scopo è di segnalare in tempo reale
la presenza di emissioni inquinanti al di
sopra dei valori massimi tollerabili.Questa situazione, che potremmo chiamare
“idillica”,si ritrova in un numero assai limitato di impianti intrinsecamente capaci di emettere sostanze inquinanti,
siano essi collocati all’interno della cerchia urbana, nel relativo “hinterland”, o
in zone più lontane. Non è raro che le
emissioni inquinanti di un impianto industriale (specie se l’impianto è più o
meno lontano dai centri urbani) siano
controllate in maniera saltuaria quanto
grossolana e che, nel tempo, impianti
inizialmente poco inquinanti lo diventino di più per usura e degrado dei sistemi di combustione e di abbattimento
dei fumi, o per problemi inerenti gli impianti che funzionano nell’industria
stessa .
Si ricorderà l’episodio estremamente
grave e pericoloso verificatosi qualche
anno fa presso Desio (“hinterland” della
città di Milano) quando un’industria
chimica, causa un’avaria non individuata agli impianti, prese ad emettere diossina, composto altamente tossico. L’emissione, dopo un certo tempo (che
non fu mai definito con precisione) fu
segnalata, l’impianto fu bloccato e la faticosa opera di “bonifica” del terreno inquinato, nel quale la diossina si era “ancorata”, richiese anni di lavoro.
Già da queste brevissime note, il tema
dell’inquinamento atmosferico si presenta assai complesso, per tutta una serie di ragioni. I composti inquinanti sono, dal punto di vista chimico, molto
numerosi, per cui ciascuno di essi (o
ciascun gruppo di essi) richiederebbe,
per essere individuato e misurato, apparecchiature “specializzate”.
I “centri di emissione” delle sostanze
inquinanti siti all’interno della cerchia
urbana possono essere individuati con
un’azione impegnata e assidua, mentre quelli siti al di fuori della cerchia
urbana (come meglio vedremo) possono sfuggire a ogni controllo e, addirittura, non risultare censiti nella loro
stessa esistenza.
Oltre a questo, gli automezzi con motore termico sono tutti “inquinanti” (anche se in misura maggiore o minore), e
si spostano all’interno delle varie cerchie urbane, tra cerchie urbane e hinterland (pendolari), e lungo direttrici di
traffico molto battute (autostrade e superstrade).
Cercheremo di guardare un po’ più da
vicino questa tematica complessa, anche se le immagini che riusciremo a delineare non possono definire in modo
preciso le varie “situazioni dell’inquina-
→
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
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mento”, né delineare linee esaustive di
interventi capaci di risolverle.
PARTICOLATI,
POLVERI SOTTILI,
PM10, PM2,5
Questi termini e queste sigle vengono
riportati con tale frequenza dai “mass
media”,che tutti ne hanno sentito parlare, e tutti sanno che “hanno a che fare
con l’inquinamento”.Anche qui,una descrizione anche “sommaria” della questione non è tanto semplice.
Vari anni fa, studiosi di diverse specializzazioni hanno constatato che nell’aria (i
rilievi sono stati facili nelle grandi città)
“sussistono in sospensione”“polveri sottili”, alle quali sono “ancorati”, se così
possiamo esprimerci, molecole e gruppi di molecole tipicamente inquinanti.
Tali “polveri sottili” vengono abitualmente inspirate e, essendo appunto sottili,penetrano nell’apparato respiratorio
o “si depositano”all’interno di esso.L’organismo tende ad “eliminare”questo deposito di materiali “estranei”, ma così facendo mette in circolazione nell’organismo le sostanze così portate, tossiche
per l’organismo stesso, in quanto danneggiano il sistema osseo, il fegato, l’apparato circolatorio.
L’argomento è stato ampiamente sviluppato, tanto da diventare, come vedremo, un fattore di rilevanza primaria.
Le “polveri sottili”(dette anche “particolato”) sono dannose proprio perché
“sottili”: quelle di dimensioni maggiori
non penetrano nell’apparato polmonare (e non vi convogliano quindi composti tossici) in quanto vengono trattenute dalla parte superiore dell’apparato
respiratorio (naso, faringe, trachea). Le
dimensioni al di sotto delle quali le “polveri sottili” sono dannose sono state individuate in un diametro inferiore a 10
micron (millesimi di millimetro), ed è
stato rilevato che la maggiore aliquota
della “pericolosità”è costituita dalle polveri di diametro inferiore a 2,5 micron.
Sono nate così le sigle ben note di
PM10 (polveri sottili di diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro) e
PM2,5 (polveri sottili di diametro inferiore a 2,5 micron). Gli studi e le rilevazioni sperimentali, condotte per tempi
relativamente lunghi,hanno portato alla
realizzazione di strumenti di misura per
il “conteggio”delle polveri contenute in
un “campione” di atmosfera. Il più usato
è il cosiddetto “microscopio elettronico
a scansione”, strumento non molto pesante,non molto difficile da usare e non
particolarmente costoso. Disponendo
in un’area “controllata” (tipicamente
un’area urbana) un certo numero di
“microscopi a scansione” e operando
quotidianamente un certo numero di
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misurazioni, risulta così possibile disporre di una valutazione quantitativa
dello stato d’inquinamento dell’atmosfera.
Non si tratta di un sistema “esaustivo”:
non pensiamo certo che un’eventuale
emissione di diossina possa essere così
rilevata, né che possano essere monitorati gli inquinamenti da anidride solforosa o da ossido di azoto. Ci troviamo
però di fronte ad un “sistema indicatore”, ad un misuratore preciso di un interessante parametro dell’inquinamento
dell’atmosfera.
Gli studi e le rilevazioni proseguirono
in un elevato numero di paesi diversi,
nonché in zone dove, non svolgendosi
alcuna attività “umana”, non potevano
essere “immesse” sostanze inquinanti e
non potevano “aumentare” le polveri
sottili. Venne individuato un valore base, tipicamente “naturale”, attorno alla
cifra di 4-5 microgrammi/metrocubo, e
vennero individuati i valori “medi” nei
diversi mesi.
La Svezia, ad esempio, (anche nelle
città) si trova in una posizione felicissima: 6 microgrammi /metrocubo.
L’Italia settentrionale si trova, invece, in
una situazione decisamente “cattiva”,
con concentrazioni (medie) tra i 40 e i
45,e con frequenti “punte nelle maggiori città, che nei mesi invernali possono
toccare (e qualche volta superare) i 70
microgrammi/metrocubo (due zone
particolarmente critiche sono quelle di
Torino e di Verona).
L’Europarlamento è intervenuto sul tema, già diversi anni fa, prescrivendo
che, qualora in un Comune il valore del
particolato superi per 35 giorni la soglia
massima ammissibile (orientativamente
50 microgrammi/metrocubo, valore definito nei diversi paesi per il proprio territorio) ed il sindaco non abbia preso
provvedimenti mirati a riportare i valori
di cui sopra al di sotto della soglia ammessa, il sindaco stesso deve essere sottoposto a sanzioni alquanto pesanti.
La misurazione del “particolato” (polveri sottili) costituisce attualmente un criterio largamente praticato in base al
quale viene “monitorato” l’andamento
dell’inquinamento atmosferico, espresso mediante valori facilmente confrontabili nel tempo ed in zone tra loro lontane. Non costituisce comunque un criterio “esaustivo”:a riprova ne sono le segnalazioni, abbastanza comuni, di valori
particolarmente elevati, in singole località, di inquinamento da ozono, o da ossidi di azoto ed altri composti inquinanti, individuati mediante strumenti di misura squisitamente “chimici”, che nulla
hanno a che fare con il microscopio a
scansione utilizzato per misurare il particolato.
FONTI DELL’INQUINAMENTO
“FISSE”
Qualora si cerchi di configurare, seppure nelle sue linee più generali, il tema di
individuare “tutte” le fonti dell’inquinamento, e valutarne, almeno in prima approssimazione, l’entità, e quindi l’impatto sull’inquinamento globale, ci si trova
di fronte a una situazione peculiare.
All’interno delle città la situazione può
essere inquadrata e, sempre con qualche difficoltà, ”migliorata”.
Numerosi comuni hanno da tempo avviato il “censimento” delle fonti inquinanti “fisse” site nel loro territorio ed
hanno avviato un programma mirato ad
eliminarle, o per lo meno a ridurne sostanzialmente il potere inquinante.
Il comune di Bologna ha censito gli impianti operanti sul suo territorio, anche
quelli tipicamente “domestici” (riscaldamento e acqua calda) individuandone
oltre 120.000. Milano, limitando il censimento agli impianti di potenza superiore ai 35 kilowatt, ne ha individuati
28.000. Di questi, 15.000 funzionano a
metano, e sono quindi assai poco inquinanti,e comunque facilmente controllabili; gli altri 13.000 funzionano a gasolio, e vanno quindi controllati “da vicino”, ed in molti casi “modernizzati” (sostituzione della caldaia), in quanto molti
di essi “bruciano male” ed immettono
nell’atmosfera tutta la “famiglia” dei
composti chimici incombusti e parzialmente combusti cui abbiamo fatto cenno in precedenza.
A Roma sono stati censiti 21.000 impianti, dei quali 16.000 funzionano a
metano;dei 5.000 restanti,800 sono stati definiti “antidiluviani”. Firenze ha
completato una campagna di autocertificazione degli impianti (130.000) ed ha
fatto eseguire 30.000 controlli “diretti”.
Questi controlli hanno individuato nel
50% degli impianti controllati anomalie
definite “lievi” (e quindi “rimediabili”),
mentre il 10% è stato dichiarato “potenzialmente pericoloso”.
Oltre a questo, come meglio vedremo
tra poco,in ogni città circolano automobili, autofurgoni ed autobus, il cui effetto inquinante si fa sentire in maniera alquanto pesante, anche se non è facile
inquadrarlo con precisione sul livello
quantitativo.
Torniamo ora brevemente al tema del
“censimento” delle fonti inquinanti “fisse”,e sicuramente responsabili di un’aliquota rilevante dell’inquinamento dell’atmosfera urbana.
Molte di queste sono collocate nel cosiddetto “hinterland”, ossia nella zona
esterna ai confini del comune, ma vicina e tale da “circondarlo”. In numerose
città l’“hinterland” è tipicamente “industriale”, e gli impianti termici e termoINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
chimici esistenti sono numerosi e di
elevata potenza. E’ ovvio come le elevate emissioni inquinanti degli impianti siti nell’“hinterland”, portate dal normale
movimento dell’aria,“invadano” le città
in maniera ripetitiva se non addirittura
sistematica. Ma su tale questione i sindaci non possono intervenire, neppure
effettuando una semplice individuazione delle fonti inquinanti,e meno ancora
una misurazione delle emissioni.
Tale situazione è stata stigmatizzata innumerevoli volte. Ne ha trattato, di recente,Leonardo Dominici,sindaco di Firenze e presidente dell’Associazione
Comuni Italiani: un sindaco è ritenuto
“responsabile” dell’inquinamento della
città (vedasi il già citato provvedimento
dell’Unione Europea) ma non conosce
la collocazione delle fonti inquinanti (o
potenzialmente inquinanti) che stanno
“attorno” alla città e, per ragioni giuridiche di competenza, non gli è neppure
consentito effettuare un’azione di individuazione delle fonti stesse.
Ma c’è di più: non esiste, nel nostro paese, una “mappatura” generale delle fonti
inquinanti site sul territorio nazionale.
Il sindaco di Firenze,per l’ennesima volta, ne ha fatto richiesta al Ministero dell’Ambiente, senza avere risposta alcuna.
E’ ovvio che, pensando di avviare un
programma di “miglioramento” per
quanto concerne le emissioni inquinanti, il primo passo consista nell’individuarle. Ma il nostro assetto legislativo e
amministrativo non consente ai sindaci
di estendere i loro rilievi fuori dalla cerchia urbana: i sindaci possono “intervenire” all’interno della loro città, come
abbiamo appena detto, ma quanto concerne “il territorio”, ed i possibili “interventi” sul “territorio” stesso, cominciando dall’individuazione e dalla mappatura delle “fonti inquinanti” e “potenzialmente inquinanti” rientra nella “tutela
dell’ambiente”,sulla quale le competenze passano alle provincie ed al Ministero dell’Ambiente. E non è comunque
pensabile che i sindaci di “piccoli” comuni s’impongano alle grandi, medie e
piccole industrie site nel loro territorio,
e riuniscano i dati raccolti in “mappature”di zone più o meno ampie.
I sindaci, naturalmente quelli delle città
medie e grandi,“fanno quello che possono”, e ne derivano, per prima cosa, indicazioni interessanti ed anche sorprendenti.
Treviso, nei mesi recenti, ha vissuto 49
giornate di inquinamento con valori decisamente superiori a 50 microgrammi/metrocubo. Secondo misurazioni e
valutazioni effettuate da esperti, il traffico (auto, furgoni, autobus) sarebbe responsabile del 70% delle polveri sottili
e il riscaldamento del restante 30%.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
Nell’“hinterland” le cose cambierebbero radicalmente: il 14% sarebbe imputabile al traffico, il 48% agli scarichi industriali (fumi) ed il 38% al riscaldamento.
L’INQUINAMENTO
ATMOSFERICO
COMPORTATO DAI VEICOLI
A MOTORE TERMICO
Come abbiamo visto, gli impianti fissi
inquinanti, a cominciare da quelli che
“bruciano” combustibili liquidi ed anche solidi (carbone) sono molto numerosi, siti all'interno delle città e distribuiti in vastissime zone non urbanizzate.
Abbiamo visto come sia possibile individuare le fonti inquinanti urbane, e quindi avviare programmi per “metterle sotto controllo”, e abbiamo accennato alla
situazione del tutto negativa, quanto paradossale ai giorni nostri, delle fonti potenzialmente (e spesso fortemente) inquinanti site fuori dalle grandi città, assolutamente “fuori controllo”.
Per chi risiede o comunque lavora all'interno dei grandi centri urbani,l’inquinamento dell’aria è un fatto ben noto basato sulle nostre stesse “sensazioni” (respirazione, odori), sulla sistematica rilevazione visiva delle parti fumose degli
scarichi degli automezzi, ossia “fumi
chiari” degli scarichi automobilistici e
“fumi neri”dei diesel. Chi non fosse particolarmente sensibile all’inquinamento
dell’atmosfera urbana in maniera personale viene comunque sensibilizzato al
problema dal fatto che, con ritmo sempre più frequente,da vari anni ormai sono abituali i “blocchi” degli automezzi
privati (ed in qualche caso anche non
privati) nelle città, per “alleggerire” i tassi d’inquinamento.
Il problema non è facile da inquadrare
in maniera “univoca”, in quanto presenta differenti aspetti sul piano strettamente tecnico, cifre non ben definite
sul piano statistico, e differenti interpretazioni delle cifre stesse.
Cerchiamo per lo meno di inquadrare
le diverse tematiche e le cifre, non certo esaustive, sul problema, ma comunque disponibili.
Il numero di maggio della rivista “L'Automobile” dell’Automobile Club si fa
portatore di una sorta di “protesta”degli
automobilisti, sui quali pesa l’onere dei
provvedimenti anti-inquinamento presi
sempre più di frequente (sospensione
totale o parziale del traffico) tanto da
diffondere il “convincimento” che il fattore principale e determinante dell’inquinamento, che per varie ragioni cui
abbiamo fatto cenno raggiunge nelle
grandi città le concentrazioni più alte,
sia costituito dagli scarichi delle automobili private. Questa pubblicazione riporta alcune cifre, indubbiamente inte-
ressanti, e per di più “ufficiali”, in quanto rese pubbliche dal Ministero dell'Ambiente.
Queste cifre, concernenti la situazione
globale del paese, attribuiscono il 32%
dell'inquinamento globale al “traffico”,il
30% “all’industria”, l'8% al “riscaldamento” (domestico). Il restante 30% è attribuito ad una pluralità di settori: quello
definito “navale”, quello “elettrico”, lo
“smaltimento dei rifiuti”, l’“agricoltura”,
le “raffinerie”e qualche altro “minore”.
I redattori della sopracitata rivista, facendo riferimento a studi condotti da
vari tecnici in varie città, espongono ulteriori cifre, cominciando col dire che,
su un 32% globale di inquinamento provocato dalla “totalità degli automezzi”
solo una parte può essere attribuita agli
scarichi delle “automobili”: i1 resto va
attribuito agli scarichi di autobus e autocorriere, di TIR, di camion ed autofurgoni di dimensioni unitarie sempre superiori a quelle di un’automobile, ed
impegnati in percorrenze chilometriche quotidiane mediamente assai superiori a quelle delle automobili.
In base a tali rilevazioni e ad opportuni
calcoli, viene avanzata una valutazione
precisa: del 32% delle emissioni inquinanti globalmente attribuibili ai “trasporti” solamente poco più di un terzo
(per la precisione, il 34%) è attribuibile
alle “automobili”in senso proprio. Ebbene, il 34% del 32% dà l’11%. In base a
queste valutazioni, dunque, a livello nazionale, attribuire alle automobili in circolazione un ruolo “determinante” e
primario nell’inquinamento globale
non sembra corretto.
E’ il caso comunque di riferire queste
considerazioni ai grandi agglomerati urbani nei quali ovviamente la “densità
del traffico” è molto superiore ai valori
medi nazionali, mentre la cosiddetta “industria” contribuisce ad inquinare l'aria
urbana assai di meno. Ammettendo
(con una extrapolazione “a tutto danno
del traffico motorizzato”) che il 60%
dell'inquinamento dell'aria delle grandi
città sia provocato dagli scarichi degli
automezzi che vi circolano, se ne deduce che il 34% (già considerato) di questo 60% sarebbe attribuibile alle automobili, e quindi poco più del 20% del
totale.
La conclusione di questo “ragionamento” può essere messa in discussione ed
eventualmente corretta, ma non può essere neanche trascurata.
Per di più l’inquinamento da parte dei
motori automobilistici, come si rileva in
cento scritti e cento trattazioni a voce,
può essere “alleggerito” dalle cosiddette
“marmitte catalitiche”, tanto che le varie automobili vengono classificate in
base a criteri europei nelle varie catego-
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rie E1…E2…ecc., via via meno inquinanti.E’indubbio che tali dispositivi abbiano un certo effetto anti-inquinante,
in quanto mirano a “bruciare” l’aliquota
della benzina incombusta o parzialmente combusta che il motore scarica. Ma è
altrettanto vero che la marmitta funziona “ai limiti superiori” delle sue “capacità anti-inquinanti teoriche”per un certo tempo dopo che è stata installata, poi
“invecchia”, e comunque sviluppa le
sue piene capacità quando il sistema
motore ha raggiunto una certa temperatura, condizione che si verifica raramente nei veicoli impegnati nel traffico urbano e suburbano.
E’ anche vero che i motori a benzina
d’oggi, per motivi tecnico-costruttivi,
“bruciano meglio” di quelli di vent’anni
fa, ed è vero che i motori diesel funzionanti a “gasolio bianco” (emulsione di
gasolio ed acqua) sono meno inquinanti, ma non si tratta di percentuali determinanti. E’ vero infine che la cosiddetta
“auto a idrogeno” potrà avere una rilevante diffusione, ma questo potrà verificarsi tra dieci o quindici anni.
Un ulteriore “discorso” che non è possibile, oggi come oggi, basare su dati e rilevazioni sistematiche quantitative, ma
che appare di rilevanza sostanziale, è
quello che riguarda “il livello di inquinamento dell’aria che affluisce normalmente dall’esterno entro la città”.
La considerazione è semplice ed ovvia,
ma non ne esiste alcun inquadramento
quantitativo né sistematico. L’andamento delle cose è quello che ben conosciamo. Quando le centraline site entro la
cerchia urbana segnalano un inquinamento percentuale di polveri sottili al
di sopra dei limiti considerati “pericolosi” scatta il provvedimento dell’arresto
o della limitazione del traffico, ma l'esperienza più recente ci dice che, anche se tali provvedimenti si fanno più
frequenti e più “pesanti”, la situazione
tende a ripresentarsi tale e quale a tempi via via più brevi.
La cosa non può essere interpretata
che in un sol modo: dato che le fonti
inquinanti urbane, in particolare gli
impianti riscaldanti, vengono sistematicamente “migliorate”, e che un numero crescente dei veicoli in circolazione “inquina di meno” (per le ragioni sopra esposte), significa che l’aria
che “affluisce” nella città dalle zone
più o meno lontane causa gli inarrestabili moti atmosferici, è a sua volta
inquinata più o meno pesantemente.
Tale inquinamento è imputabile alle
“fonti inquinanti fisse”, ai vari “settori
inquinanti” (agricoltura, smaltimento
rifiuti, raffinerie ecc. già citati), ed al
traffico di automezzi (in primo luogo
“pesanti”) che si addensano su vie
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stradali ed autostradali che si sviluppano a distanze più o meno grandi dai
centri urbani. Per evidenziare tale argomento, sul quale non sono disponibili né cifre né alcuno studio, ci limiteremo a fare riferimento a due “dati di
fatto”, certo “isolati”, ma pieni di significato.
Il primo riguarda il ruolo del trasporto
merci ferroviario (e quindi effettuato da
mezzi non inquinanti).Nel nostro paese
soltanto il 7% delle merci viene trasportato su mezzi ferroviari, i1 93% da automezzi (grandi, medi, piccoli).
In Francia e in Germania la percentuale
“del ferroviario”supera il 30%.
Il secondo riguarda il transito dei TIR
proveniente dall’Italia: da oltre dieci anni, Svizzera ed Austria lo hanno vietato.
Sono stati realizzati due scali specializzati nel “caricare” i rimorchi “” su carri
ferroviari diretti in quei paesi, lasciando
in Italia le motrici, e nello scaricare i “rimorchi” provenienti da Svizzera ed Austria e ricollegarli con le motrici. Questo provvedimento, poco conosciuto al
di fuori degli ambienti direttamente interessati, evidenzia la rilevanza che vien
data all’estero all’inquinamento da mezzi automobilistici pesanti, operanti “fuori dalle città”.
Non così è stato per il traforo del Fréjus
attraverso il quale, prima dell’incidente,
transitavano ben 3.000 automezzi al
giorno.
DIMINUZIONE
DELL’INQUINAMENTO
E ALTRI "VANTAGGI"
Le considerazioni che possano farsi
per quanto concerne l'utilizzo di mezzi di trasporto " non inquinanti" in alternativa a quelli "automobilistici" sono molteplici , precise, ancorate a una
pluralità di esperienze, per cui val la
pena farvi brevi cenni " famiglia per
famiglia" di mezzi non inquinanti. Vediamo poi come il “passaggio” da mezzi automobilistici, e quindi inevitabilmente inquinanti, a mezzi “alternativi”, comporti una serie di vantaggi sul
piano economico e su quello della
“qualità della vita”.
Il tram e il servizio tramviario
Il tram che correva su un binario d’acciaio, trainato da un cavallo, ci riporta
ad immagini urbane del 1800, evidenziando un’esigenza molto sentita da
parte dei cittadini che non possedevano una carrozza propria né potevano,
per ragioni economiche, noleggiare di
volta in volta una vettura a cavalli. Nel
1879 fu presentata la prima vettura
tramviaria “elettrica”e due anni dopo fu
inaugurata la prima linea tramviaria urbana elettrificata. Nel decenni seguenti,
la diffusione del tram elettrico fu rapidissima ed estesa in un numero straordinariamente elevato di città grandi e
meno grandi.
Negli anni "venti”, accuratamente "orchestrato” e portato avanti in maniera
martellante dalla nascente industria automobilistica, venne sviluppato un ”attacco" allo sviluppo delle reti tramviarie. I1 tram, si diceva, richiede forti investimenti in impianti fissi, l’autobus no.
I1 tram "rimane fermo, anzi,“tutti i tram
della rete” possono star fermi per un
guasto alle centrali di alimentazione,
per un incidente stradale, e richiedono
costose “rimesse" attrezzate di linee e di
binari.
Questo sistematico "attacco" rallentò,
anche se non è possibile dir "di quanto”
sia lo sviluppo delle linee urbane che
delle linee foresi, che collegavano le
grandi città alle grandi località dell’”hinterland”.
Il famoso "tram di Monza”, che collegava, appunto, Monza a Milano (Porta Venezia)ne divenne, se così possiamo dire, “il simbolo”.
Vennero poi gli anni della guerra e gli
anni della ricostru-zione nel corso dei
quali i problemi del traffico rimasero
in secondo piano e subirono sviluppi e
vicissitudini differenziati da città a città,
ma negli anni ‘60 e ‘70 si sviluppò una
vera a propria "guerra al tram" (tipicamente cittadino nonché forese) , additato,come negli anni '30,come mezzo costoso (investimenti) rumoroso, ingombrante; tale da "riservare” a poche vetture ampie carreggiate che avrebbero
permesso il transito di migliaia e migliaia di automezzi.
Nel giro di pochi anni tale "guerra", mirata, naturalmente, e favorire gli affari
dell’industria automobilistica (autobus
e auto private) ebbe effetti cospicui.
Praticamente tutte le reti foresi vennero
distrutte , e il relativo servizio passato
agli autobus.Alcune città, tra le quali Palermo, distrussero l'esistente rete tramviaria; l'esempio più cospicuo fu la città
di Genova: le vetture "eliminate" furono
acquistate in blocco da una città svizzera che le mise tutte in servizio sulla propria rete appena costruita .
In poche grandi città , che si espandevano rapidamente, si ebbe un modesto viluppo della rete tramviaria, e furono
messe in servizio vetture articolate a tre
segmenti (i “ Jumbo-tram” della fine degli anni '70) capaci di velocità di 60
km/h, accelerazioni di 1,2 metri al secondo per secondo (la massima tollerabile da un passeggero in piedi) e munite di freni elettromagnetici che fanno
presa sul binario in caso di frenata d’emergenza o di binario scivoloso.
La "demonizzazione del mezzo su roINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
taia",per quanto concerne le linee urbane, che portò alla distruzione o allo sviluppo ridotto delle reti tramviarie per
oltre vent'anni, si è ormai "spenta", e comincia a "rovesciarsi" ossia a investire
l'autobus urbano, fortemente inquinante, scomodo, rumoroso, con una capacità di trasporto ridotta, lento ed ingombrante.
Oltre a questo, tornano ad essere per lo
meno ascoltati gli esperti in fatto di costi: trasportare ingenti quantità di passeggeri "costa" assai meno se si dispone, lungo le direttrici di maggior traffico,di linee tramviarie.E un autobus "dura" dai 7 agli 8 anni, dopodiché "è da
buttar via", mentre una vettura tramviaria , senza che aumentino i relativi costi
di manutenzione, può restare in servizio sicuramente più di ottant'anni, probabilmente un secolo-.
A Milano sono oggi in regolare servizio
alcune centinaia di vetture costruite tra
il 1928 e i1 1930.
Progettare nuove linee, mettere in servizio nuove vetture non viene considerato più, da parte di nessuno, un discorso
"peregrino". E un numero sempre maggiore di utenti vede nella linea tramviaria un’a1ternativa sempre più “interessante" all’utilizzo dell'auto privata.
I1 filobus come "sostituto immediato"
dell'autobus
Il filobus è stato " inventato" all'inizio
del 1900, ed ha avuto una diffusione relativamente limitata , per ragioni che restano sconosciute . Una vettura filoviaria costa più o meno quanto un autobus. Dura oltre trent’anni, e richiede
una manutenzione meno costosa, non è
inquinante ed è poco rumorosa.
In Italia il filobus, oltre ad esser utilizzato, anche se in maniera limitata, in numerose città dimostrò le sue possibilità
in alcuni utilizzi a grande raggio. Alla
metà degli anni ‘30 venne realizzata
un'estesa e ramificata rete che collegava Venezia con un rilevante numero di
centri minori, siti anche a 20-30chilometri dalla città.
Nel corso degli anni ‘50, la rete venne
demolita e le vetture "rottamate" anche
se perfettamente funzionanti. Per oltre
15 anni "a cavallo del periodo bellico",
funzionò tra Tirano e l'alta Valtellina una
linea "mista" percorsa da filocarri che
trasportavano i materiali per la costruzione delle dighe in alta montagna (anche 2000 metri) e da filobus per passeggeri.Tale linea dimostrò la capacità del
filobus di affrontare le salite a velocità
"eguali" alle velocità normali in pianura,
e di procedere anche su strade ghiacciate e innevate. Anche questa linea fu
distrutta negli anni '50.
La " demonizzazione" investì in pieno
il filobus negli anni ‘50, con argomentazioni che appaiono oggi grottesche.
Commentatori “autorevoli" scrissero
fiumi di carta (ricordo i quotidiani di
Roma) additando le linee aeree come
elementi che "deturpavano" l'ambiente storico. Altri, non solo a Roma,
scrissero e riscrissero che i1 filobus
era "insicuro" in quanto l'alimentazione elettrica" poteva cessare da un momento all'altro" e che in caso di lavori
o incidenti stradali il filobus diventava
inservibile. Questi brillanti sostenitori
dell'autobus non avevano la più pallida idea dei costi di esercizio né del fatto che un filobus può procedere indipendentemente dalla linea, seppure a
velocità ridotta, spinto dalle batterie
di bordo ("soluzione Milano") oppure
da un modesto gruppo elettrogeno installato a bordo (soluzione Cremona e
San Remo).
La " demonizzazione”che investì per anni ed anni qualsiasi mezzo di trasporto
urbano e forese che non fosse l'autobus
rallentò 1a diffusione del filobus, e
portò alla distruzione di linee e reti esistenti.Oggi,di questa "demonizzazione”
certo non si parla,anche se la diffusione
del servizio filoviario è assai limitata nelle città, inesistente nelle zone foresi,
mentre potrebbe recare vantaggi rilevanti nel “sostituire” mezzi inquinanti e
rumorosi, e nel ridurre i costi di gestione del servizio.
I veicoli elettrici " ad accumulatori"
Anche parlando di questa " famiglia" di
veicoli è interessante gettare uno sguardo al passato. Negli anni ‘30 a Milano e
in altre città tutti i veicoli impegnati per
la movimentazione della posta e delle
immondizie erano elettrici, mossi da
batterie di accumulatori portate a bordo, e quindi operanti "a inquinamento
zero". Oggi un veicolo a batterie è "una
mosca bianca",nelle vie delle città,mentre, per ovvie necessità, tutti i carrelli
trasportatori e trasportatori/elevatori
che funzionano nelle varie officine e
nei depositi sono di questo tipo: non sarebbe certo possibile far funzionare veicoli a benzina o a gasolio in ambienti
chiusi.
La realizzazione "in serie" di batterie ed
equipaggiamenti elettrici motori rende
possibile realizzare veicoli urbani da trasporto senza sostenere pesanti oneri
progettuali ed utilizzando equipaggiamenti motori di tipo esistente. Mediante veicoli del genere, sarebbe possibile
sostituire praticamente tutti í veicoli
che si muovono quotidianamente all'interno della cerchia urbana e nelle zone
limitrofe per la movimentazione di generi alimentari, per il rifornimento dei
supermercati, per la distribuzione dei
colli giunti a bordo dei TIR nei punti di
carico-scarico posti subito fuori dalla
cerchia urbana, ed altro ancora. Veicoli
adibiti a queste funzioni, di differenti dimensioni, percorrono ogni giorno dai
50 ai 60-70 chilometri e sostano durante la notte. E’ quindi possibile ricaricarne le batterie nelle ore notturne, utilizzando la cosiddetta "energia di cascame" delle centrali termoelettriche, che
di notte debbono "sfiatare" vapore nell'aria in quanto non è possibile “ spegnerle". Tale energia viene fornita a costi bassissimi, e sistematicamente utilizzata dai veicoli industriali a batterie.
La progressiva sostituzione di decine e
decine di migliaia di veicoli " a motore
termico" adibiti a servizio merci urbano, con altrettanti veicoli a batteria, risulterebbe molto o vantaggiosa sotto diversi aspetti: sostituzione di veicoli inquinanti con veicoli non inquinanti, diminuzione della rumorosità del traffico,
utilizzo di energia a bassissimo costo,disponibilità di veicoli della durata di 2030 anni.
Anche questo argomento ci riporta ad
un passato abbastanza lontano: negli anni 1935-36, quando per ragioni dl politica estera (aggressione all'Etiopia, "sanzioni" economiche) calò bruscamente
la disponibilità di combustibili liquidi,
vennero progettate e messe in servizio ,
con un grande "battage" politico, le vetture il cui motore funzionava a metano,
contenuto da bombole portate a bordo.
Sul piano tecnico, le automobili così alimentate funzionavano benissimo, anche se la loro " capacità di trasporto" risultava diminuita, dovendo portare a
bordo le pesanti bombole, e l'autonomia era limitata, in quanto, quando le
bombole erano vuote, occorreva "ricaricarle" o " sostituirle".
Non disponiamo di dati "storici" sulla
diffusione e l'utilizzo di vetture così
alimentate, né di statistiche attuali.
Certo è che oggi nell'Italia Settentrionale circolano numerose automobili a
metano, di utilizzo assai " pratico" in
quanto i relativi motori possono funzionare sia a metano che a benzina
(basta azionare una levetta posta sul
cruscotto). Se le bombole si esauriscono, l'auto procede a benzina fino a che
chi è alla guida si reca in una stazione
di sostituzione delle bombole (operazione che dura un quarto d'ora).Automobili così equipaggiate vengono utilizzate da automobilisti che percorrono quotidianamente, ovviamente per
ragioni di lavoro, chilometraggi rilevanti (altre 100 km) situazione nella
quale il minor costo della trazione a
metano in bombole diventa " interessante". Evidentemente, aumentando
l'aliquota di autovetture così funzio-
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nanti, verrebbero sostituiti automezzi
"inquinanti" con automezzi " non inquinanti" come sono quelli a metano.
Per ragioni di completezza di questa
pur breve trattazione, va fatto un cenno
ai motori di costruzione più recente,
che risultano "intrinsecamente” meno
“inquinanti" di quelli precedenti, in
quanto "bruciano meglio il combustibile". Non intendiamo far riferimento, ancora una volta, alla “marmitta catalitica”,
il cui scopo è “bruciare” un'aliquota degli incombusti contenuti negli scarichi
dei motori, ma ad una combustione, all'interno dei cilindri, nel corso della
quale una maggiore aliquota del combustibile venga "bruciata" e poi trasformata in energia meccanica.
Se facciamo un confronto, vediamo
che i motori più recenti '"consumano
meno", ossia consentono di percorrere una distanza maggiore "bruciando"
lo stesso quantitativo di combustibile.
Per tale motivo i motori più moderni,
che utilizzano particolari dispositivi
atti a migliorare la combustione, inquinano di meno. Si tratta di una questione indiscutibile, ma , sul piano quantitativo, alquanto modesta: non è certo
pensabile che, su questa strada, si possa ottenere una diminuzione sensibile
del globale inquinamento, né nelle
città, né fuori di esse.
Quanto al “motore ad idrogeno" si tratta
di una questione completamente differente, complessa e delicata, di cui si potrà parlare, in termini interessanti sul
piano pratico, come già detto tra dieci
anni e forse più.
Le metropolitane e le ferrovie
Nelle pagine precedenti abbiamo dunque focalizzato una tematica ben precisa: la possibilità di “sostituire” mezzi
di trasporto "inquinanti" con mezzi
"non inquinanti", la strada maestra per
riuscire a limitare l'inquinamento globale per l'aliquota imputabile, appunto, ai mezzi di trasporto. Su questa
strada, abbiamo "lasciato per ultimi i
due mezzi o " sistemi" quantitativamente più "interessanti" ossia capaci
di “sostituire" una massa imponente di
mezzi inquinanti, prestando per di più
un " servizio” più efficiente e meno
costoso per gli utenti. Si tratta delle
"metropolitane" e della ferrovie.
La storia ci dice che la prima linea metropolitana (sotterranea) fu messa in
servizio a Londra nel 1863; era lunga
6,4 chilometri e le motrici erano locomotive a vapore; fu elettrificata nel
1890, e da quell'anno ampliata e modernizzata con un processo “ continuativo” scandito da successivi piani e
programmi.
La seconda "metropolitana" entrò in
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servizio a G1asgow nel 1897,1a terza fu
quella di Parigi (1900), la quarta quella
di Boston (1901) e la quinta quella di
Berlino (1902).
Da a1lora, furono messe in servizio oltre 30 nuove reti, e, naturalmente, quelle esistenti furono progressivamente
sviluppate, estese, modernizzate.
La capacità di trasporto di una metropolitana è veramente imponente. Basterà, per rendersene pienamente conto, riportare alcuni " ordini di grandezza". Un convoglio metropolitano può
portare dalle 500 alle 1000 persone ,
mentre un autobus ne porta una cinquantina e un’automobile, nel traffico
urbano, da una a due. Una linea può essere percorsa senza alcun problema da
un convoglio ogni due minuti, e la relativa "velocità commerciale", a seconda
della distanza tra le stazioni può essere
di 30-40 chilometri orari.
La situazione italiana, quanto a metropolitane in funzione, appare sorprendentemente “limitata” e di origini molto
recenti. A Roma nel 1955 venne messa
in funzione una linea, parte in galleria,
parte a cielo aperto, lunga 3 chilometri;
1a prima " vera" linea, lunga oltre 15
chilometri, sarebbe entrata in funzione
negli anni '70, ed una seconda sarebbe
stata realizzata 15 anni più tardi. La prima linea milanese o meglio il primo
tratto di essa (Piazzale Nord-Loreto) entrò in servizio negli anni '60, sulla base
di un progetto che ne prevedeva cinque, delle quali una circolare. Il progetto originale fu affossato; vennero comunque realizzate, assai più tardi, due
altre linee,mentre una seconda linea veniva realizzata a Roma.A Napoli e a Genova, in anni recenti, vennero realizzate
metropolitane efficienti ma di sviluppo
limitato.
Come accennato, risulta agevole realizzare, sia in galleria che in superficie,
"prolungamenti" della rete metropolitana che si diramino nell’“ hinterland".
Per focalizzare i1 tema basteranno due
cifre concernenti New York: è vero che
tale conurbazione è assai più ampia di
Roma e di Milano, ma va evidenziato
che lo sviluppo della rete urbano-forese
misura 1360 chilometri e le relative stazioni sono 460.
Il “discorso” sulle ferrovie secondarie
italiane, sia le reti per il traffico forese
(come le Ferrovie Nord di Milano e la
Circumvesuviana di Napoli) sia quelle
destinate al traffico sulle lunghe distanze di passeggeri e di merci sarebbe molto lungo e, oserei dire, "triste” e la situazione attuale appare “incredibile" per
un paese che si presenta moderno, efficiente e industrializzato.
Le reti ferroviarie "foresi”sono poco sviluppate a sovraccariche, e non certo "
moderne" nel loro insieme. I "pendolari" che le utilizzano viaggiano "male"
per cui molti di essi preferiscono utilizzare le loro automobili.
Le ferrovie su distanze medio-lunghe
riescono, come già visto, a convogliare
appena i1 7% delle merci (contro i1
30% di Francia e Germania) Più di metà
della rete è ancora " a binario unico", e
sprovvista del classico quanto semplice
sistema elettrico di arresto automatico
di un convoglio che imbocchi un tratto
di "binario impedito", fatto reso " eclatante" dai recenti incidenti.A proposito
della "nuova" Milano-Napoli (peraltro
non ancora completa) si parla di " linea
ad alta velocità" in quanto potrà esser
percorsa da convogli a 250 all'ora o poco più. Ma quando in Francia si parla di
"alta velocità" si fa riferimento ad una
ben sviluppata rete passeggeri i cui
convogli toccano (e talora superano) i
350 all'ora, ed in Germania si fa riferimento alla linea, "sperimentale" ma in
servizio, percorsa da veicoli a sospensione magnetica che toccano i 500 chilometri orari.
Non sarebbe "corretto" affermare che
in ambito ferroviario, a sviluppo forese e sulle lunghe distanze, “non si fa
nulla”, ma ciò che si fa è “poco” e “a
tempi lunghi” in una situazione che,
da tempi lontani, è sempre stata "carente". Evidentemente, l'azione sistematica " pro automezzo" ha sempre
"rallentato" lo sviluppo e l’ammodernamento della rete ferroviaria e " privilegiato" lo sviluppo di strade, superstrade ed autostrade, i1 che ha portato
all'aumento continuo del traffico automobilistico (passeggeri e merci) su distanze brevi, medie e lunghe. E tale aumento, peraltro ancor oggi operante,
riversa nell'atmosfera quantitativi di
materiali inquinanti molto superiori a
quelli che si avrebbero se "1a rotaia"
fosse adeguatamente sviluppata ed
avesse caratteristiche moderne".
La tematica della carenza degli "impianti" che consentirebbero di trasferire aliquote sostanziali dì traffico dall'automezzo (leggero e pesante) a
mezzi non inquinanti ( essenzialmente su rotaia, in superficie e nel sottosuolo) è stata ora considerata sotto il
profilo dell'inquinamento. Va tenuto
ben presente (tema che ora non è possibile approfondire né quantificare)
che gli "investimenti" in sistemi di trasporto "fissi" consentono di ridurre i
"costi" dei trasporti, e che i “vantaggi
economici" comportati da investimenti di questo tipo permangono per tempi praticamente illimitati.
(Fine prima parte)
Guido Weiller
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
TUTELA AMBIENTALE / 2
La certificazione ISO 14001
alla rete elettrica Enel
Nel mese di ottobre 2004, l’Area di Business Rete Elettrica di Enel Distribuzione S.p.A.,
che ha la missione di sviluppare, mantenere efficiente e gestire la rete di distribuzione
dell’energia elettrica, ha ottenuto la certificazione ambientale di conformità
alla norma UNI EN ISO 14001 da parte dell’Ente di certificazione Rina S.p.A.
accreditato Sincert. Il certificato attesta che la società ha adottato un Sistema
di Gestione Ambientale conforme alla normativa internazionale di riferimento
per la gestione delle attività di distribuzione e vettoriamento di energia elettrica,
comprendendo la progettazione, la realizzazione, la gestione, lo sviluppo
e la manutenzione della rete elettrica.
a certificazione del Sistema di Gestione Ambientale è rilasciata alle
organizzazioni che scelgono volontariamente di aderire alla norma UNI EN
ISO 14001.Tale norma ha la finalità di
guidare l’organizzazione nella strutturazione di un meccanismo virtuoso di
“pianificazione > attuazione > controllo > verifica” delle attività che interagiscono significativamente con l’ambiente.
Il sistema permette a ciascuna organizzazione di predisporre le procedure per:
• definire la politica ambientale e gli
obiettivi
• verificarne l’efficacia
• dimostrare a terzi la conformità alla
ISO 14001.
Il Sistema persegue il miglioramento
continuo delle prestazioni in campo
ambientale e viene periodicamente
verificato da una Società terza di certificazione che opera in conformità alla
norma UNI CEI EN 45012, nel settore
di competenza.
L
IL SISTEMA DI GESTIONE
AMBIENTALE
La crescente attenzione alle problematiche ambientali e la coscienza che
tutti i processi industriali hanno un
impatto significativo sull’ambiente
hanno spinto già da tempo l’Area di
Business Rete Elettrica dell’Enel ad intraprendere scelte gestionali ed operative volte alla salvaguardia dell'ambiente.
Oltre al rispetto degli obblighi legislativi previsti dalla normativa vigente,
cui da sempre l’azienda ottempera in
modo puntuale, la Rete Elettrica di
Enel Distribuzione ha scelto però di
attuare uno specifico Sistema di Ge-
stione Ambientale che permette un
controllo strutturato delle attività a valenza ambientale e l’ottimizzazione
dei relativi processi, la prevenzione e
anticipazione delle possibili problematiche ambientali compresa la riduzione dei rischi connessi ad incidenti
ambientali.
Il raggiungimento di un efficace miglioramento continuo della prestazione non può che basarsi sulla continua
ricerca di equilibrio (sostenibilità) tra
perseguimento di elevati parametri di
tutela ambientale e costo economico
necessario per raggiungere tali obiettivi.
Un’altra caratteristica importante che
il sistema possiede è costituita dalla
sua integrabilità con altri Sistemi di
Gestione (quali Sicurezza, Qualità,
ecc.) che può consentire all’azienda
di ottimizzare ulteriormente le prassi
operative e documentali.
LA POLITICA DI ENEL
DISTRIBUZIONE
I principi che la Rete Elettrica si impegna a rispettare nella sua missione sono sanciti nella Politica Ambientale, in
linea con la Politica Ambientale di
Enel S.p.A.
Il Manifesto della Politica Ambientale
ha lo scopo di dichiarare e diffondere
l’impegno assunto dall’organizzazione
a disciplinare le attività con effetto significativo sull’ambiente in un sistema
organizzativo volontario e procedurato.
L’impegno per l’ambiente riguarda gli
impianti, le risorse umane e la comunicazione ed è sottoscritto dal Chief
Operating Officer della Divisione Infrastrutture e Reti e della Divisione
Mercato di Enel.
Obiettivo del Sistema di Gestione
Ambientale: il miglioramento continuo.
I RIFLESSI
SULLO SVOLGIMENTO
DEI PROCESSI
L’individuazione degli impatti ambientali, riferibili ai processi gestiti dalla
Rete Elettrica è stata sviluppata nelle
seguenti fasi:
• analisi dei processi aziendali e, per
ciascuno di essi, individuazione degli elementi che interferiscono (o
possono interferire) con l’ambiente
(aspetti ambientali) in condizioni sia
normali ed eccezionali, sia di emergenza;
• individuazione, per ciascun aspetto
ambientale, dell’impatto generato
sull’ambiente (impatto ambientale);
• valutazione quali-quantitativa, per
ciascun aspetto individuato, del livello di significatività dell’impatto
generato.
L’analisi ha portato all’individuazione
dei seguenti aspetti ambientali significativi associati alle attività della rete
elettrica:
• detenzione ed uso di sostanze pericolose (oli, materiali contenenti
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amianto)
• produzione di rifiuti speciali
• detenzione di SF6 (gas serra)
• perdite di energia in rete
• generazione di rumore
• generazione di campi elettrici e magnetici
• presenza degli impianti (impatto visivo e uso del territorio)
• versamento accidentale di sostanze
pericolose e incendio (in condizioni
di emergenza).
La corretta gestione degli aspetti ambientali significativi è stata procedurizzata attraverso l’elaborazione di documenti di sistema (Istruzioni Operative) che forniscono indicazioni dettagliate sul corretto comportamento da
tenere da parte di tutto il personale
per garantire, oltre al rispetto delle
prescrizioni legislative, la salvaguardia
dell’ambiente e dell’efficienza organizzativa ed economica dell’azienda e
il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali.
Le performance ambientali associate
ad alcuni aspetti dipendono anche
dall’operato di terzi (ditte appaltatrici), motivo per cui la Rete Elettrica ha
ritenuto indispensabile dotarsi di idonee procedure per la gestione ed il
controllo ottimali di appalti ed approvvigionamenti.
La verifica della corretta applicazione
delle procedure viene effettuata regolarmente tramite un programma di visite di sorveglianza interne, coadiuvato da un programma di formazione ad
hoc.
Il Sistema di Gestione Ambientale della Rete Elettrica è applicato su tutto il
territorio nazionale, considerata l’omogeneità di distribuzione degli impianti e l’uniformità delle attività svolte, includendo sia l’organizzazione, costituita da una popolazione di circa
24.000 persone operante nella Sede
Centrale e nelle undici Unità Territoriali Rete (articolate in 11 Centri Alta
Tensione, 29 Esercizi e 129 Zone), sia
gli impianti (circa 1 milione di km di
elettrodotti di cui 20.000 km di linee
in alta tensione, 330.000 in media tensione, 730.000 in bassa tensione, e più
di 400.000 cabine di trasformazione
suddivise in 2.000 cabine di trasformazione da alta a media tensione e
410.000 cabine di trasformazione da
media a bassa tensione).
LA CERTIFICAZIONE
DEL SISTEMA DI GESTIONE
AMBIENTALE
L’Ente di certificazione ha attestato la
conformità del Sistema di Gestione
Ambientale alla norma UNI EN ISO
14001 verificando e valutando la doPAGINA 20
ORDINE
DEGLI INGEGNERI
DELLA PROVINCIA
DI MILANO
Corso Venezia, 16 - 20121 Milano
Tel. 0276003731 r. a. - Fax 0276004789
Internet:
http://www.ordineingegneri.milano.it
E-mail: [email protected]
Forum Qualità
accessibile dalla home page
del sito dell’Ordine
Membri del Consiglio
Gianfranco Agnoletto (Presidente)
Aldo Franchi (Segretario e Vice Presidente)
Alberto Sartori (Tesoriere)
Alberto Caleca (Vice Presidente)
Alberto Avanzini, Chiara Battistoni, Stefano Calzolari, Luciano Fassina, Mauro
Langfelder, Maria Cristina Motta, Gianluca Papini†, Federico Perotti, Domenico
Perrone, Luigi Rainero, Matilde Schiavoni
Certificato di conformità.
cumentazione di sistema (Manuale,
Procedure Gestionali e Istruzioni Operative) ed effettuando visite ispettive
nelle unità operative.
Nel corso del 2005 e 2006 lo stesso
Ente effettuerà gli audit di mantenimento per la verifica della persistenza
del rispetto dei requisiti imposti dalla
norma.
Nel 2007 l’Area Rete Elettrica sarà sottoposta a nuova analisi per il rinnovo
della certificazione, infatti l’ottica del
miglioramento continuo non può prescindere dalla continua revisione del
sistema stesso e conseguentemente
della sua autenticazione.
Per Enel Distribuzione Rete Elettrica
la certificazione ambientale ISO
14001 è uno degli strumenti per mantenere il proprio impegno per l’ambiente e per attuare coerentemente
strategie industriali che rispettino il
territorio e minimizzino l’incidenza
delle attività di servizio.
Il miglioramento delle prestazioni ambientali è obiettivo irrinunciabile e
viene perseguito ponendo le tematiche di carattere ambientale ai massimi
livelli di priorità gestionale.
Angelo Bargigia
BIBLIOGRAFIA
(1) Norma UNI ISO 14001 Sistemi di gestione ambientale: Requisiti e guida per
l’uso.
(2) Norma UNI CEI EN 45012 Requisiti
generali degli organismi di valutazione
e certificazione ei sistemi di qualità.
Orari di apertura della Segreteria:
Da lunedì a venerdì 9-12, 15-18,
escluso il venerdì p.m.
Servizi di assistenza dell’Ordine
Assistenza legale: avv. Giancarlo Conci
Riceve il mercoledì a settimane alterne
dalle 17.00 alle 19.00 su appuntamento
presso la Segreteria dell’Ordine
Assistenza Fiscale:
dr. Maurizio Riva
Riceve il martedì a settimane alterne dalle 17.00 alle 18.30 su appuntamento
presso la Segreteria dell’Ordine
Problematiche del lavoro:
Avv. Nadia Restivo
Riceve il primo lunedì del mese dalle
17.30 alle 19.30 su appuntamento presso
la Segreteria dell’Ordine
Assistenza tariffaria:
dr. ing. Erberto Botti
Riceve ogni giovedì dalle 17 alle 19 su
appuntamento presso la Segreteria dell’Ordine
Assistenza informatica:
dr. ing.Andrea Sommaruga
Riceve ogni primo martedì del mese non
festivo su appuntamento presso la Segreteria dell’Ordine
Recapito E-mail: [email protected]
Sportello Giovani:
dr. ing. Luigi Rainero
Riceve ogni lunedì dalle 17.30 alle 19.00
su appuntamento presso la Segreteria
dell’Ordine
Cassa Nazionale Ingegneri ed Architetti e temi collegati:
dr. ing.Angelo Selis
Riceve lunedì e martedì dalle 16.00 alle
19.00 a settimane alterne su appuntamento presso la Segreteria dell’Ordine
Sportello Qualità:
dr. ing. Luigi Weiller
Riceve il martedì a settimane alterne dalle 17.00 alle 19.00 su appuntamento
presso la Segreteria dell’Ordine
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
UNA RIVOLUZIONE ENTRA NELLE NOSTRE CASE
La Televisione Digitale Terrestre
Una presentazione della Televisione Digitale Terrestre, il sistema che sta entrando
progressivamente nelle nostre case e tra qualche anno manderà letteralmente
in pensione, rimpiazzandolo completamente, quello "analogico", utilizzato in tutto
il mondo da circa 60 anni. L'impatto sulle abitudini degli utenti sarà notevole:
programmi più numerosi, qualità video/audio migliore e servizi offerti simili a quelli
Internet. Dopo un accenno al concetto di televisione digitale, si descriveranno i sistemi
in grado di "diffonderla".Verranno menzionati anche i nuovi servizi fruibili.
a Televisione Digitale Terrestre
(DTT, Digital Terrestrial Television)
rappresenta una tappa fondamentale
nello sviluppo dei sistemi televisivi. Rispetto al ben noto sistema analogico
tradizionale, si tratta di un importante
punto di arrivo sia dal punto di vista
tecnologico che dei servizi. Termini
quali decoder, set-top box, multimediale, interattivo, virtuale, entreranno a
far sempre più parte del lessico familiare, come fu a suo tempo con telecomando, televideo, schermo piatto.A distanza di 50 anni dall'inizio delle trasmissioni TV in Italia, passando dal
bianconero al colore, nelle case degli
Italiani entra la televisione digitale. Per
legge i programmi televisivi entro il
2006 dovranno essere irradiati su frequenze terrestri solo in tecnica digitale. Potrà esserci qualche deroga, ma
oramai il percorso è segnato. Prepariamoci, dunque.
L
TELEVISIONE ANALOGICA
E DIGITALE:
LA GENERAZIONE
Il segnale elettrico video generato da
una telecamera analogica è, fatti i debiti distinguo, il corrispettivo del segnale
elettrico audio generato da un microfono. Nel primo caso, un "trasduttore" trasforma un'immagine fissa o in
movimento in un segnale elettrico che
ripete in modo continuo e "analogo" le
variazioni nel tempo e nello spazio della luminosità dei punti che compongono l'immagine, mentre nel secondo caso un trasduttore trasforma il suono in
un segnale elettrico che ripete in modo continuo e "analogo" le variazioni
di pressione sonora nel tempo.
Più precisamente, il segnale video è ottenuto esplorando rapidamente e sequenzialmente da sinistra a destra (righe) e dall'alto in basso (quadro) l'immagine messa a fuoco dall'obiettivo su
un trasduttore ottico-elettrico. Il numero di righe in un quadro e il numero di
quadri al secondo determinano sia la
risoluzione, o finezza di riproduzione,
Figura 1 - Schema
a blocchi del
processo
televisivo.
Figura 2 Processo di
conversione
AD/DA.
dell'immagine che il suo "sfarfallamento". Nello standard PAL adottato in Italia le righe sono 625 in un quadro, i
quadri si ripetono a cadenza di 25/s e
sono suddivisi in 50 semiquadri interallaciati a cadenza di 50/s. Quadro dopo quadro, il segnale ripete la nuova situazione di intensità luminosa dei punti che formano l'immagine.
Oltre alla necessità di fornire informazioni spazio-temporali e non solo temporali, la differenza sostanziale tra il
segnale video e quello audio è l'estensione in frequenza, o larghezza di banda, che per il segnale video è di tre ordini di grandezza superiore a quella
audio (circa 5 MHz rispetto a circa 5
kHz). In Fig.1 è mostrato lo schema a
blocchi semplificato della catena televisiva che porta alla riproduzione sul
televisore domestico dell'immagine
originale ripresa.
Nella televisione digitale il predetto segnale video analogico continuo viene
trasformato in segnale discreto mediante un campionatore-quantizzatore.
I campioni del segnale, prelevati a opportuna frequenza, vengono approssimati con un numero finito di ampiezze
o livelli possibili e il loro valore è trasmesso a distanza come numero binario rappresentato con una sequenza di
bit 0 e 1. L'operazione si effettua con
un Convertitore Analogico/Digitale
(A/D). In ricezione, un dispositivo
complementare chiamato Convertitore Digitale/Analogico (D/A) ricostruisce in base ai numeri binari ricevuti i
campioni "quantizzati" e quindi il segnale video analogico originale. La fedeltà di riproduzione rispetto all'originale è tanto migliore quanto più numerosi sono i livelli usati nel processo. 10
bit permettono di rappresentare 1024
livelli, un numero che nelle applicazioni televisive è ritenuto adeguato per
un'ottima qualità del segnale video. In
Fig.2 è mostrato il principio di conversione A/D e D/A di un segnale.
LA COMPRESSIONE
DEL SEGNALE TV
Per un'elevata qualità video, la normativa internazionale prevede che i campioni del segnale video di luminanza
→
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
PAGINA 21
A
R
G
O
M
E
N
T
I
ABBREVIAZIONI E ACRONIMI
ADSL
Asynchronous Digital Subscriber Line
CD
Compact Disc
COFDM
Coded OFDM
DBS
Direct Broadcasting Service
DTT
Digital Terrestrial Television
DVB-C-S-T Digital Video Broacast CableSatellite-Terrestrial
EPG
Electronic Program Guide
FEC
Forward Error Control
FO
Fibra Ottica
HDTV
High Definition TV
ICT
Information and Communication Technology
MHP
Multimedia Home Platform
MP3
MPEG audio Layer-3
MPEG
Motion Picture Expert Group
OFDM
Orthogonal Frequency Division Multiplexing
PAL
Phase Alternating Line
PSTN
Public Switched Telephone
Network
QAM
Quadrature Amplitute Modulation
QPSK
Quaternary Phase Shift
Keying
RF
Radio Frequency
Rms
Root mean square (valore efficace)
RTPC
R e t e Te l e fo n i c a P u b b l i c a
Commutata
SDH
Synchronous Digital Hierarchy
STB
Set-top Box
UHF
Ultra High Frequency
VHF
Very High Frequency
si prelevino a frequenza di 13,5 MHz,
quelli dei due segnali di crominanza a
6,75 Mhz ciascuno e che la codifica si
effettui con 10 bit. Il flusso binario risultante o bit rate è di (13,5 +
6,75x2)x10 = 270 Mbit/s.Velocità così
elevate, mentre sono ammissibili negli
studi televisivi, non lo sono affatto a
causa dell'eccessiva banda di frequenza richiesta per la diffusione della televisione digitale terrestre (DTT) destinata all'utenza residenziale.
Per ridurre il bit rate si effettua una
opportuna "codifica di sorgente", una
tecnica che consente di ridurre (comprimere) da 20 a 100 volte il flusso
originale di 270 Mbit/s. Nella DTT, la
velocità di trasmissione prevista per
un singolo programma televisivo (video+audio) è infatti compresa tra 2 e
15 Mbit/s. Per ottenere questa notevole riduzione si usa un dispositivo noto
come codificatore/compressore
MPEG-2, che elimina le "ridondanze
spaziali e temporali" del segnale video, costituito come visto da quadri
PAGINA 22
che si susseguono al ritmo di 25 al secondo. Il compressore MPEG-2 analizza ogni quadro, sopprime le inevitabili
informazioni ridondanti (ogni quadro
ha molte informazioni già contenute
nello stesso quadro o nei precedenti)
e, per ridurre ulteriormente il bit rate,
crea informazioni estrapolandole dai
quadri circostanti. Più precisamente,
in un gruppo di quadri successivi memorizzati si analizza ogni quadro, si
eliminano le ridondanze presenti al
suo interno (come in una foto digitale) e si trasmettono codificate solo le
variazioni. Il ricevitore può così ricostruire un quadro in base a quelli ricostruiti più recentemente. Per evitare
che per eventuali errori l'immagine ricostruita si degradi eccessivamente, si
trasmette periodicamente un quadro
originale completo.
I sistemi di compressione sviluppati
dal Consorzio MPEG per i segnali audio permettono invece di ridurre di
circa una decina di volte il bit rate di
1,5 Mbit/s altrimenti necessario per i
due canali stereo. Un sottoprodotto di
queste tecniche è il noto sistema MP3,
che consente di scaricare da Internet
e memorizzare sino a migliaia di brani
musicali compressi con qualità "quasi
CD".
LA DIFFUSIONE TV
La diffusione o trasmissione circolare
(broadcasting) di segnali audio e video si propone di far arrivare via radio, cavo coassiale o fibra ottica i programmi emessi da una stazione a molti
utenti. In Italia, la radiodiffusione analogica di programmi audio risale agli
anni '20 e quella di programmi TV agli
anni '50.
La TV analogica terrestre è diffusa
con modulazione di ampiezza entro
canali radio di larghezza compresa tra
7 e 9 MHz a seconda delle bande di
frequenza in cui sono allocate. Queste
ultime sono 5 (da I a V) e si estendono
da 52,5 a 862 MHz.
La TV analogica satellitare è diffusa
con modulazione di frequenza da satelliti geostazionari, distanti circa
42.000 km dal centro della terra, entro
canali radio di larghezza compresa tra
27 e 36 MHz allocati nella cosiddetta
banda KU, che si estende da 10,7 a
12,75 GHz. I principali consorzi che
gestiscono satelliti di interesse europeo sono Eutelsat ed Astra.
La diffusione della TV digitale è molto
più recente. Le tecniche digitali sono
progredite infatti parallelamente allo
sviluppo dell'industria dei semiconduttori, che ha permesso di realizzare
circuiti integrati molto complessi e veloci che in un singolo "chip" integrano
milioni di transistori che operano in
tempi anche dell'ordine dei picosecondi. Lo sviluppo congiunto di efficienti algoritmi di "codifica di sorgente" (compressione) e di "codifica di canale" (uso sia di codici correttori di errore, che pur aumentando leggermente il bit-rate, riducono drasticamente la
probabilità di errore, sia della modulazione più adatta alle caratteristiche di
propagazione del mezzo trasmissivo
impiegato) ha reso infine possibile arrivare prima alla diffusione televisiva
digitale satellitare e ora a quella terrestre.
La TV sia analogica che digitale diffusa
via cavo ha avuto sinora in Italia uno
sviluppo territoriale più limitato rispetto ai sistemi terrestri e satellitari.
LA STRUTTURA
DELLA RETE TV
La TV digitale terrestre richiede una
rete trasmissiva che comprende la generazione, la distribuzione e la diffusione dei programmi in DTT.
Il consorzio DVB (Digital Video Broadcasting) ha emesso le norme DVB-S,
DVB-C e DVB-T rispettivamente per la
TV digitale da satellite, cavo e terrestre. Nella diffusione digitale da satellite si usa la modulazione tipo QPSK e
la banda occupata da un canale televisivo è di 36 MHz.
La modulazione usata nella TV digitale
terrestre è invece la COFDM (Coded
Orthogonal Frequency Division Multiplexing), basata sul principio delle frequenze portanti multiple, e precisamente: con un certo numero di segnali video e audio digitalizzati e compressi, congiuntamente a dati funzionali o di servizio, si forma un unico
flusso dati multiplexati; questo flusso
dati, denominato Transport Stream
Multiplex, o semplicemente MUX, è
composto da sequenze di pacchetti
di 188 byte e può contenere da 4 a 6
programmi TV completi; il flusso dati
viene quindi suddiviso in tanti flussi a
velocità molto più bassa ciascuno dei
quali modula digitalmente in QPSK, in
16 QAM o in 64 QAM una delle migliaia di por tanti disponibili. La
COFDM conviene perché ciascuna
delle portanti è modulata con un bitrate molto più basso di quello d'origine, e pertanto gli errori in ricezione
causati da eventuali percorsi multipli
di propagazione dovuti a riflessioni
sono molto minori.
I principali vantaggi della DVB-T si
possono così riassumere:
• Maggiore efficienza spettrale. Un
singolo canale assegnato ad 1 programma TV analogico può contenere 4 o 5 programmi TV digitali, con
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
conseguente maggiore scelta di programmi
• Minor potenza irradiata. A pari area
di copertura, la potenza dei trasmettitori è inferiore perché il segnale digitale è più resistente ai disturbi e alle interferenze rispetto all'analogico
• Possibilità di creare "reti isofrequenziali". Con dei trasmettitori che
diffondono lo stesso segnale sulla
stessa frequenza, si avrebbe un notevole risparmio di canali radio per
servizi TV terrestri
• Migliore qualità di ricezione
audio/video
• Possibilità di trasmettere, oltre ai segnali video e audio, anche dati per
servizi di vario tipo (ad es. applicazioni interattive tipo Internet, aggiornamenti software per i set-top
box, ecc.)
L'antenna di ricezione della TV analogica è compatibile con quella per il digitale terrestre e, se esso è a norma e
correttamente funzionante, non si deve intervenire sull'impianto domestico di ricezione.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Attualmente la Rai diffonde sul territorio nazionale due MUX (gruppi) di
programmi. Il "Mux A" comprende i
programmi dei tre canali principali
Rai (RaiUno, RaiDue, RaiTre e RaiUtile)
e in futuro anche programmi di interesse locale a diffusione regionale; il
"Mux B" contiene cinque canali tematici (RaiSport, RaiNotizie24, RaiDoc e
RaiEdu).
La rete di trasmissione Rai per DTT
consiste di una stazione terminale di
testa nazionale centralizzata, o "headend", dove i canali televisivi vengono
digitalizzati e compressi, una rete di
trasporto via satellite per distribuire il
segnale ai siti trasmissivi e una rete
diffusiva che trasmette il segnale all'utenza. In futuro, al fine di avere un percorso ridondante di trasmissione, la
rete sarà affiancata da collegamenti
SDH in fibra ottica o in ponte radio.
Nel corso del 2005, per la generazione
e la trasmissione dei segnali digitali
dei canali locali è prevista la realizzazione anche di "headend" regionali,
per cui lo schema della rete diventerà
quello di Fig. 3.
La descrizione sistemistica del processo di trasmissione e diffusione riportata nell'articolo in generale non è valida per gli operatori diversi da RAI. Infatti, mentre le strutture dei singoli impianti (headend e siti diffusivi) sono
simili, lo schema di rete è diverso perché gli altri operatori non hanno la regionalizzazione e, in generale, hanno
una rete di distribuzione che è o solo
Figura 3 - Rete di
trasmissione del
MUX A.
Figura 4 - Schema
di principio dello
headend.
via satellite (ad es. Mediaset) o che si
appoggia anche ad altre reti (ad es.
La7 con Telecom Italia).
LA STAZIONE DI TESTA
O HEADEND
Lo schema di principio dello headend
nazionale, in cui vengono generati i
programmi nazionali da trasmettere sul
digitale terrestre, è mostrato in Fig. 4.
I segnali televisivi e radiofonici in formato analogico o digitale non compresso sono innanzitutto codificati e
compressi secondo lo standard MPEG2 e trasformati in flussi dati audio e video. Nello stadio successivo i flussi
dei singoli canali sono inviati a un
multiplexer che li raggruppa creando
un unico flusso dati al quale vengono
aggiunti quelli relativi alle applicazioni e ai servizi interattivi.
Lo headend trasmette verso il satellite
diversi programmi, di cui solo alcuni
verranno diffusi nella DTT; gli altri
programmi potranno invece essere ricevuti solo dagli utenti dotati di impianto satellitare.
Per poter separare facilmente i canali
DTT dagli altri nei siti diffusivi e negli
headend regionali, la multiplazione avviene in due stadi. Nel primo stadio
vengono raggruppati i canali DTT; nel
secondo vengono aggiunti gli altri canali da inviare al satellite. Il flusso dati
all'uscita del secondo stadio di multiplazione viene infine inviato a un mo-
dulatore QPSK che genera il segnale
IF da inviare al trasmettitore per il collegamento "up-link", ossia nella tratta
terra-satellite.
Gli headend regionali hanno uno
schema simile allo headend nazionale;
la differenza è che i programmi nazionali ricevuti dall’headend nazionale
sono già codificati, mentre quelli regionali, codificati localmente, vengono
giustapposti ai nazionali tramite uno
stadio di multiplazione.
LA DISTRIBUZIONE
Il segnale generato negli headend viene inviato ai siti diffusivi mediante la
cosiddetta rete di distribuzione. Essa è
costituita da collegamenti via satellite
e da collegamenti terrestri (rete SDH
in fibra ottica e/o collegamenti in ponte radio).
Attualmente, i siti diffusivi per il segnale DTT ricevono il segnale quasi esclusivamente dal satellite Hot Bird, in
quanto si tratta prevalentemente di siti
nuovi o che non hanno ancora un collegamento via terrestre.A regime, la rete di distribuzione del segnale DTT
sarà del tutto analoga a quella attuale
per il segnale analogico. I collegamenti
principali saranno via rete SDH in fibra
ottica o ponte radio (per fare questo la
Rai sta potenziando la rete attuale),
mentre i collegamenti via satellite serviranno da riserva in caso di interruzione del collegamento terrestre.
→
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
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A
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I
LA DIFFUSIONE
La televisione digitale terrestre è diffusa sul territorio nazionale da sistemi
radianti dedicati o condivisi con altre
emittenti. La rete di diffusione provvede alla copertura del territorio rispettando le normative del Ministero delle
Comunicazioni, che impongono un
grado di progressiva copertura in termini di percentuale di popolazione
raggiunta dal servizio, e precisamente:
• 50% entro il 1° gennaio 2004
• 70% entro il 1° gennaio 2005
• passaggio al sistema digitale entro il
31 dicembre 2006.
Un tipico sito diffusivo è costituito da
due parti fondamentali: la prima si occupa di ricevere il segnale digitale dalla rete di distribuzione (satellitare o in
ponte radio) e la seconda a diffonderlo sul territorio nazionale secondo lo
standard DVB-T.
In un sito diffusivo, il segnale ricevuto
dallo headend è un tipico segnale televisivo digitale da satellite, cioè compresso con codifica MPEG-2 e modulato QPSK. Prima di inviare il segnale al
trasmettitore esso deve essere demodulato ed elaborato opportunamente
in modo da formare il "transport
stream" con modulazione COFDM da
irradiare verso gli impianti domestici
degli utenti.
Le caratteristiche fondamentali dei trasmettitori a standard DVB-T sono le
seguenti:
• trasmissione in modalità COFDM
(Coded Orthogonal Frequency Division Multiplexing) in modalità 2K:
- portanti attive 1705
- intervallo di guardia di 1/32
• canalizzazione a 7 MHz in banda III
(VHF) o a 8 MHz nelle bande IV e V
(UHF)
• schema di modulazione 64 QAM.
• codifica di canale (FEC=2/3 e ReedSolomon (204,188)).
A parità di area di copertura, lo standard digitale permette di utilizzare trasmettitori con potenza RF nettamente
inferiore rispetto agli attuali trasmettitori analogici. Sono state individuate le
classi di potenza indicate nella Tab. 1.
La diffusione del segnale DVB-T avviene sulle stesse bande di funzionamento
e con la stessa canalizzazione del servizio analogico (VHF Banda III, UHF Banda IV e V).Anche se il canale della diffusione televisiva DTT occupa la stessa
banda di un normale canale televisivo
analogico, il suo contenuto corrisponde a più programmmi TV, costituiti da
video, audio e dati. I canali assegnati
per irradiare il segnale digitale sono
frutto di una attenta pianificazione delle frequenze, con il contributo derivante anche dalla dismissione di servizi
PAGINA 24
Classe di potenza
Potenza (kW rms)
% totali per RAI
Bassa
Medio-Bassa
Media
Medio-Alta
Alta
< 0,25
0,25-0,5
0,5 - 1,25
1,25 - 2,5
2,5 - 5
25%
20%
30%
15%
10%
Tabella 1.
analogici di emittenti regionali private.
Nel caso il segnale digitale debba essere irradiato da un sistema radiante esistente in condivisione con un altro
servizio digitale o analogico, per evitare interferenze si ricorre all’utilizzo di
opportuni filtri combinatori.
Dopo il filtraggio il segnale può essere
irradiato sull’area da servire da un sistema di antenne a cortina (Sistema
Radiante) che consentono di sagomare
opportunamente la direzionalità del fascio irradiato per garantire il rispetto
dei livelli di interferenza ammessi nel
bacino d'utenza considerato.
SERVIZI
Il segnale DTT è ricevuto nelle nostre
case attraverso lo stesso impianto
d’antenna attualmente usato per il segnale analogico delle emittenti nazionali e locali; verranno pertanto mantenuti gli stessi componenti quali le antenne direzionali Yagi (per le bande
III, IV e V), ed i dispositivi che compongono l’impianto di distribuzione
interno (cavi, amplificatori, filtri, miscelatori/demiscelatori, attenuatori,
partitori e diramatori). Dovrà però essere installato vicino all’apparecchio
televisivo un nuovo dispositivo chiamato “decoder” o “set-top box” (STB).
Tale dispositivo, disponibile in commercio nelle due versioni “interattiva”
e “non interattiva”, provvede alla ricezione del segnale digitale ed alla sua
riconversione in segnale analogico riproducibile sui normali apparecchi televisivi.Attraverso un telecomando ad
infrarossi si può anche accedere ai servizi interattivi.
La "piattaforma digitale" DVB rende disponibile una gamma di servizi del tutto nuovi che arricchiscono significativamente l’offerta televisiva tradizionale. I servizi per gli utenti sono suddivisi
in due categorie: enhanced broadcasting e interactive broadcasting.
Con il termine "enhanced broadcasting" si intendono tutti i miglioramenti qualitativi legati al segnale televisivo e alla fruizione dei programmi,
quali ad esempio:
• possibilità di trasmettere immagini
in alta definizione (HDTV);
• migliore qualità audio (qualità equi-
valente ai CD) e possibilità di programmi multilingue;
• possibilità di avere un Teletext più ricco di contenuti e grafica con immagini, ipertesti, clip audio/video, ecc.;
• EPG (Electronic Program Guide) in
grado di fornire informazioni aggiornate in tempo reale sulla programmazione;
• servizi interattivi senza canale di ritorno, ossia con caratteristiche di
“interattività locale”, in cui i contenuti, trasmessi ciclicamente, vengono memorizzati nel ricevitore per
essere utilizzati in una fase successiva dall’utente.
L'avvento della televisione digitale
consente l'effettiva convergenza tra
informatica e televisione con l'offerta
di servizi interattivi veri e propri ("interactive broadcasting"). Qui il singolo
utente può decidere quali contenuti
ricevere o a quali servizi di suo interesse potere accedere. Appartengono a
questa categoria servizi come la posta
elettronica, il commercio elettronico
e, in genere, i servizi pay-per-view. Per i
servizi interattivi è necessario che nel
ricevitore si abbia un canale di ritorno,
realizzato tramite un modem PSTN o,
meglio ancora ADSL, per trasmettere
informazioni a ritroso ed interagire
con il fornitore dei programmi o dei
servizi. Per i servizi pay-per-view che
possono essere forniti anche senza canale di ritorno, è necessaria una smart
card, ad esempio del tipo prepagata, da
inserire nel ricevitore e che abilita il
servizio o la visione del programma.
CONCLUSIONI
La Televisione Digitale Terrestre è una
realtà che sta entrando nelle nostre case
più rapidamente di quanto si possa immaginare. Per contribuire a rendere più
consapevoli le nostre scelte,si è ritenuto
utile fornire un'informazione sommaria
su quanto c'è dietro questa tecnica.
RINGRAZIAMENTI
Gli autori ringraziano gli ingg. Damiano Stanga e Giuseppe De Angelis, di
Sirti S.p.A. per il prezioso contributo
dato nella stesura dell'articolo.
Francesco Crescentini
Alessandro Fenyves
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
LA CONSAPEVOLEZZA A SALVAGUARDIA DELLE INFORMAZIONI
Cronaca di un attacco informatico
Information security: sicurezza organizzativa e tecnologica, la legge a supporto,
gli Standards e le direttive Internazionali.
ilano, settembre 2004. Sala riunioni Executive. Consueta revisione del Budget mensile. II mio staff
ed io eravamo assorti fra numeri, quadrature e considerazioni strategiche.
La mia segretaria annuncia l'arrivo di
un funzionario della Guardia di Finanza.... Ho subito pensato a qualche
controllo fiscale, il che non mi creava
particolari preoccupazioni. Sospendo
la riunione e mi appresto a ricevere il
funzionario. In due parole mi spiega
la motivazione della visita: attacco
informatico. Tra me e me penso:
"...siamo una piccola impresa italiana, fatta dì poco più di 100 dipendenti, senza particolari esposizioni internazionali. A chi potrebbe saltare in
mente di attaccarci? A quale pro?
...eppure ho investito, alcuni mesi or
sono, circa 10.000 Euro per la messa
in sicurezza del nostro sistema informatico: firewall e antivirus". Chiedo
ulteriori spiegazioni e nel frattempo
convoco il responsabile ICT, un ragazzo, a detta di tutti, sveglio e competente. Per farla breve da un computer della mia azienda è stato portato a
termine, prove alla mano, un attacco
illegale verso un ente governativo.
Faccio intervenire nella discussione il
mio responsabile dei sistemi informativi che, nel frattempo, dopo aver
ascoltato il resoconto del funzionario, aveva assunto un colore poco rassicurante. II ragazzo spiega, balbettando, che non risulta nulla di simile
dai suoi "log" (tracciati degli eventi
accaduti sul computer), o meglio, che
non riesce a riprodurli adeguatamente ma che tutti i giorni effettua i "dovuti" controlli, a quanto pare sembra
ciò non sia sufficiente, il rapporto
della GdF è ineluttabile .... il panico
sale.
La legge è chiara in proposito ed io
sono perfettamente conscio delle
conseguenze penali ed amministrative a cui, in quanto rappresentante legale, potrei andare incontro, dunque
devo trovare una soluzione per provare l'estraneità dell'azienda e quindi
dei miei dipendenti al fatto increscioso. Mentre il funzionario intervista il
"competente" ragazzo, mi viene in
mente un vecchio amico, compagno
di studi di ingegneria e "mago" del-
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DEFINIZIONI
SISTEMA INFORMATIVO
Si divide in: formalizzato, non formalizzato e basato su computer. Abbraccia organizzazione
processi, procedure, tecnologia, ruoli, responsabilità e canali di comunicazione all'interno dell'intera azienda.
SISTEMA INFORMATICO
È parte integrante del sistema informativo, con riferimento specifico all'area tecnologica.
HACKER
II termine venne coniato al MIT (Massachussetts Institute of Technology), ancora quando i
computer non esistevano, attraverso la parola "hack" usata per indicare un "inciso" brillante e
goliardico. In seguito il termine hack venne usato per indicare ogni intervento o "scherzo"
astuto ad opera di studenti del MIT; il fautore dello scherzo era chiamato hacker. Lo sviluppo
della cultura informatica ha permesso l'applicazione del gergo degli studenti del MIT al mondo
IT. Nel gergo informatico hacker significa: abile, esperto in discipline legate al mondo dei computer, delle reti e dell'elettronica, significa condividere una cultura, uno stile dì vita. Nel gergo
comune invece è spesso confuso con il termine cracker, quindi, a scanso di equivoci, è stato associato l'aggettivo ethical al sostantivo hacker.
CRACKER
Cracker è la figura che tipicamente commette crimini informatici. In inglese cracker indica colui che entra abusivamente in sistemi altrui per danneggiarli, utilizzarli per attacchi illeciti oppure per sfruttare la banda di rete o la potenza di calcolo.
LAMER
Termine riferito, in genere, a ragazzini dalle limitate conoscenze informatiche, che si introducono in sistemi altrui con l'unico scopo di danneggiarli per divertimento.
PHREAKER
È l'unione dei termini "phone", "freak" ed "hacker". Negli anni sessanta-settanta i freak rappresentavano un movimento contro culturale. II "phreaking" è legato specificatamente all'utilizzo
di tecnologie telefoniche quali VoIP, esplorazioni di Network GPRS e UMTS.
ALCUNI DATI
Gli incidenti segnalati dal 1995 al 2003 sono passati da circa 2.400 a oltre 130.000. Le vulnerabilità accertate sono passate da poco più di 170 nel 1995 a più di 4.100 nel 2002 per scendere
poi a circa 3.750 nel 2003. Ogni computer connesso ad internet è potenzialmente suscettibile
di circa 60 attacchi per ogni ora di connessione. In Italia circa il 98% dei reati informatici non
viene denunciato.
l'informatica che ora si occupa di sicurezza, "Computer Forensics" per
esattezza. Recupero il numero di telefono e lo chiamo spiegandogli il
problema e la sua gravità. In poco più
di mezz'ora è in azienda. Per prima
cosa controlla l'aggiornamento del firewall, responso: mai effettuato dopo
il suo acquisto, la configurazione
idem.... Grazie alla sua abilità si riesce
a dimostrare alla GdF che il computer utilizzato per l'attacco è stato violato in precedenza ed è stato utilizzato come ponte per sferrare l'attacco
illecito. Tutto torna alla normalità, la
mia preoccupazione svanisce, non
del tutto però, ed il colore del responsabile dei sistemi informativi
torna rassicurante...
Chiedo al mio "caro" amico di tornare i giorni successivi per compiere
un controllo, insieme con il personale ICT, del nostro sistema informativo... non vorrei fossero stati duplicati
e quindi sottratti: liste clienti, piani di
vendita e marketing, anagrafiche, business plan, brevetti e quant'altro...
Dopo alcuni giorni il risultato che temevo: tutti i file riservati erano stati
copiati. I danni potenziali incombenti
si possono più che immaginare....
A fronte di questo episodio, l'evidenza del pericolo reale unita alla errata
convinzione comune di non essere
potenziale obiettivo di malintenzionati del mondo informatico, fanno riflettere. A tal proposito alcune domande risultano più che lecite.
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In che modo ed a che scopo può avvenire un attacco? Perché gli attacchi
avvengono anche alle Piccole e Medie Imprese? Chi meglio può proteggere un'azienda ed il suo sistema
informativo? Quali sono le leggi e le
procedure legate all'information security (sicurezza delle informazioni)?
II patrimonio delle informazioni ed il
loro elevato valore strategico sono
sempre stati al centro delle policy
aziendali, soprattutto delle grosse
Corporate. Compagnie telefoniche,
Software House, Assicurazioni e Istituti Finanziari in testa, hanno da sempre avuto un occhio di riguardo, mai
sufficiente, per proteggere dati e
informazioni, ancor di più con il
diffondersi di strumenti per il commercio elettronico. Tutto ciò non ha
però evitato, e non evita, attacchi
informatici, intrusioni ed atti illegali
legati al mondo aziendale. Ma come è
potuto, e come può, avvenire ciò a dispetto di milioni di euro spesi in tecnologia informatica?
meno, ad aiutare qualcuno che
sembra essere in difficoltà. Un esempio di un'azione di ingegneria sociale può essere una falsa e-mail, od
una telefonata, da parte dell'attacker, fingendosi amministratore
di sistema, a un dipendente di qualche grosso ente. Vengono richiesti,
utilizzando professionalità e gergo
aziendale ma soprattutto l'arte della maieutica, nome utente e password dell'account, con la motivazione di un controllo sul server
aziendale. Se la tecnica funziona,
l'ingegnere sociale avrà ottenuto
quel che cercava, ossia una porta
aperta nel sistema informatico target da cui potrà iniziare l'attacco.
Gli attacchi, di vario genere e gravità, possono essere attuati con motivazioni e scopi diversi. Si va dalla
motivazione personale, scherzo o
perfino ricatto, a quella più illegale
di danneggiamento di un sistema
informatico o acquisizione di informazioni altamente riservate."
"Per fare un po' di chiarezza, è bene
sapere che sicurezza dei sistemi
informativi significa, anche e prima di tutto, sicurezza organizzativa, non solo sicurezza informatica.
Un'azienda può disporre dei più sofisticati strumenti informatici, soddisfacenti i migliori standard di
mercato, e vedersi il proprio sistema di gestione delle informazioni,
violato inesorabilmente. Una fortezza ha sempre un passaggio segreto
da cui entrare ...questo significa che
se non si riesce ad attaccare la tecnologia si attacca l'organizzazione
in quanto realtà di cultura e di persone, quindi la sua sfera socio-organizzativa. Per fare ciò occorrono capacità non comuni, tipiche dell'ingegnere sociale. La disciplina in
questione è l'ingegneria sociale, ovvero Social Engineering. Ora, tralasciando per brevità la definizione
di Popper, per ingegneria sociale si
intende lo studio del comportamento umano, in tutte le sue forme, unito all'utilizzo di tecniche avanzate
di comunicazione, relazione, negoziazione, persuasione, consuasione
e business intelligence al fine di procurarsi informazioni. Tali informazioni sono generalmente usate per
scopi diversi come quello di ottenere l'accesso ad una rete aziendale.
Le tecniche di Social Engineering si
basano essenzialmente su alcuni
presupposti psicologici, fra cui la
propensione delle persone a rispondere a domande dirette che non si
aspettano o la tendenza, spiccata o
L'episodio descritto si riferisce alla
realtà della maggior parte delle aziende presenti in Italia: le Piccole e Medie Imprese. Esse costituiscono l'ossatura economica del nostro paese. A
diverso titolo e natura, ognuna di esse è fautrice di innovazione,
tecnologia e business. C'è il pericolo
ed il motivo per cui questa fascia di
aziende possa essere attaccata?
"Il pericolo di un attacco, da parte di
malintenzionati esiste sempre e comunque, per tutti, società, enti pubblici, istituti finanziari, nessuno escluso, anche per i privati, i motivi possono essere diversi: carpire informazioni riservate e strategiche, ottenere dati personali e sensibili, qui lo scopo
può essere il furto d'identità, oppure
usare PC poco protetti, per esempio
in realtà quali PMI e privati, come
ponte per sferrare un attacco. Questo
avviene perché, in genere e per la
maggior parte dei casi, è più semplice penetrare in queste aziende piuttosto che in quelle dimensionalmente più importanti, sia per motivi di sicurezza tecnologica che organizzativa. Questione anche di budget allocati alla sicurezza informatica.... Ovviamente occorre non fare di tutta l'erba
un fascio, il fattore conoscenza, sensibilità, consapevolezza e cultura dell'information security gioca un ruolo
fondamentale a qualsiasi livello dimensionale d'impresa. "
Le autostrade dell'informatica, siano
esse su rete fissa o mobile, via cavo o
via etere, presentano dunque alcuni
problemi di sicurezza se associate al-
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la vulnerabilità intrinseca dell'essere
umano sul lato sociale. L'equilibrio attorno ad un livello minimo di protezione di un sistema ad interazione
mista uomo-macchina risulta quindi
essere instabile. Chi meglio allora
può proteggere un'azienda ed il suo
sistema informatico?
"Information security significa sia
sicurezza organizzativa, sia sicurezza tecnologica, per questo le
competenze necessarie per proteggere un'azienda ed il suo sistema
informatico devono essere ricercate
in figure di consulenza aziendale,
legale, ICT e non da ultimo di ethical hacking. L'integrazione delle loro conoscenze, capacità ed abilità
possono garantire un approccio corretto e diligente al tema della sicurezza dei sistemi informativi, quindi organizzazione, processi e tecnologia. Ho parlato di ethical hacker
non a caso... chi meglio di colui che
ha messo a dura prova la sicurezza
dei migliori sistemi informatici può
dare un fattivo contributo? Ho precisato ethical, "etico'; per rafforzare
un significato che viene troppo spesso travisato ed automaticamente
associato, dai più, ai crimini informatici. Il profilo psicologico di un
hacker può riassumersi nell'irrefrenabile curiosità intellettuale, nella
ricerca del sapere e nella cultura
del talento. L'attività di hacking si
realizza nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare le limitazioni dei sistemi informatici,
dei protocolli per la comunicazione
mobile e via discorrendo, il fine è
quello di pubblicare e condividere i
risultati ed evitare errori futuri a
beneficio della sicurezza, a grandi
linee lo stesso concetto che ha mosso l'open source. Purtroppo come in
ogni movimento, esiste, anche per
quello hacker, il lato oscuro."
Parlando di sicurezza, di trattamento
e salvaguardia delle informazioni, di
organizzazioni e processi coinvolti
non si possono tralasciare gli aspetti
legali e normativi di riferimento. La
legge sulla privacy, D.L.vo 196/2003,
e gli standard BS7799 (ISO 17799) sono due esempi per garantire la tutela
del patrimonio informativo dell'azienda, la sua struttura ed i suoi sistemi. Le direttive del Nuovo Accordo
(Basilea2) introducono il concetto,
ex novo, di Rischio Operativo (...rischio di perdite dirette o indirette risultanti dall'inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi informativi, oppure di
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origine esterna....) legandolo alla determinazione dei rating bancari per il
patrimonio di vigilanza.
In ultima analisi, quali sono le leggi,
gli standard e le direttive internazionali legati all'information security?
È entrato in vigore il Codice della
Privacy, D. L. vo 196/2003, lo scorso
Gennaio 2004. Esso ha sostituito
una normativa che esisteva da quasi otto anni, la legge 675/1996. Le
scadenze introdotte dal Codice della
Privacy, il DPS, acronimo che sintetizza il Documento Programmatico
sulla Sicurezza, e con esso le misure
minime di sicurezza obbligatorie,
hanno ulteriormente rafforzato il
concetto che almeno i dati personali debbano essere protetti. Molte
aziende, a scapito della dovuta diligenza, affrontano l'implementazione delle misure minime con discrezionalità e sufficienza. Mi permetto
di sottolineare che le "misure minime" devono essere considerate un
punto di partenza inderogabile e
non un obiettivo da raggiungere,
un investimento e non un costo. Le
norme ISO 17799 (STD internazionale per mantenere il controllo dei
processi legati alla sicurezza delle
informazioni definendo: ruoli, responsabilità, procedure e canali di
comunicazione all'interno dell'organizzazione) sono allora un valido strumento per superare ogni tipo
di incertezza ed inadeguatezza, forti di un approccio strutturato che
vanta il riferimento a parametri
obiettivamente ed universalmente
riconosciuti, offrendo una solida
garanzia al titolare del trattamento
dei dati: aver correttamente adempiuto agli obblighi di legge. Inoltre
le norme ISO 17799 rivestono un
ruolo fondamentale nella gestione
del Rischio Operativo. Con l'avvento
di Basilea2, le banche dovranno accantonare capitali commisurati al
rischio (di credito, di mercato ed
operativo) dei loro clienti. Esse cominceranno a valutare le aziende,
soprattutto le piccole e medie, per la
loro capacità di gestire il rischio
d'impresa, sia a livello finanziario,
che organizzativo, che commerciale, che operativo,.... Gli affidamenti
alle imprese saranno così inevitabilmente legati a tali rischi: più
un'impresa sarà rischiosa, minori
saranno gli affidamenti a cui avrà
accesso, più alti saranno i tassi d'interesse passivi che dovrà pagare. "
Pierpaolo Riva
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
a cura di
Chiara Battistoni
THE ROAD TO REALITY
di Roger Penrose
Alfred A. Knopf
New York, 2005
Otto anni di lavoro, quasi 1100 pagine organizzate in 34 capitoli: più
che un libro da leggere è un’opera
omnia da consultare al bisogno.
“The Road to Reality” è l’ultima fatica di Roger Penrose, l’eclettico
professore che insegna matematica
all’Università di Oxford e che ha lavorato con Stephen Hawking alla
teoria dei buchi neri, autore de “La
mente nuova dell’imperatore”, un
libro che già nel 1992, studiando le
connessioni tra mente, computer e
leggi della fisica, anticipava molti
dei temi più attuali delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Per ammissione dello stesso autore, “The road to reality” è un testo
complesso, con abbondanti richiami (non solo concettuali ma sostanziali) alla matematica, quella
che noi ingegneri studiamo nei
fondamentali di analisi, tanto complesso da inserire perfino esercizi
alla fine di ogni capitolo, con tanto
di segnalazione del livello di difficoltà e soluzioni disponibili in internet (ottimo esempio di multimedialità e interattività applicata alla
lettura).
Eppure basta uno sguardo all’indice per capire che è un libro speciale, da assaporare con calma. Lo
stesso Penrose, nella sua prefazione, propone diversi criteri di lettura; ha ragione quando scrive che
la matematica può essere raccontata: qui perfino le didascalie sono
così chiare da essere esse stesse
sintesi efficaci di concetti complessi, come accade nel capitolo
28, dedicato alle teorie sulle origini e l’evoluzione dell’universo op-
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pure nel capitolo 17 che esplora
la dimensione spazio-temporale.
Non scora ggiatevi, dunque, di
fronte alla mole di questo libro,
scegliete un capitolo (i primi sono
r iser vati alle radici del sapere
scientifico e ai numeri, gli ultimi
alle leggi dell’universo) e immergetevi con calma rif lessiva nella
lettura, come se foste nuovamente
di fronte a uno dei tanti testi che
hanno accompagnato i nostri studi.
Passo dopo passo, tra una formula
e l’altra, troverete spunti di riflessione, concetti matematici che vi
rimandano ad esperienze professionali.
Con la sua prosa Pensore riesce a
comunicare tutta la forza creativa
della matematica, capace di costruire modelli interpretativi della
realtà, suggerendoci riflessioni filosofiche, foriere di idee innovative.
E’ attraverso la rilettura della teoria
dei numeri, le serie di Fourier, le
superfici di Rieman, la teoria quantistica che Penrose dipinge tutta la
bellezza e lo stupore per l’universo
in cui viviamo; pur nel rigore e nella lucidità del matematico, l’autore
riesce a trasmettere la passione
che anima lo scienziato, che si trasforma in forza generatrice.
Ma è nel capitolo finale “ Where
lies the road to reality?” che matematica, fisica, chimica e scienze
naturali si riappropriano della dimensione epistemologica e trovano una prima sintesi; è in queste
pagine che Penrose approfondisce il ruolo autopoietico della
mente umana, superando il concetto antropico (peraltro già oggetto di perplessità e critiche nei
capitoli precedenti) e avviandosi
verso una teoria non computazionale della conoscenza.
A colpire è soprattutto la capacità
di offrire al lettore scenari inesplorati, ricordando quanto importante sia osservare ogni nuovo
problema da punti di vista diversi; forse abbiamo soprattutto bisogno di cambiare prospettiva nell’osservare i fenomeni, nell’esplorare i problemi; un’attitudine che
abbiamo perso e che dovremmo
riscoprire. Il XXI secolo, ci ricorda Penrose con una nota di vibrante ottimismo, ci riserverà inedite quanto meravigliose scoperte, purché si trovino idee nuove,
for ti, capaci di guidarci ver so
nuove direzioni, sentieri diversi
da quelli seguiti fino ad oggi.
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a cura di
AlbertoCaleca
Invitiamo gli iscritti a scrivere a
questa rubrica, indirizzando a:
“La parola agli iscritti” presso
Ordine degli Ingegneri della
Provincia di Milano, C.so Venezia 16, 20121 Milano. Potete trasmettere le Vostre lettere anche
via fax al n° 02/76004789 o per
E-mail: [email protected] Le Vostre osservazioni e suggerimenti sono di
grande interesse per la redazione di questa Rivista, che potrà
così assolvere meglio il suo
compito di collegamento e dialogo con gli iscritti all’Ordine.
Il declino dell’Italia
Mi riallaccio ad un mio contributo
all’inizio del 2003 su questa rubrica
piuttosto ottimista, circa
l’affermazione del dott. De Rita del
Censis dell’“Italia con le pile
scariche” e menzionavo le azioni,
tuttora valide, per la ripresa:
- migliorare le infrastrutture e, in
generale, il sistema Paese in modo
da promuovere l’industria e i nostri
prodotti industriali nel mondo;
- sostenere la formazione continua;
- investire nella ricerca di base e in
quella applicata (innovazione
tecnologica).
Oggi, a distanza di oltre 2 anni, con
un’economica semistagnante in
Europa e ancora di più in Italia, il
mio ottimismo si è affievolito per il
crollo negli ultimi 3 anni, di tutti i
principali indicatori:
- competitività (scesa dal 26° al 47°
posto);
- livello tecnologico (dal 31° al 50°);
- qualità delle istituzioni (dal 27° al
48°);
- situazione macroeconomica (dal
23° al 38°);
- sviluppo della tecnologia
dell’informazione (dal 28° al 45°).
E’ un declino generalizzato:
economico, industriale,
manageriale, dove la nostra
categoria con oltre 160.000 iscritti
ai 103 ordini provinciali (a Milano
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siamo quasi 12.000) ha
indubbiamente delle responsabilità ed
è chiamata a dare il suo contributo
professionale e intellettuale per
contribuire a risolvere questa crisi.
Occorre puntare soprattutto sui
colleghi più giovani e più preparati,
anche perché la figura dell’ingegnere
sta subendo una forte trasformazione,
sia in termini di ruolo in azienda, sia
di corso di studi. In questo senso il
Politecnico dovrà fare la sua parte.
E’ vero che in Italia i problemi si
accentuano per la mancanza di
risorse condizionate da uno dei più
alti livelli di debito pubblico in
assoluto e ancor più in percentuale
del PIL. Ma abbiamo anche un
propulsore nascosto, che è
l’economia sommersa, dell’ordine dei
350 miliardi di euro, pari al 15% del
monte lavoro al nord e del 25% al
sud, che deve venire alla luce del sole.
Concludendo, con un po’ di
ottimismo, cito solo due esempi su
cui riflettere:
1) Un recente rapporto della Boston
Consulting Group, società di
consulenza d’impresa tra le
maggiori al mondo, indica che
entro il 2010 nei paesi emergenti a
rapida crescita (Cina, India, est
europeo, Messico, Brasile) ci
saranno250 milioni di famiglie con
un potere d’acquisto superiore ai
20.000 dollari all’anno: tante
quante oggi quelle degli Stati Uniti
e dell’Europa occidentale
sommate.
2) La Cina non è solo “magliette e
scarpe”, la Huawei (24.000
dipendenti, di cui l’85% laureati) in
pochi anni è assurta ai vertici
mondiali nel campo delle fibre
ottiche e da novembre 2004 è
presente in Italia con circa 100
addetti che raddoppieranno nel
2006.
Quindi anziché parlare molto, forse
troppo, di declino dell’Italia, occorre
decidere (verbo difficile da noi) come
ridurre rapidamente il ritardo
accumulato. Certo non si può fare
molto, se ancora il 54% dei fondi
europei sono stati destinati
all’agricoltura!
Nicola Barbera
Non commento i gravi dati numerici
riportati dal collega Barbera.
Condivido pienamente la
conclusione della sua lettera:
smettiamola di parlare di declino del
nostro Paese e domandiamoci cosa
possiamo fare per migliorare la
nostra situazione e soprattutto
passiamo all'azione. La nostra
categoria, e in particolare i nostri
Ordini, non possono sottrarsi a
questo compito. Una ricetta?
Partecipare alla vita sociale e politica
italiana, essere presenti in tutti
quegli enti e in quelle istituzioni che
possono decidere il cambiamento del
sistema e delle regole attuali.
Dobbiamo riprenderci il ruolo attivo
che ci spetta, rinnovando l'orgoglio di
essere ingegneri.
Qualche considerazione
sulla Rivista
Complimenti innanzitutto per la
comprensibilità senza scadimenti, per
il carattere interdisciplinare e l'utilità
dei contributi. Noto con piacere che
nella Rivista vengono ora trattati
anche argomenti non squisitamente
tecnici, ma di attualità e di cultura.
Penso che bisogna proseguire in
questa direzione per rendere la
Rivista più attraente e soprattutto per
spingere gli ingegneri verso aspetti
culturali non strettamente
professionali, riguardo ai quali
l'ingegnere italiano è restio a
interessarsi. Mi piacerebbe che tale
indirizzo venisse da Voi confermato e
anche, perché no, un po' accentuato.
Gianfranco Conca
Ringrazio il collega Conca.
I complimenti fanno sempre piacere.
Effettivamente la Redazione della
nostra Rivista fa un po' fatica a
calibrare il giusto "mix" tra articoli
tecnici ed articoli di attualità e
cultura, più leggibili e divertenti.
In realtà accade che i nostri
collaboratori ci forniscono
soprattutto articoli tecnici e
scientifici, mentre è vero che i nostri
lettori gradiscono particolarmente
gli articoli culturali. La soluzione? Vi
invitiamo a fornirci articoli
multidisciplinari di attualità e
cultura, legati soprattutto alla vostra
diretta esperienza professionale e di
vita. Li pubblicheremo.Trasferiteci le
vostre emozioni, aumenteremo
l'indice di gradimento della Rivista.
Un Seminario
sul profilo professionale
del giovane ingegnere
Per un giovane ingegnere la capacità
di integrarsi in tempi brevi all'interno
di Aziende che operano in un mercato
in continua evoluzione è strettamente
connessa alla sua preparazione ed a
quelle peculiarità che fanno di un
ingegnere una risorsa strategica per la
crescita di un'Azienda. I sistemi
produttivi e commerciali sono in
continua evoluzione e le Aziende
devono spesso subire significative
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trasformazioni per assecondare un
mercato sempre più esigente e
complesso. Gli ingegneri, che
vengono spesso chiamati ad essere
gli artefici delle trasformazioni
aziendali, devono essere
caratterizzati da un profilo
professionale capace di adattarsi
bene ad un contesto lavorativo così
articolato. Ritengo pertanto
auspicabile ed opportuno un
Seminario dell'Ordine per trattare il
tema importante del profilo
professionale del giovane ingegnere,
con il coinvolgimento diretto di chi,
all'interno delle Aziende, definisce le
politiche del personale e i criteri di
assunzione.
Il seminario potrebbe essere inoltre
il modo per ridurre le distanze tra le
Aziende e l'Ordine. Ritengo infatti di
fondamentale importanza, tanto per
l'Ordine quanto per le Aziende, un
coinvolgimento reciproco che possa
spingere le Aziende a percepire
sempre di più l'Ordine come un
interlocutore su temi strategici e che
possa consolidare un rapporto che
ha ancora ampi margini di sviluppo.
Domenico D'Agostino
Abbiamo già nel nostro
programma per i prossimi anni la
puntuale difesa degli interessi
professionali e di lavoro dei
giovani ingegneri che lavorano
nelle Aziende. Ben sappiamo che
molti giovani ingegneri, assunti
nelle Aziende e negli Enti Pubblici,
sono sottopagati e spesso
sottoutilizzati. Potreste domandare
perché questo tipo di difesa non sia
stato messo in atto ben prima dal
nostro Ordine. La verità è che tale
azione è difficile. Nel cambiare e
migliorare tanti aspetti dell'Ordine,
come abbiamo fatto negli ultimi
anni, ci è mancato il tempo (e la
forza) di affrontare questo compito
impegnativo, ma necessario.
Vero è che abbiamo istituito la
Commissione Giovani e lo
Sportello Giovani; questo non
basta, ma sarà la base per
affrontare la sfida proposta dal
collega D'Agostino. Come suggerito,
cominceremo da un Seminario sul
tema, invitando i responsabili delle
risorse umane delle più importanti
Aziende, per capire lo stato
dell'arte e per programmare la
nostra azione. Con la
collaborazione degli iscritti e delle
Commissioni dell'Ordine, sono
convinto che faremo qualcosa di
buono e di veramente innovativo
per i nostri giovani ingegneri.
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La Commissione
Sicurezza
E' attiva dall' inizio dell' anno 2000 la Commissione "Sicurezza ed igiene del
lavoro".
Compito specifico della Commissione è quello di fungere da consulente al
Consiglio dell' Ordine ed al suo Presidente nella materia inerente la sicurezza e 1' igiene del lavoro.
Inoltre sono compiti della commissione:
- definire e dibattere temi da sottoporre all'attenzione del Consiglio dell'Ordine in primo luogo recependo le esigenze dei colleghi che operano nel
settore sia come dipendenti che come liberi professionisti;
- formulare proposte in materia di informazione, aggiornamento e formazione professionale di interesse per gli iscritti;
- rispondere a quesiti e domande posti all'Ordine dagli iscritti trasferendo
in tal modo le conoscenze di esperti qualificati.
La Commissione ha prodotto diversi documenti relativi all' applicazione del
D.Lgs 626/94 e ad altre tematiche correlate alla sicurezza del lavoro e degli
impianti, tra i quali si citano:
- contenuti del documento di valutazione dei Rischi;
- contenuti del documento di valutazione dei rischi nelle strutture sanitarie:
- contenuti minimi del documento di valutazione dei rischi negli enti di formazione;
- applicazione dell' articolo 7 del D.Lgs 626/94 - adempimenti per contratti
di appalto e forniture di servizi;
- la conformità degli impianti elettrici nelle attività produttive in funzione
del certificato di prevenzione incendi e del nulla osta di inizio attività;
- valutazione del rischio: ruoli specifici ed integrazioni tra medici competenti e tecnici della sicurezza.
I documenti sono stati prodotti con l'intento di far circolare tra gli ingegneri delle indicazioni anche minimali ma che possano costituire una base comune di lavoro, se possibile estendibile anche ad altre categorie professionali ed ai molti personaggi coinvolti nel miglioramento della sicurezza e dell'igiene del lavoro.Tutti i documenti sono reperibili al sito www.ordineingegneri.milano.it nella pagina dedicata alla commissione.
Con la recente emanazione del D.Lsg 195/03 la commissione si è occupata
inoltre della formazione degli addetti e dei Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione progettando corsi specifici per esperti conformi al
decreto stesso e realizzati tramite la Fondazione dell' Ordine.
Inoltre, tra i più recenti, sono stati organizzati incontri e seminari inerenti:
- Decreto 1 dicembre 2004, n. 329 "Regolamento per la messa in servizio ed
utilizzazione delle apparecchiature a pressione";
- Tavola rotonda "La valutazione di tutti i rischi";
- Le nuove norme CEI 31-30 nei luoghi con pericolo di esplosione; classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza di gas;
- Impianti elettrici nei luoghi pericolosi per la presenza di gas.
Gli iscritti che intendono entrare in contatto con la Commissione o formulare proposte e quesiti all' attenzione della stessa possono inviare un messaggio e-mail all' indirizzo www.ordineingegneri.milano.it /attività/sicurezza/index.html o rivolgersi direttamente alla segreteria dell' Ordine.
Maria Cristina Motta
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PROFESSIONE
Gli ingegneri nella P. A.:
evoluzione del rapporto di lavoro
La pubblica Amministrazione presenta un’articolazione di organismi e funzioni
che interessano molteplici specializzazioni dell’ingegneria: dai ministeri
agli enti territoriali (regioni, comuni, provincie),al servizio sanitario,
agli istituti autonomi per le case popolari, al parastato.
ra le molte possibilità offerte dal
mondo del lavoro si può consigliare
a un giovane ingegnere di prendere in
considerazione l’impiego in un’Amministrazione Pubblica?
L’offerta di lavoro non risulta numericamente trascurabile dal momento che le
P.A. assorbono circa il 10% del totale degli ingegneri occupati.
La Pubblica Amministrazione presenta
un’articolazione di organismi e funzioni
che interessano molteplici specializzazioni dell’ingegneria: ad esempio i ministeri,gli enti territoriali (regioni, comuni,provincie),il servizio sanitario,gli istituti autonomi per le case popolari, il parastato (INAIL,ENAV ecc.).
Si cercherà di porre in evidenza come
la recente evoluzione del settore possa
offrire a un giovane laureato nuove opportunità di lavoro qualificato.
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EVOLUZIONE NELL’ULTIMO
DECENNIO
L’accesso alle PA è avvenuto in passato
esclusivamente per concorso e spesso
il rapporto di lavoro ha avuto caratteristiche di stabilità nel tempo, specie per
gli organismi più complessi come sono
i comuni di grandi dimensioni,il cui collegamento a uno specifico territorio e
la molteplicità di discipline praticabili
all’interno dell’Ente ha favorito una
scarsa mobilità del personale.
Diverso è il caso del personale di altri
Enti o Servizi che operano su tutto il
territorio nazionale, con frequenti cambiamenti del luogo di lavoro e maggiore
mobilità tra organismi diversi.
Questa peculiarità del rapporto di impiego pubblico ha subito nell’ultimo
decennio un radicale mutamento dovuto all’evoluzione della legislazione specifica.
In relazione al cambiamento del rapporto di lavoro è in atto nella Pubblica
Amministrazione una conseguente evoluzione che tende a favorire l’iniziativa,
la responsabilizzazione, la ricerca dell’efficienza nel perseguire gli obbiettivi
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con il riconoscimento al personale con
funzioni dirigenziali o di diretto supporto alla dirigenza di incentivi economici
(retribuzione di posizione e di risultato).Vi è inoltre una maggiore flessibilità
nell’attribuzione degli incarichi, un
maggiore ricorso alla mobilità del personale fra diversi Enti e la possibilità di
assunzione di personale a tempo determinato con alta professionalità o specializzazione.
Prima del 1993 i contratti del pubblico
impiego venivano regolati per legge
con Decreti del Presidente della Repubblica.
Col DL 29/93 il rapporto di lavoro del
pubblico impiego è diventato di diritto
privato e quindi regolato non più per
legge ma da contratti di diritto privato e
soggetto quindi alla legislazione generale che regola il lavoro subordinato e al
Codice di procedura civile, analogamente a quanto avviene negli altri comparti in cui si articola il mondo del lavoro (industria, commercio,artigianato,
terziario, ecc.)
I livelli di contrattazione sono così articolati:
- Contratto Nazionale: intercompartimentale e di comparto;
- Contratto regionale;
- Contratto decentrato a livello locale
(Es.: Comune di Milano, Provincia di
Milano ecc.).
Per il personale a tempo indeterminato
la struttura della retribuzione prevede
oltre alla retribuzione fissa corrispondente alla qualifica, una retribuzione di
posizione ed una di risultato, queste ultime di valore complessivo spesso superiore alla prima, visto che l’intento è di
premiare l’assunzione di responsabilità
e l’efficacia nel perseguire gli obiettivi.
Vi è poi una specifica previsione nella L
59/97 (Bassanini ter) per una “distinta
disciplina per i dipendenti pubblici che
svolgono qualificate attività professionali implicanti l’iscrizione agli albi, oppure tecnico-scientifiche di ricerca”, da
stabilire nei decreti delegati di recepi-
mento dei contratti nazionali per il pubblico impiego e nei contratti decentrati.
La necessità di individuare compiutamente le categorie e le specificità degli
aventi diritto ha determinato l’istituzione di una commissione paritetica ARAN
(agenzia per la contrattazione del pubblico impiego) - Organizzazioni sindacali - Amministrazioni di comparto che ha
rassegnato le proprie proposte in sede
di contrattazione collettiva a livello nazionale per il rinnovo del contratto
2002-2005.
La difficoltà di reperire le risorse per la
copertura della spesa a fronte di altre
priorità individuate nell’ambito della
contrattazione hanno rimandato una
eventuale soluzione al rinnovo del contratto per il quadriennio 2006-2009
quando la nuova commissione paritetica avrà formulato proposte riguardo all’inquadramento del personale con
l’obbiettivo del “riconoscimento della
professionalità dei dipendenti e della
qualità delle prestazioni lavorative individuali” e alla “disciplina dell’area della
vice dirigenza e di quella dei professionisti.”
Si può quindi affermare che la recente
evoluzione del quadro di riferimento
della legislazione sul lavoro nelle P.A. ha
creato le premesse per una valorizzazione delle professionalità nell’ Amministra- zione Pubblica.
Altri aspetti dell’innovazione in atto devono essere considerati per l’influenza
che possono esercitare sul ruolo e sull’identità professionale dei tecnici e in
particolare degli ingegneri del pubblico
impiego:
- le disposizioni della legge quadro dei
lavori pubblici che, evidenziando la
centralità del risultato prevede il superamento dei vecchi schemi funzionali, con le tradizionali divisioni dei
compiti e delle responsabilità per le
fasi della programmazione, progettazione, aggiudicazione e realizzazione
di un’opera pubblica in capo ad altrettante strutture (ragioneria,ufficio tecINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
nico, ufficio gare e contratti e segreteria generale) responsabilizzando un
unico soggetto con professionalità
tecnica, il responsabile unico del procedimento, per l’intera procedura volta alla realizzazione di un lavoro pubblico;
- le esternalizzazioni, (outsourcing, global service, project financing) cui le
amministrazioni ricorrono sempre
più, per carenza di personale, di risorse economiche ed altre motivazioni
quali la complessità di talune problematiche.
OPPORTUNITÀ
DI VALORIZZAZIONE
DELLA PROFESSIONALITÀ
DELL’ INGEGNERE
NELLE P.A.
Si evidenzieranno alcune peculiarità
dell’ attività dell’ ingegnere nel pubblico impiego che possono aiutare ad evidenziare le opportunità di crescita professionale che questo tipo di impiego
comporta.
Una caratteristica specifica dell’attività
svolta in questo campo è spesso l’interdisciplinarietà; qualsiasi progetto nelle
sue varie fasi di concepimento e sviluppo richiede una molteplicità di competenze che spesso sono già disponibili all’interno dell’ente e comunque,se reperite all’esterno, vanno governate e indirizzate per produrre un risultato finale
conforme agli obiettivi.
Un altro aspetto che caratterizza l’attività della pubblica amministrazione,
specie negli enti più rilevanti per dimensione e funzioni, è l’elevato flusso
di procedimenti delle diverse tematiche e la grande scala di molti progetti.
Si pensi a una grande opera viabilistica
e alle sue implicazioni ambientali e urbanistiche o a un depuratore di una rete di fognatura per il quale alla competenza specifica per la progettazione dell’impianto tecnologico si devono affiancare le competenze necessarie per condurre le verifiche dell’impatto ambientale.
Gli aspetti prima menzionati possono
creare, quando affrontati con idonee risorse,
molteplici occasioni di accrescimento
professionale sia per la casistica numerosa e varia sia per la natura complessa
dei progetti.
PROBLEMATICITÀ
PER IL PIENO
RICONOSCIMENTO
DEL RUOLO
DELL’ INGEGNERE NELLA P.A.
Come già detto, la valorizzazione della
figura dell’ingegnere si inserisce in un
processo di forte rinnovamento in atINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
to da oltre un decennio e in continuo
sviluppo nel quale, secondo numerose
testimonianze degli ingegneri che lavorano nelle diverse realtà che formano la “galassia” del pubblico impiego
raccolte da un fascicolo edito dal CNI
nel 2004*, il riconoscimento del ruolo
professionale dell’ingegnere stenta a
trovare un appropriato riscontro.
Pur nella varietà delle situazioni che
non si prestano a schematizzazioni eccessive si può tentare di riconoscere
alcune problematiche ricorrenti e fisiologiche e alcuni spunti per un superamento di questa fase di transizione.
L’esternalizzazione delle attività con il
ricorso a organismi o società di natura
privatistica (outsourcing), l’affidamento della gestione della manutenzione a
titolo oneroso (global service), la realizzazione di opere in concessione
senza oneri per l’amministrazione
(project financing), evidenziano il problema del controllo tecnico-amministrativo dell’operato degli affidatari
che coinvolge in larga misura la figura
dell’ingegnere.
Infatti in base alle valutazioni tecnicoamministrative della gestione del contratto è possibile verificare l’ effettiva
efficacia della modalità di gestione in
atto e l’affidabilità del contraente per
il raggiungimento degli obbiettivi dell’Amministrazione.
Se il sistema dei controlli ha natura
esclusivamente formale questi strumenti possono produrre una dequalificazione professionale del personale
pubblico per la perdita progressiva di
conoscenze necessarie alla gestione
diretta di appalti o manutenzioni.
Per contro un corretto rapporto tra le
parti può promuovere un accrescimento del ruolo professionale del
pubblico dipendente a contatto con
nuove e diverse professionalità, destinato ad avere ripercussioni positive su
tutta l’organizzazione.
La flessibilità nella scelta del personale, con il ricorso alla mobilità, ad assunzioni a tempo determinato, alla rotazione degli incarichi, può rappresentare un’opportunità di crescita se finalizzata a coniugare nuove professionalità e specializzazioni con le competenze dei professionisti che lavorano
stabilmente nell’organizzazione dell’ente e che garantiscono la memoria
storica e le competenze di base per
l’erogazione del servizio.
Vi è quindi un problema di valorizzazione del ruolo dell’ingegnere nelle
P.A. che,quando viene impiegato in
* Identità e ruolo degli ingegneri dipendenti nella pubblica amministrazione che cambia, Centro studi C.N.I. n.
61/2004
compiti attinenti l’ingegneria, esplica
mansioni tipiche dell’attività professionale, con discrezionalità ed autonomia operativa che stentano a trovare
pieno riconoscimento: si è già detto
del lungo iter di attuazione di una disciplina distinta per i professionisti
prevista dalla legge Bassanini, che è
ancora lontana dal recepimento nei
contratti del pubblico impiego e si è
invece ricordato il cambiamento della
disciplina dei lavori pubblici che comporta un riconoscimento dell’attività
tecnica.
La scomparsa di alcuni “santuari”,dove
risiedevano le competenze tecniche,
come gli uffici tecnici a struttura verticistica diretti dall’ingegnere capo, o alcuni organismi di natura prettamente
tecnica come l’ Enpi (Ente nazionale
per la prevenzione degli infortuni) o
l’Ancc (Associazione nazionale per il
controllo della combustione),passato
sotto le Asl, comportano un ulteriore
sforzo per l’affermazione dell’identità
della professione per un corretto rapporto con il cambiamento organizzativo in atto.
Dall’indagine prima citata condotta
dal CNI emergono le principali aspettative espresse dagli ingegneri della
Pubblica Amministrazione:
- riconoscimento delle competenze e
delle conoscenze di natura eminentemente professionale che l’ingegnere mette a disposizione del proprio datore di lavoro “pubblico”;
- riconoscimento, anche a livello retributivo, per l’assunzione di responsabilità che è connaturata in gran parte all’ attività svolta dall’ingegnere
dipendente;
- tutela per i rischi professionali, anche a livello amministrativo e legale.
FORMAZIONE
SPECIALISTICA ORIENTATA
ALLA P.A.:
UN CORSO DI LAUREA
DI NUOVA ISTITUZIONE
E’ importante segnalare che presso il
Politecnico di Milano è stato istituito
di recente nell’ ambito della classe di
laurea in ingegneria gestionale, il corso di laurea specialistica in Ingegneria
dell’amministrazione pubblica che si
propone di favorire una preparazione
specifica per ingegneri che lavorano
nelle P.A., trattando scientificamente
su basi teoriche delle prassi e delle tematiche principali specifiche del lavoro delle P.A.: quali:
- orientamento alle esigenze degli
utilizzatori dei servizi e all’efficacia
dell’azione;
- evidenziazione delle funzioni di supporto alla progettazione;
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- linee di responsabilizzazione;
- distinzione tra indirizzi politici e linee di direzione tecnico-amministrativa;
- massima autonomia dei responsabili
Amministrativi e gestionali nel governo delle risorse;
- politica delle risorse umane (sistema
retributivo flessibile, promozione
per merito, contratti individuali);
- corretta utilizzazione delle tecnologie dell’informatica e comunicazione.
Il piano di studio è aderente alle principali aspettative di aggiornamento
culturale e potrà contribuire a fornire
soluzioni per il miglioramento della
qualità del lavoro nelle Pubbliche amministrazioni.
CONCLUSIONI
La figura dell’ingegnere non sempre è
adeguatamente riconosciuta nel rapporto di lavoro sia pubblico che privato.
Forse perché il suo contributo al progresso e all’innovazione, legato come è
all’applicazione tecnica, comporta altri
attori che muovono le risorse, promuovono le iniziative necessarie (nel mercato o nella politica) e in definitiva condividono il successo quando non se lo attribuiscono totalmente.
Questi attori possono essere privati o
pubblici; se sono pubblici si aggiunge,
come è giusto, il giudizio della collettività i cui membri sono quasi sempre
molto attivi nel contestare un insuccesso ma sono inclini a dimenticare in fretta le iniziative che vanno a buon fine.
Del resto il problema della valorizzazione dell’opera dell’ingegnere non è nuovo se nella seconda metà del XIX secolo
Sir Sandford Fleming, scozzese di nascita, ingegnere ferroviario in Canada e
ideatore del sistema dei fusi orari, affermava che “se l’ ingegnere civile ha fatto
bene il suo lavoro, tutte le tracce scompaiono e altri se ne prendono il piacere
il profitto e il merito”.*
L’apporto della professionalità dell’ingegnere deve invece giocare un ruolo determinante nel processo di evoluzione
della Pubblica Amministrazione e consentirà, se opportunamente valorizzato,
una integrazione sempre più stretta con
il mondo della tecnica e dell’ingegneria
nello spirito di un comune sentire con
il mondo dell’industria e delle libere
professioni che superi divisioni e valorizzi ogni possibile sinergia in uno spirito non corporativo di categoria, ma di
consapevolezza dell’importanza del
ruolo tecnico per il progresso della società.
Alberto Avanzini
* Clark Blaise, Il signore del tempo, Ed. Bompiani.
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UNA STORIA AFFASCINANTE ATTRAVERSO TRE SECOLI
La grotta di Bossea
Grotta turistica storica di notorietà internazionale,
è caratterizzata dalla concomitante presenza
di splendide attrattive estetico-ambientali
e da un alto interesse naturalistico-scientifico.
imensioni imponenti, dovizia di
acque correnti e precipiti ed un
grandioso concrezionamento calcareo
configurano un ambiente naturale di
grande fascino. Gli eccezionali aspetti
morfologici, idrogeologici, biologici e
paleontologici della cavità, testimoniano l’entità e la molteplicità dei fenomeni naturali che la caratterizzano.
L’alto valore estetico e naturalistico
della grotta è legato in particolare alla
ricchezza e all’energia delle sue acque
correnti e percolanti: Bossea è infatti
una grotta vivente, percorsa da flussi
impetuosi, i cui processi di formazione e modellamento sono tuttora pienamente in atto. Il dinamismo e l’attività fisico-chimica delle acque, e le peculiari caratteristiche geologiche del
massiccio, hanno determinato una
grande varietà di morfologie e paesaggi che testimoniano i fenomeni genetici ed evolutivi verificatisi in passato e
tuttora in atto nella cavità.
Questa azione creativa e vivificante delle acque, con gli splendidi effetti scenografici correlati. da un lato conferisce
alla cavità le sue grandi attrattive e, dall’
altro ne ha determinato in gran parte,
fin dal lontano passato, i citati aspetti
naturalistici e scientifici, da tempo oggetto di studio, che hanno contribuito
alla sua rinomanza in Italia e all’estero
Aspetti assai suggestivi caratterizzano la
parte turistica della cavità: le imponenti
dimensioni, le altezze vertiginose, le pareti a strapiombo,i vasti soffitti intagliati
a spigoli vivi, i dirupi, gli anfratti, i massi
ciclopici precipitati ne costituiscono gli
aspetti prevalenti. Queste morfologie
aspre e scoscese sono tuttavia ammorbidite da un ricco concrezionamento
calcareo, formante ora colate imponenti, enormi stalagmiti o poderose colonne, ora stalattiti, trine e panneggi di forme fantastiche e di grande bellezza.
Il torrente sotterraneo forma ora rapide
tumultuose e fragorose cascate, ora laghi cristallini; copiose percolazioni creano molteplici giochi d’acqua arricchendo la grotta di stillicidi, rimbalzi, rivoli,
fontanelle e veli liquidi che si raccolgono talora in bellissimi stagni e vaschette
racchiusi fra sponde concrezionali.
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Il lago Ernestina con l’0monima cascata.
Bossea vanta antiche tradizioni storiche, scientifiche e culturali. Prima cavità sotterranea attrezzata in Italia per
la visita del pubblico con effettivi criteri di gestione turistica, è inoltre l’unica rimasta ininterrottamente in esercizio attraverso tre secoli dalla sua
apertura (7 agosto 1874) ai nostri
giorni. Qui ha avuto origine il turismo
sotterraneo in Italia.
Bossea è annoverata a tutt’oggi fra le
più importanti grotte turistiche italiane. Vanta inoltre una storia affascinante di esplorazioni, ricerche scientifiche e realizzazioni culturali - decorrente dal 1850 - su cui non ci si può
soffermare, per ragioni di spazio, in
queste pagine. Sarà sufficiente ricordare come, a coronamento di questo lungo percorso, Bossea sia oggi sede del
laboratorio carsologico sotterraneo
più avanzato nel nostro paese (gestito
dal Club Alpino Italiano e dal Politecnico di Torino), e costituisca parimenti
un centro di aggregazione di attività
culturali e didattiche di importante rilevanza. Si annoverano in questo ambito una serie di convegni e congressi
scientifici di livello nazionale od internazionale, succedutisi negli anni a partire dal 1990, ed una successione di
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
corsi di formazione o di aggiornamento nel settore carsologico o in altri ambiti naturalistici, a carattere nazionale ed interregionale. Tali attività
sono organizzate dalla Stazione Scientifica del CAI di Cuneo con la collaborazione di dipartimenti scientifici di
vari atenei e di organismi di ricerca o
di tutela antropica e del territorio. Determinante a questi fini anche il supporto tecnico e finanziario di alcune
pubbliche amministrazioni.
Oltre la cascata inizia la zona superiore della cavità, costituita dal canyon
del torrente e dalle sovrastanti gallerie
fossili. Il canyon, molto alto e stretto,
ha sviluppo orizzontale; la sua parte
terminale è occupata dal Lago Loser,
di 120 m di lunghezza, navigabile con
una piccola imbarcazione.Le acque
del tor rente scatur iscono da un
profondo e complesso sifone, esplorato dagli speleosub per quasi 200 m di
sviluppo, ma tuttora insuperato. I rami
Il canyon del torrente.
Galleria delle Meraviglie.
LA GROTTA IN SINTESI
La Grotta di Bossea costituisce il settore terminale di un grande sistema carsico che si sviluppa fra le valli Maudagna e Corsaglia (Alpi Liguri) dalla Conca di Prato Nevoso al torrente Corsaglia. Il torrente che percorre la grotta
costituisce il collettore terminale di
un vasto acquifero ipogeo alimentato
da un bacino imbrifero di almeno 6
km2 di estensione. La portata del torrente, sempre rilevante, può raggiungere nei periodi di piena 1500 l/sec.
Nella rovinosa alluvione del 1996 furono tuttavia superati, per almeno tre
ore, i 6000 l/sec. Il volume delle acque
che transitano nel collettore si aggira
mediamente sui 5 milioni di m3 annui,
con possibili punte massime fino a 9
milioni di m3. In base alle attuali conoscenze la grotta ha uno sviluppo
spaziale di quasi 3 km con un dislivello di 200 m. E’ percorsa da un torrente
perenne. La galleria d’ingresso introduce alla zona inferiore della cavità
lunga circa 1 km e con sviluppo fortemente ascendente (130 m di dislivello). Una successione di giganteschi saloni porta al Lago di Ernestina e alla
grande cascata, ove termina la parte
turistica della grotta.
fossili costituiscono un vasto reticolo
di condotti idrici ormai inattivi, a sviluppo orizzontale o inclinato, organizzati in diversi sistemi denominati rispettivamente Gallerie del Paradiso,
del Labirinto, delle Meraviglie, ecc. Le
indagini scientifiche esperite inducono a ritenere che oltre la zona sommersa, assai più estesa della parte finora esplorata dai subacquei, si trovino
vaste aree di grotta aerata. La probabilità di raggiungimento di questa parte
del sistema carsico appaiono tuttavia,
nel momento attuale, veramente esigue.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
L’INTERESSE NATURALISTICO
E SCIENTIFICO
L’interesse scientifico della Grotta di
Bossea, assai potenziato dai recenti
studi, era stato già evidenziato nel secolo diciannovesimo dalle ricerche effettuate dai noti geologi e naturalisti
Bartolomeo Gastaldi e Don Carlo Bruno e dalla scoperta di importanti resti
fossili di Ursus spelaeus, allora reperti
assai rari, negli anni 1865-1874. Il valore naturalistico e scientifico della cavità è rapportabile a diversi fattori:
- l’appartenenza ad un grande sistema
carsico;
- la presenza di un copioso scorrimento idrico perenne;
- la peculiare situazione geologica;
- la vitalità del processo genetico ed
evolutivo;
- i complessi fenomeni meteoro-climatici;
- l’ eccezionale ricchezza del popolamento biologico specializzato;
- l’interesse paleontologico.
La grotta costituisce pertanto, nel suo
complesso, un grande laboratorio naturale assai atto allo studio dei fenomeni fisico-chimici e biologici dell’ambiente carsico e allo svolgimento
di ricerche sperimentali.
Per queste ragioni è stato installato
nella cavità, a partire dal 1969, il predetto Laboratorio Carsologico gestito
dalla Stazione Scientifica del CAI di
Cuneo e dal Dipartimento Georisorse
e Territorio del Politecnico di Torino.
La struttura, costituita da un laboratorio principale (situato nella zona inferiore della cavità), da un laboratorio
avanzato (installato nel canyon del torrente) e da numerosi impianti periferici dislocati in zone disparate della
grotta, è articolata nelle Sezioni Idrogeologica, Meteorologica e Biologica.
E’ attrezzato con strumentazione quasi
totalmente automatizzata e in parte
organizzata in reti informatiche, destinata a due finalità distinte ma complementari: il rilevamento continuativo,
in molti siti differenziati, dei parametri
fisico-chimici ambientali e la loro elaborazione a fini di studio; il monitoraggio in tempo reale degli indicatori fondamentali della situazione idrogeologica e meteorologica della grotta a fini
di tutela ecologica: ciò è destinato alla
protezione delle acque, dell’ambiente
e del suo habitat biologico dall’inquinamento antropico, ed alla salvaguardia della sicurezza dei visitatori nei
confronti di possibili alterazioni dei
normali equilibri del sistema carsico,
prodotte da cause naturali o dall’interazione uomo-ambiente.
Per i motivi su elencati la visita della
Grotta di Bossea risulta estremamente
interessante ed intellettualmente stimolante.A conclusione di questo scritto rivolgo pertanto agli ingegneri della
Provincia di Milano un cordiale invito
a tal fine. Potranno trovare, oltre ad
una informazione esauriente sulla cavità, l’opportunità di una diretta conoscenza delle sue installazioni scientifiche e delle ricerche in atto, previ accordi preliminari con la direzione del
laboratorio.
Guido Peano
Laboratorio Carsologico di Bossea
Comitato Scientifico Centrale
del CAI
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RICORDANDO UN PROGETTO ITALIANO
DI SUCCESSO A MANHATTAN
La sede BCI
in William Street
E’ stata una lotta contro il tempo
come succede spesso quando i termini
di consegna sono inderogabili
per inaugurazioni o altri vincoli.
i trovavo a New York all'inizio degli anni `80, quando
fui chiamato dalla dirigenza della Banca Commerciale Italiana in luogo.Avevo già, per la BCI, eseguito il restauro della sede della Banca a Londra, avendo anche ottenuto
dal Council della City il consenso ad una sopraelevazione
di un piano più una mansarda.
Pertanto la direzione della Banca molto contenta dei risultati del mio intervento in Londra mi chiama per chiedermi un consiglio.
Gli uffici della BCI a New York occupavano un piano di
una torre in Park Avenue all'altezza della 56ma. Era l'epoca
dell'espansione delle Banche Italiane all'estero e gli uffici
BCI erano sempre più stretti. Inoltre dopo circa tre anni
sarebbe scaduto il contratto di affitto. Dunque sembrava
giusto pensare ad una sede più appropriata, più rappresentativa per la Banca Commerciale Italiana che, fra tutte
le altre banche italiane, aveva la più importante rappresentanza all'estero.
In un'epoca in cui non sarebbe stato tanto facile trovare la
collocazione adatta, l'occasione si era presentata proveniente dall'offerta della Leheman Brothers.
Questa banca si preparava a lasciare la vecchia sede per
una nuova lasciando libero un edificio che, per collocazione e volume, poteva essere quello giusto: 1,William Street,
ad un passo dalla famosa Wall Street, un edificio completamente isolato da quattro strade non larghe ma prestigiose,
12 piani costruiti nel 1906 su progetto dell'arch. Kimball
più un corpo, aggiunto successivamente, di nessun valore
e alquanto precario.
La dirigenza della BCI mi chiede di analizzare la richiesta
ricevuta: $ 12.000.000 per quell'immobile e dare un'idea
sulla sua riutilizzazione. Basandomi sui prezzi di altri edifici, della zona, di cui già mi stavo occupando, sui mq, sullo
stato dell'immobile, sulla possibile ricostruzione del corpo aggiunto giunsi alla valutazione che mi pareva più giusta fra i 9 e i 10 milioni di $. La BCI passò alla conclusione
dell'acquisto esattamente entro tali termini.
Si presentava la necessità di decidere quale soluzione per
la ricostruzione: demolizione e ricostruzione di grattacielo moderno oppure restauro dell'esistente e rifacimento
del corpo aggiunto.
La dirigenza BCI si mostrò subito incline al mantenimento
dell'edificio classicheggiante esistente, date le tradizioni
della banca.
Il corpo aggiunto non aveva diritto ad una sopraelevazione fino a pareggiare l'edificio principale, ma poi fu raggiunto un accordo con il Council: demolendo il corpo aggiunto e arretrando il fronte del nuovo per lasciare libero
uno spazio pubblico sulla Mill Lane si sarebbe potuto in-
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nalzare il corpo aggiunto fino a pareggiare l'edificio storico, pareggiare rendendo in altezza e rendere il nuovo
esteticamente compatibile con l'esistente.
E qui devo dire che l'architetto incaricato del progetto,
Gino Valle, ha veramente superato se stesso creando il
suo capolavoro.
Mirabilmente interpretando una pianta asimmetrica, la
risoluzione dello spazio interno con il famoso uovo centrale, la collocazione dei servizi e scale sul nuovo per
non turbare troppo l'edificio storico, la soluzione in copertura dei servizi tecnici e del terrazzo piantumato, ma
soprattutto oggetto di ammirazione da parte di tutti è
sempre stata la facciata. Un design armonioso per i colori, i vuoti e pieni, i piccoli sbalzi che creano ombre che
danno movimento.
Una facciata alquanto difficile da eseguire, ma meritava
lo sforzo.
Io ho avuto la mia parte di problemi da risolvere.
Mentre il restauro della parte storica procedeva senza
problemi rimaneva indietro la parte nuova: demolizione
in area ristretta, sottomurazioni, delicate fondazioni per
reggere la struttura nuova in ferro, ritardi nella consegna, cambio di decisioni del progettista.
Ci trovavamo in gennaio 1983 con la sola struttura in acciaio montata.
Mentre procedevamo ai tamponamenti, isolamenti e impermeabilizzazioni delle facciate, tardava ad arrivare dalle cave il materiale litoide del rivestimento. 2.300 pezzi a
disegno da mettere con cura e su un'area ristretta con
necessari aggiustamenti, e se si doveva sostituire una
pietra era un dramma perché bisognava farla venire dalla
California!
Su quello spazio ristretto ho messo 5 ponti mobili, con 5
squadre. Di più non si poteva, i posatori erano quasi tutti
figli di emigrati italiani del secolo precedente e parlavano, per compiacerci, un italiano incomprensibile, ma anche il loro inglese non era così classico........
Per guadagnare tempo ho deciso di mandare avanti il
più possibile i lavori interni, gli impianti ed anche le finiture a gessi e cartongessi rischiando che qualche temporale facesse danni. Facevo lasciare indietro solo i contorni delle finestre che venivano completati e chiusi man
mano che la facciata saliva.
Così facendo durante il mese di agosto abbiamo potuto
traslocare e montare la computers room, poi verso fine
mese la dealers room, in settembre profittando del
weekend lungo per il "Labour Day" si è potuto trasferire
l'intero ufficio.
Inaugurazione ufficiale con autorità Italiane ed Americane ai primi di novembre con tutto l'arredamento e la
mostra della collezione di 110 quadri di arte contemporanea di proprietà della BCI.
E' stata una lotta contro il tempo come succede spesso
quando i tempi di consegna sono inderogabili per inaugurazioni o altri termini.
Si è potuto in questa "lotta" vincere anche per la collaborazione delle maestranze straordinarie che lavorarono
con entusiasmo, penso stimolate dal fatto che lavoravamo per una banca italiana, ma anche, lasciatemelo dire,
da una buona dirigenza.
Se volete vedere l’edificio qui descritto, non vi resta che
andare a Manhattan in William Street n.1 dove oggi c’è la
sede della Banca Intesa di New York.
Per ultimo aggiungo che nel 1991 all’architetto Gino Valle è stato assegnato il “Premio internazionale della pietra”.
Andrea Brenta
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TRASPORTI FEROVIARI
L’Europa del 2010: mobilità locale
e su lunga distanza
La libera circolazione delle persone e merci, caratteristica mondiale dell’ultimo scorcio
del ventesimo secolo, è stata adottata fin dall’inizio dalla legislazione della Comunità
economica europea. La nascita della legislazione comune europea ha provocato
l’abbattimento di numerose barriere in tutti gli stati membri, barriere industriali
e commerciali, ma anche politiche, relative ai trasporti e alla mobilità di persone
e merci. Misure legislative, economiche e grandi finanziamenti comunitari hanno
promosso le nuove reti di trasporto europee; analogamente è stato fatto
per le tecnologie afferenti (infrastrutture, mezzi di trasporto, ambiente).
Creazione di reti di trasporto europee, libera circolazione delle persone e delle merci
nel territorio comunitario, riduzione dei consumi energetici e degli impatti ambientali
sono state le linee guida della politica comunitaria. L’obiettivo è sostenere lo sviluppo
dell’Europa, sviluppo che presuppone forte crescita della domanda di trasporto.
Tale obiettivo viene perseguito dalla Comunità europea aumentando le prestazioni
di ogni modalità di trasporto e riequilibrandone la ripartizione modale.
(Vedi anche il precedente articolo sul trasporto merci – Rivista n° 28, dicembre 2004).
er le sue peculiarità ogni sistema di
trasporti nazionale (e quello italiano
non fa eccezione) è nato come un sistema chiuso con regole proprie ed ha
conservato queste caratteristiche per
molti decenni.Con lo sviluppo dei commerci e dei traffici, mentre la gran parte
delle attività industriali e commerciali
adottavano regole e normative europee
o mondiali per favorire lo scambio delle
merci in tutti i mercati, i sistemi di trasporto restavano legati alla loro origine
nazionale. La Comunità Europea, che
nell’orizzonte 2010 si pone come obiettivo lo sviluppo sostenibile della Europa
Comunitaria, ha fatto della liberalizzazione e integrazione del trasporto in
una unica rete europea una componente fondamentale della politica comunitaria. Per questo la Comunità Europea
ha studiato, regolamentato e orientato
lo sviluppo di tutte le modalità di trasporto sostenendone economicamente
innovazione e sviluppo.
Già più di venti anni fa la CE pragmaticamente impostò criteri comuni per il
calcolo dei costi interni ed esterni delle
singole modalità di trasporto (costi
energetici, costi propri e indotti di impatto ambientale, costi della diversa incidentalità dei diversi modi di trasporto). Si può notare che nel caso di trasporto passeggeri, confrontando i modi
di trasporto riferiti a passeggeri/km e
fatto 100 il costo esterno della strada,
quello del bus è 44, quello dell’aereo è
P
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55 e quello del treno 23. Questo senza
inserire nel conteggio i costi della congestione che sulla strada sono elevati.
Una azione intrapresa con decisione
dalla CE è il riequilibrio della ripartizione modale. La concentrazione del traffico sulla strada ha provocato infatti la
progressiva saturazione di tale modalità.
Per sostenere lo sviluppo economico
degli anni a venire occorre poter trasportare a costi adeguati e tempi certi
utilizzando tutte le modalità di trasporto.Accanto a misure europee di regolamentazione e sostegno della modalità
strada, sono state promosse e finanziate
azioni per aumentare la capacità dei
cieli e della navigazione, mentre per il
trasporto terrestre la legislazione e le
azioni prioritarie delle CE hanno privilegiato il riequilibrio tra strada e rotaia.
La CE, conformemente all’articolo 71
del Trattato, ha promosso la creazione
di una rete di trasporto comunitaria
aperta alla libera circolazione di persone e merci e a tutti gli operatori del trasporto. Nella modalità ferro è previsto
che entro il 2008 si completi il percorso di liberalizzazione del trasporto merci, mentre negli anni successivi si completerà il percorso del trasporto passeggeri che presenta una elevata complessità.
Nel campo passeggeri la CE ha comunque già svolto una potente opera di legislazione. Impostazioni differenti per
il traffico passeggeri di lunga distanza e
per il trasporto locale hanno già prodotto rilevanti effetti in tutta Europa.Le reti
europee di trasporti su lunga distanza
(rete europea Alta Velocità e rete principale di trasporto passeggeri) sono economicamente profittabili. In questo caso è stata creata una legislazione di
apertura a tutti gli operatori insistendo
sulla separazione tra infrastruttura e trasporto e sull’interoperabilità dei sistemi. Già oggi con un Pendolino si può
andare da molte città d’Italia nella Germania meridionale attraversando le zone alpine, con il TGV si può andare da
Milano a Lione, Marsiglia, Parigi, Bruxelles e Londra e si sta formando la rete
dell’alta velocità transeuropea.Questo è
strettamente connesso con la legislazione europea che prevede una legislazione armonizzata nell’orizzonte 2010 e
comune per l’Europa del 2020.
Grandi investimenti comunitari accompagnano le misure legislative, sia per
quanto riguarda la parte di studio, ricerca e supporto alle nuove tecnologie, sia
per quanto riguarda la realizzazione di
reti AV e l’abbattimento delle attuali barriere. Osservando i progetti di trasporto
comunitari a priorità 1 si osserva che 8
progetti su un totale di 20 riguardano
l’alta velocità ferroviaria, 13 progetti su
20 sono relativi al trasporto ferroviario
e comprendono anche il superamento
di grandi barriere naturali come il mare
tra l’Europa continentale dalla Danimarca alla Svezia.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
La realizzazione delle reti procede speditamente, per il superamento di barriere fisiche sono state fatte grandi opere
(Eurotunnel e il ponte di Øresund) e altre sono in costruzione (grandi trafori
delle Alpi). Per il superamento di barriere tecnologiche sono stati investiti grandi mezzi (segnalamento comune e costruzione di rete AV a scartamento standard in Spagna e Portogallo che sin dall’origine avevano adottato una rete a
scartamento largo non compatibile con
quella europea). I risultati che stiamo
già vedendo, e che nei prossimi anni si
susseguiranno a ripetizione, cambiano
la fisionomia economica di intere regioni europee.
Per quanto riguarda invece il trasporto
locale anche qui la volontà politica europea ha portato grandi novità: separazione della rete dalle operazioni di trasporto, lasciando alla decisione politica
amministrava il compito di programmazione e controllo del servizio richiesto
(quantità e qualità del trasporto locale
in relazione alle risorse disponibili) e
agli operatori specializzati la prestazione di trasporto (qualità ed economicità
nella competizione tra diversi operatori). Gli obiettivi europei sono stati quelli
di dare ai propri cittadini trasporti locali efficienti con costi contenuti ottenuti
in base a criteri di competizione uniformi in tutta l’Unione europea.
Tali questioni riguardano da vicino anche la Lombardia che sta oggi procedendo ad effettuare le gare per i trasporti pubblici locali. Alcune gare hanno già visto la conclusione con l’aggiudicazione dell’appalto ed altre sono in
corso. Lo scopo è quello di rendere trasparente e certo il costo del servizio
con regole di qualità (puntualità ed affidabilità del servizio) definite chiaramente e verificabili dall’utilizzatore.
IL TRASPORTO
FERROVIARIO
SU LUNGA DISTANZA
La Comunità europea, orientando gli
Stati membri con fondi per la promozione e la ricerca, vuole passare da una
serie di ferrovie nazionali ad una rete
comune europea strutturata per sostenere lo sviluppo dell’orizzonte 2010.
Viaggiare sulle reti AV in alcuni Paesi
che hanno una buona integrazione e
multimodalità del trasporto è oggi un
modo molto efficace di spostarsi, in termini di tempo e costo. La politica europea è stata quella di creare le connessioni tra le reti nazionali e radunare le forze per finanziare il superamento delle
grandi barriere naturali:Alpi,Appennini,
Manica e Øresund, superando anche le
barriere legislative, normative e nazionalistiche.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
TABELLA 1
RETI EUROPEE: OPERE A PRIORITÀ 1 (FINANZIATE IN PRIORITÀ)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
High-speed train/combined transport north-south
High-speed train PBKAL (Paris-Brussels-Cologne-Amsterdam-London)
High-speed train south
High-speed train east
Conventional rail/combined transport: Betuwe line
High-speed train/combined transport France-Italy
Greek motorways, Pathe and Via Egnatia
Multimodal link Portugal-Spain-Central Europe
Conventional rail link Cork-Dublin-Belfast-Larne- Stanraer
Malpensa airport, Milan
Øresund fixed rail/road link between Denmark and Sweden
Nordic Triangle rail/road
Ireland/United Kingdom/Benelux road link
West Coast main line (rail)
Priority projects proposed by the EC in 2001 (new projects and extensions)
Global navigation and positioniong satellite system Galileo
High-capacity rail link across Pyrenees
Eastern European combined transport/high-speed train
Danube river improvement between Vilshofen and Straubing
High-speed interoperability on the Iberian peninsula
Fehmarn Belt: fixed link between Germany and Denmark
1E
3E
High-speed train/combined transport north-south (Verona-Naples and Bologna-Milan)
High-speed train south (Montpellier-Nîmes)
EXTENSIONS
Altri 10 progetti aggiuntivi sono stati aggiunti nel 2004 per favorire lo sviluppo dei nuovi paesi dell’Europa dei 25, anche qui il peso della modalità ferro è forte.
I progetti sostenuti dalla Comunità Europea con grandissime risorse economiche sia nelle fasi iniziali sia in quelle
di realizzazione, sono di regola a valenza internazionale e hanno consentito
di trasformare politiche nazionali non
sempre avvedute in reti transnazionali
efficaci. La tabella 1 illustra i primi 20
progetti della priorità 1.
Il PBKAL (Parigi, Brussels, Koln,Amsterdam, Londra) collega già oggi Francia,
Gran Bretagna Belgio Olanda, Germania
con una serie di importantissime città e
in zone densamente popolate.
Questo è stato ottenuto integrando
grandi opere in un'unica visione, ad
esempio nel PBKAL sono inclusi: il passaggio della manica (Eurotunnel), il
nuovo collegamento AV con Londra
(Channel Link è un esempio di integrazione della Gran Bretagna nell’Europa),
l’intermodalità con gli aeroporti (la linea AV passa sotto il Charles De Gaulle
di Roissy, Schipol di Amsterdam e Zaventem di Bruxelles), la connessione diretta con i grandi sistemi di trasporto locale su ferro (la regione di Parigi,di Londra, il sistema di trasporto cadenzato su
ferro dell’Olanda e del Belgio) che consente una distribuzione capillare a chi
viaggia in un sistema ognitempo poco
soggetto alle condizioni atmosferiche.
Tale grande sistema al centro dell’Europa ha questi collegamenti:
• a Londra: con la linea AV della West
Coast (oggi ricostruita e percorsa dai
pendolini della Virgin);
• a Londra: con la dorsale britannica
per la Scozia;
• a Parigi: Italia e Spagna collegate alla
Francia con il sistema del TGV sud e
Atlantique;
• a Colonia: con il sistema ICE tedesco;
• a Colonia:con la nuova linea AV Koln
Frankfurt (che passa nell’aeroporto di
Frankfurt).
Nonostante nazionalismi, incomprensioni e ostruzionismi fatti da diverse
parti e ancora non completamente superati, il PBKAL è oggi pressoché completamente in servizio e produce un
trasporto di ottima qualità.
Un secondo grande tema che la Comunità Europea ha sviluppato con forza è
il superamento delle barriere fisiche (in
modo particolare l’arco alpino). Il primo progetto delle priorità 1 è l’asse
Nord Sud (Berlino Halle Lipsia Norimberga Monaco Innsbruck Brennero Verona Bologna Firenze Roma Napoli)
che tocca tre Nazioni e valica Alpi ed
Appennini (nuovo tunnel di base del
Brennero e nuova linea Bologna Firenze). Il progetto 5 è invece la trasversale
che da Lyon va fino a Venezia e Trieste
(e anche a Lubiana, già oggi collegata
con pendolini) passando per Torino, Milano e Verona e costruendo un tunnel
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di base sotto il Moncenisio.
Molte tratte entreranno in servizio nel
2006-2007 mentre i grandi tunnel alpini
di base saranno pronti successivamente
nel corso dei prossimi dieci anni (qualche anno dopo il Gottardo che oggi è
previsto in apertura per il 2012).
Un altro caso da manuale è la fortissima
spinta all’integrazione di Spagna e Portogallo nella rete Europea AV. La Spagna
e il Portogallo che hanno scartamento
largo (1676 anziché 1435mm) stanno
superando le barriere della non interoperabilità costruendo da zero una nuova rete ad Alta Velocità.La Madrid-Sevilla
(500 km di linea costruiti in tempo record ) è stata seguita dalla costruzione
della Madrid-Barcellona-frontiera francese in direzione di Montpellier, della
Madrid Valladolid in direzione di Vitoria
e Dax(Francia), dalla Madrid LisbonaPorto e dalle estensioni nazionali in direzione di Valencia, Murcia e Malaga.
Inoltre l’estensione a est dell’alta velocità verso Praga,Varsavia e i nuovi stati
membri completano il quadro di una
rete passeggeri europea sulla quale circolano ormai operatori diversi sulla
stessa linea.
Il quadro europeo, che solo alcuni anni
fa quando la CE stilò il piano della rete
AV europea e preparò accordi con i governi e legislazione sembrava lontano
nel tempo, è invece oggi una realtà in
buona parte già in esercizio oggi e con
forti incrementi negli anni 2006-07.
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La legislazione di interoperabilità è oggi
il riferimento tecnico di base per i costruttori e gli operatori e la circolazione
di treni diversi su una rete è in forte crescita. Un segnalamento unico denominato ERTMS (European Rail Transport
Management Systems) è ormai lo standard per tutte le nuove linee e sostituisce i segnalamenti nazionali tutti diversi
tra loro e non interoperabili). Il treno
rosso della compagnia Olandese, quello
giallo dell’Eurostar tra Parigi Londra e
Bruxelles, quelli blu della SNCF e l’ ICE
bianco-rosso della DB circolano sulle
stesse linee del PBKAL.
Iniziative come il Cisalpino oggi in forte
crescita, la flotta di pendolini Virgin sulla West Coast,la nascita di iniziative lowcost (treno OK) fanno sì che sulle linee
della rete europea circolino treni dalle
livree variopinte e l’offerta di alternative di servizio aprono il servizio ferroviario a clienti di tutte le fasce.
IL TRASPORTO LOCALE
Nell’ambito dei trasporti locali, che sono di fatto dei sistemi di trasporto chiusi, la gestione economica e tecnica degli stessi è stata fatta per lunghi anni
con visione e mezzi locali. Le numerose
componenti condizionanti tali trasporti
(politica nazionale e locale delle concessioni, sistemi piccoli e conseguentemente scarse risorse tecniche e generali) hanno fatto sì che in tutta Europa
con poche eccezioni si avessero sistemi
di trasporto a bassa efficienza.
Alle debolezze strutturali sopra enunciate si è accompagnato l’aumento
esponenziale della mobilità locale legato al modo di vivere attuale. Le regole di
bilancio comuni adottate dagli stati
membri dell’Unione europea hanno
messo in evidenza i grandi esborsi che
molti stati membri dovevano sostenere
per il ripianamento dei deficit dei sistemi di trasporto pubblico locale e l’urgenza del suo risanamento.
Di fronte a questo problema la CE ha
adottato principi di liberalizzazione e
competizione attuati mediante una legislazione comunitaria per i servizi pubblici, per garantire al cittadino una mobilità a costi noti e trasparenti basati sul
“contratto di servizio”.
Nel caso del TPL (trasporto pubblico locale) le direttive sulla libera circolazione delle persone e sulla separazione tra
infrastruttura e trasporto si integrano alle direttive che regolano i servizi pubblici. Il quadro normativo CE per i servizi pubblici obbliga alla separazione tra
programmazione delle reti di trasporto
(le autorità decidono le reti ed il loro livello di performance ed assegnano con
gare competitive la loro gestione) e il
trasporto (operatori che danno prestazioni di trasporto misurate da parametri
ben definiti).
Il contratto di servizio costituisce uno
strumento innovativo per la regolazione dell’esercizio di servizi di interesse
pubblico. Esso segna infatti il passaggio
dal regime della concessione a quello
negoziale (questa normativa corrisponde al regolamento CEE 1191/69/CEE e
1893/91/CEE). Si passa dal criterio del
contributo a quello del corrispettivo
(completato da sistemi di penalità e
premio) , con il superamento della logica del piè di lista e del ripianamento del
deficit. Si ottengono così due risultati:
a. separazione e netta distinzione dei
ruoli: le autorità politiche definiscono programmazione e livello di servizio e l’operatore è responsabile della
gestione;
b. distinzione delle rispettive responsabilità, di stanziamento delle risorse e
monitoraggio del servizio quelle dell’ente, di rispetto dei livelli quantitativi e degli standard qualitativi quelle
dell’impresa.
E’ una rivoluzione agli inizi che però
mostra già grandi effetti nella ridefinizione del settore e nel controllo dei costi.
Ad esempio oggi la Lombardia sta operando con i primi contratti di servizio
sia su ferro che su gomma e se si esaminano le procedure e i documenti di appalto dei contratti di servizio della regione Lombardia si scopre che la legiINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
slazione di riferimento porta oramai solo riferimenti alle direttive comunitarie.
Questo rende possibile confrontare le
diverse situazioni europee e agevola a
tutti gli operatori l’accesso, favorendone la competitività. Questi criteri di fondo hanno già prodotto negli altri paesi
europei aumento del livello di servizio
e diminuzione rilevante del costo di trasporto.
I concetti di qualità erogata e qualità
percepita indicati nei contratti di servizio odierni sono fatti nuovi e rilevanti.
DOVE SIAMO
E DOVE ANDIAMO
Volendo trarre delle conclusioni si può
dire che i processi avviati sono tutti nella fase di realizzazione. La rete europea
su lunga distanza ha già molti tratti in
funzione e i prossimi due tre anni vedranno la messa in servizio di migliaia
di Km di rete (Spagna, Germania, Francia, Italia). Sono già entrate in servizio
opere storiche (Eurotunnel, il ponte fra
Danimarca e Svezia), altre sono in costruzione (collegamento della penisola
iberica al resto d’Europa, traforo del
Gottardo con una galleria di 57 km,AV
Bologna-Firenze) e altre in progetto
(galleria di base Moncenisio e Brennero, collegamento delle isole della Danimarca al continente europeo, reti dell’est europeo).
L’offerta di trasporto passeggeri terrestre sarà quindi forte e contribuirà allo
sviluppo (business e turismo) di un Europa più continentale e con baricentro
più a est, dopo l’ingresso delle nuove
nazioni. Sulle reti internazionali circolano già treni di molti operatori che operano in competizione tra loro. Ciò crescerà negli anni a venire,man mano che
la rete viene completata, favorendo la
formazione di operatori di adeguata dimensione economica e migliorando il
costo del trasporto offerto a quantità
crescenti di passeggeri.
Nell’ambito locale la liberalizzazione
promette una crescita del rapporto qualità/costo del servizio offerto: questo è
un fatto che riguarda tutti i cittadini europei perché nell’ambito locale (lavoro,
istruzione, cultura e tempo libero) il futuro è obbligatoriamente quello del trasporto in comune. Nelle nazioni che
hanno già sviluppato il TPL si hanno già
riscontri positivi (pluralità di operatori
e riduzione di costi importanti a parità
di qualità del trasporto offerto).
Ambrogio Girotti
Dipartimento di Meccanica
del Politecnico di Milano
Sandro Maluta
consulente industriale
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
FINE DI UN INTERMINABILE SILENZIO
Scienza e lavoro
all’Arsenale di Venezia
Compiacenza e interoperabilità nove secoli dopo.
o provato a scorrere un libretto sulle vicende secolari della Marina Militare in un'edizione ufficiale, dìstribuita
ad una fiera, alla ricerca di tracce di riferimenti di quell'Arsenale, che mi facesse
in qualche modo partecipe della sua storia recente, in qualità di figlio di arsenalotti. Ma non ne ho trovato parola; e mi
sono un po' rattristato, rimuginando riflessioni sul perché fossi, veneziano, riuscito a visitarlo soltanto pochi mesi prima, dopo anni di desideri male espressi,
giunto ormai vicino alle soglie della vecchiaia.
Poi, mentre visitavo un vicino stand della stessa esposizione, l'attenzione mi è
scivolata verso due parchi curiosi: uno,
naturalistico e archeologico insieme, del
Delta del Po, insistente sul golfo di Venezia; l'altro antropico fra nuove regioni,
italiana e slovena, d'Europa: l'agro aquileiese, che scendeva da Palmanova al
mare, e poi proseguiva lungo la costa da
Capo d'Istria a Pirano, avvolgente a sud
la baia di Trieste.
Il secondo serrava la città di mia madre
come in una prima morsa intorno allo
sbocco del Timavo,dove si dice che Diomede sia approdato dopo la resa di
Troia; e dove mio padre, slovacco, regatante per passione, progettava sottomarini nei cantieri di Monfalcone.I genitori
vivevano in un villino dei dipendenti e
le vicende della storia li portarono a far-
H
mi nascere senza merito a Venezia, sul
Canal Grande di fronte alla Ca' d'oro. Figlio di arsenalotti giuliani mi sentii vivo
al centro dei quei due parchi antichi, come migrato dall'uno all'altro durante
una difficile gestazione. Ma l'Arsenale dì
Venezia sembrava non esserci più.
Mi trovavo così, come imbrigliato nella
doppia morsa della natura e delle origini, quando poi finalmente un giorno potei entrare in Arsenale e visitarlo. Non so
se le emozioni di vedere i palchi delle
Corderie di Antonio da Ponte, dove lavorarono le fusére,o la bocca del leone del
taglio dei loro cordami venduti a misura;
01'ombrellino di bronzo del puttino della fontana nei giardini, ... furono maggiori di quelle provate tornando dopo mezzo secolo a rivedere il fasto di Praga o le
foreste dei Carpazi, quando la cortina di
ferro fu abbattuta dall'impeto della storia. Ma fu sufficiente per farmi rivivere il
sogno dei fasti della Serenissima.
E potei completare quelle visioni fugaci
sull'Arsenale dai due campanili che lo
sovrastano; accessibili entrambi soltanto
per la benevolenza dei rispettivi parroci. Quello un po' reclinato di San Pietro
in Castello, nel nitore totale del suo marmo d'Istria, che aveva attraversato il mio
Golfo della storia antica. E quello di San
Francesco alla Vigna, simmetrico, quasi
contrapposto a guardare sulle favolose
gaggiandre.
→
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E dopo essermi chiesto per mesi e mesi
perché non si celebrasse l'Arsenale dopo nove secoli della sua storia (11042004) mi sono accinto a scrivere un libro, come pagine sciolte per una ricorrenza, pur cosciente della complessità
infinita della materia, sospinto da stimoli
disparati, ricorsivi: l'organizzazione del
lavoro in cantiere, la ricerca scientifica
incoraggiata, l'innovazione tecnologica
promossa e protetta, lo spirito del servire lo stato, il rigore della disciplina, il rispetto della donna al lavoro, .... in modo
moderno, esteso al territorio, apportando dovizia e prosperità ad una convivenza democratica ...
Il pensiero imbarazzante di capire chi
potesse essere il lettore di un tal libro mi
ha rallentato nel lavoro occasionale, facendomi lasciare pagine sparse di un
diario antologia, professionale più che
personale. Soltanto un pezzo di un paio
di pagine uscì per l'anniversario di Lepanto, che la cortesia di un direttore di
testata e la benevolenza del presidente
della SpA dell'Arsenale, mi consentono
di proporre alla fine dell'introduzione a
questo lavoro, che almeno in forma virtuale si colloca entro i termini della ricorrenza: un e-Book natalizio, semplice
e denso. In fondo il passaggio dal digitale alla stampa sono solo fasi nel ciclo di
vita del prodotto libro, che l'editoria
elettronica consente di sfruttare con un
più tempestivo coinvolgimento dei prelettori, ed una più piena fruibilità successiva. Ecco perché ritengo di aver
onorato una scadenza, una promessa.
Ora mi sorregge anche la convinzione di
aver interpretato a sufficienza la complessa fenomenologia dell'Arsenale di
Venezia, la sua attualità per l'organizzazione esemplare del lavoro, la coscienza
delle responsabilità, l'assetto delle filiere
nella catena del valore, la logistica produttiva e distributiva; la flessibilità nell'evasione delle commesse e nella pianificazione dei processi; l'integrazione fra
innovazione di processo e di prodotto,
fra ricerca e sviluppo;il ruolo del marketing ed il finanziamento dei progetti,l'interoperabilità fra civile e militare, fra trazione ed agilità della galea; l'interazione
fra etica e sicurezza, fra compensi e meritocrazia, fra autonomia decisionale e
reporting direzionale...
Si è consolidata la convinzione di confrontarmi con un modello precorritore
dei tempi ed insuperato per secoli, forse
unico per la sua compenetrazione equilibrata con la struttura dello Stato.
Quindi di essere involontario testimone
di un'eredità strana:quasi un prestito dai
figli dei figli nostri,da rendicontare.assai
più che retaggio di una Storia disattesa,
da riconsiderare, da studiare più a fondo, da parte di tutti. Ed in modo ordinaPAGINA 40
to,organico,pianificato,disciplinato,sorretto da metodologie affermate ed
uniformate, da approfondire con umiltà
ed assimilare con determinazione. Se il
modello industriale nelle sue varie valenze (etiche, sociali, economiche, politiche, professionali, educative, scientifiche, organizzative, strutturali) è semplificabile e dominabile pur nella eccezionale complessità, che dire della sua traducibilità in proposte a comitati, gruppi di
intesa, enti locali e territoriali, custodi e
padroni di casa,alla SpA dell'Arsenale,alla struttura che la controlla, agli aventi
causa esclusi,in una piramide che dall'Unione Europea cala fino ai cittadini del
Sestiere di Castello?
Che il chip del francobollo emesso per
la circostanza il 30 ottobre 2004 con la
pianta dell'Arsenale schizzata come microcircuito diventi il microchip gestibile
a radiofrequenza con RFID. Cinque centesimi di costo atteso e due decimi di
millimetro stanno per renderlo compatibile.
Che il Canale di San Marco, solcato annualmente dal Bucintoro e quotidianamente pervaso da croceristi in transito,
possa essere televisivo, digitale terrestre
e dedicato agli obiettivi che ci animano,
permettendoci di giocare su una parola
chiave..
Che una newsletter. Arsenàl per esempio, possa raggiungere selettivamente
ed individualmente tutti gli interessati,
dai giovanissimi della pedagogia infantile agli anziani dell'andragogia incallita,
per ricordare che fu l'Arsenale e monitorizzare, adesso sì, la sua trasformazione.
Che la toponomastica dell'Arsenale cominci a ricordare ciò che merita:se i Dogi furono 117, c'è quasi una bitta per
ognuno, certamente per quelle decine
di loro che hanno onorato la Serenissima; il Ponte delle Velére e la Galleria delle Fusére hanno già la loro sede naturale, .... la Porta del Gran Consiglio è già
stata battezzata dalla Storia, ...
Che 1'interoperabilità, formale e sostanziale, sia un vaccino per prevenire la Babele delle progettazioni senza norme e
metodiche condivise, e colpire i virus ricorrenti e diversi ...attraverso la collaborazione di vari suoi Capitoli: consolidati
come quello USA, emblematici come
quello scandinavo, nascenti come quello italiano, ...
Che le testimonianze di Fincantieri a
Monfalcone, di Software Systems Italia
da Taranto, dell'Istituto Idrografico della
Marina da Firenze, del nuovo Teatro
Strehler da Milano, ... siano studiate.
Che da Ispra l'ombrello Comunitario
dell'EUROGI guardi con determinazione
ed impegno alla Laguna ed al putto della
fontana dei giardini dell'Arsenale ....
Mauro Langfelder
Investire
L’articolo intitolato
“Nel mondo degli
investimenti” nel numero
28 di questa rivista
trattava lo sviluppo
nel tempo degli
investimenti in genere.
In questo secondo
indichiamo come
nelle attuali economie
di produzione di beni
e servizi su scala
mondiale, la conversione
dalla gestione analogica
del progetto alla gestione
digitale offra la possibilità
di governare tecnicamente,
economicamente
e finanziariamente
da qualsiasi sede,
la progettazione,
la realizzazione
e la gestione
di immobilizzi tecnici
e tecnologici in qualsiasi
area del mondo.
LA GENESI
Da quando in passato si è capito che risorse sottratte al consumo, e immobilizzate per determinati fini e periodi di
tempo,potevano aumentare il loro valore, lo sviluppo degli investimenti (°) privati e pubblici non ha mai avuto tregua. Dai tempi lontani gli investimenti,
inizialmente di modeste dimensioni, si
sono adattati ad infinite diversificazioni, fino a quando la presenza contemporanea di: mano d’opera abbondante,
approvvigionamenti energetici a basso
costo, religione protestante e scoperte
scientifiche, con inizio dalla Gran Bretagna, hanno consentito uno sviluppo
che oggi è senza limiti.
Il DNA di questo tipo di attività, a volte anche selvaggia, che vedeva nell’imprenditore l’unica persona di spicco,
si è mantenuto per molti anni, anni
nei quali, con enormi impegni e fatiche, sono state realizzate opere di
straordinaria importanza.
(°) In questo articolo, con la dizione investimento intendiamo sempre investimenti in immobilizzi tecnici
e tecnologici.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
GESTIONE / 1
senza frontiere
I CAMBIAMENTI
All’inizio, e fino a quando la semplicità
degli immobilizzi interessati al suo
processo lo consentiva, l’imprenditore, che era al corrente di tutte le risorse in gioco, era sempre in grado di decidere in materia di scelte di progetto
e scelte di gestione. Ma da quando le
produzioni, e di conseguenza le lavorazioni, sono diventate più complesse,
l’imprenditore, come noi lo intendevamo, dovette lasciare sempre più spazio ai tecnici, che nel tempo diventavano depositari delle nuove problematiche, gestioni comprese. Tutto diventava così sempre più complesso, e lontano dalla semplice architettura dell’investimento iniziale.
Bisogna pensare che, per loro estrazione culturale, i tecnici, erano gli unici
in grado di risolvere la maggior parte
delle nuove problematiche, a fronte
del fatto che il frazionamento degli argomenti contrastava sempre più con il
concetto originario di governo unitario dell’investimento, che offriva migliori opportunità di risultati perché
in grado di esprimere sempre la visione trasversale: tecnico economico finanziaria degli eventi, tipica dell’imprenditore. Per contro, dobbiamo riconoscere che nel tempo, gli sviluppi
delle tecnologie hanno eliminato molte delle perplessità in materia di progettazione, di affidabilità di materiali,
di resistenze e di metodi di calcolo,
mentre negli anni più recenti sono
cresciute a dismisura le difficoltà in
materia di ottenimento di risultati economici e finanziari, al punto da mettere a rischio in molti casi lo stesso recupero delle risorse inizialmente impegnate; fenomeno accompagnato da
sempre maggiori difficoltà nel reperire le fonti di nuovi finanziamenti.
Questi preoccupanti segnali hanno
fatto capire che l’investimento è l’espressione vitale di tre anime: una tecnologica, una economica e una finanziaria, e che, fin quando le problematiche dominanti erano tecniche, fosse
sufficiente la gestione tecnica, ma che,
da quando diventavano dominanti i risultati economici e finanziari, occorreva “aprire” l‘accesso al suo governo anche a persone competenti in materia
di economia e finanza. Questa possibilità era però condizionata dalla visibilità trasversale tecnico economico finanziaria dell’intero processo dell’investimento ai non tecnici delle operaINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
tività e decisioni direttamente connesse con il suo sviluppo (°°).
A questo punto diventa spontaneo
concludere che oggi il raggiungimento dei risultati dipende in larga misura
dalle capacità di governare direttamente e in forma unitaria l’investimento. Come fare?
Gli argomenti che abbiamo esposti
fanno capire che la via per offrire agli
investimenti in immobilizzi tecnici e
tecnologici nuove energie, in grado di
ottenere migliori risultati, passa attraverso le capacità di governare direttamente, e senza soluzione di continuità
l’intero investimento, potendo cosi
prendere decisioni, in qualsiasi momento e condizione; in altre parole, disporre in tempo reale delle informazioni tecniche, economiche e finanziarie relative al passato, utilizzando i
“controlli di gestione,” e relative al futuro composto di opportunità / necessità, utilizzando “i report”.
SU COSA INTERVENIRE?
• Sulla gestione del progetto di investimento che, convertendo l’iter analogico tradizionale nel processo di
investimento digitale, caratterizzato
da:
- “struttura del processo” basata sulla progettazione riclassificata (l’investimento inteso come la “distinta base” degli elementi che lo compongono), essenziale per gestire in
continuità le dinamiche del suo
sviluppo attraverso le progettazioni, le realizzazioni degli immobilizzi e le loro gestioni;
- “struttura dell’informazione” che,
con inizio dalla progettazione (ri(°°) Vedi il tentativo di Recupero Prodotto dal
Project Management: Le necessità di fronteggiare le
emergenze dell’ultima grande guerra, negli Stati Uniti
hanno generato il Project Management con ottimi risultati. II P.M. in effetti ancora oggi riscuote le simpatie dei tecnici, anche se in Italia non ha avuto, soprattutto nei lavori pubblici, il giusto riconoscimento.
Nella sostanza, questa metodologia di programmazione e stretto controllo delle operatività connesse
con la commessa in genere, sono apprezzate in modo particolare dal costruttore, in quanto la gestione
tecnico finanziaria del PM, lo spinge a comportarsi
correttamente, per farsi pagare altrettanto rapidamente. Come tale lo sviluppo del PM, per la sua stessa natura tecnico finanziaria, resta limitato alle realizzazioni e consegne delle immobilizzazioni (mentre
ben diverso è il caso che stiamo trattando, perché la
gestione tecnico, economico e finanziaria del progetto digitale è strutturata per assistere direttamente
l’interesse dell’imprenditore durante l’intero arco di
vita utile del processo del suo investimento, vale a dire: la progettazione, la realizzazione e la gestione delle immobilizzazioni).
classificata), senza soluzioni di
continuità, si sviluppa nel tempo
insieme al processo nelle tre dimensioni, quella tecnica, quella
economica (quando possibile) e
quella finanziaria mentre rende disponibili nuove professionalità,
(vedi recenti proposte in materia
di esami di abilitazione professionale) può mettere in tempo reale a
disposizione di chi governa sia i
controlli di gestione che i reports.
• Sul governo del processo, che, a conoscenza di “controlli di gestione” e
di “report” si trova nelle condizioni
di prendere per tempo le decisioni
tattiche e strategiche necessarie.
L’obiettivo di investire senza frontiere
ai futuri imprenditori offre due opportunità:
1. La gestione digitale del processo
dell’investimento, resa possibile dalla “piattaforma di governo del suo
sviluppo” (°°°) in grado di:
- tenere in permanenza il responsabile dell’investimento al corrente
delle informazioni necessarie per
governare l’intero processo durante la progettazione, la realizzazione degli immobilizzi e la loro
gestione;
- rendere esecutive le decisioni.
2. La possibilità di dare corso a progetti di investimenti che per motivi di
competizione (economico finanziaria) richiedono di espandersi in ambiti al di fuori di quelli nazionali.
ESEMPIO:
il progetto di investimento digitale
consente gestioni del tipo:
- progettazione effettuata in Europa coordinamento svolto dagli USA
- immobilizzazioni realizzate in estremo oriente
- governo del tutto dal proprio ufficio.
Alessandro Riva
(°°°) note sulle operatività della “piattaforma”:
- sul piano decisionale essa offre al responsabile dell’investimento di governare dal suo studio ( con il
minimo di tempo e di spesa) progetti di investimento che, per disporre della massima energia
competitiva, devono essere realizzati nelle aree ritenute più adatte (la ricerca, e l’utilizzo in chiave
attuale, delle condizioni favorevoli che i primi imprenditori avevano individuato dalla GB);
- sul piano gestionale essa interviene attraverso il
coordinamento del processo (composto da un
esperto tecnico \ economico, e da un esperto economico \ finanziario) che, lavorando part time, interagisce con il sistema informativo, per realizzare
la “cerniera intelligente” di collegamento tra chi
governa l’investimento da un lato al quale forniscono controlli di gestione, consulenza e reports, e la
Direzione dei Lavori o delle produzioni dal lato
opposto, dalle quali ottengono le informazioni relative agli sviluppi del processo.
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GESTIONE / 2
L’impresa “rinnovabile”!
L’impresa capace di innovarsi in continuo nelle strategie, nell’organizzazione
e nei sistemi di business diventa protagonista nella creazione di valore:
essa rappresenta, al pari delle tecnologie pulite, un elemento cardine per la protezione
dell’ambiente e per l’uso corretto dell’energia e delle risorse naturali.
n ogni epoca l’uomo ha sempre
pensato di essere in un momento
particolare della sua evoluzione; ogni
generazione ha vissuto nella convinzione di essere quella speciale, quella
del cambiamento, del giro di boa.
Non è da meravigliarsi pertanto che
da più parti si insista sulla grande singolarità di questo inizio di millennio,
visto dai più come una fase storica di
squilibrio generale – economico, ambientale, energetico, climatico, geopolitico.
Di conseguenza politicanti e dirigisti
prefigurano strategie globali e semplificanti, una sorta di "ordine del giorno", per il governo mondiale dell'economia, delle società e dell'ambiente.
La realtà purtroppo è un'altra: bisogna
imparare ad essere reattivi, a convivere con una condizione di costante incertezza; occorre essere critici, procedere per tentativi, avere la modestia
del giardiniere di popperiana memoria, sempre dedito a coltivare il suo
giardino, consapevole però che molti
dei suoi tentativi dovranno fallire.
Checché ne dicano i professionisti
della politica, l’uomo impara dagli errori più di ogni altro essere vivente e,
cosa ancora più prodigiosa, è l’unica
specie ad avere il privilegio di far morire le proprie idee al posto suo!
Emblematico è il caso italiano: il sistema produttivo è vulnerabile, il tasso di
crescita si mantiene basso oramai da
diversi anni, i costi industriali non sono paragonabili a quelli dei paesi
emergenti, il potere d’acquisto reale è
in caduta, il “made in Italy” è in declino, l’innovazione e la ricerca sono da
tempo relegate in una posizione di infimo ordine.
Il tutto aggravato dalla zavorra dell'euro, dai ripensamenti sulla "macchina"
comunitaria, dalla complessità del
contesto geopolitico e dalle incombenti emergenze ambientali. Non deve
dunque meravigliare il clima di generale diffidenza e lo stato di disagio e di
smarrimento dell'imprenditore, attore
caricato di responsabilità sociali e al
quale viene richiesta una coerenza di
comportamento in relazione alla dina-
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mica del mercato; un mercato segnato dalle variabili socio-ambientali, sempre più rilevanti per la riconfigurazione continua dei processi di business.
Il modello prodotto/consumo viene
gradualmente soppiantato dal paradigma funzione/uso, estremamente più
dinamico, fondato sulla capacità di disporre, sviluppare e applicare la conoscenza, con la conseguente liberazione di economie di scopo oltre che di
scala.
Si tratta di un passaggio nella creazione di valore: la transizione dall'economia a ciclo aperto a quella a ciclo chiuso, dalla crescita allo sviluppo, dal consumo all’uso, dalla produzione al risparmio, dal surplus all’utilità, dall’hardware al software, dalla quantità
alla qualità, dal breve termine al lungo
termine, dal tenore di vita al benessere, dal vendere al mettere a disposizione, dall’”usa e getta” alla durevolezza ...
In diversi contesti si sta meditando
sull’attualità della concezione di ”prodotto”, così come inteso nell’economia industriale classica, che ha come
elemento fondante la crescita costante della capacità produttiva, che alimenta a sua volta l’inesorabile tendenza al consumo.
In altri termini i prodotti vengono
concepiti per scoraggiare o rendere
quasi impossibile la loro riparazione:
quando i prodotti si “consumano” devono essere frequentemente sostituiti,
con l’ovvia implicazione dell’aumento
della produzione.
Questo modo di raffigurare il funzionamento dell’economia e dei suoi
obiettivi, presenta da qualche tempo
preoccupanti sintomi di crisi, proprio
in rapporto alla sostenibilità sociale e
ambientale di tale sistema.
In particolare, incomincia a farsi strada la convinzione che le variabili connotanti la crescita produttiva dell’economia moderna debbano essere valutate e rapportate all’intero ciclo di vita
del prodotto e non, come ancora generalmente avviene, alla sola fase produttiva.
Gradualmente si arriverà a valorizzare
la funzione d’uso del prodotto: il siste-
ma industriale invece di produrre per
vendere, con scarsa attenzione su ciò
che succede dopo la vendita, si orienterà ad un’offerta della “funzione” del
prodotto richiesta dal mercato.
Da un lato si coglieranno le opportunità di manutenzione, riparazione, riutilizzo, rilavorazione e riciclaggio, dall’altro nasceranno sistemi di business
più evoluti, incentrati sul servizio e il
noleggio.
In tale scenario l’impresa dovrà svolgere una funzione di relazione diventando l’anello di collegamento fra la
tecnologia disponibile e la domanda
del mercato; è l’impresa che dovrà attivare l’utilità marginale della conoscenza diventando essa stessa "rinnovabile", in grado cioè di autorifondare
continuamente il proprio business allo scopo di soddisfare una specifica
domanda.
L’imprenditore dovrà imparare a resistere alla seduzione del consolidato,
ad appropriasi anche di una responsabilità intellettuale e a puntare ad una
rilettura del suo ruolo in prospettiva
di avanguardia: dovrà riflettere sullo
scenar io nel quale è chiamato a
proiettarsi e sforzarsi di sviluppare
una modernità interiore che lo porti a
diventare protagonista nella creazione
di valore.
Ne deriva un vero e proprio “stop and
go” nel concetto di innovazione: la
staffetta tra l’innovazione nel Fare e
l’innovazione per l’Uso, il passaggio
cioè dalla fabbrica al mercato.
Purtroppo l’imprenditore è abituato a
trattare l’innovazione come un fenomeno “interno” all’impresa e, tranne
poche eccezioni, è a suo agio nell’essere protagonista in fabbrica e spettatore nel mercato.
Tradizionalmente il trend dell’utilità
marginale di questo tipo di innovazione cresce e si esaurisce secondo una
successione di fasi: fare cose vecchie
in modo nuovo (innovazione dei fattori produttivi), fare cose nuove in modo vecchio (prodotti nuovi con gli
stessi fattori produttivi), fare cose nuove in modo nuovo (innovazione di
prodotto con innovazione dei fattori
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produttivi).
Il nuovo concetto di innovazione per
l’uso costringerà invece l'imprenditore a cambiare pelle e diventare protagonista a tutto campo all'interno dell'impresa e soprattutto nel nuovo mercato dei consumatori di funzioni.
Con slancio creativo e rigore metodologico dovrà porre mano alla sua cassetta degli attrezzi e imparare a conoscere il nuovo scenario, che in prima
istanza gli apparirà avulso dai suoi più
convincenti e fondati principi; dovrà
innanzitutto proiettarsi fuori dal suo
contesto di valori evitando di modellare ipotesi sull’immagine che ha di se
stesso.
Dovrà avere una fiducia fermissima,
forse irragionevole, in questa congettura e dovrà ritornare fanciullo per
educarsi a queste nuove sfide: come
bene evidenziato dal messaggio pubblicitario di una nota società operante
in un settore ad alta tecnologia, si può
dire che dovrà diventare più bambino,
senza il timore di sporcarsi le mani, di
mangiare la colla, di usare un martello
al posto di una spazzola, di rompere
qualcosa solo per vedere come funziona, di iniziare dall’impossibile, proprio
dove gli adulti solitamente si fermano!
Filippo Vitetta
NOTE PER UNA RIFLESSIONE SULL’ARGOMENTO
L’approccio interdisciplinare
per affrontare la complessità
li ultimi decenni, con la progressiva
deindustrializzazione del Paese,
hanno comportato nei fatti un cambiamento nel profilo culturale richiesto all’ingegnere.
Non mi riferisco tanto a ciò che il mondo del lavoro dipendente richiede in fase
di assunzione di un giovane, quanto al
percorso professionale che si svilupperà
negli anni.
Da questa considerazione sono naturalmente tendenzialmente esclusi i progettisti, i ricercatori e i docenti universitari
che fanno della competenza specialistica
un elemento centrale,benché non esclusivo,della propria attività professionale.
Per tutti gli altri invece,si creano sempre
più spesso situazioni nelle quali si richiedono competenze esterne rispetto alla
preparazione acquisita nel percorso di
studio.
Questa esternalità a volte si manifesta
nell’ambito dei tanti e sempre più numerosi campi dell’ingegneria, ma ancor più
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In breve
VISITA AL POLITECNICO DI ZURIGO (ETH)
Nel giugno scorso è stata effettuata un’interessante visita al Politecnico di Zurigo (ETH), organizzata dalla Commissione Referenti del nostro Ordine. Vi hanno partecipato 20 iscritti,
espressione di varie Commissioni e del Consiglio.
Il motivo principale della visita era conoscere il Politecnico di Zurigo (ETH); ragione non secondaria era di celebrare il centenario della pubblicazione della Relatività ristretta da parte di
Albert Einstein , che a Zurigo ha studiato e insegnato.
Ringraziamo il collega Marco Cecchini che ha reso possibile tale visita.
L’ELENCO DEI CONSULENTI TECNICI DELL’ORDINE
L’elenco dei Consulenti Tecnici dell’Ordine degli Ingegneri di Milano (edizione 2004) è a disposizione presso la nostra Segreteria. Il costo è di 10 euro.
La pubblicazione, di 160 pagine, include i riferimenti di oltre 700 iscritti particolarmente competenti e suddivisi in 32 categorie, che coprono la maggior parte delle specialità dell’ingegneria.
L’Elenco dei Consulenti Tecnici dell’Ordine è uno strumento utile per Enti, Aziende e Professionisti che intendano utilizzare le competenze dei colleghi ivi elencati.
TESSERA DELL’ORDINE
Consegnando una vostra fotografia recente alla Segreteria potrete ottenere la Tessera di riconoscimento dell’Ordine degli Ingegneri di Milano. La tessera viene consegnata gratuitamente
agli iscritti ed ha una validità di 5 anni.
La Tessera, oltre a rappresentare una espressione di appartenenza al nostro Ordine, può essere utilizzata come documento di riconoscimento.
Chi l’avesse già richiesta, è vivamente pregato di passare in Segreteria per ritirarla.
DOTTORATI DI RICERCA TRIENNALI PRESSO IL POLITECNICO DI MILANO
I due Dottorati di Ricerca Triennali già cofinanziati dal nostro Ordine presso il Politecnico di
Milano stanno per concludersi.
Il Consiglio dell’Ordine ha recentemente deliberato di cofinanziare due nuove borse di studio,
sempre per dottorati di ricerca triennali.
Contatti sono in corso con il Politecnico di Milano per definire modalità ed argomenti di tali
nuove borse di studio.
Siamo particolarmente felici di poter così dare un contributo alla ricerca in Italia.
spesso si manifesta verso competenze
che attengono a discipline diverse. Si
pensi per esempio alla figura dell’ingegnere clinico prospettata dal Collega Bagno (A.Bagno, E.Bellini, M.Sivo” Ingegneri clinici e architetti ospedalieri: l’integrazione come fattore di qualità”- Rivista,
n.24 -n.d.r.) come un fabbisogno presente nella sostanza, ma non codificato né a
livello universitario né a livello contrattuale.
Questa mutazione sembra peraltro essere applicata dalle aziende in fase di assunzione del giovane ingegnere. La mia
sensazione è che in sede di selezione già
da molti anni contino maggiormente le
aspirazioni dichiarate del candidato ed il
feeling dei selezionatori piuttosto che le
competenze acquisite nel percorso di
studio.
In realtà l’aumento di scolarizzazione
della popolazione nel suo complesso ha
fatto sì che le aziende trovassero sempre
più conveniente assumere ingegneri per
ricoprire posizioni un tempo destinate a
un grado inferiore di preparazione generale e soprattutto tecnica.
Alla luce di questo fatto,e con esclusione
di quelle realtà (purtroppo sempre meno) che ricercano collaboratori destinati
a crescere professionalmente nell’ambito delle proprie competenze tecnologiche e scientifiche, la preparazione specifica del candidato ha assunto secondo
me una rilevanza progressivamente minore.
Questo stato di cose induce nel tempo
due effetti che impattano sul profilo culturale dell’ingegnere. Da un lato una progressiva perdita di competenze puntuali
derivante dal non praticare quanto studiato e di conseguenza dalla difficoltà a
tenere il passo su temi tecnici e scientifici
privi di rilevanza nell’ambito della professione, dall’altro la necessità di affrontare
problemi operativi le cui caratteristiche
principali sono sempre più spesso esterne e quindi tali da non richiedere una elevata competenza scientifica, e quindi
spesso foriere di un senso di insoddisfazione o di inadeguatezza.La prima nel caso di situazioni banalizzate,la seconda nel
caso di situazioni complesse.
Sotto queste ipotesi si perde a mio avviso quel primato di competenza esclusiva
che in passato veniva riconosciuto al tecnico competente, in altre parole: se si
tratta di calcolare cemento armato a
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nessuno viene in mente di contestare il
risultato a meno che non disponga di
una preparazione tecnica adeguata. Per
converso più sfumano le competenze
proprie delle discipline tecnico-scientifiche, più ampio è il numero degli interlocutori che si ritiene competente ad
esprimere una propria soluzione.
Un esempio di tale situazione è per es.
quello della sicurezza ed igiene del lavoro, contesto nel quale operano indifferentemente ingegneri, consulenti del lavoro, geometri, periti, commercialisti,
consulenti aziendali non meglio identificabili, e ciò senza specifiche definizioni di ambiti riservati.
Sembrerebbe quindi che la terziarizzazione induca nel sistema la banalizzazione della complessità perché, se da
un lato è evidente che diminuiscono le
situazioni di lavoro in cui è indispensabile la profonda competenza specifica,
dall’altro viceversa aumentano le situazioni di lavoro in cui è necessario un
concorso di competenze diverse.Tuttavia considerazioni di tipo economico
non consentono nei fatti l’aggregazione
di più professionisti, ciascuno competente per la sua parte, che lavorano in
team alla soluzione del problema.
Se le logiche di funzionamento del nostro sistema produttivo sono queste, allora si ottiene come risultato che la risposta ad una richiesta di competitività
viene ottenuta spesso attraverso soluzioni di qualità inferiore.
Se si condividono le osservazioni sin
qui esposte, si condividerà facilmente
il fatto che la necessità di esprimere
comunque un livello qualitativo elevato comporta la capacità di svolgere il
ruolo di knowledge integrator. Per
questo ruolo ritengo, ma forse ciò è
dovuto a senso di appartenenza, che
l’ingegnere sia il profilo professionale
più adeguato.
L’adeguatezza al ruolo, a mio avviso,
non si deve né ricercare né realizzare
in ambito universitario, ma in ambito
professionale. L’ambito universitario,
infatti, deve porre vincoli di contenuto ai piani di studio ed in ogni caso
non pone i propri utenti in situazioni
dirette di attività produttiva, né avrebbe senso precostituire percorsi formativi troppo mirati la cui correlazione
con i reali bisogni dello studente sarà
necessariamente valutabile a posteriori. Dovrebbe essere invece specifica
attribuzione all’Ordine creare le condizioni perché tale adeguatezza possa
essere sviluppata e mantenuta dando
luogo ad iniziative che pongano la nostra forma mentis in contatto con altre formae mentis caratteristiche di diversi background e differenti percorsi
di crescita professionale.
Franco Baretich
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TECNOLOGIE AVANZATE
Polvere intelligente
(Smart Dust):
realtà o leggenda?
L’innovazione tecnologica è molto spesso sospinta
da necessità belliche ma le finalità originali, altrettanto
spesso, vengono riscattate dai non pochi vantaggi
che le ricadute in campo civile apportano all’umanità.
Potrebbe essere questo il caso del ritrovato del quale,
in questo breve articolo, si illustrano le possibili
applicazioni e si discutono alcuni punti critici.
ur essendo ingegnere elettronico e
quindi, per formazione e necessità,
aperto all’innovazione, alle volte mi sorge il dubbio che ciò che viene proposto dagli organi di informazione non appartenga al mondo concreto ma a quello della fantascienza che, a onor del vero, qualche volta si trasforma in seguito
in realtà. Per fare un esempio recente, la
capsula da ingerire dotata di telecamera
(endoscopy capsule) fino a ieri apparteneva al mondo della fantasia. Oggi invece esiste ma, tutto sommato, le sue dimensioni sono ancora relativamente cospicue (circa 20 x 5 mm).
Se invece si parla di “Polvere Intelligente”ci si riferisce a microchip con lati di
circa 1x1 mm o minori, “seminati” in
quantità su una determinata area, in grado di rilevare svariate grandezze fisiche
e chimiche presenti e di inviare i dati
ottenuti ad una unità remota per il trattamento richiesto. Il sistema nel suo
complesso ha dell’incredibile, ma un’analisi profonda rivela invece che la sua
fattibilità è possibile.
Gli studi, iniziati sotto l’egida del DARPA (Defence Advanced Research
Project Agency ) al famoso MIT (Massachusetts Institute of Technology) e alla
Berkeley University of California, sono
finalizzati a scopi bellici. Il suo impiego
può però estendersi ad un’ampia gamma di applicazioni civili di cui daremo
un breve cenno.
P
TECNOLOGIA
Questa miracolosa “polvere” fa parte di
quei ritrovati a cui,per la loro realizzazione, devono concorrere una moltitudine
di conoscenze interdisciplinari legate,soprattutto alla miniaturizzazione spinta.
Sono infatti coinvolte la microelettronica, la microelettromeccanica, le nanotecnologie, la microottica e ovviamente la
sensoristica e le telecomunicazioni.
Di MEMS (Micro Electro Mechanical Systems) ormai se ne legge diffusamente
e così di RFID (Radio Frequency Identification) e la Smart Dust rappresenta la
sintesi di esse e di quanto appena più
sopra elencato.
Si parla di granelli (motes), ognuno dei
quali è un sistema a sé stante che può
funzionare in perfetta autonomia, assimilabile per analogia ad una sonda spaziale ma con dimensioni infinitamente
più contenute. A “bordo” del granello
trovano posto, in modo integrato:
• un sensore, dedicato alla rilevazione o
misurazione di una determinata grandezza fisica o chimica (o di altra natura)
• la circuiteria elettronica di elaborazione dati
• il sistema di comunicazione
• il sistema di alimentazione
(figura 1 e figura 2).
SCOPI E IMPIEGHI
L’utilizzo tipico consiste, come detto,
nello spargimento di una grande quantità di microchip, su una certa zona geografica entro cui ricavare le informazioni volute.Tali granelli, distribuendosi su
quella superficie, formeranno i nodi di
una rete invisibile, in grado di rilevare e
comunicare, senza contatto fra loro, i
dati richiesti ad un sistema remoto costituendo,di fatto,una rete ad intelligenza diffusa (Ubiquitous Intelligence o
Ubiquitous Computing).
Le applicazioni di misura e di controllo
possono così essre le più disparate.
Solo per citarne alcune, si pensi al monINGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
crofoni, sensori di vibrazioni, sensori
all’infrarosso e addirittura microtelecamere.
• Tutti i discorsi di cui sopra si possono
trasferire nell’ambito delle reti energetiche, dei trasporti e delle infrastrutture ad esse collegate come strade,
ponti,viadotti,sedi ferroviarie,gallerie
e via dicendo.
Fig. 1 - “Granello” intelligente visto come Sistema autonomo.
Fig. 2 - Scomposizione del “granello” nelle sue parti principali (fonte Berkeley University).
do dei trasporti, alla logistica, alla medicina, all’impiantistica, alle grandi costruzioni civili e industriali, all’ambiente, all’agricoltura e all’allevamento.
Per rendere meglio l’idea diamo qualche esempio:
• In ambito medicale o sportivo, questi
sensori, in contatto o in prossimità di
determinate zone del corpo di un individuo, annegate nel tessuto degli indumenti (Smart Fabric) possono, in
modo del tutto non invasivo,rilevarne
la temperatura, la pressione arteriosa,
l’elettrocardiogramma, la sudorazione
così come i parametri dell’ambiente
circostante, fornendo informazioni in
tempo reale sullo stato di salute, sul livello di sforzo o su eventuali problemi insorgenti.
• Nelle realtà produttive vanno a costituire una rete di monitoraggio capillare sia per impianti che per singole
macchine o dispositivi, rilevando tut-
te le grandezze necessarie al controllo
ed eliminando l’uso di ingombranti e
costosi cablaggi.
• Nella ricerca ambientale,meteorologica, climatologica possono invece essere dedicati alla rilevazione di temperatura, pressione atmosferica, umidità, insolazione e inoltre, dispersi capillarmente, anche su aree disabitate
o impervie, andrebbero a costruire
una rete di monitoraggio su scala planetaria.
• Potrebbero altresì essere seminati su
vulcani, frane, smottamenti, faglie e
allora, oltre ai parametri fisici di cui
sopra, potrebbero informarci anche
sulla presenza di vibrazioni, emissioni
di gas, micromovimenti tellurici e su
quant’altro rilevabile.
• In altri contesti, legati al mondo della
sicurezza (security) permetterebbero
invece di rilevare la presenza di mezzi di trasporto e intrusi, tramite mi-
PUNTI CRITICI
In termini dimensionali, per quanto riguarda il sensore (o sensori) e la circuiteria elettronica di controllo, non sussistono dubbi, in quanto la riduzione dei
volumi ha già raggiunto l’inverosimile;
per esempio, la potenza di calcolo di un
microprocessore 8086 (base dei primi
Personal Computer) è circoscrivibile in
un’area di 2 mm2.
Qualche dubbio invece rimane riguardo al sistema di alimentazione e a quello legato alle comunicazioni col mondo
esterno.
FONTI ENERGETICHE
Per l’alimentazione si possono avere tre
possibilità: autonoma, dipendente dal
mondo esterno e mista, sulla quale non
ci soffermeremo ricavandosi in sostanza dalla combinazione delle prime due.
Nel primo caso deve essere presente
una sorgente di energia autonoma come, ad esempio, una batteria elettrica o
a Fuel Cell. La vita operativa del dispositivo sarà però necessariamente limitata,
anche mettendo in atto modalità di
Power Saving a funzionamento discontinuo, comandato da un timer interno e
a Backscattering, che vede attivarsi le
funzioni primarie solo in presenza di interrogazione esterna.
Nel secondo caso, necessariamente, si
deve sfruttare una qualche fonte presente nell’ambiente e, nello specifico, ci
si può ricondurre alle tecniche denominate Energy Scavengers (raccattatrici di
energia) tra cui spiccano il sistema fotovoltaico e quello, attualmente molto raramente usato, basato sulle vibrazioni.
Alimentazione a celle solari
In tale caso, l’utilizzatore intero o la sua
faccia sensibile non deve entrare in ombra o, peggio, non deve interrarsi, insabbiarsi o affondare nell’acqua.
E’ anche vero che, statisticamente su un
grande numero di dispositivi sparsi in
modo ridondante, una parte di essi si
salverà e si disporrà comunque in modo da garantire il funzionamento complessivo del sistema.
Considerando i dati di insolazione per
metro quadrato è facile anche calcolare
la potenza disponibile su una superficie
di qualche millimetro quadrato.
La costante solare è 1353 W/mq che si
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traduce per latitudini medie (ma non
cambia molto essere in Africa o in Europa) in 980 W/mq disponibili al suolo, come massima potenza teorica utilizzabile.
Assumendo un rendimento della cella
fotovoltaica molto elevato, poniamo del
20 %,si potranno ottenere,sempre nella
giornata tipo ad alta insolazione, circa
195 microW/mmq, come picco di potenza.Considerando inoltre che l’insolazione viene fortemente influenzata dall’altezza del sole sull’orizzonte, dalla
presenza di polvere, sabbia, caligine, fumo, nebbia, nubi e non meno dall’umidità presente nell’atmosfera, il valore
praticamente ottenibile non può che
essere inferiore.
Così, avremo come valore medio disponibile, 130 W/mq a Milano, 190 W/mq
in Sicilia e 260 W/mq nel deserto del
Sahara (dati indicativi) che portano a
valori medi di circa 30 microW/mmq.
I valori minimi si ottengono poi in ambienti interni, per i quali la potenza disponibile può anche crollare drasticamente intorno agli 0,1 microW/mmq.
Alimentazione a vibrazioni
Un'altra tecnica Scavenger si basa sulle
vibrazioni e micro vibrazioni, sempre
presenti in tutti gli ambienti, spesso come componenti indesiderate.
Il mondo intero è in vibrazione o in movimento: industrie, impianti, macchinari, strade, mezzi di trasporto, abitazioni,
alberi, foglie, erba, esseri viventi …
Per la generazione, esistono svariate tecniche basate su sistemi elettromeccanici, tra cui, al momento, le più promettenti sembrano essere la Elettromagnetica, la Piezoelettrica e la Elettrostatica
che sfruttano tutte una micromassa
oscillante presente nella parte MEMS
del mote (granello, n.d.r.). In particolare
a spuntarla, per via del dispositivo bidimensionale di supporto in Silicio (chip
2D), sembra essere proprio l’ultima che
si traduce nella carica elettrica di un
condensatore, ottenuta sfruttando il
movimento ciclico della micromassa,
adattata a guisa di generatore elettrostatico, il cui compito è appunto quello di
separare le cariche di polarità opposta.Il
tutto è traducibile, nel nostro caso, in
potenze disponibili dell’ordine di 1 microW/mmq.
COMUNICAZIONI
Le grandezze sotto monitoraggio devono non solo essere acquisite ma anche
rese disponibili alla stazione di rilevamento remoto.
• Il laser oppure le onde radio potrebbero costituire i supporti grazie ai
quali avviene il collegamento.
• Considerando solamente gli aspetti
puramente fisici, le modalità di collePAGINA 46
gamento hanno o carattere monodirezionale (sola lettura da parte della
stazione ricevente) o carattere bidirezionale (attivazione in backscatter, lettura dati, riconfigurazione).
• Inoltre, come sarà più chiaro nel seguito, si possono anche ipotizzare
due configurazioni base: collegamento punto a punto (point to point) o viceversa collegamento disgiunto, che
prevede una comunicazione chiusa
tra granelli “slave” e un granello ”master” il quale, essendo dotato di un sistema di comunicazione radio più potente oppure laser, è il solo che può
colloquiare con la stazione anche
molto distante.
E’ abbastanza evidente, d’altro canto,
che soluzioni miste, anche in tutte le
combinazioni possibili, possano coesistere e la loro scelta sarà determinata
esclusivamente dallo specifico uso e
dalle condizioni al contorno.
Ricetrasmissione via laser
Tale sistema prevede una scrittura-lettura ottica operata da una sorgente laser
posta sulla stazione remota (tipicamente un velivolo). E’ ovvio che, in tal caso,
dovrà sempre sussistere la condizione
di visibilità piena.
Il granello interrogato deve possedere
una superficie adatta alla captazione del
raggio di luce incidente e alla riflessione immediatamente successiva, dopo
che le informazioni utili lo hanno modulato convenientemente.
Ad esempio un microspecchio potrebbe, in funzione dei dati binari, cambiare
orientamento oppure un cristallo liquido (LCD) potrebbe mutare il proprio
colore: il raggio riflesso allora apparirebbe alla sorgente come una serie di
impulsi binari.La struttura relativa a tale
funzione assume l’aspetto come in fig.
2, a forma di prisma catarifrangente o di
specchio tridimensionale, con in più un
dispositivo MOEMS (Optical MEMS)
mobile, per la modulazione.
Non è comunque da escludersi una
eventuale sorgente laser a bordo del
granello stesso che permetterebbe allora una trasmissione attiva di luce (ancora figura 2).Il sistema basato su laser potrebbe essere impiegato all’aperto.
Ricetrasmissione via radio
Ognuno dei granelli è in grado di trasmettere o ricevere autonomamente,
via onde radio, i dati utili. Le potenze in
gioco dovrebbero consentire comunicazioni a distanze tipiche del migliaio di
metri, dato che il sorvolo, soprattutto in
caso di ostilità, deve avvenire in sicurezza. La dimensione limitata dei chip, delle antenne e della Potenza disponibile
rende evidente la difficoltà di funziona-
mento. Infatti, pur a frequenze di 5
GHz, la dimensione dell’antenna, operante in λ/2, è ancora dell’ordine dei 25
mm. La potenza inoltre è inversamente
proporzionale al quadrato della distanza e l’attenuazione di tratta è influenzata dalle condizioni atmosferiche viste le
alte frequenze in gioco.
In orizzontale invece, a 24 GHz di frequenza con 9 mW di potenza, si possono realizzare collegamenti anche di 500
m. Al contrario del laser, il vantaggio
delle onde radio è che possono essere
utilizzate al chiuso o con collegamento
non in vista.
Configurazione master slave
Per ovviare agli inconvenienti di potenza e di visibilità di cui sopra, si può utilizzare un sistema in cui i chip (slave)
comunicano con una unità madre (master) situata nelle vicinanze, a poche decine di metri e questa, dotata di un apparato ricetrasmittente più potente o a
laser, è così in grado a sua volta di costituire un “ponte” tra la stazione madre
(tipicamente il velivolo o un autoveicolo in ricognizione) e il singolo mote.
CONCLUSIONI
La miniaturizzazione spinta sta per portare una rivoluzione nell’ambito della
misura e del controllo.
Anche se al momento la Polvere Intelligente è confinata al campo militare, in
un futuro assai prossimo, diverrà certamente di uso comune per il monitoraggio su ampia scala, dando vita alla cosiddetta Intelligenza Diffusa che apparirà invisibile ma onnipresente intorno
a noi, consapevoli o inconsapevoli spettatori.
Gli unici svantaggi che al momento si
possono intravedere riguardano un suo
eventuale uso non etico e, soprattutto,
data la grande diffusione libera, una sua
possibile pericolosità, in caso di ingestione o inalazione.
Speriamo che la tossicità sia bassa e il
comportamento all’interno dell’organismo sia assimilabile a quello dei semi
della frutta che non hanno interazioni
con esso e che ritornano, alla fine, nell’ambiente stesso.
Comunque, per la tranquillità di tutti,
possiamo anche aggiungere che studi
seri in tal senso sono già iniziati.
Paolo Chiastra
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
www.darpa.mil/mto/mems
www.media.mit.edu/resenv
http://robotics.eecs.berkeley.edu/
“Dai sensori intelligenti ai microsensori” Assolombarda - 6 marzo 2001 - Progetto finalizzato
MADESS CNR
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
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• Istituzione: la Fondazione è stata
istituita il 2 ottobre 1998.
• Scopo: valorizzare e tutelare l’ingegnere con iniziative complementari alle attività istituzionali
svolte dall’Ordine.
• Attività principale: organizzare
e gestire corsi di formazione ed
eventi per lo sviluppo continuo
della professionalità degli ingegneri.
• Collegamento con l’Ordine: attraverso il CdA, composto dai Consiglieri dell’Ordine.
In data 3 agosto 2004 la Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano, prima in Italia tra Ordini e Fondazioni, ha ottenuto la certificazione per il sistema di gestione della qualità ISO 9001 per “Progettazione ed Erogazione di Corsi formativi ed Eventi informativi”.
La Fondazione è attualmente impegnata anche per riottenere l’accreditamento presso la Regione per l’acesso ai Fondi Sociali Europei per la formazione (FSE).
L’accreditamento era già stato ottenuto nel 2002, venne poi sospeso nel
2003 in quanto non certificato.
PROSSIMI EVENTI IN PROGRAMMA
■ Corso a pagamento ■ Evento gratuito
16-23-30 settembre
7-14 ottobre 2005
Corso di istruzione
PROGETTAZIONE PER TUTTI:
DALLE BARRIERE
ARCHITETTONICHE
AL “DESIGN FOR ALL”,
PROGETTARE
PER ESIGENZE DIVERSE
Euro 300,00 + iva
29 settembre 2005
Seminario
IL SISTEMA DELLE RELAZIONI
INDUSTRIALI
20 settembre 2005
Seminario
CODICE DELLA PRIVACY
12-19-26 ottobre 2005
2° corso d’aggiornamento
STRUTTURE METALLICHE:
Aspetti normativi,
progettuali e realizzativi
nell’ingegneria civile e industriale
(in collaborazione
col Collegio Tecnici dell’ Acciaio)
Euro 335,00 + iva
21-28 settembre 2005
Incontro d’aggiornamento
ed orientamento
TARIFFE E PARCELLE
settembre/ottobre/novembre
2005
Corso di formazione
MANAGEMENT PER INGEGNERI
4° mod. 22/23 settembre
5° mod. 20/21 ottobre
6° mod. 17/18 novembre
Test finale 25 novembre
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
Ottobre 2005 - febbraio 2006
12° corso di istruzione
PREVENZIONE INCENDI
Euro 1200,00 + iva
4-11-18 novembre 2005
5° corso di istruzione
NOZIONI DI BILANCIO
E DI CONTROLLO DI GESTIONE
Euro 335,00 + iva
9 novembre 2005
Incontro d’aggiornamento
VERSO UNA NUOVA
ARCHITETTURA EDUCATIVA
E FORMATIVA “INTELLIGENTE”
16 novembre 2005
Incontro semestrale
LA PREVIDENZA
PER INGEGNERI E ARCHITETTI
LA RIFORMA
DELLE PENSIONI 2004
23 novembre 2005
Seminario
GLI ARCHIVI INFORMATICI:
PROBLEMATICHE DI INTEGRITÀ
NEL TEMPO
Per gli incontri gratuiti inviare
la propria adesione via e-mail o
fax alla Segreteria della Fondazione: fax 02794916 - e-mail:
fondazione@or dineingegneri.milano.it
Per i corsi a pagamento è necessario compilare la scheda di
iscrizione reperibile anche sul
sito:
www.ordineingegneri.milano.it
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Determinazione 6 aprile 2005 n.
3 (G.U. n. 143 del 22.06.05)
Appalti misti e requisiti di qualificazione.
a cura di
Maria Grazia Sonzogno
EDILIZIA
Legge 25 giugno 2005 n.109
(G.U. n. 146 del 25 giugno 2005)
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile
2005 n. 63, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo e la coesione
territoriale, nonché per la tutela
del diritto d’autore.
STRUTTURE
Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 3 maggio
2005 (Suppl. Ord. n. 85 alla G.U.
n. 107 del 10 maggio 2005)
Ulteriori modifiche ed integrazioni
all’ Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministrin.3274 del 20
marzo 2003, recante “Primi elementi in materia di criteri generali
per la classificazione sismica del
territorio nazionale e di normative
tecniche per le costruzioni in zona
sismica”. (Ordinanza n. 3431).
La presente Ordinanza n. 3431 proroga di tre mesi (8 agosto 2005) l’entrata in vigore dell’Ordinanza n.
3274, apportando altresì a quest’ultima modifiche agli allegati 2 e 3.
AUTORITÀ
LAVORI PUBBLICI
Determinazione 2 marzo 2005 n.1
Esclusione dalle gare nel caso di
soggetti responsabili di aver reso
false dichiarazioni in merito ai requisiti e alle condizioni rilevanti
per la partecipazione alle procedure di gara dai dati in possesso dell’Osservatorio dei lavori pubblici.
Determinazione 2 marzo 2005 n.
2 (G.U. n. 120 del 25.05.05)
Consegna dei lavori sotto riserva
di legge, ai sensi dell’articolo 129
del D.P.R. 21 dicembre 1999, n.554.
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PREVENZIONE INCENDI
Decreto 28 aprile 2005 Ministero
dell’Interno (G.U. n. 116 del 20
maggio 2005)
Approvazione della regola tecnica
di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esecizio degli impianti termici alimentati da combustibili liquidi.
IMPIANTI
Decreto 6 giugno 2005 Ministero
dell’Interno (G.U. n. 150 del 30
giugno 2005)
Modalità per l’installazione di sistemi di videosorveglianza negli
impianti sportivi di capienza superiore alle diecimila unità, in occasione di competizioni sportive riguardanti il gioco del calcio.
SICUREZZA
Decreto 4 aprile 2005 n. 95 Ministero delle infrastrutture e dei
Trasporti (Suppl. Ord. n. 105/L alla G.U. n. 130 del 7 giugno 2005)
Regolamento di sicurezza recante
norme tecniche per le navi destinate esclusivamente al noleggio per
finalità turistiche.
Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 1 giugno
2005 n. 3437 (G.U. n. 137 del 15
giugno 2005)
Interventi urgenti di protezione civile per la messa in sicurezza delle
grandi dighe delle regioni di Liguria ,Marche e Lazio.
Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 1 giugno
2005 n. 3438 (G.U. n.1 38 del 16
giugno 2005)
Interventi urgenti di protezione civile per la messa in sicurezza delle
grandi dighe della regione Toscana.
Decreto 6 giugno 2005 Ministero
dell’Interno (G.U. n. 150 del 30
giugno 2005)
Modifiche ed integrazioni al decreto ministeriale 18 marzo 1996, recante norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi.
VARIE
Legge 18 aprile 2005 n. 62 (Suppl. Ord. n. 76/L alla G.U. n. 96
del 27 aprile 2005)
Disposizioni per l’adempimento di
obblighi derivanti dall’appartenenza dell’italia alle Comunitarie Europee. Legge comunitaria 2004.
Si segnalano in particolare:
• (art.23, 24 e 25) modifiche rilevanti alla normativa sui lavori pubblici
(109/94) e a quella sugli appalti di
servizi (157/95). Dette modificazioni riguardano la nozione dei
contratti misti, gli incarichi di progettazione sotto i 100.000 Euro, le
società di ingegneria, l’affidamento
diretto della direzione lavori al
progettista e modalità di selezione
del promotore.
• abrogazione dei commi 8, 9, 10 e
11 dell’art. 188 del DPR 554/99 e
conseguente abolizione degli elenchi speciali dei collaudatori
• art 29 modifiche al D.lgs, n. 626/94
riguardante la sicurezza dei macchinari.
Decreto 6 maggio 2005 Ministero delle Comunicazioni (G.U. n.
131 dell’8 giugno 2005
Riconoscimento degli organismi
competenti in materia di compatibilità elettromagnetica.
Legge 14 maggio 2005 n. 80 (Suppl. Ord. n. 91/L alla G.U. n. 111
del 14 maggio 2005)
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo
2005, n. 35, recante disposizioni urgenti nell’ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Deleghe al Governo
per la modifica del codice di procedura civile in materia di processo
di cassazione e di arbitrato nonché
per la riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali
(decreto competitività).
Molte le disposizioni relative a settori e materie più disparati, tra cui segnaliamo:
• comma 4-quinquies dell’art. 2: novità per la convocazione dell’Assemblea per l’elezione dei Consigli
degli Ordini, apportata modifica al
primo comma dell’art. 3 del decreto legislativo luogoteneziale 23 novembre 1944 n. 382.
• comma 1 dell’art. 3: modifiche alla
disciplina della denuncia inizio attività (DIA) contenuta nell’art. 19
della L. 241/90
• sempre all’art. 3 altre modifiche in
materia di semplificazione amministrativa
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
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• comma 16-sexies dell’art.5: modifiche alla disciplina degli arbitrati
negli appalti pubblici.
Legge 16 maggio 2005 n. 82
(Suppl. Ord. 93/L alla G.U. n. 112
del 16 maggio 2005)
Codice dell’amministrazione digitale.
Entra in vigore dal 1 gennaio 2006.
Provvedimento 22 aprile 2005
Agenzia delle Entrate (Suppl.
Ord. n. 99 alla G.U. n. 123 del 28
maggio 2005)
Approvazione di n.206 modelli per
la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settori relativi alle attività
economiche nel settore delle manifatture, dei servizi, del commercio
e delle attività professionali da utilizzare nel periodo d’imposta
2004. Volume IV – Attività economiche nel settore delle attività professionali.
Decreto Legislativo 9 maggio
2005 n. 96 (Suppl. Ord. n. 106/L
alla G.U. n. 131 dell’8 giugno
2005)
Revisione della parte aeronautica
del codice della navigazione, a norma dell’art. 2 della legge 9 novembre 2004, n. 265.
Decreto Legislativo 20 giugno
2005 n. 122 (G.U. n. 155 del 6 luglio 2005)
Disposizioni per la tutela dei diritti
patrimoniali degli acquirenti di
immobili da costruire a norma
della Legge 2 agosto 2004 n. 210.
Decreto-legge 30 giugno 2005 n.
115 (G.U. n. 151 del 1 luglio 2005)
Disposizioni urgenti per assicurare
la funzionalità di settori della pubblica amministrazione.
Art. 4 “Elezioni degli organi degli Ordini professionali” : “...................le
elezioni degli enti territoriali sono
indette alla data del 15 settembre
2005......”
Adeguamento Tariffa prestazioni
urbanistiche
Maggio 2005
1470,9
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ORGANIZZATO DALLA COMMISSIONE IGIENE E SICUREZZA
Un seminario sull’esercizio
degli apparecchi a pressione
Oltre alla illustrazione della nuova normativa,
l’incontro si è proposto di fornire chiarimenti
sui dubbi interpretativi e sulle contraddizioni
che il D.M. 329/2004 ha introdotto.
iovedì 18 maggio, promosso dalla
Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano ed
organizzato dalla Commissione Sicurezza ed Igiene sul Lavoro dell’Ordine,
si è svolto presso la sala Bracco del
Circolo della Stampa di Corso Venezia
un seminario sul tema:“D.M. 1 dicembre 2004, n. 329 - Regolamento recante norme per la messa in servizio ed
utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all'articolo
19 del Decreto Legislativo 25 febbraio
2000, n. 93”.
Scopo dell’incontro, cui hanno partecipato molti colleghi operanti nel settore della gestione aziendale e della sicurezza come dipendenti o liberi professionisti, è stata l’illustrazione del
Decreto Ministeriale n. 329, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28
gennaio 2005 che fissa le disposizioni
per la verifica degli impianti ove siano
presenti insiemi o attrezzature regolamentate secondo la Direttiva PED
97/23/CE.
Relatori del seminario sono stati l’Ing.
Alfonso De Lucia referente per la normativa PED dell’ISPESL di Milano e
l’Ing. Adriano Paolo Bacchetta membro della Commissione Igiene e Sicurezza.
Come noto, con normativa “PED” (acronimo di Pressure Equipment Directive) si indica una direttiva europea (Direttiva n. 97/23/CE) avente come scopo la sicurezza delle attrezzature a
pressione e degli insiemi che debbono
rispettare specifici Requisiti Essenziali
di Sicurezza (RES) tali da non pregiudicare la salute e la sicurezza delle
persone o degli animali domestici o la
sicurezza dei beni.
L’art. 19 del D.Lgs. 93/2000 prevedeva
che, con uno o più Decreti da emanarsi entro un anno dalla entrata in vigore
del Decreto Legislativo stesso (cioè
entro il 18/04/2001) dovevano essere
state armonizzate le prescrizioni vigenti in materia di “primo impianto ed
esercizio” ai contenuti della Direttiva
n. 97/23/CE; invece sono dovuti passare quasi quattro anni per vedere l’e-
G
manazione del D.M. 329/2004 che, di
fatto, aveva il compito ambizioso di
riorganizzare un campo normativo
ampio quale quello dell’esercizio degli apparecchi a pressione.
Nonostante la lunga gestazione, il nuovo Decreto introduce alcune rilevanti
difficoltà applicative a partire dalla
mancata abrogazione della normativa
previgente: infatti il D.M. 329/2004 si
affida al principio, valido ma di difficile applicazione, che intende superate
quelle parti delle norme esistenti che
risultano essere in conflitto con i dettami della Direttiva n. 97/23/CE.
Inoltre l’aver esteso l’applicazione di
quanto previsto dal D.M. 329/2004 anche a tutte le apparecchiature a pressione già in servizio ed anche a parti
di impianto, quali le tubazioni, di fatto
finora escluse dall’applicazione della
normativa sugli apparecchi a pressione, certamente sarà fonte di grandi
problemi.
A questi si aggiungono anche la mancanza di specifiche tecniche relative
alle verifiche (esiste solo un rimando a
specifiche tecniche relative all’esercizio che dovranno essere redatte dall’ISPESL in collaborazione con l’UNI tenuto conto delle direttive emanate dal
CEN e che dovranno essere oggetto di
concerto tra il Ministero delle Attività
Produttive e quello del Lavoro e delle
Politiche Sociali) ed un possibile dubbio interpretativo sull’individuazione
dei soggetti previsti per le verifiche ed
i controlli, genericamente denominati
nel D.M.“soggetti preposti”.
Considerata l'importanza di conoscere da subito le nuove disposizioni per
potersi adeguare, la Commissione Igiene e Sicurezza dell’Ordine ha ritenuto
importante che, oltre alla illustrazione
della nuova normativa, l’incontro si
proponesse principalmente di fornire
chiarimenti sia su tali dubbi interpretativi sia sulle contraddizioni che il
D.M. 329/2004 ha introdotto e che, ad
oggi, sono oggetto di un vivace confronto tra gli esperti della materia.
Adriano Paolo Bacchetta
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AIR POLLUTION
(pag. 13-18)
The article, published in two parts,
examines and analyses the different
sources of The air pollution, both in
the cities and in the "hinterland", with
precise historical References and
hints at possible solutions.
THE AWARD OF ISO
CERTIFICATION FOR 2004
ENVIRONMENT GIVEN TO
THE ELECTRIC NET
OF ENEL DISTRIBUTION
(pag. 19-20)
In October 2004 the Business Electrical Net area of ENEL Distribution
S.p.A, which has the task to develop ,
to keep efficient the net of electrical
distribution of electrical energy, received the environment certification in
accordance with UNI EN ISO 14001
rule from the Certification Committee
Rina S.p.A.,accredited Sincert. The
certificate proves that the above area
has adopted a system of environment
Handling according to the relative international rules for the handling of
the Activities of distribution and conveyance of electrical energy.
DIGITAL TERRESTRIAL
TELEVISION
(pag. 21-24)
A presentation of “DTT – Digital Terrestrial Television”, the system that progressively will enter into our house
and in a few years will pension off,
and fully replace it, the Analog System,
which have been used for more than
60 years all over the World.The impact
on the user habits will be considerable: more programs, better sound&video quality and Internet-like services
availability.After a brief sign to the digital television concepts, broadcasting
systems and technical solutions adopted will be described. New services
enjoyable will be mentioned, too.
CHRONICLE OF AN
INFORMATICS ATTACK
(pag. 25-27)
Surety of the information systems
means surety that is not only technological but also organizational.The attack from the hackers of the informatics world always exists for everybody,
firms, public institutions, financial institutions and private citizens. The
"minimal surety measures", pointed
out by the Privacy Code , in force since Januar y 2004 b y Law Decree
196/2003, must be considered by an
enterprise as an investment and not
only as a cost.
Tunnels carried out with EPB (Earth
PAGINA 50
Pressure Balanced Machines): the experiences on the Milanese territory.
The article hints at the different
methods of excavation and then deals
in detail with the continuation of the
Underground to the new Fair Pole in
Pero. The work has been carried out
with a full- section milling cutter
(EPB) and is descr ibed in all its
aspects.The Technical data is also supplied.
THE ENGINEERS IN THE
PUBLIC ADMINISTRATIONS
(pag. 30-32)
The public administration takes up
the 10% of the whole of the employed
engineers and therefore it offers an
amount of work remarkable both for
quantity and variety: Ministries, territorial bodies, Health National System,
"Istituto Autonomo Case Popolari", state-controlled institutions.
The article points out the job opportunities for a graduate in engineering.
THE BOSSEA CAVE
(pag. 32-33)
Bossea is a touristic and historic cave
of international fame . Its main features are the combined presence of
wonderful aesthetic-environmental attractions and a high naturalistic-scientific interest.
REMEMBERING
A SUCCESSFUL ITALIAN
PROJECT AT MANHATTAN
(pag. 34-35)
A 12 storey building of 1906, placed
near Wall Street, was bought at the beginning of the 80s by BCI that was widening at that time and needed offices
larger than the one in Park
Avenue.The architect Gino Valle suggested the conservation and the restoring of the building.The customer accepted the solution, that was carried
out by the author of the article according to the schedule, even with the
difficulties caused by a yard placed in
the centre of a large metropolis.
EUROPE IN 2010: LOCAL
AND LONG-DISTANCE
MOBILITY IN THE GUIDED
TRAFFIC
(pag. 36-39)
To support the economic balance of
the future years it is necessary to transport at adequate costs and at certain
times , by using all the means of transport. The European Community has
provided to create a European net of
transport open to the free circultation
of people and goods and to all the
transport workers.
SCIENCE AND WORK
AT VENICE ARSENAL
(pag. 39-40)
Venice Arsenal, founded nine centuries ago, (1104-2004) is an example
ahead of its times in all its aspects and
in its complexity. It is an example of
ethic, social, economical, political, professional, educational, scientific, organizational and structural valencies.
INVESTMENTS WITHOUT
ANY FRONTIER
(pag. 40-41)
In the present economies for the production of goods and services on a
world basis, the transformation of the
handling f the project from analogic
to digital offers the possibility to manage technically, economically and financially , from any seat, the project,
the realization and the handling of technical and technological real estates
in any part of world.
THE "RENEWABLE"
ENTERPRISE
(pag. 42-43)
The enterprise that is in a position to
innovate continuously in the strategies, in the organization and in the business systems becomes the protagonist in the creation of values. Such an
enterprise represents, in the same way
as the clean technologies, a fundamental element for the environment protection and for the correct use of the
energy and of the natural resources.
PREMINENCE OF AN
INTERDISCIPLINARITY
APPROACH TO FACE
THE COMPLEXITY
(pag. 43-44)
The de-industrialization has caused a
change in the cultural profile of the
engineer, which is mainly shown in
the course of his professional path.
More and more often the engineer is
asked to get skills that are different
from the specific ones acquired with
the academic studies. These skills are
anyhow acquired also by other professionals that can interact with the engineer on the same level.
SMART DUST:
REALITY OR LEGEND?
(pag. 44-46)
The technological innovation is often
pushed by war needs, but the original
aims are compensated the several advantages that the consequences in the
civil field bring about to the human
kind.The case should be that of the discovery whose possible applications are
shown in the article. Moreover, its critical points are discussed.
INGEGNERI MILANO SETTEMBRE 2005
COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI
Commissione
per l’Etica Professionale
Presidente: Domenico Perrone
Vice Presidente: Alessandro Buccellati
Membri: Ermenegildo Bardelli,Andrea Bazzani, Carlo Candiani, Gianni Capè, Sergio
Fedeli, Gabriella Parlante, Gabriele Perucci,
Matilde Schiavoni.
Comitato di esperti
per la Revisione delle Parcelle
Professionali
Presidente: Luigi Rainero
Segretario: Gianni Capè
Membri: Luigi Ernesto Amman, Pier Carlo
Beretta, Giovanni Bosisio, Erberto Botti,
Giovanni Contini, Sergio Fedeli, Carlo Guaineri, Pietro Harrasser, Mauro Langfelder,
Giampiero Montalti, Giovanni Papetti, Gabriella Parlante, Gabriele Perucci.
Commissione
per l’Elenco dei Periti
Presidente: Aldo Franchi
Vice Presidente sezione civile:
Alessandro Buccellati
Vice Presidente sezione industriale:
Alberto Caleca
Vice Presidente dell’Informazione: Mauro
Langfelder
Membri: Alberto Avanzini, Elena Baj, Giovanni Bosisio, Renato Fabris, Francesco Fasella, P. Luigi Lusona, Silvestre Mistretta,
M.Cristina Motta, Mario Orsi, Aldo Paraboni, Roberto Tomasucci.
Commissione Ordinamento
Professionale
Presidente: Luciano Fassina
Membri: Giacomo Andriola, Enrica Arcesi,
Chiara Battistoni, Stefano Calzolari, Domenico Perrone, Luigi Rainero, Francesco Sannino,Alberto Sartori, Giuseppe Susani, Luca
Strada, Pietro Vasco Tola, Cesare Turkheimer.
Commissione
Industria - Enti Pubblici
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Alberto Avanzini
Segretario: Liberato Ciccarelli
Membri: Giorgio Babanicas, Nicola Barbera, Silvano Castelli, Marco Cecchini, Paolo
Chiastra, Massimiliano Colombi. Gianfranco Conca, Luciano Fassina, Carlo Gaifami,
Maurizio Gandolfo, Ambrogio Girotti, Enrico Memmo, Maria Cristina Motta, Raffaele
Occhi, Mario Orsi, Luigi Pagliula, Domenico Perrone, Marco Petta, Mario Poggi, Costanzo Riva, Alberto Sartori, Matilde Schiavoni, Dante Segrini, Giulio Solero, Giovanni
Zannerini.
Commissione LL.PP.
Presidente: Alberto Avanzini
Membri: Ermenegildo Bardelli, Piercarlo Beretta, Roberto Capra,Valeria Dolcetta Capuzzo, Sergio Fedeli, Marcello Oneta, Roberto
Petrali, Mario Pisani, Giuseppe Rapisarda,
Marco Sala.
Commissione per l’Aggiornamento
Professionale e Formazione
Presidente: Chiara Battistoni
Vice Presidente: Stefano Calzolari
Segretario: Alberto Ricci
Membri: Elena Baj, Pierluigi Brivio, Claudio
Cardosi, Carlo Gaifami, Mario Ghezzi, Maria
Pina Limongelli, Claudio Magistroni, Antonio Mancini, Guido Martinelli, Antonio Migliacci, Federico Perotti, Alessandro Riva,
Michele Rossi, Dante Segrini, Andrea Sommaruga, Dario Vanetti,Angela Poletti, Marco
Trani, Giancarlo Volpi.
Commissione Impianti
Presidente: Gianangelo Bonfigli
Vice Presidente: Giuseppe Rapisarda
Membri: Giuseppe Belmonte,Alberto Caleca, Alberto Cantoni, Sergio Damiani, Antonio De Marco, Giulio Galli, Franco Gasparini, Rudy Handschin, Sergio Mammi, Claudio Mosca,Alfredo Previ, Giuseppe Quaranta, Maurizio Rossetti Conti, Carlo Zoppi
Commissione Giovani
Presidente: Luigi Rainero
Vicepresidente: Roberto Tomassucci
Membri: Maurizio Guido Abrate,Ambrogio
Baseggio,Alberto Caleca, Stefano Calzolari,
Andrea Cataldo, P. Giuseppe Dal Farra, Ottavio Lecis, Davide Luraschi, Marcello Oneta,
Simone Pessina, Daniele Russo, Rosario
Sorrentino,Alessandra Turconi.
Commissione per l’Ingegneria
dell’Informazione
Presidente: Enrico Pio Mariani
Membri: Pierangelo Aloisi, Gabriela Bonavoglia, Francesco Crescentini, Ivan Francia,
Francesco Giovannini, Luigi Marchei, Marco Re, Gianluca Sironi,Andrea Sommaruga.
Commissione Donne Ingegneri
Presidente: Matilde Schiavoni
Membri: Elena Baj, Chiara Battistoni,Alberto Caleca,Valeria Dolcetta Capuzzo,Amalia
Ercoli, Carlo Gaifami, Maria Cristina Motta,
Angelo Selis.
Commissione Urbanistica
Presidente: Michele Rossi
Membri: Massimo Almagioni, Alessandro
Buccellati, Franco Caputo, Vittorio Carnemolla,Vittore Ceretti, Francesco Angelo Citterio,Andrea Colombo, Galeazzo Conti, Salvatore Crapanzano, Giacomo Cusmano,Angelo Ferraresi, Mario Nova, Piero Ogna, Paolo Pileri, Enzo Porcu, Mario Rossetti, Alessandro Toccolini, Dario Vanetti.
Commissione Qualità
Presidente: Stefano Calzolari
Membri: Giuseppe De Marte,Stefano Farné,Luigi Gaggeri, Fabio Pasello, Elena Roacchi, Guido
Weiller,Bruno Zanini.
Commissione
Prevenzione Incendi
Presidente: Franco Luraschi
Membri: Giuseppe Bogani, Lorenzo Brignole, Pasquale Capuano,Ambrogio Carenzi, Oreste Ceravola, Fabio Collamati, Giovanni Contini, Alessandro Griffino, Paolo
Lombardi, Sergio Mammi, Luca Marzola, Silvestre Mistretta, Zino Sarzi Braga, Enrico
Schiatti, Marco Tomo.
Commissione Catasto
Presidente: Flavio Tresoldi
Membri: Giampiero Alliori, Gianluca Chinetti, Francesco Citterio, Marco Gianninetto, Paolo Lorenzetti, Emilio Pessina, Marco
Scaioni, Marino Sorarù.
Commissione Telecomunicazioni
Presidente: Gianni Confalonieri
Vice Presidente: Alessandro Fenyves
Segretario: Marco Mussini
Membri: Franco Boffelli, Marco Manlio
Brambilla, Alberto Caleca, Alessandro Carone, Massimo Chindemi, Edoardo Cottino,
Francesco Crescentini, Guido Garrone, Claudio Magistroni, Giuseppina Moretti,Aldo Paraboni, Giordano Picchi, Francesco Romeo,
Guido Tartara.
Commissione Referenti
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Paolo Jurkic
Segretario: Massimo Chindemi
Membri: Marco Agretti, Alberto Avanzini,
Angelo Bargigia, Silvio Bosetti,Andrea Brenta, Giovanni Cappellari, Giovanni Caprara,
Claudio Cardosi, Marco Cecchini, Gianni
Chianetta, Massimo Chindemi, Michela
Chiorboli, Liberato Ciccarelli, Giancandido
Defendi, Roberto Dell’Orto, Giovanni Dembech, Alessandro Fenyves, Manlio Ferrari,
Giuseppe Giordano, Giuseppe Grassi, Luciano Luccini, Antonio Mancini, Maurizio
Mafessoni, Federico Mancosu, Marco Mussini, Riccardo Pellegatta,Alberto Pianta, Costanzo Riva, Daniele Roderi, Umberto Tibaldi.
Commissione Sicurezza
e Igiene sul Lavoro
Presidente: Maria Cristina Motta
Vice Presidente: Franco Baretich
Membri: Adriano Bacchetta, Massimo Bardazza, Enrico Brigoli, Luigi Chiechi, Massimiliano Colombi, Roberto Denaro, Pietro
Freschi, Chiara Lecis, Ottavio Lecis, Giuseppe Luraschi, Claudio Mosca, Demetrio Nava, Giuseppe Pantano, Fabio Pasello, Stefano Pelucchini, Enrico Persico, Gianni Peruzzo, Giorgio Pomesano, Giuseppe Quaranta, Zino Sarzi Braga.
Commissione Bioingegneria
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Sergio Cerutti
Segretario: Monica Sivo
Membri: Alessandro Bagno, Elena Baj,Anna
Bianchi, Fulvio Falcone, Ugo Garbarini, Paolo Lago, Carlo Mambretti, Paolo Pessina,
Vincenzo Ventimiglia.
Commissione Innovazione e Ricerca
Presidente: Mauro Langfelder
Membri: Elena Baj, Franco Baretich,Ambrogio Baseggio, Giuseppe Belmonte, Stefano
Calzolari, Claudio Cardosi,Amalia Ercoli
Finzi, Ivan Francia, Davide Luraschi, Fabio
Pasello, Federico Perotti, Alfredo Previ, Alberto Ricci, Francesco Romeo, Gianluca Sironi, Giulio Solero, Giuseppe Susani.
Commissione Ambiente e Territorio
Presidente: Mario Amadasi
Membri: Enos Borrini, Paolo Centola, Gianni Chianetta, Carmelo Di Mauro, Tomaso
Gerosa, Giuseppe Mantellini, Paolo Pileri,
Franco Sironi, Claudio Tedesi.