Nella lite tra Gaucci e la Tulliani Superenalotto o

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Nella lite tra Gaucci e la Tulliani Superenalotto o
Governo Tremonti. Lui risponde: “Faccio il ministro
dell’Economia del governo Berlusconi”. Vi sembra un no?y(7HC0D7*KSTKKQ(
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Giovedì 5 agosto 2010 – Anno 2 – n° 208
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QUANDO CALIENDO IL SOL
Berlusconi salva il sottosegretario ma non ha più
maggioranza. Perde pezzi anche il Terzo polo
Il governo è al tramonto e punta su elezioni a marzo
Tutto il resto è vuoto
di Furio
Colombo
dc
anno tutti che Berlusconi è debole. “Minaccia elezioni anticipate ma in Italia solo il
presidente della Repubblica può sciogliere
le Camere”. Scrive il New York Times del 4
agosto. Come dire che la sua unica arma è inagibile. Rimane fermo, sul posto, continuando a
non governare.
Silvio Berlusconi è debole. Ma tutti gli altri sono
più deboli. Divisi in tanti gruppi ciascuno dei
quali è paralizzato da dentro (pericoli di scissione) o da fuori (il rischio che gesti troppo piccoli portino rischi troppo grandi).
È caduto dal tavolo del potere il salvadanaio del
governo, si è frantumato e si è visto che era
vuoto. Ma anche il salvadanaio delle opposizioni
è risultato vuoto: non un'idea, non un piano, non
un colpo da piazzare o anche solo una frase
efficace, di quelle che si possono usare e ricordare.
Il brutto del Paese vero è quanto siano grandi,
complicati, immensamente difficili i suoi problemi. Il brutto della classe politica è quanto manchi, tutta, di un minimo di forza per far fronte.
Il caso Caliendo è una storia di impotenza. Caliendo è accusato di corruzione, nella forma grave di partecipazione attiva ad una potente associazione segreta, materia da film o romanzo
tipo Banda della Magliana. È membro del governo
nella funzione delicatissima di sottosegretario alla
Giustizia. Il governo fa quadrato nel senso fisico
dell'ostacolo alla cattura, come le donne che gridano ai carabinieri nei vicoli di Napoli, per impedire l'arresto del ricercato. Ma non lo difende,
non una sola ragione o un argomento di merito.
Le opposizioni si voltano verso il pubblico ad
esclamare “che scandalo!”. Pd e Idv sventolano
anche una risoluta disdetta, nella forma della
“mozione di sfiducia personale”. Ma niente di
grave. Si è formata alla svelta una folla centrista
che blocca il vicolo. Buone ragioni, intendiamoci. Non è il caso, proprio adesso, di menare colpi
troppo duri. Potrebbero provocare altri colpi
troppo duri e tutti proprio adesso nel vuoto. Per
buttarsi nella mischia – gesto eroico – ci vuole
una ragione e una bandiera. Al momento c’è solo
una strana asimmetria della scena. La folla di centristi che blocca il vicolo ai “carabinieri” Pd e Idv,
è una folla con cui ci si unirà, forse, in un futuro
non così lontano. Dunque attenti a non provocare fuoco amico. Il nemico
finale ovviamente è il primo ministro che se ne va via intatto e
protetto assieme al suo vice-ministro della Giustizia, socio di
lobby segreta. Nel paesaggio
scomposto c’è un po’ di disordine, una folata di vento. Berlusconi adesso è certamente debole. Debole al punto da avere
perduto per qualche voto la
maggioranza alla Camera. Tutti
gli altri – separati o insieme –
sono più deboli di Berlusconi.
Nonostante i numeri. La tragedia che stiamo vivendo è questa.
S
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In un clima rovente
alla Camera la
sfiducia al politico
coinvolto nella
indagine P3 respinta
con 299 voti e troppe
assenze. Anche la
Moroni lascia il Pdl
Nicoli e Telese pag. 2 - 3 z
Udi Paolo Flores d’Arcais
APPELLO
A VENDOLA
E DI PIETRO
ari Di Pietro e Vendola, in caCgoverno
so di sfiducia parlamentare al
Berlusconi la vostra
proposta è chiara e convincente:
subito elezioni democratiche.
L’avverbio “subito” è importante, ma decisivo è l’aggettivo: elezioni democratiche. pag. 9 z
I banchi del Pdl; il deputato Marco Martinelli in un gesto esplicito, riferito
al deputato di Futuro e Libertà Aldo Di Biagio (FOTO EMBLEMA)
INTRIGHI x Il contenzioso tra l’ex patron del Perugia e la signora Fini
Nella lite tra Gaucci e la Tulliani
Superenalotto o superballa?
Un patrimonio
conteso, una botta
di fortuna e una
vincita miliardaria
di cui si cercano le
tracce. È troppo
chiedere di
saperne di più?
LA SENTENZA x
La vera storia
del massacro
alla Diaz
Paolin pag. 4 z
(FOTO ANSA)
Calapà pag. 12-13 z
nintervista
nparadisi minacciati
Mentana: “Piaccio
al pubblico perché
il mio Tg è libero”
Oro nero,
ultimo nemico
dell’Amazzonia
Mello pag. 8z
Santangelo pag. 14z
nil racconto
CATTIVERIE
Villari: “La Finocchiaro ha un
ottimo rapporto con Quagliariello,
poi in aula lo attacca
come un’invasata”. Ma và
Viaggio
di un regista
al centro degli Usa
Faenza pag. 16z
Lo stiamo perdendo
di Marco Travaglio
ogliono portarci via Bondi, James Bondi.
L’omino di burro che si scioglieva al cospetto
del Capo ora appare duro, ritto e gelido come
un pezzo di ghiaccio. Il pallore gonfiato che
arrossiva come pudica verginella in fiore al solo
sfiorare il suo Sire ora appare sgonfio eppure tronfio. Il
vate stilnovista che poetava in rime baciate
sciogliendo endecasillabi “A Silvio” e financo odi a
Cicchitto, peana a Elio Vito ed elegie a Giuliano
Ferrara, è passato decisamente alla prosa e verga
violente invettive contro i giornali a suo dire troppo
morbidi verso il traditore Fini, dettando addirittura i
temi e i titoli che la stampa dovrebbe dedicare al
fedifrago. Emerge insomma l’inquietante e
insospettato lato B dell’efebico pacioccone che
abbiamo imparato a conoscere e ad amare in questi
anni. Il servo felice che scattava all’impiedi e
sull’attenti appena il ducetto irrompeva nelle riunioni
forziste ed esalava con un fil di voce “Scusi,
presidente, se parlo in sua presenza”, che entrava in
coma appena il padrone si buscava un raffreddore,
che faceva lo sciopero della fame non appena il
centrosinistra minacciava (ovviamente per finta) una
legge sul conflitto d’interessi facendo scudo col suo
corpo a quanto B. ha di più caro (i soldi) perché “nei
momenti di più aspra contrapposizione fra la sinistra e
Berlusconi io devo mettere il mio corpo in mezzo” e
“lui mi dà del tu ma io del lei, però dentro il mio cuore
il lei si trasforma in tu”, ha messo su una ferocia
padronale che sgomenta. È la sindrome di Cane di
paglia, che attizza il quieto e pacioso borghesuccio
Dustin Hoffman e lo trasforma in una terrificante
canaglia assetata di sangue. O quella descritta dal film
di John Landis, Un lupo mannaro americano a Londra,
dove un tranquillo giovanotto morso da un lupo in
Scozia diventa a poco a poco un licantropo. Ecco:
l’altra sera James Bondi ha visitato il suo spirito guida
nel castello di Tor Crescenza e, in quella torrida notte
di plenilunio, ha dato i primi segni dell’agghiacciante
metamorfosi: i dentini da latte diventavano zanne
puntute e sanguinolente, le unghiette rosee si
mutavano in artigli, il capino implume e le tettine
candide e turgide già descritte – secondo i maligni –
da una scrittrice dilettante barese si rivestivano, come
pure il corpo glabro, di una moquette di
inequivocabile peluria di setole scure. Più che un
uomo, un pennello Cinghiale. Dell’orrenda
trasformazione aveva colto i primi sintomi la moglie
numero uno, Maria Gabriella Podestà, una decina di
anni fa, quando sostiene che l’allora marito non solo la
tradisse sotto i suoi occhi (e non solo con Silvio), ma
addirittura la prendesse a ceffoni e, quel che è peggio,
la trascinò dalle verdi colline della Lunigiana “in un
orrendo appartamento ad Arcore”, a due passi dalla
reggia dell’Amato. Ora la sua lettera a Ferruccio de
Bortoli, in cui Bondi denuncia il presunto strabismo
del Pompiere della Sera nel denunciare gli scandali del
centrodestra (ma quando mai) e gli intima di linciare
Fini come fanno Libero e il Giornale, minacciando in
caso contrario di “additare il caso ai lettori del Suo
quotidiano come davvero scandaloso”, fa male a lui e
a tutti noi, suoi devoti fans. E il suo attacco a La Stampa
che sul caso Fini si ostina a “mantenere un
encomiabile riserbo” fa temere che il Bondi Ogm
confonda il ministero della Cultura con quello
mussoliniano della Cultura popolare (detto anche
Minculpop). Timore confermato dalla sua assenza ai
funerali di Suso Cecchi D’Amico, donna simbolo di
oltre mezzo secolo di cinema italiano. Non sappiamo
se la metamorfosi bondiana sia o meno reversibile, ma
pretendiamo che gli vengano affiancati i migliori
specialisti del ramo licantropia affinché si dedichino
allo studio del suo pietoso caso, senza badare a spese,
anche a carico dello Stato, e ci restituiscano al più
presto il James di prima. Fresco come una rosellina di
maggio, ben paffuto e soprattutto rasato. L’abbiamo
già detto e lo ripetiamo: passerotto, non andare via.
V