Relazione Generale
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Relazione Generale
PRO-GEO progettazione geotecnica INDICE 1 - PREMESSE ED OGGETTO .............................................................................. 1 2 - SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO ........................................................... 4 3 - CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO ............................................................ 4 4 - INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO ........................................................ 6 5 - TEMPI DI ESECUZIONE ................................................................................. 13 6 - QUADRO ECONOMICO .................................................................................. 13 7 - ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI ....................................... 14 8 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE .................................................................. 16 PRO-GEO progettazione geotecnica 1 - PREMESSE ED OGGETTO Nella notte tra il 21 ed il 22 agosto dell’anno 1996 si verificò un crollo di un blocco lapideo del volume di circa 1 m3 da un costone roccioso sovrastante il fondo di proprietà della ditta Magaddino, ubicato in Contrada Locosecco - Bonagia, nel territorio comunale di Erice. Il masso lambì la parete meridionale della villa dei signori Magaddino, arrecando danni alle strutture e alla pavimentazione esterna del fabbricato. A seguito del dissesto, la ditta proprietaria dell’edificio danneggiato richiese il sollecito intervento delle Autorità e degli Organi competenti (Prefetto di Trapani; Sindaco di Erice; Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Trapani) per rimuovere il masso crollato e, soprattutto, paventando ulteriori crolli, per realizzare tutte le opere necessarie a garantire l’incolumità di opere e persone all’interno della proprietà. La richiesta della ditta Magaddino attivò un iter burocratico che coinvolse tecnici di vari Enti; oltre a quelli già menzionati, si citano: il Genio Civile di Trapani; gli Assessorati Regionali ai Lavori Pubblici e Agricoltura e Foreste; la Sovrintendenza per i BB. CC. AA. di Trapani. Tuttavia, malgrado numerosi sopralluoghi ed incontri effettuati a seguito del dissesto in parola, non risultò chiaro quale Organo avrebbe dovuto operativamente intervenire per eliminare le condizioni di pericolo per il fondo sottostante il costone roccioso citato. Per sboccare tale situazione di stallo, nell’ambito della riunione tenutasi il giorno 8 aprile 1998, il Prefetto di Trapani invitò il Sindaco di Erice ad occuparsi del problema; questi manifestò la propria disponibilità, subordinando un eventuale intervento al costo dello stesso e “riservandosi di identificare successivamente l’obbligato verso cui vantare, eventualmente, la rivalsa per le somme anticipate”. Per ottemperare all’impegno assunto dall’Amministrazione Comunale, i tecnici dell’U.T.C., architetti Pietro Pedone e Mario Fontana, in data 27 aprile 1998, effettuarono un dettagliato accertamento sui luoghi, unitamente allo scrivente, da essi invitato previa autorizzazione del Sindaco. Scopo del sopralluogo era verificare se, sul costone roccioso in oggetto, sussistano ulteriori situazioni di pericolo per la sottostante abitazione dei signori Magaddino. Lo scrivente, presa 1 PRO-GEO progettazione geotecnica visione dei luoghi, ravvisò la necessità di un esame diretto del pendio a monte del costone e del costone medesimo. Conseguentemente, insieme all’ing. Marco Bonamini, istruttore di alpinismo del CAI, raggiunse il pendio sovrastante la parete rocciosa; dopo un esame dei luoghi, lo scrivente e il citato ing. Bonamini effettuarono un rilievo sommario del fronte roccioso, limitatamente alla zona di interesse, scendendo lungo corde per uso alpinistico e spelologico fissate in sommità. Avendo ravvisato una situazione di grave pericolo per la presenza di ulteriori blocchi lapidei in equilibrio precario, si rilevò la necessità di uno studio di dettaglio della stabilità del costone roccioso e la progettazione di un idoneo intervento di consolidamento. Successivamente, con Deliberazione della Giunta Comunale n° 223 del 2 luglio 1998, inviata allo scrivente con nota del 18 marzo 1999 prot. 7785, l’Amministrazione Comunale incaricò lo scrivente dello studio del dissesto in argomento e del progetto di somma urgenza degli interventi di consolidamento del tratto di costone roccioso sovrastante la proprietà Magaddino. In particolare fu richiesto: − l’esame diretto del pendio a monte del costone e del costone medesimo da parte di personale specialista in progressione su corda; − di stabilire l’origine del dissesto e localizzare i blocchi lapidei in stato di equilibrio instabile posti sul costone e sul pendio sovrastante la parete rocciosa; − di effettuare il rilievo geostrutturale del fronte carbonatico e l’individuazione dei blocchi lapidei in equilibrio instabile; − la redazione delle Relazioni Geologica e Geotecnica; − la redazione di un progetto di massima e di quello esecutivo degli interventi di consolidamento di eventuali blocchi pericolanti, al fine di assicurare la stabilità degli stessi e dell’intero costone roccioso e per l’eliminazione delle attuali situazioni di pericolo. Prima di procedere ad espletare l’incarico ricevuto, lo scrivente richiese chiarimenti ai tecnici dell’U.T.C. innanzi citati a proposito della zona da studiare e consolidare, in quanto nella Delibera di Incarico si faceva riferimento “all’intero costone roccioso” (v. sopra). I tecnici dell’U.T.C. chiarirono che lo studio e l’intervento di consolidamento andava limitato al tratto di costone roccioso 2 PRO-GEO progettazione geotecnica sede di eventuali dissesti che possono, direttamente o a seguito di rimbalzi, raggiungere l’edificio sottostante già danneggiato, di proprietà Magaddino. Fu, quindi, elaborato il progetto di massima contenente lo studio relativo alla stabilità del costone roccioso nell’intorno del dissesto e la tipologia degli interventi di consolidamento indispensabili per la sicurezza del fabbricato sito al piede del costone, danneggiato dal crollo precedente. Avendo i tecnici dell’U.T.C. condiviso le tipologie di intervento proposte, fu attivato l’iter della progettazione esecutiva. A tal fine furono necessari ulteriori sopralluoghi, nel corso dei quali: − lo scrivente, unitamente all’ing. Bonamini, effettuarono l’ispezione puntuale del tratto di costone roccioso in studio mediante tecniche alpinistiche; − un gruppo di topografi eseguirono il rilievo della zona di maggiore pericolo, mediante opportuna strumentazione, descritta nell’appendice riportata in calce. Il progetto fu consegnato all’Amministrazione Comunale nel giugno 1999 ma, per mancanza delle risorse economiche, gli interventi non furono realizzati. Poiché alla data attuale si è reso disponibile un finanziamento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Amministrazione Comunale ha incaricato lo scrivente di rendere “esecutivo”, in base alla normativa attuale, il progetto a suo tempo redatto; infatti esso è stato approvato come “definitivo” dalla medesima Amministrazione. Lo scrivente ha effettuato un sopralluogo in data 5 novembre 2009, verificando che nei dieci anni intercorsi tra le due progettazioni non sono intervenute significative modifiche dei luoghi. Quindi ha adeguato il progetto alla normativa vigente, rendendolo “esecutivo”. Nel seguito, dopo una sintesi degli studi Geologico e Geotecnico, si illustrano gli interventi finalizzati a rimuovere le condizioni di pericolo per il fondo sottostante, limitatamente al fabbricato e alla zona di accesso ad esso. Si riportano, infine, considerazioni sui tempi esecutivi ed il Quadro Economico. In calce al presente elaborato è riportata una relazione relativa all’attrezzatura utilizzata e alle modalità eseguite per il rilievo topografico a cura della Topcad di 3 PRO-GEO progettazione geotecnica Palermo. 2 - SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO Dalla Relazione Geologica R2, a firma della dottoressa Palma Pratini, a cui si rinvia per i dettagli, risulta che il costone lapideo dal quale si è verificato il distacco del masso che ha danneggiato il fabbricato di proprietà Magaddino è costituito di roccia appartenente alla Formazione Fanusi (Trias sup.): si tratta di doloareniti, doloruditi e brecce dolomitiche e, talora, calcari dolomitici, di colore grigiastro e nocciola, cataclasati e tettonizzati, privi di fossili, a stratificazione in banchi di spessore variabile. Tali rocce, ben stratificate, sono interessate da una diffusa rete di fratturazione con giunti variamente orientati e, in genere, normali alla stratificazione, che isolano blocchi, per lo più di forma prismatica, delimitati da superfici lisce o concoidi. 3 - CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO Dalla Relazione Geotecnica, alla quale si rinvia per i dettagli, risulta che sussistono condizioni di pericolo di caduta di blocchi lapidei dal costone roccioso sovrastante la proprietà Magaddino. Infatti possono verificarsi: • crolli di elementi lapidei non radicati presenti nel pendio sovrastante il costone roccioso: tali elementi, già distaccatisi dagli affioramenti rocciosi presenti sul pendio, poggiano su terreno vegetale e/o detritico e, pertanto, in corrispondenza di eventi meteorici intensi, anche grazie alla acclività del versante, possono essere trascinarti verso valle dalle acque di ruscellamento, raggiungendo il coronamento della parete rocciosa, e crollare; • distacchi di massi rocciosi dalla parete lapidea, disarticolati da discontinuità di natura tettonica (giunti e faglie, in genere subverticali) e di natura sedimentaria (piani di stratificazione, suborizzontali). Le dimensioni degli elementi lapidei in equilibrio instabile, ubicati sia sul coronamento del costone roccioso che nella parete subverticale in oggetto, determinate dai valori di spaziatura e persistenza delle superfici di discontinuità presenti nell’ammasso roccioso, sono in generale dell’ordine del metro cubo o 4 PRO-GEO progettazione geotecnica poco superiori. Con riferimento ai blocchi che possono distaccarsi dal costone roccioso, in relazione ai mutui rapporti di orientazione delle discontinuità e del fronte lapideo, sono cinematicamente possibili i meccanismi di rottura appresso elencati: • ribaltamento intorno allo spigolo di valle di elementi di forma prismatica per la presenza di giunti subverticali subparalleli al fronte, che delimitano posteriormente i blocchi medesimi; • scorrimento di blocchi lapidei tetraedrici lungo la retta di intersezione dei piani di stratificazione con giunti subverticali normali al fronte; • crollo di massi, di forma per lo più prismatica, che si trovano in una configurazione “a sbalzo”, ossia sono privi di base di appoggio in quanto i blocchi sottostanti sono già caduti. Nel corso delle ispezioni nel pendio sul costone lapideo e, in cordata, nel tratto di parete rocciosa sovrastante il fabbricato dissestato, sono stati individuati alcuni massi o gruppi di blocchi caratterizzati da condizioni di equilibrio precarie, che potrebbero crollare per dissesti dei tipi innanzi descritti (v. Elaborati A2, A4). In particolare, con i rilievi condotti in parete dallo scrivente insieme all’ing. Marco Bonamini sono stati individuati: − un elemento lapideo, del volume di circa 1 m3, posto nella parte alta del costone roccioso (Elaborato A4 - blocco A), separato dall’ammasso roccioso da una discontinuità subverticale e subparallela al fronte, la cui base di appoggio coincide con un piano di stratificazione mentre le due pareti laterali sono individuate da giunti normali al fronte. Per tale masso sono cinematicamente possibili sia il ribaltamento intorno allo spigolo di valle che la traslazione lungo la retta di intersezione della base con un giunto normale al fronte; − un gruppo di elementi lapidei di volume variabile da uno a qualche metro cubo, posti uno sull’altro in corrispondenza della grossa faglia che interseca la parete rocciosa in oggetto, proprio sulla verticale dell’edificio di proprietà Magaddino (Elaborato A4 - gruppo di massi B). I blocchi inferiori, sui quali gravano tutti gli altri, sono “a sbalzo” per il vuoto lasciato dal crollo degli elementi lapidei sottostanti. Per tale gruppo di massi è cinematicamente possibile il crollo, ossia 5 PRO-GEO progettazione geotecnica la traslazione lungo la superficie di discontinuità subverticale costituita dal piano di faglia citato. Le attuali condizioni di equilibrio instabile possono evolversi in un dissesto a seguito dell’azione aggressiva esercitata dalle acque meteoriche ovvero a causa di un’ulteriore sollecitazione agente sui blocchi, determinata, per es., dall’azione sismica; − un blocco con una grossa cavità di origine carsica al piede (Elaborato A4 cavità C), originatasi per fenomeni di aggressione chimica delle acque acide; − un elemento lapideo, completamente disarticolato dall’ammasso roccioso (blocco D - Elaborato A4), del peso di 1.400 kg circa, che ha già ruotato intorno allo spigolo di valle; un’ulteriore rotazione, anche di modesta entità, comporterebbe il crollo del masso. 4 - INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO Al capitolo precedente è stato evidenziato che i pericoli per la proprietà Magaddino sono determinati da possibili crolli di: • massi non radicati, dal pendio sovrastante la parete rocciosa; • blocchi lapidei delimitati da superfici di discontinuità, dal costone roccioso. Evidentemente nella scelta degli interventi mirati a garantire la sicurezza del fabbricato in oggetto e della zona immediatamente circostante si è tenuto conto della differente morfologia delle zone in cui possono manifestarsi i dissesti innanzi descritti. Per ovviare alle condizioni di pericolo determinate da possibili crolli di blocchi non radicati presenti nel pendio sovrastante la parete rocciosa subverticale, si è fatto riferimento ad una barriera paramassi ad elevato assorbimento di energia, da collocare al margine di valle del pendio innanzi citato, quasi a ridosso del coronamento della parete calcareo - dolomitica, come si evince dai disegni raccolti nell’elaborato A6. La barriera paramassi ha la finalità di intercettare i massi non radicati che raggiungono il coronamento del costone lapideo, impedendone il crollo: si tratta, quindi, di un intervento di tipo “passivo”, nel senso che non impedisce lo spostamento dei blocchi rispetto alla posizione iniziale degli stessi, ma neutralizza 6 PRO-GEO progettazione geotecnica gli effetti del dissesto su ciò che si intende salvaguardare, nel caso specifico persone e cose ubicate al piede della parete rocciosa. La barriera paramassi ad elevato assorbimento di energia, del tipo “verticale” con altezza utile non inferiore a m 3, è in grado di bloccare elementi lapidei aventi energia all’impatto con l’opera di intercettazione non inferiore a 1.000 kJ. Tale valore energetico rappresenta il M.E.L., ossia il “massimo livello di energia” delle barriere, che tuttavia devono essere caratterizzate da un S.E.L., ossia da un “livello di energia di esercizio”, non inferiore a 333 kJ: la barriera deve essere, cioè, in grado di arrestare blocchi con energia di 333 kJ mantenendo la propria funzionalità, ossia senza danni alle parti strutturali e con deformazioni alle quali corrisponda una riduzione dell’altezza di intercettazione inferiore al 30% di quella utile. Va evidenziato che la caratterizzazione di una barriera paramassi ad elevato assorbimento di energia con due differenti valori energetici, uno relativo allo stato limite ultimo dell’elemento di intercettazione (M.E.L.), l’altro riguardante lo stato di esercizio (S.E.L.), è stato mutuato dalle linee guida per le barriere paramassi ETAG 27, a cura dell’EOTA (European Organization for Technical Approvals): si tratta di un complesso di norme che disciplinano le barriere paramassi nei paesi che aderiscono alla Unione Europea. Come risulta dai disegni con ubicazione della barriera (elaborato A6), la barriera avrà una lunghezza complessiva di m 30, essendo costituita da 3 elementi modulari della lunghezza di m 10 ciascuno: essa si svilupperà lungo il tratto del coronamento della parete rocciosa in corrispondenza dell’ingombro del fabbricato sottostante (circa m 13, comprensivi di scale e terrazzi), più un franco di m 17 sui due lati della villa, suddiviso in maniera asimmetrica per tenere conto della topografia dei luoghi e, quindi, della possibile traiettoria seguita dai blocchi non radicati nel pendio. Poichè l’altezza prevista per ciascun pannello è di m 3, complessivamente verranno installati 90 m2 di barriera paramassi ad elevato assorbimento di energia. 7 PRO-GEO progettazione geotecnica Gli interventi sul costone roccioso subverticale sono, invece, di tipo “attivo”, ossia di consolidamento dell’ammasso carbonatico, con i quali, cioè, si rendono stabili i blocchi originariamente in precarie condizioni di equilibrio. Di seguito si illustrano gli interventi medesimi e le fasi esecutive previste. A tale proposito si rileva che si parte dalla fase 2 in quanto tutti gli interventi dovranno realizzarsi dopo la collocazione della barriera innanzi indicata (fase 1). FASE 2 - ispezione di dettaglio del tratto di costone roccioso di interesse ai fini del presente progetto, che si sviluppa per circa m 50 in larghezza e per circa m 30 in altezza, per complessivi m2 1.500 di fronte roccioso. Scopo dell’ispezione, da eseguire in cordata con rocciatori qualificati coordinati da un tecnico rocciatore, è di individuare ed eliminare eventuali situazioni di pericolo connesse alla presenza di blocchi di piccole dimensioni in procinto di crollo, in modo che nelle fasi successive, appresso illustrate, gli interventi possano essere realizzati in condizioni di sicurezza per gli operatori. In tale lavorazione rientrano, pertanto: la scerbatura del tratto di versante roccioso oggetto del presente studio, ossia il taglio della vegetazione e degli apparati radicali; l’asportazione, previa demolizione con mezzi meccanici od espansivi chimici, dei blocchi di piccole dimensioni in procinto di crollo. Nel caso specifico, per la presenza del fabbricato al piede della parete lapidea, non dovrà essere eseguito disgaggio, ma gli eventuali elementi da asportare saranno preliminarmente imbracati con reti metalliche ancorate a chiodature provvisorie realizzate nella roccia stabile. Inoltre, la scerbatura sarà limitata ai casi in cui le piante esercitano un’azione destabilizzante nell’equilibrio dei blocchi, oppure ai casi in cui si riconosce la possibilità che la vegetazione possa occultare situazioni di pericolo; FASE 3 - esecuzione, procedendo in cordata con tecniche alpinistiche, degli interventi di imbracatura dei blocchi rocciosi A e D e del gruppo di elementi lapidei B innanzi descritti. In particolare, l’intervento sui blocchi A e D consiste nell’imbracatura di ciascun masso mediante funi 8 PRO-GEO progettazione geotecnica metalliche φ16 mm ancorate all’estremità a tiranti del tipo “a bulbo iniettato” armati con barre di acciaio ad alta resistenza φ15 mm della lunghezza di m 4, posti ai lati del blocco medesimo (v. elaborato A5). L’imbracatura del gruppo B avrà, invece, carattere preliminare, essendo finalizzata a consentire di operare in sicurezza nelle fasi esecutive successive: essa è indispensabile per le particolari condizioni di pericolo di crollo che caratterizzano gran parte degli elementi del gruppo, come si evince dalle foto raccolte nell’Allegato A2. Per l’estensione della zona e per la variabilità delle dimensioni dei singoli blocchi in equilibrio instabili, è stato previsto il “rafforzamento corticale” dell’ammasso roccioso. Con tale termine si designa un intervento comprendente (v. particolari contenuti nell’Elaborato A5): − l’applicazione di rete metallica del tipo in pannelli con larghezza di m 2, in filo metallico zincato tipo C (UNI 3598) con diametro pari a 3 mm, in maglia esagonale 80 mm x 100 mm a doppia torsione; − l’imbracatura con funi metalliche zincate del diametro pari a 12 mm, disposte secondo un reticolo verticale ed uno romboidale, fissate alla roccia con chiodi armati con barre metalliche φ24 mm FeB 44K, della lunghezza di m 3. FASE 4 - collocazione del ponteggio in corrispondenza della zona di intervento. FASE 5 - sottomurazione in c.a. del gruppo di elementi lapidei B ed in corrispondenza della cavità C. Le pareti in c.a. saranno tirantate alla roccia mediante tiranti del tipo a “bulbo iniettato” con armatura in barre di acciaio ad alta resistenza φ 26,5 mm della lunghezza di 12 m, di cui m 6 di bulbo, e rivestite con la medesima roccia in affioramento nel fronte roccioso. In esse saranno posizionati tubi di drenaggio della lunghezza di m 2, inclinati di 10° verso l’alto, per il controllo delle pressioni neutre nella roccia retrostante le sottomurazioni. FASE 6 - dismissione del ponteggio. Va ribadito che prima di porre in opera il ponteggio (fase 4) ed eseguire gli interventi di consolidamento definitivo (fase 5), si è previsto di imbracare 9 PRO-GEO progettazione geotecnica preliminarmente i blocchi “a sbalzo”, le cui condizioni di stabilità appaiono particolarmente gravose, posti in corrispondenza della faglia (fase 3), al fine di ridurre le condizioni di pericolo e permettere agli esecutori di operare in sicurezza. Va, inoltre, rilevato che, per via dello specifico meccanismo di rottura (crollo), l’intervento di imbracatura non può essere risolutivo del problema, ma per consolidare a titolo definitivo i massi occorre bloccarne il piede. Rinviando per i dettagli al citato elaborato A5 in cui ci sono, altresì, riportati i particolari costruttivi, di seguito si puntualizzano i criteri posti a base delle scelte effettuate. Nel caso dei blocchi isolati A e D, si è fatto riferimento ad interventi da porre in opera senza sollecitare i blocchi medesimi, in precarie condizioni di stabilità: il masso sarà imbracato con due funi in acciaio, ancorate ai lati del blocco medesimo, in zone ad esso attigue dove non si riconoscono problemi di stabilità, tramite tiranti del tipo “a bulbo iniettato”. L’intervento prescelto si fa preferire, inoltre, in quanto è il più sicuro per gli esecutori che, infatti, potranno operare ai lati del blocco, in posizioni di sicurezza nei confronti di eventuali possibili movimenti dell’elemento roccioso da consolidare. Per l’imbracatura sono state previste funi in acciaio zincato φ16 mm, a 6 trefoli con 37 fili per trefolo, con tensione nominale del singolo filo pari a 1.600 N/mm2, per un carico di rottura RG = 157 kN. Tali funi saranno inguainate, onde evitare che si danneggino per sfregamento nelle zone di contatto con la roccia. All’estremità della fune sarà predisposta una “radancia”, che sarà collegata al “golfare” manicottato in corrispondenza della testata della barra di ancoraggio (v. particolare costruttivo riportato nell’All. A5). Va evidenziato che l’angolo di incidenza delle funi rispetto al golfare dovrà essere compreso tra 0 e 20°, in modo da limitare le sollecitazioni flessionali e di taglio sul manicotto di testata, in corrispondenza del quale avviene l’aggancio tra la fune e il tirante di ancoraggio. Con riferimento al particolare riportato nell’All. A5, dovrà essere, cioè: ε2 ≤ 20° 10 PRO-GEO progettazione geotecnica Il gruppo di massi a sbalzo B saranno sostenuti mediante una sottomurazione in c.a., tirantata alla roccia con tiranti del tipo “a bulbo iniettato“, armati con barre in acciaio ad alta resistenza. La parete in c.a. assolve allo scopo di: − ricostituire la base di appoggio dei massi, impedendo in tal modo il fenomeno di crollo; − costituire l’elemento di interposizione tra i tiranti e la roccia, in grado di assorbire le pressioni elevate al contatto delle piastre metalliche, trasferendo tensioni limitate alla roccia retrostante; − distribuire su aree estese gli sforzi puntuali trasmessi con i tiranti; La parete in c.a., armata con una doppia rete elettrosaldata φ12 mm / 10 cm x 10 cm, sarà ancorata mediante n° 12 tiranti, come indicato nel particolare costruttivo contenuto nell’All. A5. In essa saranno posizionati tubi di drenaggio per il controllo delle pressioni neutre a tergo dell’elemento in c.a. Essi saranno inclinati di circa 10° verso l’alto e di lunghezza tale da superare la parete in c.a. (circa m 2). Va rilevato che si è fatto ricorso alla parete in c.a. in quanto tale intervento è risultato strettamente indispensabile. Infatti, esso è relativo al gruppo di blocchi in pericolo di crollo, per i quali la forza stabilizzante deve essere di tipo “attivo”, in modo da incrementare le forze resistenti che si oppongono al meccanismo di rottura. Pertanto, non serve imbracare i blocchi, nè è possibile tirantarli direttamente con ancoraggi tesati, in quanto in generale si tratta di elementi lapidei fratturati. Gli interventi previsti non devono, comunque, destare preoccupazioni dal punto di vista dell’impatto ambientale, in quanto le pareti di calcestruzzo hanno un’estensione pressoché trascurabile a fronte di quella del fronte roccioso; inoltre, il calcestruzzo sarà rivestito con la medesima roccia calcareo-dolomitica che costituisce l’ammasso roccioso e si favorirà la vegetazione che, crescendo, occulterà del tutto, nel tempo, l’intervento. Un intervento analogo, di sottomurazione in c.a. tirantata, ma di modesta entità, è stato, altresì, previsto in corrispondenza del blocco con la cavità carsica C al piede. Anche in tal caso la sottomurazione sarà rivestita in pietra calcarea, 11 PRO-GEO progettazione geotecnica identica a quella dell’ammasso roccioso. I tiranti di placcaggio delle due sottomurazioni sopra descritte saranno armate con barre in acciaio caratterizzato da una tensione di snervamento σs ≥ 850 MPa e una tensione di rottura σr ≥ 1.050 MPa. Ciascun tirante, della lunghezza complessiva di m 12, sarà caratterizzato da un tratto di ancoraggio libero (m 6) e da uno di fondazione (“bulbo” od “ancoraggio fisso”). Il tratto di ancoraggio libero serve a trasferire in profondità, alla fondazione del tirante, gli eventuali sforzi trasmessi in corrispondenza della testata. Lungo il bulbo, al contatto con la roccia non interessata dal meccanismo di rottura, si esplicano le tensioni la cui risultante costituisce la forza stabilizzante che viene trasferita al blocco lapideo. E’, evidente, pertanto, che la lunghezza del bulbo deve essere idonea a sviluppare tale forza equilibrante. Ciascun ancoraggio sarà del tipo con “doppia protezione nei confronti della corrosione”, ossia sarà dotato di una doppia guaina in materiale plastico, “liscia” nel tratto di ancoraggio libero e “corrugata” in corrispondenza della zona del bulbo, come evidenziato nei particolari costruttivi citati. Le piastre dei tiranti saranno realizzate in apposite nicchie ricavate nelle sottomurazioni e, successivamente, coperte mediante un getto di cls di 2a fase, in modo da essere adeguatamente protette nei confronti dei fenomeni corrosivi (v. particolari - All. A5). Tutti gli elementi metallici esterni, quali le asole di passaggio delle funi di imbracatura, dovranno essere zincati e/o trattati con prodotti anticorrosione. Complessivamente, gli interventi previsti comprendono (v. elaborato A5): − masso A: n° 2 funi di imbracatura φ16 mm di lunghezza complessiva pari a 6 m circa e n° 4 tiranti della lunghezza di m 4 ciascuna, armati con barre φ15 mm in acciaio ad alta resistenza; − masso D: n° 2 funi di imbracatura di lunghezza complessiva pari a 6 m circa e n° 4 tiranti della lunghezza di m 4 ciascuna, armati con barre φ15 mm in acciaio ad alta resistenza; 12 PRO-GEO progettazione geotecnica − gruppo di blocchi lapidei B - intervento preliminare: circa 100 m2 di rafforzamento corticale; − gruppo di blocchi lapidei B - intervento definitivo: 28 m3 di sottomurazione in c.a. tirantata mediante n° 12 tiranti armati con barre φ26,5 mm in acciaio ad alta resistenza della lunghezza di m 12, con n° 6 tubi di drenaggio di m 2 di lunghezza ciascuno; − cavità C: 4 m3 di sottomurazione in c.a. ancorata mediante n° 2 tiranti armati con barre φ26,5 mm in acciaio ad alta resistenza della lunghezza di m 12, con n° 1 tubo di drenaggio di m 2 di lunghezza. 5 - TEMPI DI ESECUZIONE Al capitolo precedente sono stati illustrati gli interventi previsti in progetto; essi comprendono: − una barriera paramassi, sul coronamento della parete rocciosa; − l’ispezione e la bonifica del costone roccioso; − l’imbracatura preliminare dei blocchi aggettanti posti in corrispondenza della faglia; − il consolidamento definitivo dei blocchi instabili mediante imbracatura (massi A e D) e sottomurazioni tirantate (gruppo di blocchi B e cavità C). Le sottomurazioni tirantate saranno realizzate da ponteggio. La durata complessiva dei lavori viene stimata in mesi 5, ripartiti come indicato nel Cronoprogramma dei lavori (elaborato A14). 6 - QUADRO ECONOMICO A1) Importo lavori € 119.398,73 A2) a detrarre oneri diretti sicurezza € 4.178,96 A3) Importo lavori sottoposto a ribasso € 115.219,77 € 115.219,77 € 7.760,92 A4) Oneri di sicurezza non sottoposti a ribasso a) Oneri diretti € 4.178,96 b) Oneri speciali € 3.581,96 € 7.7460,92 13 PRO-GEO progettazione geotecnica A) Importo complessivo dei lavori € 122.980,69 B) Somme a disposizione dell'Amministrazione € 56.019,31 Importo totale del progetto (A+B) € 179.000,00 Per quanto riguarda le somme a disposizione per l'Amministrazione, si ha: B1) IVA sui lavori 20% € 24.596,14 € 21.340,42 € 5.134,63 € 614,90 € 368,94 B6) Spese per pubblicità bando di gara € 1.500,00 B7) Imprevisti € 2.464,28 € 56.019,31 B2) Spese Tecniche (IVA e tasse di leggi escluse) B3) IVA e tasse di legge sulle spese tecniche B4) Competenze per il R.U.P. B5) Competenze per il personale di Supporto al R.U.P. Sommano Si osserva quanto appresso: • con riferimento all’importo dei lavori, i prezzi applicati alle singole categorie di lavoro sono stati desunti dal Prezzario Regionale vigente, relativo all’anno 2009; per quelli non previsti in elenco sono stati formulati nuovi prezzi (elaborati A7 e A8); • nell’allegato A15 sono riportate le specifiche relative alle competenze tecniche dei professionisti esterni all’Amministrazione; • la somma per gli imprevisti è inferiore al 5% dell’importo dei lavori, come prescritto dalla vigente normativa. Il Quadro Economico di dettaglio è riportato nell'elaborato A11. 7 - ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI Oltre alla presente Relazione Generale R1, fanno parte del progetto gli elaborati appresso elencati: 14 PRO-GEO progettazione geotecnica • R2 - Relazione Geologica; • R3 - Relazione Geotecnica; • R4 - Calcoli Strutturali; • R5 - Piano di Manutenzione; • R6 - Relazione Paesaggistica; • A1 - Cartografia; • A2 - Documentazione Fotografica; • A3 - Rilievo Topografico del Fronte Roccioso; • A4 - Rilievo dei blocchi da consolidare; • A5 - Interventi in parete – Disegni Esecutivi e Particolari Costruttivi; • A6 - Barriera paramassi – Disegni Esecutivi e Particolari Costruttivi; • A7 - Analisi Prezzi; • A8 - Elenco Prezzi; • A9 - Computo Metrico; • A10 - Quadro dell’incidenza percentuale della manodopera; • A11 - Quadro Economico • A12 - Schema di Contratto; • A13 - Capitolato Speciale di Appalto; • A14 - Cronoprogramma dei Lavori; • A15 - Competenze. Come previsto dall’Art. 10 del disciplinare d’incarico, lo scrivente si è servito dei seguenti collaboratori: − ing. Marco Bonamini, istruttore di alpinismo del Cai per i rilievi geostrutturali e geometrici dei singoli blocchi lapidei in equilibrio precario eseguiti sul costone roccioso, operando con tecniche alpinistiche; − arch. Alfredo Cangemi, della ditta TopCad, per i rilievi topografici del costone roccioso e per la relativa restituzione su supporto cartaceo e magnetico; − geol. Palma Pratini, dello studio associato GEO.I.TER., per la consulenza geologica. La Relazione Paesaggistica è stata 15 redatta da personale esterno PRO-GEO progettazione geotecnica all’Amministrazione. 8 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Come già evidenziato in precedenza, nel presente progetto sono stati previsti interventi a salvaguardia della pubblica e privata incolumità in Località LocoseccoBonagia, nel Comune di Erice. A tal fine si è fatto riferimento ad opere di difesa passiva e ad interventi di consolidamento in parete: le prime sono finalizzate ad arrestare eventuali blocchi in caduta dal coronamento del fronte roccioso incombente sull’edificio da salvaguardare, già danneggiato dal crollo del 1996; con i secondi si rendono stabili gli elementi lapidei in equilibrio instabile presenti nel tratto di parete rocciosa incombente nel fabbricato innanzi indicato. Nella redazione del presente progetto si è operato con estremo dettaglio per individuare le condizioni di pericolo di caduta massi dal tratto di parete lapidea indicato dall’Amministrazione Comunale. Infatti, sono stati effettuati rilievi puntuali diretti (ispezione su corda) ed indiretti (mediante strumentazione topografica). E’, quindi, evidente che è stato fatto tutto il possibile per individuare le situazioni di pericolo al momento prevedibili nell’area in studio e per ridurre le condizioni di rischio per il sottostante edificio. Una volta realizzate le opere in progetto, le condizioni di rischio e l’edificio in argomento si saranno sensibilmente ridotte. Tuttavia, non si potrà ritenere “nulla” la condizione di rischio residuo, per la potenzialità di situazioni di pericolo “imprevedibili” in quanto al momento “non visibili”, poiché il costone carbonatico ricadente in Località Locosecco-Bonagia è stato interessato da “storie geologiche” particolarmente complesse, che hanno determinato situazioni geostrutturali che evolvono verso condizioni di dissesto sia a “grande” scala che a “piccola” scala, per cui la naturale evoluzione dei versanti può, nel tempo, rendere in equilibrio instabile singoli elementi lapidei e/o aree estese attualmente in condizioni di equilibrio. Del resto in nessun settore dell’ingegneria, ma anche di semplice vita quotidiana, si può considerare “nulla” la condizione di rischio; ed infatti, nel settore 16 PRO-GEO progettazione geotecnica del consolidamento di costoni rocciosi l’obiettivo realistico è la “mitigazione” del rischio. Il principale strumento per controllare le residue condizioni di rischio è “la prevenzione”, basata: 1. sul “monitoraggio” della parete rocciosa; 2. sulla “manutenzione” delle opere di salvaguardia realizzate. E' stato, pertanto, definito un programma dei controlli periodici e di manutenzione delle opere realizzande, come peraltro previsto dalla vigente normativa. Si ritiene, pertanto, di fondamentale importanza per la sicurezza dell’edificio in oggetto, che nel tempo vengano effettuati i controlli e la manutenzione delle opere illustrati in dettaglio nell'elaborato R5 - Piano di Manutenzione. Un altro aspetto fondamentale riguarda l’estensione dell’intervento previsto, indicata dai tecnici dell’U.T.C. sulla base di quanto deciso nelle varie riunioni di cui si è fatto cenno e riguardante esclusivamente il tratto di costone roccioso sede di eventuali dissesti che possono, direttamente o a seguito di rimbalzi, raggiungere l’edificio sottostante danneggiato nel 1996, di proprietà Magaddino (cap. 1). A tale zona è stato, pertanto, limitato lo studio della stabilità dei fronti rocciosi e il progetto degli interventi a salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Tuttavia corre l’obbligo allo scrivente di segnalare che dall’intero costone roccioso visibile nella foto 0 riportata nell’elaborato A2 possono verificarsi crolli del tipo di quello già avvenuto. Si cita, in particolare, il tratto di costone roccioso intensamente fratturato visibile nella foto 22: esso sovrasta una piscina di proprietà Magaddino, nonché una stradella di collegamento della villa alla piscina medesima. A parere dello scrivente è necessario uno studio generale a cui seguano solerti interventi di consolidamento, indispensabili per eliminare le attuali gravissime condizioni di pericolo per l’incolumità delle persone e l’integrità dei manufatti ubicati al piede del versante. Palermo, novembre 2009 Dott. Ing. Fabio Cafiso F:\98018\Rel-generale 17