SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY (I)
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SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY (I)
SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY (I) THE SECRET LIFE OF WALTER MITTY RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected] 1 Regia: Ben Stiller Interpreti: Ben Stiller (Walter Mitty), Kristen Wiig (Cheryl Melhoff), Shirley MacLaine (Edna Mitty), Adam Scott (Ted Hendricks), Kathryn Hahn (Odessa Mitty), Sean Penn (Sean O'Connell), Patton Oswalt (Todd Mahar), Jonathan C. Daly (Tim Naughton), Terence Bernie Hines (Gary Mannheim), Paul Fitzgerald (Don Proctor) Genere: Commedia - Origine: Stati Uniti d'America - Anno: 2013 - Soggetto: tratto dal racconto 'The Secret Life of Walter Mitty' di James Thurber - Sceneggiatura: Steve Conrad - Fotografia: Stuart Dryburgh - Musica: Theodore Shapiro - Montaggio: Greg Hayden - Durata: 116' - Produzione: Stuart Cornfeld, Samuel Goldwyn Jr., John Goldwyn, Ben Stiller per Twentieth Century Fox Film Corporation, Red House Entertainment - Distribuzione: 20th Century Fox Italia (2013) Volto affermato della commedia hollywoodiana, da "Tutti pazzi per Mary" a "Ti presento i miei" a "Una notte al museo" (con i loro 'inevitabili' sequel), Ben Stiller coltiva anche una vena più ambiziosa e personale di regista, dove ha cercato di coniugare, con esiti altalenanti, uno sguardo non conformista sulla realtà con una vena di simpatica surrealtà (a cui probabilmente non è estranea l'influenza di registi come Wes Anderson o Noah Baumbach con cui ha lavorato). Non stupisce allora il suo incontro con James Thurber e il suo fulminante racconto 'La vita segreta di Walter Mitty' (che per l'occasione è stato ripubblicato in italiano da Rizzoli col titolo del film, "I sogni segreti di Walter Mitty") e che era già stato all'origine del film con Danny Kaye "Sogni proibiti" (1947). Adattandolo ai tempi (il racconto era stato pubblicato la prima volta nel 1939 sul 'New Yorker', di cui Thurber era redattore), Stiller fa del suo protagonista il responsabile dell'archivio fotografico di 'Life' e ce lo fa conoscere proprio nel giorno in cui il celebre magazine fotografico passa di proprietà. Tutti si chiedono che fine farà la pubblicazione con i nuovi azionisti e soprattutto chi potrà mantenere il suo vecchio posto di lavoro, ma Mitty sembra più interessato nel cercare di instaurare un qualche legame con la collega Cheryl Melhoff (Kristen Wiig), a cui tenta invano di inviare la propria 'amicizia' attraverso un sito di incontri chiamato eHarmony. Timido, riservato, rispettoso, sempre pronto ad assecondare voglie e desideri della madre (Shirley MacLaine) e della sorella (Kathryn Hahn), finisce per rifugiarsi nella propria fantasia immaginandosi quel supe- ruomo che non è, capace di realizzare le più eroiche imprese, alla ricerca di un'attenzione che nessuno o quasi sembrano disposti a concedergli. Probabilmente anche Cheryl, che come tutti scambia le sue 'assenze' (durante le quali si perde nei propri 'sogni segreti') come mancanza di interesse per chi gli è vicino in quel momento. Solo il fotoreporter Sean O'Connell (Sean Penn) sa apprezzarne il lavoro e la competenza, tanto che gli ha appena inviato i suoi ultimi scatti. Pregandolo di avere una cura speciale per il negativo n. 25, perché gli sembrava di essere riuscito a sintetizzare in quell'immagine la 'quintessenza della vita'. E proprio quell'immagine è quella che il nuovo boss di 'Life', Ted Hendricks (Adam Scott) vuole mettere in copertina, per celebrare degnamente l'ultimo numero della rivista destinato a uscire su carta. Dopo esisterà solo un 'Life' on line... Naturalmente quell'immagine non si trova e Walter (che non ha mai perso un negativo in quindici anni di lavoro) decide di chiedere aiuto direttamente a Sean. Che però non è un tipo sedentario: forse è in Groenlandia, o forse è volato in Islanda dove un vulcano sta per eruttare, o forse è addirittura andato in Afghanistan a fotografare chissà cosa. A questo punto il film cambia marcia e i 'sogni segreti' di Walter Mitty diventano all'improvviso la sua vita reale. Costretto a fare quello che non aveva mai fatto, Mitty deve abbandonare gli schermi protettivi dietro cui si nascondeva, a cominciare dall'anonimato dei siti d'incontri, e misurarsi con la concretezza della realtà. E in questo continuo rimando tra vita immaginata e vita reale (perché tra i tanti problemi di Mitty c'è anche il malfunzionamento della sua casella eHarmony, con un solerte impiegato della società che gli telefona nei momenti più impensati per aiutarlo a costruire un 'profilo' accattivante), in questo gioco di scambio tra avventure sognate e disavventure interpretate, la concretezza del quotidiano inizia a prendere sempre più spazio. Arrivando persino a rivelarsi ben più avventurosa e romantica di qualsiasi sogno segreto. Questa 'rivincita' della realtà da una parte si rivela la più autentica lettura del messaggio di James Thurber che nei suoi scritti, e in particolare quello all'origine del film, aveva sempre cercato di ironizzare sul superomismo e sulla retorica molto americana del successo e del primeggiare. E dall'altra è il modo per ritrovare con più forza e coerenza l'ispirazione dei suoi film precedenti (penso soprattutto a "Zoolander" o "Tropic Thunder", ma anche - in negativo - a "Giovani, carini e disoccupati") per mettere in evidenza come tutto ciò che è moderno (e virtuale) non è necessariamente migliore e più efficace. Lascio allo spettatore il piacere di scoprire come andrà l'inseguimento di Sean O'Connell e il destino professionale di Walter Mitty, ma vale la pena di sottolineare come uno del volti più popolari della nuova commedia hollywoodiana finisca per firmare una specie di 'elogio dello ieri', sospeso tra la malinconia e la coscienza dei propri limiti. Anche a rischio di dirigere un film che finisce per 'disubbidire' alla dittatura del successo a ogni costo e rischia di spiazzare un po' le attese degli spettatori. Il Corriere della Sera - 17/12/13 Paolo Mereghetti Il tramonto della carta stampata, il downsizing degli impiegati di una compagnia, servizi per cuori solitari online e molto narcisismo: Ben Stiller (interprete e regista) 'attualizza' ai giorni nostri uno dei classici dell'umorismo Usa, 'The Secret Life of Walter Mitty', in cui un grigio signore del New Jersey, schiavizzato dalla moglie, si immagina protagonista di imprese eroiche (pilota di guerra, chirurgo, persino killer...) mentre la accompagna dal parrucchiere. Pubblicato per la prima volta il 18 marzo del 1939 sul settimanale 'New Yorker', ripreso in moltissime collezioni di racconti celebri, il breve testo di James Thurber (2 pagine e mezzo di folgorante satira modernista) era diventato, in un adattamento molto libero, un musical con Danny Kaye (diretto in Technicolor da Norman McLeod, nel 1947) e, negli anni, Walter Mitty è entrato a far parte della cultura popolare, una figura retorica ricorrente, descritta sull'American Heritage Dictionary come 'una persona ordinaria, spesso inetta, che si perde in fantasie di trionfo personale'. È dal 1994 che Samuel Goldwyn (produttore del primo film, da cui Thurber prese le distanze) sogna un remake. Da allora si è parlato di Jim Carrey, Owen Wilson, Mike Mayers, Johnny Depp e Sacha Baron Cohen come possibili protagonisti, di Steven Spielberg, Ron Howard e Gore Verbinski alla regia. II film è quindi il risultato di una gimcana di quasi dieci anni che ha coinvolto, oltre i nomi di sopra numerosi sceneggiatori diversi e, prima di arrivare alla Fox, almeno altri tre studios -- Walt Disney, Paramount e New Line. Alla fine, il marchio autoriale di questo nuovo, iperpatinato, edificante, "I sogni segreti di Walter Mitty" non è quello di Thurber e nemmeno quello di Ben Stiller regista (era lui dietro alle ossessioni dark di "Il rompiscatole", alla satira esplosiva di "Tropic Thunder", alle iperboli di ridicolo in "Zoolander") bensì lo sceneggiatore Steven Conrad. Chi si ricorda il film tratto da un altro dei suoi copioni, "La ricerca della felicità" con Will Smith, riconoscerà il tocco di Conrad in quest'interpretazione lineare di Mitty in cui il surrealismo e la satira sociale della premessa cedono il posto a una lettura più banale, in cui le sequenze di fantasia sono usate in progressione decrescente, mano a mano che Walter 'trova se stesso' come se stesse sottoponendosi a un trattamento di self help. Stiller - troppo abbronzato, con l'occhio azzurro e scattante per il travet che dovrebbe incarnare - è l'addetto ai negativi della rivista 'LIFE'. Il suo è un lavoro in estinzione (nessuno fotografa più in pellicola) in un'industria in via di estinzione (nella realtà, 'LIFE' ha smesso le pubblicazioni nel 2000). Perdutamente innamorato di una collega (Kristin Wiig), da casa Walter cerca di contattarla attraverso il sito e Harmony (ma lui ha il profilo più noioso del mondo). Quando la incontra nei corridoi dell'ufficio molto stile Mad Men, sogna a occhi aperti di scalare l'Himalaya per impressionarla. Fino a che le sue fantasie sono costrette dagli eventi a trasformarsi in realtà: la rivista sta per chiudere, finita in mano a un ignorante, barbuto arrivista (Adam Scott) contro cui Walter sogna un feroce duello di surf tra le strade di Manhattan, su tavole non di resina ma d'asfalto. Quando si scopre che il negativo della foto di copertina dell'ultimo numero è scomparso, per ritrovarlo, Mitty si mette sulle tracce del fotografo Sean O'Connell (Sean Penn, in una buffa presa in giro di se stesso) e finisce inghiottito in avventure che sembrano idee promozionali per un depliant di vacanze col brivido: 'nuotando con gli squali in Groenlandia', 'I vulcani d'Islanda a bordo di uno skateboard', 'in Afghanistan con i warloards' e 'sull'Himalaya giocando a pallone con gli sherpa'. In effetti, le manie di grandezza di questo Walter Mitty del terzo millennio sono molto addomesticate, al servizio di una storia che diventa presto una commedia romantica newyorkese alla "C'è posta per te". Addomesticata anche Kristin Wiig, grandissima ex di 'Saturday Night Live', e intenibile amica della sposa in "Le amiche della sposa", qui costretta in un ruolo simpatico e insipido. Persino Shirley McLaine, nella parte della madre di Walter, è in sordina, una scelta di casting pregiato buttata al vento. Stiller è in genere un autore, e un attore, molto più interessante di così. Il Manifesto - 19/12/13 Giulia D'Agnolo Vallan Walter Mitty è un sognatore famoso. Protagonista di un racconto dell'americano James Thurber ('The secret life of Walter Mitty') e di un famoso film (1947) che in Italia fu intitolato "Sogni proibiti" interpretato dal 'malin-comico' Danny Kaye. Ben Stiller, regista e protagonista, doveva tenere molto a questo progetto. Che ha liberamente adattato all'oggi. Facendo del suo Mitty uno scrupoloso e appassionato ma anche timido e anonimo ingranaggio della grande macchina della gloriosa redazione fotografica di Life Magazine, alla vigilia della pubblicazione dell'ultimo numero cartaceo (2009) e del passaggio on line attraverso un doloroso sfoltimento dei dipendenti. Interlocutori privilegiati di questo piccolo uomo che rivela un cuor di Leone sono una collega carina con la quale non ha il coraggio di farsi sotto, un giovane tagliatore di teste arrogante e incompetente, un mitico fotografo misantropo incarnato da Sean Penn. Purtroppo due caricature. Si sente un'anima, l'americanissima fiducia in se stessi che può fare di ognuno di noi un eroe, ma il film gira su se stesso senza bussola. La Repubblica - 19/12/13 Paolo D'Agostini