Antonio Todini
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Antonio Todini
Antonea onirica Siena,sabato Ore 8:10. Anna si è svegliata con il sole, le piace fare con calma. Del resto nella vita da segretaria d'un ministro, di calma ce n'è già poca. E'alla fermata della Sita da mezz'ora. Tra le cinque persone in attesa c'è uno studente, ha i vent' anni di un suo ipotetico figlio. D'un tratto la sua mente torna al bivio di pochi anni fa: "O l'agio di una carriera o la felicità insicura d'una famiglia". Inutile dire quale fu la scelta, ma senza rimpianti. Ora aspetta nel silenzio latteo della banchina e la malinconia è un dolce amaro sorriso sul suo viso. Viso cui Nino sorride di ricambio. Lui arriva puntuale a prendere i suoi passeggeri. Ha sempre voluto viaggiare come prima cosa, ma anche avere una moglie e dei figli. In un certo modo è riuscito ad avere tutto. I due si scambiano convenevoli. Poi sale anche lo studente, capelli lunghi, zaino e libro in mano. Nino pensa ai suoi vent'anni, gli sorride, Ricorda bene cosa significa avere vent'anni. Vent'anni. Sono venti pieni e frenetici anni che il passeggero della seconda fila a sinistra, Tommaso, svolge il misterioso e stimolante lavoro del "businessman". La maggior parte degli yuppie ha ormai la metà dei suoi anni. Ma questo, lo spinge a darsi da fare ancora di più. Lui in fondo non ha da temere per il posto. No, il suo è solo orgoglio da uomo-cacciatore di mezza età. Lancia un occhiata scostante allo "studentello", ai suoi occhi un perdigiorno. Critica ogni persona intorno a se, Tommaso. Ma non per cattiveria, no. La sua è paura di specchiarsi e chiedersi che fine hanno fatto i suoi vent'anni. Dove, su quale aereo, treno, autobus aveva perso la sua vita? Lavora 10 ore al giorno. Pranzi e cene di lavoro. Una moglie di cui non ricorda quasi il colore degli occhi. Se lasciasse andare il lavoro per pensare un po' di più sé, forse capirebbe. Forse è tempo di fermarsi, godersi almeno il fiore degli anni. Anni passati a vangare, arare, trebbiare, quelli di nonno Oscar. Oggi non ha più un fazzoletto di terra, la schiena è quella che comanda il suo riposo. Va a Firenze a trovare figli e nipoti, e siede davanti per guardare la strada. Gli fa uno strano effetto il giovane studente coi capelli e la barba lunghi. Non comprende quella "gioventù dei cinema e della televisione" . Ma Oscar non è scorbutico come sembra, vive da solo ora che sua moglie non c'è più. Però ringiovanisce già dal primo gradino del bus, si avvicina il momento di abbracciare i nipoti. Oggi, pensa tra sé, le persone non sono più così distanti. E per quelli come Oscar questo è un gran bene. <>, disse Nadia ad alta voce, svegliando appena il coetaneo, seduto mezzo addormentato due sedili indietro, ancora col libro in mano. <>, questa volta più diretta al collega studente: <>. Avuta la matita in prestito, promette di renderla giunti a destinazione. Poi torna ai suoi studi di chimica inorganica. In realtà sta arrotondando il suo lavoro intellettuale. Ha lasciato la città convinta di avere meno distrazioni in quel di Siena. Ma quando ha un po' di nostalgia o voglia di sicurezze torna dai suoi un giorno o due. Oggi è un giorno speciale, è il compleanno del padre. Vuole comprargli un regalo e ha già una o due idee. Idee e progetti per il futuro ne ha da vendere Igor. E' l'uomo alto, robusto e silenzioso che siede sempre in fondo, dietro lo studente cui non fa troppo caso. Ha lasciato la Lettonia dieci anni fa, come molti è in occidente solo per lavoro. E un buon lavoro a trenta anni Igor ce l'ha. Lavora in un' autofficina ed è in regola. Oggi va a trovare sua sorella a Firenze, dove vive col marito. Lei lo aspetterà dalle nove all'autostazione, lo porterà a casa in macchina e pranzeranno in tre. Parleranno in italiano finché il marito di Sonya non dovrà andare a lavoro, allora parleranno veramente, pensa Igor: "Per esprimere sentimenti fraterni c'è solo la lingua madre". Madre a cui entrambi penseranno intensamente nelle poche e preziose ore da passare insieme. Intanto l'autobus viaggia ed è ormai quasi ora degli abbracci di benvenuto. Ad Igor questo rituale bimestrale da pendolare piace. Piace ad Oreste viaggiare con gli ex colleghi. Salutato Nino, lo tiene a parlare per tutto il tragitto.Spezzando così il silenzio sonnolento nel bus del primo mattino. Oreste, autista in pensione da quasi cinque anni, si racconta e si fa raccontare. Questo lo fa sentire ancora parte di un gruppo, una società che è sempre sotto gli occhi dei viaggiatori di tutte le classi. Molta gente guida per andare a lavoro, il loro lavoro, invece, è guidare. Molte vite, dietro quel sedile, dipendono da uno solo, almeno per la tratta che gli spetta. Oreste lancia un'occhiata generale ai passeggeri, non può vedere solo i due studenti, sprofondati ognuno nel proprio sedile. Niente è cambiato dai giorni in cui era lui al volante, pensa, ma sono già alle porte della città. Antonio si sveglia nel suo letto. Presto il sogno svanisce. Scosta i capelli dal viso, poi solleva il tomo spinoziano per recuperare il cellulare: otto e quindici troppo tardi per la sita, prenderà il prossimo. Antonio Todini