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COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E SISTEMA DELLE RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA Silvio M. Brondoni∗ Abstract Negli ultimi decenni la comunicazione aziendale si è modificata profondamente, cambiando il ruolo ed i fini all’interno delle organizzazioni, sviluppando l’articolazione degli strumenti operativi ed infine proponendo una sinergica complessità dei flussi informativi indirizzabili a destinatari interni, esterni ed ai co-makers. In altri termini una logica di comunicazione integrata sempre più aderente alle esigenze di performance e di responsabilità sociale dell’impresa. In questo senso la comunicazione integrata d’impresa rappresenta, soprattutto per le grandi organizzazioni internazionali, un modello di sviluppo che si confronta in una moderna ‘vision’ di risorse immateriali. D’altro canto, la comunicazione integrata presuppone un utilizzo pianificato di differenti strumenti la cui validità è particolarmente accentuata per le imprese che operano su molti mercati e in condizioni di eccesso di offerta. Key words: comunicazione d’impresa, risorse immateriali, mercati globali, eccesso di offerta Recently, corporate communication has undergone a rapid development which has resulted in deep changes in the role, aims, articulation of the tools and in the complexity of the information flows addressed to internal and external audience or to operators defined as co-makers. In short, the logic of global communication constitutes an operating reality even more common since it responses to requirements of both environment an the organisation itself. In other words, the integrated communication adheres even more to the requirements referring to the company performance and social responsibility. This means, mainly for the great international organisations, a model of development that corrisspondes with “the vision of” intangible assets. On the other side global communication is based on a planned utilization of various tools which are especially important and effective for companies operating on different markets: international and those affected by an oversupply. Key words: corporate communication, intangible assets, global markets, oversupply ∗ Ordinario di Marketing, Università degli Studi di Milano-Bicocca e-mail: [email protected] sinergie n. 59/02 42 1. COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA Mercati globali e comunicazione d’impresa La globalizzazione dei mercati delinea peculiari caratteri distintivi, che nel loro complesso tendono a configurare un sistema competitivo senza precedenti. Siffatti nuovi fattori di concorrenza, paiono primariamente riconducibili alla presenza dominante e pervasiva di: - imprese ‘market-driven’, che favoriscono i fenomeni di radicalizzazione della concorrenza. Le organizzazioni impegnate sui mercati con ricadute internazionali devono così confrontarsi, da un lato con dimensioni aziendali e masse critiche di governo sempre più vaste e dall’altro con la dominanza critica dell’importanza dei caratteri immateriali di offerta (brand, product design, corporate responsability)1 - digitalizzazione della comunicazione, che consente l’acquisizione, la trasmissione e la gestione di voce, dati e immagini2 con costi e tempi di invio/risposta inimmaginabili fino a pochi anni or sono e soprattutto permette l’integrazione dei controlli di retroazione basati sul feedback (controllo nel discreto) con processi di feedforward (controllo nel continuo). Internet e ecommerce evidenziano concrete applicazioni operative di questa condizione senza precedenti della digitalizzazione della comunicazione, che ad evidenza modifica in profondità i processi di comunicazione delle imprese; - ‘time-based competition’, che costringe le imprese ad adottare tempi di azione/reazione legati a condizioni di sopravvivenza competitiva. La nozione di ‘tempo reale’ pare ben esemplificare come il tempo sia divenuto un fattore critico di concorrenza aziendale, che può essere sintetizzato da un lato con la progressiva riduzione dei tempi del ciclo azione/reazione (time compression) e dall’altro con una più sofisticata dimensione di opportuna scelta del tempo di azione/reazione (time value)3 - mercati in eccesso di offerta, ovvero caratterizzati da un esubero strutturale di offerta. I prodotti ed i servizi sono in effetti realizzati con volumi crescenti, per 1 2 3 Cfr. BRONDONI S.M., LAMBIN J.J., “Ouverture de Market-Driven Management”, Symphonya-Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001; BRONDONI S.M., “Politica di marca e gestione d’impresa”, Symphonya-Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001; BRONDONI S.M., “Comunicazione, risorse invisibili e strategia competitiva d’impresa”, Sinergie, n. 43-44, 1997. Ad esempio, la digitalizzazione delle immagini fotografiche, realizzata mediante fotocamera digitale e scheda di memoria, consente di: 1. realizzare scatti ‘a costo zero’, per l’eliminazione del tradizionale supporto (rullino); 2. verificare immediatamente il risultato su monitor LCD della fotocamera o su altri monitor PC/TV; 3. elaborare senza limiti l’immagine mediante PC; 4.immagazzinare gli scatti selezionati; 5. stampare scatti a qualità e costi differenti, mediante scelta di supporto (CD-ROM, carta, ecc.) e stampante; 6. diffondere scatti via e-mail; 7. realizzare video messaggi. Cfr. BRONDONI S.M., “Time Compression and Time Value as a Competitive Strategy”, in MORELLO G. (ed), Time and Management, Orlando Ed., Palermo, 2001; BRONDONI S.M., GIULIVI A., “Competizione ‘time-based’ e nuova progettualità della comunicazione aziendale”, Sinergie, Quaderno n. 9, 1993. SILVIO M. BRONDONI 43 effetto di tecnologie produttive connotate da processi sempre più affidabili ed economici ed in cui il fattore umano direttamente impiegato è progressivamente più qualificato, meno numeroso e soprattutto delocalizzabile nello spazio, con un crescente ruolo dei co-makers nella produzione e nella intermediazione. In sintesi, la globalizzazione dei mercati evidenzia un complesso di fattori competitivi peculiari, che ad evidenza vanno a connotare gli ambiti di conveniente utilizzo e gli stessi strumenti della comunicazione aziendale, come si può rilevare approfondendo i confini di impiego economico-aziendale della comunicazione nei mercati in eccesso di offerta. 2. La comunicazione d’impresa nei mercati in eccesso di offerta Nei mercati in eccesso di offerta, la comunicazione d’impresa si connota per particolari elementi, riconducibili alla tipicità di questo stato di concorrenza. In effetti, i mercati in eccesso di offerta si caratterizzano specificamente per: - - 4 5 prezzo finale di vendita, dinamico nel tempo e nello spazio, per cui il prezzo di un dato prodotto di norma è ormai molto diverso in tempi e in luoghi di vendita differenti. Siffatto accentuato dinamismo discende da processi di intermediazione condotti in continuo tra produttore, distributore ed acquirente finale. Quest’ultimo, in particolare, cessa di essere un elemento passivo nella catena delle transazioni; al contrario, è informato, spesso partecipa ai processi di comunicazione e sceglie il tempo ed il luogo di acquisto anche secondo schemi di non-fedeltà di comportamento, intervenendo di conseguenza a fianco del trade nella fissazione reale del prezzo finale di cessione; trade competitivo. Gli intermediari commerciali, innanzi tutto, partecipano alla catena delle transazioni con un ruolo attivo rispetto alle scelte della clientela; ruolo attivo che si manifesta, da un lato nella scelta dei rapporti di partnership con definiti fornitori e dall’altro si esprime con politiche di portafoglio di marca, estese dalle private labels alle own brands.4 Altri intermediari non-commerciali (intermediari finanziari, tour operators, intermediari immobiliari, ecc.), inoltre, contribuiscono a sostenere - e a loro volta sviluppano - catene di transazioni caratterizzate dalle politiche di marca dei produttori e dei distributori, nell’ipotesi che i vantaggi competitivi realizzabili su mercati intermedi siano più sostenibili di quelli realizzabili sui mercati di consumo. Questi ultimi infatti sono dominati da caratteri intangibili di offerta5 e da dinamiche accelerate di soddisfacimento di ‘bolle’ di domanda, che devono essere capite, anticipate, colte, abbandonate e rinnovate con l’ausilio di strumenti customised di marketing (quali, Cfr. GNECCHI F., RICOTTI P., “La reingegnerizzazione del portafoglio di marca. Il caso Gruppo Coin”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. Cfr. BRONDONI S.M., LAMBIN J.J., “Ouverture de Brand Equity”, Symphonya Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. 44 - - COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA merchandising e licensing6); pull ‘trade & consumer’ policy. La motivazione di preferenza della domanda finale non può essere confinata all’azione pull esercitata dai produttori, ma richiede piuttosto uno stretto coordinamento con le attività pull attuate dagli intermediari, specialmente con riguardo ai programmi degli intermediari che si qualificano attivamente nelle relazioni tra produttori ed acquirenti finali. La condizione di eccesso di offerta, in effetti, supera lo stato elementare di concorrenza tra beni e propone situazioni in cui i fenomeni di competitività si incentrano sulle scelte tra differenti alternative di consumo (cioè occasioni complesse di fruizione), in cui pertanto i beni determinano solo una parte delle motivazioni di scelta; il fattore critico di concorrenza è costituito dal costo variabile diretto di transazione, che è riconducibile ad un centro di costo espresso da un produttore e da una struttura di intermediazione (di norma commerciale). Produttore e trade concorrono quindi a determinare l’entità del costo di transazione, che nelle situazioni di esubero strutturale dell’offerta è diretto dapprima a vincere l’inerzia al consumo di date tipologie di beni e quindi a motivare e a supportare la scelta nel novero delle alternative proposte. I mercati in eccesso di offerta palesano anche una tipica struttura della produzione, ossia delle quantità prodotte di dati beni. In condizione di esubero di offerta, i volumi dei beni prodotti configurano la somma di tre distinte componenti, rispettivamente costituite da: beni venduti (cioè beni comunque acquistabili dalla domanda finale ad un prezzo nettamente superiore al costo variabile diretto di transazione); beni invenduti (ovvero quantità di beni che non hanno superato la fase di scelta tra alternative di marche differenti e quindi devono essere proposti a prezzi scontati - per brevi periodi di tempo, fino al limite del costo variabile diretto di transazione - per entrare in competizione di acquisto nei processi di scelta tra differenti classi di prodotto; ed infine, beni invendibili, che in realtà non trovano possibilità di vendita neppure a prezzi inferiori al costo variabile diretto di transazione. Ad evidenza, la capacità e la reale possibilità di minimizzare quest’ultima componente determina il livello di effettiva redditività di una data offerta e, in un significato più ampio, qualifica il grado di orientamento al mercato (market-driven management) di una data organizzazione7. Nei mercati caratterizzati da eccesso di offerta e da forti tensioni competitive, la necessità di fronteggiare ‘in continuo’ scelte di marca in condizioni di esubero strutturale delle alternative e l’esigenza di cogliere tempestivamente le ‘bolle’ di 6 7 Cfr. ALBANESE F., “Merchandising e licensing per lo sviluppo della brand equity”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. Cfr. DAY G.S., “Market-Driven Winners”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001; LAMBIN J.J., SCHUMPITAZ R., “Orientamento al mercato e performance aziendale”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001; GOLINELLI G.M., GATTI M., “L’impresa sistema vitale. Il governo dei rapporti inter-sistemici”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001. SILVIO M. BRONDONI 45 domanda, tenendo altresì costantemente sotto controllo le dinamiche delle vendite (per massimizzare i vantaggi nella composizione di venduto, invenduto ed invendibile), in complesso evidenziano la criticità dei processi di integrazione dei flussi informativi aziendali (diretti all’esterno, all’interno ed ai ‘co-makers’) e specificamente la centralità della comunicazione telematica8. La comunicazione telematica si qualifica per la veicolazione di flussi informativi mediante il supporto di elaboratori elettronici e si caratterizza nei seguenti caratteri di tipicità: - - i messaggi sono personalizzabili e comunque indirizzati a ben individuati soggetti riceventi. Questi ultimi, in particolare, partecipano “al ciclo dei flussi informativi assumendo un ruolo attivo –seppure limitatamente alla possibilità di risposta a definiti stimoli emessi dalla fonte- inviando specifiche informazioni di ritorno (feedback)”9; i processi di retroazione consentono successive qualificazioni ed immediati approfondimenti della tematica discussa; i costi per persona contattata sono sufficientemente contenuti, mentre risultano piuttosto elevati i costi di allestimento dei canali informatici. Siffatto investimento, d’altra parte, permette la realizzazione di concomitanti collegamenti ‘in circolo’ tra diversi soggetti al contempo emittenti e riceventi. In condizioni di eccesso di offerta (D>O) e dove i sistemi socio-economici sono ad alta intensità di concorrenza, la comunicazione telematica assume una posizione di centralità nella struttura di comunicazione integrata delle imprese e di conseguenza supera il primato della ‘marketing communication’, ovvero il predominio di un mix di strumenti di comunicazione esterni e a preminenti fini persuasivi (tipicamente, advertising, sales promotion, P.R., publicity); condizione che invece caratterizza quei contesti concorrenziali oligopolistici in cui domanda e offerta sono in equilibrio instabile (D≅O) per le continue ‘mosse’ e ‘contromosse’ attuate dalle aziende rivali. Un esempio di dominanza della comunicazione telematica in mercati segnati da eccesso di offerta si può rilevare nel settore auto, con riguardo alla politica commerciale denominata ‘chilometri zero’. In effetti, per le odierne condizioni di esubero produttivo, le concessionarie della maggior parte della aziende automobilistiche si immatricolano decine di auto che poi rivendono con sconti variabili da un 10% ad un massimo del 40%. Si tratta di vetture nuove, di modelli nuovi o comunque molto recenti, che i concessionari immatricolano a se stessi per raggiungere gli obiettivi di mercato e che collocano grazie a rapporti di stretta 8 9 Cfr. REITANO A., “Reti interconnesse e servizi telematici nella comunicazione integrata d’impresa”, Sinergie, n. 43-44, 1997. BRONDONI S.M., “Comunicazione pubblica e ‘soddisfazione dell’utente’. I paradigmi relazionali di efficacia e di efficienza”, in BRONDONI S.M., (a cura di), La comunicazione nell’azienda pubblica. I paradigmi di efficacia e di efficienza, Torino, Giappichelli, 1999. 46 COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 Fig. 1: Settore giocattolo: strumenti di comunicazione on-line Fonte: Ns. elaborazioni Gig 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 Ravensburger Giochi Preziosi Burago Clementoni Editrice Giochi Chicco 9 Trudi Lego 9 9 Peg Perego Hasbro 9 9 Informazioni Aziendali Informazioni Finanziarie Commercio Elettronico Catalogo Prodotti E-mail aziendale Club Newsletter Giochi on-line Concorsi on-line Sicurezza prodotti Sicurezza on-line Servizio e-cards Screensaver Sfondi Browser Lista desideri Calendario eventi Area genitori Area stampa Offerte lavoro Nintendo Mattel interazione telematica, sviluppati con la rete di vendita e con altre organizzazioni commerciali (domande intermedie) e con i potenziali acquirenti finali. La comunicazione telematica elimina in particolare i tempi di attesa per le vetture disponibili e consente ai clienti di confrontare e scegliere in tempo reale tra i modelli più aderenti al profilo di acquisto desiderato in termini di prezzo, allestimento, colore, interni, accessori, ecc. Un altro recente esempio di pervasiva diffusione della comunicazione telematica in mercati con eccesso di offerta può essere evidenziato dai risultati di una ricerca condotta sugli strumenti di comunicazione on-line adottati dalle imprese del settore giocattolo, in Italia nel 2001. I risultati di tale ricerca sono esposti e riassunti nella figura 1. 9 9 9 SILVIO M. BRONDONI 47 3. La comunicazione telematica. I caratteri distintivi nella gestione d’impresa Nella dimensione economico-aziendale, la comunicazione telematica si configura con peculiari caratteri tecnici ed economici, che ne delineano gli ambiti di efficiente ed efficace utilizzo nella gestione d’impresa. Con specifico riferimento agli aspetti tecnici della comunicazione, le principali caratteristiche distintive della telematica riguardano: - la possibilità, per le imprese, di integrare l’impiego di media analogici e digitali, con la veicolabilità su banda larga di voce, dati ed immagini; - la possibilità di utilizzare strumenti a diffusione ‘one-to-one’, ovvero ‘one-tomany’, con la certezza dei contenuti di messaggio e dei tempi di veicolazione dei flussi informativi, in uscita ed in ritorno; - la comunicazione è bidirezionale (cioè, il soggetto emittente ed il soggetto ricevente si scambiano reciprocamente di ruolo) ed impegna emittente-ricevente ad assumere una posizione attiva, di norma mediante una relazione interattiva; - il contenuto dei messaggi è personalizzabile in rapporto al profilo del destinatario; - la comunicazione consente di ottenere feed-back (comunicazioni di ritorno, acquisibili ad azione avvenuta) praticamente in tempo reale e soprattutto possono essere attivati processi di feed-forward (comunicazioni di ritorno, acquisibili durante lo svolgimento di un’azione). Per quanto riguarda invece la dimensione di economia della comunicazione, la telematica evidenzia le seguenti principali caratteristiche distintive: - - - time-based competition. La telematica enfatizza la criticità della competizione basata sul tempo, e specificamente pone in evidenza la priorità della componente ‘time value’ (scelta del momento di azione) rispetto alla componente ‘time compression’ (velocizzazione del tempo di azione); customer relationship management. Taluni caratteri tecnici della telematica (segnatamente, la veicolabilità dei messaggi one-to-one e la personalizzabilità dei flussi informativi) consentono di sviluppare un’effettiva gestione della politica di relazione con la clientela, con una versatilità ed una potenza di realizzazione che non hanno paragoni con i precedenti ‘grandi’ strumenti di comunicazione aziendale (ad esempio, la pubblicità che in effetti presenta ben limitate possibilità di sviluppo relazionale con la clientela; e all’estremo opposto, anche la comunicazione personale che, seppure favorita sul piano tecnico, risulta in concreto molto limitata per quanto riguarda la numerosità dei contatti attuabili, per effetto di un costo-contatto economicamente vantaggioso per piccoli numeri e poi rapidamente crescente); non-fidelity relationship. Le opportunità di confronto offerte dalla telematica esaltano i modelli di acquisto basati su comportamenti non-fedeli, che si affiancano ai noti meccanismi di fedeltà. La non-fedeltà si esprime in effetti con valutazioni critiche della domanda circa il valore (e quindi, innanzi tutto, la 48 - - COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA promessa e la credibilità di brand) di specifici prodotti, in relazione al sistema di offerta di particolari punti di vendita in dati momenti ed in concreto si manifesta con scelte informate ed opportunistiche per tempi e modalità di consumo; ‘demand-bubble’ management. Le ‘bolle di domanda’ si manifestano quando i segmenti cessano di essere stabili e si qualificano come un’aggregazione temporanea di clienti (anche molto diversi) con comuni motivazioni all’acquisto. La propensione al consumo di siffatti eterogenei soggetti è anche molto volatile, dal momento che tende a permanere per tempi molto ridotti (in genere mai oltre i sei mesi). Nei mercati in eccesso di offerta, le ‘bolle di domanda’ provocano la rottura della stabilità di condotta ed al contempo valorizzano i fattori di instabilità del comportamento di acquisto. La comunicazione telematica, proprio per la possibilità di costituire specifiche comunità con condivisione di interessi, palesa una particolare importanza per delimitare, stimare la consistenza e gestire le ‘bolle di domanda’, cioè per la rapida individuabilità e la valorizzazione di elementi di discontinuità del comportamento di acquisto; market-space management. Da ultimo, la telematica assume un importante ruolo nelle forme non elementari di concorrenza, che superano i vincoli connaturati all’immanenza di uno spazio fisico di competizione (riassumibile nel noto paradigma: l’azienda compete dove si realizza la produzione e dove si concentrano gli acquisti), incentrando per converso i vettori di concorrenza sulla ‘consistenza’ del sistema delle risorse immateriali di impresa. 4. Comunicazione d’impresa, performance e sistema delle risorse immateriali Nelle economie moderne le imprese si confrontano in mercati globali, caratterizzati da un’alta intensità di concorrenza e da un esubero strutturale di offerta. Nei mercati saturi ed in eccesso di offerta, le produzioni migliorano continuamente le caratteristiche-base della funzione d’uso ed inoltre i beni sono realizzati a costi decrescenti ed in quantità nettamente superiori alle capacità di assorbimento della domanda. In tali condizioni i caratteri ‘fisici’ delle produzioni tendono ad essere standardizzati e pertanto perdono la connotazione di elemento di differenziazione competitiva dell’offerta. Nei mercati globali e ad alta competitività, il successo delle politiche aziendali incentrate sulla valorizzazione dei caratteri intangibili delle produzioni è condizionato (v. figura 2) dalla capacità di utilizzare le risorse immateriali d’impresa (intangible assets), cioè sofisticati fattori di gestione che riguardano, secondo una nota definizione, “l’insieme delle conoscenze accumulate dall’azienda, ma anche il complesso dei canali che permettono l’acquisizione delle informazioni importanti per l’azienda”10. 10 ITAMI H., Le risorse invisibili, Torino, ISEDI, Petrini, 1988, p. 43. SILVIO M. BRONDONI 49 Cultura d’impresa Comunicazione aziendale Sistema informativo Patrimonio di marca Performance aziendale Fig. 2: Comunicazione, performance e sistema delle risorse immateriali Fonte: BRONDONI S. M., GATTI M., CORNIANI M., Cultura d’impresa, ‘intangible assets’ e modelli di concorrenza, Progetto Comunicazione Aziendale, ISTEI-Istituto di Economia d’Impresa, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Rapporto di Ricerca n. 2/2000, gennaio 2001. In sintesi, le risorse immateriali d’impresa specificamente riguardano il patrimonio di marca (Brand Equity), il sistema informativo, la cultura d’impresa e nel loro complesso sviluppano un sistema di ‘intangible assets’ che condiziona le performance della gestione aziendale. Nel sistema delle risorse immateriali, in particolare, il patrimonio di marca (Brand Equity) tende a definire un fattore critico di gestione della relazione impresadomanda-concorrenza, ed in questo specifico ambito determina rapporti di interazione con: 1. il sistema informativo aziendale, i cui flussi di informazione in entrata ed in uscita di fatto determinano la base conoscitiva per la gestione del patrimonio di marca; 2. la cultura aziendale, da cui discendono le linee di condotta per strutturare il sistema informativo, in coerenza con i profili - specifici per ogni singola organizzazione - di sintonia e di partecipazione delle risorse umane. La criticità delle relazioni sinergiche tra ‘Brand Equity’, sistema informativo e cultura aziendale risulta particolarmente evidente negli accordi e nelle alleanze (ad esempio, di recente, nelle operazioni internazionali: VW, SEAT e Skoda; BMW, Rover e Rolls Royce; Daimler e Crysler; Peugeot e Citroen; ecc.) che sempre più spesso le grandi corporation stipulano a fini competitivi proprio per pilotare lo sviluppo e le performance dell’azienda ed al contempo gestire l’eccesso di offerta. 50 COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA Nei grandi accordi internazionali, in effetti, appare chiaro come la valutazione del patrimonio di marca non si riduca alla semplice quantificazione di un ‘labelling value’, cioè di un ‘valore di facciata’ espressivo di micro-indicatori ad alta volatilità (come quote di mercato, numero di punti di vendita esclusivi, ecc.), valutati indipendentemente dai caratteri strutturali delle organizzazioni che li hanno generati e che sono in grado di governarli. D’altro canto, gli avvenimenti degli ultimi anni insegnano che gli accordi e le operazioni di ‘merger & acquisition’ non possono essere stipulati con una predominante finalità finanziaria, senza valutare in via preventiva le effettive possibilità di integrazione delle risorse immateriali delle organizzazioni interessate (specificamente, le culture e la compatibilità dei sistemi informativi). In realtà, le risorse immateriali si sviluppano per effetto dei processi di comunicazione e si qualificano nell’economia d’impresa con la duplice natura di “input” (cioè flussi informativi ottenuti dall’ambiente) e di “output” (ossia flussi informativi veicolati dall’impresa verso l’ambiente). In particolare, le potenzialità di “input” delle risorse immateriali consentono di acquisire conoscenze in precedenza non disponibili; conoscenze che specificamente rappresentano la condizione per i successivi miglioramenti dell’attività aziendale. La dimensione di “input” delle risorse immateriali consegue dunque da un’architettura di attività volute, progettate e realizzate per acquisire flussi continui di dati e di informazioni, come d’altro canto richiedono le moderne attività aziendali, che devono confrontarsi con contesti ad alta tensione competitiva11. Per contro, le risorse immateriali governabili dall’impresa nella dimensione di “output” possono riguardare: lo sviluppo di una specifica cultura aziendale all’interno dell’organizzazione (ambiente interno); la predisposizione ed il continuo aggiornamento del sistema informativo aziendale (rivolto all’ambiente interno ed anche all’ambiente esterno); ed infine la creazione e la gestione di un definito patrimonio di marca (Brand Equity)12, riconosciuto dall’ambiente esterno a particolari offerte oppure all’impresa nel suo insieme. Le risorse immateriali così definite permettono innanzi tutto di osservare che “i flussi informativi sono presenti in tutte le fasi di sviluppo” ed inoltre che “i 11 12 Ad esempio, un programma di “Direct Response Advertising” non può essere limitato a comunicare definiti contenuti ad un dato “file” nominativo, ma deve poter sviluppare anche flussi informativi “in entrata”, utili per verificare il corretto svolgimento delle iniziative in corso di realizzazione e fondamentali per sviluppare il “data base” conoscitivo per le azioni successive; cioè per generare nuove risorse immateriali, incrementali rispetto a quelle preesistenti. “Brand equity, a concept born in the 1980s, has aroused intense interest among marketing managers and business strategists from a wide variety of industries…We must first determine exactly what the concept of brand equity means… From a managerial perspective, it is a set of assets - including brand awareness, brand loyalty, perceived quality and brand associations - that are attached to a brand name or symbol”. AAKER D., BIEL A., “Brand Equity and Adverising: an Overview”, in AAKER D., BIEL A. (ed.), Brand Equity and Advertising. Advertising’s Role in Building Strong Brands, Hillsdale, Lawrence Erlbaum Associates Publishers, 1993, pp. 1-2. SILVIO M. BRONDONI 51 patrimoni di conoscenza formano un differenziale competitivo ovunque siano prese decisioni o accadano osservazioni da parte delle persone”.13. In una logica di ‘market-driven management’, le risorse immateriali si connettono pertanto a flussi informativi, specificatamente classificabili in interni, ambientali ed aziendali, che palesano importanti potenzialità sinergiche quando siano gestiti, come un sistema di fattori concorrenziali, per avvalorare rispettivamente la cultura aziendale, il sistema informativo d’impresa ed il patrimonio di marca (Brand Equity). In un’ottica di sistema, le risorse immateriali d’impresa possono quindi concretizzarsi in: - - - flussi informativi interni: si originano e si esauriscono all’interno dell’azienda, e nel tempo consolidano la ‘cultura dell’organizzazione’. Quest’ultima sintetizza: lo stato d’animo delle risorse umane; le capacità del management; l’abilità nel gestire, trasferire ed utilizzare le informazioni; ecc. Ad evidenza, la capacità di un canale di elaborare informazioni, avvalendosi di peculiari strutture ed abilità di management, rappresenta anch’essa un’importante risorsa immateriale e riveste la stessa importanza critica del database del sistema informativo; flussi informativi ambientali: fluiscono dall’ambiente all’azienda e sviluppano risorse immateriali collegate allo spazio di operatività. Tali flussi ambientali sono finalizzati ed organizzati nel ‘sistema informativo aziendale’ e ricomprendono le conoscenze e le competenze produttive, le informazioni sulla domanda ed i canali per acquisire informazioni. Si noti che costituiscono importanti risorse immateriali sia il complesso delle informazioni sia la capacità dei canali di ottenerle; flussi informativi aziendali: sono veicolati dall’azienda verso l’ambiente e generano lo stock di valutazioni e percezioni che definiti segmenti di domanda riconoscono ad una data impresa (ovvero a particolari offerte). Questa categoria di risorse immateriali trova concreta espressione nel ‘patrimonio di marca’ (Brand Equity) e sintetizza diversi caratteri, quali: la reputazione dell’azienda, l’immagine di marca e d’impresa, ecc. Anche questa fattispecie comprende l’insieme delle conoscenze accumulate e la capacità dei canali informativi di crearle e di gestirle. Bibliografia AAKER D., BIEL A., “Brand Equity and Adverising: an Overview”, in AAKER D., BIEL A. (ed.), Brand Equity and Advertising. Advertising’s Role in Building Strong Brands, Hillsdale, Lawrence Erlbaum Associates Publishers, 1993. ALBANESE F., “Merchandising e licensing per lo sviluppo della brand equity”, Symphonya Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. BRONDONI S. M., “Comunicazione d’impresa e Information & Communication Technology”, Convegno Sinergie CUEIM, La comunicazione nel sistema impresa, 13 ITAMI H., Le risorse invisibili, Torino, ISEDI, Petrini, 1988, p. 44. 52 COMUNICAZIONE, PERFORMANCE E RISORSE IMMATERIALI D’IMPRESA IULM, Milano, 25 ottobre 2001. BRONDONI S.M., “Comunicazione pubblica e ‘soddisfazione dell’utente’. I paradigmi relazionali di efficacia e di efficienza”, in BRONDONI S.M., (a cura di), La comunicazione nell’azienda pubblica. I paradigmi di efficacia e di efficienza, Torino, Giappichelli, 1999. BRONDONI S.M., “Comunicazione, risorse invisibili e strategia competitiva d’impresa”, Sinergie, n. 43-44, 1997. BRONDONI S.M., “Politica di marca e gestione d’impresa”, Symphonya-Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. BRONDONI S.M., “Time Compression and Time Value as a Competitive Strategy”, in Morello G. (ed), Time and Management, Orlando Ed., Palermo, 2001. BRONDONI S. M., GATTI M., CORNIANI M., Cultura d’impresa, ‘intangible assets’ e modelli di concorrenza, Progetto Comunicazione Aziendale, ISTEI-Istituto di Economia d’Impresa, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Rapporto di Ricerca n. 2/2000, gennaio 2001. BRONDONI S.M., GIULIVI A., “Competizione ‘time-based’ e nuova progettualità della comunicazione aziendale”, Sinergie, Quaderno n. 9, 1993. BRONDONI S.M., LAMBIN J.J., “Ouverture de Brand Equity”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. DAY G. S., “Market-Driven Winners”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001. GNECCHI F., RICOTTI P., “La reingegnerizzazione del portafoglio di marca. Il caso Gruppo Coin”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 1, 2000-2001. GOLINELLI G.M., GATTI M., “L’impresa sistema vitale. Il governo dei rapporti intersistemici”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001. ITAMI H., Le risorse invisibili, Torino, ISEDI, Petrini, 1988. LAMBIN J.J., SCHUMPITAZ R., “Orientamento al mercato e performance aziendale”, Symphonya - Emerging Issues in Management, n. 2, 2000-2001. REITANO A., “Reti interconnesse e servizi telematici nella comunicazione integrata d’impresa”, Sinergie, n. 43-44, 1997.