La rete del diritto. Storia di una metafora L`immagine della rete risale
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La rete del diritto. Storia di una metafora L`immagine della rete risale
La rete del diritto. Storia di una metafora L’immagine della rete risale a Platone, che usa la metafora del fissare l’ordito per definire il principio che presiede alla fondazione politica della comunità1. La metafora della rete rappresenta, in piena era tecnologica una sorprendente riconferma di quanto afferma J. L. Borges, il quale ritiene che è un errore supporre che possono inventarsi metafore. Quelle vere, quelle che formulano intime connessioni tra un’immagine e un'altra, sono sempre esistite. La ricerca trova la sua ragion d’essere nella misura in cui si adotta la linguistica cognitiva a base dell’approccio cognitivo del diritto: voler tracciare una storia della metafora della rete nel diritto significa tracciare la storia della linguistica cognitiva che trova nell’Introduzione alla linguistica cognitiva, di Gaeta e Luraghi2 ampio svolgimento. Essi delineano la ricerca del gruppo di studiosi con a capo Langaker e Lakoff, che teorizza un modello di grammatica cognitiva fondato su una base olistica del significato avente come punto di partenza le esperienze fisiche e la loro resa linguistica e mentale. 1 U. PAGALLO, Alle fonti del diritto. Mito, Scienza, Filosofia, Torino, Giappichelli, 2002, p. 59. 2 L. GAETA , S. LURAGHI, Introduzione alla linguistica cognitiva, Roma, Carocci, 2003, p. 17 e ss.. 1 Langaker formula il principio dell’esistenza di un “continuum” tra lessico, morfologia e sintassi. Questa visione diviene fondamentale per la linguistica cognitiva in quanto, eliminata la contrapposizione/bipartizione corpo-mente, vede la mente come incorporata, non separata dal corpo; la metafora nella teoria del linguaggio dà conto del legame esistente tra linguaggio e corpo-mente; nell’ambito del diritto, che non è estraneo agli studi dedicati alla metafora, la natura concettuale della metafora permette di affermare come essa sia un meccanismo cognitivo fondamentale che consente ad un concetto astratto di essere interpretato grazie ad un dominio concettuale concreto. Il linguaggio, infatti, secondo la linguistica cognitiva, non è autonomo e l’uomo ha una certa predisposizione al suo apprendimento proprio grazie alla sua capacità cognitiva, condizionata dalle dimensioni fisiche del suo corpo, dal suo cervello e dalle leggi fisiche che governano il mondo. La metafora della rete rappresenta il filo conduttore che si diffonde con una rapida articolazione nelle leggende, nel mito e tra i giuristi, e nella filosofia. La rete da topos retorico a processo cognitivo e strumento di sapere. Così per giungere all’analisi dell’approccio cognitivo delle metafore giuridiche e per spiegare il passaggio di queste da topos retorico a processo cognitivo si parte dall’analisi che ne fa Aristotele nella 2 Poetica3 e di come essa sia considerata un tropo di “buona retorica”4. L’analisi mette in evidenza la complessa evoluzione che il linguaggio ha subito nell’adattarsi all’ambiente e consente di notare l'uscita del tropo dai temi classici della retorica per approdare all’indagine empirica dei processi cognitivi: lo studio si concentra sugli schemi di adattamento evolutivo dei sistemi complessi in linea con il pensiero di Pagallo5. Il caso della metafora della “rete del diritto” afferma quest'ultimo, è noto ai giuristi, ma egli sostiene che, al pari della metafora della “fonte” del diritto, il “trasporto” tra il nome "rete" e la "cosa" rimandi più lontano per giungere alla tradizione indiana, dove approda Mircea Eliade6 con la sua analisi. Il mito e la metafora della rete. Francesca Rigotti ne Il filo del pensiero. Tessere, scrivere, pensare7 si sofferma sul termine rete e sul suo contesto polisemico e attraverso la sua ricerca è dato confermare che il mutare dei paradigmi cognitivi ha portato, anche nel linguaggio giuridico, dopo un periodo di coesistenza di diversi campi metaforici, al prevalere 3 ARISTOTELE, Poetica, cit., 21.1457 B 7-9. U. PAGALLO, Fuor di metafora: il caso della “rete nel diritto” tra fondamenti e cognizione di causa in R. CATERINA (a cura di) I fondamenti cognitivi del diritto, Milano, Bruno Mondadori, 2008, p. 149. 5 Ibidem. 6 M. ELIADE, Immagini e simboli, Milano, Jaka Book, 2007, p. 85 e ss.. 7 F. RIGOTTI, Il filo del pensiero. Tessere, scrivere, pensare, Bologna, Mulino, 2002, p. 81. 4 3 della metafora della rete nella rappresentazione dell’ordinamento e di svariate altre strutture giuridiche. Immaginare il mito della rete come strumento di conoscenza ed oggetto di ricerca filosofica serve a ricostruire il passato, ad offrire ai cultori del diritto un mezzo ulteriore per comprendere l’evoluzione del linguaggio e la sua progressione culturale. Dalla fonte ai nodi della rete. La metafora della fonte risale alla “notte dei tempi del mito, per vie di analogie e similitudini si è caricata, nel tempo con la concezione delle fonti del diritto, secondo la visione tradizionale, che è la visione metaforica di una metanorma da cui promana tutta la normativa in senso lineare e non ciclico come per il mito. Il modo metaforico di intendere le fonti del diritto consente di affrontare la differenza specifica che distingue il modo classico da quello degli ordinamenti moderni. L’accostamento delle metafore richiede l’analisi di un altro paradigma metaforico cioè l’immagine della piramide che si trova alla base dei nuovi paradigmi dei diritti nazionali e sovranazionali. È la figura della piramide che diviene il paradigma del diritto stesso e rappresenta lo sviluppo della concezione lineare dell’ordinamento verso una concezione scalare in forza della quale da una norma superiore deriva sempre 4 una norma inferiore che, secondo Kelsen8, dà base al sistema di norme, attraverso una norma fondamentale (Grundnorm) che è anche il fondamento ultimo di validità di tutto il sistema di norme. L’immagine reticolare del diritto suggerisce l’idea di S. Cassese secondo cui l’ordine giuridico globale non si sovrappone a quello statale9. La metafora reticolare rispecchia dunque la trasformazione del potere ove i diversi snodi sottintendono una ripartizione di competenze fluida e senza aree definite. Le insidie della rete. Il nodo del problema non è solo di ordine lessicale afferma Galgano ne Le insidie del linguaggio giuridico. Saggio sulle metafore nel diritto ma di “politica del diritto”10, o “di politica della costruzione giuridica”11. L’intento è di giovare ad una migliore conoscenza delle tecniche delle quali si avvale la comunicazione giuridica”12. Lakoff e Johnson offrono un’alternativa al mito della oggettività e della soggettività: la metafora sostengono gli autori, è razionalità immaginativa13 e assurge a ruolo di essenziale strumento per la comprensione umana. L’uso metaforico della rete indica inoltre anche nelle 8 H. KELSEN, General Theory of Law and State, Cambridge, Harvard University Press, S. CASSESE, Oltre lo Stato, Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 10. 10 F. GALGANO, Le insidie del linguaggio giuridico. Saggio sulle metafore nel diritto, 9 1945. Bologna, Il Mulino, 2010, p. 22. L. LOMBARDI, Saggio di diritto giurisprudenziale, Milano, Giuffrè, 1967. 12 F. GALGANO, Le insidie del linguaggio giuridico, cit. p. 21. 13 Ivi, p. 236. 11 5 scienze dell’organizzazione una figura composta che secondo Cassese è la figura organizzativa denominata rete che si contrappone a quella propria dello Stato (o gerarchia)14. L’aspetto reticolare come forma degli ordinamenti retti da organizzazioni senza centro (esempio ne è l’ordinamento giuridico globale) si sviluppa invece come un aggregato di “organizzazioni generali e settoriali”15 che appare caratterizzato dall’essere frammentato, incompleto, senza un ambito definito di compiti. Rete: la metafora della comunicazione e dello strumento del potere. La leva di questo gigantesco sistema risiede nella “svolta che dipende dal «virtuale» sostiene Maurizio Ferraris16 infatti il “web, questa grande rete di scritture e di registrazioni, ha portato un salto di qualità”17. Particolarmente in quella che viene definita «burocrazia informatica» il diritto, la burocrazia e l’informatica stessa rappresentano le categorie fondamentali18 e l’informatica e la rete, in sostanza, secondo l’autore, sono l’ipertrofia post-moderna della delle categorie fondamentali dello stato19. 14 S. CASSESE, Le reti come figura organizzativa della collaborazione in Lo spazio giuridico globale, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 22. 15 S. CASSESE, Lo spazio giuridico globale, cit., p. 8. 16 M. FERRARIS, Documentalità, Perché è necessario lasciar tracce, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. 318. 17 Ivi, p. 319. 18 Ivi, p. 323 – 327. 19 Ivi, p. 325. 6 Il potere e la rete: nuovi poteri. “Il ricorso alla teoria dei mezzi di comunicazione come base della teoria del potere offre il vantaggio di poter stabilire un confronto di tipo diverso” sostiene Niklas Luhmann20: molti concetti astratti, quale quello di “potere”, non sono chiaramente delineati nella nostra esperienza, per cui abbiamo bisogno, per attuare il confronto, di coglierli per mezzo di altri concetti21. Le metafore, affermano Lakoff e Johnson, permettono di comprendere un dato ambito di esperienza in termini di un altro, analogamente si cerca di comprendere la metafora della rete del potere che è una delle più importanti metafore perché vincola l’esistenza di ognuno, perché può portare alla degradazione umana22. La metafora può nascondere infatti la realtà e, come il potere, può significare o l’accrescimento della libertà o la sua negazione, o, ancora, la modifica dei rapporti tra Stato, società ed economia; l’effetto della rete dei poteri ultrastatali, infatti, è uno dei modi in cui un potere pubblico si va trasformando e va assumendo modi e procedure proprie di influenza sui privati e sui mercati. La rete nell’arte del diritto. Le scienze cognitive introducono una visione non meccanicistica: utilizzando l’immagine della rete è possibile effettuare un innesto al ragionamento svolto da 20 21 22 N. LUHMANN, Potere e complessità sociale, Milano, Il Saggiatore, G. LAKOFF, M. JOHNSON, Metafora e vita quotidiana, cit. p. 147. 2010, p. 1. Ibidem. 7 Stolleis23, per la storia del diritto pubblico. In questo orizzonte cognitivo la ricostruzione della storia della metafora della rete del diritto, attraverso canoni estetici ed elementi linguistici, percorre gli sviluppi dell’iconic turn e si lega con quelli del linguistic turn F. Galgano nel suo saggio sulle metafore del diritto24, infine ritiene che l’arte, quella figurativa, quella poetica, in una parola “l’arte”, renda visibili le idee, ricreando la natura. “La traduzione dell’astratto in concreto, che è propria della metafora, non si realizza solo con la parola. La fantasia umana può avvalersi, anziché di immagini verbali, di immagini visive25, egli scrive, sostenendo pure che l’arte figurativa sia essa stessa metafora del concreto, perché non usa la parola, ma è finzione, è rapida. L’iconografia della giustizia non è solo quella della spada e della bilancia o delle tavole della legge è anche la rete ambivalente de Il disinganno, gruppo scultoreo del 1754 di Francesco Queirolo. Dalla rete del disinganno traspare la visione del rapporto tra democrazia e reti di comunicazione e dall’analisi di questo rapporto emerge una precisa valutazione dei modelli di democrazia maturati nei secoli, la rete non è più solo metafora, ma è tecnologia 23 M. STOLLEIS, Geschichte des Öffentlichen Rechts, 3 Bde., München, C.H. Beck Verlag, 1988-92. 24 F. GALGANO, Le insidie del linguaggio giuridico, cit. p. 161. 25 Ibidem. 8 informativa in cui i mezzi di comunicazione sono il sistema complesso con cui lo Stato può invadere la vita di ognuno per poter attingere il maggior numero di informazioni possibili che possono essere usate per la gestione della cosa pubblica. Dalla parte opposta sta la metafora della rete che trova in Internet e nella comunicazione informatica una forma di democrazia pluralista cui non si può negare l’immagine di un corpo libero dai vincoli di una rete soffocante come in quella scolpita dal Queirolo ne Il Disinganno. La rete diviene allora vessillo di una democrazia partecipe delle istanze istituzionali e aperta alle concrete esigenze di tutti gli individui. 9 La rete e la democrazia, la democrazia trasparente del cyberspazio. Il concetto di democrazia si è aperto ad uno spazio di comunicazione che offre nuove condizioni di governabilità; attraverso la metafora della rete possono essere esplorati i principi che governano le nuove pratiche politiche e si possono cogliere gli aspetti e i progetti che la democrazia ha realizzato o sta realizzando e che vengono a rappresentarsi attraverso il raggiungimento di una governabilità globale, di uno stato più trasparente, di una cultura della diversità e di un’etica dell’intelligenza collettiva. Sono questi solo alcuni dei passaggi resi possibili dalla rete e dal cyberspazio. Si assiste a “Una democrazia locale di rete più partecipativa”, afferma Pierre Lévy26 e parla di una globalizzazione di cyber democrazia. La sua tesi contraddice certamente il nichilismo scettico postmoderno così la metafora della rete traccia “un’apertura dei possibili”27, attraverso il progresso della tecnica. La rete, nelle più svariate forme si è sviluppata in “maniera quasi spontanea” sostiene Lévy28, senza che nessun potere centrale abbia pianificato questo risultato e ha consentito alle idee di entrare in 26 P. LÉVY, Cyberdemocrazia, Milano, Mimesis, 2008, p. 19. Ivi, p. 25. 28 Ivi, p. 27. 27 10 competizione il prodotto sulla democrazia sono stati la “cyberdemocrazia” e il Il “cyberspazio” che portano al diffondersi della libertà della comunicazione e all’interdipendenza. Si assiste cioè alla formazione di un’intelligenza collettiva che le comunità utilizzeranno ottimizzando la cooperazione competitiva. Il mondo è divenuto via via più visibile e la sfera dello Stato è divenuta più condivisibile da parte della comunità, lo schiudersi dello spazio virtuale ha reso reale la visibilità e la trasparenza. Sul piano politico la metafora della rete rende la misura di quanta differenza vi sia rispetto al passato e al tempo in cui prevaleva una cultura radicata solo sulla frattura tra il pubblico e il privato. “Non è forse vero, però, che il potere di solito vorrebbe rimanere nascosto?” si chiede Lévy29, le istituzioni politiche più forti del mondo sono oggi però le più trasparenti sul web. Rete e democrazia, una rete per l’invadenza dei poteri. La rete e Internet stanno mutando i modelli di partecipazione alla vita pubblica e stanno cambiando la democrazia lo Stato riesce ad attingere sempre più informazioni sui cittadini. L’attenzione, a questo punto del discorso, viene 29 Ivi, p. 42. 11 rivolta verso le implicazioni etiche che nuove forme di governo possono far emergere e verso l’analisi storico-politica che il filosofo della rete Pierre Lévy apporta fornendo un notevole contributo alla teoria dello Stato. Si tratta di una sfera, o spazio pubblico, del tutto nuova che va osservata e collegata ai modelli di democrazia che si sono sviluppati nei secoli: la metafora della rete si prefigura dunque come scenario su cui si segnalano interessanti contributi, uno dei quali può essere rappresentato proprio dal campo metaforico del governo elettronico. Sul tema si esprime Rodotà ne Il diritto di avere diritti affermando che “Il convergere delle tecnologie pone dinanzi a noi non solo ipotesi apocalittiche, ma una serie di sviluppi la cui accettabilità dipende dalla loro compatibilità con i diritti fondamentali e con i principi della democrazia. La transizione di cui si è spettatori e, al tempo stesso, interpreti ove il nuovo convive con il vecchio e ove il grande e continuo mutamento riporta alla metafora della rete, è proprio quello “stare in rete”, tipico del “navigare”30 e della cultura marinaresca, sostiene Rodotà, che rappresenta la metafora da cui hanno preso le mosse tutte le progettazioni e i ripensamenti sulla democrazia. Nel 1996, John Perry Barlow nella Dichiarazione 30 Ivi, p. 378. 12 d’indipendenza del Cyberspazio riflette sul diverso sentire il mondo e il concetto di sovranità ed è coerente con il sentirsi su una rete infinita non più sede della sovranità, anzi su un non luogo ove la sovranità degli Stati non riesce a far valere più il suo potere. Secondo Rodotà il lungo cammino della realtà della rete, fuor di metafora, lascia intravedere il “mito” fondativo della democrazia, l’agorà di Atene. Ora il web è il luogo virtuale ove proliferano siti il cui obiettivo è promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita politica, alle elezioni, alla democrazia, soprattutto per far sentire la voce dei cittadini che possono comunicare con i propri rappresentanti tramite un sito (talk to gov) permettendo loro di dialogare con i propri rappresentanti politici. Secondo Lévy, il voto via internet farà aumentare la partecipazione elettorale31, ma questo non è che un aspetto del dialogo che la rete col suo sistema permetterà perché, come aveva profetizzato Marhall McLuhan, la rete consente lo sviluppo della coscienza globale e la possibilità di organizzarsi su scala globale e “Una rete per i diritti”, quei diritti di ogni individuo ad appartenere all’umanità, come aveva affermato Annah Arendt ne Le origini del totalitarismo32sono i 31 32 P. LÉVY, Cyberdemocrazia, cit. p. 112. A. ARENDT, Le origini del totalitarismo, Torino, Einaudi, 2004. 13 diritti della persona: la metafora della rete, dunque, si offre all’analisi che Lakoff e Johnson fanno della metafora del contenitore e diviene essa stessa luogo ideale ed idoneo a raccogliere i nuovi diritti, cioè quei diritti inerenti alla persona che sono il frutto delle nuove tecnologie. L’idea è dunque quella di una rete che contiene e, a volte, lascia sfuggire, la cui superficie, che segna i confini, rappresenta la forma dei nuovi diritti: “nella metafora del contenitore, la superficie che delimita i confini del contenitore rappresenta la forma dell’argomentazione, e ciò che è nel contenitore corrisponde al «contenuto» dell’argomentazione”33. Proprio la metafora della rete esalta il ruolo di internet “il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto, la rete che avvolge l’intero pianeta”, una rete che non ha sovrano34. Rodotà discute di una nuova cittadinanza e del diritto di accedere alla rete in genere Rodotà con un elenco di diritti che le nuove tecnologie hanno affermato, ma, quello che al meglio si innesta nel meccanismo della rete, è l’art. 21 della Costituzione italiana che garantisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. La conoscenza viene intesa come bene comune, partendo dalla considerazione che essa non sia una 33 34 G. LAKOFF, M. JOHNSON, La metafora e la vita quotidiana, cit. p. 117. Ivi, p. 384. 14 merce comune, ma piuttosto una continua costruzione collettiva infatti oggi, attraverso la rete, la conoscenza è accessibile a tutti ed il sapere appartiene all’umanità. La conoscenza e la sua condivisione, infatti, costituiscono un bene comune essendo divenute funzione sociale fondate oltre che sul senso comune anche sulle Carte costituzionali.. In conclusione l’attenzione si focalizza sul modo in cui la metafora della rete possa contribuire alla crescita della coscienza democratica ma soprattutto sugli aspetti operativi della cittadinanza mediatica e culturale, acceleratori del pluralismo politico nelle democrazie più avanzate. 15