i prodotti ammessi per la fertilizzazione
Transcript
i prodotti ammessi per la fertilizzazione
i prodotti ammessi per la fertilizzazione home >> le principali regole per la produzione vegetale >> I prodotti per la fertilizzazione I prodotti ammessi per la fertilizzazione - La questione normativa E' noto che sin dalla fase di conversione, l'azienda è soggetta allo stesso disciplinare di produzione di chi è già biologico. L'azienda in conversione può utilizzare solo i prodotti ammessi, contenuti nell'Allegato II, parte A del Regolamento CEE 2092/91. Però non tutto ciò che è riportato nell'allegato è ammissibile in quanto deve essere contemplato nella legge quadro nazionale. La situazione è in qualche modo chiarita dalla circolare n. 8 del 13.09.99 del MIPAF, in corso di trasformazione a Decreto Legislativo, che contiene anche il documento di armonizzazione, tra allegato IIA del regolamento CEE e la legge quadro italiana sui fertilizzanti, cioè la L.748/84. Questo documento mette dunque in parallelo categorie di concimi e ammendanti contemplate dalla legge quadro nazionale e le matrici previste nell'allegato II , per definire, principalmente, l'ammissibilità dei prodotti commerciali in agricoltura biologica. Da qui emerge sostanzialmente che in Italia, delle matrici ammesse dal regolamento comunitario, non sono utilizzabili come fertilizzanti e/o ammendanti alcune alghe, la leonardite e le argille. Per altro, proprio questi prodotti sono oggetto di proposta di inserimento, insieme agli idrolizzati proteici, nella prossima revisione dell'allegato II, oggi in discussione. Un risultato certamente perfezionabile, quello della circolare, e che può far discutere (soprattutto per alghe e argille, per le quali è difficile trovare motivazioni tecniche o etiche per escluderle) ma in linea con la normativa e meritevole per aver dato un quadro di riferimento in un settore dove ci sono ancora grossi problemi di applicazione, interpretazione e, soprattutto, di vigilanza. Molto apprezzabile e opportuno il richiamo all'allegato I del regolamento ed alla corretta pratica del metodo, anche nel paragrafo relativo all'ammissibilità della pacciamatura, collocando questa tecnica all'interno di una strategia più complessiva. La stessa circolare 8/99, ribadisce che è fatto divieto agli organismi di controllo di certificare l'ammissibilità dei mezzi tecnici. Questa imposizione fortemente voluta dal Ministero, che tiene fuori i mezzi tecnici, da file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (1 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione un sistema che deve garantire controllo e certificazione di tutto il processo produttivo, appare davvero inspiegabile se non con la protezione di interessi particolari. Inspiegabile ed ingiustificata perché non esiste un controllo alternativo, se non quello degli Uffici della Repressione e Frodi e dei Nuclei AntiSofisticazione, che però hanno fini diversi dal verificare l'ammissibilità dei prodotti e la tracciabilità dei processi di produzione. Gli organismi di controllo e gli operatori devono accontentarsi dell'autocertificazione della ditta non sottoposta a nessun altro controllo specifico di quanto autodichiarato se non quello cartaceo da parte dell'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante,. Altro problema che si intreccia con il precedente, è la vigilanza su alcune interpretazioni specifiche del Ministero, sull'utilizzo di alcune matrici ammesse nell'allegato. Tra queste assume particolare rilievo la Circolare Ministeriale n.9594661 del 10 ottobre 1995 , che definisce le caratteristiche delle prime quattro voci dell'allegato IIA, cioè gli ammendanti di origine animale, i liquami e le polline. Questi per essere utilizzabili in agricoltura biologica devono rispettare sostanzialmente tre condizioni: 1) provenire da allevamenti che rispettano la direttiva della CE sul benessere animale, 2) i soggetti devono essere allevati su lettiera vegetale 3) le deiezioni provenienti da allevamenti con le caratteristiche dei punti 1 e 2 devono essere compostate e non essiccate. Ciò significa che oltre ad alghe, argille e leonardite, di fatto non sono ammesse in agricoltura biologica e quindi, per la preparazione industriale di concimi e fertilizzanti destinati all'agricoltura biologica, le deiezioni di animali allevati in gabbia e su grigliato, cioè quasi tutte le polline da ovaiole, tutti i letami di conigli, i liquami di porcilaie ed altri animali allevati su grigliato (fatta eccezione per gli allevamenti conformi al 1804/99 ex suini che possono prevedere nella fase di ingrasso un terzo della superficie senza lettiera) e, secondo logica, la categoria di prodotti che per la Legge 748/84 va sotto il nome di "letame essiccato". Ovviamente, nessuno può vietare ad una ditta di compostare un prodotto e successivamente essiccarlo ma, essendo queste operazioni con finalità divergenti, appare evidente che nessuna ditta può avere convenienza tecnica ed economica nel realizzarle veramente. L'essiccazione serve infatti a fissare il titolo in azoto consumando sostanza organica, mentre il compostaggio si esegue per favorire l'umificazione, cioè formazione di sostanza organica stabile, che comporta anche consumo di azoto. La stessa dichiarazione di aver compiuto sullo stesso prodotto queste operazioni, magari con l'aggiunta di idrolisi, è di per se un controsenso che dovrebbe, almeno insinuare qualche lecito dubbio, sulla reale composizione del prodotto. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (2 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione Ma i problemi di vigilanza non si esauriscono qui, si allargano anche all'operato degli Organismi di controllo. L'esperienza dice che sono molto pochi gli organismi di controllo che hanno prestato e prestano attenzione a questa circolare sull'ammissibilità delle deiezioni. Chi lo ha voluto fare, ha trovato ostacolo non solo negli operatori che si sentivano penalizzati rispetto a colleghi controllati da altri organismi ma nello stesso Ministero, che non è mai intervenuto con la dovuta chiarezza, anche in casi particolarmente scabrosi di sospensione motivata, per prodotti comprovatamente non conformi. L'operatore, per evitare errori e possibili relative sanzioni, è bene che chieda al proprio organismo di controllo tutte le informazioni relative all'ammissibilità ed alle modalità d'uso dei prodotti per la difesa e la fertilizzazione che il Ministero e/o la Regione di appartenenza ha emanato. L'autocertificazione di ammissibilità non è più obbligatoria da parte del fornitore, chi acquista deve verificare che sul sacco o in etichetta, ci sia la dichiarazione di "consentito in agricoltura biologica - C.M.8/99" e l'elenco di tutte le componenti contenute. Precauzione utile ma non unica, in quanto molte matrici elencate nell'allegato come ammissibili, sono utilizzabili solo previa autorizzazione dell'organismo di controllo. Cioè il loro uso dovrebbe essere motivato dall'assenza di soluzioni alternative concepite nell'allegato I, al fine di perseguire gli obbiettivi del metodo biologico. Gli organismi di controllo, per scelta o, peggio, per non conoscenza della norma, sorvolano sulla necessità di questa richiesta. Un'applicazione fiscale della norma, per l'uso di fertilizzanti in commercio, che quasi mai sono composti di una sola matrice ma da miscele, significherebbe per l'operatore l'obbligo di inoltrare richiesta di autorizzazione all'uso per almeno il 60, 70% dei prodotti in commercio. Tale richiesta di autorizzazione, dovrebbe contemplare, difficile a credersi, anche l'utilizzo del Letame aziendale, qualora la zootecnia non fosse notificata. Una valutazione sul valore di tale richiesta per prodotti come i diversi tipi di letame e sul comportamento degli organismi di controllo rispetto allo spandimento di liquami, svierebbe dagli intenti di questo testo, anche se ad oggi, molto opportuna. Le cautele citate, servono ad evitare errori sull'uso di prodotti non ammessi ma non tutelano assolutamente sulla qualità del prodotto "consentito" che si vuole impiegare. Infatti, la citata circolare MIPAF 8/99 , nonostante l'opposizione esplicita anche dell'associazione che raggruppa gran parte dei produttori di fertilizzanti, istituzionalizza l'autocertificazione per poter apporre sulla confezione la dicitura liberatoria: "Consentito in Agricoltura Biologica", con unico obbligo da assolvere l'invio di un dossier sul prodotto, all'ISNP (Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante), che non file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (3 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione essendo in grado e tanto meno tenuto, a fare verifiche dirette su quanto dichiarato, realizzerà un archivio di auto dichiarazioni di conformità, chiedendo eventualmente integrazioni, ove ci fossero dubbi ma sempre solo auto dichiarazioni cartacee. Per chi conosce il settore, rilevare incongruenze in merito, non è certo difficile. Spesso quanto riportato sui depliant promozionali del prodotto contempla componenti ed affermazioni in contrasto con la normativa, che certamente non sono riportate su quanto consegnato all'ISNP e sull'etichetta dello stesso prodotto. Oggi nel sito dell'ISNP si trovano circa 1.600 prodotti. Un dato interessante che evidenzia la crescita del settore ma sottolinea anche la pericolosità di un eccessivo allargamento delle maglie, evidenziando la necessità di qualche controllo più puntuale. Nella pratica, si ricorda che, la dicitura "consentito in agricoltura biologica" ed il riferimento alla "CM n. 8/99", sulla confezione è l'unico elemento di verifica cui deve fare riferimento operatore ed il suo organismo di controllo. Sempre sulla confezione devono essere riportati tutti gli ingredienti utilizzati ma non per forza in ordine decrescente di quantità. Appare evidente quanto sia debole la garanzia richiesta ed esplicito il rischio di concorrenza sleale tra le ditte produttrici e, soprattutto, quanto ciò porti ad appiattire le differenze sostanziali che ci sono tra i diversi prodotti e tra le diverse ditte. Per tutelarsi sulla qualità dei prodotti vale la pena affidarsi all'esperienza diretta di tecnici ed operatori, non trascurando l'affidabilità della ditta produttrice e/o distributrice. Affidabilità che si può verificare da tanti particolari quali, la completezza delle informazioni fornite sui depliant o dai venditori (meglio se incentrate sulla corretta tecnica e tempistica d'uso, piuttosto che sulle incredibili prestazioni), la chiarezza sulle matrici utilizzate e la loro reale incidenza percentuale, il rispetto dei tempi di consegna, l'umidità del prodotto alla consegna, l'omogeneità del prodotto all'interno dei sacchi e della partita, l'assenza di muffe nocive, le condizioni dei sacchi che arrivano in azienda, la stabilità delle prestazioni nel tempo, la variabilità dei prezzi in una stessa regione ed in una stessa stagione. Delle matrici presenti nel prodotto, è importante poi, avere informazioni sul trattamento a cui sono state sottoposte per scegliere i prodotti in funzione degli obbiettivi tecnici generali e le esigenze della coltura. Informazioni necessarie ad orientarsi in una scelta che ormai è molto ampia. - Uso dei prodotti ammessi Il tipo e la quantità di prodotto da utilizzare sono conseguenti all'impostazione tecnica con cui l'azienda affronta la conversione, all'attrezzatura disponibile al materiale file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (4 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione facilmente reperibile in zona, ai costi. Per fare le dovute scelte, è importante conoscere, oltre alla normativa, le caratteristiche dei prodotti con i relativi accorgimenti per l'uso, in modo da sfruttarne a pieno il contributo che possono dare. Come consiglio generale, è importante ricordare che i criteri di scelta dei fertilizzanti prodotti dall'industria, devono essere gli stessi che guidano le scelte tecniche fin qui descritte e cioè: ammendanti per sostenere il bilancio umico, concimi organici e minerali per sostenere i fabbisogni specifici delle colture, concimi fogliari e coadiuvanti come soccorso o perfezionamento della fertilizzazione, microelementi ed altri prodotti particolari per affrontare temporanei problemi di carenza specifica. E' bene ricordarsi che non esiste il prodotto risolutivo e non si possono chiedere miracoli a qualche quintale di prodotto, quando non si mettono in pratica tecniche agronomiche adeguate, all'interno delle quali va costruita la scelta. Affidare solo al mezzo tecnico la riuscita della coltura equivale ad una cattiva gestione del prodotto anche se tecnicamente valido. Pure un utilizzo fuori tempo, il mancato o ritardato interramento, la distribuzione approssimativa e disomogenea, un quantitativo troppo limitato o una cattiva conservazione dei prodotti, portano al probabile risultato di azzerarne potenzialità e contributo tecnico. L'interramento, anche superficiale, di tutti i fertilizzanti organici, è indispensabile per la loro efficacia e non va mai trascurato. Lo spandimento in copertura senza l'aiuto di una sarchiatura, strigliatura o dell'effetto pacciamante dell'erba tagliata, può dimezzare il contributo, se non addirittura, in assenza di piogge ed elevate temperature, vanificare tutto l'investimento. Anche la quantità ha il suo peso nell'efficacia dell'intervento. Dovendo fare i conti con i costi crescenti di questi prodotti ed il bilancio aziendale, è corretto fare attente valutazioni per evitare che uno scarso investimento sui fertilizzanti si trasformi da risparmio a spreco. Come estrema ratio è meglio dare una concimazione significativa, per quantità di nutrienti o di sostanza organica e per omogeneità di copertura del suolo, su una coltura in grado di valorizzarla economicamente ed agronomicamente, piuttosto che due inefficienti e antieconomici interventi al risparmio, utili solo a non acquisire elementi sufficienti sulla validità del prodotto usato. Questa non è ovviamente un ricetta ma l'ennesima sottolineatura che tutte le scelte, devono sempre rientrare in una strategia complessiva che fa perno sulla fertilità del suolo, ricordandosi sempre che, investire sulla buona riuscita delle colture, sin dalla fase di conversione, significa investire sulla fertilità del terreno, perché a buone rese file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (5 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione corrispondono abbondanti restituzioni di residui di massa organica al terreno. Una buona gestione agronomica dei fertilizzanti non è assolutamente secondaria per migliorare la loro efficienza. Per esempio, anche in caso di somministrazione dell'intera quantità di fertilizzante stabilita in presemina, è bene ricordare che, sarchiature, rincalzature, strigliature e tutti gli interventi di ossigenazione del terreno aiutano la mineralizzazione e quindi la disponibilità dei fertilizzanti organici. Insomma, prima di bollare come inutile ed inefficace un prodotto, a cui, come detto, non possono essere richiesti miracoli ma contributi, bisogna sempre avere la capacità di analizzare in che contesto agronomico e in quale quantità è stato utilizzato. - I Fertilizzanti : descrizione e utilizzo E' molto importante conoscere le caratteristiche dei prodotti ammessi per farne un uso tecnicamente appropriato in grado di dare risposte efficienti. Di seguito viene riportata una carrellata partendo dalla tipologia di prodotto, sulla base della normativa nazionale per rispondere alle esigenze di comprensione Concimi azotati Sono prevalentemente prodotti di origine animale in quanto sottoprodotti della macellazione o sottoprodotti della lavorazione industriale delle pelli, a cui si aggiungono borlande e panelli, questi ultimi molto poco presenti in commercio. Lo scandalo "mucca pazza" ha potenzialmente restituito all'agricoltura una grande disponibilità di questi sottoprodotti scandalosamente utilizzati per l'alimentazione zootecnica che, invece, possono trovare giusta valorizzazione come concimi, dato che per molti di questi, nelle parti di animale da cui provengono, non è stata riscontrata presenza del prione. Fino ad oggi, nessuno è stato in grado di dimostrare un eventuale passaggio del prione dal terreno alle radici e dalle radici alla pianta, anzi, ricerche in merito, realizzate in Inghilterra, riportano rassicuranti risultati sulla mancata trasmissione. In questa fase di grande confusione e paura si stanno adottando misure precauzionali non sempre comprensibili perché più restrittive per i concimi destinati al terreno che per la produzione di alimenti per animali di compagnia o, peggio, di gelatine alimentari. Oggi tutte le parti di animale considerate a rischio sono mandate direttamente all'ammasso dal macello. Sono utilizzate per la produzione di fertilizzanti solamente quelle non interessate dal sistema nervoso simpatico o legate alla lavorazione dei pellami. A norma di legge, anche le materie prime non a rischio, prima di essere avviati alla file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (6 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione lavorazione devono comunque subire un trattamento in autoclave previsto dalla Legge 508/92 e cioè essere sminuzzati in pezzi non superiori a 5 cm e sottoposti per 20 minuti ad una temperatura di 133 °C ad una pressione di 3 bar. L'estensione di questo provvedimento a tutti i materiali di origine animale destinati alla produzione di fertilizzanti, previsto da una circolare del Ministero della Sanità, renderà difficile l'approvvigionamento di alcuni materiali come la cornunghia, provenienti quasi esclusivamente da paesi asiatici, difficilmente in grado di rispondere a quei requisiti di trattamento. Molto spesso vengono impropriamente considerati fertilizzanti azotati anche: Pollina, Farina di Pesce, Farina d'ossa e Borlanda, Questa catalogazione è legata all'uso comune ma è un errore dare importanza solo alla componente azotata, non tenendo in debita considerazione anche gli altri nutrienti presenti, per ruolo svolto e quantità che in alcuni casi (Borlanda e Farina d'ossa) è decisamente significativa. I concimi azotati sono caratterizzati da diversa velocità di mineralizzazione legata alle caratteristiche del materiale di partenza ed ai trattamenti da questo subiti, che condizionano la destinazione colturale e, soprattutto, la tempistica di somministrazione. Relativamente alla velocità di cessione, anche per i fertilizzanti azotati il rapporto C/N può essere una chiave di lettura sulla rapidità di cessione dei nutrienti. Fanno eccezione la Lana ed il Cuoio che pur avendo C/N intorno a 4, non sono a rapida cessione per la complessità della molecola. Trattamenti come l'idrolisi, la torrefazione e la degelatinizzazione, aumentano la disponibilità dell'azoto contenuto. Sono tutti prodotti con scarsa presenza di materiale ligneo cellulosico e quindi non in grado di contribuire alla produzione di humus stabile pertanto il loro uso deve rientrare, come più volte detto, in un piano di fertilizzazione equilibrato, calcolato sul bilancio umico e sull'ottimizzazione della rotazione. La normativa europea sui nitrati e l'applicazione del Reg. UE 1804/99, impongono che non si devono superare i 170 Kg di Azoto per ettaro con deiezioni e concimi. Anche se è sempre utile far notare la contraddizione che il recepimento italiano di detta normativa, si limita gli apporti di Azoto organico ma non interviene su quelli di sintesi, l'agricoltore biologico deve sapere che questo limite quantitativo è discriminante, anche per il calcolo del carico animale ammesso dal 1804/99. Di seguito una breve descrizione per tipo di matrice anche se sovente, la formulazione commerciale prevede una miscela di matrici azotate. In questo caso la velocità di mineralizzazione sarà media rispetto alle caratteristiche delle matrici riportate in tabella 1 ed alla loro incidenza ponderale nel formulato. . file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (7 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione Carniccio ed epitelio animale - noti come farina di carne o carniccio che è anche la dicitura che compare in etichetta, attualmente per le questioni legate alla BSE l'unica farina di carne utilizzabile è quella proveniente dal processo di lavorazione delle pelli. Vengono sottoposti a trattamento di gelatinizzazione per migliorare la disponibilità degli elementi nutritivi contenuti. In formulazione di scaglie e polvere solubile, forniscono Azoto in tempi di rilascio medi che ne permettono sia un uso in pre semina sia un uso in copertura. Carniccio fluido in sospensione ed epitelio animale, sottoposti ad idrolisi chimica o enzimatica, sono anche la base di molti prodotti liquidi per trattamenti fogliari o in fertirrigazione. Farina di sangue - il trattamento termico più o meno spinto a cui viene sottoposto, ne determina la velocità di cessione e la solubilità in acqua ma diminuisce la disponibilità di ferro. In formulazione di polvere solubile o liquida è molto utilizzato in fertirrigazione con velocità di cessione molto vicina ad un prodotto chimico. In forma di scaglie e dopo aver subito un trattamento termico blando, perde velocità di cessione e solubilità, necessita di interramento ma mantiene elevati contenuti di Ferro. Pellami, pelli e crini - sono sottoprodotti della lavorazione del cuoio e dei pellami che vengono sottoposti a torrefazione per aumentare la disponibilità di Azoto che può avere un titolo anche superiore al 10%. L'Azoto contenuto è a lenta cessione (4/6 mesi) ma difficilmente lisciviabile, quindi i prodotti comunemente detti a base di cuoio torrefatto, vengono somministrati ed interrati sempre in pre semina o alla prima sarchiatura, per sostenere cicli produttivi particolarmente lunghi . Generalmente sono prodotti caratterizzati da una elevata presenza di Cromo trivalente dovuto ai precedenti trattamenti di conservazione, non lisciviabile perché trattenuto dal potere assorbente del terreno ma quantificabile in g/Kg. Come per ogni prodotto ma anche per queste caratteristiche ne va fatto un uso ragionato. Per il suo alto potere inquinante, invece, il Cromo esavalente non è ammissibile e deve risultare anche in etichetta come non rilevabile. Cornunghia - il materiale cheratinoso impone la torrefazione, trattamento termico prolungato per aumentarne la disponibilità di Azoto, anche in questo caso molto elevata. I prodotti a base di cornunghia torrefatta, sono a lenta cessione generalmente in miscela con altre componenti organiche, da utilizzare con largo anticipo. Lana - in agricoltura vengono utilizzati gli scarti di cardatura e lavorazione. Anche se con titoli elevati di azoto è difficilmente commercializzata tal quale per la difficoltà di spandimento e per la presenza di cheratina che rende difficile e lenta la trasformabile da parte dei microrganismi terricoli. Più convenientemente utilizzata in miscela per la produzione di organo minerali. Per le sue caratteristiche propone qualche difficoltà in fase di compostaggio per cui, dopo un periodo di grande interesse per il basso costo della materia prima, ne è diminuito significativamente l'uso da parte delle ditte produttrici di concimi. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (8 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione Letame essiccato - anche questa è inserita come matrice ammissibile nel documento di armonizzazione ma appare uno di quei prodotti difficilmente ammissibili se si rispetta il dettato della CM del 10 ottobre del 95 che richiede provenienza da allevamento su lettiera vegetale e, soprattutto compostaggio e non essiccazione del materiale. L'essiccazione dopo compostaggio è un controsenso e la stessa la presenza di paglia rende improbabile la convenienza all'essiccazione che invece è solitamente fatta sulle deiezioni degli animali allevati in gabbia. > Tab. 1 - VELOCITÀ INDICATIVA DI MINERALIZZAZIONE DELL'AZOTO DI ALCUNI FERTILIZZANTI Molto rapida: SANGUE FLUIDO IDROLIZATI PROTEICI Rapida: BORLANDA FLUIDA FARINA DI PESCE POLLINA SANGUE ESSICCATO PANELLI Medio lenta: BORLANDA FARINA DI CARNE CUOIO TORREFATTO Lenta: LANA CUOIATTOLI FARINA D'OSSA PELLICINO CORNUNGHIA TORREFATTA Lentissima: CORNUNGHIA PENNONE Rielaborazione Sol.Eco. . Concimi organici NP file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (9 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione E' la categoria prevista dalla L 748/84 in cui ricadono Pollina, Farina di pesce e farina d'ossa. I concimi organici NP contengono Azoto organico e Fosforo di origine animale o vegetale, oltre che a diversi altri elementi tra cui il Potassio, dichiarabile in etichetta solo se il prodotto è miscelato con Borlanda. Anche per questa categoria esiste la miscela di concimi organici NP la cui matrice principale è quasi sempre la pollina, a cui può essere aggiunto anche del concime organico azotato per alzare il titolo in Azoto fino al 6/8% nel qual caso il prodotto diventerà miscela di concime organico NP + N. Pollina - La Pollina è ed è stata, il fertilizzante più noto e reperibile dell'agricoltura biologica italiana. E' il concime organico più completo ed equilibrato, in nutrienti e sostanza organica apportata, sempre che la pollina venga trattata conformemente a quanto richiesto dalla normativa (pollina da lettiera vegetale e compostata). Nei prodotti in commercio il titolo in Azoto generalmente oscilla tra il 3 e il 4%, da 2,5 a 4% quello in P 2 O 5 , da 2 a 3,5 per il K 2 O e intorno al 60% la S.O. L'azoto contenuto è rilasciato in tempi rapidi, accelerati da temperatura ed ossigenazione, come per ogni altro fertilizzante organico. Le sue caratteristiche conferiscono al prodotto una certa elasticità tanto da poter essere somministrato sia in pre semina sia in copertura. Se di buona qualità, intesa come rispetto dei parametri sopra citati, materiale di partenza e preparazione, la pollina è certamente il miglior compromesso tecnico tra necessità di contributo in elementi nutritivi e sostanza organica umificabile. Farina di pesce - è detta anche guano di pesce, pur non avendo nulla a che vedere con gli escrementi di uccelli acquatici, presenti con probabilità pressochè nulla nei concimi organici in commercio per l'agricoltura, per problemi di quantità disponibili e costi. Più probabile invece la loro presenza sempre parziale in preparati per uso domestico. E' comunemente miscelata a panelli vegetali. Oltre ad Azoto, P 2 O 5 e K 2 O, intorno al 3%, vanta elevate disponibilità, nell'ordine del 5%, di Magnesio, Calcio e Zolfo. Pur con quantità di S.O. umificabile contenute, ha caratteristiche tecniche d'uso molto simili alla pollina. Farina d'ossa - è la triturazione delle ossa da cui, per i noti motivi di BSE è esclusa la colonna vertebrale e la testa, che porta ad un prodotto caratterizzato da un elevato titolo di P 2 O 5 ed ottimo rapporto Ca/P, tanto da essere per lungo tempo introvabile per l'agricoltura, perché destinato alla mangimistica. Le ossa vengono sgrassate e degelatinizzate per migliorare la disponibilità di Fosforo che è comunque superiore a quella di Fosforiti e Scorie Thomas. La degelatinizzazione aumenta la disponibilità di fosforo ma diminuisce il titolo in azoto. Per questo motivo, in commercio si trovano prodotti con titolo in azoto dal 3 ed al 5% e P 2 O 5 dal 16 al 20%. Concimi organici NK Sono costituiti da borlande quali sottoprodotti della distillazione in forma fluida e solida. Possono presentarsi in miscela con concimi organici azotati (Farina di carne e cuoio file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (10 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione torrefatto) per elevare il titolo in azoto. Attenzione perché sotto la voce "borlanda" vengono commercializzati anche molti sottoprodotti industriali, non ammissibili e pericolosi perché contenenti inquinanti . Borlanda - è il caso eclatante di quanto detto sulla scarsa considerazione dei nutrienti presenti oltre all'Azoto. Ha fosforo in percentuali trascurabili ma ha quantità di Potassio anche più del doppio dell'Azoto presente (N 3 K 6.5), tanto da doverlo considerare soprattutto un concime potassico. In forma liquida, come risulta della lavorazione di zucchero e frutta, viene offerta "chiavi in mano" ed il costo unitario, comprensivo della distribuzione in campo, è molto conveniente. Però per le quantità somministrate, il massiccio contributo in Potassio, utile per alcune produzioni, richiede almeno alternanza d'uso ed un riequilibrio, negli anni successivi e comunque calcolato nel piano di fertilizzazione. In questa forma è particolarmente rapido e funziona in copertura, in pre semina o distribuito sulle paglie per favorirne la disgregazione. Quest'ultima appare la gestione tecnicamente più valida e corretta. Quando proveniente da vinacce è un prodotto sottoposto a compostaggio, con titolo simile al precedente ma con in più un apporto significativo di sostanza organica umificabile. I tempi di rilascio dell'Azoto contenuto sono da considerarsi medi e per queste caratteristiche è un prodotto da somministrare in presemina. - Concimi minerali fosfatici - Sono principalmente farine di estrazione minerale con diversa qualità dell'elemento contenuto e presenza di metalli che caratterizzano la zona di provenienza. Per il Fosforo il prodotto più comune è la fosforite, utilizzabile tal quale solo in terreni a reazione pH tendenzialmente acida. Stessa valutazione per le scorie di defosforazione (Scorie Thomas), molto criticate per la loro provenienza industriale. Sia le Fosforiti a seconda del giacimento di provenienza, sia le Scorie Thomas, a seconda del processo di lavorazione industriale, presentano livelli qualitativi differenti e presenza di metalli pesanti. Per le fosforiti non sono ammesse quantità di Cadmio superiori a 90 mg/Kg di P 2 O 5 . L'allegato contempla anche il Fosfato allumino calcico, proveniente dalla macinazione e trattamento al calore di rocce fosfatiche, utilizzabile solo in terreni con reazione pH maggiore di 7,5 che però in Italia si trova con molta difficoltà. - Concimi minerali potassici - Oltre alla già citata Borlanda, in commercio si trova il Solfato potassico magnesiaco e, di recente ammissione nel biologico, su esplicita richiesta dell'Italia, il Solfato di Potassio di estrazione mineraria, indispensabile quando la carenza di Potassio è legata all'antagonismo con il Magnesio. Quest'ultimo, dotato di una certa solubilità, è utilizzabile anche in fertirrigazione con qualche accorgimento tecnico. Inoltre il disciplinare contempla anche i sali grezzi di potassio, come la Kainite e la Silvinite. Anche questi contengono dosi di Magnesio ma anche Cloro che non deve file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (11 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione superare il 3% perché rischioso in dosi eccessive su molte colture. - Concimi organo minerali - Per superare problemi di disponibilità legati a condizioni di pH alcalino, le ditte forniscono il prodotto in miscela con un concime organico azotato, generalmente Lana o carniccio, per aumentarne la disponibilità. Ne esce un concime organico NP con rapporto Azoto/Fosforo di 1/2,5 o 1/3 (N 4/5; P 2 O 5 12) che cerca di sfruttare, per il fosforo, l'azione solubilizzatrice della sostanza organica. In commercio anche molti organo minerali contenenti K 2 O oltre ad azoto e fosforo, per l'aggiunta di Solfato Potassico o Solfato Potassico Magnesiaco, nel qual caso in etichetta, affianco ai titoli compare un "+Mg". - Concimi contenenti altri elementi - Generalmente molti meso e micro elementi sono presenti in ammendanti e concimi con matrice organica o, come detto, quale componente aggiuntiva di un determinato minerale o come residuo di processi di lavorazione ma è possibile anche somministrarli in purezza. Per esempio Ferro e Zolfo sotto forma di solfati sono commercializzati in purezza o in miscela con letame e/o residui vegetali. Per gli oligoelementi c'è l'imbarazzo della scelta per la quantità di prodotti in commercio, quasi sempre in forma liquida o di polvere solubile. Anche perché l'allegato secondo fa riferimento ad una direttiva comunitaria che praticamente li ammette tutti. Se necessari, è opportuno evitare le miscele polivalenti, in quanto l'eventuale carenza è quasi sempre specifica e legata a carenze strutturali (es. Boro) o di immobilizzazione (es. Magnesio). E' bene sempre ricordare che se si lavora bene sulla sostanza organica, nel tempo questi problemi devono diventare marginali. - Coadiuvanti - Si entra in un terreno minato dove il rischio di comprare acqua fresca o ormoni di sintesi mascherati, è molto alta. Non c'è nutrizione diretta ma azione biostimolante, importante nei momenti di stress e come sostegno alle fasi critiche della produzione, in particolare la fioritura e l'allegagione. L'azione "biostimolante" è di difficile quantificazione ma è molto efficace e per questo oltremodo propagandata nella promozione di formulati commerciali evidenziando titoli in azoto intorno al 9%, che nei dosaggi utilizzati corrispondono a quantità praticamente insignificanti, tanto da far considerare erroneamente questi prodotti surrogati dei fertilizzanti. Oltre agli acidi umici, che per la nostra normativa non possono provenire da Leonardite, i prodotti più importanti che ricadono in questa categoria, sono gli idrolizzati proteici (IP). Sono prodotti ampiamente presenti sul mercato italiano, essendo noi i primi produttori europei per quantità e qualità, per i quali sembra esserne file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (12 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione incomprensibilmente messa in discussione l'ammissibilità dall'UE. Il sistema di produzione prevede l'idrolisi enzimatica o chimica delle materie prime che sono riconducibili sostanzialmente ai cuoiattoli ed al carniccio. La differenza delle due tecniche è la racemizzazione del radicale. In forma levogira (L) con l'idrolisi enzimatica ed in forma mista cioè L e Destrogira (D) con l'idrolisi chimica. La forma L sembra essere preferita dalle piante per assorbimento diretto senza ulteriore lavoro di metabolizzazione e per questo particolarmente indicata per via fogliare, anche se va detto che la pianta è in grado di assorbire entrambe le forme. La somministrazione per via radicale azzera le differenze in quanto solo una piccola parte, circa il 5% è assorbito direttamente dalle radici mentre il restante è prima metabolizzato dai microrganismi terricoli e poi messo a disposizione della pianta. Non tutti condividono questa impostazione anche perché in caso di buoni prodotti, in campo non si riscontrano differenze sostanziali. Proprio a tutela dei buoni prodotti, sarebbe molto utile che sull'etichetta comparisse l'amminogramma, cioè la composizione in amminoacidi per comprendere la reale potenzialità biostimolante e anti stress. Sembra per esempio che gli IP senza o con poca Prolina, sarebbero inefficaci per la funzione anti stress e di supporto all'allegagione. Inoltre è importante che sia evidenziato il grado di idrolisi determinante per il peso molecolare che a sua volta è indicativo per la specificità d'uso fogliare o radicale. Un alto grado di idrolisi produce catene corte facilmente assimilabili per via fogliare mentre l'alto peso molecolare deve passare necessariamente per il terreno. In ultimo va chiarito che l'azione ormonosimile di attivazione dei processi enzimatici fondamentali che agiscono sulla vitalità del polline, sulla moltiplicazione cellulare ecc., è relamente efficace, quindi la pianta così stimolata deve poi trovare altro sostegno per la sua attività. - Fertilizzazione e applicazione del regolamento A termine di questa carrellata sulla fertilizzazione, è utile anche una riflessione estesa al sistema di controllo. Il principio di base nella fertilizzazione, per il metodo di agricoltura biologica è, dunque, restituire almeno il quantitativo di S.O. che si è mineralizzata. Come già detto, un bilancio umico che, dopo qualche anno, chiude in negativo non è assolutamente compatibile con il metodo di agricoltura biologica. Si può affermare con assoluta certezza che l'azienda che ha un bilancio umico in perdita, non pratica il metodo di file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (13 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione agricoltura biologica anche se molti organismi di controllo, probabilmente, continueranno a certificarne le produzioni, se non rilevano non conformità rispetto all'uso di prodotti, alla presentazione della documentazione richiesta o positività alle analisi sui residui, del prodotto finale. La mancata tutela della risorsa terra, è forse la più grave non conformità di un'azienda biologica, perché non rispetta il principio tecnicamente ed eticamente più importante di questo metodo di produzione. Si ripresenta il dualismo di interpretazione tra corretta applicazione agronomica del metodo di agricoltura biologica, che porta alla valorizzazione della risorsa terra ed alla qualità delle produzioni, e applicazione delle procedure di controllo e certificazione. Neanche l'evoluzione del regolamento, viene a sostegno di questa tesi, perché sempre più incentrato su elenchi di ammissibilità, lasciando alla definizione agronomica del metodo, solo poche righe, pur significative, nell'allegato primo. Sotto la necessaria azione di vigilanza di Ministero e Regioni e, sotto la spinta degli organismi di accreditamento volontario, quali il SINCERT , le procedure di controllo si stanno sempre di più appiattendo e ingessando, sulla pedissequa applicazione della normativa UNI CEI EN 45011 . Il risultato è la produzione di volumi enormi di carte che finiscono per spaventare e infastidire l'operatore. L'efficacia dell'azione di controllo è lasciata alla serietà degli organismi di controllo che, è noto, non sono tutti uguali in campo ma tutti ormai più o meno capaci di mettere a posto le carte. Adeguando le procedure di controllo del biologico all'esclusiva ricerca di "numeri", siano essi di residui nel prodotto, di chilogrammi utilizzati o di mancate comunicazioni, si cerca di dare massima garanzia al consumatore sul non uso o meglio sull'assenza finale, della chimica di sintesi, che è certamente un'aspettativa del consumatore, trascurando però l'altro fondamentale valore aggiunto del prodotto biologico, che è la salvaguardia del territorio. Cioè quel concetto, che da solo contiene tutti i valori dell'agroecologia, a garanzia di risorse durevoli e che rende l'agricoltura biologica, strumento dello sviluppo rurale a beneficio di tutti. In questo modo si corre il serio rischio di appiattire la garanzia proposta dal biologico, solo su di un rilievo analitico del residuo, raggiungibile ugualmente da una buona applicazione della lotta guidata o integrata, piuttosto che esaltare un valore etico e culturale di un prodotto che grazie alla corretta applicazione del metodo di produzione, si fa garante della salute del consumatore e del territorio in cui è stato realizzato. Sui parametri esclusivamente numerici, scollegati dal territorio di provenienza e dal relativo impatto, i sistemi qualità adottati per esempio, da alcune catene di distribuzione file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (14 of 15)02/05/2005 10.15.19 i prodotti ammessi per la fertilizzazione a marchio della GDO o da grandi ditte promotrici di genuinità, sono sicuramente più attrezzati e non solo perché sostenuti da campagne pubblicitarie capaci di comunicare e valorizzare tutto il meglio ma anche per la possibilità di autoscegliere i parametri di cui si fanno garanti. Da qui l'urgente necessità di ricalibrare il controllo sulla corretta applicazione del metodo e far conoscere al consumatore marchi riconosciuti, legati a disciplinari con standard produttivi e valori etici in grado di garantire, tramite la certificazione la "qualità globale" che solo l'applicazione del metodo di agricoltura biologica può dare. indietro || HOME || avanti file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...P/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_10_prod_vegetale.htm (15 of 15)02/05/2005 10.15.19