Dagli scritti dei Fondatori Da “Panegirici”, riportiamo l`augurio del
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Dagli scritti dei Fondatori Da “Panegirici”, riportiamo l`augurio del
Dagli scritti dei Fondatori (A cura di Suor Flaviana Giacomelli) Da “Panegirici”, riportiamo l’augurio del Padre ai suoi parrocchiani per il primo giorno dell’anno. È questo i1 primo giorno dell'anno 1884. In questo giorno tutti si fanno degli auguri di felicità per l’anno che oggi principia. Approfitto anch’io di questa bella circostanza per augurare di cuore un anno ricolmo d'ogni copia di beni spirituali e temporali. Sì, Dio vi benedica quest'anno in tutto quello che desiderate. Vi conceda nella Sua misericordia infinita, con questo che oggi principia, altri molti anni di vita pieni di ogni felicità. Il Signore tenga per ciascuno di voi lontano le malattie, la morte improvvisa, la siccità e quanto altro. Soprattutto poi prego quest'oggi fervorosamente il Signore a tenere lontana da voi la disgrazia delle disgrazie, il peccato mortale. È detto della S. Scrittura che il peccato non fa fortuna. Vogliamo dunque godere un po' di felicità anche a questo mondo? Ecco il segreto: odio accanito al peccato mortale. Correggiamo in meglio la nostra vita. Riformiamo il nostro costume. Santifichiamo meglio la festa, e altro ancora. Così facendo, Dio, sempre fedele alle sue sante promesse, ci darà ogni bene in questa valle del pianto e ci farà poscia godere della sua bella faccia nel cielo e saremo felici in questo mondo e nell'altro. Ecco un motivo per eccitare a passar bene l'anno novello, ma ve n'ha un altro che in due parole vi dico. Sentite questa parabola, che Gesù Cristo ha raccontato. Un padrone aveva piantato un fico nel suo orto. Va un anno a vedere; dei frutti niente, va il secondo, neppure, va il terzo, lo stesso. Come va questa faccenda? Disse il padrone al fattore. Questa pianta bisogna estirparla perché ingombra il terreno. Abbiate ancora un po' di pazienza almeno quest'anno, la rincalzerò, ci metterò del letame, spero che la troverete rigogliosa e coperta di frutti. Ma tutto, miei cari, riuscì inutile e così fu estirpata dal suolo e bruciata. Applichiamo la parabola al caso nostro. Dio ci ha lasciato la vita tutto l’anno 1883 testé decorso perché avessimo a fare frutti di vita eterna, opere buone. Ma inutile, noi non abbiamo frutti di sorta, ma bensì triboli e spine. La giustizia di Dio avrebbe dovuto tagliare quest'albero e metterlo ad ardere laggiù nell'Inferno, ma disse la Misericordia Infinita di Dio: lasciamogli ancora un altro anno di vita, lasciamogli anche tutto l’anno 1884, chissà non si converta e viva. A noi la risposta. Opere buone, opere buone, se vogliamo corrispondere ai desideri del Signore, per renderci degni delle sue misericordie e salvarci, conseguire il fine per il quale siamo stati creati. Rileggiamo, sempre da“Panegirici”, un discorso sulla Sacra Famiglia, pronunciato dal Padre nel 1893, in occasione della festa di S. Giuseppe. Dopo aver descritto, a sommi capi, la situazione politica e sociale dei precedenti secoli, attinta da vari autori , prosegue: In mezzo a tante mondiali rovine non poteva restare in piedi la famiglia che è la sorgente viva della vita sociale. Ed ecco la rivoluzione gettare nel fango la splendida corona della dignità paterna col sottrarre i figli alla sua educazione; ecco i figli scuotere a loro volta il giogo soave, ecco i sacri e indissolubili vincoli che amorosamente uniscono la madre allo sposo ed ai figli, in gran parte d’Europa, barbaramente spezzati dal divorzio e la famiglia è in dissoluzione, è in rovina. Fortunatamente però sulla famiglia veglia provvido quel Dio che nell’Eden la creava ad immagine e somiglianza della sua celeste famiglia. E come nella pienezza dei tempi la restaurava dandole a modello la Sacra Famiglia di Nazaret, così ai nostri giorni pare voglia efficacemente salvarla dalle sue rovine col far rinascere, giovane di vita, la devozione verso questa medesima divina famiglia. Infatti nel 1862 si vede sorgere in Francia la pia associazione delle famiglie consacrate alla Santa Famiglia, il 5 gennaio 1870 Pio IX l’approva con un suo Breve, Leone XIII largamente la benedice, la proclama, la vuole ed in poco più di quattro lustri l’Associazione conta in Europa, nella Siria e nelle Indie orientali, più di 200.000 famiglie. A dir breve Gesù Cristo, Maria e Giuseppe sono le tre grandi stelle che nel secolo nostro debbono rischiarare e salvare dalle sue rovine la combattuta famiglia cristiana. Per la qual cosa, essendo mio desiderio dirvi stasera una parola atta ad accrescere la vostra devozione verso di questa santa Famiglia, penso additarvi in essa un modello della famiglia cristiana. In tal modo trovando noi nella famiglia alla guisa dei fortunati pastori di Betlemme Gesù, Maria, Giuseppe, troveremo il segreto di fermare il corso della sua rovina. O Santa Famiglia di Nazaret, soavemente innamorarci stasera delle tue virtù. Segue la presentazione delle singole persone della S. Famiglia, nell’ultima parte don Nascimbeni conclude: Ebbene che fare? Padri, il vostro impareggiabile modello è lo stesso padre putativo di Cristo il più grande rappresentante della divina autorità sulla terra, l’uomo di tutte le virtù, S. Giuseppe. Madri, il vostro modello singolare è la piena di grazie, la Madre stessa di Gesù, il paradiso di Dio in terra, Maria. Figliuoli, il caro vostro modello è lo stesso figliolo di Dio fatto uomo che a Giuseppe e a Maria obbedisce, e a Giuseppe e a Maria di cocentissimo amore predilige. Ed oh, innanzi a così nobili e perfetti modelli chi mai sdegnerà di dire in un dolce trasporto d’amore: o Gesù, o Giuseppe, o Maria, voi siete nel viaggio di questo mondo le tre fulgide stelle della cristiana famiglia. Sin da 1834 la bell’anima di Silvio Pellico presentiva questo potente bisogno che le famiglie cristiane si consacrassero alla Sacra Famiglia di Nazaret e scrivendo a sua sorella Giuseppina per festeggiarne l’onomastico diceva: Tutte le famiglie e società cristiane debbono procurare di somigliare questa S. Famiglia. Pensiamoci spesso ed imitiamola il meglio che per noi sia possibile. Sì, mio caro S. Giuseppe, questo è ciò che io voglio fare e che la mia diletta Giuseppina vuol far praticare. E il 25 aprile 1881 l’Eminentissimo Cardinale Alimonda, di troppo cara memoria, scriveva: La combattuta famiglia umana si metta sotto l’ispirazione e la tutela della Famiglia celeste; Gesù, Maria, Giuseppe, siano le tre grandi stelle che la rischiarino nel viaggio di questo mondo. Ed oh! in quel dì avventurato, o fratelli, quando tutte le famiglie cristiane saranno consacrate alla S. Famiglia. Ed oh! mille e mille volte beate le famiglie di questa parrocchia entro le cui case pende dalla parete la cara immagine della S. Famiglia. Beati mille e mille volte quei genitori e quei figli che in contemplarla con amore impareranno ad imitarne i luminosissimi esempi di virtù domestiche e sociali. Le loro famiglie somiglieranno a quella descritta dal reale Profeta, quando sulla sua arpa ispirata cantava: Beato l’uomo che teme il Signore, che cammina sulle sue vie. Egli sarà beato ed ogni cosa gli andrà bene. Fratelli con tali elette benedizioni che la Celeste Famiglia farà copiosamente scendere sulla famiglia cristiana, questa sarà sicuramente salvata dalle sue morali rovine, e con la famiglia sarà salvata l’umana società tutta. Sì, o Gesù, o Giuseppe, o Maria, vegliate amorosamente e sempre dal cielo su tutte le famiglie di questa mia parrocchia, tanto ai giorni nostri dal nemico del genere umano sciaguratamente insidiata. O Gesù, o Maria, o Giuseppe stendete sopra tutte le famiglie cristiane di questa mia parrocchia il potente vostro patrocinio e tenete lungi da ciascuna di esse tutto ciò che può offuscare la luce della sua santità. O Gesù, o Maria, o Giuseppe entrate in tutte la case di questa mia cara parrocchia, ponete in mezzo a ciascuna di esse l’amoroso vostro trono e regnate in ciascuna da monarchi assoluti, arricchitele di ogni benedizione affinché un giorno ciascuna di esse venga da Voi annoverata nell’eterna famiglia dei santi nel cielo. Così sia.