27 novembre 2016 – i domenica di avvento

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27 novembre 2016 – i domenica di avvento
TENETEVI PRONTI
I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A – MATTEO 24,37-44
37. Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Iniziamo un nuovo anno liturgico - ciclo A – Vangelo festivo: Matteo. È la prima Domenica di
Avvento, termine latino che significa “venuta”, farsi vicino. Il brano è tratto dal capitolo 24 di
Matteo ed è un discorso escatologico, ambientato al tempio di Gerusalemme.
In questo brano Matteo usa un linguaggio apocalittico per descrivere il ritorno di Cristo. Richiama
verbi di movimento: avvicinarsi, camminare verso una meta, farsi prossimo a Dio, agli altri, a se
stessi nella profondità del proprio intimo. È un tempo forte in cui siamo chiamati a percorrere strade
per approfondire relazioni.
Matteo cerca di incoraggiare i suoi fratelli di fede che sono delusi e scoraggiati perché subiscono
persecuzioni e ostilità e non vedono avverarsi il trionfo politico che si aspettavano da Gesù.
L’evangelista invita alla perseveranza in quanto solo nella prova si manifesta la forza e il coraggio
di un discepolo autentico.
Al versetto 37 rimanda alla vicenda di Noè riferita al giudizio universale e richiama il termine
Figlio dell’uomo, utilizzato nel libro di Daniele. Identifica un personaggio misterioso che supera la
condizione umana e che riceve da Dio il regno escatologico. Gesù stesso davanti al Sinedrio parlerà
di sé con lo stesso appellativo: Figlio dell’uomo.
38. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie
e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca,
Coloro che vivevano ai tempi di Noè non avevano prospettive future e si fermavano solo alla realtà
quotidiana. La loro superficialità e noncuranza impedì loro di cogliere l’arrivo del diluvio che li
fece perire annegati. La normalità della vita quotidiana non ci deve distogliere dalla meta a cui
dobbiamo tendere, dall’originalità della nostra chiamata ad essere quello che già siamo: figli di Dio.
In questo tempo di Avvento dobbiamo accentuare l’attenzione verso i segni di amore che Dio ci dà,
verso i bisogni di chi ci vive accanto. Questa è la differenza fra chi è pronto alla chiamata di Dio e
chi continua imperterrito ad occuparsi soltanto delle cose della terra.
Apriamoci allo straordinario della venuta di Dio nella quotidianità dello scorrere dei nostri giorni, al
di là e al di sopra di ogni affanno, preoccupazione, tristezza, dolore. Espandiamo il nostro cuore
perché scopra l’inspiegabile, si sazi dell’invisibile, si nutra di eterno.
39. e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del
Figlio dell'uomo.
Nel libro della Genesi (Gn 6,6-7) si parla del diluvio universale come punizione. Associando il
diluvio al ritorno del Signore, i termini sono paurosi e destano sconforto.
40. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41. Due donne
macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
Il giudizio del Signore è diverso su ciascuna persona, anche se apparentemente è uguale la loro
occupazione quotidiana. Alla resa dei conti saremo esaminati sull’interiorità con cui agiamo nella
vita. L’esempio delle due donne che stanno macinando alla mola non è da prendere
matematicamente come se ci fosse una percentuale stabilita in modo categorico (metà si salva e
metà perisce nel disastro). Il significato sotteso indica che la salvezza non dipende dalla posizione
sociale, dalla professione o dal sesso, ma dalla rettitudine di intenzione con cui operiamo.
42. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Gesù esorta alla vigilanza, cioè allo stare pronti a qualsiasi evenienza, con presenza di spirito, con
chiaroveggenza, come una sentinella che scruta l’orizzonte per scorgere il pericolo. Per far questo
occorre eliminare la stanchezza, la noia, la superficialità, l’abbandonarsi ai divertimenti e ai piaceri
mondani più sfrenati. È sottinteso il richiamo alla sobrietà, alla rettitudine e alla semplicità di vita.
Siamo chiamati ad attendere la venuta del Salvatore che viene quando meno ce l’aspettiamo.
Attendere come facevano i soldati romani i “desiderantes” che vegliavano sotto le stelle in attesa
dei compagni che non erano ancora rientrati all’accampamento dopo la battaglia.
Dobbiamo attendere come segno di amore, di interesse, di desiderio, di volontà di essere presente
per dimostrare tutta l’importanza che l’altro ha per noi.
43. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro,
veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Era consuetudine in Palestina suddividere la notte in quattro parti, chiamate veglie: la prima “sera”
(dalle 18:00 alle 21:00), la seconda “mezzanotte” (dalle 21:00 alle 24:00), la terza “canto del gallo”
(dalle 24:00 alle 3:00), la quarta “mattino” (dalle 3:00 alle 6:00).
Il padrone di casa deve vigilare per evitare di essere sorpreso dal ladro. Il termine scassinare
significa in ebraico più propriamente “traforare” e rende l’idea del penetrare indebitamente in una
casa costruita con paglia o con fango, oppure scavando sotto il muro.
Attendiamo con amore il nostro Dio che viene “come un ladro”: è una metafora strana, ma indica il
momento più imprevisto ed improvviso. Diversamente da un ladro, Dio non viene a portarci via
qualcosa, ma viene a darci tutto. Più siamo vuoti più Lui ci riempie di pace e di amore perché
possiamo donarli agli altri.
44. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Il tenersi pronti è l’unica soluzione per non incappare nel giudizio e non essere condannati, come
avverrà Israele, per non aver ascoltato Dio e i suoi richiami. Il credente deve comportarsi in modo
irreprensibile, vivere alla presenza di Dio per superare il giudizio finale ed entrare nel Regno nella
gloria. È bello pensare che non solo siamo noi ad attendere la venuta di Dio, ma è anche Dio che
attende il nostro ritorno, che vuole riabbracciarci e condividere la nostra vita.
Chiediamo al Padre misericordioso di risvegliare in noi uno spirito vigilante per camminare con
gioia sulle vie della vera libertà, in risposta al suo amore, fino a contemplarlo nell’eterna gloria.
Suor Emanuela Biasiolo