Autore: Barbara Scanzani Titolo tesi: “Riforma della Chiesa e

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Autore: Barbara Scanzani Titolo tesi: “Riforma della Chiesa e
Autore: Barbara Scanzani
Titolo tesi: “Riforma della Chiesa e rinnovamento religioso a
Roma tra fine Settecento e primo Ottocento”
Relatore: prof. Guido Verucci
Contenuto: La tesi di dottorato ha come oggetto precipuo lo studio degli
aspetti religiosi ed ecclesiastici della Repubblica romana (15 febbraio
1798-29 settembre 1799), in particolare ha studiato specificatamente le
aspirazioni e le richieste di riforma ecclesiastica emerse in quel periodo
storico
per
realizzare
un
rinnovamento
della
vita
religiosa,
dell’atteggiamento del clero e dei parroci, dei vari ordini religiosi, della
politica religiosa ed ecclesiastica del governo repubblicano. La
sottoscritta ha analizzato, dunque, la prima frattura del sistema religioso
e politico dell’ancien régime a Roma, i suoi caratteri, novità, capacità
d’incidenza che costituiscono i primi tentativi di sperimentare modi
nuovi di presenza della Chiesa e della fede cristiana nella nuova realtà
sociale e politica. Ha delineato la complessità e la molteplicità di
orientamenti e posizioni assunti da individui e gruppi nell’ambito
rivoluzionario e ha analizzato, inoltre, le strategie elaborate dalla Chiesa
cattolica nei confronti della fase iniziale del processo di secolarizzazione
della società e di laicizzazione delle istituzioni.
Tale lavoro ricostruisce complessivamente, attraverso quattro
capitoli, questi argomenti, utilizzando un’ampia e aggiornata bibliografia
e apportando, soprattutto, una nuova e considerevole documentazione,
che chiarisce e arricchisce la conoscenza dei temi trattati.
Nello specifico, la ricerca, partendo dalla tradizionale bibliografia
sull’argomento (R. De Felice, V. E. Giuntella), ha tenuto conto delle
nuove vie di ricerca aperte da studiosi come D. Menozzi, M. Caffiero, L.
Fiorani, M. Formica, D. Rocciolo, D. Armando e si è, particolarmente,
avvalsa dei giornali (“Annali Ecclesiastici”, “Effemeridi letterarie di
Roma”, “Antologia romana”, “Annali di Roma”, “Il Banditore della
verità”, “Monitore di Roma”), della pubblicistica del tempo e della
consultazione di numerosi fondi archivistici, ricchi di fonti inedite o poco
studiate, conservati presso biblioteche ed archivi romani (Biblioteca di
Storia moderna e contemporanea, Biblioteca Nazionale centrale di Roma,
Biblioteca Vallicelliana, Archivio di Stato di Roma) e pontifici
(Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Segreto Vaticano, Archivio
degli Affari Ecclesiastici Straordinari, Archivio Storico del Vicariato di
Roma).
Nella fattispecie, nei primi due capitoli si è svolta una puntuale
analisi della vita religiosa durante l’esperienza repubblicana, che è un
osservatorio privilegiato per comprendere gli effetti e l’incidenza della
rivoluzione a Roma, principalmente si è sottolineato lo stretto nesso
esistente tra dimensione religiosa e dimensione politica.
Nel terzo capitolo si è verificato il grado di assimilazione del
nuovo ordine, le continuità e le rotture avvenute nella società, la
variegata gamma di atteggiamenti assunti dagli ecclesiastici e dagli
ordini religiosi nei confronti delle strategie governative e si è cercato di
chiarire l’ambiguo rapporto tra religione e modernità. A grandi linee si
sono divisi approssimativamente gli ecclesiastici in due gruppi: coloro
che rimasero fedeli alla linea ufficiale della Chiesa e mostrarono un
atteggiamento ostile nei confronti della Repubblica e coloro che
aderirono alla Repubblica. Questi due gruppi sono, in realtà, molto
articolati al loro interno. Nell’ambito del secondo gruppo possono essere
compresi coloro che ricoprirono cariche pubbliche, per esempio Della
Valle, Gagliuffi, Petrini, Moroni; coloro che pubblicarono opuscoli o
discorsi filo repubblicani come Fischler, Pollani, Goani, Lozano; infine
coloro che si secolarizzarono. In particolare, in questo capitolo è stato
studiato un aspetto interessante e innovativo: il fenomeno delle
secolarizzazioni maschili nel biennio repubblicano. L’analisi dei rescritti
di secolarizzazione conservati nell’Archivio Storico del Vicariato di
Roma ha permesso di mostrare la ricaduta numerica del fenomeno nella
città, di individuare il frangente rivoluzionario nel quale avvenne la
presentazione delle istanze al Delegato Apostolico e alla S. Penitenzieria
Apostolica, di suddividere i religiosi secondo la loro provenienza
geografica, il loro ordine d’appartenenza e le motivazioni addotte per
giustificare la loro richiesta e, inoltre, ha consentito per alcuni di
ricostruire le loro vicende personali successive. Il fenomeno delle
secolarizzazioni a Roma nel biennio repubblicano è quantitativamente
rilevante, ma esso va analizzato caso per caso. Infatti, gli 82 decreti di
secolarizzazione conservati nei fondi archivistici dell’Archivio del
Vicariato presentano motivazioni differenti. Alcuni religiosi chiedono la
secolarizzazione perché “forzati alla vocazione”, altri perché costretti
dalle misure di soppressione dei rispettivi conventi, altri ancora, invece,
chiedono di essere ammessi nel clero secolare. L’analisi di tali
motivazioni dimostra quanto forte fosse ancora, in alcuni casi, il
desiderio di restare nell’ambito della vita ecclesiastica. Per illustrare e
chiarire ulteriormente la questione, alla fine del capitolo sono acclusi
istogrammi e grafici a torta, suddivisi in ordine cronologico.
Nel quarto capitolo si è analizzato il comportamento di vari ordini
religiosi, nei confronti della Repubblica romana. Le osservazioni
riportate sono strettamente connesse con le vicende storiche dei vari
ordini e con la puntuale analisi dei numerosi provvedimenti di
soppressione avvenuti negli anni precedenti. Si sono sottolineati
specialmente i vari conflitti all’interno dei gruppi religiosi e un chiaro
esempio è fornito dal comportamento di alcuni membri dell’ordine degli
Agostiniani Scalzi del convento di Gesù e Maria al Corso. È stato
riportato, tra gli altri, un documento inedito, datato 1798, in cui un
religioso, a nome anche di alcuni suoi compagni, formula delle precise
richieste alle autorità civili, per esempio: l’abolizione dei titoli
reverenziali e la possibilità di ottenere “voce attiva e passiva nelle
Convocazioni Capitolari”. Tale vicenda è stata inserita nell’ambito delle
vivaci polemiche che percorrevano il gruppo degli Agostiniani Scalzi al
suo interno, alla fine del Settecento. A causa delle leggi restrittive
emanate da alcuni stati italiani, nel 1794 l’ordine era diviso e privo di un
potere centrale effettivo. Inoltre, lo stesso convento romano si era, in
precedenza, segnalato per “l’inosservanza delle leggi” e per un acceso
dibattito fra i religiosi stessi. In conclusione del capitolo, si accenna
brevemente
all’esistenza
di
alcune
ritrattazioni
e
richieste
di
riammissione da parte di membri del clero nel primo Ottocento.
Da questa tesi, nel complesso, si evince una quadro più ampio
degli studi precedenti, sull’impatto della nuova situazione politica
creatasi a Roma nel 1798-1799 e un’indagine delle minoritarie istanze di
riforma religiosa, destinate ad essere sconfitte all’inizio del XIX secolo,
ma di cui alcune tracce sopravvivono nella Chiesa cattolica ottocentesca.