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V O L. 66 . N. 5 . P A G. 497- 512 . OTTOBRE 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti: ruolo dei biofilm e delle persister cells. Dalla fisiopatologia a nuove strategie terapeutiche MINERVA GINECOL 2014;66:497-512 Cistiti e vaginiti recidivanti: ruolo dei biofilm e delle persister cells. Dalla fisiopatologia a nuove strategie terapeutiche A. GRAZIOTTIN 1, P. P. ZANELLO 2, G. D’ERRICO 3 RECURRENT CYSTITIS AND VAGINITIS: ROLE OF BIOFILMS AND PERSISTER CELLS. FROM PATHOPHYSIOLOGY TO NEW THERAPEUTIC STRATEGIES Recurrent vaginitis and cystitis are a daily challenge for the woman and the physician. The recurrence worsens the symptoms’ severity, increases comorbidities, both pelvic (provoked vestibulodynia, bladder pain syndrome, levator ani hyperactivity, introital dyspareunia, obstructive constipation, chronic pelvic pain) and cerebral (neuroinflammation and depression), increases health costs, worsens the quality of life. Antibiotics increase the risk of bacterial resistences and devastate the ecosystems: intestinal, vaginal and mucocutaneous. Pathogenic biofilms are the (still) neglected etiology of recurrences. Biofilms are structured communities of bacteria and yeasts, protected by a self-produced polymeric matrix adherent to a living or inert structures, such as medical devices. Biofims can be intra or extracellular. Pathogens live in a resting state in the deep biofilm layers as “persister cells”, resistant to antibiotics and host defences and ready to re-attack the host. The paper updates the evidence on biofilms and introduces new non-antibiotic strategies of preventing and modulating recurrent vaginitis and cystitis. Key words: Cystitis - Vaginitis - Pelvis. V aginiti e cistiti recidivanti costituiscono un problema di salute pesante per la donna e la coppia. Costituiscono rispettivaAutore di contatto: P. P. Zanello, via Volturno 39, 43126 Parma, Italia. E-mail: [email protected] Vol. 66 - No. 5 1Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica Ospedale San Raffaele Resnati, Milano, Italia 2Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali, Unità di Microbiologia e Virologia Università degli Studi di Parma, Parma, Italia 3Divisione di Ostetricia e Ginecologia Ospedale Civile Di Vigevano, Pavia, Italia mente fino al 30% della richiesta di consultazione ginecologica e di urologia femminile 1, 2. Sono fonte di grande frustrazione per la donna che, non trovando risposte cliniche efficaci, si orienta per l’autoterapia. Il 25% della spesa terapeutica in ginecologia è investito in lavande vaginali e farmaci da banco proprio per la cura dell’igiene intima e delle vaginiti. La recidività causa frustrazione anche per il medico, la cui competenza terapeutica sembra essere tenuta in scacco da patologie a torto considerate banali. La recidività di vaginiti e cistiti è, invece, causa non solo di esacerbazione dei sintomi specifici, ma anche di crescenti e costose comorbilità 3-5 (Tabella I), costose in modo quantizzabile per la donna e la sanità pubblica, in termini di spese sanitarie, consulenze mediche, esami e farmaci. Costose su dimensioni meno traducibili in denaro, ma non per questo meno pesanti e significative, in termine di danno alla salute e alla vita personale e di coppia. L’escalation di aggressività sul fronte degli antibiotici è MINERVA GINECOLOGICA 497 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti Tabella I. — Cistiti ricorrenti, vestibulodinia provocata, dispareunia: l’evidenza sul peso delle comorbilità –– La vestibulodinia provocata (VP) acquisita, associata a dispareunia introitale, è presente nel 60% delle donne con cistiti ricorrenti/UTIs –– Le donne con VP/dispareunia hanno: –– una più alta prevalenza di cistiti/ UTIs (OR 4,54; P=0,03) –– cistiti/UTIs più frequentemente causate da Escherichia coli UPEC, rispetto a quelle senza VP/dispareunia –– sei o più episodi di cistiti/UTIs nei precedent 12 mesi (OR: 2,8; P=0,01) –– tre o più cicli di antibiotici nello stesso periodo di osservazione (OR: 2,1; P=0,04) –– le terapie antibiotiche per UTIs sono emerse come fattore predittivo indipendente di VP/dispareunia (perché selezionano Candide molto aggressive e iper-risposte immunoallergiche agli antigeni della Candida) –– punteggi più bassi nel Female Sexual Function Index (OR 3,1, con P≤0,01 in tutti i domini), e quindi una peggiore funzione sessuale rispetto alle donne che non hanno VP/dispareunia Tratto da: Salonia et al., 2013 4 fallimentare, con dati inquietanti sul vertiginoso crescere delle resistenze batteriche in urologia 6 e ginecologia 7. È quindi necessario un approccio innovativo, e tra le opzioni perseguibili, una delle più promettenti riguarda lo studio dei biofilm in ginecologia e urologia. Obiettivi del lavoro sono: 1) approfondire questo nuovo scenario fisiopatologico con una prospettiva clinica; 2) proporre un’alternativa terapeutica alla terapia antibiotica e alla antibiotico-profilassi nelle infezioni uro-ginecologiche ricorrenti 8. Studi preliminari suggeriscono, infatti, che conoscenza e intervento sui biofilm possano essere una via più valida ed efficace, rispetto all’antibiotico-terapia, dimostratasi perdente nel lungo termine 6. Vaginiti, cistiti e comorbilità Perché è importante prevenire la recidività? Sostanzialmente perché è molto impegnativa e costosa dal punto di vista non solo economico ma soprattutto della salute. Le comorbilità attivate dalla recidività sono gravi, complesse e richiedono un attento sguardo clinico, specie da parte del ginecologo che ha gli strumenti fisiopatologici e le conoscenze terapeutiche per affrontarle in modo efficace. Esse coinvolgono: 1. la vescica, contribuendo alla sindrome della vescica dolorosa (Bladder Pain Syndrome, BPS) che, negletta, può evolvere fino alla temibile cistite interstiziale 9-11; 2. la vagina, con progressiva devastazione degli ecosistemi anche per l’esito iatro- 498 geno di interventi farmacologici crescentemente aggressivi che selezionano resistenze batteriche e fungine sempre più agguerrite; 3. il vestibolo vaginale, con un quadro flogistico che evolve verso il dolore cronico e neuropatico, contribuendo alla vestibulodinìa provocata, prima descritta come “sindrome della vestibolite vulvare” (VVS) 4, 12-14; 4. il muscolo elevatore dell’ano, progressivamente “iperattivo”, contratto, fino a diventare dolente “mialgico” e molto dolente 15-17; 5. la funzione sessuale: la contrazione del muscolo elevatore, che può essere primaria o secondaria al dolore vestibolare e/o vescicale, restringe l’entrata vaginale e contribuisce ad un sintomo sessuale principe in questo scenario, ossia il dolore ai rapporti “dispareunia introitale” 18, 19; 6. la funzione evacuativa: la contrazione difensiva del muscolo elevatore contribuisce in modo determinante alla stipsi ostruttiva 20, 21. Essa causa a sua volta infiammazione della parete rettale, perdita della funzione di barriera e Leaky Gut Syndrome, sindrome dell’intestino che perde con passaggio di germi dal retto al sangue e ai vasi linfatici e di qui a vagina e vescica 22, 23; 7. la depressione: flogosi vaginali e vescicali recidivanti aumentano la produzione di citochine infiammatorie che non solo concorrono al dolore locale ma arrivano al cervello, causando neuro infiammazione 5. È questa la base biologica della depressione spesso associata alla recidività, accanto alle altre cause di ordine psichico e relazionale. Il carico biologico ed emotivo della recidività, in termini di salute fisica, psicosessuale MINERVA GINECOLOGICA October 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti GRAZIOTTIN Figura 1. — Immagine al microscopio a scansione di biofilm extracellulare polimicrobico su supporto siliconico. Esempio di biofilm costituito da comunità strutturate di cellule batteriche e fungine di specie diverse adese ad una superficie inerte 29. (da Leonhard M. et al., 2013 con autorizzazione). e relazionale, giustifica quindi una rinnovata attenzione a queste patologie, focalizzata allo studio del terreno biologico in cui si sviluppano le flogosi e che contiene le chiavi fisiopatologiche della recidività. Biofilm I biofilm rappresentano comunità strutturate di cellule batteriche spesso di specie diverse 24-26, anche di natura fungina 27, 28, racchiuse in una matrice polimerica autoprodotta ed adesa ad una superficie inerte o vivente (Figura 1) 29. Nell’ambiente vaginale, in condizioni fisiologiche e in età fertile, il 90% della flora microbica abitualmente presente in simbiosi mutualistica con l’ospite è rappresentato da lattobacilli che possono organizzarsi in biofilm fisiologici e rappresentare l’aspetto caratterizzante sano dell’ecosistema vaginale, mentre il restante 10% è costituito da batteri saprofiti 30-32. Nello squilibrio di questa flora microbica residente si collocano le infezioni ricorrenti uro-ginecologiche che Vol. 66 - No. 5 costituiscono un serio problema medico, in quanto, attualmente, non esistono terapie efficaci 33. La dimostrazione che tutte le infezioni uro-ginecologiche sono sostenute da biofilm patogeni (Tabella II) 24, 32, 34-36 spiegherebbe l’assente o incompleta risposta ai farmaci e l’alta presenza di forme morbose recidivanti uro-ginecologiche antibiotico resistenti, insensibili agli effettori della rispoTabella II. — Biofilm in ginecologia-ostetricia e principali patologie correlate. –– Vaginosi batterica –– Vaginite aerobica –– Vaginite da candida –– Vaginite da trichomonas –– Infezioni urogenitali: cerviciti, endometriti, salpingiti, PID –– Infezioni ostetriche: amniotiti –– Dispositivi endouterini –– Anelli contraccettivi –– Impianti contraccettivi –– Pessari Tratto da Donders GG, 2002; Falagas ME, 2007; Tenke P, 2012, Atassi, 2010; Donelli G., 2010 24, 32, 34-36. MINERVA GINECOLOGICA 499 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti sta immune 37 e tendenti alla cronicizzazione 28, 38-42. I biofilm patogeni presentano due localizzazioni principali: extra- e intracellulari. Localizzazioni extracellulari I biofilm in vagina sono soprattutto extracellulari, cioè posti alla superficie delle cellule che rivestono la parete della vagina e aggettano quindi verso la cavità, così come i biofilm che rivestono la cute vulvare, che aderiscono da un lato ai cheratinociti cutanei, e si sviluppano poi verso l’esterno. La struttura dei biofilm extracellulari è costituita da una matrice esopolisaccaridica nella quale sono scavati minuscoli canali d’acqua che si anastomizzano fra loro, formando una sorta di sistema circolatorio primitivo. Essi possono organizzarsi sulla superficie di differenti mucose o di supporti inerti, quali i dispositivi medici 26. In ginecologia, sono di particolare interesse i biofilm che compaiono sulla superficie di dispositivi medici, quali anello contraccettivo vaginale, pessari, dispositivi intrauterini, impianti sottocutanei, cateteri. I biofilm, sia a sviluppo sopramucoso, sia su supporto inerte, stanno assumendo un’importanza rilevante in molte infezioni croniche e da impianti biomedici, a carattere recidivante. Infatti, l’involucro polisaccaridico, secreto dai microrganismi patogeni, agisce come un sistema di protezione (simile ai reticolati per le trincee di guerra) che si oppone alla penetrazione dei farmaci e agli effettori della risposta immunitaria. Grazie a questa protezione, i microrganismi presenti nel biofilm assumono uno stato di bassa attività metabolica, mostrano un’aumentata resistenza alle difese immunitarie dell’ospite e alla terapia antibiotica, sia perché meccanicamente più protetti e quindi meno raggiungibili dagli stessi, sia perché la limitatissima attività metabolica, simile ad una sorta di quiescenza, relativa e reversibile, li rende meno vulnerabili anche ai princìpi attivi che li riuscissero a raggiungere28. Nella parte più profonda del biofilm è presente una sottopopolazione di cellule batteriche quiescenti (0,1-1%) denominate persister cells, completamente resistenti agli 500 antibiotici e alle difese immunitarie, pronte a ripristinare la carica batterica preesistente una volta completata la terapia antibiotica. A differenza delle cellule batteriche resistenti che crescono e si moltiplicano in presenza di antibiotici, le persisters non crescono in presenza di antibiotici. In questo caso la resistenza agli antibiotici non è genotipica cioè portata da plasmidi, troposomi o legata ad eventi mutazionali, ma dovuta alla strategia di queste cellule dormienti differenziatesi in uno stato fenotipico protetto. La presenza di persister cells nei biofilm batterici e fungini ci spiega la difficoltà nel trattamento delle infezioni biofilm correlate 43. Negli strati profondi dei biofilm extracellulari, verso quindi la mucosa o la superficie inerte, si verifica un altro fenomeno di grande importanza: un’elevata frequenza di coniugazione tra i batteri che promuove lo scambio di plasmidi, ossia di codice genetico a DNA (Appendice 1). Alcuni plasmidi, infatti, possono contenere geni che inducono fenotipi batterici con resistenza multipla agli antibiotici, o codificare per proteine che interagendo con le molecole antibiotiche ne neutralizzano l’attività 37, 44-47. I plasmidi costituiscono una riserva complessa e mobilissima, estremamente dinamica, di strategie di aggressione, virulenza e resistenza di eccezionale duttilità. Il biofilm è un’entità dinamica, con un gradiente di attività progressivamente più vivace a partire dalla superficie (che aggetta verso la cavità) fino ad arrivare verso la base del biofilm (verso la mucosa), a più bassa attività metabolica e può essere presente in organi come la vagina, il cavo orale o l’intestino 48. In questi distretti, e in prossimità dei biofilm, troviamo cellule batteriche in moltiplicazione, pronte al distacco e a colonizzare altri siti più distanti: il cosiddetto “biofilm maturo”. In tal caso, singoli batteri multiresistenti e aggregati microbici che si distaccano in modo continuo da un biofilm maturo, sia esso monospecie, che multispecie, fungono da inoculo persistente promuovendo nell’organismo nuovi siti di colonizzazione e dando luogo alle cosiddette infezioni polimicrobiche, antibiotico-resistenti a crescita sessile, tendenti alla cronicizzazione, che spiegano MINERVA GINECOLOGICA October 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti GRAZIOTTIN poi recidività e comorbilità, per esempio tra cistiti recidivanti e vestibolite vulvare con vestibulodinìa provocata 4. Nonostante le difficoltà nell’eradicazione di batteri patogeni persistenti a livello dell’apparato uro-genitale, esiste ancora una limitata consapevolezza a livello clinico dell’importanza dei biofilm batterici e fungini nei processi infettivi e della più elevata farmaco-resistenza ad essi associata 42. Localizzazioni intracellulari I biofilm patogeni tipici della vescica sono caratterizzati da un ceppo di Escherichia coli uro patogeno (Uro Pathogenic Escherichia coli, UPEC), responsabile del 75-85% delle cistiti recidivanti e della formazione del biofilm intracellulare. In particolare, i ceppi di Escherichia coli che possiedono l’antigene K si tolgono il capside, entrano nelle cellule dell’urotelio dove formano le cosiddette “comunità batteriche intracellulari” 49-53 (Intracellular Bacterial Communities, IBCs, Figura 2) 54. I batteri intracellulari si organizzano in biofilm racchiusi in una ricca matrice polisaccaridica, circondata da un guscio protettivo di uroplachina in prossimità della superficie, dove creano rigonfiamenti simili a baccelli 38. I biofilm intracellulari costituiscono ancora una volta una riserva di germi poco attaccabile dagli antibiotici e dalle difese immunitarie. Essi causano infiammazione cronica della parete vescicale fino a causare una “sindrome della vescica dolorosa” che può evolvere fino alla “cistite interstiziale” 55. Il periodo di tempo che intercorre dalla colonizzazione da parte di cellule batteriche di E. coli UPEC dell’urotelio vescicale fino alla cistite interstiziale conclamata può richiedere fino a 5-7 anni, durante i quali si assiste ad una persistente Figura 2. — Biofilm endogeni: le comunità batteriche intracellulari. Cellule batteriche di Escherichia coli uropatogeno, principali responsabili del 75-85% delle cistiti recidivanti, possono formare biofilm intracellulari e costituire le “comunità batteriche intracellulari” a localizzazione anatomica prevalentemente vescicale 54 (tratto da Rosen et al., 2007, con autorizzazione). Vol. 66 - No. 5 MINERVA GINECOLOGICA 501 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti infiammazione negletta nelle sue caratteristiche fisiopatologiche principali 56. Implicazioni cliniche Secondo il Center for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, GE, fino all’80% delle infezioni batteriche che colpiscono gli esseri umani nei paesi occidentali è causato da biofilm polimicrobici. Pertanto, le infezioni ricorrenti uro-ginecologiche non devono più essere considerate come infezioni sostenute da un singolo ceppo patogeno ma come una sindrome polimicrobica a crescita sessile caratterizzata da un significativo aumento della carica batterica aerobica, anaerobica e fungina con eventualmente un ceppo patogeno dominante 57. In particolare, Escherichia coli, frequentemente presente nelle infezioni uro-ginecologiche, forma un biofilm vescicale e vaginale che può contenere batteri quiescenti intracellulari di riserva: le persister cells. Esse costituiscono circa l’1% degli elementi batterici, sono completamente resistenti agli antibiotici e al sistema immunitario, caratteristiche cruciali responsabili del fallimento delle terapie antibiotiche nelle infezioni recidivanti. Completata la terapia antibiotica o antifungina, infatti, le persister cells prontamente si riattivano ripristinando la carica batterica o fungina pre-esistente causando una ricaduta dell’infezione 37. Il trattamento antibiotico infatti, può essere risolutivo sui batteri in fase planctonica, responsabili delle riacutizzazioni infettive rilasciate dal biofilm, ma non è in grado di eliminare la comunità batterica sessile contenuta nello stesso. Inoltre, in entrambe le situazioni patologiche della vescica e della vagina, gli antigeni rilasciati dalle cellule sessili stimolano la produzione di anticorpi che non riuscendo nella corretta opsonizzazione immune dei batteri all’interno del biofilm, determinano un danno da immunocomplessi nel tessuto circostante, contribuendo a cronicizzare l’infiammazione tissutale e il dolore che ne consegue anche in presenza di un’eccellente risposta immunitaria cellulare e umorale 55, 58, 59. Infine, anche la saltua- 502 ria esfoliazione di batteri e cellule vescicali dalla superficie del biofilm maturo contribuisce a rendere tali infezioni croniche e ricorrenti 37, 53. Il biofilm è il laboratorio vivente nel quale i plasmidi dei microrganismi patogeni sperimentano la più ampia variabilità di ricombinazioni fino all’emergere di “killer” biologici antibiotico resistenti che si staccano dal biofilm maturo per colonizzare altre sedi locali fino all’invasione sistemica (Appendice 1). Fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento della recidività Fattori predisponenti I fattori predisponenti includono: —— copresenza di Escherichia coli uropatogeno (UPEC) in vagina e vescica. Tutte le donne affette da cistiti e vaginiti recidivanti hanno una colonizzazione vaginale da Escherichia coli UPE presente anche durante periodi asintomatici. Lo studio della composizione degli ecosistemi mostra un rapporto invertito tra numero di coliformi e di lattobacilli 67. Inoltre, la presenza di una vaginite aerobica, o almeno la presenza di un biofilm polimicrobico 68 vaginale comprendente Escherichia coli, è stata sempre rilevata nei giorni precedenti un episodio di cistite. È stato dimostrato che nei 14 giorni che precedono una Urinary Tract Infection (UTI) la presenza di batteri periuretrali aumenta dal 46% al 90%, la batteriuria dal 7% al 69%, l’esterasi leucocitaria dal 31% al 64%, la sintomatologia vaginale dal 3% al 43% 68. Come pure Escherichia coli UPEC aumenta in modo significativo con l’aumento della frequenza dei rapporti sessuali (P=008) 69. Il biofilm da Escherichia coli, presente contemporaneamente a livello vescicale e vaginale, contiene persister cells, completamente resistenti agli antibiotici e al sistema immunitario, rendendo tali infezioni croniche e ricorrenti. La progressione verso la cronicizzazione è più rapida e gli episodi di cistite più ravvicinati se il biofilm vaginale non viene trattato; MINERVA GINECOLOGICA October 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti GRAZIOTTIN —— fattori anatomici: brevità dell’uretra femminile che facilita la risalita di germi; —— ipoestrogenismo 1, 70, 71; —— diabete e fattori dismetabolici associati 1, 72; —— iperattività del muscolo elevatore dell’ano 16; —— fattori sessuali: scarso desiderio, inadeguata lubrificazione con secchezza vaginale facilitano le microabrasioni della mucosa dell’introito vaginale contribuendo a vaginiti, vestiboliti/vestibulodinia provocata, dispareunia, ipertono difensivo del muscolo elevatore, e cistiti postcoitali 1, 14; —— sindrome del colon irritabile e infiammazione della parete intestinale (“leaky gut syndrome”) e stipsi ostruttiva 1, 20, 21. Fattori precipitanti Il rapporto sessuale, specie se in presenza di pregresse vaginiti e cistiti, nonché di ipertono del muscolo elevatore e di vestibulodinìa provocata 4 rappresenta il fattore precipitante più frequente. In effetti, il 60% delle cistiti recidivanti è postcoitale. Compare 24-72 ore dopo un rapporto sessuale. La causa è biomeccanica, dovuta al trauma che la penetrazione determina sull’uretra e sul trigono quando il muscolo contratto spinge il membro maschile contro l’uretra e contro l’osso pubico soprastante. L’uretra, non più protetta dall’abituale manicotto vascolare, decongesto a causa del dolore che inibisce l’eccitazione e la protettiva congestione vascolare periuretrale, viene compressa ripetutamente contro l’osso. Il trauma biomeccanico causa allora infiammazione tessutale e attiva le IBCs di Eschericha coli UPEC. L’esposizione al freddo (cistite “a frigore”) può scatenare la cistite attiva in presenza di IBCs. Fattori di mantenimento I fattori di mantenimento sono molteplici. Tra i principali vi sono: 1. l’inadeguata attenzione ai fattori predisponenti e precipitanti; 2. la mancata/incompleta lettura fisiopa- Vol. 66 - No. 5 tologia delle cause della recidività e delle comorbiltà associate; 3. il minimalismo terapeutico, che si limita anche nelle linee guida internazionali ad un’escalation di aggressività antibiotica, sia per tipo di molecole che per durata dei trattamenti 73; 4. la mancata compliance della donna alla terapia. Il razionale per un diverso intervento preventivo e terapeutico La progressione verso la cronicizzazione è più rapida e gli episodi di cistite più ravvicinati se il biofilm vescicale o vaginale non viene trattato. Oggi è evidente che la migliore terapia antibiotica a nostra disposizione è solamente in grado di risolvere un episodio acuto di cistite, mentre è completamente inefficace nella prevenzione delle infezioni uro-ginecologiche recidivanti. Per questi motivi l’attenzione dei clinici e dei microbiologi si è rivolta alla ricerca di alternative alla terapia antibiotica, che spesso nelle cistiti e nelle vaginiti recidivanti non solo risulta inefficace, ma può stimolare la cosiddetta “SOS response” e la formazione di persister cells, creando ceppi batterici antibiotico-resistenti, nonché elevata disbiosi intestinale e vaginale 74, 75. Le strategie preventive e terapeutiche più attuali sono riassunte in Tabella II 24, 32, 34-36. In questo articolo ci limiteremo a discutere i fattori che possono agire elettivamente sui biofilm patogeni. Sfidare i biofilm è (ancora) difficile. Ad oggi non sono ancora disponibili sostanze antibiotiche o antifungine in grado di evitare la formazione del biofilm e neppure sono disponibili sostanze che possano interferire sul “quorum sensing”, segnale che dà il via alla formazione del biofilm stesso, né di sostanze che possano distruggere le persister cells o che possano risvegliarle al fine di renderle sensibili agli antibiotici (Tabella III). Numerose evidenze in letteratura sottolineano l’importanza e l’utilità di sostanze alternative ai comuni antibiotici per la prevenzione e il trattamento delle infezioni a carico dell’apparato urogenitale, come ad MINERVA GINECOLOGICA 503 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti Tabella III. — Strategie di prevenzione delle infezioni recidivanti associate a biofilm. –– Bloccare l’adesione delle cellule batteriche –– Prevenire la crescita microbica –– Interferire con i sistemi di comunicazione inter-cellulari –– Disgregare le matrici polisaccaridiche già formate –– Deprimere l’iperfunzione della pompa di efflusso del biofilm –– Distruggere o evitare la formazione di persister cells –– Risvegliare le persisters per renderle sensibili ai farmaci Tabella IV. — Prevenzione e modulazione dei biofilm patogeni. I principi attivi non-antibiotico utili includono: –– D-mannosio –– N-acetilcisteina (NAC) –– Probiotici –– Lattoferrina –– Morinda citrifolia –– Cranberry esempio: le sostanze antiadesive, i lattobacilli, l’N-acetilcisteina, la lattoferrina, Morinda citrifolia, mirtillo rosso o cranberry (Tabella IV). Il razionale d’azione può includere le seguenti sostanze. Sostanze antiadesive: il D-mannosio Il D-mannosio è un monosaccaride a basso peso molecolare che si estrae dal legno della betulla. Una volta assunto nell’organismo umano non viene trasformato in glicogeno, non viene metabolizzato, ma viene eliminato immodificato attraverso il rene, con le urine. Considerata l’elevata affinità del D-mannosio per le lectine di Escherichia coli e di molti altri batteri flagellati, l’utilizzo del D-mannosio rappresenta sempre di più una strategia vincente sia in interventi di profilassi che di cura delle infezioni delle vie urinarie (UTI), impedendo l’impianto del microrganismo a livello dell’epitelio vescicale e vaginale, o facilitandone il distacco meccanico 76-78. Peraltro, l’utilizzo delle sostanze antiadesive rappresenta un’efficace strategia che permette di interferire con il primo stadio del processo infettivo determinato dal legame del fattore di virulenza FimH, presente alla sommità dei pili di tipo 1 di Escherichia 504 Figura 3. — Schema d’azione del D-Mannosio nei confronti di Escherichia Coli UPEC. Il D-Mannosio, zucchero metabolicamente inerte estratto dalla betulla, si lega alla punta delle fimbrie di E. coli impedendone l’aggancio alle cellule dell’urotelio. Il D-Mannosio intercetta quindi il germe impedendone meccanicamente l’azione lesiva. (L’immagine è stata gentilmente fornita dal Dott. Giovanni D’Errico). coli, con gli oligosaccaridi presenti sulla superficie delle cellule dell’epitelio vescicale e vaginale (Figura 3) 79-85. I pili di tipo 1 di E. coli sono espressi in più del 90% dei ceppi e sono indispensabili per l’adesione alle cellule vescicali e vaginali, per la formazione di IBCs e per la differenziazione in persister cells. Il D-mannosio agisce impedendo l’impianto di E. coli sui recettori delle cellule vescicali e dell’epitelio vaginale, prima tappa rispettivamente di cistiti interstiziali e di vaginiti aerobiche con formazione di biofilm, facilitandone il distacco e la conseguente eliminazione con il flusso urinario. Il D-mannosio favorisce anche la ristrutturazione delle mucose danneggiate, specialmente di quella vaginale, garantendo così una maggiore protezione da successivi insulti batterici 86. N-acetilcisteina La comprovata efficacia del D-mannosio nei confronti delle forme batteriche planctoniche tuttavia, potrebbe contrapporsi alla sua parziale inefficacia quando i batteri si trovino strutturati in biofilm. Per tale motivo l’utilizzo di N-acetilcisteina (NAC), un derivato N-acetilato dell’aminoacido cisteina, che da decenni viene utilizzato per MINERVA GINECOLOGICA October 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti GRAZIOTTIN la sua attività mucolitica, potrebbe risultare di notevole efficacia, in quanto ha dimostrato un’elevata attività nell’inibire l’adesione batterica e nel dissolvere la matrice del biofilm maturo 87, 88. Recenti risultati sperimentali hanno confermato oltre ad un’attività antiossidante, l’efficacia del NAC nella disgregazione e nella riduzione del numero di forme vitali di batteri presenti nei biofilm, rispettivamente di Staphylococcus aureus ed Escherichia coli. In questi studi è stata messa in evidenza l’efficacia di fosfomicina e ibuprofene in sinergia con NAC nelle infezioni causate da biofilm da UPEC e nelle infezioni urinarie non complicate. L’attività esplicata dal NAC anche quando utilizzato in associazione sinergica con i singoli antibiotici sta aprendo nuove ed importanti prospettive terapeutiche nelle patologie infettive croniche delle vie respiratorie e delle vie urinarie determinate da microrganismi formanti biofilm che è quasi impossibile eradicare con le comuni terapie antibiotiche 88, 89. L’elevata attività antiossidante del NAC, la sua capacità di inibire la formazione di biofilm, di disgregare la membrana polimerica di biofilm batterici e fungini maturi, rende i patogeni sensibili ai farmaci e agli effettori della risposta immune 90. Probiotici Evidenze sperimentali sempre più numerose sostengono che l’approccio naturale finalizzato alla profilassi e alla cura delle patologie a carico dell’apparato urogenitale debba comprendere anche l’utilizzo di probiotici, microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguata, hanno un effetto benefico per l’ospite 91. I probiotici, specie se veicolati con una opportuna tecnica tale da renderli compatibili con l’ecosistema vaginale residente, e con le caratteristiche chimico fisiche e microbiologiche dell’ambiente vaginale, possono determinare un potenziamento del sistema immunitario localmente stimolando il reclutamento di linfociti T helper e di monociti 92. Inoltre, i probiotici mettono in atto una serie di meccanismi per svolgere un ef- Vol. 66 - No. 5 fetto protettivo a difesa della mucosa vaginale dall’aggressione di numerosi patogeni, in particolare, mediante la produzione di biosurfattanti che inibiscono l’adesione dei patogeni alle cellule vaginali, e formando un biofilm fisiologico che riveste la mucosa vaginale e la protegge dall’aggressione dei microrganismi potenzialmente patogeni 39, 93, 94. Recentemente, la produzione di biosurfattanti da parte dei lattobacilli, e in particolare della surlactina, è stata descritta per Lactobacillus acidophilus e Lactobacillus fermentum. La surlactina dimostra un effetto inibitorio sull’adesione di Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Candida albicans e della maggior parte dei germi responsabili delle infezioni urogenitali 95. Inoltre, i lattobacilli naturalmente acido resistenti producono acidi organici (specialmente acido lattico) per mantenere il pH vaginale vicino a 4, contrastando lo sviluppo della maggior parte dei patogeni vaginali che risultano spesso sensibili a bassi valori di pH. I lattobacilli producono anche sostanze ad attività antibatterica quali bacteriocine e perossido di idrogeno che inibiscono la crescita dei patogeni, e l’enzima arginino deaminasi che inibisce la crescita dei batteri anaerobi patogeni associati alla vaginosi batterica e del Trichomonas vaginalis 96. Infine, la co-aggregazione dei lattobacilli con i patogeni impedisce l’accesso di questi ultimi ai recettori tissutali e la loro adesione all’epitelio, determinando un’inibizione della colonizzazione dei ceppi patogeni. Il processo di coaggregazione è specifico per certi ceppi ed è stato dimostrato, ad esempio, che L. acidophilus, L. gasseri e L. jensenii, isolati dall’ambiente vaginale, coaggregano con C. albicans, E. coli e G. vaginalis, impedendone così l’adesione sulla superficie epiteliale, prima tappa nella formazione del biofilm 97. Ristabilire l’equilibrio microbico vaginale mediante l’utilizzo di lattobacilli, rappresenta pertanto un approccio fisiologicamente orientato a lavorare sul “terreno” vaginale per aumentare le sue naturali capacità di difesa nei confronti dei microrganismi patogeni, specialmente in episodi di vaginosi MINERVA GINECOLOGICA 505 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti batterica, in cui l’alterazione della flora batterica residente è una delle cause patogenetiche della malattia, oppure di cistiti recidivanti, in cui E. coli UPEC è in testa alla lista dei germi aggressori. Tuttavia, recenti studi condotti in ginecologia ci suggeriscono una generica efficacia dei probiotici nelle suddette condizioni cliniche, ma non ci forniscono ancora un’adeguata indicazione specie-specifica basata sulla forza della evidenza di un significativo effetto sul singolo agente patologico 98. Lattoferrina Un’altra sostanza capace di interferire con le capacità di aggregazione dei batteri e dei virus con le membrane cellulari dell’ospite è rappresentata dalla glicoproteina lattoferrina che, in combinazione con lo ione ferrico, possiede interessanti proprietà nel modulare e nell’interferire con i meccanismi di adesione batterici 99. La lattoferrina è una glicoproteina multifunzionale che appartiene alla famiglia delle transferrine, possiede due siti di legame per lo ione ferrico (Fe3+) il quale gioca un importante ruolo di regolazione del sistema immunitario e di difesa contro batteri, funghi, virus, compresi Herpes virus e Papilloma virus che usano l’eparan-solfato delle cellule superficiali come recettore 100, 101. In particolare, è stato dimostrato che la lattoferrina stimola il sistema immunitario adattativo, possiede attività batteriostatica, battericida, antivirale, antifungina, anti-infiammatoria, inibisce l’adesione e l’internalizzazione batterica e la formazione di biofilm 102, 103. L’attività batteriostatica sembrerebbe in parte essere esplicata dal sequestro del ferro impedendone così l’utilizzo da parte dei batteri e inibendone la crescita. L’attività battericida e la lisi della cellula batterica, invece, sembrerebbe essere indotta dal legame al lipopolisaccaride dei batteri Gram negativi o all’acido lipoico dei batteri Gram positivi tramite la lattoferricina. Inoltre, l’inibizione dell’adesione e dell’internalizzazione batterica sembra essere indotta da legame competitivo ai recettori cellulari e idrolisi delle strutture adesive batteriche. La 506 lattoferrina ha anche dimostrato interessanti proprietà nell’inibire l’aggregazione batterica e la formazione di biofilm di varie specie batteriche, in particolare di E. coli e P. aeruginosa 104. L’azione antivirale della lattoferrina sembrerebbe esplicarsi mediante un meccanismo d’azione diretto, attraverso il legame a specifiche proteine strutturali e non strutturali virali e cellulari inibendo l’interazione virus-cellula, legame necessario per l’instaurarsi del processo infettivo; oppure un meccanismo indiretto, inibendo la morte cellulare indotta dall’infezione da parte di virus citopatici come è stato osservato ad esempio per infezioni da Citomegalovirus 105. Morinda citrifolia La specie Morinda citrifolia è una pianta che appartiene alla famiglia Rubiaceae. Il genere Morinda comprende circa 80 specie che crescono tutte esclusivamente in zone temperate climatiche tropicali, e il nome latino della specie, citrifolia, fa riferimento alla somiglianza delle sue foglie con quelle di alcune specie di agrumi (Citrus sp.). Conosciuta anche come Gelso indiano, Nonu, Nono, Lada Munja e Canary wood, il nome comunemente più usato è Noni. La Morinda citrifolia, originaria del sud-est asiatico, tropicale e temperato caldo, è diffusa dall’India fino a Taiwan e fino all’Australia settentrionale. Per oltre 2000 anni i polinesiani hanno utilizzato foglie, frutti e radici della Morinda citrifolia per nutrirsi e creare rimedi efficaci contro centinaia di malattie contribuendo a conferirgli il titolo di pianta sacra. Per secoli il suo frutto è stato riconosciuto come un eccellente fonte di alimentazione 106. Prevalentemente, il frutto contiene acidi grassi, mentre le radici e la corteccia contengono antrachinoni 107. Il numero elevato di applicazioni e impieghi medici della Morinda citrifolia sono una conseguenza della sua ricchezza in vari componenti chimici: proxeronina, scopoletina, acido octoanoico, potassio, vitamina C, terpenoidi, alcaloidi, antrachinoni, acido linoleico, alizarina, aminoacidi, MINERVA GINECOLOGICA October 2014 Cistiti e vaginiti recidivanti GRAZIOTTIN acubina, L-asperuloside, acido caprilico, acido ursolico, rutina, carotene, vitamina A, flavoni, glicosidi 106-109. In particolare, l’alcaloide proxeronina a livello intestinale viene metabolizzato e convertito dall’enzima proxeronase in xeronina, caratterizzata da un’ampia gamma di attività biologiche 111. L’alcaloide XERONINA agisce come chaperon molecolare garantendo l’acquisizione della corretta struttura tridimensionale delle proteine e stimolando la ghiandola pineale responsabile della secrezione di due dei principali ormoni del sistema nervoso: serotonina e melatonina. L’alcaloide xeronina è un metabolita con dimostrata attività adiuvante in caso di pressione alta, crampi mestruali, artrite, ulcere gastriche, distorsioni, lesioni, depressione, senilità, cattiva digestione, tossicodipendenza, e dolore 112. Negli ultimi anni, il crescente interesse verso i rimedi fitoterapici, in particolare nei confronti del succo di Noni e dei composti isolati dal frutto, ha permesso la pubblicazione di numerosi lavori scientifici. Questi studi sembrano confermare una vasta gamma di effetti potenzialmente terapeutici: attività antibatterica, antivirale, antitumorale, analgesica, ipotensiva, anti-infiammatoria, immunomodulatoria e antiossidante 113-124. Mirtillo rosso (Cranberry) Per decenni, si è creduto che l’effetto benefico del cranberry sul tratto urinario fosse dovuto all’acidità prodotta dalla trasformazione dell’acido benzoico in acido ippurico nelle urine. Questo abbassamento del pH renderebbe le urine un terreno di crescita non favorevole per i batteri patogeni 125. Attualmente si è compreso però, che il bisogno di combattere batteri acidofili come Escherichia coli consiglierebbe invece l’alcalinizzazione dell’ambiente, anziché la sua acidificazione (tra gli effetti del cranberry). Inoltre, in presenza di una vescica infiammata, l’acidificazione causerebbe dolori maggiori rispetto a un pH neutro o alcalino, e si rischierebbe la cronicizzazione del dolore o addirittura la creazione di un dolore neurologico persistente. Ultimamente viene ipotizzato un suo effetto nel prevenire l’adesione dei patogeni sull’epitelio vescicale, tuttavia, è importante sottolineare come l’attuale utilizzo di tale derivato vegetale in caso di infezioni urinarie non sia stato ancora validato. Una recente review pubblicata nel Cochrane Summaries dell’aprile 2013 ha confrontato 24 studi indipendenti e ha concluso che non ci sono differenze significative tra l’utilizzo del mirtillo rosso e il placebo (controllo non trattato), ma che è addirittura sconsigliato il suo utilizzo per lunghi periodi. Inoltre, la stessa ricerca ha evidenziato come per la prevenzione delle UTI ricorrenti il Dmannosio debba essere preferito rispetto ai prodotti a base di succo di mirtillo 126. L’intervento preventivo e di modulazione dei biofilm va naturalmente inserito in una visione terapeutica strategica attenta alla correzione dei fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento, oggetto di precedenti pubblicazioni, cui si rimanda alla Tabella V 1, 14. Tabella V. — Le opzioni preventive e terapeutiche per il reservoir vescicale prevedono una strategia multisistemica con riduzione dei fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento. 1. Normalizzazione degli estrogeni vaginali (se ipoestrogenismo) e del pH 2. Ottimizzazione del controllo metabolico glicemico 3. Stili di vita appropriati (riduzione di lieviti e zuccheri, abbigliamento che non causi irritazioni/abrasioni delle mucose genitali) 4. Rilassamento dell’iperattività dell’elevatore dell’ano in caso di comorbilità tra cistiti recidivanti e dispareunia con vestibulodinìa provocata (fisioterapia, biofeedback di rllassamento) 5. Miglioramento della stipsi ostruttiva e della IBS spesso associata (magrogol, consigli alimentari, gastroenterologo) 6. Riduzione della carica batterica del germe patogeno 7. Riduzione dell’aggressività di E. coli UPEC 8. Ripristino del biofilm vescicale di glusoaminoglicani (GAG) 9. Ostacolo alla formazione dei biofilms endocellulari patogeni Tratto e modificato da Graziottin A 1 Vol. 66 - No. 5 MINERVA GINECOLOGICA 507 GRAZIOTTIN Cistiti e vaginiti recidivanti Conclusioni La comorbilità tra cistiti e vaginiti recidivanti è elevata e può superare il 60% dei casi. Nelle forme di cistite recidivante si assiste alla presenza o alla formazione di un biofilm polimicrobico quasi sempre contenente Escherichia coli e presente anche a livello vaginale. I microrganismi patogeni contenuti nel biofilm sono antibiotico-resistenti e insensibili agli effettori della risposta immunitaria innata e adattativa. La saltuaria e imprevedibile riattivazione di questa riserva di batteri, a localizzazione intra- o extracellulare, giustifica la ricorrenza e la cronicizzazione di queste infezioni e impone quindi una nuova strategia terapeutica. Prevenzione e trattamento delle infezioni acute e croniche sostenute da biofilm, devono mirare a bloccare l’adesione delle cellule batteriche sulla superficie epiteliale, prevenire la crescita microbica, inibire l’espansione dei patogeni, e disgregare le matrici polisaccaridiche formate. L’utilizzo di principi attivi efficaci sui biofilm patogeni vescicali e vaginali rappresenta una frontiera preventiva e terapeutica più efficace e fisiologicamente orientata rispetto alle terapie antibiotiche, che devono essere usate in modo molto più restrittivo e mirato. In particolare, la sinergia tra D-mannosio, lattoferrina, NAC e lattobacilli, potrebbe permettere di beneficiare contemporaneamente dell’attività antiadesiva, battericida, antivirale, di inibizione dell’internalizzazione di UPEC portatore dell’antigene K. Inoltre potrebbe favorire il ripristino dell’ecosistema vaginale e del corretto pH; ostacolare la formazione del biofilm patologico, e soprattutto disgregare la membrana polimerica del biofilm maturo per rendere i batteri finalmente sensibili all’azione dei farmaci e alla risposta immunitaria. Una strategia che merita di essere esplorata in studi clinici controllati. Riassunto Vaginiti e cistiti recidivanti costituiscono una sfida quotidiana per la donna e per il medico. La loro 508 recidività peggiora la gravità dei sintomi, comporta crescenti comorbilità loco regionali (vestibulodinìa provocata, sindrome della vescica dolorosa, iperattività del muscolo elevatore dell’ano, dispareunia introitale, stipsi ostruttiva, dolore pelvico cronico) e a distanza (neuroinfiammazione e depressione), aumenta i costi sanitari, peggiora la qualità di vita. Gli antibiotici aumentano il rischio di resistenze batteriche e devastano gli ecosistemi intestinali, vaginali e mucocutanei. La causa finora negletta della recidività sono i biofilm patogeni: comunità strutturate di cellule batteriche e fungine racchiuse in una matrice polimerica autoprodotta ed adesa ad una superficie vivente o inerte, come i dispositivi medici. I biofilm possono essere intra- o extracellulari. I germi patogeni restano protetti negli strati profondi in forma di “persister cells”, poco aggredibili da antibiotici e difese immunitarie e pronti a riaggredire l’ospite. L’articolo discute le nuove conoscenze sui biofilm e presenta modalità alternative di prevenzione e terapia delle vaginiti e cistiti recidivanti. Bibliografia 1.Graziottin A. Recurrent cystitis after intercourse: why the gynecologist has a say. In: C&S, editors. Curr Prog in Ob Gyn. Vol. 2. Mumbai: Suketu P Kotaritree Life Media; 2014. p. 319-36. 2.Kodner CM, Thomas Gupton EK. Recurrent urinary tract infections in women: diagnosis and management. 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Appendice 1 Plasmidi batterici e fungini I plasmidi sono molecole di DNA di dimensioni ridotte, capaci di esistere come elementi genetici autonomi all’interno delle cellule. Sono molto diffusi fra i microrganismi, trovandosi in gran parte dei batteri (Procarioti), e in alcuni lieviti (Eucarioti unicellulari) 60-62. Plasmidi lineari sono stati scoperti in batteri del genere Streptomyces e Borrelia, ma il loro DNA è generalmente a doppia elica circolare. I plasmidi sono circa 20 volte più piccoli dei cromosomi, con grande diversità nelle loro dimensioni: da un migliaio a circa un milione di coppie di nucleotidi. Inoltre, esistono migliaia di plasmidi diversi: basti pensare che nel solo enterobatterio Escherichia coli ne sono stati scoperti diverse centinaia 63. I plasmidi sono capaci di replicarsi all’interno della cellula microbica in maniera indipendente rispetto al processo di replicazione del cromosoma, tuttavia, il numero di copie di ogni plasmide all’interno di 512 una cellula è costante grazie a molecole regolatrici che impediscono sia l’eccessiva frequenza di replicazione, che porterebbe a un aumento del numero di copie, sia una più bassa velocità di replicazione che porterebbe ad una eccessiva riduzione del numero di copie fino alla loro scomparsa 64. Tutti i plasmidi contengono i geni necessari per la loro replicazione, per il controllo del numero di copie e per l’incompatibilità con plasmidi appartenenti allo stesso gruppo 62. Essi rappresentano un tesoro di informazioni estremamente mobili, che usano il codice del DNA, ma sono staccate dai cromosomi e possono essere trasferite rapidamente da un batterio all’altro insieme alle informazioni critiche che veicolano 62, 65, 66. L’emergere di plasmidi “ibridi” che veicolano contemporaneamente fattori di virulenza e di resistenza agli antibiotici, ben documentati per esempio nei biofilm contenenti Escherichia coli, stanno emergendo come elemento di ulteriore preoccupazione a livello scientifico e clinico 64. MINERVA GINECOLOGICA October 2014