Parte Seconda

Transcript

Parte Seconda
29
II PARTE
NEL PACIFICO
( Nuova Zelanda – US Samoa – Western Samoa – Fiji – Tonga – Hawaii )
30
Data invio:
giovedì 6 aprile 2000
Oggetto:
Nella terra dei Maori
Sono in Nuova Zelanda da due giorni e ho già fatto tante riprese e foto,
purtroppo anche le prime spese: ho preso un pass in autobus per la NZ del Sud, ferry
andata e ritorno da Wellington e treno per tornare ad Auckland; mi sono anche
dovuto decidere a comprare un nuovo paio di scarpe Nike, perché le mie si sono
scollate mentre camminavo tra le risate dei passanti; ho preso anche la bellissima
maglia della squadra di rugby neozelandese per Sergio*, visto che gli piacciono le
cose “all blacks”, e per me maglietta e pantaloncini, perché ho più guide che vestiti!
Ieri e l’altro ieri li ho dedicati ad Auckland che è stata una vera sorpresa: la città si
estende tutta sul mare, pensate che è la seconda città al mondo per estensione, dopo
Los Angeles naturalmente, ma con solo un milione di abitanti contro 15! Qui c’è
un’arteria centrale di 80 km. ed una visuale dalla solita torre panoramica di turno
davvero affascinante: ”giù”, il solito crogiolo di razze che può avere una grande città
del Pacifico, anzi l’unica vera metropoli di queste isole.
Ora sto a due ore da Auckland, a
Rotorua (tutti i nomi maori sono degli
scioglilingua); qua stasera ho il primo pernottamento in una singola da quando sono
partito! Il posto è splendido: oggi ho visto i dintorni, guidato da un ragazzo locale:
geysers, laghi e vallate da mozzare il fiato! In questa natura lussureggiante e
selvaggia vivevano i Maori, i progenitori degli attuali “kiwi” (come vengono
chiamati i neozelandesi), che ne hanno ereditato la prestanza fisica e la fierezza.
Pensate che i Maori hanno percorso, navigando su rudimentali imbarcazioni, tutta
questa zona del Pacifico, lasciandosi guidare dalle stelle; ho letto delle cose
affascinanti su questo popolo e ora che vedo la loro terra così straordinaria, capisco
meglio il loro carattere e i loro costumi, come quello singolarissimo dei tatuaggi in
tutto il corpo, compreso il viso!
Domani, quasi con rimpianto, tornerò…nella civiltà: sarò ancora ad Auckland e
poi vedrò la capitale, Wellington; politicamente anche i neozelandesi si distinguono
dagli inglesi, ma sono anche loro piuttosto inglesi e non solo nella lingua.
Un giudizio completo ve lo darò però alla fine, quando sarò sceso anche al Sud.
Per ora ciao, M.
____________________________________________________________________
* Mio fratello, 23enne, bocconiano con un talento da cabarettista
31
Data invio:
martedì 11 aprile 2000
Oggetto:
Freddo…. nel profondo Sud!
Sono al Sud della NZ da domenica, dopo l’unico volo tutto Air Nz da
Auckland a Wellington di un’ora e, in una tratta tipo Mi-Roma, ci vanno a servire un
pranzo da intercontinentale delle hostess in nero e verde bottiglia con bombetta in
testa! Tutto molto british, come la capitale del resto, dalla quale mi sono poi spostato
in nave verso il Sud, dove ora sto girando in bus per certi posti che ha solo la
Tasmania in Australia. Si va piano per le curve a strapiombo su baie come quella
dove hanno girato la scena finale di “Point break” o di “Lezioni di piano” della
neozelandese Jane Campion.
L’abbigliamento, data la temperatura, è “rinforzato”(vi ricordo che qui Nord e Sud
sono invertiti); a Wellington mi hanno prestato una felpa, qua basta la tuta, ma ieri
ancora un giubbotto prestato per fare il rafting sul fiume con un tizio che guidava
come un pazzo e poi un tour in elicottero, a conferma del fatto che la NZ è davvero la
patria degli sports estremi, specialmente qui a Queenstown, nel profondo Sud (ora
davvero di fronte a me c’è solo …l’Antartide!). Da Picton a Queenstown, una serie
di squarci troppo belli: montagne e laghi dal caratteristico colore celeste-latte che
persino gli autisti del bus si fermavano a fotografare; chiedo loro se sono dei neoassunti ed uno mi risponde che fa le foto da 5 anni sempre negli stessi posti!
Oggi fortunatamente giornata splendida e, risalendo la nazione, andrà senz’altro
meglio, alle Samoa poi sarà ancora più caldo.
Avendo quasi completato la NZ, posso fare un bilancio: dal punto di vista
paesaggistico e naturalistico, NZ batte Australia 5-0! Solo la Tasmania può reggere
al confronto e la barriera corallina, che però resta un’altra cosa, troppo diversa da
qui, per cui aspetto di paragonarla alle varie isole, compreso l’ultimo “scoglio
americano del mondo”, le Samoa. Per ora…restate in linea! Ciao M.
____________________________________________________________________
32
Data invio:
mercoledì 19 aprile 2000
Oggetto:
“L’ascella del Pacifico”
Arrivo alle Samoa
americane domenica 17, dopo un viaggio davvero
“impossibile” per via del cambio data e dei vari fusi: parto il sabato 16 in bus da
Christchurch (NZ del Sud) verso Picton, traghetto per Wellington (NZ del Nord) e
treno, nella notte, per Auckland. Sul traghetto conosco Andy, un torinese troppo
simpatico, con cui mi tocca parlare in inglese per via della fidanzata giapponese! La
domenica 17, Auckland-Apia (Samoa occidentali): 4.30 h. di volo quasi a pelo
d’acqua e arrivo …il 16, per via del cambio data! L’ultimo tratto, in cargo, dalle
Samoa occidentali a quelle americane, dove arrivo la domenica 17! …addirittura
qualche ora prima della mia partenza dalla NZ!!!
Perché questa fretta di arrivare alle US Samoa? Leggo sull’aereo, da Sydney ad
Auckland, che il 17 cominciano 3 giorni di festa per il Centenario di appartenenza
delle US Samoa agli States: si spera nell’arrivo di Clinton! Il vostro giornalista non
poteva lasciarsi scappare le immagini di una festa che già al primo giorno si sta
rivelando clamorosa.
Però il destino mi stava fregando: mi si scaricano contemporaneamente la batteria
della telecamera e la pila della macchina fotografica! Ma siccome sono troppo
“Truman”, mi lavoro il portiere del “buco” dove sono alloggiato e lui chiama un suo
amico che apre un negozio a 10 km., per prendermi pila e adattatore ( qui siamo in
America e si adopera l’adattatore bipolare e non tripolare, come nel resto del
Pacifico); veloce ricarica e ripresa delle scene più belle.
Mentre comincia l’inaugurazione con spettacolo, altro colpo di scena: mi guarda
miss Samoa-Hawaii (ce n’è una per ogni stato degli USA dove i samoani sono
emigrati). “Sei americano? - no, sono italiano – sai, mi ricordi il mio ex – vabbè, fai
finta che ti vuole ancora bene e chiamami come lui - …si chiamava Mark!”
A fine serata, ci diamo appuntamento alle Hawaii!!
Malgrado …la distrazione, osservo durante la festa i samoani: i bambini sono uno
spasso, mi avvicinano tutti mentre mandano a quel paese le madri che parlano solo
in samoano e loro rispondono solo in inglese!
33
I samoani infatti sono di nazionalità americana, anche se non sono cittadini, ma
degli americani hanno preso il peggio: l’isola è piena di McDonalds, Toyota,
magliette dei Simpsons, ma anche purtroppo di tanta spazzatura che le è valso
l’epiteto di “ascella del Pacifico”. Sono a Pago Pago, la capitale, che con un nome
così ridicolo richiama i dollari USA che qui rendono la vita pazzesca.
Intanto sono passato a 11 ore di fuso orario di differenza, ma ora si contano
all’indietro, avendo appunto cambiato giorno. Altri piccoli “disguidi”: un
automobilista mi ha mandato a quel paese, perché guardavo a sinistra
attraversare la strada. “Fottuto australiano!”, mi ha detto;
per
gli ho detto che ero
americano e mi ha chiesto scusa, figurati a dirgli italiano! Continuo comunque a
guardare a sx, sperando di riadattarmi anche nelle fesserie, come l’inversione di mese
e anno nella data di nascita che ha fatto dire al mitico portiere del “buco”: “Siamo
gemelli, sono nato anch’io il 1° febbraio” … sì vabbè, e magari sono americano
come tu sei samoano, ma con la foto del presidente di tutti sopra la tua scrivania!
Un kolossal americano, questa mattina, la manifestazione del Centenario; rivedo
Meylin, la miss (senza r, ma alle Hawaii la chiamano “black Marylin): “Hi, Mark!
nice day, yeah! - It’s ever a nice day when I meet you, sweet Meylin!”.
Porca miseria, come continuare se una guardia del corpo mi allontana?
Domani passo alle Samoa occidentali e lascio momentaneamente l’America, ma
Meylin mi aspetta alle Hawaii: l’american dream non finisce mai!! Bye M.
____________________________________________________________________
34
Data invio:
mercoledì 26 aprile 2000
Oggetto:
Dimmi come parli…
Queste Samoa occidentali sono davvero un altro mondo: la gente è talmente
dolce e gentile da rendere facile qualunque approccio, viene persino voglia di parlare
come loro tanto è facile la loro lingua; il samoano ha tutte le nostre 5 vocali e solo
qualche consonante, le parole finiscono per vocale e l’accento è sempre sulla
penultima, come da noi.
Certo, grazie alla figiana di Sydney, sono più preparato in figiano, dove posso
costruire qualche frase e anche lei ha imparato un po’ di italiano: in un ristorante
italiano, a Sydney, le ho fatto dire “Vorrei un bicchiere d’acqua” e il cameriere,
credendola italiana, fa il difficile: ”Gassata o liscia?”. Spiego che ha detto: ”fizzy or
not”, e lei risponde “liscia” senza che l’avesse mai sentito prima!
Il samoano, comunque, è un divertimento per la facilità delle espressioni e poi,
come diceva il buon Severgnini, ci sono circa 20 parole base in ogni lingua
imparando le quali ti assicuri la simpatia e la disponibilità della gente.
Qui ad Apia, capitale delle Western Samoa, si vive in un’atmosfera rilassata e
serena, lontani veramente dal mondo. Oltre alla tranquilla indolenza della gente, ci
sono fra l’altro delle feste una dietro l’altra, per cui è paralisi totale; per la prima
volta, mi muovo tranquillamente in taxi, visto anche il ridicolo dollaro locale a 700
lire!(nelle US Samoa invece circolava il $ USA).
Ieri, dopo una folle scalata per vedere la tomba di Stevenson che, dopo averli
immortalati, ha deciso di “rimanere” in questi luoghi, ho fatto un giro di 3 ore in taxi
ed ho speso solo l’equivalente di 30.000 lire! Con i bus, è un po’ problematico
muoversi: partono solo se pieni e solo fino al tramonto! Altra curiosità: il bus si paga
con una
moneta da ¼ di dollaro che i samoani portano disinvoltamente… nel
padiglione dell’orecchio!
Nelle US Samoa, addirittura, i conducenti di questi
scassatissimi, coloratissimi bus li usavano per portarci in giro la parentela fino al 9°
grado, durante la festa del Centenario.
35
Riguardo alle feste, qua si rischia un po’ di confusione: il Venerdì Santo, detto
ovviamente Good Friday, mi aveva indotto a pensare ad una festa per il buon
Venerdì,… il cane di Robin son Crusoe, prima di capire che si trattava della Pasqua in
corso e così sabato e domenica tutto paralizzato, più del solito. Poi, lunedì e
martedì, ancora festa in tutto il Pacifico per l’Anzac, di cui vi ho parlato.
Solo oggi perciò trovo un Internet aperto e approfitto perché nella selvaggia Savaii,
dove andrò nel pomeriggio, sarà ancora peggio. Bye bye M.
____________________________________________________________________
36
Data invio:
venerdì 28 aprile 2000
Oggetto:
“Il cielo in una stanza”
Ritorno alla civiltà (si fa per dire!) ad Apia, nell’isola di Upolu, dopo 3
giorni nell’isola-giardino di Savaii. Per rassicuravi del silenzio telematico, come
avete visto, ho fatto ricorso al telefono, soluzione questa volta stranamente
economica e affascinante, da un centralino con l’operatore che chiamava via via gli
interessati seduti in attesa, come mi avete detto si faceva nell’Italia di una volta…!
Le mie due ultime notti samoane non potevano essere più suggestive: le ho passate
in un “fale”, tipica casa samoana senza pareti, dove si vive a stretto contatto con la
natura. Un’esperienza davvero unica, grazie all’incredibile gentilezza della gente
locale: sono stato ospite di Sulu’ape, raccoglitore di banane ( qui clamorose per
grandezza e costo ridicolo), che ha lo stesso nome del cugino, il migliore tatuatore
dell’arcipelago (inutile dirvi che qua sono tutti cugini!).
Nel “fale” vive tutta la sua “allargata” famiglia, fra pochi mobili in stridente
contrasto con frigorifero e televisore, regalo di qualcuno degli oltre due milioni di
samoani emigrati (sono più quelli emigrati che i residenti!). Ho dormito in un
classico letto con zanzariera sotto le stelle ed essendo un ospite, trattato con riguardo,
avevo persino diritto, come il nonno, …ad una sedia per mangiare, mentre loro
mangiavano seduti a gambe incrociate sul pavimento, usando come piatto larghe
foglie!!
Certo, non era l’Appie’s Grey Hotel (il più leggendario albergo di Apia, in stile
coloniale) o il Kitano Tusitala (significa “narratore”, qualifica data a Stevenson per
eccellenza), ma sicuramente vivere in questo “fale” è stata un’esperienza
indimenticabile.
In serata prenderò il solito “trabiccolo” per le Fiji, ma invece di due ore di volo,
ne farò…26, per il cambio di data, stavolta in avanti! Arriverò la sera del sabato e
anche il giorno dopo, essendo domenica, sarà difficile usare Internet; poi ci manca
solo che festeggino il primo maggio visto che qua non lavorano mai!
Mi farò sentire appena posso, ciao M.
____________________________________________________________________
37
Data invio:
domenica 7 maggio 2000
Oggetto:
Bula Fiji !
“Bula bula” è il saluto ripetuto ossessivamente da tutti qua; poi bisogna
subito imparare l’altra parola chiave, “Vinaka”, cioé “grazie”, per la
estrema
gentilezza della gente del posto. Sono sbarcato nell’isola principale, Viti Levu, nella
città di Nadi, dove ho trovato un Internet center aperto per 7 giorni 24 ore su 24 !
Rispetto alle riposanti Samoa qua è un altro mondo, essendo queste isole abitate
prevalentemente da indiani, che fanno funzionare la città come una metropoli
occidentale. Anche il ritmo di vita è completamente diverso, più attivo ed efficiente
e di questo maggiore progresso, rispetto alle isole vicine, i fijiani devono essere
molto fieri, visto che hanno posto anche dei veti all’immigrazione dalle altre isole
per mantenere la loro identità culturale ed etnica
che è, fra l’altro, abbastanza
complicata. Qua avviene infatti il vero incrocio di razze, fra melanesiani (i neri
classici per intenderci) ed i polinesiani (meno scuri con gli occhi a mandorla), più un
5% di cinesi e l’1% di inglesi, che vanno ad aggiungersi al 47% di indiani prevalenti
nell’isola. Tutti comunque parlano un perfetto british che, come tutte le cose troppo
inglesi, non piace al vostro “americano”.
Al largo di Viti Levu, la splendida isola di Mana island dove il soggiorno è
gradevolissimo; sono sistemato in un superaffollato ostello con prevalente “fauna”
femminile, dove ieri sera ho passato una serata veramente internazionale: solo
ragazze bianche e bionde ma abbronzatissime ed i soliti inglesi che hanno vinto a
mani basse la gara a chi beveva di più.
Anch’io ora sono di nuovo abbronzatissimo e sto trascorrendo giornate irripetibili.
Nei prossimi giorni conto di girare da un’isola all’altra delle tantissime fijiane, con
piccole imbarcazioni o con brevi spostamenti aerei (si fa per dire, questi piccoli aerei
sono delle carrette coloratissime e rumorosissime, che consentono però dei voli a
pelo d’acqua superpanoramici).
Dalle piccole isole, penso, sarà più difficile scrivervi ma, per compensare,
parleranno le immagini! Ciao M.
____________________________________________________________________
38
Data invio:
martedì 9 maggio 2000
Oggetto:
Paradisi tropicali
Vanua Levu, la seconda isola dove sono sbarcato, è ancora più bella
della principale, Viti Levu , capitale Suva esclusa ed escluse anche le isole davvero
splendide nell’estremo Nord-Ovest, le Mamanucas e le Yasawas, che avevo
raggiunto prima da Nadi, ma Taveuni, con cui ho chiuso le Fiji, ha battuto tutte le
altre nettamente: la più incontaminata e suggestiva, con un mare trasparente e
spiagge bianche da cartolina, come quella di “Laguna blù” che ho visto arrivando.
(Il film è stato girato in parte anche alle Yasawas, dove avevo riconosciuto pure la
spiaggia del ritorno dei naufraghi con l’idrovolante di “7giorni e 6 notti”).
Oltre che per la sua bellezza, Taveuni è nota anche perché è l’unica parte della
terra attraversata dal 180° meridiano; è qui perciò che è davvero iniziato il 2000….
e non poteva scegliere posto migliore! Ho visto il punto esatto che taglia a metà
questa strana isola…dalla data incerta, nel bel mezzo di un rudimentale campo di
calcio, unico visto in tutto il Pacifico!
Ho chiuso poi la visita dell’isola con una chiesa bellissima sperduta nella giungla,
costruita da un missionario francese, dopo che in una battaglia dei figiani avevano
battuto dei tongani e poi se li erano mangiati cotti al forno!! Ma state tranquilli, i
fijiani … hanno smesso queste abitudini!
A proposito di mangiare, vi devo dire che ieri, in crisi di astinenza, mi sono fatto
degli spaghetti perfetti con una specie di sugo, ma i frutti di quella che giustamente
viene chiamata “l’isola giardino”, Vanua Levu, resteranno insuperabili.
Domani sarò ancora a Nadi e poi mi aspetta Tonga, l’isola che si ritiene essere
quella originaria del Pacifico, anche se Savaii, nelle W.Samoa,…rivendica il titolo.
Per ora vi saluto, ciao M.
____________________________________________________________________
39
Data invio:
venerdì 12 maggio 2000
Oggetto:
“La sacra isola”
Apro il mio soggiorno a Tonga con uno spettacolo di danze definito da tutti il
migliore del Pacifico; il giorno dopo mi rendo subito conto del motivo per cui la
chiamino “la sacra isola”: ci sono 17 chiese solo nella piccola via principale di
Nuku’alofa, compreso un S.Antonio da Padova!
La capitale è un posto strano, la città più sporca che abbia visto da queste parti, per
l’indolenza dei suoi abitanti che è davvero esagerata; i tongani riflettono nel loro
stile di vita l’anarchia della capitale: mangiano quello che capita ( sempre troppo!) e
dormono dove capita. Si vede che sono l’unica isola non colonizzata.
In compenso, godono dell’ottima politica economica del loro leggendario re, Upolu
IV°, un omone …che vale quanto pesa ( 200 kg per 1,90 di altezza!), un personaggio
che vanta importanti amicizie nel mondo che conta. Certo, la sua immagine esteriore
ricorda più un personaggio da circo che un re, ma questo è tipico di un’isola dove
veramente ogni tipo di formalismo è bandito, senza per questo essere dei selvaggi.
Nuku’alofa è infatti attrezzata come e più di tanti angoli samoani, ma solamente in
maniera del tutto anarchica, come dimostra il suo straordinario, coloratissimo
mercato a due piani.
Qui ormai ho visto abbastanza, ma non posso lasciare il Kingdom of Tonga senza
avere visto l’isola di Vava’u, molto decantata e anche molto lontana. Là dubito di
trovare Internet per cui vi saluto per un paio di giorni. Secondo me, è per questo che
si è perso in quella zona un ragazzo di Pesaro per il quale ho trovato un appello (in
italiano!) all’ufficio del turismo. Praticamente, potevo capirlo solo io, visto che gli
altri italiani sono sparsi in giro per l’isola a vendere pizze, come al solito. Ma i
familiari del pesarese forse non sanno che il compleanno dell’erede al trono si
festeggia in quell’isola con una settimana di paralisi totale (stesso discorso per il re,
dal 4 all’11 giugno), per cui il tipo si sarà perso nei festeggiamenti.
A proposito di italiani, oggi mi ha sfamato una simpaticissima valdostana
proprietaria di un resort dove mi sono fermato per intervistarla; le ho promesso una
guida in italiano delle isole del Pacifico, per ricambiare la simpatia e la cortesia.
Sperando…di non sparire anch’io a Vava’u, vi saluto. Ciao ciao M.
40
Data invio:
lunedì 15 maggio 2000
Oggetto:
Agente FBI o agente di collocamento?
Al mio arrivo a Vava’u, ritrovo dopo due minuti il tipo! Chiedo a Franco,
toscano, gestore del posto dove dormo, se conosce uno con quel nome …niente;
insisto sulla foto vista a Nuku’alofa, un faccione su capelli cortissimi, e sulla città di
Pesaro. ”Aspetta…- dice lui- uno ‘on quella ‘alata lo ‘onosco, mi sa ‘he è romagnolo
o giù di lì”. Prende il telefono e chiama un suo amico, presso cui dormiva il tipo:
bingo in trenta minuti! Si presenta da me con una tongana proprietaria dell’unica jeep
dell’altro lato dell’isola, mentre Franco gli dice: “deh, sei vivo, bischero di un
ragazzo, ‘he mi ‘ombini?!”. Il tipo ci precisa comunque che non si era perso, ma che
voleva solo stare per i fatti suoi. Praticamente, si era imboscato nel fondo dell’isola,
ma lo abbiamo convinto a farsi vivo comunque con la sua famiglia.
Con Franco abbiamo parlato a lungo di tutte le isole
per un eventuale
collocamento di un suo ristorante, col sottoscritto a dirgli il tipo di turismo che c’è in
ogni isola che ho visto; lui ha già un ristorante in gestione a Niue (isoletta
neozelandese), ma sigarette e parolacce restano… del porto di Livorno!
Sono di nuovo a Nuku’alofa, da dove domani partirò per tornare a Sydney, con
scalo tecnico ad Auckland, un volo di 7 ore e mezzo! Figuratevi poi per raggiungere
le Hawaii! Il fatto è che questo è un vero oceano molto grande, ma il mondo è
veramente piccolo: chiudo con gli italiani a Tonga, citando Angelo Crapanzano da
Menfi (AG), pizzaiolo con accento più milanese del mio (per 10 anni a MI con
pizzeria in zona Fiera, di cui mi avevano parlato dei colleghi, non fosse altro per il
nome del locale: “La piccola Sicilia”); da alcuni anni ora si trova qui, dove ha aperto
il “Little Italy”, un simpaticissimo locale con cameriere tongane vestite col tricolore
e colpi di “minchia” che volano! Per completare l’ambiente, Antonello, il pizzaiolo,
con sopracciglia da vero sardo! Ripresa per entrambi e …saluti ai parenti.
W l’Italia!! Ciao M.
____________________________________________________________________
41
Data invio:
sabato 20 maggio 2000
Oggetto:
Well, si torna in America!
…e sul volo di ritorno da Tonga a Sydney, chi ti ritrovo? Il samoano che mi ha
ospitato nel suo “fale”!! Da queste parti ormai mi pare di essere di casa!
A Sydney poi, ancora di più: mi sono sistemato all’ostello e ho ritrovato in città
luoghi e persone che mi pare di conoscere da una vita, ma un po’ di nostalgia delle
isole me la porto dentro, non lo nego.
Certo i ritmi della grande città, venendo dalle isole, sembrano frenetici e pensare
che questa è pur sempre una metropoli abbastanza tranquilla, e per di più qua siamo
ancora in estate. Sono ritornato al SOCOG, dove ho tante vecchie conoscenze e ho
girato anche nella zona degli impianti sportivi per vedere come procedono i lavori
preolimpici; sarei quasi tentato di riprendere il lavoro qui! L’aspetto più affascinante
non è, come potete pensare, quello sportivo, ma il fatto che, tramite lo sport, si viene
a conoscenza di tante altre cose, come ho potuto capire dall’esperienza precedente.
Però, alla fine, partirò perché l’Australia è solo la prima tappa del mio giro del
mondo. Naturalmente, prima di ripartire, tornerò anche dai nostri simpatici amici a
ritirare il valigione e il computer; girare col solo zaino nel tour polinesiano è stata
davvero una mossa azzeccata, ma questa volta l’Australia la lascio davvero e mi
tocca …raccattare tutto!
Lascio con rimpianto, devo dire, il paese delle 140 etnie ma per trovarne forse uno
ancora più incasinato! Parto domani per le Hawaii…e non so cosa mi aspetta! Rifarò
il salto all’indietro con il volo di domenica che, con l’ultimo cambio di data, mi farà
arrivare di sabato e così rifarò due domeniche consecutive!! Per tale motivo l’eroe di
Jules Verne vinse la scommessa del suo giro del mondo in 80 giorni benché fosse
durato 81 giorni! (…ma io non ho fretta e il mio giro durerà di più!).Ciao ciao M.
____________________________________________________________________
42
Data invio:
martedì 23 maggio 2000
Oggetto:
Impatto positivo!
…in tutti i sensi, visto che la sera dell’arrivo ad Honolulu ho dato una
capocciata alla porta scorrevole a vetri di una gelateria! Appena arrivato dopo il
lungo volo, durante il quale avevo quasi sempre dormito, mi “butto” sul bellissimo
lungomare, dove non so se attirato più dall’idea del rinfresco (c’erano 25 gradi alle
23.00!) o dalle ammiccanti commesse che vedevo … troppo bene, entro a testa bassa
in una gelateria. All’ospedale vicino, … il dolore maggiore è stato dover pagare 100
dollari USA (!) per una passata di gelatina gommosa, però efficace devo dire.
Praticamente, il taglietto oggi è già chiuso (la mia capacità di cicatrizzazione è
miracolosa!).
Me l’avevano detto che le Hawaii…danno alla testa, ma pensavo fosse una
metafora! Chiuso il piccolo incidente, ora mi godo per qualche giorno Honolulu, poi
conto di vedere qualche altra isola di questo immenso arcipelago.
Che le Hawaii siano America, almeno in questa isola, non c’è dubbio: grattacieli
anche vicino la spiaggia, immensi negozi che vendono di tutto, compresi gli oggetti
più stravaganti e inutili che abbia mai visto. Ieri, in un negozio di articoli sportivi, ho
visto una pubblicità Nike troppo carina, in cui la Jones e suo marito, campione del
peso (in tutti i sensi!), entrano in un supermercato e lui, vedendo un pompelmo, non
resiste e si mette a fare i canonici tre giri per lanciarlo, mentre lei, a velocità
supersonica, si fa tutto il market e lo recupera dall’altra parte.
Sempre e soltanto in America!! Bye bye M.
____________________________________________________________________
43
Data invio:
mercoledì 24 maggio 2000
Oggetto:
Aloha Hawaii !
Non basta vedere Honolulu naturalmente per farsi un’idea delle Hawaii,
anzi si rischia di pensare che tutto l’arcipelago sia America, ma non è così: basta
allontanarsi dal centro sulla stessa isola, che poi non è la più grande dell’arcipelago,
per ritrovare anche qua una natura esotica, belle spiagge e angoli che sembrano
ancora inesplorati.
Ieri, gita fantastica a Pearl Harbor (qua è scritto senza u): ho visto il Memoriale e
la ricostruzione della portaerei Arizona nella rada. Ancora una volta apprezzo gli
americani che ricordano anche le loro sconfitte, come per il Vietnam, anche se qui
per i giapponesi fu una vittoria di Pirro, vista l’annessione finale agli Usa di queste
isole, che sono “solo” 130, contro le 170 tongane e le 322 figiane!!
Certo, non potrò vederle tutte, ma farò delle puntate di un giorno in quelle più
vicine, mantenendo sempre la mia base qui ad Honolulu: domani andrò a Big island
(detta appunto Hawaii), poi vedrò anche Maui, forse il 28, ma ho deciso di saltare
Kauai, l’isola-giardino, perché i costi sono pazzeschi ed allora mi limito alle isole
principali.
Non dimentichiamo che questo arcipelago è una delle mete preferite per le vacanze
di americani e giapponesi, qua numerosissimi, il che spiega i costi. Certo, a queste
isole manca la poesia della vera Polinesia, che però là è compensata dalla bassa
qualità della vita; qui, lungo la bella spiaggia di Waikiki, seppure bistrattatissima per
i suoi grattacieli, si rivedono i superatleti ed in generale si registra una vita media di
82 anni, contro i 77 della media mondiale e i 63 delle isole a Sud dell’equatore!
Ma è proprio vero che non si può avere tutto!
A presto M.
____________________________________________________________________
44
Data invio:
lunedì 29 maggio 2000
Oggetto:
Bye bye Polinesia!
Oggi giro pazzesco a Maui tra un vulcano e l’altro, con panorami mozzafiato
ed una ascensione al vulcano principale, Haleakala, fin … sopra le nuvole! Roba da
restare letteralmente senza fiato, … anche per l’aria estremamente rarefatta.
Intanto mi rimangono solo due giorni e di miss Samoa-Hawaii ancora nessuna
traccia (da brava yankee usa soltanto la segreteria telefonica), ma forse è meglio così,
per non farvi venire strane idee! Del resto, mi pare davvero difficile trovarla in un
posto così frenetico. Solo qui, da quando sono partito, sto ritrovando barboni e
senzatetto distrutti dalla velocità americana e poi, come vi dicevo, una percentuale di
giapponesi superiore...al Giappone stesso, che fotografano e comprano di tutto!
A proposito di spese, grazie mille per l’assicurazione della macchina; se vi avessi
detto da qui che la mia agenda registrava la scadenza dell’assicurazione, vi sareste
messi a ridere, mentre resta vaga la data dell’Ici, mio incubo notturno, come ogni
cosa indefinibile nel futuro aggravio fisso sulla mia vita indipendente, nella quale
conto di pagare meno tasse possibili! Ma è vero che il dollaro è salito a 2200, detto
da una coppietta italiana che rischia di finire qui il suo viaggio di nozze?
E visto che siete in vena …di regali, non è che potreste comprarmi l’ultimo libro di
Severgnini? Quello nuovo di Camilleri l’ho letto in settimana, grazie ad un emigrato
e uno già letto, di Pessoa, l’ ho rivenduto al rigattiere prima di lasciare Sydney
perché ero rimasto senza soldi per andare all’aeroporto! E poi dite che non ho il
senso degli affari!! Il “gran finale” fra le isole del Pacifico sarà comunque …a
basso costo: domani, basket la mattina e spiaggia (libera) il pomeriggio.
Poi dopodomani, lascerò anche le Hawaii, ma non ancora il mare e l’estate che mi
accompagnerà per tutto il viaggio!
A risentirci …dal continente, bye M.
____________________________________________________________________