beethoven e il concerto "imperatore"

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beethoven e il concerto "imperatore"
Grazia Meoli
(1770-1827)
Movimenti: I. Allegro – II. Adagio un poco mosso – III. Rondò. Allegro
Genere: Sinfonico
Durata: 40 min.
Anno di composizione: 1809-1810
Dedica: All’Arciduca Rodolfo d’Austria
Prima esecuzione: Lipsia, 28 novembre 1811 – Friedrich Schneider al pianoforte
Altri primi esecutori nell’ottocento: Czerny, Hiller, Döhler, Bülow.
Principali interpreti nella discografia: Backaus, Badura-Skoda, BenedettiMichelangeli, Fischer, Gieseking, Gilels, Gulda, Horowitz, Kempff, Pollini,
Rubinstein, Schnabel, Serkin.
L’ultimo dei cinque concerti di Ludwig Van Beethoven per pianoforte e orchestra, reca il titolo di
“Imperatore”, attribuito dall’editore Cramer dopo la morte dell’autore, per diversi motivi: per la
dedica all’arciduca Rodolfo d’Austria, figlio dell’Imperatore d’Austria, per il suo carattere
dall’enfasi virile e per volontà del pubblico. Tuttavia negli abbozzi del I movimento l’autore annotò
didascalie come “canto di trionfo nella battaglia”, “assalto” o “vittoria”, riconducibili
all’evocazione della figura di Napoleone.
Se nel terzo concerto Beethoven. afferma con risolutezza il suo stampo stilistico, e nel quarto
introduce alcune innovazioni formali e un linguaggio più raffinato, qui viene inaugurata la cadenza
fuori tempo, messa all’inizio del concerto, come adotterà più tardi Liszt e altri romantici, come pure
l’attacca subito tra secondo e terzo movimento. Un’altra innovazione non riguarda solo il rapporto
solista-orchestra, ma anche talvolta l’assenza di uno dei due protagonisti. Il pianoforte è trattato in
maniera estremamente virtuosistica e con sonorità allora ancora sconosciute. Ma anche l’orchestra
non era mai stata così potente e duttile allo stesso tempo. Le conseguenze di questo progresso
beethoveniano ebbero modo di rivelarsi in successori come Schumann, Grieg, Brahms e Ciaikovski.
Nel primo movimento, sullo schema classico della “forma sonata” esposizione - sviluppo – ripresa,
il I tema è energico e baldanzoso,
il II tema, con note staccate, non ha un solo carattere, ma si presenta, ora in tono minore, ora
maggiore, in tre diverse fasi, con tre stati d’animo diversi:
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a), leggermente inquieto; b), placido e sereno; c), eroico e marziale.
Come nell’esposizione il pianoforte entrava con una scala cromatica, così pure avviene all’inizio
dello sviluppo, tutto impostato sullo sgretolamento dei temi principali, dopodichè degli arpeggi del
pianoforte conducono alla ripresa, che ripropone l’introduzione cadenzante del pianoforte. Nel
luogo dove generalmente avviene la cadenza del solista, troviamo la seguente didascalia in italiano:
“Non si fa una Cadenza, ma s’attacca subito il seguente” (forse l’autore ha ritenuto bene evitarla,
dato le varie fasi cadenzanti già proposte).
Nel secondo movimento degli archi in sordina eseguono un tema corale di severa religiosità; il
pianoforte risponde con un’estatica melodia in terzine e con un secondo tema solistico che procede
poi su lunghi trilli, lasciando trasparire un intenso pathos. Dopo una ripresa del tema eseguito dai
legni, la pagina si conclude con un magico effetto di risveglio del pianoforte che accenna e collega
direttamente il Rondò.
Il Rondò è annunciato dal pianoforte in fortissimo e con una difficile struttura ritmica.
Segue un breve eco dell’orchestra ma è il pianoforte che fa la parte del leone in tutto il brano
caratterizzato da temi ora giocosi e danzanti, ora ostinati e galoppanti. Anche in questo movimento
notiamo l’assenza della cadenza; un episodio di duetto con gli accordi del pianoforte e il ritmo
incessante dei timpani, sfocia nell’irruente conclusione, quasi come un sigillo ironico; un linguaggio
dunque caratteristico dell’umorismo beethoveniano.
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Beethoven in un’incisione (Vienna 1800)
Ludwig Van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770 - Vienna, 26 Marzo 1827), nato da famiglia
di origine fiamminga (il nonno e il padre dediti alla musica), anche se non fu un vero fanciullo
prodigio, dimostrò presto singolari attitudini musicali. Ebbe le prime lezioni di tastiera e di violino
dal padre, e dopo dall’organista Neefe che gli fece conoscere Il Clavicembalo ben temperato di
Bach. Dopo varie esperienze orchestrali giovanili, regolarmente stipendiate, e la frequenza dei corsi
di filosofia all’università di Bonn, si recò a Vienna dapprima per conoscere Mozart e
successivamente per studiare con Haydn, che esercitò su di lui un’influenza decisiva. Completò la
sua formazione musicale studiando il contrappunto e ricevendo lezioni anche dall’operista Salieri.
A Vienna si distinse come ottimo esecutore e brillante improvvisatore pianistico, ma raggiunse ben
presto la fama di compositore, potendo vivere in sicurezza economica grazie all’aiuto dei generosi
principi e di nobili famiglie protettrici, per i quali fu scritta e dedicata gran parte della sua
produzione matura. Già dal 1795 cominciarono a manifestarsi in lui primi sintomi dell’incipiente
sordità, divenuta totale nell’ultimo decennio di vita, che oltre a tormentarlo, lo rese scontroso e
misantropo (il disperato sconforto è riversato nel Testamento di Heligenstadt). A ciò si aggiunsero
le infelici esperienze sentimentali e le gravi preoccupazioni causategli dal nipote Karl. Tuttavia in
questi anni produsse le sue massime composizioni con una straordinaria forza d’animo.
Lo spirito beethoveniano affonda le sue radici nell’illuminismo; condizionato dal credo libertario
della rivoluzione francese, accolse ben presto i fermenti degli ideali tedeschi preromantici e si
distinse per la coraggiosa posizione di libero artista. Se le prime composizioni furono concepite
secondo i modelli di Haydn e Mozart, ma con un innovativo linguaggio ritmico, ben presto si
riscontrò la tendenza ad accentuare i contrasti all’interno della forma sonata, caratteristiche portate
all’esaltazione nella sua produzione centrale. Le nuove dimensioni timbriche ed armoniche, le
innovazioni nella struttura della forma sonata giunta allo sfaldamento, il recupero della polifonia
unito a nuove concezioni avveniristiche, caratterizzarono il terzo periodo stilistico.
Nella sua produzione da camera l’evoluzione stilistica si rispecchia fedelmente nelle sue 32 Sonate
per pianoforte, parallelamente alla produzione dei quartetti. Ricordiamo inoltre i 7 Concerti per
strumento solista e orchestra. Nell’opera sinfonica le 9 Sinfonie seguono la stessa linea di sviluppo,
a partire dalla terza che costituisce un’autentica rottura con il passato; splendide anche le Overtures.
Non si sottrasse alla produzione vocale con i Lieder, un’unica opera, Fidelio, e la sublime Missa
Solemnis.
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