Leggi - GianMarco Dosselli Scrittore

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Gianmarco Dosselli
I cognomi: le sue radici e gli imbarazzi
1) Le radici. Andiamo a scoprire il quando, il come e il perché di quell’etichetta che,
aggiunta al nome, serve a distinguerci e identificarci. Immaginiamo come sarebbe
difficoltoso, oggigiorno, fare a meno del cognome per ventiquattro ore. Eppure quando
Desiderio, re dei longobardi, fu sconfitto da Carlo, re dei Franchi, nel 774, per tutti in Italia
bastava e avanzava il semplice nome. Tra il Mille e i secoli XIII-XIV la crisi del feudalismo
e il conseguente rafforzamento delle principali città ( i Comuni) determinarono fenomeni di
immigrazione interna dai villaggi ai grossi centri, movimento di beni, una più intensa
partecipazione alla vita pubblica, la nascita di nuovi rapporti economici. Soltanto allora si
sentì la necessità di identificare gli individui con l’aggiunta di una specie di etichetta al
nome.
Ecco che, in questo Terzo Millennio, l’Italia è servita da oltre 280.000 cognomi differenti.
Il cognome “Rossi” (popolarissimo), si dice, è derivato da un soprannome che sottolineava
una caratteristica bene precisa: il colore dei capelli. Sarà effettivamente così?
Altri cognomi diffusissimi nel nostro paese, i più comuni: Ferrari, Russo, Bianchi,
Colombo, Esposito, Ricci, Romano, Conti, Costa. Il processo di fissazione del
cognome terminò in epoca rinascimentale, quando il casato divenne immutabile per legge
e trasmettibile di generazione in generazione. I cognomi italiani possono derivare dai nomi
personali di origine latina (Ariani, Cesari), germanica (Carli, Federici), greca (Cristofori,
Deodori), ebraica (Mattei, Baldassarri); dai nomi di formazione medievale (Benvenuti,
Bonaventura) e dai nomi letterari o storici tratti da fonti classiche (Achilli, Polidori)…
Tanti altri cognomi risultano da soprannomi che spesso precisano il mestiere di chi li
portò originariamente, come Barbieri, Bottai, Acquaioli, Argentieri, Carbonaro,
Cavallaro, Fabbri, Sarti, Medici…
Ci sono tante categorie di cognomi che si combaciano a professioni attuali e, pure, a
quelle scomparse; anche quelli che rispecchiano l’aspetto fisico dei nostri antenati con
caratteristiche che più dava nell’occhio il colore dei capelli, della barba, della pelle: Biondi,
Neri, Moro, Rossi, Foschi, Lobianco.
Altra categoria dei cognomi è formata da patronimici e matronimici, ossia dal nome o
soprannome del padre o della madre preceduti dalla preposizione di o dagli articoli
determinativi lo – la: D’Ambrosio, Di Giovanni, D’Anna, D’Agata, Lo Mauro, La
Franca…
Ci sono cognomi che evidenziano un dettaglio dell’aspetto, o mettono a fuoco il
carattere: Zoppi, Guerci, Malfatti, Gambacorta, Allegri, Onesti, Malerba, Malenotti,
Spinoso. Val la pena precisare che un terzo dei cognomi italiani deriva da etnici o
toponimi come Bulgari, Tedeschi, Lombardo; mentre a quelli riferiti a individui che
vivevano attigui a un certo bosco, monte, fiume, ne uscivano con… Bosco, Del Monte,
Del Rio. Ancora Ronchi, “abitante nei pressi di un vigneto”; Luzzati, “della Lusazia”;
Brambilla, “dalla Valle Brembilla”. Numerosi italiani devono il loro cognome all’albero che
ombreggiava la casa del capostipite della famiglia o cresceva nelle vicinanze: Della
Rovere, Oliva, Olmi. Un altro criterio distintivo è quello che evidenzia la carica, il titolo, la
condizione socioeconomica, civile, militare o religiosa, oppure anche il rapporto di
parentela, dell’individuo: Giudice, Capitani, Cardinali, Chierici, Padrino.
Certi cognomi hanno un suo aspetto significativo; elencarli sarebbe stressante, ma
prendiamone alcuni, tanto da creare un’idea: Pappalardo = ghiottone che mangia cibi
grassi; Pallavicini = che pela, deruba i vicini; Rasulo = lingua che taglia come un rasoio;
Fumagalli = affumicatore di pollai, e cioè ladro di polli.
Da quando, nel 1964, il periodico Storia Illustrata inaugurò la rubrica “origine dei nomi”,
le richieste dei lettori desiderosi di risalire al significato del loro cognome cominciarono a
fioccare, e sono numerose anche oggidì. Certi cognomi sono francamente bislacchi; lo
studioso deve pur trovar difficoltà indagando su rarissimi: Abbracciamento, Idrogeno,
L’Insalata, Pochissimo, Sfondalmondo.
I più fortunati “investigatori” (che dir si voglia) di genealogie sono quelli in possesso di
qualche antenato che, spinto da un’analoga passione, ha già provveduto a racimolare
informazioni sulla famiglia; magari il vostro predecessore non ha scritto un libro in
proposito, ma forse ha raccolto scritti o classificato carteggi in famiglia. In mancanza di
questa risorsa vi sarà difficile andare oltre il XVI secolo. In verità, esistono pochi
professionisti del settore “ricerca genealogica” che, a pagamento, eseguiranno per vostro
conto le indagini.
2) Gli imbarazzi. Il bisogno d’identificare andava spesso a braccetto con l’intento
satirico, quando non pure derisorio e sfottente. In questo campo la fantasia popolare si è
sbizzarrita. In ogni caso, chi ha intenzione di liberarsi di un cognome troppo pittoresco od
offensivo o ridicolo può farlo senza particolari problemi; ce ne sono di italiani che di cambi
hanno fatto: ricorrono alla procedura inaugurata con l’unità d’Italia anche se legge risale al
1939.
Chi sceglierebbe mai un commercialista che si chiami Paolo Tontodimamma?
Nessuno, certamente, e Paolo lo capisce al volo; per tale motivo si è rivolto alla Procura
della Repubblica per essere autorizzato a cambiare e, una volta liberato
dall’ossessionante cognome ridicolo, si è fatto nominare con Diman.
Di quel tale Carmelo Fascista che diventò Reali, alla signora Larogna che eliminò la
lettera g e restò Larona, a quel tale signor Baro che mutò il suo cognome in Van Loon. O
della signora Vaccarello che ottenne di chiamarsi Vaccarella.
Ridiamo oltre per quanto riguarda i numeri, gli appartenenti alla famiglia dei suini sono la
maggioranza. Molte famiglie hanno chiesto il cambio del cognome umiliante (Porco,
Porcella, Porcile, Maiale) in cognomi più anonimi, mentre meno frequenti sono gli altri
animali (Verme, Pollo, Ciuccio, Scarafaggi, Piattola).
C’è, pure, la ricca casistica di quelli che portano nomi con riferimento corporale. Si sono
rivolti, giustamente, ai Tribunali di tutta Italia una serie di Culetto, Culazzo, Del Cul); ma
se alla parola che si cela dietro questi “offensivi” cognomi ormai non si fa più caso, non è
lo stesso per i signori Favagrossa, Finocchio o per le signore Bocchini, Pompa.
A volte il nome di battesimo crea un doppio imbarazzo; accanto a un cognome
cacofonico o molesto, per un imperdonabile dolo da parte dei genitori, ne esce una
situazione disastrosa nell’averli chiamati così: Rosa Foglio, Generoso Bocchino,
Celeste Cappella, Mai Vero.
Ho un amico di*** che ha nome Amore. Il suo cognome, per fortuna, è uno di quello
“giusto” e comune ed, infine, bene orecchiabile. Immaginate il sottoscritto se, in mezzo a
una combriccola di persone estranee o allo stadio, volesse chiamarlo mentre lui è avanti a
un altro gruppo, gridando: “Amore, io sono qui che t’aspetto!”. La gente tacerà di colpo e
oserebbe guardarmi di bieco, scambiando me per un gay? Potrebbe essere una valida
ragione… Al mio amico, quando siamo soli, chiamarlo con quel nome affettuoso non mi
crea nessun problema; in altri casi, sempre con il vezzeggiativo “Mory”.
Andiamo avanti alla scoperta di cognomi troppo pesanti. Chiamarsi Vergine può essere
un enorme problema: a un padre con quattro figli e dire a lui: “Sono figli suoi, signor
Vergine?” ne esce una vessazione da facile umorismo.
Ogni anno, presso le Corti di Appello e al Ministero della giustizia arrivano pratiche di
cambiamento del cognome. Un cognome scomodo può amareggiare la vita; più scomodo
ancora un cognome che ha sembianze di parole oscene, riferimenti sessuali pesanti,
insulti impliciti. Uno stillicidio di battutacce e scherzi, per non parlare dei figli assoggettati
ai motteggi dei compagni. Anche escludendo i riferimenti osceni o sessuali, la gamma dei
cognomi che è difficile portare resta molto vasta, come dimostra la casistica degli annunci
che compaiono saltuariamente sulla Gazzetta Ufficiale; ad esempio, si può non
considerare più un cognome dalle trasparenti origini sociali o professionali: è il caso di
Ortolano, Bifolco, Lacchè, Rustici. Talvolta scade apertamente nell’insulto come Baro,
Fallito, Granvillano, Incapace, Casino, Ottuso, Bavoso, Scema, Larogna, Malandrino,
Tonta, Barboni, Biscaro, Pochintesta, Bastardo…
Secondo fonti di ricerche, al Nord Italia risulta un paio di famiglia che il cognome
dichiarato è Terrone; stranamente, questo cognome è stato mantenuto.
Non ci si può esimere dalla comprensione, poi, per chi ha voluto abbandonare cognomi
di famiglia come Ergastolo, Zoccola, Mammone, Scabbia, Vespasiano, Puzzo, Cessi,
Di Pipi, Feci, Cantacesso, Contacessi. Sicuramente, non molte famiglie avranno
mantenuto cognomi non proprio ributtanti, ma ugualmente io considererei “mezzi sgraditi”:
Frittella, Ricotta, Lattuga, Maccarone, Salamone, Ficosecco. Giustamente per coloro
che hanno desiderato cambiare cognome (e come darli torto?) disgustosi, macabri e
funerei come Disperati, La Morte, Mezzasalma, Massacra, Vampiri.
Qualche volta, invece, è molto difficile immedesimarsi nei richiedenti: c’è chi ha aperto la
pratica di cambiamento (che ha un prezzo caro) per abolire un cognome innocuo come
Sereno, Ioiò, e alcuni altri; stessa cosa con altri innocenti cognomi perché imbarazzanti
per persone di sesso maschile, come Caterina, Martina, Teresa, ecc.
Molto imbarazzante chiamarsi Sesso di cognome, ma la sorte non ha colpa: quando è
nato, i genitori lo battezzano dandogli nome Felice! Una volta cresciuto e fatto un esame
col suo alter ego, il signor Sesso Felice ha deciso di cambiare identità. Come quest’ultimi,
lo sanno bene Santa Iena, Schiavo Liberato, Orso Bruno e la variante Bianco,
Arcangelo Della Morte, Noia Addolorata, Chiappa Rosa, Pesce Marino, Quinto Nano,
Angelo Alato, Pe Dante, Poli Ester, Guido Piano, Sabato Malinconico (ex capo
dipartimento presso Ministero dell’Interno), Rosa Confetto.
Da ricerche anagrafiche, sull’elenco telefonico elettronico ci s’imbatte in una moltitudine
di cognomi disgraziati che fanno ridere a crepapelle perché non sono tuoi
Ci sono anche generalità più strane come nella fiaba di Biancaneve; ci sono tutti i nomi
dei sette nani: Cucciolo Caterina, Eolo Antonio, Dotto Abramo, Pisolo Gelmino,
Mammolo Fernando, Gongolo Rodolfo, e si concede un maggiorativo il più amato dei
gnomi, Brontolone che risulta Procolo.
Ai limiti della pornografia come non sottintendere Ernestina Compiacente, Innocente
Marchetta, Luciano Orgia, Mona Modesta, Bocchino Donato, Serafina Linguagrossa,
Assunta Bellafava, Antonietta Uccello, Nunzia Zinna Fichera, Pompa Immacolata,
Maria Vittoria Figa?
Ci sono stati cambi anagrafici di convivenza. La signorina La Troia con un accento
diventa La Troìa; i coniugi Cazzoni tramutati in Cassoni. Davvero tante erano state le
richieste di variazione della propria identità che venivano esaminate dal Ministero o dalle
Prefetture.
Avanziamo ancora nel mondo dell’anagrafe impietosa. A colui che si chiama come
lavora è la rovina, parola del signor Vigile Urbano. Altra rovina, stavolta morale, per la
signora Maria Scassa Finocchio e all’amante del rischio Panico Volontario. Altri
cognomi strani da citare: Agnese Mai Dalle Donne, Fiorino Del Prato, Cocco Lino.
Coloro che possiedono nomi o cognomi o entrambe le cose che hanno aspetti ridicoli,
vergognosi o nel caso rivelino l’origine naturale che si vuole tenere riservata, sono
unicamente vittime ambiziose da parte di altri. A scuola, a chi è studente; impossibile
evitare gli sfottò all’appello. Le risate trattenute al momento delle presentazioni nei pressi
di un’assemblea pubblica o essere chiamato nella sala d’attesa di un ospedale.
L’imbarazzante impatto a un colloquio di lavoro. Un brutto scherzo dell’anagrafe e/o
inavvedutezza dei genitori d’abbinare il nome accanto al cognome ridicolo. Come
spiegarlo a tutti quelli che sentendo pronunciare quelle parole iniziano a ridacchiare e a
ricamare sopra?
Tu, navigatore, hai un cognome ridicolo? Anche il nome di battesimo? Vorresti
cambiarlo? Puoi farlo. L’iter burocratico prevede per il cambio del nome un’istanza in carta
semplice indirizzata all’Ufficio territoriale del governo di residenza o nascita; in questo
caso la decisione dopo un’istruttoria con pubblicazione per trenta giorni è presa con
decreto prefettizio. Per modificare il cognome è necessario rivolgersi al Ministero
dell’Interno.
C’è chi si è abituato a portare, con disinvoltura, nomi e cognomi impegnativi (ma
altrettanto per senso di orgoglio, dignità, soddisfazione personale o altra ben valida
ragione) come Marco Tullio Cicerone, Benita Mussolini, Napoleone Bonaparte, Marco
Polo. Si sentono in tema in questo periodo annuale i signori Santo, Felice e Bianco
Natale (mah, che siano nati il 25 dicembre?).