seminario nazionale di formazione per gli insegnanti della scuola

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seminario nazionale di formazione per gli insegnanti della scuola
SEMINARIO NAZIONALE DI FORMAZIONE PER GLI INSEGNANTI DELLA
SCUOLA PRIMARIA DEGLI II.PP., DEGLI INSEGNANTI DEGLI I.P.M. ED
OPERATORI PENITENZIARI
CENTRO EUROPEO DI STUDI DI NISIDA 10-11-12 APRILE 2013-04-19
Il gruppo di lavoro è risultato composto da rappresentanti provenienti, nello specifico, dalla
regione: Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria.
Lo Stato assicura ai carcerati corsi di formazione professionali, attività socio- culturali
di vario tipo, consente anche attività lavorativa retribuita; tutte opere intese alla
rieducazione del condannato. Queste attività vengono svolte da insegnanti, educatori,
volontari ecc…
Una particolare attenzione va rivolta agli insegnanti poiché non svolgono solamente
opera istruttiva, didattica ed umanistica, ma sono anche bravi psicologi che riescono a
recepire gli umori delle persone a cui fanno lezione creando un filo diretto, quasi
amichevole professore-alunni . Il detenuto ha bisogno di qualcuno che ascolti i suoi
problemi, le sue disgrazie e, magari, gli dia anche ragione oppure sia almeno
comprensivo. Gli insegnanti sono preparati anche a questa specie di “tortura
psicologica”, ascoltano con pazienza, non giudicano nessuno, sono sempre a disposizioni
di tutti (nei limiti del possibile).
VINCOLI E RISORSE DEI PERCORSI FORMATIVI NEGLI ISTITUTI DETENTIVI
RISORSE E OBIETTIVI DIDATTICI
-Accoglienza
L’accoglienza non deve essere intesa come fase iniziale ma come un processo costante e
trasversale ,cioè come una forma di accompagnamento. Permettere al detenuto di
raccontarsi,indicare quali sono le sue necessità personali e dare delle corrette
informazioni al detenuto.
-E’ necessario un Protocollo di Intesa tra i due Ministeri coinvolti per definire regole
chiare e COGENTI alle quali i penitenziari devono attenersi nella organizzazione delle
attività scolastiche.
-Un Protocollo che vada ben oltre quello recentemente siglato e si occupi di definire regole
organizzative concrete che non lascino un grado troppo elevato di libertà al Direttore del
penitenziario. Sarebbe ideale una definizione normativa nazionale che definisca alcune
costanti organizzative imprescindibili, tra cui, ad esempio, la presenza di agenti “dedicati”
alle attività scolastiche.
-Tracciabilità dei percorsi scolastici. Bisogna evitare che l’alunno spostato da un Istituto
all’altro debba ricominciare nuovamente il programma.
-Squadre di agenti dedicati esclusivamente alle attività scolastiche
Tale obiettivo dovrebbe prevedere una formazione specifica degli agenti di polizia
penitenziaria al fin di considerare il detenuto non solo come una persona che deve scontare
la sua pena. Fissare riunioni periodiche ed occasioni di incontro e confronto tra corpo
docente e guardie penitenziarie,per favorire la collegialità degli interventi.
-Delocalizzazione della scuola del “braccio” ad un ambiente polifunzionale dedicato
-Un orario scolastico rigoroso (dalle 8.30 alle 13.00)
Evitare che durante l’orario indicato l’alunno debba svolgere anche altre attività
-Educazione alla legalità
L'educazione alla legalità ha per oggetto la natura e la funzione delle regole nella vita
sociale, i valori della democrazia, l'esercizio dei diritti di cittadinanza. Educare alla legalità
significa elaborare e diffondere la cultura dei valori civili, consente l'acquisizione di una
nozione più profonda dei diritti di cittadinanza, partendo dalla consapevolezza della
reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità. Essa aiuta a comprendere come
l'organizzazione della vita personale e sociale si fondi su un sistema di relazioni
giuridiche, sviluppa la consapevolezza che condizioni quali dignità, libertà, solidarietà,
sicurezza non possano considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite.
Oltre ad essere una premessa culturale indispensabile, si pone come un sostegno operativo
quotidiano, perché solo un'azione di lotta radicata saldamente nelle coscienze e nella
cultura dei giovani, potrà acquisire caratteristiche di duratura efficienza, di programmata
risposta all'incalzare del fenomeno criminale.
- L'accesso dei detenuti alle lezioni è ridotto. Anche in penitenziari affollati con un grande
bacino di potenziali studenti, quelli che frequentano sono una minoranza. I numeri spesso
risicati pongono le classi di scuola carceraria a rischio di chiusura. Le ragioni sono di ordine
logistico e burocratico. In molti casi, se un detenuto studia, non può ottenere un lavoro;
quando un detenuto, viene obbligato a scegliere è naturale che scelga il lavoro, una chance
rarissima e che non si presenta due volte, in galera. Verso la scuola l'istituzione carceraria
ha un atteggiamento ambivalente: da una parte le necessità scolastiche (per esempio, gli
spostamenti interni degli studenti verso le celle adibite ad aule, a orari fissi) comportano
carichi di lavoro supplementare per gli agenti; il fatto che durante le lezioni si crei
dell'intimità umana e intellettuale tra detenuti e docenti viene spesso malvisto o
rimproverato o invidiato, e gli studenti in qualche misura considerati dei 'privilegiati'.
D'altra parte però la scuola torna utile al carcere perché rappresenta una delle pochissime
attività trattamentali degne di questo nome. Il carcere ha un disperato bisogno d'impiegare in
qualche modo l'immensa quantità di energia umana inutilizzata e altrimenti priva di sfogo.
- Tra gli studenti c'è un'alta percentuale di abbandono, dovuta a: perdita di interesse,
trasferimento da carcere a carcere, processi, incompatibilità con gli orari imposti dal carcere
o con altre attività considerate più convenienti, scarcerazione, malattia, autolesionismo,
morte.
-Distinzione tra le varie figure professionali
Questo è stato una argomento molto discusso tra i vari gruppi. In alcuni prevaleva una
forma di dissenso per quanto riguarda tale differenzazione,in quanto per riuscire a
raggiungere un obiettivo comune ,che è quello di istruire e di reinserire il detenuto
nuovamente in società c’è bisogno di una forma di coesione tra le diverse figure.
-Confronto tra gli alunni e il mondo esterno
La legislazione carceraria attualmente vigente in Italia e negli altri Paesi occidentali,risulta
profondamente improntata a criteri di umanità,in base ai quali le misure di
coercizione,invece di essere utilizzate nel loro aspetto punitivo,vengono finalizzate alla
rieducazione del condannato. Nonostante ciò a causa di una serie di meccanismi che si
sono generati nel carcere in quanto struttura chiusa,in pratica gli obiettivi di rieducazione
possono essere vanificati o conseguiti solo in misura ridotta.
VINCOLI
-Turn over del personale e dei destinatari
Esiste un dato certo dell’avvicendamento che avviene frequentemente tra gli insegnanti
destinati agli Istituti carcerari da un anno all’altro, dovuto ai criteri e alle procedure di
selezione e di formazione delle graduatorie dei docenti e per questo che si producono
effetti negativi sulla offerta formativa ed educativa anno dopo anno e sulla necessità di
accogliere e formare i docenti che per la prima volta entrano in carcere.
-Coabitazione di età e cultura dei detenuti
Questo vincolo riguarda soprattutto gli IPM, dove si possono trovare insieme ragazzi
appena adolescenti e giovani adulti,con capacità di apprendimento e livello culturale
diverso. Questo problema è ancora più evidenziato all’interno dei gruppi di
alfabetizzazione alla lingua italiana e di scuola elementare,dove confluiscono minori di
diverse nazionalità.
-Sovrapposizione di attività
Molto spesso gli alunni mentre seguono la lezione vengono chiamati a svolgere altre
attività,come per esempio i colloqui con la famiglia.
-Subordinazione dell’istruzione all’educazione
Negli istituti penitenziari esiste una diversa interpretazione dei ruoli tra gli agenti e gli
insegnanti. I loro obiettivi,cioè l’istruzione e l’educazione spesso non camminano di pari
passo,in quanto negli istituti carcerari si da precedenza all’educazione.
-Lavoro di gruppo tra i vari operatori professionali
Esiste purtroppo in alcuni Istituti carcerari,sia per adulti che per minori,un differenza
visione del detenuto da parte degli insegnanti e delle guardie penitenziarie.
Quando si fa riferimento agli insegnanti si includono anche gli educatori che hanno lo
scopo di poter accelerare il reinserimento del detenuto nella nostra società.
La polizia penitenziaria invece,nella maggior parte dei casi considera il detenuto solo
come persona che deve scontare la sua pena.
-Organizzazione del tempo scuola. Elemento di criticità non trascurabile è la variabilità
nell’organizzazione del “tempo-scuola” all’interno dei singoli Istituti di pena e soprattutto
in quelli minorili presenti su tutto il territorio nazionale. Sussiste quindi una difficoltà di
inserimento di detenuti provenienti da altri Istituti,sia nei casi di trasferimento definitivo
che di aggregazione temporanea.
-Esigenze di adattarsi ad un modello tradizionale scolastico
ANIMAZIONE DIDATTICA E COOPERATIVE LEARNING
Il Cooperative Learning costituisce una specifica metodologia di insegnamento attraverso
la quale gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente e sentendosi
corresponsabili del reciproco percorso. L’insegnante assume un ruolo di facilitatore ed
organizzatore delle attività, strutturando “ambienti di apprendimento” in cui gli studenti,
favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni attività di apprendimento in un
processo di “problem solving di gruppo”, conseguendo obiettivi la cui realizzazione richiede
il contributo personale di tutti.
Tali obiettivi possono essere conseguiti se all’interno dei piccoli gruppi di apprendimento
gli studenti sviluppano determinate abilità e competenze sociali, intese come un insieme di
“abilità interpersonali e di piccolo gruppo indispensabili per sviluppare e mantenere un
livello di cooperazione qualitativamente alto”.
Il Cooperative Learning è un metodo didattico in cui gli studenti lavorano insieme in piccoli
gruppi per raggiungere obiettivi comuni, cercando di migliorare reciprocamente il loro
apprendimento. Tale metodo si distingue sia dall’apprendimento competitivo che
dall’apprendimento individualistico e, a differenza di questi, si presta ad essere applicato ad
ogni compito, ad ogni materia, ad ogni curricolo.
Il lavoro di gruppo non è una novità nella scuola, ma la ricerca dimostra che gli studenti
possono anche lavorare insieme senza trarne profitto. Può infatti accadere che essi operino
insieme, ma non abbiano alcun interesse o soddisfazione nel farlo. Nei gruppi di
apprendimento cooperativo, invece, gli studenti si dedicano con piacere all’attività
comune, sono protagonisti di tutte le fasi del loro lavoro, dalla pianificazione alla
valutazione, mentre l’insegnante è soprattutto un facilitatore e un organizzatore
dell’attività di apprendimento. vincoli e risorse dei percorsi formativi negli Istituti
detentivi.
OBIETTIVI:
La progettazione delle competenze deve essere:
-operativa. cioè attraverso l’uso dei laboratori
-progettuale, cioè il destinatario deve essere coinvolto personalmente,quindi stimolato
-comprensibile e verificabile
-pragmatica, cioè deve avere come risultato un prodotto
-Scuola i carcere ma anche CARCERE A SCUOLA
“Istituzionalizzazione delle forme” della scuola all’interno della istituzione carceraria
attraverso una definizione di linee guida organizzative nazionali .
-Gestione del tempo e dello spazio
La gestione del tempo e dello spazio prevede l’organizzazione di riunioni preparate con dei
tempi prestabiliti e in determinati luoghi. In alcuni istituti, ad esempio, le attività scolastiche
si svolgono in spazi autonomi del dal corpo detentivo dell’istituto
penitenziario,appositamente destinati,laddove è possibile conciliare ed armonizzare meglio
le regole scolastiche e quelle penitenziarie,al rispetto delle quali sono chiamati i detenuti che
frequentano le attività scolastiche.
-Attivare micro progetti che abbiano una propria specificità a livello nazionale.
-Utilizzo di una scheda didattica nella quale raccogliere tutte le informazioni pratiche sui
livelli di apprendimento e competenze acquisite da un singolo detenuto. Tali schede
potrebbero facilitare così la comunicazione tra gli insegnanti e gli educatori.
-Somministrazione di test d’ingresso per valutare il livello iniziale di conoscenze e di
competenze
-Individuazione di una metodologia di lavoro costante che riguardi tutti gli operatori del
sistema penitenziario.
-Realizzazione di linee guida di intervento didattico
L’attività progettuale deve essere soddisfacente anche per gli operatori e non solo per la
popolazione detenuta. Gli operatori devono potersi riconoscere in un progetto, sia come
singoli che come gruppo.
-Continuità e visibilità del progetto.
-Concretizzazioni delle decisioni.
-Progettazione del modulo didattica
-Eliminazione dei compartimenti separati
-Realizzazione dell’AGENDA DIGITALE
In Italia lo sviluppo del sistema in rete è molto arretrato e anche il sistema penitenziario
necessita di un intervento in tal senso,garantendo a tutti l’accesso ad internet.
L’agenda digitale sia italiana che europea consentono di mettere in atto metodologie e
tecniche di insegnamento che prima non erano possibili.
IL RUOLO DELL’INSEGNANTE NEGLI ISTITUTI DI PENA
All’interno degli istituti penitenziari gli insegnanti ricoprono diverse funzioni. Il loro ruolo
viene definito proattivo, cioè deve avere la capacità di reagire agli eventi in modo
consapevole non lasciandosi condizionare dall’ambiente esterno.
Il ruolo dell’insegnante in carcere è limitato da una serie di aspetti:
1. Carenza di spazi, materiali didattici e mezzi. È il problema cronico di quasi tutte le scuole
in galera. Si deve prima di tutto agli ambienti inospitali, mal costruiti e disumani che sono i
penitenziari italiani, quelli di recente edificazione (le cosiddette carceri d'oro) peggio ancora
delle vecchie fortezze. Nei reparti dove ha sede una scuola ci si contende gli spazi angusti
per poter aprire una nuova aula e farla funzionare. Normalmente si tratta di celle male
illuminate e con un'acustica pessima, da sgolarsi, in mezzo ai rumori della vita reclusa. Ci si
svolgono attività a rotazione.
2. L'accesso dei detenuti alle lezioni è ridotto. Anche in penitenziari affollati con un grande
bacino di potenziali studenti, quelli che frequentano sono una minoranza. I numeri spesso
risicati pongono le classi di scuola carceraria a rischio di chiusura. Le ragioni sono di ordine
logistico e burocratico. In molti casi, se un detenuto studia, non può ottenere un lavoro.
Quando un detenuto, viene obbligato a scegliere è naturale che scelga il lavoro, una chance
rarissima e che non si presenta due volte, in galera. Verso la scuola l'istituzione carceraria
ha un atteggiamento ambivalente: da una parte le necessità scolastiche (per esempio, gli
spostamenti interni degli studenti verso le celle adibite ad aule, a orari fissi) comportano
carichi di lavoro supplementare per gli agenti; il fatto che durante le lezioni si crei
dell'intimità umana e intellettuale tra detenuti e docenti viene spesso malvisto o
rimproverato o invidiato, e gli studenti in qualche misura considerati dei 'privilegiati'..
3. Tra gli studenti c'è un'alta percentuale di abbandono, dovuta a: perdita di interesse,
trasferimento da carcere a carcere, processi, incompatibilità con gli orari imposti dal carcere
o con altre attività considerate più convenienti, scarcerazione, malattia, autolesionismo,
morte.
4. Un insegnante si ritrova in classe la gente più disparata del mondo e deve trovare un
comune denominatore. I livelli culturali, l'estrazione sociale e geografica, le competenze,
l'età, i percorsi scolastici, le tipologie caratteriali e dei reati commessi sono incredibilmente
disomogenei. Un insegnante si ritrova in classe la gente più disparata del mondo e deve
trovare un comune denominatore.
5. I docenti sono costretti a coprire infiniti ruoli di supplenza. Un professore in prigione
deve improvvisarsi medico, terapeuta, scrivano, guardia, prete, assistente sociale, psicologo,
mamma, avvocato, e può pericolosamente diventare tutte queste figure a scapito di quella
per cui viene effettivamente pagato.
6. Il parere degli insegnanti conta poco o nulla nelle decisioni importanti riguardo la
detenzione. Ciò malgrado che gli insegnanti siano di gran lunga le persone che conoscono
meglio i detenuti-studenti, dato che trascorrono mesi e anni insieme a loro il loro parere
conta poco o nulla quando si tratta di prendere decisioni importanti riguardo la detenzione.
7. Il carcere rimane nella sua essenza un'istituzione punitiva. Tra i suoi scopi sociali
dichiarati vi è la deterrenza, cioè la paura che può incutere l'idea di finirci rinchiusi.
8. Il rischio dell'abbellimento. Questo riguarda qualsiasi iniziativa culturale all'interno delle
prigioni. Scuola, teatro, concerti, letture, corsi di fotografia o di questo e di quello, rischiano
sempre di dare all' esterno un'idea positiva della vita carceraria e dunque di contribuire a una
mistificazione, a una conveniente ipocrisia.
LE ATTIVITA’:
-Capacità comunicative e relazionali
-Capacità di ascolto ai fini della strutturazione didattica
Colloqui intervista per far emergere l necessità del detenuto
NUOVE COMPETENZE:
-Utilizzo di piattaforme
-Competenze sulla gestione dei gruppi e sulla comunicazione
-Formazione specifica di relazione ed insegnamento a soggetti socialmente pericolosi
Piattaforme di comunicazione per interscambi are le informazioni tra gli operatori
-Link sui siti web del MIUR e del MINISTERO DELLA DIFESA con un area riservata
all’attività di educazione e di istruzione nel carcere
-Capacità come sapere,saper fare e saper essere
-Competenza tecnica
-Competenza progettuale