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Domenica 3/7/2016 Nella metamorfosi della crisi vince la grande bellezza di Aldo Bonomi Microstorie, microfisica dei poteri, microcosmi, tre parole chiave che stanno assieme non per vezzo ma per aiutarci a capire la metamorfosi dei soggetti semplici, del territorio, all’epoca dei flussi. E che flussi! Se vogliamo stare sull’attualità della Brexit. La microstoria da cui parto è quella della Fondazione Symbola, che la prossima settimana convoca il suo seminario estivo della soft economy che terminerà a Treia, micro borgo marchigiano, in una due giorni titolata “ACCADDE DOMANI-Dai talenti dell’Italia le sfide del futuro”. Non so se i talenti evocati basteranno a delineare un futuro nell’epoca dei flussi finanziari che sradicano forme dei lavori e delle imprese, ma occorre provarci. Dotati di memoria, di presente storico evocato nel titolo, ove ciò che accadde ci aiuta a ricordare il futuro. Era il 2003 a Ravello, micro borgo di costiera quando, all’inizio del nuovo secolo, Symbola convocò il suo piccolo popolo. A proposito di microfisica dei poteri, questo era fatto da ambientalisti militanti sul territorio, da operatori e dirigenti della rete dei parchi e delle città del vino, della nocciola, delle castagne… e dalla Coldiretti in metamorfosi di ruolo e di posizionamento. Insomma un’Italietta del margine, di ciò che restava sul territorio a fronte delle fantasmagoriche speranze della globalizzazione soft, suadente e annunciata, per le imprese e la new economy (Tiscali quota in borsa più della FIAT). Con una intuizione di Ermete Realacci, già presidente di Legambiente, si capì che occorreva dare rappresentazione ai senza rappresentanza, ai senza voce, flebilmente ai margini delle retoriche dominanti. Symbola riuscì a farlo partendo dal prodotto, dalla merce più antica, a proposito di storia: dal vino e dalla sua metamorfosi riuscita nel passaggio dalla dittatura fordista della quantità, che aveva prodotto la crisi del metanolo, a quella della qualità. Metafora simbolica della potenza della terra, dell’agricoltura e dell’ambiente, messa in mezzo alla retorica dei flussi, che invitava ad assumere voce e fare racconto. Ma tutto questo bucolico e ambiental- racconto non bastava. Così, risalendo la penisola, laddove l’Italia è più Italia, ricollocando il seminario di riflessione nell’Italia di mezzo dall’Umbria alla Toscana, avendo come alleati cantine come Caprai e borghi come Bevagna, si è arrivati a Treia nelle Marche. Tessendo e ritessendo, a proposito di rappresentazione, alleanze con il capitalismo di territorio là dove Fua, Becattini e De Rita, ci hanno educati allo studio dei distretti e del loro rapporto dolce con la terra della mezzadria. Qui ci siamo incontrati io, quello del capitalismo molecolare, e Fabio Renzi, l’altro Renzi come dico sempre con ironia, animatore territoriale di Symbola in rapporto con l’impresa diffusa del made in Italy. Recuperando così quell’anima carsica da capitalismo dolce di comunità di Adriano Olivetti che produceva coesione senza la quale non si dà competizione delle piattaforme territoriali. Raccontate e rappresentate alleandosi con l’Unioncamere, producendo rapporti sui talenti del sistema paese, certificati dai numeri anche dalla Fondazione Edison di Marco Fortis. E non solo, se penso al lavoro deturnante dal PIL alla valutazione del PIQ (Prodotto Interno Qualità), che ha anticipato il pregevole lavoro dell’ISTAT sul BES (Benessere Equo e Solidale). Proseguito poi dall’ISTAT con il censire i distretti della grande bellezza, basati sull’intreccio tra agricoltura, manutenzione del territorio, bellezza, manifattura di qualità, turismo, che io denomino distretti culturali evoluti. Con uno slogan di rappresentazione tutto politico: l’Italia deve fare l’Italia (copyright Ermete Realacci), spesso facilmente utilizzato dal nostro presidente del consiglio. Infatti tutto questo non basta, anche se è la buona retorica con cui abbiamo tenuto con successo l’Expo. Nella metamorfosi della crisi, che c’è, scava e morde i lavori e le imprese nell’Italia della grande bellezza, la coscienza dei luoghi (Becattini) si confronta con il salto d’epoca. La Brexit appena citata ci induce a scavare in quel grumo di rancore rispetto all’Europa e ai flussi finanziari in cui si sommano paure, incertezze, razzismi e difficoltà per le imprese e quella che una volta di sarebbe chiamata lotta di classe di chi non ce la fa. Appare la montagna del modello di sviluppo che verrà. Guardando a cosa accadde, si può dire che l’Italia deve fare l’Italia, ma se guardiamo a ciò che accade e al domani, non basta. Ci fa agenda politica l’Enciclica del Papa, i Goals dell’ONU, Cop 21. E occorre guardare a ciò che accade ogni giorno nel Mediterraneo e a Lampedusa. Negli anni recenti Symbola ci ha provato con i rapporti sulla green economy e sui mutamenti delle imprese, senza dimenticare l’Italia dell’olio che ci ricorda che c’è sempre un Europa del burro che incombe con lo spread. Di questo abbiamo discusso negli ultimi seminari di Treia. Rappresentando con l’ottimismo della volontà le eccellenze green delle nostre imprese. Ma sarà bene ricordare che green economy significa anche e soprattutto il capitalismo che incorpora il senso del limite. Così come è giusto allearsi con gli smanettoni, che si fanno makers (Micelli), fanno co-working, startup e cercano il domani possibile. Così come, partendo dalla metafora dei rifiuti, come allora si fece con il vino, porre la questione dell’economia circolare. Ma anche qui, come ho scritto in un recente libro sulla società circolare, sarà bene ricordare che questa si presenta con il volto suadente nella ruota delle fortuna che per molti, tanti, diventa la ruota del criceto. Per questo, più che fare storytelling e rappresentazione, credo occorra tornare ad un lavoro di rappresentanza, sempre più urgente in una fase di disintermediazione di tutto ciò che sta in mezzo tra flussi e luoghi. Certo una nuova rappresentanza politica e sociale che sappia tenere assieme e colmare il divario tra quelli che sono nella ruota della fortuna e quelli imprigionati nella ruota del criceto. Ripartiamo da una nuova rappresentanza dei tanti soggetti che, partendo dal territorio, sognano un domani possibile. [email protected]