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Società Meteorologica Italiana - www.nimbus.it diretta da Luca Mercalli - Elaborazione grafica: Centimetri.it
OGGI
Previsioni
Un impulso di aria più fredda raggiunge le
regioni alpine. Abbastanza soleggiato al
mattino ma con addensamenti a ridosso dei
rilievi e su Cuneese; in giornata e in serata
variabilità con qualche rovescio su rilievi, in
prevalenza tra Biellese, bassa Valle d'Aosta,
Torinese, Cuneese e Astigiano, nevoso da
700-800 m. Venti deboli o moderati da nordest con rinforzi. Temperatura in calo.
AO
TO
DOMANI
AO
TO
Previsioni
Temperature (C˚)
Si ristabiliscono correnti più asciutte da nordovest con ampie schiarite. Ben soleggiato con
innocue velature dal pomeriggio e più estese
in serata con addensamento delle nubi sui
settori alpini di confine con Savoia e Svizzera.
Venti deboli variabili a bassa quota, da nordovest in montagna con rinforzi alle testate
vallive. Temperatura stazionaria, rischio di lievi
gelate notturne anche in pianura.
Torino
Umidità relativa
Qualità dell’aria
Precipitazioni
Min.
Max.
Torino
Ieri
Ieri
9
Un anno fa 10,2
21,3
21,8
Alle 8
Alle14
70%
23%
1
2
3
4
5
6
7
Ottima
Buona
Discreta
Mediocre
Poco salubre
Insalubre
Molto insalubre
Ieri fino alle 19
Totale del mese
6,8 mm
Media del mese
dal 1803 al 2007
55 mm
Marzo più piovoso
1892, 232 mm
Estremi del mese
dal 1753 al 2007
Limite pioggia/
neve oggi
02/03/1785 Min. -11,3
20/03/2002 Max. +30,0
Nord
Sud
700-800 m.
700-800 m.
a cura di Provincia
di Torino e Arpa Piemonte
TORINO
MERCOLEDÌ 19 MARZO 2008
torino.repubblica.it
REDAZIONE DI TORINO Via Roma, 305 | 10123 | tel. 011/5169611 | fax 011/533327 | CAPO DELLA REDAZIONE PIER PAOLO LUCIANO | VICARIO ROBERTO ORLANDO | INTERNET torino.repubblica.it | e-mail: [email protected]
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L’autopsia: un errore medico dietro la morte di Martino Lo stop di Borgione
Il caso
U
na lesione al diaframma è la probabile causa della morte di Martino Audibert, il bimbo di Cesana torinese deceduto al Regina Margherita nella notte tra
l’8 e il 9 marzo. Lo rivelerebbe
l’autopsia eseguita venerdì
scorso. Martino era ricoverato dopo una terribile caduta
da un castello gonfiabile ma
sembrava fuori pericolo. I
medici avevano ipotizzato
che a ucciderlo fosse stato un
embolo improvviso. Il perito
incaricato dalla Procura di
Biella ha sessanta giorni per
depositare l’esito ufficiale.
GIUSTETTI A PAGINA V
Dodici indagati dalla Finanza
l’apparecchio comprato online
Cellulari e sms
intercettati
così spiavano
mogli e fidanzate
Martino Audibert, il piccolo morto per un incidente mentre giocava su un castello gonfiabile
“Case ai gay?
Prima diamole
alle coppie fertili”
DIEGO LONGHIN
MEO PONTE
A PAGINA VII
Il leader del Pd, accolto da diecimila persone in piazza Castello, lancia Boccuzzi e cita Giovannino Agnelli
Veltroni, la sfida targata Torino
Sulla Tav il sindaco attacca: “Il partito deve dire che se vinciamo si fa”
Presidente, assessori e consiglieri
ecco le denunce dei redditi 2006
E’ un ingegnere
il più ricco
di Palazzo Lascaris
A PAGINA IV
Veltroni in piazza Castello
Il caso
ALLE PAGINE II E III
Il racconto
L’inchiesta
Tra le facce
della piazza
La campagna
che non c’è
SARA STRIPPOLI
MARCO TRABUCCO
I
na campagna elettorale che non c’è. O
che se c’è non si vede, se non sugli schermi televisivi o nelle piazze che
ospitano i comizi dei grandi leader nazionali.
Un campagna forse carsica, invisibile e imprendibile perché anche molto elettronica, che non si esprime
più con i manifesti negli
«appositi» spazi e in cui non
si vedono più le facce dei
candidati, di quelli piccoli e
medi, né dal vero né in foto.
Né si sentono più le loro voci.
SEGUE A PAGINA III
l primo è lui, in piedi dalle
quattro del pomeriggio per
non perdere il posto sotto il
palco. La vera fidelizzazione comincia così, da ospite d’onore al
desco di una famiglia «comune». Pietro Maniglia e la moglie
sono arrivati in piazza quando
c’era ancora il sole. «Il 12 ottobre
il segretario era da me a pranzo,
adesso non potevo mancare».
Quando, da poco passate le nove di sera, Renzo Arbore dal palco apre la serata di Walter Veltroni a Torino, Pietro va in visibilio. E con lui tutte le prime file,
i fan incalliti, quelli del «Si può
fare».
SEGUE A PAGINA II
U
N
ell’assegnazione dei
nuovi alloggi popolari
di via Artom precedenza alle coppie fertili. La
richiesta, che rischia di suscitare tensioni nella maggioranza della Sala Rossa, è
dell’assessore all’Assistenza,
Marco Borgione, che ieri nella riunione di giunta ha chiesto di fermare la delibera firmata dai colleghi Roberto
Tricarico, alla Casa, e Ilda
Curti, alle Periferie. Documento che definisce i criteri
per l’assegnazione dei nuovi
alloggi che Palazzo Civico sta
costruendo in via Fratelli
Garrone, al posto delle due
torri abbattute tra il 2003 e il
2004. «Bisogna approfondire
— dice Borgione — per questo ho chiesto di sospenderla. Credo che nell’assegnazione degli appartamenti,
così come sono previsti punti in più per le coppie che
hanno figli minori, debba essere previsto un meccanismo che avvantaggi le coppie
che possono avere figli».
SEGUE A PAGINA IV
La mostra
La società ha deciso: saranno investiti 105 milioni
I designer brasiliani al Lingotto con la collezione Von Vegesack
Il Delle Alpi raso al suolo
al suo posto Arena Juventus
Le poltrone fatte di orsetti
dei geniali fratelli Campana
EMANUELE GAMBA
MARINA PAGLIERI
D
opo due anni di riflessioni, patimenti, pentimenti, ripensamenti, la
Juventus ha infine deciso: si
farà lo stadio, se lo farà nuovo,
ridurrà il Delle Alpi (diciotto
anni di età, ed è già fuori moda)
in briciole e su quelle macerie
costruirà quella che porta il nome provvisoria di Juventus Arena, in attesa di venire battezzata dallo sponsor che finanzierà
una parte dei 105 milioni che il
club bianconero ha messo in
preventivo di spendere.
SEGUE A PAGINA IX
annunci.kataweb.it
Pugno duro della Equitalia
che potrà rateizzare i debiti
Nei guai chi non paga
le tasse: scattano
le ganasce fiscali
ipotecate 500 case
FEDERICA CRAVERO
A PAGINA IX
«Q
uesta non è una
tradizionale mostra di design, ma
un punto di vista artistico su
una raccolta di oggetti».
Alexander von Vegesack, fondatore e direttore del Vitra Museum di Weil am Rhein, espone per la prima volta alla Pinacoteca Agnelli — stasera l’inaugurazione della mostra
“Scoprire il design” — tutti gli
ambiti della sua straordinaria
collezione, messa insieme a
partire dagli anni 60.
SEGUE A PAGINA XVI
I Brooklyn Funk Essentials
primo gruppo della stagione
Parte all’Ossigeno
la festa meticcia
per i diciott’anni
di Musica 90
ALBERTO CAMPO
ALLE PAGINE XII E XIII
CASA, LAVORO,VACANZE, ELETTRONICA,INCONTRI. Tutti gli annunci sono online.
MERCOLEDÌ 19 MARZO 2008
TORINO
CRONACA
-25
AL VOTO
■ II
Tav, il sindaco all’attacco
“C’è ambiguità nel Pd, non si vuole dire che se vinciamo si fa”
DIEGO LONGHIN
SARA STRIPPOLI
ON mi resta altro che
andare a far volantinaggio, casa per casa, in Val
di Susa per far conoscere la posizione del Pd sulla Tav». Prima ha
cercato di trattenersi, di evitare
nuove polemiche, dopo quelle sulla marcia e la manifestazione proTav in Val di Susa, poi, poco prima
del comizio di Veltroni, il sindaco
Sergio Chiamparino non si è più tenuto. «Ho chiesto al Pd di fare una
manifestazione simbolica forte in
Valsusa — dice il sindaco — nelle
forme e nei modi più opportuni,
ma con lo scopo di fare chiarezza, di
spiegare alla gente che se vince il Pd
la Torino-Lione si fa. Ora il Pd non
riesce ad organizzarla o vuole promuovere cose diverse. Capisco anche che non si voglia rompere con
la sinistra o creare problemi all’interno dello stesso partito. Così però
non si fa chiarezza». E aggiunge: «Al
massimo andrò io, insieme al mio
segretario Bongiovanni, a fare volantinaggio in buca. E mentre ci siamo organizzeremo comizi con il
megafono. Faremo i corner democratici. L’opinione pubblica, sia
quella valsusina sia quella italiana,
deve sapere cosa intende fare il Pd
sulla Torino-Lione, ma sembra
quasi che non lo si voglia dire o si
preferisca dirlo in modo ambiguo».
Chiamparino si rivolge in maniera indiretta al segretario del Pd
regionale, Gianfranco Morgando.
Il leader regionale del partito, dopo
che il sindaco ha lanciato l’idea di
una manifestazione Sì-Tav, ha frenato le voglie del primo cittadino,
indicando nell’Osservatorio e nel
tavolo governativo la strada maestra da seguire. «Vorrei ricordare
che l’Osservatorio è nato anche
«N
Lo sfogo dopo
una giornata
di tensioni nel
partito sulla
manifestazione
grazie al mio sforzo — spiega il sindaco — e conosco il valore di questo percorso. Allo stesso tempo non
possiamo considerare l’Osservatorio come un liquido amniotico, un
rifugio quando non si ha una posizione netta. Ricordo che al più presto i tecnici dovranno esprimersi su
un tracciato, su i tempi e sui i costi
del collegamento ferroviario. I tecnici non stanno facendo altro che
studiare un’ipotesi di linea».
Le parole del sindaco arrivano
dopo l’incontro di ieri ad Avigliana
sul convegno che il 3 aprile dovrebbe avere per tema lo sviluppo della
valle di Susa. Scintille, veti e finale
pausa di riflessione con la prospettiva di organizzare un doppio appuntamento: uno a Torino dedicato alla Tav, e uno il 3 aprile ad Avigliana a parlare di sviluppo ad ampio raggio. A far decollare i litigi è
stata la proposta di Stefano Esposito di far sedere al tavolo il sindaco di
Torino, e con lui anche il presidente della comunità montana bassa
valle Antonio Ferrentino. Il sindaco
di Avigliana, Carla Mattioli, non
concede spazio a molte dichiarazioni ma dice con voce ferma che se
l’iniziativa del 3 aprile è destinata a
diventare un dibattito pro e contro
l’alta velocità, «io non ci sarò. E non
lo organizzo». A quel tavolo, dice
ancora il sindaco di Avigliana, potrebbero partecipare i presidenti di
organismi sovracomunali, Antonio Saitta e Mercedes Bresso. «E a
me personalmente piacerebbe ci
fosse Della Seta, considerata l’attenzione che in questo comune è
stata data all’ambiente». Sulla presenza di Chiamparino Mattioli non
dice altro se non che «non mi sembra che la questione dello sviluppo
della valle di Susa sia sua competenza», e su Ferrentino replica che
«non è del partito democratico».
Alla fine la sintesi: «Non voglio problemi di ordine pubblico sul mio
territorio. Voglio che si discuta dei
12 punti del programma di Veltroni, di cui condivido 11 punti e mezzo. Non credo che in valle di Susa ci
sia necessità di una seconda linea,
ma con gli altri sindaci ribadiamo la
fiducia nell’osservatorio».
La coordinatrice provinciale Caterina Romeo dice che la decisione
sarà presa oggi, ma in discussione
c’è la possibilità che un appuntamento dedicato alla Torino-Lione
sia organizzato in altra data e in altro luogo, cioè non in valle di Susa.
«Nel convegno del 3 aprile si parlerà di sviluppo del territorio», dice
ancora ammettendo di non condividere la posizione espressa dal
compagno di Sinistra Per Stefano
Esposito sulla necessità che il sindaco di Torino non sia escluso.
Esposito su questo punto entra nella questione a piede fermo. Ricorda
l’ordine del giorno approvato il 10
marzo dalla giunta di Avigliana
contro l’alta velocità e pungola il
partito democratico ad essere trasparente: «Io sono contrario alla
proposta del sindaco di fare una
marcia. Ma non accetto che l’opposizione sul suo nome diventi pregiudiziale. Altrimenti non si capisce come si possa sostenere che in
tema di sviluppo del territorio il
sindaco non abbia competenza. E
perché mai non ci dovrebbe essere
Ferrentino nel suo ruolo di presidente della comunità montana. Il
Pd dice di voler dialogare con tutti,
è ora di dimostrarlo».
Il racconto
Le posizioni
‘‘
,,
CHIAMPARINO
‘‘
,,
MATTIOLI
‘‘
,,
ESPOSITO
Non mi resta che
Non ci sto se Sono contrario all’idea
andare a distribuire il dibattito di Avigliana
di Sergio, ma non
volantini in Valsusa è destinato a diventare
voglio pregiudiziali
con il mio segretario un pro o contro l’opera
nei suoi confronti
Bandiere del partito, ma anche del Tibet. Diecimila persone, battute e applausi. Poi tocca a Boccuzzi
E tra i volti di piazza Castello
spunta a sorpresa Renzo Arbore
(segue dalla prima di cronaca)
RENZO Arbore il ruolo del
mattatore: «Da Veltroni
comprerei anche una macchina usata. Anzi, quando lascia il
pullman quasi quasi me lo compro». L’introduzione è di due giovanissime: la bionda e la mora,
studentesse illuminate sulla strada della politica. «Se non fosse
piazza Castello potrebbe essere
Sanremo», se la ride il solito cinico
che non riesce a mettere da parte
la tendenza sabauda a un pizzico
di dissacrazione. Ma dopo Arbore
è Boccuzzi, cambio di scena. Arriva l’attacco a Berlusconi: «La battuta del Cavaliere sulle donne precarie che devono cercarsi il ricco
da sposare è un’offesa a tutti noi».
La piazza applaude, diecimila
persone è il verdetto finale, le bandiere si agitano senza sosta, i cellulari catturano immagini. Quelle
bianco-rosso-verdi del Pd, ma anche quelle del Tibet, portate in
piazza in quantità dall’entourage
del sottosegretario agli Esteri
Gianni Vernetti. A chiacchierare
con i suoi in attesa dell’inizio. Più
defilati i radicali, anche loro avvolti dalle bandiere tibetane. Sotto il palco, in posizione di maggiore visibilità, i Moderati di Portas.
Missione (impossibile?), mandare il leader Giacomo a Roma: «Si
può senz’altro fare». Fra i più entusiasti i cinquanta arrivati in pullman da Piossasco. Due giorni fa
hanno fondato il circolo, adesso
sono in piazza con due ore di anticipo per non perdere il contatto
diretto con l’atmosfera più calda.
Lì accanto tre giovanissimi, due
già convinti, il terzo no. Si chiama
Mattia ed è venuto perché è il suo
primo voto e non sa proprio dove
sbattere la testa. «Oggi da Veltroni, giovedì vado a sentire Fini. Poi
decido. Si fa così, no? Cerco di capire cosa ci possono offrire, non è
facile». E a proposito di giovani,
per la piazza si aggira Claudio Ferrentino, che oltre ad essere un attivista convinto del Pd è pure il figlio del presidente della comunità
montana Antonio. È uno dei quattro ragazzi che dovrebbe salire sul
pullman di Veltroni a salutarlo,
come avviene a ogni tappa. Ogni
volta la stessa scena. I ragazzi si
entusiasmano e chiamano casa
chiedendo a Walter di mandare
un saluto a casa. «E se Claudio gli
passasse papà Antonio, schierato
per la Sinistra democratica? Potrebbe nascere un bel dibattito
sulle infrastrutture», sfottono gli
amici. Claudio è carico, sfoggia la
A
sua felpa «Attivati», slogan lanciato a misura di giovani. L’iniziativa
è nazionale, spiega, ma a Torino
«è passata dal virtuale al reale.
Apriamo una piccola sede e siamo
già in 120». I giovani ci sono e qualcuno invece della spilla con il simbolo del Pd, chiede malizioso se al
gazebo distribuiscono anche i
preservativi marchiati con il logo
del partito.
Su un lato la «Politica», ovvero i
politici. Che si raggruppano e poi
si sparpagliano in piccolo sottogruppi. Correnti dell’ultima ora?
Da piemontese doc il segretario
Gianfranco Morgando non si sente proprio a suo agio in questo clima un po’ yankee, ma il tour piemontese se lo è fatto tutto e gli è
sembrato ottimo. Il vicesegretario
Roberto Tricarico scommette con
il segretario una cena sul numero
delle persone presenti. Lui punta
su ventimila. Troppo ottimista, gli
toccherà pagare. C’è il notaio
Il reportage
Il caso
Moncalieri, il Pd chiede le dimissioni
dell’assessore ora passata alla Sinistra
IL PD attacca, la Sinistra Arcobaleno si infuria. Succede a
Moncalieri, dove il capogruppo del Pd Dario Drigo ha chiesto le dimissioni dell’assessore alle politiche sociali Silvia Di
Crescenzo, eletta nell’Ulivo e da alcuni mesi passata a Sinistra democratica. «Alla luce dei cambiamenti serve una verifica di giunta», dice Drigo. Sembra inopportuno, afferma,
Drigo che Di Crescenzo faccia campagna per Sinistra democratica mantenendo una carica per la quale è stata eletta in quota Pd. Immediata la reazione di Maurizio Trombotto di Sd, ieri impegnato nei tre presidi della Sinistra arcobaleno dedicati a laicità, sicurezza e diritti delle donne: «L’assessore sta lavorando per portare bene il programma dell’amministrazione di centrosinistra ed è stata eletta nella lista dell’Ulivo. Drigo vuol tornare all’epoca dell’occupazione
del potere da parte dei partiti. È questo il vero volto del Pd?
Spero che il sindaco confermi le deleghe a Di Crescenzo».
(s. str.)
Francesca Cilluffo, dodicesima
nella lista del Piemonte 1, che ha
lasciato il marito a casa e guardare i bambini. E c’è il presidente del
Consiglio regionale Davide Gariglio che l’accoglie con un gran sorriso. Pietro Marcenaro ha il braccio al collo per una frattura ma
non rinuncia a farsi largo fra la folla. Il presidente regionale del partito Sergio Soave ha l’aria divertita. I momenti peggiori per lui
sembrano passati, adesso si va al
raccolto. «Si può fare». Molti altri,
tanti. Assessori comunali, il sindaco di Settimo Aldo Corgiat, Sergio Chiamparino. Dicono che il
parcheggio del Comune sia pieno
di auto di consiglieri dell’opposizione e la battuta circola: «Forse in
incognito ci sono anche loro.
Spiano, provano a copiare».
Veltroni comincia a parlare e il
primo riferimento è a un torinese,
Giovannino Agnelli.
(s.str.)
Da Aosta a Vercelli, un viaggio in provincia prima dell’approdo nel capoluogo
E alla fine la Borsa risi applaude
Walter scalda la roccaforte di An
DAL NOSTRO INVIATO
VERCELLI — La sala della Borsa
risi applaude e grida «Walter,
Walter». Non è tanto normale in
una roccaforte di An. Fino a un
certo punto la platea di Vercelli
era stata più silenziosa non solo
dei biellesi, incontrati nel primo
pomeriggio, ma anche degli aostani della mattina. L’applauso
scatta quando il segretario del Pd
accenna al tema del precariato:
«Ai ragazzi non si può far credere
che il modo migliore di riuscire
nella vita è sposare un miliardario».
Applaudono i giovani, naturalmente, ma anche quelli con i capelli grigi che potrebbero essere i
loro nonni. Nella seconda giornata del suo tour piemontese,
Veltroni incontra due città relativamente ricche, come Aosta e
Biella, e un’area che sta uscendo
solo adesso dalla crisi degli ultimi
anni. In tutto tremila persone accorrono ai comizi prima del finale della serata in piazza Castello.
Ad Aosta arriva Luciano Vio-
In Vallée spunta
Violante: che
effetto fa non
essere in corsa?
Differenza minima
A Biella si accende
la polemica sui
precari: lui dal
palco raccoglie
la provocazione
lante. Che effetto fa la prima campagna elettorale da «non candidato»? «Non c’è molta differenza
— risponde l’ex presidente della
Camera — perché si partecipa
comunque a una sfida. Mi fa piacere che il nuovo corso di Veltroni stia attirando molti giovani,
persone che prima avevano molta più difficoltà ad interessare».
Prima di entrare nella sala del
Teatro Giacosa (cinquecento posti tutti occupati) Veltroni incontra i due parlamentari valdostani
Roberto Nicco e Carlo Perrin. Sul
tavolo, tra le altre questioni, il
problema del collegamento ferroviario con Torino. «Quanto
serve per realizzare l’opera?»,
chiede il segretario del Pd. «Quaranta milioni subito», è la risposta.
A Biella, in piazza Santa Marta,
ci sono il sindaco, Vittorio Barazzotta, l’europarlamentare Gianluca Susta, e il consigliere regionali Wilmer Ronzani.
La piazza è la più calda tra quella incontrare in giornata. Non
mancano le contestazioni, peraltro isolate. Qualcuno si presenta
con un cartello dove allo slogan
«Si può fare» è stato anteposto
con il pennarello un grosso
«non».
E quando Veltroni parla del
problema dei precari c’è chi si alza a chiedere polemicamente:
«Chi ha approvato la legge sul lavoro interinale?». Veltroni dal
palco raccoglie la provocazione:
«Vogliamo fare l’assemblea? Facciamola. La legge sul lavoro interinale è un conto, la precarietà un
altro. Con la flessibilità si può entrare nel mondo del lavoro, con la
precarietà non si può vivere. La
vicenda del trentanovenne torinese che si è suicidato perché
non gli avevano rinnovato il contratto, è lì a dimostrarlo».
Prima di partire per Vercelli c’è
tempo per incontrare i vertici
della squadra di basket biellese:
visita, dono della maglia e del gagliardetto, foto di gruppo con gli
atleti dell’Angelico. E una confessione: «Sono qui non perché presidente onorario di Federbasket
ma proprio perché vado matto
per questo sport».
Poi la tappa finale a Torino Oggi
il tour nelle province di Veltroni si
sposta in Lomellina. Tornerà in
Piemonte domani, per le ultime
due città in calendario: Asti e Cuneo.
(p. g.)
MERCOLEDÌ 19 MARZO 2008
TORINO
■ III
Udc
Casini ad Asti e Alba
Pace tra Vietti e Gaiotti
TAPPE piemontesi oggi per Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Udc, il partito, che dopo le polemiche dei giorni scorsi, ha stretto accordi con la Rosa Bianca di
Savino Pezzotta e l’Udeur.
La prima tappa di Casini è prevista ad
Asti dove, alle 11.45, nel Palazzo municipale, parteciperà ad un incontro pubblico.
Il tour proseguirà ad Alba dove alle ore
16.15 inaugurerà il “Casini Point” di piazza Duomo e alle 17 interverrà ad un incontro pubblico al Palazzo Congressi di piazza Medford. In serata, Casini (capolista alla Camera Piemonte 1) sarà a Saluzzo per
un comizio nell’ex caserma Musso di piazza Montebello alle 20.45.
I suoi luogotenenti piemontesi, nel frattempo, sono riusciti a stringere l’intesa con
la nuova formazione centrista che in Piemonte ha come principale esponente Sergio Gaiotti, che sabato scorso aveva disertato la presentazione delle liste Udc. Altro accordo, ieri, con cioà che resta dell’Udeur mastelliano. Spiega il vicesegretario
Michele Vietti: «Gli amici hanno assicurato il loro sostegno alle nostre liste. Si e’ cosi realizzata una convergenza politica che
rappresenta un ulteriore passo verso la costituzione anche in Piemonte di un centro
moderato alternativo sia al Pd sia al Pdl».
IL TIBET
È la bandiera del Paese sulle prime pagine
di tutti i giornali del mondo, a sventolare
sulla piazza che accoglie i simpatizzanti
del segretario del Partito Democratico
Il candidato premier e il ritorno nel posto da cui è partita la sua avventura: “In questi nove mesi è successo di tutto”
Il colloquio
Veltroni e Torino: questa città
è lo specchio della mia sfida
PAOLO GRISERI
ORNA dopo nove mesi: «In
questo frattempo è successo di tutto».
Da quel giorno di giugno nella
sala gialla del Lingotto quando il
sindaco di Roma aveva deciso di
lanciare la sua candidatura a segretario del Pd, lo scenario politico ha subito un’indubbia accelerazione. Mentre l’insegna dell’
«Oreal» annuncia l’ingresso a
Torino dall’autostrada, Walter
Veltroni osserva dal finestrino le
prime luci della città che ha segnato gli ultimi mesi della sua
esperienza politica: il lancio della candidatura a segretario in
giugno, la chiusura della campagna per le primarie in autunno e ora il tour elettorale per le
elezioni politiche. Perché il sindaco di Roma sceglie una metropoli del Nord industriale per lanciare la sua sfida? Veltroni sorride: «Perché Torino, la storia re-
T
LEADER
Walter Veltroni
è arrivato ieri
sera a Torino.
Oggi sarà in
Lomellina, poi
domani
tornerà in
Piemonte.
Accanto un
disegno di
Mannelli
‘‘
,, A
L’inchiesta
LE SIMILITUDINI
Patri di Bobbio e del
riformismo, ma anche
simbolo di una
rinascita possibile
cente di Torino, è un po’ lo specchio della sfida che io vorrei lanciare al paese. La sfida riformista
è quella che rende possibile ciò
che, nelle condizioni di oggi, pochi credono si possa fare. Fino a
pochi anni fa quanti credevano
che Torino avrebbe avuto la capacità di uscire dalla crisi in cui
era finita?».
Torino come simbolo di una
riscossa possibile ma anche di
una sfida dall’esito incerto. Perché rompere con la sinistra radicale può costare caro.
Proprio qui a Torino non sono
pochi quelli che ritengono più
facile realizzare la Tav con
Rifondazione al governo che
con Bertinotti all’opposizione:
«Con la sinistra radicale abbiamo realizzato una separazione
quasi consensuale. Siamo più liberi di sostenere con coerenza le
nostre posizioni. Noi siamo convinti che si debbano realizzare le
infrastrutture di cui questo paese ha bisogno. La Tav è una di
queste. E nella democrazia biso-
(segue dalla prima di cronaca)
MARCO TRABUCCO
L PUNTO che l’altro giorno la
stessa Emma Bonino, capolista del Pd al Senato in Piemonte ha dichiarato: «Perché non
faccio campagna elettorale? «Nessuno mi ha chiesto nulla, per ora. Ho
offerto delle disponibilità, ma non
mi pare che per il momento siano
state raccolte».
Forse perché nessuno, a parte
Veltroni, Casini, Berlusconi, Bertinotti, Boselli e Santanchè, si sta impegnando davvero. «Non potrebbe
essere altrimenti — conferma Carlo
Chiama, segretario torinese del Pd
— il meccanismo che non prevede la
preferenza fa sì che tutta la campagna sia imperniata sul partito e non
sul candidato. Così non c’è più lo stimolo a girare a fare campagne personali. E quei pochi che le fanno risultato invisibili. È un fatto grave che
fa venir meno il rapporto diretto tra
elettore ed eletto». «Confermo: non
essendoci l’impegno dei singoli
candidati la campagna elettorale è
ormai in gran parte televisiva — dice
Osvaldo Napoli, parlamentare di
Forza Italia — Ed è quella dei grandi
leader. Io però continuo a lavorare
come se esistesse ancora il collegio
elettorale, mando lettere a tutti i ca-
gna discutere ma poi decidere».
La periferia industriale di Torino Nord comincia a lasciare
spazio alla città vera. Il pullman
imbocca i grandi viali che conducono al centro. Veltroni torna
a riflettere sul destino che ha finito per legarlo alla città e alla
sua tradizione culturale:
«Questa è la città di Bobbio, la
città di riferimento del riformismo italiano. Ma è anche il simbolo di una rinascita possibile.
La città della tradizione industriale e operaia, la città delle crisi e delle riscosse. E anche la città
che ha saputo vincere gli stereotipi che le avevano appiccicato
addosso. Torino ha saputo riprendersi dal punto di vista industriale ma anche scoprire
nuove vocazioni».
Il pensiero di Veltroni corre
inevitabilmente alla Reggia di
Venaria: «Alla sua ristrutturazione avevamo cominciato a la-
vorare quando ero ministro e il
compito sembrava improbo.
Anche lì una sfida che pareva
impossibile. Oggi Venaria è uno
dei gioielli dell’arte italiana. La
conferma che quella scommes-
‘‘
,,
L’ALTA VELOCITÀ
Noi siamo convinti che
si debbano realizzare
certe infrastrutture:
e la linea è tra queste
sa di tanti anni fa è stata vinta.
Non da una persona sola ma da
tutti coloro che ai diversi livelli di
responsabilità hanno saputo
impegnarsi. A cominciare da chi
ha diretto le scelte degli enti lo-
cali». Il rapporto con Sergio
Chiamparino, Mercedes Bresso
e Antonio Saitta («degli ottimi
amministratori») è di lunga data.
Ma sul palco di piazza Castello ci sarà anche un personaggio
imprevisto dalle cronache politiche di pochi mesi fa. La presenza di Antonio Boccuzzi nelle liste
del Pd, come quella di Ciro Argentino nella Sinistra arcobaleno è la prova tangibile che la tragedia della Thyssen ha colpito
nel profondo anche la politica:
«Il problema della sicurezza
sul lavoro è innanzitutto una
questione di civiltà, uno dei metri con i quali si misura una nazione». Le luci di piazza Castello
compaiono in fondo a via Po.
Davanti alla cancellata di palazzo Reale il palco è pronto.
Walter Veltroni si prepara al terzo comizio di fronte ai torinesi in
meno di un anno.
Da destra a sinistra, politici divisi su un rito che sembra limitato ai big nazionali
Viaggio nella campagna che non c’è
“Ma dopo Pasqua ripartirà come sempre”
Maccanti, giovane
leghista: “Noi
del Carroccio
battiamo sempre
piazze e mercati”
VOLTI CELEBRI
Sui manifesti (pochi per
ora) solo i leader
nazionali. da Berlusconi a
Veltroni, a Casini
pifamiglia, giro per mercati organizzo serate. Se non servirà questa volta potrebbe servire in futuro con un
nuovo sistema elettorale».
Diversa l’opinione di Agostino
Ghiglia segretario provinciale (e
candidato alle politiche) per An: «No
la campagna elettorale non è scomparsa: è solo addormentata: c’è stato poco tempo adesso c’è Pasqua
che rende inutile molto impegno:
ma subito dopo, vedrete ripartirà
come un tempo. Per lo meno noi del
Pdl qui a Torino non lasceremo nulla al caso perché vogliamo recuperare consensi dopo il minimo storico
raggiunto con le elezioni comunali
del 2006. Vogliamo iniziare ad abbattere il totem Chiamparino. Che
poi qualche candidato sicuro dell’elezione non abbia granché voglia di
consumare scarpe è sicuro». Anche
Monica Cerutti, candidata della Sinistra Arcobaleno nega la morte della “campagna”: «Forse è morto il comizio classico. E certo il sistema elettorale è fatto per mettere in luce solo i leader nazionali. Ma il lavoro porta a porta è scomparso: forse è meno
visibile anche perché adesso si può
usare la rete, le email. Noi come partito lavoriamo molto sul passa parola».
Alberto Goffi, segretario regionale (e candidato al Parlamento) dell’Udc è sulla stessa linea: «È vero che
in giro si vede pochissima gente a far
campagna elettorale. Noi però abbiamo scelto di candidare molti amministratori locali perché così sono
loro i primi a promuoverci sul territorio. Poi abbiamo diviso la provincia di Torino in 24 zone e io, Vietti e
Scanderebech le giriamo a turno
tutte, due al giorno. Insomma i metodi non sono poi così diversi da
quelli di un tempo». Elena Maccanti
è una giovane candidata della Lega
Nord alla Camera e contesta l’assunto: «Non è poi così vero, almeno per
noi del Carroccio: anche perché noi
nelle piazze e sui mercati ci siamo
tutti i giorni, tutto l’anno. E in giro ci
sono già i nostri manifesti: i ragazzi
partono tutte le notti, è ancora gente entusiasta, che ci crede, la nostra».
Protesta invece il candidato socialista Alberto Nigra: «Più che della
scomparsa della campagna elettorale bisognerebbe parlare della nostra scomparsa, dalla campagna,
oscurati dai media in particolare
dalle tv. Reagiremo comunque con
una campagna stile Anni Cinquanta, l’epoca della bella politica: comizi volanti nelle piazze, distribuzione
massiccia porta a porta. la nostra sfida è farci conoscere da più gente
possibile».