francesco pasanisi – i boglins – capitolo 2

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francesco pasanisi – i boglins – capitolo 2
FRANCESCO PASANISI
I BOGLINS
PARTE SECONDA
LE CREATURE ALLO SCOPERTO
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Gianna andò verso casa del suo fidanzato per fargli quello scherzo del cemento che
avrebbe dovuto fargli una settimana prima. Era eccitata all’idea di fare un danno al
ragazzo che l’aveva presa per il culo in quel modo. Ma che cazzo avrebbe risolto quella
bambinata? Nulla, ma la goliardia e l’ironia erano secondo lei le armi migliori in quel
caso là.
Intanto in casa del suo ex l’atmosfera era bollente; lui era disteso supino sul letto con le
gambe aperte e sopra di lui c’era una donna con la quarta misura di seno, bionda, occhi
piccoli e stirati e labbra carnose. I due emettevano orgasmi e sospiri che manco gli
animali e lui per l’eccitazione le leccava il corpo.
“Lavato vetro signora?” disse a Gianna un algerino davanti al semaforo rosso.
“Faccia” gli rispose lei.
L’algerino le lavò il parabrezza, mentre il pensiero gli tornava ad un mese fa, quando,
data la sua laurea in medicina, aveva buone possibilità di avere lavoro in una clinica di
Bergamo ma un lanzichenecco della struttura fece pressione affinché non lavorasse lì
perché era di colore.
Si fece pagare e fece andare Gianna. Fra tre mesi l’algerino incontrerà il lanzichenecco e
gli aprirà il cranio con un apriscatole elettrico.
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Lo scheletro dell’agente Mazza era circondato da un nugolo di api e formiche. Una delle
creature si stava a poco a poco trasformando.
Prese poi le sembianze dell’agente sbranato.
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Un orecchio mozzo tra l’erba, un piede insanguinato e rosicchiato sul tappeto di
benvenuto, ovunque macchie di sangue incrostato. Gianna, arrivata alla casa del suo ex
Andrea, gettò a terra il sacco di cemento e cacciò un urlo. Sull’uscio venne una donna
nuda, quella che scopava con lui, che le disse: “Ciaociao Gianna, non ho consumato con
Andrea. Ma l’ ho consumato ha ha ha ha”. La sua voce era roca e cavernosa ed i suoi
occhi diventarono a tratti tutti rossi. Gianna scappò e la donna perse tutta la sua pelle e
diventò una mummia verde coperta di muco.
Gianna era quasi fuori dal cancello quando il mostro le tirò una palla verde trasparente
sul piede. Gianna urlò per il dolore ustionante della palla e lentamente uscì in strada
tenendosi con una mano il dorso sfrigolante ed in fiamme del piede colpito. La creatura
(il Boglin, diciamolo una buona volta) si avvicinò a Gianna e spalancò le sue fauci da
squalo.
TURUTUMP! Una Panda prese in pieno il Boglin che rovinò sull’asfalto sfracellandosi.
Il conducente scese dall’auto.
“Hai bisogno di aiuto Gianna?” disse.
“S-sì” rispose lei.
Era Guglielmo Samperi, quello che l’aveva aiutata a portare in macchina il cemento.
“Dobbiamo subito andare all’ospedale. Quel piede bisogna curarlo”. Fece salire Gianna
nel retro della Panda sporca sul davanti di schifo verde ed andarono all’ospedale.
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Antonio scoprì di cosa era fatta la crema dei mostri. Era un miscuglio di vari acidi fra
cui il solforico e il cloridrico ed RNA.
Poi tolse i vetrini dal microscopio ed andò a mostrarli al dottor Honey.
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Il Boglin mosse le gambe dell’agente Mazza e si diresse verso il commissariato.
Arrivato poi, aprì la porta con le mani dell’agente Mazza ed entrò dentro.
“Buongiorno Mazza” disse un suo collega. Il Boglin mostrò indifferenza con la faccia
dell’agente Mazza.
Nel commissariato c’era un casino inimmaginabile, tante erano le persone che erano
scampate o avevano avvistato quei mostri. All’improvviso, si sentì BANG! BANG!
BANG! BANG! BANG! BANG! BANG! Tutti si girarono a guardare. “L’agente
Mazza”, aveva crivellato di proiettili il suo collega.
“Perché l’ hai fatto? SEI PAZZO?!” urlò terrorizzato il commissario Giorgi.
“Mi ha fatto girare gli occhi verso di lui, non doveva” rispose il Boglin con la voce
dell’agente Mazza. Impugnò daccapo la pistola e sparò in testa al commissario almeno
per sei volte spappolandogli la fronte e la calotta cranica. Il commissario cadde a terra
versando sangue e cervello macerato sul pavimento. Subito trenta sbirri circondarono
armati il Boglin. Questo ruppe il vetro dell’ascia antincendio, estrasse l’ascia e si buttò
su tre poliziotti mutilandoli e ringhiando. Gli altri agenti tentarono di spararlo e,
incredibile, il suo sangue era verde smeraldo. Il mostro, crivellato dai proiettili e sporco
di liquame verde, si gonfiò. I suoi occhi azzurri divennero grandi come palle da tennis, il
suo corpo si ingrossò così tanto da lacerare scarpe e divisa, i denti appuntiti e gialli
diventarono grossi come cellulari primo modello e la faccia –diventata verde- si ingrossò
quanto sei palloni da calcio. Tutti scapparono via da quell’orrore ed il Boglin eruttò
dalla bocca una cascata di crema verde che corrose tutto il terzo piano del distretto.
Poco dopo il conto complessivo della sciagura era di soli trenta feriti ma di trecento
morti ritrovati spolpati e corrosi.
6
Dal block notes di Antonio Rocca.
6 febbraio 2002
Oggi insieme al professor Honey abbiamo scoperto qualcosa che fa rabbrividire, una
forma di vita sconosciuta molto potente. Una goccia di quella roba procurerebbe chissà
quali danni a cose e persone; bisogna fermarla subito. Ci sono stati un sacco di
avvistamenti finora, non solo della melma,ma anche di alcune creature simili a
mummie.
Avvistamenti del liquame
Il primo avvistamento c’è stato riferito da Ugo Rossi, un dipendente della
CasalCementi; il liquame verdastro stava colando vicino al deposito dei materiali di
uso. Ora tutti i dipendenti vogliono la testa di Rossi perché avvistando questa cosa, la
polizia ha chiuso la fabbrica. Non ho mai visto tanta disoccupazione.
Una seconda chiazza verdastra è stata trovata in un fosso vicino ad uno scheletro di
una bambina di nome Morena Carrisi. La bambina sembra sia stata sbranata da un
cane, un cane armato di ammoniaca e pantofole però poiché sul luogo sono state
trovate orme di piedi umani ed alcune parti dello scheletro presentavano segni di
bruciature da composti chimici. Nella casa davanti a quella fossa è stata trovata la
madre della Carrisi; era riversa sul pavimento del bagno ed aveva i polsi tagliati ed è
quindi probabile che si sia suicidata per il dolore.
In un asilo un gruppo di bambini ha trovato i resti di due loro amichetti sbranati vicino
alle giostrine nel cortile. Le piccole vittime erano letteralmente spolpate e avevano in
dosso ancora il grembiulino azzurro col fiocchettino blu scuro. Davanti ai corpi
c’erano chiazze di colore verde pisello venate di porpora.
Al liceo classico Ovidio davanti al cadavere sbranato di Oronzo Fumarola,16
anni,hanno trovato lo stesso liquame che fuoriusciva sfrigolante da un tombino del
bagno maschile. Il mio principale,il dottor Honey,è stato avvertito di corsa dal
professore Scamarcio per avere dei chiarimenti su cosa fosse.
L’ultimo avvistamento del liquido è stato quello rinvenuto in un’altra buca vicino alle
terme MORPHEUS. Nell’edificio la polizia ha trovato almeno una dozzina di
cadaveri,di vario sesso ed età,completamente sbranati. Negli spogliatoi dei bambini
sono state rinvenute tre teste gonfie e viola intrise di sangue, appartengono a Edoardo
Monetti (6 anni), Pia Giuliano (9 anni) e Claudia Dalemmo (10 anni). Mentre negli
altri spogliatoi gli unici cadaveri riconoscibili sono quelli di Omar Natale (25
anni,studente all’accademia cinematografica di Bari), Alice Zagara (43 anni,avvocato)
ed Eliseo Stasi (35 anni,operaio). Tutti e tre erano più o meno riconoscibili per alcuni
frammenti facciali non divorati e per le impronte digitali .Tutti e tre i cadaveri erano
smembrati dal collo in giù tranne le dita, all’ultimo hanno trovato il glande
mangiucchiato e lo scroto aperto in due da dove colavano sangue, sperma e testicoli
macerati.
18 MORTI IN DUE GIORNI A TOR CASALE!
Diceva il giornale di ieri.
Avvistamenti delle creature
Soltanto sei persone hanno visto le creature che si celano dietro quella melma
verdastra. Due dei delitti (se non tutti) hanno ora l’assassino, è un mostro(forse più di
uno) che si nutre di tutti gli animali a sangue caldo. Umani compresi ovviamente.
GLI OMICIDI DI QUELLE 18 PERSONE HANNO ORA UN VOLTO. IL
VOLTO DI CREATURE MISTERIOSE DEDITE AL CANNIBALISMO.
Dice il giornale di oggi.
LA POLIZIA E LA GIUNTA COMUNALE SI RIFIUTANO DI
APPROVARE UNA SIMILE TESI. PER LORO E’ UNO PSICOPATICO.
Dice un altro articolo dello stesso giornale.
IL PROFESSOR SCAMARCIO DICE: “SONO DEI MOSTRI,NON C’E’
NESSUN PAZZO.
I PAZZI SIETE VOI”
Un altro articolo ancora dello stesso giornale.
Un settimo testimone ha infine rappresentato graficamente le fattezze di una delle
creature. Ecco lo schizzo:
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BATTAGLIONE SCIPIO.
Il generale Mannino bevve il suo caffè quotidiano mentre studiava un piano di attacco
per difendere Tor Casale dai Boglins. Avvolse il foglio con il piano sotto il braccio,
buttò il bicchiere vuoto del caffè nel cestino e andò dai suoi uomini.
Mannino era un uomo settantenne, basso, grasso e con pochi capelli bianchi sulla nuca.
Era fortemente miope e se si incazzava lui erano guai per tutti. Una volta mandò al
carcere militare suo figlio per aver manifestato contro la guerra in Afghanistan. Due anni
gli fece scontare. Ora non si parlano più. Per non parlare degli episodi di nonnismo e
violenza sessuale sulla pelle di alcune reclute. I fattacci di Tor Casale non gli stavano a
cuore per l’incolumità dei cittadini, ma per salvare il sindaco che lo avrebbe aiutato a
diventare presidente della regione portando avanti un programma razzista, omofobo e
poliziesco.
Quanti marocchini e senegalesi aveva fatto picchiare dai suoi uomini. Aggiungiamo
anche che almeno una ventina di gay e lesbiche sono stati uccisi dai suoi uomini col
pretesto di blitz e fermi per l’ordine pubblico. Quello stronzo si salvava sempre facendo
valere i suoi gradi ed incolpando gli immigrati. Era il tipo che reprimeva duramente il
traffico di droga ma in apparenza, visto che se la faceva con la SCU ed in privato
sniffava piste di coca e si bucava occasionalmente. Aveva pure molte anfetamine e acidi
nel comodino. Al confronto di quest’uomo, la merda era un profiteròl al cacao.
Mannino entrò in una sala dove i soldati semplici ed il sergente si addestravano,mise il
suo piano su un tavolo e chiamò:”“AAT-TENTI!” . Tutti scattarono sull’attenti.
“RII-POSO!”. Si rilassarono.
“Dobbiamo distruggere questi nemici bizzarri ed orrendi –disse il generale Manninominano all’ordine ed alla serenità di una delle nostre più importanti città: Tor Casale. Il
piano è il seguente: un gruppo di uomini, guidati dal capitano, entreranno nell’abitazione
del primo cittadino e con un elicottero lo porteranno sulle Alpi. Poi sganceremo un
missile atomico di potenza minima su Tor Casale. È TUTTO CHIARO?”.
“NO! - disse uno dei soldati - a Tor Casale c’è mia madre e tutti i miei parenti ed amici,
e comunque è una follia. O salvate tutti o non salvate nessuno!”
Il generale Mannino estrasse la pistola e la puntò contro il soldato.
“IN TEMPO DI GUERRA LA CORTE MARZIALE PUÒ FARE SOLO UNA COSA
CONTRO I DISERTORI!” tuonò.
Gli altri soldati lo tennero fermo ed anche il sergente puntò la pistola.
“Non lasciatelo scappare –disse Mannino- deve scontare il suo disertare.
CARICAAAT!”.
Il sergente caricò con lui.
“PUNTAAAT!”.
Il sergente puntò con lui.
“FUOCO!”
BANG!BANG!BANG!BANG!BANG!BANG!
Il soldato “ribelle” venne lasciato,ormai privo di vita, dagli altri commilitoni. Il sangue
gli sgorgava dai tre grossi buchi che aveva in fronte, nell’occhio destro e sul mento.
Dopodiché dovevano far credere che si fosse suicidato e ci riuscirono senza problemi.
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“Pronto?” disse il dottor Honey.
“Ospedale generale. Sua sorella ha avuto un arresto cardiaco. Ormai è fuori pericolo e
intende vederla” rispose un infermiere.
“Antonio sospendi le ricerche per oggi, devo andare all’ospedale. Judih sta male”.
Antonio sospese le ricerche e accompagnò il dottor Honey fuori dal laboratorio. Honey
salì in macchina e andò verso l’ospedale.
Aveva un nodo in gola. Sua sorella era fortunata ad essere ancora viva. Aveva quasi
cento anni e tre innesti coronarici al caucciù. Come se non bastasse soffriva pure di
ulcera. Una merda umana.
Honey accese la radio ad una stazione con del rock ‘n roll per tirarsi su, ma man mano
che si avvicinava all’ospedale la tensione aumentava. Immaginava di vederla violacea e
gonfia in faccia dopo avergli parlato per un minuto. Notava in quel pensiero che aveva
un occhio chiuso ed un altro bianco e semiaperto. Vedeva perfino due mani avvolgerle
intorno al mento un fazzoletto per chiudere la bocca.
OSPEDALE SANTA TERESA
diceva l’insegna e John Honey subito mise la
(morta violacea e gonfia)
mano sulla porta ed entrò. Sembrava uno zombi e sembrava più vecchio di quanto lo
fosse in realtà quel giorno.
“Sono il fratello di Judith Honey” disse all’infermiera del reparto di cardiologia.
“Signor Honey,sua sorella è
(morta)
migliorata parecchio. Vuole vederla?”
Honey si scrollò di dosso tutto il peso che lo opprimeva, l’infermiera gli offrì un caffè e
poi lui si fece accompagnare dall’infermiera nella stanza di Judith.
Entrato nella stanza vide che sua sorella fisicamente stava più che bene ma stava
piangendo come un bambino fratturato.
“Cosa c’è Judith?”
“Era ..era orribile John…il mio infarto non è dovuto ad una crisi. Ma ho visto delle cose
orribili. Ero in cucina….”.
Judith era in cucina che preparava gli spaghetti alle vongole. Il soffritto di olio,
pomodoro, aglio, vino bianco e prezzemolo era pronto; mancavano solo le vongole. In
casa c’era un silenzio da chiesa ma all’improvviso TUNK! Il silenzio si ruppe.
“Chi è? –chiese Judith- John sei tu?”.
Nessuna risposta.
Tornò il silenzio per almeno dieci minuti.
“Judiiith” fece una voce da lontano. Judith si allontanò dalla cucina.
“Judiiith” la voce si fece più grave. Judith andò nel salone. Nessuno. La voce smise di
chiamare, ma si sentivano rumori dall’armadio a muro della stanza da letto. Judith andò
vicino a questo e chiamò: “Chi è?”
TUTUMP TUTUMP TUTUMP TUTUMP faceva l’armadio. Judith mise la mano fra le
ante e sbucò da dentro una manica nera di smoking col polsino bianco ed una mano
grinzosa e giallastra che la afferrò per il collo. Le ante si aprirono e lei vide un uomo in
smoking. No, non era un uomo. Aveva pochi capelli castani maldisposti in testa, il volto
scarnito e giallo, l’occhio destro bianco e contornato di viola, il sinistro non c’era, si
vedeva solo l’orbita nera e contornata di sangue scorso ed la dentatura era nera e
incompleta. Judith lanciò un urlo e il mostro parlò.
“Judith! Perché hai fatto questo a me? Hai preso la scialuppa con tuo fratello e vi siete
salvati lasciando me e tua madre morire nell’oceano gelato”
Judith riconobbe subito quella voce. Era suo padre. Sentiva il suo alito fetido di cose
putrefatte e vide che dalla bocca colava una crema verdastra.
Gli occhi del mostro diventarono azzurri e la faccia si disintegrò rivelandone un’altra.
Una mummia verde ricoperta di viscidume fosforescente. La mano diventò verde ed
unghiosa e i denti si trasformarono da neri a bianchi ed appuntiti. Judith sentiva
dall’interno l’innesto al caucciù del suo terzo bypass coronarico che si riempiva di
sangue e si gonfiava. Poco dopo lei avvertì un dolore acuto al braccio sinistro e delle
fitte nella parte sinistra del torace e dell’addome e pensò subito ad un infarto.
Il Boglin si infilò una mano nel corpo verde e luminoso, stava per lanciarle il suo
viscidume corrosivo, quando notò che sul comò di fronte c’era una statuetta in bronzo di
Zeus che scagliava un fulmine. Il Boglin si terrorizzò nel vederla e sparì dalla casa senza
lasciare traccia (che culo Miss Honey!).
“…poi svenni per l’infarto John,ma se lo avessi visto,era…era come terrorizzato da
quella statuetta di Zeus. Stava per divorarmi”
Scoppiò a piangere e il fratello la abbracciò ed era pieno di pensieri. Cosa avevano in
comune creature piene di acidi ed una statuetta di Zeus?
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Lettera di Carmen Dinoi
ciao, t ho visto ieri in villa e devo dire ke 6 proprio bbooonooo. Ci vediamo, magari qst
sera? TVTTTTB
Risposta di Tiziano Intermite
Ok piccola, stasera in villa e vedi di vestirti in un certo modo, a me piacciono le donne
di classe. Ti voglio bene principessa.
(BRRRRR!)
Carmen quando ricevette la risposta si mise a cantare come una imbecille per la felicità.
Ella era una ragazza di sedici anni alta, castana, pettinatura lunga e riccia, occhi azzurri e
profondi, bel seno ed un fisico magro e perfetto (forse 90/60/90). Verso le 21 si fece la
doccia,si mise un push-up e si vestì di nero con una gonna attillatissima e gli stivali. Si
spruzzò circa 66 cl di deodorante Impulse e andò in villa.
Tiziano era là, vestito tutto fighetto e con il pene duro come la pietra evidenziato dai
jeans.
Carmen vide che la stava chiamando e si sbottonò tre bottoni iniziali della camicetta
nera. Gli si avvicinò.
“Ciao Carmen”
“Ciao Tiziano” si baciarono. Poi si misero mano nella mano e passeggiarono nella villa
scambiandosi occhi dolci e bacini volanti.
Intorno alle dieci si appartarono in periferia in una casa abbandonata.
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Antonio Rocca si alzò dal divano, spense il televisore e andò in cucina a prepararsi una
spremuta di sedano e carote ed un piatto di zucchine bollite con patate e riso.
Mentre affettava il sedano e le carote, la sua mente era un marasma di pensieri:
Creature solforiche. Zeus. Arresto cardiaco.
Questi pensieri gliel’aveva messi in testa il dottor John Honey tornato dall’ospedale.
Frullò il sedano e le carote affettate e bollì il riso insieme alle patate e le zucchine. La
sua ragazza si era addormentata davanti alla Tv. Si svegliò e andarono a letto. Dopo aver
mangiato scoparono.
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“Siete in molti a chiedere il mio parere in questi giorni” disse Scamarcio al dottor John
Honey.
“Le creature che stiamo studiando –ribatté Honey- sembra abbiano una mezza
connessione coi miti greci. Non so se sia logico credere a mia sorella. La vecchiaia
potrebbe averle giocato qualche brutto scherzo”
“Cos’è successo? ” chiese il professor Scamarcio aprendo un Four Roses.
“Ha visto uno di quei mostri nell’armadio a muro della camera da letto. Perciò le è
venuto un infarto”
“E cosa c’entrano i miti? ” chiese ancora il professore.
“Quel…quel mostro ha visto una statuetta di Zeus sul nostro comodino ed è scomparso
spaventato”
Scamarcio impallidì e gli cadde il bicchierino di Four Roses rompendosi sul pavimento e
pensò: Diosanto! E’ proprio come pensavo! Questi mostri, come Satana normalmente
avrebbe paura delle croci, hanno paura di Zeus.
Bene contro male. La storia si ripete e si ripeterà sempre!
“Sta bene professore? ” chiese John Honey.
“S-sì –rispose- scusi ma sono un po’ stanco. Penso di coricarmi presto”.
John Honey se ne andò da casa Scamarcio ma non ne aveva tratto niente da quella visita.
Anzi gli era sembrato che il professor Scamarcio stesse nascondendo qualcosa. Appena
disse di quella statua, il professore era impallidito ed aveva congedato bugiardamente
John Honey.
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Tiziano e Carmen parlarono per un quarto d’ora e nei loro occhi c’era amore reciproco.
Tiziano le baciò la guancia e dalla guancia andò sulle labbra di Carmen e le diede un
bacio appassionato (ricambiato) che durò dieci minuti. Dopodiché si abbracciarono e
nel farlo si tolsero gli indumenti. Si sdraiarono e fecero sesso. Erano ignari che due
occhi azzurri e luminosi li stavano osservando.
L’amplesso era alle stelle. Carmen era nuda seduta su Tiziano. Un bimbo con gli occhi
azzurri si stava avvicinando. Carmen si abbassò e lo baciò in bocca mentre lui le baciava
il seno. Il bimbo era di fronte a loro.
“Mmmh…amore mio” mormorò lei.
Il bimbo le si avvicinò. Carmen si girò lo vide e AAAAAAH! Il bimbo era alto novanta
centimetri, biondo, vestito in salopette blu e maglietta bianca a righe rosse, il volto
gonfio e livido, le labbra nere. Nero anche intorno agli occhi ed una scolopendra scese
dai suoi capelli. Occhi azzurri e luminosi come due fari. Quel bimbo era Gianluca, il
fratello piccolo di Carmen.
Carmen gli vide sulla guancia sinistra un segno rosso scarlatto. Due anni prima lei lo
aveva accidentalmente ucciso con uno schiaffo in un litigio. Gianluca aveva cinque
anni. Nel giorno della sua morte i genitori la chiusero in camera insieme al cadavere del
fratello. E nonostante i mille modi per scusarsi, Carmen non venne ascoltata dai suoi e la
cacciarono di casa dopo i funerali.
Gianluca lo vide per l’ultima volta al funerale, lo avevano vestito di bianco in una bara
bianca con l’imbottitura fucsia. Il faccino era incavato, pallido e lo schiaffo mortale
color rosso scarlatto primeggiava su tutto quel pallore.
Ora Gianluca aveva la faccia di un Boglin, uscì una lingua di trenta centimetri e la
avvolse intorno al collo di Carmen. Tiziano urlò e cercò di trattenerla, ma il Boglin con
la sua lingua la tirava a sé. Una melma viscida strabordò dalla salopette e avvolse
Carmen. Tiziano si rannicchiò in un angolo e NOOOO! giù un altro urlo. La melma si
richiuse in se stessa, poi si rigonfiò buttando all’infuori lo scheletro spolpato di Carmen.
Tiziano intanto era già svenuto da due minuti.
Il Boglin si stava trasformando in qualcos’altro.
13
Era un giardino mal curato. Era notte. Era una notte ventosa. A terra era pieno di animali
morti. Cani sbudellati, gattini decapitati ed uno di questi aveva la faccia della fidanzata
di Antonio Rocca. Antonio saltò tutti i cadaveri, raccolse la testa della sua ragazza e
pianse. Intanto intorno a lui vennero sei Boglins pronti a mangiarlo. Uno di questi lo
prese per il collo e si avvicinò con le sue fauci da squalo all’arteria giugulare.
“AAAAAAAHHHHHHHHHH! ” si alzò Antonio improvvisamente dal letto. Erano
anni che non gli veniva un incubo. Per sicurezza (più per scaramanzia và) vide se la sua
ragazza stesse bene. La coperta era bagnata di una cosa vischiosa e scura. Antonio
accese la luce e urlò e pianse per ciò che vide. La coperta era piena di sangue e la sua
ragazza era decapitata. Il moncherino del collo ancora zampillava sangue fresco e colava
sino al pavimento. La testa stava nel piatto dove fino a qualche ora fa c’erano zucchine e
patate bollite con riso. Dai piedi del letto sino alla finestra colava una crema verde. Il
bastardo che aveva fatto questo doveva pagare.
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“Stai bene amore mio? ” fece a Tiziano una voce. Tiziano aprì gli occhi e vide che la
voce era di Carmen. Forse mi ero sognato tutto? Pensò. Carmen, nuda, lo abbracciò e
lo baciò. Tiziano si sentì sollevato. Pensava che quello che era successo prima fosse
stata frutto di suggestione, dato che Carmen gli aveva parlato del suo fratellino Gianluca
e lui era pure turbato da questi Boglins. Carmen smise di baciarlo, spalancò la bocca,
mostrando una dentatura enorme ed aguzza, e con un morso tranciò di netto la trachea e
l’esofago di Tiziano sporcando di sangue dappertutto. Il Boglin tornò nella sua forma
originaria e spolpò Tiziano. Finì di mangiare, fece un rutto, poi PRAAAATCH! una
scoreggia e alla fine disse con voce cavernosa: “Sono più buoni quando scopano”.
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BATTAGLIONE SCIPIO.
Il generale Mannino dopo aver accuratamente occultato l’omicidio del suo soldato che si
era ribellato ad un piano folle, andò nella sua stanza e mentre si spogliava pensò:
Nessuno accetta il mio piano. Non sanno con chi hanno a che fare, stupidi.
Si mise il pigiama e si coricò. Dei passi verso la sua stanza lo svegliarono.
“Chi va là? Sono il generale! Uscite fuori! -prese il fucile- Sono armato! Non vi
conviene affrontarmi! ”
I passi si diradarono perché venivano da tutt’altra parte, ma un’ombra si avvicinò a lui.
“Fermi o sparo!” urlò il cacasotto general Mannino. L’ombra si allungò e rivelò la sua
identità. Era un gattino randagio tigrato entrato da qualche finestra aperta. Questo
fissava il generale Mannino con i due suoi occhietti gialli e neri tenerissimi e fece un
“Mìu” di amicizia alzando una zampina.
Mannino lo fissò negli occhi e lo sparò.
“Sti cazzo di gatti! Nel mio programma li farò ammazzare tutti! ” sbraitò Mannino in
preda ad un evidente delirio demenziale post-bamba.
Da dietro arrivò una sagoma che lo afferrò per il colletto del pigiama. Il generale si girò
e vide che chi lo afferrava era il soldato che aveva ucciso, ora redivivo, livido e con i
buchi degli spari marci.
Il generale Mannino urlò e dai buchi dei proiettili del soldato uscirono tre piccole mani
verdi e con unghie ad uncino che gli squartarono la faccia facendo cadere a terra gli
occhi, sangue e pezzi di labbra e pelle. Il Boglin/soldato gli mise poi la mano destra in
mezzo alle gambe e gli sfracellò i testicoli ed il pene, che caddero a terra spappolati. Le
urla di Mannino erano agghiaccianti e per il dolore sboccò. Il Boglin gli mise la mano
sinistra sul torace, ci affondò dentro le dita e poi la mano facendo sgorgare un bordello
di sangue sul parquet della caserma, afferrò il suo cuore e lo strappò facendo uscire
un’altra porzione di sangue abbastanza copiosa. Il corpo del generale Mannino cadde
con un rumore tipo zucca marcia. Il Boglin si chinò e strafogò con l’ufficiale.
Il giorno dopo i soldati e tutti gli altri gradi del battaglione scoprirono il cadavere del
generale, commentarono sul fatto che mo il cuore non l’aveva veramente e lo
seppellirono col PRESENTATTARM! solo per convenzione.
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Antonio Rocca e John Honey, toccati dal vivo da questa vicenda, si chiusero in
laboratorio per cercare un rimedio per sconfiggere i Boglins. Il blocconote era pieno di
formule ed ossidoriduzioni sull’acqua, acido solforico ed altri composti.
Dopo, Antonio tornò a casa e assunse un comportamento da psicopatico: non cambiò le
lenzuola insanguinate, si denudò completamente, prese il blocconote e scrisse.
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Dal diario di Luigi Scamarcio.
Era come pensavo io, la polizia era sulla strada sbagliata. Non c’è nessuno psicopatico
mitomane a Tor Casale, ma ci sono creature risorte dai tempi antichi perché
“Anthròpoio margoi eisin”, cioè gli uomini sono stolti. Io sono convinto che la
stoltezza in questione sia dovuta alla nuova industria di cemento del nostro paese.
Non ne bastava una a Brindisi diamine? Quel posto è un ricettacolo di schifezze è vero,
ma non c’è nulla di ambientalista nello scopo dei Boglins. Non ho intenzione di
spargere la voce, ma da domani inizierò a preparare l’esorcismo. Come per il diavolo
si legge la Bibbia e il Vangelo, io leggerò alcuni testi antichi sulle divinità
grecoromane. Nient’altro può fermarli. Nessun proiettile, nessuna spada.
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“Vieni Ugo” disse amorevolmente Gianna Massari il giorno dopo al suo gatto. Ugo era
nero, longilineo, aveva 5 anni, scopava come un matto ed era di una bontà che rasentava
la scemenza. Leccava i nasi dei cani, faceva le fusa alle formiche, giocava con le mosche
e (Odìo per un gatto era inammissibile) aveva paura degli uccellini.
Il gatto avvicinò il musetto alle mani della padrona, fece le fusa e intanto Guglielmo
Samperi le stava cambiando la fasciatura alla gamba semicorrosa dal Boglin.
Guglielmo si era fermato con Gianna a casa di lei finché non fosse guarita la gamba,
però pensava bene di prolungare la settimana perché, dato che la Cementir era chiusa,
avrebbe mangiato da lei.
Gianna andò vicino al frigo, lo aprì, prese la carne macinata e la versò nel piattino di
Ugo. Gianna all’improvviso si rabbuiò.
“Cosa c’è? –chiese Guglielmo- stai ancora pensando ad Andrea vero?”
“S-sì -balbettò lei- anche se mi tradiva io gli volevo molto bene. Ero in collera con lui
ma…ma una volta chiariti saremmo rimasti amici. Non…non volevo addirittura che
morisse”.
Scoppiò in un pianto incontrollabile. Guglielmo la abbracciò e la strinse forte cercando
di consolarla. Gianna lo baciò, vuoi per riconoscenza, vuoi per attrazione. Lui la
stringeva a se tenendo i capelli con una mano. Lei lo baciò sul collo ed andarono in
camera da letto.
Ugo osservava con occhioni stupiti la scena.
Guglielmo si sbottonò la camicia ed i pantaloni, lo stesso fece Gianna; poi le mutande
dell’uno e dell’altra volarono via dal letto e lui la penetrò. Lei godette e gemette, lui
spinse ancora, ancora e ancora; Gianna venne altre sei volte e lo inondava di baci sbavati
e scomposti mentre lui le baciava il seno.
19
Schizzo di Judith Honey del mostro
Lo so che non mi crederete, ma ho tanta paura ora che sono fuori dall’ospedale.
Judith.
Judith prese dal comodino un’agenda e iniziò a scrivere.
Caro diario
Per via dell’ età ne ho vissute tante nella mia vita. Le due guerre, il crollo di Wall
Street, le Brigate Rosse e tante altre vicende. In questo bel mattino vorrei parlare di
quando mio fratello picchiò un ragazzo.
Un anno fa noi eravamo già a Tor Casale –ci siamo stabiliti nel 1922- ed io con mio
fratello John abitavamo, e abitiamo, nella stessa casa. Era il 15 novembre quando
successe. Io ero in soggiorno a guardare alla televisione il telegiornale. Parlavano
delle solite fesserie di politica e spettacolo ma io volli lo stesso seguirlo. Mio fratello
era ancora a lavoro nel suo laboratorio. Dopo un poco spensi quell’aggeggio e mi misi
a disegnare (mio padre mi insegnò).
Disegnai:
Un albero spoglio di fronte casa.
La casa dei vicini dal mio punto di osservazione.
Un clown di ceramica sul mio comodino.
Avevo ultimato il clown, quando sentii all’improvviso urla e rumori. Nelle urla si
riconoscevano due voci; quella di un ragazzo e quella di mio fratello. Raccolsi in fretta
il kit da disegno in un box di legno regalatomi da mio padre, lo riposi in uno scaffale e
mi precipitai fuori a vedere. Quando aprii la porta vidi una delle scene più orrende
della mia vita: mio fratello che picchiava a sangue con un bastone di legno un ragazzo.
Vedevo il ragazzo tutto livido e coperto di sangue che si parava urlando e
bestemmiando e sopra di lui c’era mio fratello che, con la bava alla bocca, brandiva
selvaggiamente la sua “arma” insanguinata.
“I piercing fanno male! Fanno male! Fanno maleeeeee!” urlava John e finalmente
capii il motivo dell’aggressione. Il povero ragazzo aveva due piercing, uno all’orecchio
ed uno sul mento. Il ragazzo lo portarono all’ospedale in condizioni gravissime. Mio
fratello è sempre stato un tipo chiuso mentalmente, ma peggiorò da quando morì nostro
nipote di epatite B. Secondo i medici l’aveva contratta a causa di un piercing che aveva
al naso. Ora se vede qualcuno con i piercing lo riduce come quel ragazzo se non
peggio. Mentre io me ne infischio se uno ha un piercing, se ha i tatuaggi, se si fa
qualche canna. Basta che non si droghi pesantenente e non danneggi il prossimo.
Tra qualche ora mi dimetteranno e spero di non vedere più quel mostro da dentro
l’armadio. Un essere che sta portando morte a Tor Casale e a tutta la Puglia.
20
Ugo andò in erezione a veder scopare la sua padrona con Guglielmo Samperi. Finì la sua
pappa e si addormentò. Poco dopo un battito d’ali lo svegliò. Ugo guardò bene chi o
cosa fosse.
Era un passerotto. Il gatto di Gianna scappò via terrorizzato, scivolò sulla cera e rimase a
terra sciancato.
21
Dal block notes di Antonio Rocca.
Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
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Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
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me!
John
John
John
John
John
John
John
John
John
John
John
Honey
Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
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Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
Zeusboglinragazzatestasanguesognopiatto
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Honey
Help me!
Help John
Honey
Help me!
Help me!
Honey
Help me!
! Honey
Help me
Honey
Honey
John
Honey
Help me!
Help me!
Honey
Help me!
Honey
Help me!
Honey
Honey
Honey
22
“Ha perso la testa commissario” disse uno sbirro dando un’occhiata al blocchetto di
Antonio.
“Lo penso anche io -disse il nuovo commissario della gracile e affrettata nuova sede del
dipartimento di polizia- Ha tranciato la testa alla sua ragazza e dopo il risveglio dalla
follia eccolo qui a scrivere frasi senza senso su un blocconote”
Due agenti presero Antonio Rocca –nudo come un verme, accovacciato sul letto sporco
di sangue e con una matita in mano- lo ammanettarono e lo accompagnarono nella
camionetta. Antonio era così apatico che non fece storie; l’unico problema era
asciugarlo dal sangue e pulirgli una perenne bava bianca che usciva dalla bocca.
Antonio, dopo il delitto, era andato da John Honey, gli aveva detto tutto ed era tornato
poi a casa senza telefonare alla polizia. Questa era stata chiamata da Honey alle 5 di quel
mattino.
23
Gianluigi Scamarcio si svegliò e sfruttò la sua giornata libera per preparare il grande
esorcismo che avrebbe salvato la città. Prese un libro di testi greci che parlava
precisamente degli dèi e le loro origini, lo aprì, prese un vocabolario, sottolineò le parti
più importanti e iniziò a tradurre. Un malloppone da sproloquiare contro i Boglins era
quasi pronto.
24
Ritagli raccolti da John Honey.
Tor Casale è l’ inferno in Terra!
Un giornale cattolico
ANCHE LA POLIZIA POI SI E’ CONVINTA:
MOSTRI VERDI UCCIDONO SENZA PIETA’.
“L’Urlo”
IL CAPITALISMO INDUSTRIALE HA RISVEGLIATO IN MALO MODO QUESTI
MOSTRI. IMPARIAMO A TOGLIERE QUALCHE INDUSTRIA. IL PROFESSOR
SCAMARCIO HA RAGIONE.
Dal “News Scuola Ovidio dei Giovani di Sinistra”.
IL DOTTOR HONEY INDAGA: CHI SONO I MISTERIOSI BOGLINS?
Da un mensile scientifico regionale, ”Il Caleidoscopio”.
SERVONO NUOVI FONDI PER LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO
DIPARTIMENTO DI POLIZIA.
E ancora
TOR CASALE SI ASSOTTIGLIA A VISTA D’OCCHIO: MAI VISTI TANTI
MORTI!
Da “Tor Casale Informazione” entrambi.
SE VOLETE SAPERNE DI PIU’ SUI TERRIFICANTI BOGLINS
CLIKKATE SU:
http: //www. boglinsofficialsite. com.
E NELLA SEZIONE DOWNLOAD SCARICATE I FILMINI
AMATORIALI DEGLI AVVISTAMENTI E LE FOTO DEI MOSTRI!
Da “Web”.
IL PIANO DEL PROFESSOR SCAMARCIO:
Domani, secondo il professore, bisogna prendere da tutte le macellerie
cittadine ogni quarto di bue e pezzo di carne e ammucchiarne in gran
quantità in una fossa. Così i Boglins saranno attratti dall’odore e quando
andranno a mangiare, Scamarcio sarà dietro di loro e li esorcizzerà. Le
speranze sono poche ma è l’ultima via di salvezza, dato che le armi non
riescono ad ucciderli.
Ancora da”L’Urlo”.