Relazione della Presidente Maria Cristina Cinti

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Relazione della Presidente Maria Cristina Cinti
Caris s im i am ic i,
b e nve nuti alla no s tra Gio rn ata d io c e s an a d i R ic aric a As s o c iativ a!
Vogliamo aprire il nostro incontro con il pezzo forte
la giornata: le parole che Papa
Francesco ha rivolto ai Presidenti parrocchiali e ai delegati all’Assemblea Nazionale lo
scorso 3 maggio a Roma. (Proiezione video)
Di nuov o : dopo l’e s tate , le le tte re , le e mail e le te le fo nate , be nve nuti!!
Lanciamo oggi questa giornata come proposta, anche per gli anni futuri, nel
desiderio di ritrovarci come responsabili dell'Associazione, per rimotivarci e condividere il
cammino annuale dell'AC, anche tramite gli strumenti nazionali che ci vengono proposti.
In linea con tutta l’Azione Cattolica Italiana, voglia
riflettere sulle parole lasciateci
dal Papa il 3 maggio scorso durante l'Assemblea Nazionale.
Come responsabili ci sentiamo chiamati in prima persona a portare avanti gli
impegni che Papa Francesco ci suggerisce.
Ci ritroviamo dunque perché:
1) Come scrive il nostro Presidente Matteo Truffelli vorremmo dire “a tutti i nostri Vescovi
che, come abbiamo scritto nel Messaggio finale della XV Assemblea nazionale dell’AC
«noi c i s iamo , nei piccoli centri di mare o di montagna, come nei grandi conglomerati
urbani, nei quartieri dove straripa il malaffare e nelle cittadine operose e produttive. Ci
siamo per sostenere la ricerca di senso e speranza che alberga nel cuore di ciascuno.
Ci siamo per costruire “sentieri di gioia” con i ragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri
territori. Ci siamo per testimoniare l’amore privilegiato di Dio verso chi si sente vinto
dalle difficoltà, in particolare i giovani senza lavoro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gli
immigrati sfruttati, i poveri senza speranza».
2) Vogliamo essere «c orre s po ns abili de lla gioia di vive re » delle persone, un’Azione
Cattolica che si faccia sempre più vicina alla vita delle persone, alle loro attese e
speranze, alle loro sofferenze e povertà, alla loro ri
di una piena umanità, per
testimoniare a tutti la gioia che nasce dal Vangelo e da una fede che cambia la vita.
In questo senso allora anche il documento programmatico diocesano (che approfondiremo
in Assemblea il 12 ottobre) intende riflettere e suggerire alcune attenzioni su cui vogliamo
concentrarci nella nostra Diocesi:
− Vogliamo as s ume re in modo pie no i tre ve rbi che ci ha affidato Papa Francesco
nell’incontro del 3 maggio e che ancora risuonano nei ori dei più di seimila presidenti
e assistenti parrocchiali di AC presenti quel giorno: manere con Gesù», «andare per
le strade», «gioire ed esultare sempre nel Signore». Tre consegne che possono essere
sintetizzate in un’altra espressione, «scelta missionaria», con cui il Santo Padre ci ha
indicato la strada da percorrere.
− Se v og liamo che tale scelta incarni uno “stile evangelizzatore capace di incidere nella
vita” è necessario “sciogliere le briglie” della ministerialità associativa, così come ci ha
indicato il Santo Padre all'udienza già citata, fossero anche solo le briglie del somaro!
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Riprendiamo allora i tre verbi: rimanere (a) – andare (b) – gioire (c):
a) Rimane re in Ge s ù e c on Ge s ù :
restare vicini a Lui, nella vita frenetica di ogni giorno trovare spazi per meditare la sua
Parola, fermarci e farci domande, per metterci in ascolto e fare silenzio, chiedendoci
come vivere ogni giorno la volontà del Signore, lasciandoci cambiare il cuore. Es
laici di AC ci richiede questo: essere “esigenti” nel vere la nostra spiritualità, per
cercare spazi di discernimento personale e comunitario (il gruppo) che ci portino
anzitutto a scoprire la forza e la gioia che ci viene dall'incontro con Dio per poi portarlo
agli altri (leggi anche lettera Pastorale di Mons. Luigi Negri), certi che Lui ci è sempre
vicino, anche nei momenti di scoraggiamento e di buio
sono io” Mc 6,45-52
Tema annuale dell'Azione Cattolica).
E’ nella gioia allora che proponiamo come cammino personale ad ogni associato,
insieme ai momenti di spiritualità associativa specifici curati dai nostri Assistenti, il ciclo
di Lectio offerte alla Diocesi dalla CVX – la Comunità di Vita Cristiana di Fossadalbero,
guidate dal gesuita p. Enrico Simoncini.
Mi piace sottolineare l’aspetto del dono e della fraternità in questo gesto tra cristiani
nella Chiesa, che sarà bello sperimentare per chi lo desidera e in questo senso ognuno
si senta invitato a cogliere l’occasione favorevole.
Sul banco delle pubblicazioni ognuno potrà prendere copia del programma dell’anno.
(EG 112). “La s alve zza che Dio ci offre è ope ra de lla s ua m is e ricordia. Non e sis te
azione um ana, pe r buona che pos sa e ss e re , che ci faccia m e ritare un dono così
grande . Dio, pe r pura grazia, ci attrae pe r unirci a S é . Egli invia il s uo S pirito ne i nos tri
cuori pe r farci s uoi figli, pe r tras form arci e pe r re nde rci capaci di ris ponde re con la
nos tra vita al s uo am ore ” .
Anche Laura Vincenzi, una testimone a noi molto vicino, ricorda più volte nelle sue
lettere “Lettere di una fidanzata” questo aspetto: S olo chi s a darsi tem po pe r s é è in
grado di trovare spazi, occas ioni, m om e nti pe r stare ne lla gratuità con gli altri .
b) Andare pe r le s trade :
Quando il Papa sollecita ad “andare” indica esplicitamente, come LUOGO, le
“periferie esistenziali.
Per l’Azione Cattolica, che ha le sue radici nella parrocchia, cosa significa
concretamente? DOVE siamo chiamati dallo Spirito in questo momento?
Non indicando esclusivamente un posto fisico, appare evidente le la nostra
missione sia a tutto tondo: non esistono un “dentro” e un “fuori”, bensì un “essere con le
persone”, siano esse quelle che fanno riferimento alla parrocchia, che l’universo di
relazioni tessute negli ambienti in cui viviamo.
Andiamo allora per punti, non alternativi tra loro:
- le parrocchie
- le strade
Le parro c c hie :
- Rinnovare la nostra scelta missionaria, in primis nelle parrocchie. “Anzitutto le
parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure” ci ricorda Papa
Francesco. Quanto è faticoso, talvolta estenuante la m sione parrocchiale! Lo
sappiamo bene...ma quanto è altrettanto entusiasmante
arricchente! Siamo
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consapevoli delle difficoltà che spesso si tramutano in scoramento e paralisi che
attanagliano molte realtà parrocchiali della nostra diocesi, ma siamo qui per ribadire
con forza che la scelta associativa dell'Azione Cattolica non è la pozione miracolosa
che elimina i problemi in un attimo, bensì una scommessa vincente di ecclesialità e
vitalità pastorale, e cela in sé la vocazione originaria di ogni laico impegnato.
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Servire le parrocchie è, per l'Azione Cattolica diocesana, il principale e indiscutibile
obbiettivo. Tale servizio deve tradursi nell'invito ad “andare”. La missionarietà ci
obbliga a ridefinire la qualità della nostra azione pastorale. Non è importante
impostare le comunità come “porti sicuri” o luoghi dove si tende
all'autoconservazione dell'esistente. Scegliamo con forza l'immagine dell'”ospedale
da campo” rispetto al romantico quadretto di un ”intim focolare” (che per essere
intimo deve essere, perché no, un po' esclusivo) come
lo delle parrocchie che
intendiamo costruire o ri-costruire: luoghi di condivisione di vissuti, di volontà di
dialogo con il territorio e i suoi abitanti e di comun
ne forte della Parola che ci
ha cambiato la vita. Luoghi di celebrazione della salvezza che sperimentiamo come
popolo, anche nel mezzo di un tempo difficile e spesso portatore di dolore e
smarrimento. Luoghi in cui il Signore Gesù sia libero
arrivare a tutti proprio
perché ogni comunità parrocchiale, e con essa la sua A.c., si mette a servizio di
questa “uscita”, in quanto compagna di strada, formata da persone che,
quotidianamente, condividono col mondo “le gioie e le speranze, le paure e le
angosce” della nostra epoca.
Le s trade :
Andare per le strade significa farci vicino alle persone per aiutarle a scoprire nella
loro vita il mistero grande dell’amore di Dio che ci s
ogliamo aiutarle a riconoscere
i segni della Sua presenza nella quotidianità delle relazioni, delle fatiche, delle gioie e
dei dolori. Vogliamo accompagnarle a crescere in una vita di fede che cambia la vita e
che spinge alla maturazione di una umanità piena e felice, generosa e aperta
all’incontro con gli altri, perché la nostra associazione sia sempre più, per le persone
che si avvicinano ad essa, un luogo privilegiato per fare questa esperienza.
Allora è necessario us c ire dalle nos tre parroc c hie (a volte stanche e chiuse, ci
ricorda Papa Francesco), c ono s c e re il te rritorio, c onos c e re le e s pe rie nze di
s o lidarie tà (g li e s e rc izi di buona laic ità) già presenti e promossi da altre associazioni,
dal comune ecc. per abbracciarle, potenziarle, arricchirle e laddove necessario crearne
di nuove (il servizio creativo dell'AC, ci ricorda il Papa). Tutto questo è possibile sempre
e solo a partire da un profondo rapporto personale con il Signore e dalla certezza che
Lui ci è sempre vicino.
(EG 120) - “Ogni cristiano è m iss ionario ne lla m is ura in cui s i è incontrato con
l’am ore di Dio in Cris to Ge s ù; non diciam o più che s ia o “dis ce poli”e “m iss ionari”, m a
che siam o s em pre “disce poli-m is sionari”. S e non s iam o convinti, guardiam o ai prim i
disce poli, che im m e diatam e nte dopo ave r conos ciuto lo s guardo di Ge s ù, andavano a
proclam arlo pie ni di gioia: «Abbiam o incontrato il Mes sia» (Gv 1,41)”
Tre obiettivi ci vengono sottolineati nel Documento finale della XV Assemblea di
AC: una fede che cambia la vita, generando scelte; la vita associativa al servizio
dell’educazione; l’impegno per il bene comune. Su questi anche oggi vorremmo
riflettere insieme nei gruppi, declinandoli nelle nostre realtà.
c ) Gio ire e e s ultare s e mpre ne l S ig nore :
“Rallegratevi ed esultate” (Mt 5,12). Gesù indica nella gioia delle beatitudini lo stile
della missione. Le beatitudini non evocano cose straordinarie, ma vicende di tutti i
giorni, il desiderio di felicità, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime e
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sorrisi. In queste situazioni, Gesù indica le vie della missione, capovolgendo i criteri
umani: povertà, mitezza, sopportazione, fedeltà, desiderio di giustizia e di pace. Questo
stile, vissuto nella gioia interiore che viene dalla fede, è capace di rigenerare in modo
radicale la vita personale e il mondo. Gioiamo per quanto ogni giorno ci è dato da
vivere, per le piccoli grandi cose che ci sono state d
in dono! Gioiamo perché il
Signore ci ha chiamato ad essere corresponsabili della sua Chiesa! Gioiamo perché in
questo cammino non siamo soli. C’è il Signore che ci accompagna, ci sono nostri
pastori che ci sostengono, ci sono le nostre comunità
hiali e diocesane con cui
condividiamo il cammino e nelle quali viviamo il nostro servizio. Non senza difficoltà,
anche Gesù ne affrontate tante!
(EG 1) – “La gioia de l Vange lo riem pie il cuore e la vita inte ra di coloro che si
incontrano con Ge s ù. Coloro che s i lasciano s alvare da Lui s ono libe rati dal peccato,
dalla tris te zza, dal vuoto inte riore , dall’is olam e nto. Con Ge s ù Cris to s em pre nas ce e
rinas ce la gioia”
Vi chiedo ora la cortesia di alzarvi in piedi
(VEDERE/GUARDARE)
- Giratevi verso una delle persone che avete a fianco e guardatela. Fatto?
- Ora tornate a sedervi e chiudete gli occhi: ognuno provi a soffermarsi sulla persona che
ha appena guardato, mettendone a fuoco l’immagine.
- Di che colore è la maglia o la camicia che indossa?
- Aprite gli occhi e guardate la persona al vostro fianco: quanti hanno ricordato il colore
esatto? E gli altri?
GIUDICARE/AGIRE/VERIFICARE
- Vi chiedo ora di scambiarvi di posto con la persona che avete guardato e girarvi quindi
verso il nuovo amico che avete accanto.
- Stringetegli la mano.
- Ognuno si può chiedere: “Quali motivi ha questa person secondo me, per essere qui
oggi?
- Avete ora un minuto a testa per chiedere “Come mai sei venuto qui oggi?”
- Poi ascoltate la risposta, senza commentarla e ringraziate.
- Potete a questo punto tornare ai vostri posti.
Grazie per esservi coinvolti in questi due esercizi, ci serviranno adesso e anche una
volta a casa.
Introduciamo in questo modo le altre quattro parole che abbiamo scelto come
segnavia per la nostra giornata, in linea con la regola che ci è propria di pre ghie ra,
com unione , dis ce rnim e nto.
Le nostre scelte “missionarie” (e anche quelle di vita personale) siano sempre
guidate dal classico trinomio che alla base della “pedagogia” dell'Azione Cattolica:
VEDERE, GIUDICARE, AGIRE al quale vorremmo aggiungere
in quanto
ogni buon progetto si chiude con una verifica.
VEDERE : (diverso dal semplice “guardare”, implica una volontà di coinvolgersi,
compromettersi): è allora aprirsi, conoscere la realtà, leggere le situazioni in maniera
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accurata, conoscere le persone e le situazioni a cui vogliamo rivolgerci senza pregiudizio o
superficialità.
L’esercizio che abbiamo fatto non ha bisogno di molte spiegazioni: a volte guardiamo e
non vediamo. Vedere è qualcosa che ci coinvolge come parte attiva, ci fa uscire da noi
stessi.
GIUDIC ARE : (noi cristiani siamo invitati a non giudicare, o alm
a sospendere il
giudizio, lasciando al Signore che scruta i cuori questo ruolo. Il giudicare del cristiano può
essere solo inteso nella capacità di operare un accurato discernimento ed è proprio questo
che vogliamo fare. saper fare una lettura critica, che ci deve venire dalla conoscenza
approfondita maturata nell'atto del VEDERE e da una vita di fede intensa (il punto da cui
partiamo e a cui ritorniamo è sempre Dio) da cui discende un'integrità etica del giudicare.
AGIRE : qui si attua l'azione concreta scaturita dalle prime due fasi. Il discernimento,
orientato dallo Spirito, porta infatti all'agire e ad attuare un esercizio di laicità concreto.
VERIFICARE : quali gli obiettivi raggiunti? Quali le criticità? Da dove ripartire? Cosa
modificare?
Con il secondo esercizio abbiamo sperimentato questi ultimi tre verbi (giudicare, agire,
verificare). Alzino la mano quanti di voi, ascoltando
motivazioni dell’altro, le hanno
trovate in linea con quanto avevano pensato prima di chiedere. Capita molto spesso di
attribuire all’altro i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre scale di valori. Di leggere le
situazioni attraverso i nostri filtri mentali. Ci serve invece la libertà di ascoltare
sospendendo il giudizio. Di agire avendo gli elementi
per farlo. Di discernere con
coscienza libera. Sempre necessario in ogni caso verificare le nostre intuizioni, le nostre
ipotesi. Capita spesso che l’altro ci sorprenda con qualcosa di diverso. Mai partire
dicendo: “Avevo pensato che…”, piuttosto chiedere subito all’altro “Cosa pensi tu? Come ti
senti? Come va?”.
(Una responsabile oggi ha proposto di aggiungere la parola “PERSEVERARE”, perché i
buoni propositi sappiamo farli, è il perseverare nelle scelte che ci costa e ci gioca. Mi è
sembrata un’ottima osservazione).
CONCLUSIONE
Abbiamo iniziato questo percorso sul tema della XV Assemblea Nazionale di AC
“Persone nuove in Gesù Cristo, corresponsabili della gioia di vivere”. Gli obiettivi, gli
impegni, le priorità individuati, tutto orientato ora
ondo le indicazioni della nostra
Chiesa, costituiscono l’orizzonte nel quale ci muoveremo nei prossimi mesi.
Ripetiamo allora nel cuore queste parole (RIMANERE, ANDARE, GIOIRE –
VEDERE, GIUDICARE, AGIRE, VERIFICARE). Poche e fondamentali per cominciare a
condividere insieme questo cammino triennale, per crescere e sostenerci a vicenda.
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Come Associazione siamo chiamati a pensare, assieme alle nostre Parrocchie e a tutta la
Diocesi, ad una pastorale dinamica. Il movimento è fondamentale nelle esortazioni che il
Santo Padre ci ha fornito. Un movimento che prende moto da una profonda vita spirituale
e da un'attenta e imprescindibile meditazione della Parola di Dio. Un movimento che da
questa sa svilupparsi e dipanare energia.
Ve de re , g iudic are , agire e v e rific are s aranno dunque il no s tro modo di “rimane re ”,
“andare ” e “gioire ”: e c c o il movime nto mis s ionario c he c i s pe tta . Lo s tile da
imparare e as s ume re è uno s o lo : que llo de l mae s tro , mite e umile di c uore . Miti, ma
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mai s tatue da mus e o, c o me c i ra mme nta Papa Franc e s c o !
Ci lasciamo allora con lo stile di preghiera che ci unisce, sotto la guida degli Assistenti che
il nostro Vescovo ci ha posto a fianco.
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