COME POSSO DIRTI (da Come posso dirti, Colombini Editore

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COME POSSO DIRTI (da Come posso dirti, Colombini Editore
COME POSSO DIRTI (da Come posso dirti, Colombini Editore) Come posso dirti? Vieni vicino a me, così posso dirti un segreto. Non voglio che senta l’aria che tira di questi tempi, che puzza d’invidia, e dilaga nelle città anonime in cui s’annida la miseria di chi non ha più domande. Tra cupi portici, striati da ombre violacee di colonne, occhi pieni di malizia, curiosi e nemici, ammiccano, prensili, a gara, a chi più segreti carpisce, che mano mortale nasconde, e seppellisce. Colme le giare dei vizi dell’uomo, alla terra ritornano, e l’argilla cotta di cui sono fatte restituiscono. Come posso dirti? Vieni vicino a me, così posso dirti un segreto. Non voglio che le parole leggere, si spandano e si dileguino tra mucchi di pietre da cui, si ergono solitarie, -­‐ antiche vestigia di una passata gloria -­‐ colonne in rovina, che vuoti archi aggettanti collegano al nulla, come ponti franati, tra chiese violate, campanili muti e cattedrali stinte dal sole, ed erose dal salso vento. Denso vento che spira dal mare di sangue, versato dal cuore umiliato e naufrago, alla deriva, del suo dolore, da quando la ragione gli ha strappato l’anima. Come posso dirti? Vieni vicino a me, così posso dirti un segreto, per quel che tu sei, per tutte le volte che ti ho conosciuto, per tutte le volte che mi hai sorpreso, palpito di rivelazione, minacciosa frana di ogni certezza, che nera t’inoltri nelle profondità del mio pensiero, e tremenda disveli innumerevoli sensi, grappoli carichi di significati inauditi. Frutti dimenticati da un Tempo ordinato e pulito, che pendono turgidi e traboccanti, dai bianchi pampini della follia. Lussureggianti si spandono, e nuovo senso mi donano. Come posso dirti? Vieni vicino a me così posso dirti poesia I QUATTRO ELEMENTI (inedita) Chi a iniziato per primo? Forse io quando ti ho scelto Ma ti ho veramente scelto, o non eri tu già lì ad aspettarmi, nel vento, prima del tempo? In un continuo ripetersi di azioni prigioniere, che già conosco ti cerco. Templi di memorie scavati dai moti perpetui della mia coscienza, contengono tutti i pensieri; come cerchi concentrici sulla faccia dell'acqua si ripetono perfetti e uguali, sempre più separati, indifferenti fino a svanire Silenzio in Terra, dopo tante parole, per te che non volevi ascoltare. Silenzio ora, anche per me. Silenzio per riposare. Come una spugna arsa dal fuoco il mio cervello esausto non stilla più una sola goccia di spirito, i miei occhi non una goccia di pianto. Versate tutte le lacrime non mi resta che cercare nuove immagini di me riflesse su altri volti. Fammi andare via, lontano, lontano, lontano a ricominciare ACQUA (inedita) Vecchi fogli di carta. Stentano le parole stese in fretta a matita in istanti passati, bagnati. Torna il nome di un amico lontano, indelebile e fioco sulla carta, increspata. Frammenti di tempo riaccesi e il ricordo vivo di un bicchier d'acqua caduto per un urto. Era acqua fresca. RICORDO UN GIORNO D'ESTATE (inedita) Ricordo un giorno d'estate in campagna pesante il respiro nell'aria legnosa densa e agrodolce che saliva dall'erba tagliata, soffice verde coltre di filamenti silenziosi e fragili. Nel silenzio statico del giorno solo rapido sentivo il frinire delle cicale laggiù dove il piede affondava ovattato, nella sua stessa ombra a mezzogiorno. ERA COSì (inedita) Rabbia, afferro il libro e strappo fogli docili a caso. Pagine accartocciate buttate a terra, stanno lì, immobili. Le guardo e provo una commozione ferita. Oggetti inermi. Non c'è astrazione in quelle parole mutilate, non c'è arte nei colori ammassati di quelle immagini rotte. Solo un gesto di dolore che si coagula nel tempo. Quel libro non tornerà più come prima, mai. IN BICI (inedita) Sulla mia strada in bici scorrono i minuti tra i capelli al vento. Improvvisi gruppi di studenti dilagano sparsi davanti a me. Non riescono a essere ordinati nel loro muoversi insieme. Sono colta intorno da una rete di mondi diversi. Corpi, ognuno coi propri pensieri. I loro tempi m'invadono e stonano coi miei. Nell'attesa breve di farli passare mi sono fermata a guardarli. LONTANANZE (da Come posso dirti, Colombini Editore) Ci sono lontananze, spazi di separazione umana, colmati solo dal fatto di essere. Lasciarsi è un po’ morire ogni volta; ogni commiato ci scopre soli, su sentieri che vanno a perdersi nel caos umorale del cosmo. Pareti di nebbia racchiudono alberi di un bosco sospesi nel bianco, dove immenso si fa il vuoto dell’assenza, e il profumo umido del muschio manca. Dove dimora il vento di Tramontana, là sta la solitudine fredda di chi resta con la propria morte. La vita torna solo quando la fantasia impasta nuovi significati grondanti di humus, e lasciati crescere nello spazio che la domanda ha creato fra la terra e il cielo. NUMERI 1 (da Come posso dirti, Colombini Editore) Ugo, bue, re, ratto, quinque... Conti in punta, bimbo, con le dita a poco a poco, sorrisi forbendo a chi, la ragione ogni stupore ha tolto d’ingenua primavera. Nuove forme, inusitate e molli, si posano per contare, a tua insaputa, sulle usate parole. Esauste parole, arse di senso, e mutate 1
I cinque numeri dei primi due versi, da cui nasce l’intero componimento, sono una citazione da un’intervista
ad Alessandro Bergonzoni, a cui dedico idealmente la poesia. in aridi segni, che la rocciosa abitudine lascia senza mistero, stanchi sedimenti di un pensiero che una corta banalità trattiene. Semi, vette, orco, nave, ceci... Conti ancora, bimbo, serio passando dall’uno all’altro nome, immerso come sassi attraverso un fiume che, da una sponda nota all’altra ignota, approdano alla vita, presto straniera, e pur sempre a sé stessa uguale, nella norma. Nella norma ordinante, che da sé esclude, e ri-­‐tiene solamente come eccentrico arbitrio, o gioco deformato, ciò che invece è un dono che può farti custode di verità. Qualcuno ha svelato, con quelle insolite parole, il mistero inespresso dell’essere. COME UNA GOCCIA NEL MARE (da Come posso dirti, Colombini Editore) Quando t’immaginavo nella solitudine delle mie illusioni, tu eri con me, nella mia mente, una presenza familiare. In questa solitaria relazione, io ero con me stessa senza confronti, in una rassicurante ed egocentrica finzione. Ma ora stai lì, per quello che sei, con la tua fama che ti ha portato di fronte a noi, unico in mezzo a noi, che siamo così tanti. Ora sto lì, sola in mezzo a tanti, di fronte a te, e come tutti vorrei essere unica per te. Tu sai di noi, ma non sai di me, confusa come goccia tra le gocce nel mare dei tanti. La tua presenza così plastica, e viva, non è per me. Quante copie di te servirebbero per ognuno di noi! Unico, non ti risparmi, ti dai a tutti, e poco rimane di te fra tanti. E quel po’ di te che ricevo fra tutti è come la scheggia rossa di una statua di vetro infranta. Nella realtà si specchia la tua assenza e si dissolve il sogno che annullava la nostra distanza. Bianca, in questa luce troppo vera che abbaglia, non reggono a lungo i miei occhi, che già cercano i tuoi per uno scambio esclusivo di sguardi, soli, per un istante, tu ed io. Vorrei parlarti, ma la mia voce fra tutte le voci non ha spinta per raggiungerti, inciampa e atterra schiacciata dal coro dei tanti. Ma voglio fartelo sapere che sono speciale. Chiederò ad un angelo di far volare fino a te le mie parole. COMMIATO (da Come posso dirti, Colombini Editore) “Ciao -­‐ Chiara”, così mi dicevi. Era un addio? Forse uno dei tanti addii che restava con te, quando mi accompagnavi, per lasciarmi andare nelle mie partenze. Ti ricordo, mentre mi allontanavo, lì, in piedi, a seguirmi ancora un poco, col tuo sguardo di padre; un poco ancora come una lenta carezza, per rubare al tempo qualche altro istante, e sottrarre distanza allo spazio che si allargava tra noi. “Ciao -­‐ Chiara”, così mi dicevi. Una nota mesta, d’inesorabile addio, affiorava argentea in quella pausa che spezzava, esitando, la tua voce; un silenzio intromesso tra il saluto, che restava sospeso, e il mio nome, che, nel chiamarmi, già evocava l’imminente separazione. Quanti pensieri muti, in quell’attimo! Io me ne andavo, o forse scappavo ogni volta da te, da voi, da tutto, dal mio continuo sentirmi inadeguata, che non trovava casa, e non si progettava se non nella fantasia, che restava sempre al di qua o al di là della vita. Ma tu lo sapevi, e forse per questo esitavi. In questo mio andare, inconsapevole, come se fosse stato sempre possibile un ritorno, un giorno ho perso per sempre il tuo saluto. Quel giorno io non ero lì, per accompagnare te nella tua ultima partenza, solitaria. Quel giorno non ero pronta, e per lungo tempo ho lasciato inevaso quel commiato, che ora ti posso restituire compiuto.