Martina Sordoni - Liceo Galilei Ancona

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Martina Sordoni - Liceo Galilei Ancona
TEMA VALORI IN CORSO
Martina Sordoni
4G Liceo Scientifico Galileo Galilei Ancona
Insegnante referente: Cantori Nadia
Redazione: LGDA
VALORI:
Altruismo(“Chi dà la vita per gli amici” 10/01/2014);
Povertà (“Chi non digiuna per il povero inganna Dio” 01/05/2014);
Ospitalità (“ Aumentano gli sfollati per gli scontri nel Darfur ” 08/02/2014)
Umiltà (“Profumo di umiltà ” 14/12/2013)
Dignità (“ Il pane sporco della corruzione” 09/11/2013)
COMPAGNO DI VIAGGIO:
Il mio compagno di viaggio è una persona comune, non un filosofo, un
personaggio storico o un “exemplum” di vita, ma una donna che da un
anno ha sempre saputo aiutarmi e sostenermi con le sue perle di
saggezza e i suoi consigli, diventando per me una seconda madre e un
modello a cui ispirarmi. Guadalupe è una madre, una nonna, una
volontaria che nel suo piccolo riesce ad essere un faro in grado di guidare
le persone nel buio e di indirizzarle verso la giusta via. Questa donna ha
sempre sacrificato se stessa per gli altri, ha sempre saputo trovare il
buono in ogni cosa; mi ha costantemente spronato a ritrovare i valori
perduti; insomma, spesso è stata per me una vera e propria guida.
TIPOLOGIA TESTO: Articolo di giornale
DESTINAZIONE EDITORIALE: “Avvenire”
“Il mio faro”
Ilare come la decadenza del mondo non desti l’attenzione di chi lo
popola. Marionette rassegnate all’ineluttabile scorrere del tempo
portano avanti le loro vite prive di significato, ignare di non aver controllo
sulla propria esistenza inseguono finte virtù, si autoconvincono di non
sbagliare accettando e sostenendo gli errori altrui.
Forse è esagerato parlare di perdita dei valori, ma com’è possibile
abbandonare una visione pessimistica quando ogni giorno davanti ai
nostri occhi sfilano i “prodotti” di una civiltà in declino?
Serve qualcuno che faccia scattare in noi un esame di coscienza, che ci
faccia aprire gli occhi, che distolga il nostro sguardo da tutti quei diversivi
creati per disorientarci, per allontanarci dai dubbi e dai problemi reali.
Come possiamo noi giovani crescere se non troviamo più ispirazione, se
siamo immersi in un’arida società che non ha più nulla da offrirci se non i
frutti dei suoi peccati?
È difficile trovare una guida da seguire, un modello a cui rifarsi, una
persona che incarni quei valori perduti, o che almeno possieda una
mentalità aperta e un animo forte in grado di guidarci e di aiutarci ad
affrontare il nostro cammino di crescita. Invece è ormai tremendamente
certo che abbiamo un disperato bisogno di almeno una guida. Basti
pensare a Dante a cui ne sono servite ben tre!
È un’ardua scelta quella che mi si pone davanti: potrei aderire alla
corrente neoclassica ed affidarmi così agli antichi greci, seguire il severo
“Mos maiorum” dei romani, ma i tempi sono cambiati non sarebbe poi
così utile ascoltare le datate orazioni di Cicerone o farmi scortare dal
dispotico moralismo di Lucrezio, e allo stesso tempo non posso sperare
nell’aiuto dei filosofi sempre così dispersivi e complicati, troppo spesso
incomprensibili agli occhi di noi ragazzi, per non parlare di tutti quei
saccenti poeti che si autodefinivano “vates”.
È sbagliato dire che i problemi e i quesiti che affollano la nostra mente
sono diversi da quelli del passato, ci struggiamo ancora per gli stessi
motivi amorosi e politici, eppure le mentalità sono cambiate e sento il
bisogno di seguire una persona a me contemporanea, che comprenda il
disagio odierno.
Avverto la necessità di qualcuno che viva ai miei giorni, che senta addosso
anch’egli il peso degli errori accumulati dall’umanità, che capisca la
degenerazione del mondo, che tocchi con mano i problemi che affollano
la società.
Inutile affidarmi a personalità di spicco, poiché spesso sono proprio
queste ad essere emblema d’immoralità, ed è altrettanto impossibile
trovare una persona che incarni la perfezione: chiunque si rivelerebbe
subito impossibilitato a scagliare la prima pietra.
Alla fine ho compreso chi poteva guidarmi nel mio cammino: non erano
Madre Teresa o Aristotele, ma una persona comune che con la sua
saggezza e integrità, seppur nel suo piccolo, poteva offrire uno spiraglio di
luce alla mia frivola vita.
Ho conosciuto Guadalupe un venerdì pomeriggio; i suoi occhi felici, per
nulla appesantiti dagli anni che si portava dietro, mi guardavano addolciti:
-È la prima volta per te?
-Ho avuto la possibilità di iniziare con un progetto offerto dalla mia scuola
e ora vorrei continuare, mi ha sempre affascinato il volontariato.
Le sue labbra si dischiusero in un radioso sorriso. Dopo avermi spiegato le
attività che l’associazione svolgeva con i disabili, mi accompagnò nella
sala principale del Centro H e ci accomodammo attorno ad un tavolo.
Dei ragazzi stavano ritagliando dei giornali per decorare dei cofanetti,
divertiti indicavano le immagini e s’impegnavano nel creare originali
origami. Impacciata tentavo di aiutarli nei loro lavoretti e cercavo con lo
sguardo una sorta di approvazione negli occhi di Guadalupe, ma lei era
intenta ad osservare un articolo con una velata tristezza.
- Un bambino si è gettato su di un detonatore per salvare i suoi amici, i
suoi compagni, la sua scuola, senza pensarci ha sacrificato la sua vita per
preservare quella degli altri, un atto di coraggio che scalda il cuore.
- Lo ammiro, io non avrei mai avuto una volontà d’animo tale…
- Sai, quando noi uomini vediamo che chi ci sta a cuore si trova in
pericolo, scatta in noi un sistema del cervello, detto rettiliano, hai mai
sentito di quelle madri che per portare in salvo i loro figli riescono a
compiere azioni straordinarie, come sollevare una macchina?
Vi è in noi un innato istinto altruistico, eppure questa dote sembra
affievolirsi sempre di più col passare degli anni, nessuna azione
spontanea, nessun gesto disinteressato, tutto ha un fine. Desideriamo
sentirci amati, apprezzati, non si tratta più di eroismo, ma bensì
d’egoismo.
- C’è chi dà ogni cosa e non ottiene nulla, chi offre tutto se stesso, ma per
cosa? Approvazione? Chi ce lo fa fare? Spesso sono proprio le delusioni,
che ci fanno chiudere in noi stessi, che ci portano all’indifferenza, a
preoccuparci solo dei nostri interessi.
- Questo, cara mia, è un ragionamento sbagliato, l’altruismo non è dare
per ricevere, è donare e trarre gioia dalla propria azione, non
autocompiacimento, non meriti o elogi. Credi alle mie parole, la
generosità, la solidarietà, non hanno bisogno di compensi, poiché sono
già di per sé dei doni che fai a te stessa.
Abbassai lo sguardo, le sue sagge parole scendevano su di me come una
tiepida pioggia estiva, di quelle per cui un momento gioisci per la
frescura, ma poi le gocce ti pervadono e rimani al freddo.
Per abbattere quell’insopportabile silenzio, durato ormai troppo a lungo,
Guadalupe mi portò nel piccolo giardino adiacente al palazzo dove i
ragazzi s’improvvisavano esperti botanici. La mia attenzione fu rapita da
un vecchio mendicante che chiedeva l’elemosina sul ciglio della strada,
sventolava in alto un cartello sperando che qualcuno facesse caso a lui,
ma le persone gli passavano davanti impassibili, spesso fissandolo con
disapprovazione.
- “Ci stiamo abituando a vedere uomini e donne di tutte le età che
mendicano o che rovistano nella spazzatura; tanti anziani che dormono
agli angoli delle strade o sulle soglie dei negozi. L’abitudine porta
all’indifferenza: non ci interessano le loro vite, le loro storie, i loro bisogni,
né il loro futuro”(Osservatore Romano: “Chi non digiuna per il povero
inganna Dio”)
- Non si tratta di mancanza di compassione, chissà cosa ha fatto
quell’uomo per ridursi così, chissà che vita ha condotto, di che peccati si è
macchiato…
-Bisogna superare le apparenze, guardare aldilà dell’aspetto, carpire la
vera essenza di queste persone ed aiutarle invece di snobbarle, invece di
crederci superiori e in grado di dare giudizi dal nostro piedistallo.
La povertà spirituale di chi non li aiuta supera di gran lunga la loro
povertà materiale.
Sai cos’è il vincolo dell’ospitalità?
- Si , so che nell’Antica Grecia l’ospitalità non era solo un gesto di
generosità, attraverso essa si instaurava un forte legame di solidarietà tra
ospite e ospitante, era un vincolo morale, un dovere rituale.
- Esatto, noi uomini potremmo imparare molto dal passato se solo
aprissimo le nostre menti. Ricordi la storia di Ulisse e Nausicaa? La
fanciulla senza alcuna pretesa, ospitò il naufrago nel suo palazzo,
ricoprendolo di cure e attenzioni, nonostante ignorasse le sue origini. Non
sarebbe magnifico se tutti traessimo esempio da questa vicenda?
Dovremmo ripristinare quell’ospitalità perduta, condividere e non
denigrare le persone che vivono realtà difficili e diverse dalle nostre.
Dove è finita la nostra umanità, la nostra empatia? Inflessibili, ci
preoccupiamo solo dei nostri insignificanti problemi, senza pensare alle
vere difficoltà, ai veri mali che imperversano nella nostra società.”
-Servirebbe un po’ d’umiltà, troppo spesso mortifichiamo gli altri con la
nostra vanità ed alterigia…
-Parole sante ragazzina, l’umiltà è una dote a cui nessuno più aspira,
spesso cadiamo nell’errore di considerarla una debolezza, ma “la virtù
dell’umiltà non consiste principalmente nell’”essere piccoli”, ma <<nel
“farsi piccoli” per amore, per innalzare gli altri>>.”
Noi crediamo di essere umili, ci convinciamo di ciò, ma così facendo
dimostriamo il contrario. “Il pregio dell’umiltà è proprio quello di esser
<<profumo che non sente chi lo emana, ma chi lo riceve; ce l’ha chi non
crede di averla, non ce l’ha chi crede di averla>>.” (Osservatore romano:
“Profumo di umiltà”)
Rivolsi di nuovo lo sguardo al mendicante, l’uomo, rassegnato, ora
tentava di convincere gli automobilisti, fermi al semaforo, a farsi lavare i
vetri per pochi spiccioli.
-Come può un uomo arrivare a perdere tutta la sua dignità, prostrarsi alle
azioni più disperate pur di sopravvivere?
- Non siamo più in grado di vivere. Ormai “la mondanità <<è il nemico>>”,
l’abitudine ad optare sempre per le vie più facili, “ quell’atteggiamento
della strada più breve, più comoda per guadagnarsi la vita”.
Siamo in balia di questa “assuefazione alla furbizia mondana”, abbiamo
perso il rispetto per noi stessi e per gli altri, ci vendiamo al miglior
offerente, ci abbassiamo ai livelli più infimi , pur di guadagnare quel poco
che basta a saziare la nostra fame, la nostra ingordigia.
-A volte il mezzo più facile sembra quello giusto...
-Il fatto è che sappiamo che in realtà non lo è, ma ci autoconvinciamo del
contrario. Perché dannarsi tanto se vi è una scorciatoia? L’uomo non ha
più considerazione di sé, della propria identità, delle proprie capacità.
Troppo spesso dimentica che “la dignità viene dal lavoro degno, dal
lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno, e non da queste strade più facili
che alla fine tolgono tutto”. Alla fine di tutto “porta con sé non il denaro
che ha guadagnato, ma soltanto la mancanza di dignità”.(Osservatore
Romano: “Il pane sporco della corruzione”)
-Tu parli di altruismo, povertà, ospitalità, umiltà, dignità. L’umanità ha
perso tutti questi valori e nemmeno ha coscienza di ciò, nessuno può far
nulla per rimediare. Un’azione buona non basta.
-Tesoro, ci sono tante cose che dovrebbero essere cambiate, noi
blateriamo e blateriamo, ma alla fine non risolviamo nulla. Puntiamo
l’indice ma non tendiamo la mano. Facci caso, noi uomini siamo sempre
intenti a dilungarci in infiniti sermoni su tutti i dilemmi che imperversano
nella nostra mente, ma alla fine ripetiamo sempre le stesse cose senza
giungere mai a una soluzione.
Io la chiamo la “società della lamentela”; ci fissiamo sui nostri drammi,
passiamo la vita a disperarci per le situazioni che viviamo, troviamo inutili
scuse per giustificare le nostre mancanze. Invece bisogna imparare a
superare i problemi, ad affrontare le intemperie, a scovare nel profondo
un rimedio. Tu dici che niente è abbastanza, che non vi è scampo, ma ti
sbagli, la luce è fioca, flebile ma c’è ancora speranza.
Forse queste saranno solo frasi fatte e confezionate, forse pecco di
superbia per essermi fatta portatrice di queste mere illusioni, ma cerca di
imparare almeno un poco da queste mie parole piene di rimpianti.
-Le tue parole hanno aperto la mia mente, hanno colorito la mia visione
del mondo, non saranno sprecate.
-Questo lo so, i tuoi occhi ora emanano un bagliore più intenso. La
speranza è nitida sul tuo volto, non ti scoraggiare, non lasciare che il
nostro discorso rimanga tra queste quattro mura. Seppur nel tuo piccolo,
cambia il mondo. Se tutti faremo così la rinascita dell’umanità non
rimarrà solo un’utopica chimera.
Cercavo un modello, una guida, il mio desiderio si era avverato, avevo
trovato il mio faro.