Introduzione allo spiritismo

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Introduzione allo spiritismo
Introduzione allo spiritismo
Salone parigino con tavolini girevoli (tables tournantes), la pratica
spiritica più nota, dalla rivista L'Illustration nel 1853
La storia dell’evocazione degli spiriti attraverso i secoli non manca di interesse, ma
è assai più ampia e complessa rispetto alla storia dello spiritismo come fenomeno organizzato.
Tradizionalmente, quest’ultimo è fatto risalire gli avvenimenti di Hydesville, nel 1848, quando le
sorelle Kate (1836-1892) e Margaret (1834-1893) Fox – cui più tardi si aggiungerà anche la sorella
maggiore Leah (1811-1890) – cominciano a udire nella loro casa colpi inspiegabili. Elaborano un
semplice codice per comunicare con la fonte dei “colpi”, che si rivela essere un venditore ambulante
che in quella casa era stato ucciso. I fenomeni delle sorelle Fox attirano un enorme interesse.
Nonostante una serie di scandali che turbano la loro vita – Margaret ammetterà perfino di avere
prodotto lei stessa i “colpi” di Hydesville, poi ritratterà la ritrattazione – migliaia, poi decine di
migliaia di persone partecipano al movimento spiritista, che dagli Stati Uniti si estende
all’Inghilterra, quindi a tutto il mondo.
Come spesso avviene, l’episodio di origine del 1848 (oggi meno celebrato nella comunità spiritista
di quanto avvenisse nel XIX secolo, proprio a causa dei successivi scandali delle sorelle Fox) offre
una data comoda da ricordare e un punto di riferimento, ma si tratta del culmine più che dell’inizio
di un processo. Prima dell’inizio “ufficiale” del 1848, il più famoso medium americano
dell’Ottocento, Andrew Jackson Davis (1826-1910) aveva già iniziato la sua carriera (da almeno
cinque anni) e aveva trovato ammiratori in Europa. Se poi si vuole fare riferimento alle basi
teoriche dello spiritismo, non si può fare a meno di risalire a Franz Anton Mesmer (1734-1815) e
alla sua teoria del “magnetismo animale”, che risale agli anni 1780. Non di rado, infatti, pazienti
“magnetizzate” da Mesmer affermavano di entrare in contatto con gli spiriti dei defunti. È proprio
dopo l’incontro con “magnetizzatori” che traducono in termini popolari l’insegnamento di Mesmer
che Andrew Jackson Davis inizia la sua carriera. Se poi si aggiunge che il primo spirito con cui
Davis dichiara di entrare in contatto è quello di Emanuel Swedenborg (1688-1772), non si può non
concludere che lo spiritismo nasce e si sviluppa in un clima di nuova religiosità ottocentesca (ma
con origini settecentesche) dove le frontiere fra cristianesimo metafisico e contatti con i defunti non
sono, almeno originariamente, ben definite.
Tuttavia, è molto importante sottolineare come lo spiritismo ottocentesco di origine anglosassone si
presenti come scienza, non come religione. I suoi principali missionari – fino al più noto su scala
mondiale (anche se appartiene già a una generazione successiva), sir Arthur Conan Doyle (18591930), il celebre creatore di Sherlock Holmes – battono tutti sullo stesso tasto: le religioni chiedono
fede, lo spiritismo esibisce le sue prove. Questo spiega perché lo spiritismo riesca ad arruolare
facilmente personalità del mondo laico, e anche positivisti fra cui – in Italia – il criminologo Cesare
Lombroso (1836-1909). In questa chiave, lo spiritismo ottocentesco esibisce spesso un
orientamento politico di tipo non soltanto laico e anticlericale, ma anche socialista, come mostra la
storia dello “spiritismo plebeo” inglese studiata da Logie Barrow, dove spesso le stesse persone
dirigono sia società spiritiche sia organizzazioni socialiste; alcuni spiritisti inglesi sono fra i primi
diffusori britannici del marxismo. Negli Stati Uniti – e in misura minore in Inghilterra –, intorno
a campmeeting spiritisti che imitano analoghe istituzioni cristiane e che da luogo di incontro
periodico diventano comunità permanenti, nascono vere e proprie “Chiese” spiritiste, che si dotano
di un credo, di una struttura e qualche volta anche di un clero. Senza che il successo sia stato
straordinario, le “Chiese” spiritiste contano comunque ancora oggi negli Stati Uniti un paio di
migliaia di congregazioni.
Un tono decisamente più “religioso” – anche se l’espressione “religione” non è usata, e la pretesa
rimane “scientifica” – assume lo spiritismo francese, le cui origini – in quanto movimento distinto
dal suo omologo di lingua inglese – risalgono al 1857. In quell’anno Hippolyte Denizard Léon
Rivail, cui gli spiriti hanno imposto lo pseudonimo di Allan Kardec (1804-1869), raccoglie diversi
quaderni di comunicazioni spiritiche che un gruppo di amici gli hanno consegnato e li pubblica con
il titolo Il Libro degli Spiriti. Il nome “Allan Kardec”, spiega questo pedagogo francese, deriva da
quello che avrebbe avuto in una precedente reincarnazione come druido, e proprio l’insistenza sulla
reincarnazione (un tema presente, ma minoritario nello spiritismo anglofono) conferisce allo
spiritismo “kardecista” francese il suo carattere più distintivo. Con Kardec e con il suo successore
Léon Denis (1846-1927), lo spiritismo francese manifesta anche un carattere anticattolico,
anticlericale, e di costante sostegno alle campagne laicizzatrici della Repubblica francese. In questa
forma, penetra anche in Italia dove – tra gli uomini politici anticlericali che vi si impegnano
attivamente – si conta Giuseppe Garibaldi (1807-1882). Lo spiritismo francese – oggi considerato,
nella sua forma classica, in declino – si esprime a sua volta in associazioni e società, non in religioni
o Chiese.
Diversa è però la situazione in Brasile, dove il kardecismo arriva nel 1852, quando un collaboratore
di Kardec – Pierre-Gaetan Leymarie (1817-1901) – vi arriva come esiliato per ragioni politiche.
Comincia a radunare seguaci e lo spiritismo conosce nel giro di due decenni un successo
straordinario. Si lega alla massoneria brasiliana (a sua volta particolarmente anticlericale) e ad
ambienti politici liberali, ed è appunto un uomo politico, Adolfo Bezerra de Menezes (1831-1900),
a emergere come “il Kardec brasiliano”. Intorno a Bezerra de Menezes, nel 1884, è fondata la FEB
(Federazione Spiritista Brasiliana), che conoscerà più tardi vari scismi, in parte riassorbiti nel 1949
con il cosiddetto “Patto d’Oro”. La FEB nel 1952, con una dichiarazione ufficiale, proclama lo
spiritismo “una religione”. Non tutti gli spiritisti brasiliani sono d’accordo: una parte rimane
“razionalista”, considera lo spiritismo non religioso e si ispira al “trincadismo”, cioè alla Scuola
Magnetico-Spirituale della Comune Universale, una forma più “secolare” di spiritismo fondata in
Argentina nel 1911 dallo spagnolo Joaquín Trincado (1866-1935). Altri brasiliani praticano forme
di sincretismo fra lo spiritismo e culti afro-americani come il candomblé, particolarmente nella
forma dell’umbanda.
Gli spiritisti brasiliani sarebbero – secondo stime recenti – oltre venti milioni, in parte frequentatori
di centri e società aderenti alla FEB, in parte aderenti a veri e propri movimenti religiosi, talora
organizzati in forma comunitaria come la Città Eclettica o l’Ordine Spiritualista Cristiano che ha il
suo centro nel Vale do Amanhecer, presso Brasilia e che è stato fondato da Neiva Chaves Zelaya
(1925-1985). Fenomeni simili – anche se nessun paese raggiunge le proporzioni del Brasile – si
sono verificati in Messico, Uruguay, Argentina: in quest’ultimo paese è nata la Scuola Scientifica
Basilio, oggi diffusa in numerosi paesi del mondo, Italia compresa.
Lo spiritismo classico – almeno fuori del Brasile e di alcuni altri paesi dell’America Latina – può
essere tuttora considerato in declino, mentre la forma moderna detta channeling è così legata al
New Age da dovere essere discussa piuttosto in quel contesto. Tuttavia, sia nella sua forma
associativa e di ricerca, sia nella forma “religiosa”, lo spiritismo classico è ancora presente. Alla
forma “di ricerca” possono essere ascritte, fra l’altro, le identificazioni medianiche del Cerchio
Astorga di Palermo, le varie derivazioni del Cerchio Esseno di Roma, da cui si separa il Cerchio
Exodus (irregolarmente attivo fra il 1994 e il 1998), da cui deriva il Cerchio delle Stelle, che ha
esaurito la sua attività nel 2000 dando origine a un nuovo Cerchio, animato dalle stesse persone a
Roma ma per ora senza nome. Significative – in un contesto non dissimile – appaiono anche le
pubblicazioni dei bresciani Lucia La Plena e Paolo Gatta, che sottolineano il loro ruolo di
“precursori” italiani di talune idee oggi largamente diffuse negli ambienti New Age e soprattutto nei
contesti che si sviluppano intorno ai fenomeni del channeling. Negli anni 1980, partendo dai propri
interessi personali – Lucia coltiva un amore per la psicologia che corona con una laurea in questa
disciplina; Paolo si dedica all’apprendimento delle “scienze parallele” e in particolare alla
pranoterapia – e da esperienze comuni nel campo della terapia alternativa, scoprono le loro doti
medianiche, che si manifestano in grado elevato soprattutto in Paolo. Con il passare degli anni
queste doti si sviluppano e trovano conferma, così che incominciano a radunarsi attorno ai due dei
gruppi spontanei di persone eterogenee quanto a livello culturale ed estrazione sociale.
Le riunioni si basano solitamente su tre fasi atte a mantenere l’unità fra i livelli della persona:
dapprima si praticano alcuni esercizi e tecniche di rilassamento che agiscono sulla sfera corporea;
segue una meditazione a carattere psicologico dove però non sono assenti elementi spirituali; e
finalmente si giunge alla comunicazione dei messaggi che Paolo Gatta canalizza parlando a nome
delle entità. Queste si presentano sia per offrire insegnamenti generali circa le problematiche
fondamentali ed esistenziali di ogni uomo e dischiudere quella che è percepita come una nuova e
più ampia visione della realtà, sia per consigliare i presenti (che rivolgono alle entità delle
domande) relativamente alle questioni della vita di ogni giorno. Lucia La Plena, che manifesta
sporadicamente capacità medianiche, incomincia già dal 1989 a raccogliere ed elaborare per iscritto
i messaggi ricevuti soprattutto da Paolo Gatta, che invece mostra tali capacità in maniera
continuativa. A Paolo e Lucia si affiancano come collaboratori Manuela Bertolotti e Alberto
Savoldi (1958-1996).
Il gruppo costituito da queste quattro persone si denomina Bagliori di L.A.M.PO., intendendo
specificamente riferirsi alle “illuminazioni lampanti” che si manifestano nelle loro menti. La stessa
adozione di questa sigla si rivela poi una “illuminazione”, in quanto essa rappresenta l’acrostico dei
nomi dei componenti il gruppo. Con tale sigla sono pubblicati i primi tre volumi (Le Invocazioni
della Sintesi, 1994; I Venti di E’ l’Ora, 1995; La Sacra Magia del Divenire, 1996) – che in realtà
costituiscono un unico volume scorporato per esigenze editoriali – che riportano la selezione di
alcuni dei molti messaggi ricevuti per via medianica, opportunamente corredati di note esplicative. I
due volumi seguenti (I Nuovi Semi del Raccolto, 1997; Parole dal Silenzio, 2000), sono invece
pubblicati autonomamente da Paolo e Lucia, che ora si presentano come “ex Bagliori di
L.A.M.PO.”, in quanto già nel 1995 termina la collaborazione con Manuela Bertolotti, mentre
Alberto Savoldi muore prematuramente nel 1996. Tutti i testi sono stati pubblicati da Atlantide
Edizioni di Pogliano Milanese (Milano). Le entità che comunicano i loro messaggi, sono definite
con una varietà di nomi fra cui ricorrono “Esseri di Luce” e “Fratelli di Luce”. Si tratta di esseri di
pura energia, alcuni dei quali hanno, in passato, avuto esperienze terrene. L’entità principale
denomina se stessa I.K.; tale sigla talora è seguita da un numero – ricorrente, che è “111.3” –
indicante il “livello vibrativo” in cui l’essere stesso si trova.
I “Fratelli di Luce” comunicano un insegnamento variamente articolato e difficilmente
sintetizzabile; lo scopo primario è comunque quello di aiutare gli uomini a crescere e a evolversi
andando oltre i blocchi interiori e storici ritenuti talmente critici da rendere indispensabile “un
rinnovato modo di essere a più livelli, che riconosca e risvegli anche la Divinità sopita in ogni
uomo”. Da questo nuovo ridestarsi della Mente e da una grande apertura e fervore del cuore, gli
“Esseri di Luce, Amore, Pace”, potranno – secondo gli scritti di Lucia La Plena e Paolo Gatta –
ripristinare e condividere un immenso Progetto di Bene, con i molti alleati dell’uomo (sulla Terra) e
del Padre (nel Cielo).
Accanto, rimangono presenti anche fenomeni di tipo “post-spiritista” o comunque ispirati al
magnetismo, che si presentano più chiaramente come religioni. La più grande religione “postspiritista” – peraltro divisa da complessi scismi, legati anche alle vicende politiche del paese di
origine – è il caodaismo vietnamita. Una qualche presenza in Italia – a differenza del caodaismo –
ha l’antoinismo, una religione di guarigione fondata sul magnetismo e creata in Belgio agli inizi del
Novecento. Anche i “nuovi vangeli” come quello diffuso dalla Fondazione Urantia (che anticipano
il channeling) danno origine a movimenti che possono essere definiti post-spiritisti, ma che si
possono ancor meglio inquadrare in una categoria di “nuove rivelazioni”. Sarebbe invece scorretto
parlare di “spiritismo” per realtà complesse che derivano da interessi per la parapsicologia come il
Movimento della Speranza o il diffuso interesse per la figura di Gustavo Adolfo Rol (1903-1994) –
accanto al quale si dovrebbe trattare anche di un influente sensitivo tuttora vivente, Umberto Di
Grazia che, peraltro, ha sempre escluso la formazione di gruppi e movimenti “digraziani”,
preferendo operare attraverso modalità diverse, e non si situa quindi propriamente nell’ambito della
nostra indagine. Su di lui la sociologa Maria Immacolata Macioti, ha svolto l’importante
ricerca Fede, mistero, magia. Lettere a un sensitivo, Dedalo, Bari 1991.
Lo spiritismo manifesta peraltro un’influenza su forme nuove, che si esprimono in nuove realtà
anche di tipo associativo. Per limitarci a un solo esempio – di rilievo anche per gli sviluppi in Italia
– il 3 settembre 1995 nel Sud-Ovest dell’Inghilterra, a Darlington Hall (Devon), si riunisce un
gruppo di persone interessate alla transcomunicazione strumentale (TCS) provenienti da tutto il
mondo. In questa occasione è fondata un’organizzazione internazionale denominata I.N.I.T.
(International Network for Instrumental Transcommunication), che raggruppa ricercatori,
sperimentatori e persone interessate in genere. Il termine “transcomunicazione” è stato coniato dal
fisico tedesco Ernst Senkowski (1922-) in occasione del Congresso Internazionale di Parapsicologia
tenutosi a Fermo (Ascoli Piceno) nel 1979. Senkowski si laurea in fisica all’Università di Magonza
nel 1958 e partecipa, fra l’altro, alla costruzione di un acceleratore di elettroni. Nel 1976 inizia a
interessarsi
del
fenomeno
delle
“voci
paranormali”;
attualmente
pubblica
il
periodicoTranskommunikation, in lingua tedesca. Egli definisce la transcomunicazione come un
processo di acquisizione e interscambio di informazioni ottenuto per vie che non possono essere
descritte con i modelli fisici di canale di frequenza e di onda portante. Per la loro particolare natura
queste informazioni, che sono acquisite per vie ignote, sono definite “transinformazioni”.
Nella transcomunicazione strumentale sono distinte due forme: una su base auditiva (TCSA) e
l’altra su base visiva (TCSV). La “Dichiarazione preliminare” sottoscritta dai soci fondatori a
Darlington Hall è maturata in seguito in uno statuto. I.N.I.T. è guidata da un Consiglio Direttivo
comprendente trentatré membri appartenenti a diverse nazioni e conta qualche migliaio di soci in
tutto il mondo. Per organizzare la sezione italiana – in Italia I.N.I.T. assume la denominazione di
Associazione Internazionale per la Transcomunicazione Strumentale – sono stati nominati tre
membri, fra cui la nota autrice di testi sulla parapsicologia Paola Giovetti e Paolo Presi. Il principale
obiettivo di ricerca che I.N.I.T. si prefigge è quello di sviluppare nuovi metodi e approfondire le
conoscenze sulla transcomunicazione strumentale per potere meglio definire e comprendere la
natura degli interlocutori invisibili – le testimonianze delle esperienze vissute dagli sperimentatori
parlano di diverse entità: spiriti di trapassati, spiriti della natura, cori celesti – che si manifestano
attraverso diverse apparecchiature tecniche in svariati modi: dialoghi telefonici, messaggi vocali
alla radio, immagini televisive, testi o immagini che compaiono nella memoria dei computer o sono
ricevuti con un fax. Benché si tratti certamente di qualche cosa di diverso dallo spiritismo in senso
stretto, l’attività della I.N.I.T. mostra che l’interesse per le comunicazioni con “interlocutori
invisibili”, spiriti di defunti compresi, continua a essere vivo e presente, talora in forme inattese.
B.: In generale: Michael W. Homer, Lo spiritismo, Elledici, Leumann (Torino) 1999; CESNUR
(Centro Studi sulle Nuove Religioni), Lo spiritismo, a cura di M. Introvigne, Elledici, Leumann
(Torino) 1989; Régis Ladous, Le spiritisme, Cerf, Parigi e Fides, Montréal 1989. Sul retroterra:
Germana Pareti, La tentazione dell’occulto: scienza ed esoterismo nell’età vittoriana, Bollati
Boringhieri, Torino 1990; Christine Bergé, La Voix des Esprits: ethnologie du spiritisme, Métailié,
Parigi 1990; e Guillaume Cuchet, Les voix d’outre-tombe. Tables tournantes, spiritisme et société,
Éditions du Seuil, Parigi 2012. Sul contesto inglese ottocentesco: Logie Barrow, Independent
Spirits. Spiritualism and English Plebeians 1850-1910, Routledge & Kegan Paul, Londra-New
York 1986; Alex Owen, The Darkened Room. Women, Power and Spiritualism in Late Victorian
England, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 1990. Cfr. pure l’edizione italiana a cura e
con introduzione di M. Introvigne e M. W. Homer di Arthur Conan Doyle, Il ritorno delle fate,
SugarCo, Carnago (Varese) 1992. Sugli Stati Uniti: Geoffrey K. Nelson, Spiritualism and Society,
Schocken Books, New York e Routledge, Londra 1969; R. Laurence Moore, In Search of White
Crows. Spiritualism, Parapsychology, and American Culture, Oxford University Press, New York
1977; Ann Braude, Radical Spirits, Beacon Press, Boston 1990; Bret E. Carroll, Spiritualism in
Antebellum America, Indiana University Press, Bloomington – Indianapolis 1997. Sull’Italia: Clara
Gallini, La sonnambula meravigliosa. Magnetismo e ipnotismo nell’Ottocento italiano, Feltrinelli,
Milano 1983; Massimo Biondi, Tavoli e medium. Storia dello spiritismo in Italia, Gremese, Roma
1988. Su Kardec, in chiave apologetica: Jean Vartier, Allan Kardec. La nascita dello spiritismo,
trad. it., Mediterranee, Roma 1972.