Perché tu mi dici poeta? Anno III

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Perché tu mi dici poeta? Anno III
Perché tu mi dici poeta?
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Incontro del 9 maggio 2013
Editoriale a cura d’Andrea Bolfi
Carissimi amici dell’arte…
Abbiamo vissuto un’altra bella serata, vocale e piena, musicale e ricca, dura, sensuale…
quasi radiofonica, scandendo ogni sillaba delle nostre poesie, dei nostri quadri. Dobbiamo essere
molto fieri di quest’ottovolante, così libero e spontaneo, nel quale le persone si raccontano, si
mettono ogni volta a nudo.
Molti oggi confondono poesia con cabaret, con qualcosa che deve far sorridere,
dimenticano che l’emozione non può essere contenuta, o vincolata su piani d’interesse personale
o di campanile. Noi diamo fuoco alle nostre emozioni affinché salgano allo zenit, nel punto dove
cuore e mente si fondono per dar vita all’io più vero, più sofferto.
Non si può essere immuni dalle notizie attuali, quindi questo semplice editoriale si spinge,
senza retorica, senza necessità d’applausi, a chi perde la vita sul posto di lavoro, a chi perde il
lavoro e non lo cerca più perché frustrato.
Tutti siamo chiamati ad esser poeti e cercare il miglioramento nelle nostre quotidiane
azioni, solo una cultura non viziata, ci potrà cambiare, la voglia d’ascoltare e metterci in gioco
insieme agli altri.
L’ultimo pensiero di amicizia e solidarietà sincera è per l’amico Giorgio Viotto, che ha
“perduto” i suoi quadri; da tutti l’augurio di poterli ritrovare tutti, perché possano allietare i sensi
delle persone.
Prossimo 8volante 6 giugno 2013.
---oooOooo--Ecco il team poetico della serata che ha visto la sala stracolma:
Cristina Maranzana, ci porta sulla Terra nel tempo presente delle piccole cose: il volto, un cane
per strada, il momento è nella natura con un mare saggio e ascoltatore. Al quale Cristina tende nella
metafora del divenire gabbiano e lupo solitario nella ricerca di una libertà piena e terrena.
Ecco i fantasmi della nostra fantasia, l’anima si strazia, sono grida assordanti, suoni per archi sotto
la pioggia a maggio.
Si ripresenta nel bisogno di scrivere la forza protettrice della civita; la città mantiene le sue gemme
preziose, anche il ladro consapevole, è silenzioso ed innocuo. Cristina questa notte si riavvolge nel suo
mantello tabacco e va…
Dall’altra parte della strada, i loro cuori, sono profumi sbiaditi, memoria d’ogni tempo.
Nel 1980 Franco Nervo ha iniziato a scrivere.
Da allora, spinto dalla musa, confeziona canzoni che suona con le sue chitarre e testi che adesso
comincia a leggere anche a voce alta. Egli s’ambienta subito nello spirito dell’ottovolante, ecco allora il
quotidiano vivere: il lavoro, il mondo attorno. Il verso s’impone denso, come quantità di musica che
alternativamente, riempie la sala ed i nostri cuori. Torniamo così alla lettura di spessore, Franco è abituato al
pubblico, le sue mani percorrono il blues della vita; colori e calore. Sono habitat fumosi, periferie e futuri
possibili.
Dimmi perché corri? Il suo urlo cantato si confonde “on the road 66” con i crocevia, come ad
affermare la fatica di scegliere quale parte di noi percorrere.
Addio o arrivederci, forse oriente o rasoi sulla mano, inchiostro secco e poca vernice sulla mano.
«Dai Franco scegli una sei corde un po’ sgualcita e seguimi!»
Gli dirà la poesia ottenendo, di certo, la sua complicità.
BARBARA (Prevert/Nervo)
Ti ricordi la pioggia su Brest?
Mi ricordo di te sorridente
camminavi in rue de Siam
serena, rapita, grondante.
Mi ricordo il tuo nome gridato
la tua corsa attraverso la strada
quell'abbraccio e quel bacio bagnato
il sorriso di te innamorata.
E' da allora che ti do del tu
perché amo chi ama l'amore
col tuo nome ho chiamato mia figlia
gli occhi son del tuo stesso colore.
Quanta pioggia da allora, lo sai
quante corse, sorrisi e cadute
quanti sogni e risvegli; oramai
non contiam più le cose perdute.
Ma la pioggia non dura per sempre
alla fine c'è un arcobaleno
quel che senti non è certo il tuono
ma è qualcosa che scuote il tuo seno.
Te lo leggo di nuovo negli occhi
lo capisco dal tuo ansimare
corri Barbara, sotto la pioggia:
è tornato quell'uomo da amare.
Si definisce autrice post moderna, è lirica, il linguaggio è simbolico, come pennellato di realismo
magico. E’ visionaria Roberta Ottaviani, il suo verso libero, non ti lascia indifferente, proclama la
liberazione dell’individuo, dalla non consapevolezza, e dalla sofferenza eterna.
E’ pur vero! Amiamo perderci nelle sue dimensioni, il luogo ancestrale d’origine che è noi stessi.
Come non trovarci a nostro agio nell’alba in riva al mare, nella suite di un’illusione.
“Nelle orecchie le vaghe parole.”
“Il vuoto della confusione.” E’ uno splendido ossimoro de’ giorni nostri.
L’uomo si fa albero e Terra, feconda, è sudario pulsante di vita. Il tempo per Roberta non ha senso,
nel Grande viaggio di Ean si percepisce forte il taglio netto al male. Siamo ordine cosmico, armonia
d’universo ed espressione negli elementi, lacerati d’imperfezione, essenza del tempo come acqua che si
rigenera.
Dopo un bellissimo monologo, sulla tosse, tanto improvvisato quanto inconsapevole, Paola
Bonetti, affronta la situazione dell’uomo solo, nella verità che può minare e uccidere. Oggi santo, domani
demone. L’ansia della malattia è metaforicamente presentata come lava incandescente, che s’insinua nei
meandri della mente, osserva, spia, danneggia.
Sono acuti d’essenza poetica: parrebbe soltanto un giorno di pioggia, invece per Paola questa
routine si trasforma e diventa concerto d’archi e fiati…
“Un mattino di primavera offesa”.
“… gran bella pacca sulla spalla”.
Ho notato che inserire nella stessa serata alcuni autori, questi offrono performances strepitose,
sembra che la poesia fatta insieme ci guadagni, come la mozzarella sulla pizza. E’ il caso di Bonetti/Cardona
che abbiamo scelto di far poetare consecutivamente.
Pietro Cardona, ci presenta uno spaccato di sé, talvolta severo, alle volte preciso come in un
diario. E’ la sua storia, sono prose poetiche come curriculum biografici, storie dure, spaccati di storie
emotive. Cari amici… non appaiono spiragli, né appigli. Nessuna identità, né superbia, né
autoproclamazione, Pietro lavora alla sua poesia nel poco tempo lasciato dal faticoso lavoro. La poesia
l’aiuta nella ricerca del personale percorso di ogni giorno.
Un’immagine cara a chi scrive è la descrizione del modus scrivendi di Pietro:
Egli si posiziona al centro di una stanza vuota, quindi accende una videocamera che gli ruota
attorno, non lo abbandona mai, egli è la vicenda umana, l’inferno per immagine e racconto. La potenza
evocativa nei diversi sensi di marcia. E’ prosa poetica livellata.
Apprestopoesia!
REGALATE POESIA!
LEGGETE e FATE LEGGERE POESIA!
.
Andrea Bolfi
---oooOooo--Post scriptum: Farò partecipe il lettore delle mie impressioni a caldo durante l’ascolto appassionato
dei testi girati sull’8volante, rispetto agli appunti raccolti. Considerato che si tratta d’elaborazioni non critiche,
ma acquarelli poetici. Naturalmente non si ha la presunzione di aver raccolto tutta la poesia della serata.
Chiedo scusa preventivamente per eventuali omissioni.
Ricordo altresì che sarà utile avere la presenza dei poeti, a prescindere dalla propria lettura, vi prego
di presenziare alla lettura dei vs. colleghi per aumentare l’eventuale contraddittorio e la crescita.
Per le prenotazioni è necessario spedire una richiesta di partecipazione all’indirizzo:
[email protected]
specificando: nome, indirizzo @, n° di telefono e data partecipazione.