QUADERNO 4 Ma che cos`è un ecomuseo?

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QUADERNO 4 Ma che cos`è un ecomuseo?
Mappe
di Pae- 04
Quaderno
Ma che cos’è
un ecomuseo?
Mappe di Paesaggio
Un nuovo strumento di comunità per un sostenibile sviluppo del territorio
Attivita’
Corso di formazione
per facilitatore volontario ecomuseale
...:::...:::... Informazioni tratte dall’intervento di Donatella Murtas e da web ...:::...:::...
Ma che cos’è un ecomuseo?
Genesi, sviluppo, esperienze
XVII-XVIII secolo
Da sempre esistono le collezioni private e i musei (aumentano nel
XX secolo in Europa e America). Si conserva per essere importanti,
per ricordare, per utilità, per mantenere i legami con qualcuno o
qualcosa, anche solo per passione
Come, dove, chi lo fa, chi ne ha beneficio?
L’edificio è il contenitore, l’oggetto è al centro,
gli esperti sono promotori, il pubblico è colto.
1878
Esposizione Universale di Parigi
1891
Artur Hazelius, filologo svedese.
Con lui possiamo dichiarare la nascita dei musei all’aperto.
Amante del proprio paese e delle sue tradizioni, nota con estrema
preoccupazione che molti oggetti e strumenti tipici della vita
quotidiana si stanno rapidamente adeguando, con l’avvento della
rivoluzione industriale, a un linguaggio universale. Con estrema
lucidità, riscontra tanto interesse a preservare e conservare le opere
d’arte del passato quanto disinteresse verso un patrimonio minore
che proprio per questo rischia di far perdere le proprie tracce. Un
patrimonio di cui il vissuto di ciascuno è imbevuto profondamente
e costituisce la vera identità di una popolazione. Forte di questa
consapevolezza, A.I.Hazelius decide di investire il proprio tempo e le
proprie sostanze nella salvaguardia di tale patrimonio. Comincia ad
acquistare oggetti di artigianato e strumenti di vita quotidiana, utensili
e arredi tipici della sua regione. Nel 1878 si fa notare partecipando
all’esposizione di Parigi rappresentando le produzioni e le tecniche
tipiche del proprio paese, egli propone un exhibit molto particolare.
Si tratta di un quadro vivente, dal titolo “L’ultimo letto della bambina” in
cui ricrea fedelmente l’interno di una stanza e ricostruisce l’immagine
di una famiglia in lutto raccolta intorno alla bambina. Forte dei
riconoscimenti e degli apprezzamenti riscontrati riesce a raccogliere
la sua collezione in un vero e proprio museo a Stoccolma, il Nordiska
Museet. Il quale ad inizio novecento utilizzava in modo innovativo la
tecnica dell’ambientazione.
Non accontentandosi di questo, arrivo ad interessarsi delle stesse
architetture dei villaggi svedesi: ne acquistò alcune, smontantandole
per trasportarle e montarle nuovamente in una sorta di parco
creando una straordinaria esposizione a cielo aperto : la Skansen,
in una delle isole centrali di Stoccolma.
1945
UNESCO
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization
1946
ICOM
International Council of Museums
1971
George Henri Rivière e Huges de Varine
Francia, IX Conferenza generale dell’ICOM
Musei-ambiente-sviluppo locale
Ministro dell’Ambiente Robert Poujade (Serge Antoine)
Il termine Ecomuseo e’ stato coniato da Hugues de Varine.
Con questo neologismo egli voleva riferirsi ad un museo dedicato al
territorio nel suo complesso:
“Un qualcosa che rappresenta ciò che un territorio è,
e ciò che sono i suoi abitanti,
a partire dalla cultura viva delle persone,
dal loro ambiente, da ciò che hanno ereditato dal
passato, da quello che amano e che desiderano
mostrate ai loro ospiti e trasmettere ai loro figli”.
L’esperienza degli ecomusei nasce in Francia all’inizio degli anni 70,
grazie all’intuizione del museologo Georges Henri Riviére, che così
li descrive:
“L’ecomuseo è il museo del tempo
e dello spazio in un territorio dato...
E’ un’istituzione che si occupa di studiare,
conservare, valorizzare e presentare
la memoria collettiva di una comunità
e del territorio che la ospita,
delineando linee coerenti per lo sviluppo futuro.
E’ il frutto del rapporto costruttivo
tra una popolazione, la sua amministrazione
e un equipe pluridisciplinare di esperti...
E’un organismo che,
pur rivolgendosi anche ad un pubblico esterno, ha
come interlocutori principali
gli abitanti della comunità i quali,
anziché visitatori passivi,
vogliono diventare fruitori attivi...
E’ un museo del tempo,
dove le conoscenze si estendono
e diramano attraverso il passato
vissuto dalla comunità per giungere nel presente,
con un’apertura sul futuro...
E’ un museo dello spazio:
spazi significativi dove sostare e camminare...
L’esomuseo privilegia il linguaggio visivo diretto degli
oggetti fisici e delle immagini,
nel loro contesto originario
e nella loro esposizione al pubblico.”
Come e perché il museo si trasforma
Approccio olistico
Cultura e natura insieme ad aspetti sociali ed economici.
Nel 1971, al termine museo si affianca quello di ecologia. definita
da Haeckel come
“...la scienza delle relazioni di un organismo con il
mondo esteriore che lo circonda. Studia le condizioni
di esistenza di un organismo vivente.”
Nel 1972, l’UNESCO (con la Lista del Patrimonio mondiale
dell’Umanità) definisce patrimonio
“... ciò che abbiamo ereditato dalle
generazioni passate, ciò in cui oggi viviamo,
quello che lasceremo alle generazioni future.
Gli elementi che compongono
il patrimonio culturale e naturale sono
insostituibili, fonte di vita e d’ispirazione.
Tutti i luoghi sono unici e diversi.”
Con l’ecomuseo l’attenzione passa dall’oggetto al contesto e
l’azione si orienta a scegliere, raccontare ed organizzare il racconto
collettivo direttamente sul posto.
Si formalizza il primo riconoscimento dell’importanza di patrimonio
locale e della comunità locale per lo sviluppo di nuove modalità
di gestione e costruzione di futuro sostenibile.
L’ecomuseo è un’istituzione che gestisce, studia, esplora con
fini scientifici, educativi e culturali il patrimonio di una specifica
comunità. E’ uno strumento che un ente pubblico e una popolazione
concepiscono, costruiscono ed esplorano insieme. L’ente con
gli esperti, le agevolazioni, le risorse che fornisce. La popolazione
secondo le proprie aspirazioni, con le proprie conoscenze, con le
proprie capacità.
Lo sviluppo degli ecomusei
Gli ecomusei di diffondono nel mondo: differenti specificità locali,
differenti comunità, differenti scelte e storie.
Si sviluppano nuove metodologie per l’inclusione dell’aspetto sociale
nell’interpretazione patrimoniale.
Di interesse la situazione francese di fine anni 80: si emancipano i musei
comunitari e la museologia sociale con il Mouvement International
pour la Nouvelle Muséologie e la Fédération des éecomusées et des
musées de Société (ad 134 aderenti, 1500 dipendenti, 2000 volontari,
4 milioni di visitatori)
Spesso gli ecomusei si associano fra loro e formano organismi
collettivi. Fino a qualche anno fa l’unico esempio era proprio quello
francese, esteso fino al Canada e al Belgio francofoni, nell’ultimo
decennio sono nate nuove articolazioni: in Giappone (2000), Polonia
(2006), Cina (2006), Brasile (2007). Si sono di recente aggiunti anche
Italia e Spagna, dove si osservano dinamiche associative altrettanto
interessanti.
I motivi per cui si creano queste reti sono diversi da un caso all’altro,
ma un dato comune è la consapevolezza che iniziative come gli
ecomusei, molto innovative e con un repertorio di pratiche passate
da cui imparare relativamente ridotto, hanno bisogno di una
autoformazione che solo il reciproco aiuto e un intenso scambio di
esperienze fra simili può garantire.
È stata questa la principale molla che ha portato alla nascita di
Mondi locali. Si tratta di una comunità di pratica di ecomusei, ossia
un insieme di soggetti tenuti insieme da ciò che fanno in comune
(comunità di pratica) e dall’obiettivo di offrire reciproca ispirazione
e sostegno al nuovo movimento ecomuseale italiano unendo
professionisti e comunità.
www.mondilocali.it
www.osservatorioecomusei.net
Il caso PIemonte
Nel 1995 il Consiglio regionale piemontese ha approvato una
legge per l’istituzione degli ecomusei prevedendo, tra l’altro,
risorse per la loro gestione. La L. R. 31/95
“promuove l’istituzione di Ecomusei
allo scopo di: ricostruire, testimoniare e valorizzare
la memoria storica, la vita, la cultura materiale, le
relazioni fra ambiente naturale
ed ambiente antropizzato, le tradizioni,
le attività ed il modo in cui
l’insediamento tradizionale
ha caratterizzato la formazione
e l’evoluzione del paesaggio”.
Il sistema degli ecomusei piemontesi è formato oggi da 25 realtà
cui si affiancano la Rete della Provincia di Torino (Progetto Cultura
Materiale) e l’Ecomuseo Urbano di Torino (EUT). I finanziamenti
sono su base annuale.
Il Laboratorio Ecomusei della Regione ha ideato è promosso
progetti di rete come l’archivio della teatralità popolare e le
mappe di comunità. Ogni ecomuseo si caratterizza per un suo
tema principale, che esalta la specificità del contesto.
La Rete degli Ecomusei del Piemonte (REP) si è costituita come
Associazione il 23 dicembre 2009. Ad oggi ne fanno parte 24
ecomusei dei 25 istituiti dalla Regione Piemonte.
Cortemilia, una storia comune
Gli alti e i bassi del ciclo della vita
• 1919: la fabbrica che produce coloranti e chimica per usi
militari.
• 1922: prima protesta popolare.
• 1970: il fiume Bormida è morto e così le produzioni agricole
• 1987: 90% degli abitanti della valle si astiene dal voto per
protesta.
• 1994: una terribile alluvione evidenzia i rischi dell’abbandono
del territorio, frane.
• 1995: passa la legge regionale per l’istituzione degli ecomusei
piemontesi.
• 1996: la proposta del progetto di ecomuseo dedicato al
paesaggio terrazzato viene approvata dalla Regione.
• 1997: la fabbrica inquinante chiude.
• 1999: alla fine di ottobre l’ecomuseo comincia il suo percorso.
Da dove cominciare?
Metodologia
Ecomuseo come leva culturale per un approccio culturale positivo
al territorio.
Un titolo e un racconto.
Il paesaggio terrazzato come mezzo per unire tempo, persone,
luoghi.
COMUNITA’ INTERNAZIONALE
vs
ISOLATA e MARGINALE
prevenzione contro l’erosione e la perdita di fertilità
vs
avidità e speculazione economica
RICHEZZA e CAPACITA’ AFFINATE
vs
POVERTA’ e IGNORANZA
Le strategie delle realtà ecomuseali
Comprendere la natura profonda e complessa dei luoghi specifici
e cercare di andare al di là delle modalità tradizionali e ‘ready
made’ usate per conservare il patrimonio locale.
Sostenere e facilitare la partecipazione delle comunità locali
considerando il loro empowerment e self-confidence come
punto di forza per il successo e la sostenibilità del progetto.
Dar forma a strategie per il futuro unitamente alla documentazione
e conservazione del patrimonio locale che derivino dall’esperienza
diretta il ciclo ‘vitale’.
Gli ingredienti necessari
• Un territorio – un luogo – non necessariamente definito da
confini convenzionali e la sua comunità.
• Una struttura organizzata per punti e azioni di conservazione,
interpretazione ‘in situ’.
• Un gruppo di lavoro multidisciplinare.
• Investimenti, disponibilità economica.
Le principali azioni
• Includere la dimensione immateriale del patrimonio.
• Rafforzare e rigenerare le capacità proprie della comunità
locale.
• Privilegiare e ricercare un’impostazione olistica.
• Evidenziare la specificità locale e lo spirito dei luoghi.
Le ricadute e i benefici sono
• Miglioramento del senso di appartenenza ad un luogo e ad
una comunità.
• Cura della specificità locale.
• Documentazione, scambio diconoscenze.
• Progetti di recupero del patrimonio.
• Vantaggi economici.
• Opportunità di turismo sensibile.
• Costruzione di reti/contatti nazionali ed internazionali, oltre che
locali.
Dunque cos’è un ecomuseo?
E’ un museo un po’ speciale…
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in cui non ci sono muri e cose date per scontate;
in cui lo spazio è il “contenitore” in cui vengono scelte le variabili del
racconto e le relazioni;
in cui si analizzano nuovi bisogni, nuove visioni del mondo, nuove
logiche, nuove chiavi di lettura;
in cui si provano a modificare alcune regole per originarne delle
nuove che funzionano meglio;
in cui si dà voce alla diversità locale e del mondo in cui si creano le
condizioni per partecipazione e responsabilità diretta.
Questo museo speciale è un progetto che articola “idee
generative” sul/per il patrimonio locale, diretto dalla/alla
comunità locale (gli abitanti da spettatori diventano attori), che
aiuta un processo di sviluppo sostenibile.
Nell’ecomuseo si celebra la specificità locale e la quotidianità:
il tutto, le relazioni, i legami, le percezioni, il significato, il valore
condiviso!
Perché gli ecomusei funzionano? Sono comprensibili a tutti, sono
inclusivi, sono belli, incuriosiscono, gratificano, costruiscono
sensibilità, costruiscono motivazioni e cura.
Come creare un ecomuseo?
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Definire punto di partenza, obiettivo, tappe.
Personalizzare percorso e modalità.
Specificare i contenuti e attualizzare i significati.
Individuare i siti tematici, la loro interpretazione, riattivazione.
Valorizzare il patrimonio immateriale.
Sviluppare inclusività e trasferimento di saperi.
“La creazione di un ecomuseo è un processo vivo che ha un inizio, ma
che non ha necessariamente una fine. E’ essenzialmente un percorso
collettivo, che si costruisce identificando gli elementi che ne faranno
parte, valorizzandoli, collegandoli tra loro, magari trasformandoli.
Non si possono definire delle tappe precise, ma gli strumenti sono
molti: la parola, lo sguardo, il dibattito, l’escursione, l’esposizione,
l’incontro tra abitanti e specialisti, l’invito alla visita di persone
esterne, la partecipazione alle decisioni di pianificazione.”
H. De varine
Questioni aperte
sintesi dei contributi raccolti dai partecipanti
1° Domanda
Quale metafora per definire l’ecomuseo?
• Una lente di ingrandimento, dove si può venir a conoscenza di
un intero mondo sconosciuto agli estranei.
• Vista nel caleidoscopio.
• Sguardo da Tarzan nella propria città. Senza dare per scontato
ciò che pensiamo di conoscere come vedendolo per la prima
volta.
• È cibo, alimento, sostanza di una comunità.
• Forse si potrebbe paragonare l’ecomuseo ad un albero,
ovvero parte da un tronco, un’idea o una serie di idee, che poi
generano molteplici pensieri, sviluppi ed altre relazioni.
• L’ecomuseo è il racconto dell’identità del territorio.
• È la storia di un paese alluvionato che quando l’acqua si
ritira si raccoglie per vedere cosa si è salvato e lo valorizza
raccontando ai propri bambini la storia precedente alla
catastrofe per trasferire loro il senso di appartenenza.
• È il museo che per arricchire il nostro animo ha bisogno di
arricchirsi delle nostre esperienze.
• Paragonerei l’ecomuseo ad uno spettacolo teatrale: che
cosa sarebbe senza il sostegno del pubblico e senza le luci, le
scenografie e le colonne sonore?
• Ecomuseo come piazz/agorà.
• Ecomuseo = E Come una Musa Elevo l’Osservazione.
• Ecomuseo come una torcia che mette in evidenza le potenzialità
e le qualità del territorio.
• Personalmente non riesco a trovare una metafora per
ecomuseo. È una cosa talmente ampia sia a livello di territorio
che di oggetti, di sapori e di molto e tanto altro che più che
una metafora mi vengono in mente tante parole.
• L’ ecomuseo è una tela bianca che ogni luogo con le proprie
persone può colorare.
• Raccogliere e riposizionare le foglie dell’albero.
• Luogo che ti aspetti di vedere ma che ti risponde e ti stimola
tutti i sensi e la seconda volta che frequenti non è mai come
la prima.
• L’ecomuseo è una finestra che si apre alle comunità, che
permette loro di osservare il proprio mondo interno, ma di
guardare e dialogare anche con l’esterno.
• L’ecomuseo è come la tua casa dove ti rifugi e ti ristori dalla
fatica, dalla stanchezza, dalla paura…
2° Domanda
Quali sono gli ingredienti che favoriscono la partecipazione?
• Proporre progetti all’interno della scuole; organizzare
manifestazioni nei momenti che coincidono con feste
paesane.
• Attenzione, inclusione,
appartenenza.
condivisione,
creatività,
libertà,
• Forse iniziando con stand in centro, in modo che si interessino
anche i passanti, non con appuntamenti in luoghi e orari decisi.
Con foto dei vecchi salinari e pescatori e accanto figlie e nipoti,
giovani di oggi.
• Interesse, curiosità, cultura, voglia di condividere e di
crescere tessendo rapporti con chi ha vissuto parte delle mie
esperienze.
• È dato dal coinvolgimento delle persone di tutte le fasce di età,
ognuno con il proprio contributo.
• Coscienza della identità del territorio, sentirsi parte e attori di
esso, sentirsi custodi di un patrimonio che è di tutti.
• Il raccontare cosa fa sentire ogni persona parte della comunità
e trovare condivisione.
• Opportunità di raccontarsi; presentazione di immagini, oggetti,
parole che raccontano del rapporto tra la città e i suoi abitanti.
Tutti sono protagonisti.
• Laboratori didattici nelle scuole e fare delle cacce al tesoro per
ragazzi e adulti attraverso le città e le aree circostanti.
• Atteggiamento del sentire; accettazione del differente; desiderio
di cambiare.
• Incuriosire, rendere, oltre che spettatori, partecipi.
• Sicuramente aita la pubblicità, dai volantini ai manifesti,
ma anche andare nelle scuole e nei centri di comunità per
propagandare ciò che abbiamo che non viene valorizzato.
• Coinvolgimento, diffusione, ascolto, attività, valorizzazione delle
conoscenze.
• È la sensibilità, l’amore, il rispetto che ogni persona deve avere
per il proprio territorio, la voglia di rivitalizzarlo, di migliorarlo per
noi e per tutti quanti quelli della comunità e non.
• Parlare e incontrarsi con le associazioni locali.
• Condivisione, orgoglio.
• Comunicazione, scambi di idee e confronto.
• Senso di appartenenza, amore per il proprio luogo, per la propria
“casa” intesa come città.
3° Domanda
Quale potrebbe essere la prima attività dell’ecomuseo di Cervia?
• Proporrei dei laboratori per i cittadini sul tema del sale, per
esempio un corso di cucina o un laboratorio creativo per
bambini dove realizzare oggetti con la pasta di sale.
• Festa...Una festa popolare.
• Usare il vecchio faro come piccolo centro, interpretativo
primario. Lì iniziare la spiegazione del territorio. Dalla Torre San
Michele si può avere una comprensione del mare, magazzini e
canale che porta alle saline.
• Serate con i raccontastorie nelle osterie e nei bar.
• Per l’ecomuseo di Cervia si potrebbe far capire il funzionamento
delle saline sia tramite immagini o tramite gli oggetti utilizzati.
• Momenti di incontro con salinari, pescatori e anziani in cui
ascoltare racconti della vita di un tempo.
• La prima attività è trovare qualcuno che racconti la propria
storia e passi il testimone ad altri.
• Una festa di presentazione dell’ecomuseo in cui tutti sono
invitati a presentare qualcosa che parli di sé.
• Mi piacerebbe che si potesse partecipare dal vivo alle
operazioni delle attività salinare, ma anche a dei percorsi tipo
pescare sul molo, raccogliere le vongole in spiaggia (con la
bassa marea) o individuare in pineta dei tipi di flora o fauna
locali. Destinati ad adulti ma anche a scolaresche.
• Farei “assaggiare” il sale e proporrei aperitivi ecomuseali con
quell’alga delle saline che non ricordo come si chiama!
• La propaganda. Volantini, manifesti, qualche banchetto qua
e là per la città dove distribuire depliant, non solo ai turisti ma
anche alla popolazione locale.
• La prima attività che organizzerei è una visita/passeggiata per
le saline.
• Io punterei la mia attenzione sulle vecchie terre che si trovano
nel centro delle saline, vorrei ridargli vita, ormai è un posto
abbandonato. Questo sarebbe la prima cosa da fare.
• Parlare e incontrarsi con le associazioni locali.
• Coinvolgere, ascoltare, raccogliere.
• Partire dall’attività principale, ovvero il sale, visitare le saline
insieme ai salinari, raccogliere osservazioni dell’esperienza.
• Visita nelle saline di Cervia al tramonto d’estate, gustando la
piadina fatta con il sale di Cervia e un buon bicchiere di vino.
Progetto
Mappe di Paesaggio
Un nuovo strumento di comunità per un sostenibile sviluppo del territorio
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Attivita’
Corso di formazione
per facilitatore volontario ecomuseale
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Quando si dice PAESAGGIO...
18 dicembre 2014
a cura di Davide Papotti, docente di Geografia Culturale presso l’Università degli Studi di
Parma
Paesaggi umani in salina. Un documentario delle voci
15 e 16 gennaio 2015
a cura di Gruppo Memoro, la Banca della Memoria, Associazione Banca della Memoria
(Chieri, Torino)
Valorizzare il patrimonio locale, la partecipazione
19 marzo 2015
a cura di Maurizio Tondolo, referente dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese (Udine)
Ma cos’è un ecomuseo?
26 marzo 2015
a cura di Donatella Murtas, architetto, esperta di progetti ecomuseali e sviluppo locale
Conoscere un ecomuseo
18 aprile 2015
Giornata di formazione all’Ecomuseo del Casentino, incontro con Andrea Rossi, coordinatore della rete ecomuseale e visita all’Ecomuseo
Un ecomuseo del paesaggio
21 maggio 2015
a cura di Raul Dalsanto, coordinatore dell’Ecomuseo di Parabiago
L’ecomuseo
come processo di trasformazione del territorio e della comunità
dal 28 al 31 maggio 2015
a cura di Hugues de Varine, archeologo e museologo francese, padre fondatore degli
ecomusei
progetto realizzato con il sostegno di
Regione Emilia Romagna
Legge Regionale n. 3/2010 - bando 2014
04
progetto promosso da
Associazione Gruppo Culturale Civiltà Salinara
Comune di Cervia
Servizio Progettazione Culturale
telefono 0544.979253
e.mail [email protected]